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Autore: Sapphire_    08/06/2020    2 recensioni
Rieccomi qui!
No, non è un seguito della storia che ho da poco finito, bensì, come avevo anticipato, dei capitoli autoconclusivi già preannunciati: missing moments, scene dal punto di vista del caro Alessandro... Poi si vedrà!
Buona lettura!
***
Attenzione! Consiglio caldamente di leggere "La fisica dell'attrazione" prima di questa, al fine di una maggiore comprensione!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Ci vediamo giù, buona lettura!
 
 
 
 

 
 
 
~La fisica dell’attrazione
 


~Special
 
 
 
 
 
 
Il locale era affollato tanto quel che bastava da creare un allegro chiacchiericcio soffuso, ma non così tanto da coprire la musica in filodiffusione di sottofondo, ed era meglio così dato che Alessandro era sicuro di avere un principio di emicrania che se fosse andato avanti in quel modo si sarebbe trasformato in un mal di testa vero e proprio.
Lanciò un’occhiata al proprio orologio e fece una smorfia.
Idiota ritardatario.
Ovviamente non c’erano tante altre persone da meritarsi parole del genere oltre il caro Emanuele, che forse stava pensando di tirargli un bidone dato che erano passati venti minuti e ancora non si era fatto vedere.
Il fatto che non rispondesse né ai messaggi né al cellulare stava ulteriormente indispettendo il moro – ma gliel’avrebbe fatta pagare, quello era certo. Non sapeva ancora come, ma avrebbe trovato un modo.
La radio passò l’ennesima canzoncina di Natale e il moro sbuffò in automatico.
Gli piaceva il Natale, davvero, in fondo l’atmosfera natalizia era piacevole e non era uno di quegli uomini che odiavano le feste, la famiglia e tutto il resto, ma da un paio di giorni l’unica cosa che gli veniva in mente, pensando al Natale, era la strana giornata al centro commerciale vissuta con Amelia.
«Vuole qualcos’altro da bere?»
La domanda della cameriera gli fece alzare di scatto la testa e vide la giovane donna che lo fissava sorridente in attesa. Abbassò lo sguardo sul proprio bicchiere di birra rossa e notò solo in quel momento che era finita.
«Un’altra, grazie.» borbottò solo – sì, meglio bere ancora un po’ per affogare quel non-sapeva-cosa sul nascere.
La cameriera si allontanò rapida per eseguire la comanda, lasciando così l’uomo nei suoi pensieri che in fretta si concentrarono su quell’ammasso di capelli ricci, sarcasmo e ironia che costituiva Amelia Moretti, la studentessa che da troppo tempo a quella parte si affacciava nella sua testa.
«Merda.» bofonchiò massaggiandosi le tempie.
Devo smetterla di pensarci. Dio santo, non sono più un ragazzino.
Era vero, non era più un ragazzino, eppure i sintomi che si affacciavano in lui erano quelli di una cotta adolescenziale che lo facevano vergognare come un ladro.
Se poi finiva per pensare a quella infausta – o almeno era così che si ostinava a definirla – serata in discoteca, tutti i ricordi annebbiati si riaffacciavano nella sua mente cercando di ricostruire gli eventi che terminavano in scene fumose che non riusciva a distinguere dalla realtà.
Aveva provato a chiederle cosa fosse effettivamente successo, ma da quello che diceva Amelia non c’era stato nulla di ché.
Allora, quel ricordo… Perché…
I suoi pensieri vennero interrotti da un bicchiere che si poggiava sul tavolo.
«Grazie.»
La parola gli uscì spontanea prima di notare quale bicchiere fosse stato effettivamente posato sul tavolo.
E di sicuro quel Martini Dry con due olive non era la sua birra rossa.
«Ciao, Ale.»
Non gli serviva guardare la persona per capire chi fosse. La conosceva bene, in fondo era stata la compagna giornaliera di un paio di anni.
Eppure, sollevare lo sguardo e vedere Eleonora che lo fissava con un sorriso pacato sul volto fu comunque una sorpresa – e non troppo piacevole, a dirla tutta.
«Ciao.» ricambiò il saluto con un tono che poteva essere definito soltanto ghiacciato, ma non scalfì l’espressione tranquilla della donna che, senza aspettare un invito, si sedette nella sedia opposta all’uomo.
«Scusa, mi sono perso il momento in cui ti ho detto che potevi sederti.»
La frecciatina uscì spontanea e Alessandro non tentò minimamente di trattenersi. Dopo pochi secondi, la cameriera giunse con la sua birra e dopo un secondo sorriso brillante volò via, lasciando soli i due adulti che si fissavano.
«Perdonami, aspettavi qualcuno?»
La domanda fu posta serena e conciliante ma Alessandro la conosceva abbastanza da cogliere la nota insinuante nel tono della donna.
«Non penso ti interessi.» fu la sua risposta secca.
Prese poi il suo bicchiere e, senza accennare un cin, ne prese un sorso.
La osservò di sottecchi mentre prendeva un sorso del suo ­solito Martini Dry – non aveva cambiato i suoi gusti, notò.
Non era tanto cambiata, Eleonora. Aveva i capelli più corti, ma la sua eleganza, i suoi occhi celesti e il suo sorriso gentile non erano mutati di una virgola.
Ma non gli faceva più lo stesso effetto da tempo, ormai.
«Cosa vuoi?»
Era stato brusco nella sua domanda, ne era consapevole, eppure non chiese scusa né accennò un’espressione dispiaciuta per il tono. Ormai quella non si meritava più nulla da lui.
Eleonora rise – la stessa risata musicale che lo aveva fatto innamorare più volte.
«Come sei sgarbato, Ale. Ti ho visto qui tutto solo e ho pensato di venire a salutarti, è una cosa tanto brutta?»
Il moro prese un sorso dal proprio bicchiere prima di appoggiarsi allo schienale della sedia e incrociare le braccia.
«Mi sembrava di essere stato chiaro quando ti ho detto di non farti più vedere. O non hai capito che per me sei solo un ricordo ormai?» replicò tagliente.
L’immagine di lei nuda tra le braccia di Marco era ancora impressa tra i suoi ricordi. Quella scena lo aveva tormentato per settimane, anche quando era brillo e si chiedeva cosa fosse successo tra di loro da portare a quella situazione – non lo aveva mai capito davvero.
Vide il bel volto della donna piegarsi in un’espressione ferita, ma fu solo un istante prima che il sorriso sereno si ridipingesse impeccabile come prima.
«Credo che tu fossi annebbiato dalla rabbia del momento.»
Eh?
Quello fu il suo primo pensiero, ma la seconda reazione spontanea fu uno scoppio di risa incontrollato che suonò parecchio sarcastico.
Non si accorse degli altri astanti che si erano voltati a osservare la scena, né della tensione e del diffuso rossore sul volto di Eleonora. Si mise a ridere perché quella frase era suonata così tanto ridicola che non poté trattenersi.
«Rabbia del momento?» sibilò dopo che aver ripreso il controllo – gli occhi però erano ancora lucidi dalle risate.
«Ma dico, ti ascolti quando parli?» tacque un attimo per osservare una sua reazione «Perché sai, non credo proprio fosse una “rabbia del momento”, credo fosse più una rabbia da “la mia ragazza si è scopata un mio amico”.»
La frase grondante di sarcasmo attirò le orecchie anche dei due tavoli vicini che, chiaramente, ascoltavano curiosi la scena. Distrattamente notò la cameriera gironzolare nei paraggi, come per cercare di capire che stesse succedendo.
Eleonora era diventata una statua di sale – ma non gliene importava nulla. Quella fedifraga si meritava di peggio, doveva solo ringraziare che era un signore.
«Non ti sei nemmeno chiesto come mai io lo abbia fatto?»
La domanda venne fatta con fastidio, ma Alessandro non traballò di una virgola e la sua bocca si schiuse nel sorriso sprezzante e pungente che era solito usare con i suoi studenti. Quello che usava per le interrogazioni a sorpresa, per intenderci. O anche quello che usava con…
«Non mi interessa il perché. Non sono idiota, sapevo bene che c’erano dei problemi tra di noi. Eppure, non mi sembra di essere andato a letto con un’altra.»
Eleonora prese un sorso dal suo bicchiere – forse per prendere tempo più che per reale sete, o forse per cercare qualche beneficio nell’alcol, anche perché quasi lo terminò in un singolo sorso.
«Non sapevo che te la facessi con quelle più giovani.»
Il brusco cambio di argomento per un attimo lo lasciò incapace di replicare – ma fu solo un’istante, solo un momento in cui la sua mente si era persa nei ricordi di quel piacevole pomeriggio con…
«Non sapevo che te la facessi con i miei amici.» la sua risposta fu rapida e tagliente e godette nel vedere la donna che stringeva i pugni sul tavolo, il viso che si irrigidiva ancora di più.
«Sei sicuro che sia maggiorenne?»
«Quando hai deciso di scopartelo? Il giorno che te l’ho presentato?»
«Pensavo ti piacessero più aggraziate.»
Era un dialogo tra sordi, quello. Ma l’ultima frase lo fece tremare dalla rabbia – perché considerare Amelia in quel modo… Non si doveva permettere nemmeno di nominarla.
«Sai come mi piacciono?» era una domanda retorica, non attese una sua risposta «Mi piacciono che quando ci sono dei problemi ne parlino faccia a faccia, in maniera matura, cercando di risolvere i problemi. Mi piacciono che non se la facciano con i miei amici, per settimane, alle mie spalle, per poi coglierle sul fatto solo perché sono tornato prima dalla palestra. Mi piacciono che non incolpino me del tradimento, quando l’unico errore che ho fatto è stato non mollarti prima.»
Sputò quelle parole con rabbia e provò uno strano piacere nel farlo, eppure non era la prima volta che le diceva cose simili. Non si era risparmiato quando c’era stata l’occasione – e ancora godeva del pugno mollato a Marco, che aveva osato dirgli “dai, amico, possiamo risolvere la cosa”.
Risolvere la cosa. Per lui erano entrambi morti – e i suoi amici erano stati dalla sua parte, per fortuna.
Eleonora lo fissava, gli occhi celesti illuminati dal trucco erano lucidi. Le labbra rosse venivano mordicchiate dalla tensione e notò il respiro accelerato.
«Spero di essere stato più chiaro, oggi. Quindi, ti do un consiglio: la prossima volta che mi vedi per caso, in strada o in un locale, non mi importa, gira al largo.» sibilò e il sorriso cattivo gli sorse spontaneo sul volto.
La donna era una statua di ghiaccio. Non accennava a muoversi mentre Alessandro continuava a guardarla con odio implacabile.
«Toh, non credevo che facessero entrare cani e porci, qui.»
La voce cinguettante e di finto stupore di Emanuele fece sobbalzare Eleonora. Alessandro si voltò verso l’amico che si era appena avvicinato al tavolo, un sorriso innocente stampato sul volto e la massa di capelli lasciata sciolta sulle spalle.
Il giovane puntava la donna con bieco divertimento.
«Forse non hai colto la mia frase, cara Ele: ti stavo suggerendo di levarti dalle palle.» precisò l’uomo.
Uno scatto e la sedia strisciò sul pavimento – per un attimo parve che il vociare del locale si abbassasse ulteriormente, quasi in ascolto delle vicende tra i tre.
«Buona serata.» un vago balbettio quello della donna, gli occhi bassi dall’imbarazzo.
«Vorrei poterti augurare la stessa cosa.» replicò sarcastico Emanuele. Alessandro tacque, senza nemmeno guardarla, e prese un sorso dal proprio bicchiere.
Eleonora sparì in pochi passi, forse fuggendo da qualche parte a leccarsi le ferite.
Non che gli importasse realmente.
«Faccio giusto qualche minuto di ritardo e già ti ritrovo alle prese con l’ex.»
Il tono ironico del biondo voleva suonare giocoso, ma Alessandro era troppo nervoso per lasciarsi andare alle battute.
«Qualche minuto? Hai praticamente mezz’ora di ritardo.» il tono irritato fece capire a Emanuele che, forse, non era il caso di tirare troppo la corda – se in altri casi lo avrebbe preso in giro e torturato, vederlo con quell’odio negli occhi gli fece capire che sarebbe stato meglio lasciar stare, per quella volta.
«Scusa, a dire il vero mi è passata l’ora mentre giocavo alla play, poi ho trovato traffico.» ammise senza la minima traccia di pudore. Non era mai stato il tipo da tentare scuse per nascondere la verità.
Alessandro non rispose e terminò in pochi sorsi la sua birra.
«Andiamo, non ho più voglia di stare qui.»
La voce suonò bassa e fredda – no, non era proprio giornata quella.
L’amico non disse nulla e accettò in silenzio la decisione dell’altro, limitandosi ad alzarsi e a seguirlo verso la cassa per pagare il conto.
Alessandro ascoltò con un solo orecchio la cameriera che gli diceva l’importo, porse i soldi con aria assente mentre si estraniava dalla realtà come a sfuggire da quel senso di rabbia e fastidio che vedere la sua ex gli aveva appena provocato.
Stava seguendo Emanuele che era uscito per primo, era proprio dietro di lui mentre l’aria gelida di dicembre già lo investiva – e fu in quell’istante che riconobbe una voce allegra e squillante che proveniva dall’altra porta del locale.
Si voltò appena in tempo per riconoscere dei ricci familiari e quella figura ormai piacevole coperta da un cappotto rosso vivo.
Forse, per un attimo, incrociarono gli sguardi.
Oltrepassò l’uscio e si chiuse la porta alle spalle, inoltrandosi nel gelo privo di spirito natalizio, lasciando tutti i ricordi più caldi e piacevoli dentro il locale.
Insieme alla persona che li costellava.
 

 
 
···
 
 

 
«Amelia, tutto a posto?»
La voce di Nicole la richiamò poco più avanti, già più vicina al tavolino che alla porta, ma lo sguardo della mora era ancora fisso sull’altra porta del locale, sul punto in cui le era sembrato di vedere lui.
«Sì, sì.» borbottò e andò dall’amica che la osservava confusa.
Lanciò soltanto un ultimo sguardo alla porta, lì dove il protagonista dei suoi pensieri le era quasi apparso.
Ma poi scosse la testa, decisa a lasciare indietro ciò che le era sembrato di vedere – pensava troppo spesso a lui, ultimamente, doveva smetterla.
Volse uno sguardo verso Nicole e sorrise.
«Stavamo dicendo?»
Avrò di sicuro visto male.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed ecco a voi il terzo capitolo speciale!
Sì, domani mi aspetta un esame e dovrei ripassare invece di “perdere tempo” qui, ma ho pensato che sarebbe stato bello staccare un po’ la testa e terminare il capitolo che avevo in serbo da un po’.
Sinceramente, prima di finire questo capitolo ne ho iniziato altri due “speciali” che però non ho finito, non so come mai, avevo più voglia di scrivere questo – come avrete notato, non ho il solito tono scherzoso e ironico che mi caratterizza, ma ho preferito essere più seria, diciamo così, per quest’argomento.
È ricomparsa Eleonora, eh? Cos’è, credevate che fosse scomparsa così facilmente a suo tempo? No, no! Ha cercato di riavvicinarsi ma il nostro Alessandro è stato più stronzo e sprezzante e l’ha mandata a quel posto!
Ora vi lascio, spero che vi sia piaciuto e, se vi va, lasciate un commentino e ditemi che ne pensate, mi farebbe tanto piacere!
Un abbraccio e alla prossima!
 

~Sapphire_
  
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