Giochi di Ruolo > Eldarya
Segui la storia  |       
Autore: Ino_Nara    09/06/2020    0 recensioni
Ritrovarsi catapultati in un nuovo mondo, perdendo le proprie abitudini, la propria routine, i propri cari. Un mondo strano, magico, in guerra.
Come può una ragazza imparare a conviverci?
Ghirsh se ne trarrà fuori, supererà il turbinio di emozioni che la assalgono? Sarà sopraffatta da queste magiche creature, o si rivelerà essere come loro?
NB: Il lavoro è opera mia, ma per rendere il tutto più logico e realistico, in certi punti seguo lo scorrere delle vicende nel gioco
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erika, Ezarel, Nevra, Valkyon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando ripresi conoscenza mi trovai immersa nel buio.
Lentamente, molto più lentamente del normale, i miei occhi cominciarono ad adattarsi all’oscurità che mi circondava, ma nulla di quello che doveva essere al mio fianco finì per farmi capire dove realmente mi trovassi. Cercai allora di muovere un muscolo qualsiasi del mio corpo, ma oltre a richiedermi uno sforzo immane, nulla sembrò rispondere al mio comando. Improvvisamente avvertii freddo, e una particolare umidità che impregnava l’aria; tesi quindi le orecchie, alla ricerca del più piccolo rumore che potessi captare, del minimo spostamento d’aria che potesse indicarmi la presenza di qualcuno.
Mi sembrava di percepire un lieve rumore che andava e veniva, sempre sulla stessa tonalità, come una ninna nanna che ti culla, ti accompagna, e mi sentii rilassata, dovevo trovarmi vicino ad una fonte d’acqua. E allora perché il buio e il freddo, come mai il sole non mi baciava la pelle e i miei occhi parevano ciechi?
D’un tratto capii, e rimasi delusa dal mio stesso pensiero: ricominciava tutto da capo.
La Guardia Scintillante mi aveva di nuovo rinchiuso nelle prigioni, intrappolata in una cella sospesa sull’acqua per impedire la mia fuga. In quel momento sperai con tutto il cuore che Ashkore venisse a liberarmi, come aveva fatto al mio arrivo ad Eldarya, ma di lui nessun traccia: effettivamente sembrava come se mi avessero abbandonato al mio destino, in una fredda ed umida gabbia per uccelli.
Ed ecco che la mia testa prese a viaggiare nei ricordi, rivivendo le sensazioni del mio arrivo, sentendo l’acqua entrarmi nei polmoni poco prima di essere salvata dall’annegamento, il sapore del sale sulla mia pelle dopo essere stata trascinata in acqua da Colaia… Enthraa!
Cominciai a chiamarla a gran voce, e dopo numerosi richiami, sentii il suono delle acque venire mosse; un secondo dopo le luci soffuse della prigione si accesero, e dopo essermi abituata a quel fievole bagliore, la vidi apparire davanti alla mia cella.
“Enthraa, ti prego, fammi uscire!”
“Non posso, piccola umana, sono gli ordini di Miiko.”
“Apri la gabbia, ti prego, sai che di me ci si può fidare.”
“So che sei stata molto utile alla Guardia, ma non posso trasgredire agli ordini”
La guardai con lo sguardo di chi ne ha vissute tante e sperava di averle vissute tutte, con lo sguardo di chi non aveva più speranza, era stanco di tutto.
Entrhaa, visibilmente a disagio, riscomparve nelle acque scure che circondavano la mia cella e tutte le altre, fortunatamente vuote.
Ora che le luci erano state accese, riuscii a guardarmi intorno e impressi nuovamente nella mia mente le fattezze di quel luogo, ogni piccolo particolare, esaminando ogni angusto angolo: il tempo sembrava non passare mai.
Dopo quella che sembrò un'eternità, fui in grado di sentire dei passi scendere giù per gli scalini.
Il volto di Miiko era livido, arrivava a competere con la parte superiore del suo body, le fiamme ardenti fuoriuscivano dal suo bastone, le stingeva con la mano libera quasi a volerle soffocare.
Stava per esplodere.
Arrivò davanti alla mia cella, senza guardarmi nemmeno di sfuggita, ma comunque la testa alta. Faceva lunghi respiri, come a volersi calmare.
Il silenzio la faceva da padrone.
Riuscii a percepire altre due paia di piedi correre giù per gli scalini, molto più frenetici di quelli di Miiko.
Ben presto Nevra e Valkyon furono al suo fianco, ad un passo da lei, mantenendo il silenzio; le loro facce tradivano preoccupazione, ansia.
“Tiratela fuori di là una volta che avrò finito.”
L'ordine arrivò secco, fuoriuscito da labbra praticamente serrate.
“COSA DIAVOLO PENSAVI DI FARE?!”
Le fiamme si accesero ulteriormente, e nonostante l'umidità del luogo, riuscii a sentire caldo.
“Dopo quello che abbiamo scoperto, ora che sappiamo cosa sai fare, come ti è saltato in mente di buttarti in mezzo alla folla? Tu sai cristallizzare i manaa, tu, solo tu, sei in grado di salvare il cristallo. E cosa decidi di fare? BUTTARTI IN MEZZO AD UNA BATTAGLIA?! Ma ci pensi? Hai costretto l'Oracolo a comparire là fuori, hai messo in pericolo tutti noi!!! Sei un'irresponsabile!!! Meriteresti di marcire in questa prigione! Per sempre!”
Non mi importava un bel fico secco del loro Cristallo e del loro Oracolo, contro tutto quello che volevano farmi pensare ero come loro, e come loro avrei combattuto, in caso di pericolo, non sarei rimasta a guardare altre vite cessare.
Non solo nessuno si era preoccupato delle mie condizioni fisiche, non si erano nemmeno fatti scrupoli a lanciarmi dentro una cella, al freddo e al buio. Non ci vidi più dalla rabbia.
“Allora fammi tornare a casa! Avrai una cella libera in più, nel caso ti venisse voglia di gettarci dentro qualcun'altro!”
I ragazzi distolsero lo sguardo, ammirandosi i piedi, che dovevano essere diventati improvvisamente interessanti, Miiko continuò a guardare dritto, ma spostò gli occhi nella mia direzione, un luccichio strano al loro interno.
“Vuoi tornare a casa? Ebbene, sai che non è possibile. Non possiamo sprecare queste risorse solo per un tuo capriccio, sono troppo importanti per noi. E poi, il tuo ritorno sarebbe inutile.”
“Qualcuno mi aspetta, dall'altra parte; qualcuno che di sicuro si preoccupa per me più di quanto voi abbiate mai fatto in questo periodo.”
“Non più.”
“Cosa vuoi dire?!”
Sentii l'agitazione scorrere nelle mie vene, bloccarsi nel petto, all'altezza dei polmoni, il cuore farsi pesante.
Miiko si era improvvisamente ammutolita.
“Parala, cosa vuoi dire? Cosa avete fatto alla mia famiglia?”
“Stanno tutti bene, non dovresti preoccuparti per loro.”
La risposta fu secca, la più secca che Miiko potesse pronunciare, i ragazzi parvero singhiozzare, essere scossi da un fremito.
“Basta con tutte queste bugie, cos’altro avete escogitato per rovinarmi la vita?”
La Kitsune parve riflettere, poi il suo corpo si rilassò emettendo un sospiro.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo, rispose: “Non sanno chi tu sia.”
Aggrottai le sopracciglia, mi era difficile capire e anche solo provare ad immaginare quello che erano riusciti ad inventarsi. Prima ancora di chiedere delucidazioni, lei riprese a parlare.
“Ti abbiamo ingannata, truffata o qualsiasi altro termine tu voglia utilizzare. Come al solito noi siamo stati brutti e cattivi, e tu la nostra povera vittima. Vuoi andarti a lamentare? Fallo pure, so di avere sbagliato se è questo che vuoi sentirti dire! Ma io agisco per il bene di Eldarya, della mia Guardia, di tutti coloro che sono sottoposti a me! Non posso permettermi, in queste condizioni, in questo contesto di mandarti a casa. E la soluzione migliore per non fare soffrire chi ti aspettava dall’altro lato, era eliminarti dai loro ricordi. Tu, nel tuo mondo, non sei mai esistita.”
Lo diceva con una tale semplicità da mettere i brividi.
Io ero morta.
Non costretta a rimanere nel loro mondo, ma indotta a volerci restare.
Nessuno mi aspettava più, nessuno mi amava più. Io ero il nulla.
Una domanda, una sola mi frullava nella testa.
“Come avete fatto?”
“Ti abbiamo fatto bere una pozione.”
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Eldarya / Vai alla pagina dell'autore: Ino_Nara