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Autore: MaryFangirl    05/06/2020    5 recensioni
Il duo City Hunter si trova di fronte a una nuova prova: devono affrontare i loro sentimenti...e se una notte potesse sconvolgere le loro vite...i risvolti sarebbero migliori o peggiori?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Giunto di fronte all'edificio dai mattoni rossi, Ryo esitò ad entrare. Fissando l'immobile diventato senz'anima, sentì già il vuoto invadere tutte le membra del suo corpo ferito. Si sentì debole di fronte a quell'apprensione di rientrare a casa sua.
 
Casa sua, si disse serrando i denti. Benché fosse difficile ammettere quella verità in quanto sweeper, confessò a se stesso di non avere più voglia di assaggiare la solitudine che lo aveva accompagnato per tutta la vita. Aveva scelto la solitudine lasciando che Kaori e Hide partissero lontano da lì, dai tumulti di Shinjuku e in particolare da quell'ambiente. Soffriva terribilmente, ma saperli lontani da quell'oscurità lo rasserenò per alcuni istanti. Con passo lento, decise comunque di entrare in casa, lasciando la macchina fuori perché contava di uscire di nuovo.
 
Dopo aver attraversato il salotto, si guardò intorno come se vedesse quel posto per la prima volta. Concentrato su ogni dettaglio, fissò con insistenza ogni oggetto presente. Esitante, avanzò, lasciando correre lo sguardo a destra e a sinistra, ricordando tutti i momenti che quel salotto aveva raccolto. Così tante cose erano avvenute lì. Quante volte vi aveva lavorato con Hide? Saeko? E soprattutto Kaori? E l'inizio della loro unica notte, che era incominciata a sua volta lì? Osò a malapena ricordare i baci che si era concesso di darle di ritorno dalla missione, non era stato in grado di resistere. Non appena erano entrati in salotto, le aveva aperto il suo cuore, avvicinandosi, l'aveva baciata. Poi...scosse il capo per impedirsi di andare oltre con i ricordi del passato, avanzò e si diresse al piano di sopra. Giunto alla porta della sua partner, si chiese perché stesse per farlo. Sospirando in mancanza di risposte, aprì piano la porta. Varcando la soglia, il cuore gli batté all'improvviso mentre rilevava immediatamente il profumo di vaniglia che si mescolava a quello di Hide, fluttuando in ogni particella della stanza. Il cuore gli palpitò ancora più forte, i suoi occhi vagarono per quella stanza così importante. Sarebbe riuscito a sopravvivere senza di loro?
 
Aveva appena perso il suo ossigeno e una parte di se stesso. Si poteva sopravvivere a ciò?
 
Non avendo, ancora una volta, risposte, cercò nella tasca una chiave. Come fosse un rituale, lanciò un'ultima occhiata alla stanza, poi uscì bruscamente e chiuse la porta a chiave. Sospirando per quello che aveva appena fatto, sentì l'urgenza di uscire. Fu preso da una sensazione di soffocamento. Preparandosi a salire le scale che conducevano sul terrazzo posto sopra il tetto dell'edificio, Ryo si interruppe sui suoi passi. Abbassando la testa, il suo cuore perse un battito quando vide cosa c'era per terra. Dopo qualche istante di titubanza, si chinò e raccolse l'oggetto. Era un animaletto di peluche che era dovuto cadere dalla borsa di Kaori.
 
Era troppo per lui. Serrandolo in mano, uscì senza attendere, pensando che sarebbe impazzito se fosse rimasto lì un altro minuto. Sul terrazzo, sentì l'aria abbattersi sul suo viso, permettendogli di distendersi un po'. Appoggiandosi alla balaustra, provò a svuotare la mente per non crollare. Non si azzardò più a guardare il peluche. Nascondendolo con cura in tasca, decise di non essere pronto ad affrontarlo per quanto soffriva. Con la sensazione che gli avessero piantato un coltello nel cuore, si disse amaramente che quel dolore provava perlomeno di averne uno, così come dei sentimenti. Era un aspetto della sua personalità che aveva sempre voluto negare. Oggi pagava il prezzo per aver lasciato spazio per i sentimenti, lui che si era promesso, da quando Kaori era tornata temporaneamente, di rimanere distante. Aveva completamente infranto la promessa. Ne stava pagando le conseguenze.
 
Alzando gli occhi al cielo, guardò le scie lasciate dagli aerei. Il suo sguardo diventò triste, chiedendosi come stessero Kaori e Hideyuki. Erano ancora lontani dall'essere arrivati e già lui si tormentava. Pensando a Hideyuki, stette male nel sapere che non avrebbe mai visto suo figlio crescere. L'ultimo mese trascorso in sua compagnia gli aveva mostrato tutto l'amore e la gioia che a loro volta avevano indotto a quella partenza, si disse che non avrebbe mai sentito le sue prime parole. Non ci sarebbe stato quando avrebbe camminato, né per il suo primo compleanno...di fronte a quell'elenco crudele, si convinse che Hideyuki lo avrebbe odiato sapendo di avere in un padre, ma che si trovava in Giappone per poter continuare la sua 'missione' di sweeper. Imprigionato in quell'ambiente, li aveva mandati via. Terminando il suo pensiero, si rese conto di non avere nemmeno una sua foto. Su tale riflessione lo sweeper permise a qualche lacrima discreta, dopo averla a lungo repressa, di sfuggire dai suoi occhi smarriti. Passandosi furiosamente una mano sul viso per rimuovere le lacrime che mostravano il suo dolore, decise di uscire. Si lasciò trasportare dai propri passi, sprofondando tra la folla compatta. Grida, risate e musica di sottofondo non lo disturbavano. Impassibile, continuò il suo cammino sentendo quel pesante vuoto. Non avvertendo nemmeno il battito del proprio cuore, perdeva ogni vitalità al trascorrere di ogni minuto. Tentò in ogni modo di scacciare dalla memoria i volti di Kaori e Hideyuki. Ma non ci riusciva. Il suo cuore urlava. In tutta la sua vita non aveva mai provato tanto dolore. Riflettendoci, si fermò in mezzo alla strada, ignorando gli appelli delle giovani donne che lo conoscevano bene. Guardando il suolo, sentì qualcosa di particolare. Forse stava pretendendo troppo dal suo cuore? Sentì un brivido lungo la schiena, avendo promesso a Kaori di stare attento e rimanere vivo...ma perché? In un certo senso, non avrebbe più vissuto. Avvertendo di essere morto dentro, non sarebbe più stato altro che la propria ombra...sarebbe riuscito a convivere con quel dolore insopportabile?
 
Per dimenticare quella lugubre idea, si precipitò nel primo cabaret per ingoiare alcool e cacciare i pensieri. Trascorse il resto della giornata a ubriacarsi, cerdando di dimenticare.
 
Doveva dimenticare!, si disse.
 
Dimenticare.
 
Dimenticare...
 
Non smise di ripeterselo per convincersi e sentirsi meno male, per poter cominciare una nuova vita senza Kaori e Hideyuki. Era strano, sentiva una certa pressione...se si fosse dato retta, era convinto che delle lacrime sarebbero apparse dai suoi occhi. Lui, che piangeva?
 
Dopo una serata trascorsa a cercare di dimenticare, tornò a casa con difficoltà. Tutto si confondeva nella sua testa, l'effetto dell'alcool aveva più o meno fatto il suo lavoro. Ma il dolore non se ne andava. Era sempre presente. Entrò barcollando, appoggiandosi alle pareti per non cadere. Riuscendo ad aprire la porta d'ingresso, andò a crollare sul sofà, fissando il soffitto. Dopo qualche istante di immobilità, cercò in tasca e tirò fuori il peluche. Lo fissò a lungo. Strinse gli occhi di fronte all'ordinario giocattolo, divenuto così importante per lui.
 
Si mise a ridere pensando di essere pietoso. Lui...il grande Ryo Saeba, lo sweeper numero uno del Giappone, soffriva nel guardare un semplice animaletto di peluche. Lo stallone di Shinjuku era caduto in basso, mentre avrebbe dovuto essere fuori a festeggiare circondato da sublimi creature, come aveva sempre fatto. Era tutta un'illusione...quella recita che aveva messo in scena per anni oggi lo nauseava! Troppo spaventato da ciò che aveva capito col tempo: si era innamorato di Kaori Makimura.
 
Oggi era stato posto il punto finale di tutta la storia...che non avrebbe nemmeno dovuto avere luogo. Ma ora era lì, a soffrire per un bambino che non avrebbe mai più rivisto...e non un bambino qualunque, ma il suo. Con quell'amara conclusione, chiuse gli occhi, cercando di allontanarne l'immagine. Ecco perché non si invecchiava in quell'ambiente, si disse.
 
Era davvero troppo sentimentale, Kaori lo aveva infilato in quell'ingranaggio fatale per lui, che non era un uomo normale. Si era dimenticato di essere uno sweeper, il che significava che non aveva il diritto di amare. Il suo lavoro non lo permetteva. Sospirò, pensando alla sua esistenza, in cui le cose non potevano essere semplici. L'arrivo di Hideyuki era stato uno shock per lui, perché mai in tutta la sua vita avrebbe potuto immaginare la possibilità della sua esistenza. Ma ci era voluta solo una notte, perché la magia della vita si mettesse in marcia...forse era stata proprio la vita ad avergli dato un segno? Hideyuki era vivo grazie alla benevolenza di Falcon che lo aveva protetto affinché vedesse la luce del giorno. Sentendo la rabbia coglierlo, pensò che non avrebbe mai dovuto vederlo, non avrebbe mai dovuto prenderlo tra le braccia. Ancora una volta, non aveva tenuto conto del famoso destino che lo raggiungeva sempre per farlo soffrire ulteriormente in seguito. Che fosse dannato? A volte si chiedeva perché la vita gli avesse riservato un così cupo destino. Perché? A furia di crogiolarsi, lo sweeper si addormentò. Era esausto per aver dovuto, ancora una volta, mostrarsi forte.
 
 
 
 
 
New York
 
 
 
L'aereo atterrò senza problemi. Dall'oblò, Kaori ammirò la nuova ambientazione che si presentava di fronte a sé. Ecco...erano giunti a destinazione. Affermando ciò, tremò con tutto il suo essere mentre osservava quella città sconosciuta. Dopo essere scesa dall'aereo, cercò sua sorella con lo sguardo perso e disorientato. Non ci volle molto perché la donna si manifestasse, pronunciando il suo nome con voce vivace e gioiosa. In un istante, Kaori vide la sorella correre verso di sé. Abbracciandola, Kaori pianse tutte le sue lacrime senza prendersi il tempo di salutarla. Altrettanto emozionata, Sayuri pianse a sua volta nel vedendo sua sorella così smarrita. Essendo stata messa al corrente della situazione, Sayuri aveva vissuto la più grande paura della sua vita dopo aver saputo della fuga di Kaori, quindi la sorpresa quando aveva appreso la verità. Kaori aveva un figlio...il cui padre era il più grande sweeper del Giappone. Stringendola ulteriormente, Sayuri sussurrò parole rassicuranti, sapendo che la sua nuova missione era vegliare su Kaori...e su suo nipote. Sentendo la piccola presenza rannicchiata contro Kaori, la donna abbassò lo sguardo sui capelli d'ebano. Per consentirle di vederlo meglio, la sweeper si fece indietro. Inizialmente esitante, Sayuri gli carezzò teneramente la testa e disse:
 
“Com'è bello, Kaori!”
 
Guardando attentamente quel neonato dal destino davvero strano, gli occhi di Sayuri si appannarono di lacrime. La sua promessa si rafforzò ulteriormente mentre vedeva Hideyuki Saeba. Osservando con emozione i suoi tratti così simili a quelli del padre, Sayuri ripensò a un dettaglio importante, ma che l'aveva tranquillizzata. Aveva ricevuto una lettera dal Giappone. Sorpresa nel notare il mittente, l'aveva aperta con esitazione. Era già al corrente dell'arrivo di sua sorella. Il suo cuore aveva perso un battito quando aveva notato l'autore della lettera: Ryo Saeba, che le chiedeva di fare cambio nella 'staffetta', affidandole Kaori e Hideyuki...suo figlio. Molto toccata dalla lettera, aveva pianto pensando all'uomo che le aveva affidato le sue ragioni di vita. Sacrificandosi per loro aveva così mostrato tutto l'amore che provava. La sua stima per Ryo Saeba era ulteriormente aumentata dopo quell'inaspettata missiva. Per ricordarlo, si sarebbe battuta perché suo figlio vivesse nel mondo che a lui era stato negato.
 
Dopo quella riunione ricca di emozioni, le due donne e il gioiellino uscirono dall'aeroporto. Guardando Kaori, Sayuri non dimenticò la prima battaglia che aveva davanti: ridarle il sorriso.
 
La giovane sweeper si lasciò guidare da sua sorella, avendo un solo desiderio: dormire e dimenticare il dolore.
 
Terminato il tragitto che le parve durare un'eternità, giunsero all'appartamento di Sayuri. Completamente persa, Kaori si guardò intorno per studiare l'ambiente in cui viveva sua sorella. Decise tuttavia di posticipare la visita e chiese di potersi stendere perché il jet leg e il trambusto emotivo l'avevano svuotata. Comprendendo le condizioni in cui versava sua sorella, Sayuri prese Hideyuki in braccio e condusse Kaori nella sua nuova stanza.
 
Una volta sola, Kaori si sdraiò con un sospiro e chiuse gli occhi cercando di liberare la mente. Invano...il volto del suo unico grande amore ossessionava la sua testa. Un dolore insopportabile le avviluppò il cuore e la portò a piangere. Mai in tutta la sua vita, se si escludeva la morte di suo fratello, aveva sofferto così tanto.
 
Dal salotto, sua sorella sentiva il pianto di Kaori, che la faceva stare male. Non sapendo come reagire, si disse che forse era meglio lasciarla piangere, ne aveva bisogno. Riportando la sua attenzione sul nipote, non poté fare a meno di sorridere di fronte al piccolo essere perfetto. Assomigliava tanto a Ryo, ma aveva comunque alcuni tratti di Kaori. Che sottile miscuglio, pensò. Ripensando alla particolare coppia che formava City Hunter, Sayuki strinse ulteriormente Hideyuki, giungendo con la mente alla lettera dello sweeper. Si chiese come avrebbe vissuto la situazione da solo, senza Kaori, né la piccola creatura. Era sicura dell'immenso amore che Ryo provava per Hideyuki, lo aveva dimostrato superando l'orgoglio con quella lettera di raccomandazione.
 
 
 
 
 
Prendendosi tempo per curare un po' le proprie ferite, Kaori cercò di ricostruirsi. I giorni trascorsero, trasformandosi in mesi. La donna aveva passato le prime settimane in una lenta ripresa. Commossa, riceveva molte chiamate da Miki, Eriko, Mick...Ryo era l'eterno assente. Il suo silenzio non la sorprendeva, sapeva che anche lui soffriva. Il ritiro e il silenzio erano un'esigenza vitale per consentirsi di riprendersi. Non passava giorno in cui non pensasse a lui. Il cuore serrato, riprendeva coraggio guardando suo figlio, trovandovi alcuni dei lineamenti di Ryo. Durante le conversazioni telefoniche, i suoi amici non erano quasi in grado di darle notizie di Ryo, perché non lo vedevano praticamente più. Sapevano solo che aveva ricominciato a lavorare per Saeko. Raramente rispondeva al telefono e nessuno apriva quando lo si andava a trovare a casa.
 
Per riuscire ad andare avanti, la donna si fece aiutare da sua sorella. Dopo un paio di mesi di adattamento, aveva ricevuto una proposta di lavoro dal giornale per cui Sayuri lavorava. Con qualche titubanza, aveva infine accettato. Il suo compito era quello di occuparsi degli eventi in città. Poco motivata, si era comunque lasciata coinvolgere, apprezzando lentamente. Non aveva scelta, doveva pensare al futuro di suo figlio.
 
Dopo una giornata intensa, Kaori passeggiava per le strade di New York, di ritorno verso casa. Avendo riflettuto a lungo, lei e sua sorella avevano deciso di vivere nello stesso appartamento. Kaori ringraziava tutti i giorni Sayuri per la sua presenza, come un'ancora di salvezza, soltanto per il fatto di essere al suo fianco. Modificando regolarmente i suoi orari per Hide, Sayuri si faceva in quattro per Kaori e il bambino. Ma, quella sera, Kaori era di umore lunatico, pur non capendone la ragione. Provava nostalgia, più del solito. Senza dover cercare di capire cosa provocasse quel vuoto, sapeva perfettamente che Ryo le mancava. Aveva pensato che il tempo avrebbe addolcito la sofferenza. Ma non era così. Pensava instancabilmente ai momenti che avrebbe potuto vivere con lui e Hide. Erano stati felici nonostante le circostanze pericolose. Avrebbe tanto voluto rivivere uno solo di quei momenti meravigliosi e indimenticabili. Ma era necessario dimenticare.
 
Dimenticare!, si diceva con veemenza.
 
Dimenticare.
 
Dimenticare...
 
Inesorabilmente, si ripeteva quel concetto per placare l'anima e il cuore strappato.
 
Dopo aver recuperato la posta, si recò di sopra. Sua sorella l'aspettava con impazienza. Aveva un appuntamento importante e se ne andò subito, lasciando Kaori sola. Poté rilassarsi perché Hideyuki stava dormendo. Dopo aver osservato per lunghi minuti suo figlio, tornò in salotto a sedersi. Prendendo un foglio e una penna, si sistemò alla scrivania. Dapprima indecisa, cominciò a scrivere. Dopo una mezz'ora di concentrazione, sollevò il capo, prese la lettera e la guardò con soddisfazione. La piegò attentamente infilandovi una foto. L'avrebbe spedita il giorno dopo, pensò, sollevata di aver fatto ciò che le aveva suggerito il suo cuore.
 
 
 
 
 
Shinjuku
 
 
 
Cinque mesi...cinque lunghi mesi per cercare di sopravvivere. Cinque mesi durante i quali aveva trascorso il suo tempo tra cabaret e lavori di ogni genere. Cinque lunghi mesi, e nemmeno una sera in cui non era rientrato a casa completamente ubriaco. Sopravviveva solo per le varie missioni di Saeko. Gli impedivano di pensare, benché il dolore continuasse a lavorare. Avendo promesso di 'vivere', aveva ripreso la sua funzione di sweeper, senza più uccidere quando era possibile evitarlo, consegnando i criminali alla polizia. Era il suo unico sollievo.
 
Mick passava a trovarlo di tanto in tanto, quando riusciva a beccarlo. Ma lui non gli rendeva il compito facile perché odiava il suo sguardo. Scorgendovi tristezza o pietà, Ryo non voleva essere compatito. Forse c'era anche della rabbia, perché li aveva lasciati partire. Molte persone dovevano ritenerlo un irresponsabile senz'anima. Erano tutti degli idioti. Pensavano davvero che quella scelta gli fosse indifferente? Soffriva come non mai. Pensando ogni giorno alle sue due ragioni di vita, sperava che stessero bene. Non aveva mai avuto la forza di prendere il telefono e chiamare, ma otteneva notizie dagli altri, le poche volte che li vedeva. Anche se si trattava di informazioni rassicuranti, si faceva mille domande. Hideyuki aveva esattamente sei mesi. Non poteva sbagliarsi, contava ogni giorno. Quando incontrava casualmente giovani madri con i loro bambini per strada, si domandava se Hideyuki fosse come quei piccoli nelle loro carrozzine. Si affrettava a distogliere lo sguardo da quelle creature troppo rumorose per i suoi gusti. Lo stallone di Shinjuku non doveva porsi simili domande.
 
Una sera, dopo una lunga missione trepidante e particolarmente faticosa, Ryo rientrava a casa con passo pesante. Era stato ferito al braccio, ma niente di grave. Come un robot, aveva preso l'abitudine di andare subito sotto la doccia per poi cambiarsi i vestiti, anche se non erano più imbevuti di sangue. Ma era un rituale che gli piaceva. Dopo la doccia purificante che gli rilassò i muscoli, si sedette e accese la tv rimasta spenta a lungo. Facendo automaticamente zapping, guardò lo schermo senza vederlo realmente. Le trasmissioni erano una più stupida dell'altra. Non vi trovava alcun interesse, pensò spegnendo. Nulla lo interessava, anche le missioni lo stancavano. Le faceva perché doveva. Sfortunatamente per lui, non sapeva fare altro. Pensò alla giovane donna che aveva appena protetto. Lo aveva ringraziato sinceramente. Grazie a lui, sarebbe finalmente riuscita ad avere una vita normale. Una vita normale...sussultò per la rabbia. E lui? Chi, un giorno, lo avrebbe aiutato per consentirgli una vita normale? Chi?! Perché viveva attraverso la felicità degli altri senza viverla realmente? Perché?
Ebbe una scossa. Ripensandoci...sì...due persone erano giunte per ridargli una vita più o meno normale, attraversando la soglia di quell'appartamento senza vita. Si mise a sudare, alzandosi. La vita gli aveva dato una possibilità...Hideyuki e Kaori...e lui cos'aveva fatto? Aveva spazzato via tutto! Ripensò a quell'amore che per lui era inaccessibile. L'aveva sempre messa da parte, facendole male giorno dopo giorno affinché si allontanasse da lui. Aveva fatto di tutto per eliminare l'amore che provava per lei. Sovrapponeva sempre la propria vita, il suo lavoro incompatibile con un'esistenza normale. Nonostante ciò, lei gli aveva fatto il regalo più bello per dargli un'identità di fronte agli altri attraverso Hideyuki.
 
Ma oggi, Ryo Saeba svolgeva il suo lavoro solo per sopravvivere e non perché lo volesse. Provava una stanchezza latente che invadeva il suo corpo giorno dopo giorno. Odiava l'odore della morte e il sangue. Odiava vedere i suoi nemici che piangevano di paura di fronte a lui. Imprigionato per sempre in quel mondo sordido, sopravviveva grazie alla promessa fatta a Kaori: vivere. Turbato, andò verso la finestra. Dopo qualche minuto, si voltò e ripensò alla lettera. Per una volta, aveva aperto la cassetta della posta piena di volantini e annunci di ogni genere. Volendo afferrare tutto il mucchio, una busta si era staccata dal resto atterrando sul suolo. Curioso, si era chinato a raccoglierla. Girandola, aveva visto che proveniva da New York. Aveva sentito un'ustione alla mano, tanto quella lettera lo rendeva nervoso. Era entrato subito in casa, posandola sul tavolo, rimandando le lettera finché non si fosse sentito pronto.
 
Forse era giunto il momento adatto?
 
Non volendoci pensare più, andò verso il tavolo e afferrò nervosamente la lettera. La fissò. Il cuore gli accelerò, per quanto era sorpreso. Guardandola, aveva riconosciuto immediatamente la grafia di Kaori. Esitante, l'aprì piano. Prendendo la lettera con entrambe le mani, la spiegò delicatamente, stupito di vedere una foto che cadde sul tavolo. Con mano titubante, la recuperò. Ma non ebbe il coraggio di girarla perché aveva paura, paura di vedere...suo malgrado, il suo cuore parlò ancora una volta e la girò lentamente dopo alcuni secondi di immobilità, e un sorriso apparve sul viso di Ryo. Dovevano essere passati cinque mesi da quando aveva sorriso l'ultima volta! Guardò attentamente la foto, notando che Hideyuki era proprio cresciuto. Non aveva dubbi. Si prese cura di analizzare ciascuno dei suoi tratti. Bisognava ammettere che gli somigliava. I suoi occhi erano furbetti, pieni di vita. Un sorriso da far sciogliere...
 
Lo sweeper dovette sedersi a causa delle varie emozioni che gli stringevano il cuore. Si era chiesto come fosse diventato, Kaori gli forniva la risposta. Era semplicemente bellissimo! Era strano pensare di essere il padre di quel piccoletto...sentì una forza derivare dalle proprie viscere nel guardare quella foto. Dopo aver fissato la foto per cinque minuti, prese la lettera per leggere ciò che Kaori aveva scritto.
 
 
 
'Ryo,
 
Ecco una foto di Hide...diminutivo da sempre ancorato in noi!
 
Ogni giorno dimostra un nuovo progresso, un nuovo sorriso...se lo vedessi, Ryo, è così energico e pieno di vita. Da qualche giorno, ha cominciato a voler esplorare l'appartamento.'
 
 
 
Fermandosi, lo sweeper sentì un peso sul cuore. Non permettendo alla malinconia di invaderlo, proseguì, arrivando all'ultima frase, non potendo evitare di sorridere:
 
 
 
'Mi manchi, Ryo. Spero che tutto vada bene per te e che non dimentichi la tua promessa di stare attento.
 
Ti amo.
 
Kaori e Hideyuki.'
 
 
 
Non poté impedirsi di ridere vedendo l'impronta di una piccola mano a mo' di firma. Rimase dieci minuti buoni a leggere, a bere ogni parola. Kaori gli raccontava della sua vita, dei progressi di Hideyuki...che veniva viziato da sua sorella. In poche parole, era felice e coccolato. Nonostante le frasi gioiose, sentiva la tristezza trasparire dalla lettera. La conosceva talmente bene. Il suo Sugar Boy gli mancava così tanto. Era felice di sapere che Hideyuki avesse mostrato il primo sorriso, che avesse già iniziato a muoversi un po'. Era normale...
 
Malgrado la gioia che provava nel leggere, provò una sensazione di frustrazione. Non avrebbe mai potuto recuperare quel tempo con suo figlio. Peggio ancora, non avrebbe vissuto nemmeno il resto. Il suo cuore si strinse. Abbassò la lettera e la posò sul tavolo. La lasciò lì e tornò alla finestra, mettendosi a guardare l'orizzonte.
 
"Bisogna dimenticare" disse ad alta voce.
 
Un sorriso nacque sulle sue labbra.
 
-Dimenticare...-
  
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