Serie TV > Jessica Jones
Segui la storia  |       
Autore: MusicAddicted    16/06/2020    24 recensioni
Prendete due serie TV, shakeratele fra loro, trovate un punto d’incontro, stravolgete tutto lo stravolgibile… ed ecco che otterrete questa storia.
Crowley ha una delle sue brillanti idee e la propone ad Aziraphale.
E se Jessica e Kevin avessero ottenuto i loro poteri in tutto un altro modo? Se fosse un altro il loro primo incontro?
Forse stavolta tutto fra loro potrà essere più romantico, forse.
Degli Ineffabili Maritini invece… che ve lo dico a fare?
E in tutto questo che ne sarà dell’Anticristo?
La fine del mondo si eviterà?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Jessica Jones, Kilgrave, Trish Walker
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ineffably-inevitable-cover



 

Capitolo V: Princess in danger


                                                    New York, Minton's Playhouse, Harlem, 206 W 118th Street, 5 April 2006


“Scusami solo un momento,” dice la bella morettina, mentre Kevin la sta ancora fissando imbambolato.

La segue con lo sguardo, mentre con passo sicuro lei si muove verso il bancone, andando da uno dei barman.

È un uomo sulla cinquantina, piuttosto robusto, ma lei lo solleva come se pesasse venti grammi, scaraventandolo dall’altro lato del locale.

Se possibile, Kevin ne è ancora più affascinato.

- Quella ragazza ha i poteri.. come me! -

È troppo ammaliato da lei per fermarsi a fare la più elementare delle associazioni.

“Hey, tu, ragazzina, si può sapere cosa stai facendo al mio dipendente?” interviene il proprietario del locale, anche se ha un po’ paura ad avvicinarla… infatti si limita a urlare prudentemente dal bancone.

“Come dipendente? Significa che… tu allora lavori qui? Eppure sei entrato così di soppiatto..” guarda stranita l’individuo che a stento sta cercando di rialzarsi.

“Certo che sì… tu chi diavolo sei?” bercia l’uomo di mezza età, guardandola in cagnesco, riuscendo, un po’ fatica a rimettersi in piedi.

La ragazza scoppia a ridere, ma di una risata senza allegria dentro.

“Quella è proprio la parola più sbagliata che potessi usare, semmai posso dire di lavorare per la concorrenza.” gli sussurra all’orecchio, scatenando la gelosia del bel Kevin, che la vorrebbe così vicino a sé.

“Dimmi un po’,” torna a rivolgersi al proprietario del locale lei. “Hai la tendenza ad assumere gente che prova ad avvelenare i clienti?” lo mette in difficoltà.

 

“Ma che cosa….” si incupisce il titolare.
 

“Il bicchiere che ho fatto cadere, fallo analizzare, vedrai che dico il vero.” lo istruisce la ragazza.

“Bob, ha ragione lei?” lo interroga arcigno il suo superiore.

 

“Io…” mugugna l’uomo, prima di afferrare con le ultime energie un coltello da uno dei tavoli.

“Maledetto, è tutta colpa tua, sei doppiamente la rovina della mia vita!” ringhia avventandosi con grande sforzo, con il coltello proteso in avanti, contro Kevin, che sarebbe anche più che pronto a immobilizzarlo con la sola forza delle sue parole, se qualcuno non ci avesse già pensato con la propria forza fisica.

La ragazza infatti lo sta sollevando a mezz’aria tenendolo per il collo con una sola mano.

 

“Allora non la vuoi proprio imparare la lezione, eh?” sbuffa. “Dormici su!” aggiunge, prima di sbatterlo contro la parete quel che basta per fargli perdere i sensi.

Kevin le sorride estasiato, sorriso che si ritrova a ricambiare anche lei, decidendo che merita un incontro più ravvicinato con chi ha appena salvato.

- E poi non mi dispiacerebbe affatto conoscere un po’ meglio questo elegantone così affascinante.-

************************* 


                                                                         London, Soho, Greek Street, 5 April 2006

 


“Mi raccomando, maneggiali con cura sono volumi antichissimi, non quanto noi, ma quasi!” ridacchia Aziraphale scendendo dalla scala quel tanto che basta a passare a Crowley la pila di libri che ha accumulato dallo scaffale più alto senza fatica.

Peccato che tenda a dimenticare troppo spesso che Crowley non è dotato della sua stessa forza, anzi, è parecchio più propenso a sfiancarsi di molti esseri umani.
Motivo per cui, una volta raccolti fra le sue braccia quei volumi, il demone cade rovinosamente a terra, ma ben conscio di quanto l’angelo tenga ai suoi libri li protegge cadendo sulla sua schiena.

 

“Caro!” si allarma il biondo, scendendo subito dalla scala per andare in suo soccorso. “Perdonami, forse dovevo passartene uno alla volta?” si rammarica prendendogli dalle braccia con facilità i libri e riponendoli su un tavolino.

“Uno? Facciamo anche mezzo per volta? Ma quanto accidenti pesano?” brontola il rosso, rialzandosi.

“Mezzo? Non potrei mai fare questo ai miei adorati!” proclama Aziraphale.

“Però va bene spezzare il sottoscritto come fosse un grissino?” bercia il demone.

 

“Il solito melodrammatico, stai meglio di me, grissino!” lo punzecchia Aziraphale.
 

Crowley non glielo dirà mai, ma quel suo piccolo lato del suo carattere, un po’ bastardo, è una delle cose che più ama in lui.
 

“E comunque sei stato tanto …. quella parola che non ti piace, ad aiutarmi con l’inventario, quando al telefono ti ho detto che ero moto indaffarato, non pensavo che saresti venuto qui da me per darmi una mano.”

- Qualsiasi cosa pur di passare un po’ di tempo assieme, angelo.- rimugina Crowley, camuffando il tutto con un'alzata di spalle.

“In due si fa prima, no? E poi se non c’ero io, pigro come sei di sicuro saresti ricorso a qualche miracolo per farlo.” lo punzecchia.

“Touchè!” ridacchia il biondo. “E la nota di demerito da Gabriel non avrebbe tardato ad arrivare,” borbotta.

 

“Qualcuno dovrebbe fare delle note di demerito al tuo capo bacchettone per tutte quelle che fa lui!” sbuffò Crowley.

“Direi che dopo questo scaffale ci siamo guadagnati una più che meritata pausa, caro. Mi faresti compagnia per un tè con dolcetti?” offre affabile Aziraphale.

- Per poi fermarti anche a cena, dormire qui, fermarti domani a pranzo, poi a cena … e così via fino alla fine del mondo? Non si può vero? - rimugina il bell’angelo.

Crowley sta per accettare di buon grado quell’invito - beh, la parte palesata, perlomeno, l’altra è un segreto che probabilmente Aziraphale si porterà nella tomba… se gli angeli ne hanno una!- quando qualcosa gli fa cambiare idea.

“Dannazione! Il mio assistito… avverto bruttissime vibrazioni…”
“Ora sei tu a fare il demone chioccia!” lo sbeffeggia Aziraphale. “Guarda me, ormai mi reco dalla mia protetta solo e soltanto se strettamente necessario e…”

“Fidati, è strettamente necessario stavolta e se lo dico io che sono davvero brutte queste vibrazioni che avverto è tutto dire!” borbotta Crowley. “Io devo andare!” sparisce con uno schiocco di dita, lasciando Aziraphale a fissare uno spazio vuoto, mentre addenta sconsolato un biscottino al burro.
 

********************************

                                               New York, Minton's Playhouse, Harlem, 206 W 118th Street, 5 April 2006



“Mi permetta di porgere le mie più sentite scuse. Bob ha sempre svolto un servizio impeccabile per almeno vent’anni, non so cosa gli sia preso, ma ho già chiamato la polizia.” avvisa quella potenziale vittima il titolare.

 

“Hai fatto benissimo. Un doppio tentato omicidio non è certo una cosa che si può lasciar correre!” dice Jessica, prendendo posto al tavolo del giovane uomo, di fronte a lui.

Potrebbe quasi giurare che a lui la cosa faccia piacere, almeno da come la sta guardando.

Lei ci potrebbe affondare in quei due pozzi profondi di un caldo cioccolato fondente.

- Che sguardo affascinante che ha! Okay, no, lui è tutto affascinante! - non può fare a meno di notare, mantenendo il contatto visivo con lui una sorta di sfida silenziosa.

 

“Posso conoscere il nome della mia salvatrice?” le sorride galante.
 

- Oddio, questo accento Inglese è così sexy… se mi parla e mi sorride ancora così finisce che me lo porto sul retro del locale! - si perde nelle sue fantasie la quasi ventenne.
 

“Puoi anche offrirle da bere per ringraziarla!” replica sfacciata lei, divertendolo, prima di porgergli la mano: “Io sono Jessica. Jessica Jones.”

“Kil...Kevin Thompson, molto lieto.” sembra avere qualche incertezza lui, prima di rendere la presentazione più ufficiale, mentre le stringe la mano.

- Così bella e anche così intraprendente. Quanto mi piaci già, Jessica. Jessica Jones. - si ripete quel nome nella mente Kevin, come se fosse una musica.

 

Entrambi avvertono una strana quanto piacevole scossa, una sorta di elettricità fra loro e si guardano intrigati.
 

“Naturalmente, questo giro di drink è offerto dalla casa, Signore e Signorina.” offre gentilmente il titolare, che è rimasto lì. “Sperando di farle cosa gradita e riaverla ancora qui con noi.”

“Se non attentate alla mia vita, sì, ci torno volentieri!” replica Kevin, un po’ inacidito, ma nemmeno troppo, vista la piacevole compagnia in cui si ritrova.

 

“Porta a entrambi quello che aveva ordinato lui… magari senza veleno, stavolta!” rincara la dose Jessica.

“Temo che a lei dovrò chiedere un documento, Signorina, il Signore aveva ordinato un Manhattan.” si rivolge a lei il titolare.

“E con questo? Ho l’età per bere un Manhattan, anche tre se voglio!” fa spallucce lei.

 

Kevin la osserva sempre più divertito.

“Nessun problema, allora.” le sorride il proprietario. “Me lo dimostri.” insiste, facendola sbuffare.

“Ho quasi ventuno anni…. beh, il prossimo mese, dell’anno prossimo, li avrò.”  confessa lei. “Uno stupido anno e quarantacinque dannati giorni non possono davvero essere un cazzo di problema!” sbotta, alzando gli occhi e rassegnandosi già a bere un analcolico.

“E infatti non è un problema. Lei può bere. Ora portaci i nostri drink.” interviene Kevin.

 

“Ma certo, Signore, provvedo!” sorride l’uomo, allontanandosi.

“Non ci credo, lo hai convinto!”  guarda ammirata Kevin Jessica.

“Ti posso assicurare che è una delle cose che mi riesce meglio.” ridacchia lui. “Mentre io, dall’alto dei miei ventinove anni abbondantemente compiuti, non ho alcun problema a bere.”

“Non lo avrei neanch’io, tranne quando trovo dei baristi bacchettoni e pignoli come questo!” replica lei. “Anche se Zir… Zio. Mio zio non vuole che io beva troppo.” si corregge lei all’istante. “Piuttosto, me lo dici che hai combinato a quell’uomo per spingerlo a odiarti così tanto?” cambia furbescamente argomento.

“Oh beh, può darsi che io abbia convinto sua moglie ad andare a letto con un altro.” fa spallucce lui, non volendo dare molto peso alla cosa.

“Con te?” si acciglia lei, in preda a un’ingiustificata gelosia.

“Noo, io l’ho solo spinta, poi non è affar mio con chi sia andata lei.”

“Non doveva esser affar tuo nemmeno spingerla.” indaga lei.

 

“Invece lo è. Sono il suo psicologo. Lei è una mia paziente.” le svela lui.
 

Nel corso di quei tre anni e mezzo è riuscito ad aprirlo davvero il suo studio a Londra, fornendo però anche sedute a domicilio, ovunque si trovi. Inutile dire quante vittime questo frutti ai piani suoi e di Crowley.

“Sono una detective e, ti dirò, da qualche settimana c’è un incremento di matrimoni e relazioni andati in pezzi... dovrò fare qualche ricerca in più per scoprire se sono tutti collegati a te, Dottor Thompson!” lo scruta diffidente lei.

 

“Fa’ del tuo meglio allora, Detective Jones!” la sfida lui, sapendo di aver coperto molto bene tutte le tracce con gli altri suoi pazienti, eppure avvertendo la sensazione che lei possa essere un osso duro.
 

- Bellissima, ma un po’ troppo ficcanaso! - pondera Kevin.

- Bellissimo, ma un po’ troppo arrogante!- pondera Jessica.

Entrambi continuano a sorridersi come se niente fosse, ancora di più quando arrivano i loro drink.

 

“Che ne è del tuo dipendente?” domanda all’uomo Kevin.
“Oh, non si preoccupi, lo abbiamo portato nel retrobottega, lasciandogli riprendere i sensi. La polizia sarà qui a breve.” lo informa l’altro.
“Gli voglio fare un bel discorsetto, prima che la polizia sia qui. Portami da lui. E lasciaci soli.” comanda Killgrave e al suo interlocutore non resta che obbedirgli.

“Non ci metterò molto, mia cara.” ammicca verso Jessica, che lo guarda allontanarsi un po’ stranita, ma del resto ha un cocktail con cui distrarsi.

Una volta raggiunto il retrobottega, il titolare li lascia soli e indisturbati.

 

Il cameriere è rannicchiato in un angolo, ha da poco ripreso i sensi e si allarma quando se lo ritrova lì.

Si tratta di uno spazio stretto con mattoni a vista, fatto di corridoi di media lunghezza, con le pareti impregnate di un forte odore di vino.

 

“Cosa ci fai tu qui? Bastardo, non mi hai già rovinato abbastanza la vita?” ringhia.
 

“Hai cercato di avvelenarmi. E poi di accoltellarmi. Secondo te cosa dovrei farti? Io trovo equo ripagarti con la stessa moneta. La differenza è che il mio non sarà solo un tentativo.” sogghigna in modo inquietante Killgrave, con una luce nei suoi occhi scuri che non promette nulla di buono.
 

“Io non…” mugugna l’uomo, in preda al panico.
 

“Scommetto che ti è rimasto in tasca un po’ del veleno che hai usato, dimmi se ho ragione.”

“Sì, Signore.” si ritrova ad ammettere senza esitazioni l’altro, con sua grande sorpresa.

 

Il ghigno sinistro del bell’Inglese si allarga ulteriormente.
 

“Però vedo anche dei coltelli in questa stanza. Si direbbe che ci hanno lasciato soli in un bel parco giochi.” ridacchia Killgrave, passeggiando per il retrobottega e prendendo uno dei coltelli dal ceppo in legno, uno sufficientemente affilato.

“Dimmi cosa mi volevi fare con quel coltello e perchè.” lo interroga, riavvicinandosi a lui con grandi falcate.

“Te lo volevo puntare alla gola e poi sgozzarti, come il maiale che sei, per aver messo in testa certe idee a mia moglie!” confessa senza filtri la sua vittima, con tutto l’odio che cova dentro.

Per tutta risposta, Killgrave scoppia a ridere.

 

“Non c’è che dire, l’hai davvero presa male.” commenta divertito, ma poi torna serio. “Dimmi se hai mai tradito tua moglie.” domanda con tono gelido.
 

“Sì, tre volte.” confessa l’uomo.

 

“Poi il maiale sarei io!” ridacchia Kevin. “Potrei farti sgozzare da solo e sorridermi mentre lo fai … oppure potrei farti tagliare le vene e lasciarti sanguinare finché non arriva la polizia… un gesto tanto disperato, quanto comprensibile, di chi in galera non vuole finirci.” valuta tutte le possibilità Killgrave, terrorizzando la sua vittima, ancora di più mentre lo osserva percorrere tutta la lama con il suo indice, sfoggiando uno sguardo maniacale . “Non ho mai chiesto a nessuno di uccidersi, sai? Ma c’è sempre una prima volta… e non dimentichiamoci che c’è sempre quello che resta del veleno, forse la soluzione più sbrigativa… uhmm, veleno o coltello? Forse dovrei lasciar decidere al destino.” dice, estraendo un penny dalla tasca. “Testa, ti accoltelli, croce, ti avveleni!” ammicca sornione, lanciando in aria la moneta.

 

Non saprà mai l’esito, per il semplice motivo che la moneta  è rimasta sospesa in aria.
Qualcuno ha fermato il tempo.

 

“Crowley!” si volta lui, ritrovandosi faccia a faccia con il demone.

 

“Le vibrazioni che avvertivo non si sbagliavano. Kevin, che mi combini? Sì, lo so cos’è successo, ho osservato tutta la scena.” lo mette al corrente lui. “Violenza, ferite, un po’ di dolore. Ne sono un grande fan, lo sai. Ma… la morte? Pensaci bene, mio caro, se lo fai ci sarà un poster gigante con la scritta in neon ‘Benvenuto all’Inferno, Kevin.’!” lo mette in guardia. “Dimmi, ne vale davvero la pena? Del resto quest’uomo la vita se l’è già rovinata parecchio con le sue scelte. E di punti me ne hai fatti guadagnare a frotte già così.” lo fa desistere.

“E va bene, va bene, troverò qualcos’altro.” si ravvede Kevin. “Puoi far riprendere il tempo … e se vuoi puoi anche restare a guardare, se ti rendi invisibile a lui.”

 

“Certo che resto a guardare!” ridacchia Crowley, riportando lo scorrere del tempo alla normalità.

La moneta cade, assieme al coltello che Killgrave getta a terra, rivolgendosi nuovamente alla sua vittima.

 

“Quando sarai in carcere importunerai il tuo compagno di cella fino a farti picchiare come si deve.” trova una valida alternativa Killgrave, andando verso l’uscita.


“E se non ha compagni di cella?” lo punzecchia Crowley.
“C’è sempre un compagno di cella!” insiste l’altro. “E anche se non ci fosse, hai ragione tu, la sua vita è già abbastanza compromessa così!” riflette. “Contento adesso?”
“Più che contento, credimi, è molto meglio così.” ammicca Crowley. “Ora puoi tornare al tavolo, non fare attendere troppo quella deliziosa ragazza.”

“Ma… si può sapere da quanto mi spiavi?” sbuffa Kevin.
“Tutto il tempo che occorreva!” gli fa una spiritosa linguaccia Crowley.
“Bene, ora però, caro il mio demone guardone, lo spettacolo è finito!” gli lancia un chiaro messaggio Kevin, prima di aprire la porta.
“Afferrato il concetto!” schiocca le dita Crowley, svanendo.

 

 

Mentre le sirene spiegate annunciano l’arrivo della Polizia, Kevin riprende posto di fronte a Jessica.
“Ci hai messo un po’... soddisfatto?” domanda lei, che ha quasi finito il suo drink.
“Non come avrei voluto, ma… me lo farò bastare.” replica lui, sorseggiando il suo.

 

“Sei così misterioso, Kevin Thompson… non farmi pentire di aver salvato quel tuo bel faccino,” si lascia sfuggire Jessica, che forse l’alcol ancora deve imparare a reggerlo meglio.

“Cosa?” le chiede lusingato Kevin, allungandosi verso di lei.
“Cosa?” finge di non aver detto alcunché lei, accorgendosi troppo tardi che quella cosa non si è limitata solo a pensarla.

“Hai detto che io ti piaccio!” sfodera un sorrisone tronfio Kevin.
“Tu vaneggi!” nega spudoratamente lei.
“Bugiarda. Ti ho sentita benissimo poco fa. E comunque non vedo dove stia il problema, dato che tu sei una visione.” la osserva incantato lui, con le braccia incrociate sopra il tavolo e in mento che poggia sopra di esse.

 

Jessica arrossisce lusingata, toccandosi nervosamente una ciocca libera dei capelli.
“Nessuno mi ha mai chiamata ‘visione’ prima d’ora.” bofonchia lei, necessitando altro alcol, tanto che una volta finito il suo, ruba qualche sorso anche da quello di Kevin.
“Beh, dovevi ancora incontrare me!” le sorride suadente lui.

 

“Jessica, voglio essere sincero con te.” si fa più serio lui.
 

- Male che vada posso sempre farle dimenticare quest’ultima parte. - valuta lui.

“Dimmi tutto,” lo sprona lei.

“Tu hai i poteri, l’ho visto prima. Non si può dire che tu faccia molto per nasconderli.” esordisce lui.

“Sì, ho i poteri e se serve li uso. E se la gente vuol chiacchierarci a riguardo, che faccia pure. E allora? Per adesso non si è presentato nessuno alla mia porta per vivisezionarmi!” sdrammatizza lei.

 

“Me lo auguro per te.” sorride Kevin. “E comunque li ho anch’io.”
“Che cosa?” si acciglia lei
“I poteri.” precisa lui.
“E quali? Quello di cacciarti nei guai?” lo fa sorridere lei.

“Prima, quando ti ho fatto portare da bere nonostante tu non abbia ancora l’età per farlo… o quando ho convinto il titolare a lasciarmi solo con quel rifiuto umano che ormai è stato affidato alla giustizia… beh, non è stato un caso.”

“Okay, sai essere convincente, te lo riconosco, ma quello mica è un potere!” commenta scettica lei.
“Non è che sono convincente. Io controllo le menti. Posso far fare alla gente qualsiasi cosa io voglia.” precisa lui, ma la trova ancora piuttosto dubbiosa.

 

“E se ti dicessi che posso farti usare cucchiaino, tavolo e bicchiere come se fossero la tua batteria personale?” propone lui.
“Non farei mai nulla di così stupido!”
“Tamburella per trenta secondi  tavolo e bicchieri con il cucchiaino.” la sprona lui.

 

E Jessica obbedisce, coprendosi di ridicolo, con gli altri tavoli che la guardano straniti.

“Oh, cazzo!” si rende conto alla fine, fissando il cucchiaino che ha in mano, sconvolta.
“È quello che ho cercato di dirti…”

Jessica fa mente locale e si alza di scatto dalla sedia, guardandolo truce.

 

“Un momento. Tu coi tuoi poteri fai fare cose più o meno cattive alla gente…”

Anche Kevin scatta in piedi, colto dalla stessa realizzazione.

“E tu con i tuoi impedisci che avvengano cose cattive…” la scruta lui, scuro in volto.

“Sei lo stronzo che lavora per l’Inferno!” lo indica furente lei, muovendo un passo più vicino a lui.

“Sei la stronza che lavora per il Paradiso!” l’accusa lui, rabbioso, facendo la stessa cosa.

 

Non saprebbero dire nemmeno loro da chi sia effettivamente partito, ma l’attimo dopo sono entrambi impegnati in un bacio appassionato.
Hanno saltato ogni tipo di preliminare esitante o impacciato, sembra che vogliano divorarsi a vicenda e sembra non abbiano mai fatto altro prima di allora.

Il brusio del locale, le sirene della polizia, il traffico fuori… non sembra esistere più niente.
Ci sono solo Kevin, Jessica e la loro voglia reciproca di approfondire quel contatto.
Le mani di Jessica sono già sotto la camicia di Kevin, lui invece non fa complimenti e con le sue le stringe le natiche, tirandola più a sé.

Prima che la situazione sfugga loro di mano, Kevin trova l’autocontrollo necessario per scostarsi da lei.

“È divertente, se penso a tutte le volte che Crowley mi diceva che tu ed io non non ci saremmo mai dovuti incontrare.”

 

“La stessa cosa che Zira diceva a me. E sai che ti dico? Le regole possono andare ufficialmente a farsi fottere!” spergiura lei.

Kevin scoppia a ridere, tirandola nuovamente verso di sé.

“E tu dovresti essere quella angelica!” la prende in giro lui, accarezzandole il viso con dolcezza infinita.
“Zitto e baciami!” annulla nuovamente le distanze lei.

Quando si separano, stavolta decidono di comune accordo che la cosa migliore è uscire da quel posto, dove, decisamente, stanno dando un po’ troppo spettacolo.

Jessica riflette su ciò che ha appena scoperto.

 

- Accidenti a me, io non dovrei sentirmi così attratta da lui… è pur sempre il nemico. Primo, però è anche vero che ora mi sento meno sola in questa cosa soprannaturale. Secondo, in fondo non fa cose così estremamente crudeli… okay, qualche cattiva azione, ma non uccide nessuno… almeno spero. Terzo, sta dando più lavoro alla mia agenzia investigativa, in un certo senso gliene dovrei essere grata.-
 

Jessica è così persa nelle sue considerazioni che a malapena si accorge che Kevin l’ha presa per mano mentre passeggiano e la cosa non la infastidisce minimamente.
Fra di loro sembra tutto così naturale.

“Vorresti provare com’è avere il mio potere?” la distoglie lui.
“Come, scusa?” lo guarda confusa lei.
“Potrei comandare alla gente di fare tutto quello che dici loro tu, così capiresti com’è!” le propone.
“Grazie, ma… credo che mi terrò la curiosità. Io non posso farti provare com’è avere la super forza, però potrei prenderti in braccio e farti fare un grande salto in cima a qualcosa… o gettarmi con te da un palazzo,” rilancia lei.

Lui la guarda ancora più affascinato.

 

“Cosa? Hai un altro potere? Puoi anche saltare?”
“Già. E non sai quanto.” sogghigna fiera lei.

“Grazie della proposta ma, no, non ci tengo a farmi prendere in braccio da te. Farebbe troppo Principessa in pericolo da salvare.” storce la bocca lui.


“Tu un po’ sei una Principessa in pericolo, prima ti ho salvato. Ben due volte!” lo sbeffeggia lei.
“La seconda avrei potuto benissimo salvarmi da solo!” rimbrotta lui.

“Cara la mia Principessa, chi te lo dice che io non sia il Cavaliere sul bianco destriero che stavi aspettando?” lo punzecchia lei, scompigliandogli i capelli, probabilmente qualcosa che lui non permetterebbe di fare a nessuno.

 

Nessuno, a parte lei.

“Vieni qua, mio prode Cavaliere!” sta al gioco lui, baciandola nuovamente.
“Okay, non vorrò che mi fai saltare con te però voglio vederti all’opera, voglio vedere come fai.” mormora lui fra i baci.
“Vogliamo fare domani sera? Trovo un posto adatto e poco frequentato e te lo mostro.” propone lei, contro le sue labbra.
“È un appuntamento?” sorride lui, sfiorandole i capelli.
“Solo se lo vuoi.” si stringe più a lui lei.
“Ovvio che lo voglio, mia cara.” le assicura il ragazzo.


“E ne avrei anche un altro di potere…” gli racconta lei a fine bacio, mentre continuano la loro passeggiata.
“Un altro? Comincio a pensare che gli angeli siano di manica larga e i demoni degli spilorci tremendi, lo sai che il mio potere dura solo dodici ore?” si lagna lui.

“Beh, dici niente? Puoi far fare un sacco di cose in dodici ore, ma non sarò certo io a suggerirle.”
“Quel che è certo è che non voglio mai far fare nulla a te, Jess, non ti controllerò, né ora, né mai.” le promette lui, serio.
“Grazie. E io non userò mai la mia super forza contro te.” promette in cambio lei.

“Ti va di dirmi qual è il tuo terzo potere?” torna sull’argomento lui, ma senza ordinarglielo, appunto.
“Beh, non è proprio un potere a tutti gli effetti come gli altri due, però… diciamo che ho una maggiore resistenza al dolore. Insomma, fa sempre un male dell’inferno quando qualcuno mi spara, però tendo a guarire un pochino più velocemente della norma.” spiega lei.

“Quando qualcuno ti spara?” quasi urla lui che si sente incredibilmente protettivo nei confronti di quella che dovrebbe essere solo la sua Nemesi.
“Hai capito bene. Pensa che il mio primo proiettile me lo sono beccata a quindici anni!” fa la spaccona lei.
“Accidenti, ma è terribile! Non avresti dovuto affrontare certe situazioni a una così tenera età!” si allarma lui.
“Hey! Magari era un tale a cui tu stesso hai ordinato di sparare!” contrattacca lei.

“Comunque è quello che devo fare, non mi posso tirare indietro, né lo voglio. Anche se non l’ho chiesto io di avere i miei poteri quel lontano 5 Aprile del…”
“2000?” la anticipa sconvolto lui.
“E tu come fai a sapere che era il 2000?” strabuzza gli occhi lei.
“Perché è lo stesso giorno che io ho ricevuto i miei. La differenza è che a me è stato chiesto e io ho accettato con entusiasmo.” si pavoneggia lui.

“Kevin?”
“Sì?”
“Anche oggi è il 5 Aprile. Non ti sembra strano?” gli fa notare la ragazza.
“Hai ragione. È come se fosse… premeditato.” si fa pensieroso Kevin.
“E da chi? Non certo dal Paradiso, il mio angelo non voleva nemmeno che io ti vedessi.”
“Tanto meno lo vuole l’Inferno, il mio demone a stento mi diceva cose su di te.”
“Allora premeditato da chi?” si acciglia Jessica, prima che Kevin le stringa la mano fra le sue.
“Dal destino, Jessica. Quasi come se noi due fossimo… inevitabili.”

******************************************

                                                                                     London, Soho, Greek Street, 5 April 2006

 


“Ma bene, anzi, male angelo… mi allontano un secondo e batti subito la fiacca, vedo!” ricompare nella libreria di Aziraphale Crowley, trovando il proprietario coricato su uno dei divanetti nell’angolo dove spesso i due sono soliti prendersi una sbronza.

“Hai una concezione del tempo tutta tua, caro, perché sei stato via ben più a lungo di un secondo. Spero almeno ne sia valsa la pena.”

“Direi proprio di sì, sono intervenuto per tempo e ho salvato il mio protetto dalla dannazione eterna.” lo informa inorgoglito il rosso.

 

“Caro, tu te lo ricordi che sei un demone, vero? Alla dannazione eterna le persone ce le dovresti condannare, semmai io dovrei impedirlo.”

“NGK! Beh, non lui, e poi, finché tu è così che intervieni, standotene in panciolle sul divano, è molto meglio che ci abbia pensato io.” lo sbeffeggia Crowley.

 

“Anche Lei si è riposata dopo le sue fatiche!” si giustifica l‘angelo, guardando il soffitto. “Non ci trovo nulla di nocivo nell'imitarla, di fatiche ne ho fatte parecchie.”

“Dài fammi un po’ di posto. Anche salvare dalla dannazione è stancante!” si sdraia accanto a lui Crowley con Aziraphale che stende la sua coperta celeste tartan su entrambi.

Crowley è troppo stanco per obiettare sulla fantasia di quel tessuto e si limita ad apprezzarne il tepore assieme a quello che gli dà quell estrema  vicinanza col suo amato angelo.

 

“Una piccola pausa non può farci che bene.” si gira nella sua direzione Aziraphale, accoccolandosi a lui con uno sbadiglio.

Però Crowley non può ancora dormire, né vuol far addormentare l’angelo.

 

“Lo sai che il mio assistito ha incontrato una ragazza oggi? Voglio dire, non che le donne gli siano mancate in questi anni, con o senza i suoi poteri… ma il modo in cui guardava questa è diverso, non l’avevo mai visto così rapito… secondo me ha trovato quella giusta!” lo mette al corrente Crowley.

“In effetti percepivo amore qui… dev’essere quello a cui hai assistito tu…” bofonchia l’angelo.

 

- In che senso percepisci se c’è amore? - si allarma Crowley tanto che per poco non cambia la sua forma in quella di serpente ma riesce a mantenere i nervi saldi.

“Sì, dev’essere quello…” gli dà man forte il demone, chiudendo finalmente gli occhi.

 

“E comunque sono felice per il tuo protetto… vorrei tanto che anche la mia assistita trovasse un bravo ragazzo che badi a lei…” mormora Aziraphale, prima di addormentarsi.

“Un giorno lo troverà, ne sono certo.” replica Crowley, già addormentato.

 

TBC

Aawwww ma quanto è dolce l’immagine degli Ineffabili che fanno il pisolino insieme sullo stesso divano, avvolti nella stessa coperta? *O*

 

come se di fluff non ne avessi già messo abbastanza con gli Inevitabili… loro vi sono piaciuti? Hanno fatto abbastanza scintille fra loro? ;P

E Killy da solo col cameriere? Spero lo abbiate trovate almeno un po’ creepy altrimenti non è Killy! XDed era a tanto così dal diventare come quello della serie … meno male lo ha fermato Cro ;) scusatemi ma mi piace un sacco questo canon diverge che ho creato dove lui è uno psicologo 🤩🤩

Dove li vorreste vedere al loro primo appuntamento? Da dove dovrebbe saltare Jessica? ;)  sento che dovrò setacciare google…
 

Fra l’altro sono fresca fresca di rewatch dell’episodio 7 non capirò mai come faccia Jess a non sciogliersi con quella dichiarazione, aawwwwww , io mi liquefo ogni volta (quando lui le dice che sono Inevitabili, poi aaaaaaaaawww, quanto ha ragione!).


Qualsiasi cosa vi vada di dirmi, non esitate a farlo <3
 

alla prossima, mi sa che prima di riapprodare su questi lidi, devo riesumare un po’ di cose su GO

Notte, è tardino.. ma ho fatto anche di peggio ahah
   
 
Leggi le 24 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Jessica Jones / Vai alla pagina dell'autore: MusicAddicted