Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Calia_Venustas    06/06/2020    3 recensioni
[IN PAUSA FINO AL PROSSIMO AGGIONAMENTO DI KHUX]
C'è qualcosa che il Maestro dei Maestri non può confessare a nessuno, nemmeno a Luxu. Qualcosa che se i suoi apprendisti dovessero scoprire metterebbe a repentaglio tutto quello in cui credono. Il Maestro sa di essere nel torto, ma sa anche di essere troppo orgoglioso per ammetterlo.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Una storia sull'origine del Maestro dei Maestri e dei Veggenti sin dall'inizio del loro apprendistato fino all'epilogo di KH3. A partire dal capitolo 18 scorre in parallelo una seconda trama che ha per protagonisti Soggetto X e Luxu, ora nei panni di Xigbar, alle prese con i retroscena degli eventi successivi a Birth By Sleep.
[Coppie: Luxu/Ava, Luxu/Maestro dei Maestri, Invi/Ira, Ava/Gula, Soggetto X/Isa, Lauriam/Elrena]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Vanitas, Ventus, Xigbar
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Spoiler! | Contesto: Altro contesto, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
✭ THE TYRANNY OF LIGHT ✭
I’m the story you don’t speak of.
I’m the one they call the underdog,
‘Cause every time that push comes to shove,
I’m climbing over you to reach the top!
‘Cause I want everything or nothing at all.
Don’t care what you think,
Or what you believe
‘Cause I’m gon’ turn the world upside down!
[Everything or Nothing - Willyecho]


Il Maestro sollevò lo sguardo verso il cielo mentre questo si tingeva completamente di nero. Un vortice di nubi spiraleggiava sopra la città, attratto dal Cristallo che aveva preso ad emettere crepitanti scariche d’energia.

Il piccolo sé stesso lo sorpassò, correndo al fianco della madre mentre si lasciavano alle spalle i giardini pensili del palazzo reale per mischiarsi alla folla di cittadini terrorizzati.

L’onda era adesso ben visibile a tutti e la consapevolezza che si sarebbe abbattuta su di loro nel giro di pochi istanti sembrava aver paralizzato l’intera città in preda all’orrore.

Tutti i presenti, in cuor loro, sapevano che correre e porsi domande non sarebbe servito a niente. Non c’era nessun luogo dove rifugiarsi, nessuna torre abbastanza alta su cui arrampicarsi.

L’onda avrebbe travolto ogni cosa.

Un Ketak precipitò dal cielo, gli alettoni di metallo che sbarbavano via il tetto di un palazzo mentre il pilota tentava disperatamente di riacquistare il controllo del mezzo.

La Regina si fermò appena in tempo e tirò a sé i figli per evitare che la pioggia di detriti incandescenti li investisse e scambiò con loro uno sguardo che diceva più di mille parole. Kida scoppiò a piangere, spaventata dalle grida e dal riverbero dell’esplosione causata dallo schianto della macchina volante mentre la donna cercava vanamente di consolarla, assicurandole che sarebbe andato tutto bene. Il principe, dal canto suo, era grande abbastanza da capire che la madre stava solamente cercando di tenerla calma e che non nutriva alcuna legittima speranza che la loro civiltà potesse sopravvivere quel cataclisma.

Ma lui sì. Anzi… lui sapeva che non correvano alcun pericolo.

“La mamma ha ragione.” disse, posando la mano sul braccio nudo della bambina e cercando di confortarla “Il Cristallo ci terrà al sicuro, perciò non piangere, d’accordo? Che fine ha fatto la mia sorellina guerriera, eh? Fatti coraggio!”

La piccola staccò il visino dalla spalla della madre per incontrare il suo sguardo e lui le rivolse il sorriso più ampio e caloroso che riuscì a produrre, stringendo al petto l’amuleto di cristallo con convinzione. “Il Cuore di Atlantide ha protetto la nostra famiglia per generazioni! Rispedirà indietro tutta quell’acqua in men che non si dica!”

L’espressione sul volto provato della Regina sembrò ammorbidirsi per un istante in un sorriso carico d’orgoglio e di apprensione. Il principe conosceva le vecchie leggende e sapeva che la forza dell’impero che un giorno avrebbe governato era legata a doppio filo alla magia del Cristallo, ma non era al corrente dell’intera storia.

Ai suoi occhi di bambino, quella gemma che splendeva luminosa sopra di loro altro non era che un’alleata del suo popolo, ma la Regina si era ripromessa di insegnargli a rispettare e a temere quella straordinaria fonte di potere. Quando sarebbe stato grande abbastanza, gli avrebbe rivelato che il Cristallo chiedeva sempre qualcosa in cambio…

La donna serrò duramente le labbra, sopraffatta dall’amara ironia di quella situazione. Quella lezione che probabilmente non avrebbe mai avuto occasione d’impartire al proprio figlio era qualcosa che suo marito aveva dimenticato o scelto d’ignorare per troppo tempo.

E adesso, l’intera Atlantide ne avrebbe pagato le conseguenze.

Il Perbias del presente s’avvicinò alla madre col suo aspetto incorporeo, imprimendosi nella mente i suoi lineamenti angolosi e regali mentre si domandava quali pensieri stessero affollando la mente della regina in quel momento.

Era così surreale… rivivere un ricordo perduto in modo così chiaro. Non v’era spazio per le sfocature, per le imperfezioni della memoria. L’Occhio che Scruta non era un occhio nuovo che le Parche avevano sostituito al suo, ma un incantesimo che lo aveva trasformato retroattivamente, permettendogli di accedere a tutto quel che aveva visto fino a quel momento. Proprio come una telecamera, l’Occhio aveva registrato tutto fin nei minimi particolari e lui doveva esaminare quelle immagini con l’analiticità di un detective che spera di scorgere un criminale nei filmati di sorveglianza. Non doveva lasciarsi prendere emotivamente da quelli che sapeva essere gli ultimi istanti di vita della donna che l’aveva messo al mondo, ma ciò si stava dimostrando più difficile di quanto avesse anticipato.

Il momento della verità era appena dietro l’angolo.

Il cielo era scuro, proprio come Kida aveva detto di ricordare. Il cristallo prese a pulsare di una sinistra luce rossa e a sprizzare lapilli incandescenti mentre violenti fasci di luce venivano proiettati dall’alto sulla città, scandagliandone le strade come in cerca di qualcosa.

Immediatamente Perbias ricordò il bassorilievo che lui e i suoi apprendisti avevano scoperto all’entrata della tana del Leviatano e capì di star rivivendo l’esatto momento in esso raffigurato. Al termine di un lungo periodo di guerre combattute contro gli altri mondi, il conflitto s’era rivolto verso l’interno e i soldati di Atlantide, i primi custodi dei Keyblade, erano caduti preda dell’Oscurità e preso a lottare tra loro sotto la luce di quello che chiamavano ‘Cuore di Atlantide’...

Ma che Perbias sapeva, in cuor suo, essere nient’altro che Kingdom Hearts. O quantomeno una porta verso di esso.

Certo, non aveva l’aspetto con cui era raffigurato nei libri di leggende, ma a quello era facile rimediare. Sorridendo mestamente tra sé e sé, il Maestro sollevò le mani verso il Cristallo, le dita giunte a formare la sagoma di un cuore che usò per incorniciare la Luce abbagliante che splendeva sopra la città.

Quella Luce che ancora viveva nei ricordi di Kida e che, dotata di un’intelligenza e di un volere propri esattamente come lo era il suo amico Oscurità, stava cercando qualcuno che potesse difenderla. Un campione, un avatar, un martire.

Un sacrificio.

Inutile dire che quel qualcuno era proprio lui, il primogenito del Re. Un adeguato prezzo da pagare in cambio di secoli di prosperità e dominio indiscusso su tutti i mondi.

Uno dei fasci di luce rossa proveniente dal cielo si fermò sul principe e Perbias guardò il sé stesso più giovane abbandonare il fianco della madre come in trance, gli occhi blu intrisi dell’azzurro del cristallo, la gemma che portava al collo che fluttuava splendente davanti a lui, il cordino di cuoio che lo tirava come un guinzaglio.

La regina balzò in piedi, allungando una mano per strappar via il proprio figlio da un destino crudele che una madre non avrebbe mai potuto accettare, nemmeno in cambio della salvezza dell’intera città.

Il Cristallo però la pensava diversamente e la spinse via con un’ondata d’energia. La donna si rialzò a fatica, supplicando a gran voce d’essere scelta al posto del figlio.

Kida tremava di paura mentre guardava il fratello allontanarsi, incapace di capire perchè non rispondesse ai suoi richiami finchè la madre tornò a stringerla, facendola voltare per proteggerle gli occhi dalla luce sempre più bruciante del Cristallo.

Il Perbias del presente al contrario non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto inespressivo del sé stesso bambino. I suoi occhioni erano completamente pieni dell’azzurro della Luce ma vacui e privi d’intelletto. Qualunque cosa Kingdom Hearts gli stesse facendo, gli stava risucchiando l’anima.

Riusciva quasi a sentirlo, quell’assoluto senso di vuoto, l’assenza di qualsivoglia emozione o sentimento. Non provava neppure dolore o paura, soltanto un vago torpore, come l’azione lenta di un veleno.

La visione si fece nebulosa e Perbias temette che si sarebbe interrotta da un momento all’altro, riportandolo nei sotterranei al fianco di Kida senza alcuna risposta concreta ma poi le immagini ripresero a scorrere indisturbate, rivelando l’ultimo atto di quella surreale proiezione di ricordi.

Sotto gli occhi attoniti della Regina, una creatura d’ombre era apparsa dal nulla scagliandosi contro la barriera apparentemente insormontabile che aveva avvolto il principe.

Oscurità si fece largo a colpi d’artiglio attraverso il bozzolo di schegge di luce cristallizzata, l’energia prorompente del Cuore di Atlantide che gli bruciava la pelle e faceva lacrimare gli occhi ma lui non se ne curò, continuando ad avanzare, allungando le mani verso l’amico che la Luce stava chiamando a sé verso il cielo.

Lo afferrò per un braccio e il principe si voltò lentamente a guardarlo, gli occhi spenti e la mente svuotata, come fosse caduto in un profondo stato catatonico. Oscurità affondò gli artigli nel terreno mentre con tutte le sue forze tentava di impedire al raggio di Luce di attirarlo a sé. L’Ombra chiamò l’amico ancora e ancora e Perbias vide la sua disperazione mutarsi in frustrazione e furia. I suoi occhi ambrati sembravano due tizzoni ardenti a contrasto col nero assoluto della sua pelle.

Oscurità non aveva mai odiato la Luce prima di quel momento. Sì, ne aveva paura, così come chiunque con un briciolo di buon senso avrebbe avuto paura di toccare una fiamma a mani nude, ma in quel momento Oscurità provò una rabbia incontrollabile scuoterlo fino alle ossa.

La Luce non avrebbe portato via il suo amico.

Non glielo avrebbe permesso!

Anche se questo significava…!

L’Ombra lasciò la presa sul terreno, lasciando che il raggio li sollevasse entrambi verso il Cristallo ma, prima che potessero raggiungerlo, tirò a sè il bambino mentre il suo corpo nero come la pece si dissipava in una nube di tenebra viva e fremente.

In un attimo, Oscurità fece quel che avrebbe dovuto fare il giorno del loro primo incontro e s’insinuò fin nelle profondità del suo animo, tuffandosi nel limbo di acqua e vetro chiamato Stazione del Risveglio per raggiungere il cuore del principe e divorarlo in un solo boccone, avvolgendolo nella sua cappa di tenebre.

Immediatamente, il fascio di Luce proveniente dal cielo lasciò andare la sua piccola vittima.

Adesso che c’era così tanta Oscurità nel cuore del principe, egli non era più adatto ad ospitare il volere del Cristallo e fu quindi rigettato senza alcun ripensamento. Lasciato a precipitare nel vuoto da un’altezza più che sufficiente ad ucciderlo senza alcuna cura.

Perbias vide l’espressione atterrita di sua madre e Re Kashekim che era finalmente accorso sulla scena scortato dai pochi soldati a lui ancora rimasti fedeli, poi il sotto ed il sopra cominciarono a confondersi e un dolore lancinante alla testa lo costrinse a stringere gli occhi, oscurando la visione dell’Occhio che Scruta.

L’ultima cosa che vide prima di tornare alla realtà fu… l’acqua.

Non quella dell’onda che si sarebbe di lì a poco abbattuta su Atlantide ma l’acqua scura e gelida dell’Abisso senza fondo del Reame dell’Oscurità.

Quello era un posto che Perbias conosceva bene e il solo di cui conservava ricordi prima del suo arrivo ad Auropoli. La visione si faceva sempre più nebulosa ma il Maestro sapeva che in qualche modo doveva essersi trascinato fuori dall’Abisso e disteso esausto ed ansimante sulla battigia nera del Margine Oscuro.

A quel punto il ricordo s’interrompeva del tutto e Perbias si ritrovò così bruscamente riportato alla realtà da incerspicare nella Cappa Nera e cadere all’indietro sulla sabbia esattamente come il sé stesso bambino nell’ultimo fotogramma di quel viaggio allucinante appena conclusosi.

Kida gli fu immediatamente al fianco, le iridi color del cielo che saettavano dal suo volto pallido e provato all’occhio mostruoso che l’uomo stringeva ancora tra le dita.

“Perbias..?”

Lui trasse un sospiro profondo, abbandonando la testa all’indietro incurante della sabbia che gl’imbrattava i capelli e di esporre l’orbita vuota alla vista della sorella “Che storia, ragazzi. Se me l’avessero raccontata non ci avrei creduto.” disse a mezza voce, trattenendo una delle sue classiche risatine.

“Sei riuscito a-” lo incalzò lei, ma il Maestro non le dette il tempo di porre la domanda per intero.

“Nostra madre è stata scelta dal Cristallo per proteggere la città. Questo è quello che ricordi: la Luce l’ha presa e portata via ma… io ero la sua prima scelta.” Perbias alluse ai mascheroni dei Re che fluttuavano sospesi sopra di loro “A quanto pare, il diamantone lassù ha un debole per i sangue blu.” proseguì, intrecciando le dita sul torace. “Aveva preso me, ma la regina cercò di salvarmi. Immagino sapesse che fosse inutile tentare, ma provò comunque, senza successo.”

Kida si morse il labbro inferiore, cercando di immaginare che cosa dovesse aver provato sua madre nel vedere il proprio figlio venir catturato da una forza mistica e spaventosa. “Avrebbe fatto lo stesso per me.” mormorò, tornando a fissare il Cristallo la cui presenza aveva improvvisamente assunto connotati ben più sinistri. “Ma se non è stata lei, allora chi è stato? Nostro padre?”

“No. Diciamo che…” Perbias chiuse il suo unico occhio, stremato da quell’intenso viaggio nei propri ricordi perduti “...che è stata l’Oscurità a salvarmi dalla tirannia della Luce.”

“E’ qui che ti sbagli, straniero.”

La voce roca di Re Kashekim li fece sobbalzare entrambi. L’anziano monarca fece il suo ingresso nella camera del Cristallo, puntellandosi faticosamente sul bastone con una mano e brandendo un Keyblade luminoso nell’altra. Era solo, o come minimo aveva ordinato alle sue guardie di attendere nella sala adiacente.

“Padre…” tentò di intervenire Kida ma l’uomo la mise a tacere con un gesto imperioso.

“L’Oscurità non ti ha ‘salvato’. Ti ha usato. Si è nascosta dentro di te per sopravvivere all’epurazione, facendo di te la sua arca per raggiungere un futuro lontano dove avrebbe potuto attecchire di nuovo, indisturbata.”

Perbias si tirò su a sedere sulla sabbia umida. Teneva le labbra serrate, lo sguardo fisso contro gli occhi velati del Re.

“Immagino abbiate ragione.” fu costretto ad ammettere, mentre con fare forzatamente noncurante ripuliva l’Occhio che Scruta sul dorso della manica per poi ricacciarlo al suo posto con un ‘plop’ disgustoso che mandò un brivido lungo la schiena di Kida. “E in ogni caso, le sue intenzioni di allora non hanno più importanza. Ora è una minaccia e la mia domanda rimane la stessa, Re Kashekim: come la fermo?”

L’uomo serrò le dita nodose sull’impugnatura cesellata della chiave di Cristallo. “Come avresti fatto millenni fa se l’Oscurità non avesse interferito. Come ha fatto mia moglie, prendendo il tuo posto.”

“Devo immolarmi per la causa, dunque. Afferrato il concetto.” Concluse Perbias balzando in piedi.

“Non funzionerà, l'Oscurità ha lasciato il suo marchio su di te. Ho riconosciuto il suo fetore nel momento stesso in cui ti sei presentato nella sala del trono. Il Cuore di Atlantide ti ha rifiutato già una volta e lo farà ancora. ” lo redarguì il Re facendo un esitante passo avanti.

“Poco male, non ho alcuna intenzione di gettare via la mia vita. Ma se esiste un altro modo, lo troverò...” Il Maestro indugiò con lo sguardo in direzione di Kida e la guerriera intuì immediatamente a che cosa stesse alludendo. Se lui non era più adeguato a compiere quel sacrificio, l’altra candidata non poteva che essere lei, la secondogenita. Quella consapevolezza arrivò improvvisa e raggelante come una folata di vento. Perbias stava forse insinuando che LEI avrebbe dovuto rinunciare alla sua vita?

Avvedutosi del suo sgomento, un sorriso sornione lampeggiò sul volto del Maestro mentre s’affrettava a rassicurarla “...e farò sì che nessuno debba sacrificarsi al posto mio.”

“Non esiste un altro modo.” lo freddò aspramente il Re “E anche se ci fosse, non posso correre un tale rischio. Non metterò a repentaglio la vita di mia figlia in cambio della remota possibilità di successo offerta da qualcuno che è stato toccato così profondamente dall’Oscurità. Anche se essa non ha più alcuna influenza su di te, cosa che dubito fortemente, le tue buone intenzioni si sgretoleranno una volta che ti renderai conto contro cosa stai combattendo. E allora ripiegherai sull’unica soluzione possibile.” L’uomo sollevò minacciosamente il Keyblade, la voce roca pregna di collera e frustrazione. “E non posso permettertelo, questo mondo ha già sofferto abbastanza. La mia famiglia ha già sofferto abbastanza.”

Perbias non se la sentiva di biasimarlo. I suoi timori e le sue paranoie erano più che giustificate e in fin dei conti, lui non era altro che un estraneo apparso dal nulla per riportare in superficie una minaccia che il Re credeva sepolta per sempre.

Anche Kida, solitamente così rapida ed istintiva nel controbattere, esitò, improvvisamente consapevole che Re Kashekim stava anteponendo la salvezza del mondo intero alla sua incolumità. Pur di non perderla, pur di non esporla nuovamente al pericolo, aveva lasciato che l’intera città sprofondasse non solo negli abissi, ma anche nelle nebbie del mito. In quel momento stava persino rinnegando il suo stesso primogenito, il cui ritorno avrebbe dovuto riempire di gioia e speranza il cuore del vecchio Re, pur di tenerla al sicuro.

“E voi, invece? Non siete anche voi un potenziale agnello sacrificale?” lo prese in contropiede Perbias, allargando teatralmente le braccia “Un buon re si sacrificherebbe senza indugio per il bene del suo popolo e della sua stirpe… O forse siete così inquietato dalla mia liaison con l’Oscurità perchè riconoscete qualcosa di voi stesso in me? Non vi sto giudicando… in verità mi sono sempre chiesto da chi ho preso.”

Re Kashekim sembrò rattrappirsi sotto il peso di quell’accusa e a quella vista il Maestro seppe di aver fatto centro. Probabilmente, il sovrano aveva già tentato di offrire sé stesso alla Luce per risparmiare alla figlia quel destino crudele, ma Kingdom Hearts l’aveva rifiutato più e più volte, convincendolo che tenere nascosto il Cristallo e i suoi segreti fosse l’unica soluzione.

“Smettetela adesso, tutti e due!” Strillò Kida, raggiungendo il padre e stringendoglisi al fianco per confortarlo mentre scoccava a Perbias un’occhiata di rimprovero. “E’ del mio destino che state parlando. Non pensate che dovrei avere voce in capitolo?”

“No se questo significa che deciderai di buttar via la tua vita! Ti conosco, figlia mia, e so che non esiteresti un solo istante-” protestò Kashekim, ma Kida lo interruppe di nuovo.

“Sarebbe una mia decisione, padre. Ne ho il diritto-”

“E io ho il diritto di chiedervi di darmi una possibilità.” S’intromise a sua volta il Maestro, scrollandosi via la sabbia dai capelli blu notte mentre faceva un passo avanti. “Sono più sveglio di quanto sembro, potrei davvero riuscire a trovare una soluzione. Quel che Vostra Maestà ha detto riguardo all’Oscurità è vero, ma forse possiamo sfruttare questa cosa a nostro vantaggio. L’ho temuta così a lungo, respingendola, cercando di soffocarla. Ma adesso la capisco, almeno un pò.”

Il sovrano di Atlantide scosse gravemente il capo “Ti stai illudendo. Non c’è niente da capire, l’Oscurità è implacabile e astuta.”

Perbias ridacchiò. “Ed è esattamente per questo che siamo fatti l’uno per l’altra. Perché anch'io sono implacabile ed astuto.”

Prima che Kida o Re Kashekim potessero controbattere a quell’affermazione inaspettata e dal suono incredibilmente sincero, il Maestro proseguì col suo tono giocoso “Capisco che siate deluso, padre. Immagino che i vostri progetti per me non includessero millenni di kindergarden nel Reame dell’Oscurità, un’adolescenza complicata sotto la tutela di una strega e una vita da scapolo con sei figli a carico ma… eccomi qui. Tutto sommato sono venuto su piuttosto bene. E se c’è una cosa che davvero non mi manca è l’iniziativa. Sono un uomo pieno di risorse e se vi dico che troverò un modo per rispedire l’Oscurità da dove è venuta, potete star certi che ci riuscirò.”

Kida sentì il Re irrigidirsi al suo fianco. Era chiaro che il sarcasmo e le parole melliflue del Maestro non fossero quel che Kashekim avrebbe voluto sentire in quel momento. “Mio figlio è morto ottomila anni fa.” sillabò a denti stretti.

Perbias abbassò lo sguardo, celando un sorriso indecifrabile “Le mie condoglianze.” mormorò con quello che la Principessa di Atlantide interpretò come un inappropriato sospiro di sollievo che fu però troncato a metà da un gemito di dolore.

Perbias si piegò in due, le mani strette al petto come se una lancia invisibile l’avesse appena colpito dritto al cuore e scivolò in ginocchio sulla battigia, le tempie che gli pulsavano mentre la fitta al torace a poco a poco s’attenuava, permettendogli di tornare a respirare. Kida gli fu di nuovo al fianco in un baleno, sorreggendolo per le spalle e cercando di capire che cosa gli fosse preso. Erano forse i postumi della sua visione del passato? O l’effetto che esercitava su di lui la vicinanza del Cristallo?

“Allontanati da lui, Kida!” gridò il sovrano, ma la giovane donna lo ignorò.

Perbias chiuse gli occhi e sondò il suo cuore con la mente alla ricerca della causa di quell’improvviso senso di vertigine e debolezza. Non occorse scavare molto a fondo per scoprire che cosa c’era che non andava.

La connessione che aveva stretto anni prima col cuore di Luxu s’era interrotta. Il filo che li legava l’uno all’altro era stato reciso completamente e per un lungo e terrificante istante Perbias si sentì sprofondare.

“Luxu…!” boccheggiò, barcollando faticosamente per rimettersi in piedi.

Doveva essere successo qualcosa alla Torre Meccanica… forse Luxu era ferito...! O peggio…!

Oppure…

Kida lo afferrò per le spalle “Perbias, che cosa succede?!”

“I miei apprendisti… è successo loro qualcosa...” proseguì lui nel suo vaneggiamento, allontanando le sue mani “Devo andare-”

“Vengo con te.” affermò lei con decisione “Sono in pericolo?”

“Kida, te lo proibisco!” ruggì Re Kashekim, stavolta con tale furia da far lampeggiare d’azzurro il cristallo del suo antico Keyblade. Nonostante l’aria gracile, il sovrano di Atlantide comandava ancora un incredibile senso d’autorità e Perbias non aveva dubbi che fosse ancora in grado di combattere perchè percepiva il suo immenso potere magico anche da quella distanza. In altre circostanze, il Maestro l’avrebbe persino istigato solo ed esclusivamente per saziare la propria curiosità di vedere un altro Signore del Keyblade in azione.

Invece di farlo però, Perbias si rivolse gentilmente alla sorella “Il Re ha ragione. Resta qui.”

“Non se ne parla!” tentò di protestare lei ma lo straniero le rivolse uno dei suoi sorrisi storti, visibilmente provato da quell’improvviso dolore al petto ma grato che la giovane donna volesse restargli a fianco anche se erano poco più che due sconosciuti.

“Non stavolta, Kida. Ma ti ho dato la mia parola.” Perbias si smaterializzò sotto lo sguardo attonito dell’Atlantidea per riapparire all’altro lato della camera del Cristallo, mettendo lo specchio d’acqua scura tra di loro così che la ragazza non potesse raggiungerlo e seguirlo attraverso il Corridoio di Luce che aveva appena aperto “E se quel che dice paparino è vero, allora beh, vorrà dire che sarà il tuo fratello morto a portarti a fare un giro per i Mondi. Un pò macabro ma eccitante, non pensi?” Il Maestro abbassò il cappuccio sugli occhi, tirandosi la cerniera della Cappa fin sotto il naso, oscurando completamente il viso alla vista. “Ma prima devo assicurarmi che i miei apprendisti siano ancora tutti interi!”
 

 
-------------------------------------------------------------------------------------
Ciao a tutti! Col prossimo update di UX all'orizzonte spero di poter tornare ai capitoli di Skuld e Xigbar il prima possibile... nel frattempo ecco la conclusione della -prima :P- parte legata al passato del Maestro e ad Atlantide. Ovviamente sono successe un sacco di cose e Perbias dovrà fare i conti con molti cambiamenti da ora in poi ma soprattutto avrà un pò di spiegazioni da dare al povero Luxu!
Come al solito ringrazio tutti i lettori per le recensioni e la costanza con cui mi seguite, siete il principale motivo per cui questa storia continua ad andare avanti da più di un anno :D
Buona quarantena fase 2 a tutti e a presto!
- Calia
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Calia_Venustas