Attenzione: questa storia si basa sugli avvenimenti dell'episodio 17 della seconda serie.
Storia
2: Senso di colpa
Sam non era più lo
stesso dalla loro
avventura a San Francisco, che si era conclusa con la morte di
Madison, e Dean iniziava a non poterne più di vederlo sempre
così
apatico e silenzioso. Prese quindi un respiro profondo e decise di
provare a parlargli, nella speranza di riuscire a risollevargli il
morale. Anche lui era dispiaciuto per ciò che avevano dovuto
fare
dopo tutti i tentativi di salvarla, ma era stato inevitabile. Come
lei stessa aveva detto per convincerli a spararle, l'avevano in
realtà liberata da un destino orribile.
«Su con la vita, fratellino» gli disse,
tanto per attirarne l'attenzione, sedendosi al tavolo della loro
stanza al motel con una bottiglia di birra.
Il ragazzo si girò a guardarlo per un
attimo con una strana espressione prima di tornare a fissare con
sguardo vitreo lo schermo del suo computer portatile, sul quale
avrebbe dovuto cercare informazioni utili a risolvere il loro
prossimo caso. Peccato che la sua testa fosse visibilmente altrove,
ma Dean decise di non farglielo notare, limitandosi a osservarlo per
qualche minuto.
«Hai qualcosa da dirmi?» chiese alla
fine Sam, spazientito.
«Stavo per chiederti la stessa cosa»
rispose prontamente il fratello, guardandolo dritto negli occhi.
«No» affermò in tono definitivo il
più
giovane dopo un attimo di silenzio, voltandosi di nuovo verso lo
schermo.
«Credi che non me ne sia accorto?» lo
interruppe di nuovo Dean, improvvisamente irritato, chiudendogli il
portatile con un colpo fin troppo secco.
«Ehi, sta' attento al mio computer!»
protestò Sam, ignorando la domanda e cercando istintivamente
di
spostargli la mano.
«Tu sei più importante e questo resta
chiuso» chiarì il maggiore dei Winchester senza
muoversi di un
millimetro.
«Devo cercare informazioni sul caso»
tentò di nuovo il ragazzo, chiaramente poco incline alle
chiacchiere, cercando in tutti i modi di sottrargli il pc, ma il
più
grande era altrettanto deciso ad andare fino in fondo.
«Sammy, non puoi continuare così» gli
disse severo, afferrandogli i polsi per costringerlo a fermarsi.
«Così come?» domandò lui con
aria
innocente, smettendo di lottare per chissà quale miracolo.
«Madison» rispose semplicemente Dean.
«Credi che non mi sia accorto che stai male da quando
è morta?»
«Non è morta, Dean. Io l'ho uccisa» lo
corresse Sam, e il suo sguardo si velò ancora di
più per il senso
di colpa.
«È vero ma lo sai anche tu che era
l'unica cosa da fare» concesse il fratello con la maggiore
delicatezza possibile.
«No, avremmo dovuto salvarla»
insistette testardo l'altro.
«Ci abbiamo provato, infatti, ma
uccidere chi l'ha trasformata non è servito. Non poteva
smettere di
dormire per sfuggire al suo istinto» cercò di
farlo ragionare Dean.
«Lo so ma ho comunque ucciso una donna
innocente.»
«Ti ha chiesto lei di farlo per salvarla
da un incubo.»
«Sì, ma questo non cambia quello che ho
fatto. Non avrei mai dovuto premere quel grilletto»
protestò Sam,
che non sembrava disposto a sentire ragioni.
«In effetti sarebbe stato meglio se ci
avessi pensato io, ma in fondo gliel'avevi promesso, no?
Sarà stata
contenta, immagino, che hai deciso di accontentarla»
osservò il più
grande, sperando stupidamente di farlo sorridere con quell'accenno di
battuta, che ovviamente non sortì l'effetto desiderato.
«Lei non voleva morire» affermò
infatti con decisione il fratello, ricordando con una morsa allo
stomaco il suo volto pieno di lacrime quando aveva capito la
situazione.
«Forse no, ma in fondo la sua vita era
già finita quando è stata trasformata. Non
ricordi com'era
spaventata quando ha capito di aver ucciso quelle persone? Come pensi
sarebbe stato per lei continuare a vivere con il terrore di
addormentarsi?» provò di nuovo Dean, capendo che
il problema era
decisamente più serio del previsto.
«Lo so che era la cosa giusta da fare ma
credo ci siamo arresi troppo presto. Il nostro lavoro dovrebbe essere
salvare delle vite, non distruggerle.»
«E infatti l'hai salvata.»
«Sai benissimo cosa intendevo.»
«Sì. La verità è che sei
troppo
buono, fratellino» disse il maggiore con un lieve sospiro e
un
accenno di sorriso. La situazione era piuttosto frustrante, in
realtà, ma a se stesso non poteva negare che gli facesse
piacere, in
un certo senso, vedere che la caccia non aveva inaridito il cuore di
Sam.
«Dean» lo chiamò poco dopo il ragazzo in
tono
strano.
«Che c'è?»
«Non ti capita mai di chiederti se è
giusto quello che stiamo facendo?» domandò
esitante, guardando un
punto fisso davanti a sé pur di evitare il suo volto.
«Ho smesso da tempo di farmi domande, in
realtà. Credo che con il tempo venga anche... naturale,
quasi. Papà
ci ha sempre detto che dovevamo cacciare queste creature
perché
smettessero di fare del male a degli innocenti, e anche Madison, in
fondo, aveva ucciso delle persone» confessò Dean
malinconico.
Guardare la situazione da quel punto di vista lo faceva sentire
sbagliato, ma bene o male era quella la verità, e il fatto
che si
trattasse, molto probabilmente, di qualche strano meccanismo di
difesa del suo cervello per sopportare un lavoro così
pesante, non
la rendeva meno amara.
«Non se ne rendeva conto, però» gli
ricordò Sam con un filo di voce, distogliendolo dai suoi
pensieri.
«È vero, ma questo non cambia le cose.
Anche sapendo la verità non poteva fermare l'istinto del
lupo, e se
non l'avessimo uccisa noi, l'avrebbe fatto qualcun altro. È
stato
meglio per tutti averlo fatto il prima possibile, no?» disse
Dean
con delicatezza.
«Forse» concesse il fratello, con aria
però poco convinta.
«Ma?» insistette il più grande.
Sam non rispose.
«Lei ti piaceva, vero?» chiese a quel
punto Dean, con una strana sensazione di disagio alla bocca dello
stomaco di cui non capì bene la natura.
«Sì, credo. Di sicuro era una ragazza
particolare» ammise il fratello, leggermente imbarazzato.
«Su questo non c'è dubbio per aver
fatto colpo su di te, ma lo sai che non avreste avuto futuro. Un
essere umano non può vivere con un licantropo e non era il
caso di
farti trasformare anche tu, non credi?» cercò di
nuovo di buttarla
sul ridere il maggiore dei Winchester, rabbrividendo però
all'ultima
frase e pregando che il fratello si affrettasse a dirgli che non
avrebbe mai preso in considerazione una simile possibilità.
«Ovvio che no, ma è difficile comunque»
rispose Sam con un sospiro, abbracciandosi inconsapevolmente le
spalle, e Dean sorrise senza farsi vedere.
«Avete passato una bella giornata
insieme, vero?» non poté fare a meno di chiedere,
un po' incerto su
come considerare una risposta affermativa.
«E questo che c'entra?» domandò il
fratello sospettoso, guardandolo storto.
«C'entra ma non preoccuparti. Sono
sicuro che Madison non ha nulla da perdonarti ed è ora che
lo faccia
anche tu» si affrettò a rispondergli l'altro,
decidendo in un
attimo che non era il caso di indagare oltre. Quel gesto e la
reazione alla sua domanda gli suggerivano che c'era stato eccome
qualcosa di bello tra di loro ma era abbastanza sicuro che non
sarebbe stata una buona idea ricordarglielo.
«Ma tu ascolti quando parlo?» brontolò
Sam irritato.
«Certo!» lo rassicurò Dean con un
sorriso da un orecchio all'altro. «Lei sorrideva quando
è morta,
vero?» continuò poi in tono serio, capendo di
doversi dare un tono
se voleva convincerlo davvero a perdonarsi.
«In realtà piangeva, però...
Sì,
credo che alla fine abbia sorriso» disse lentamente Sam,
ricordando
vagamente la scena della ragazza che chiudeva gli occhi, sollevata
dalla sua decisione, un attimo prima di cadere al suolo.
«Se ne è andata felice allora e tu hai
salvato lei e le sue future vittime. Non è abbastanza per
te?»
affermò trionfante Dean, sospirando impercettibilmente di
sollievo.
In realtà non aveva idea di cosa fosse successo quando il
fratello
aveva premuto il grilletto per ucciderla e per un attimo si
complimentò con se stesso per aver visto giusto.
«Forse no» ammise imbarazzato Sam dopo
qualche secondo di silenzio con espressione colpevole.
«Inizia a guardarti in giro, fratellino.
Ti farà bene, vedrai» disse a quel punto il
più grande, un po'
esasperato.
«Che razza di consiglio è?»
protestò
il ragazzo sconvolto.
«Un ottimo consiglio. Garantito»
affermò questi con sicurezza alzandosi dal tavolo.
«Sei incorreggibile.»
«Dovresti esserne contento.»
«Come no» sospirò Sam, ma almeno
adesso c'era un accenno di sorriso sul suo volto esasperato e
divertito insieme e Dean poteva essere soddisfatto per il momento. In
realtà aveva molti dubbi che avrebbe seguito il suo
consiglio, ma se
l'avesse fatto, non sarebbe stato il suo fratellino. Purtroppo o per
fortuna, l'arte di divertirsi un po' appena se ne presentava
l'occasione era una cosa che non era ancora riuscito a insegnargli ma
si ripromise una volta di più di lavorarci. Avrebbero
sicuramente
risolto parecchi problemi se anche Sam si fosse deciso a lasciarsi un
po' andare di tanto in tanto.
Prompt: A è in preda a una crisi di coscienza per aver ucciso qualcuno. B cerca di convincerlo a perdonarsi.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero di aver reso bene
la scena e che la storia vi sia piaciuta. Non so voi, ma ci ero
rimasta malissimo alla fine di quell'episodio quando hanno ucciso
Madison, e dal momento che il povero Sam era così sconvolto
(T-T),
mi è venuto naturale immaginare questo dialogo. Fatemi
sapere che ne
pensate, se vi va, e grazie a tutti per il tempo che mi avete
dedicato anche solo leggendo. <3
Se a
qualcuno interessa, vi ricordo di aver fondato tempo fa un gruppo
facebook principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli
anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste
bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina