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Autore: ely_comet    18/06/2020    3 recensioni
“Ehi Sana, sai che domani avrò la prova, quella decisiva..”
“Bene, questa volta sarai cintura nera!”
“Già.. e poi.. se diventerò cintura nera.. io vorrei parlarti..”
[..]
“Akito, se prenderai la cintura nera, sappi che anch’io vorrei parlarti..”
Sana e Akito non sono più acerbi ragazzini alle porte dell'adolescenza. Ormai sono adulti, frequentano l'università di Tokyo, ma nonostante tutto le loro vite rimangono comunque intrecciate da un legame indissolubile. Saranno i sentimenti mai confessati o la forza distruttiva del tempo ad incrinare un equilibrio fin troppo precario?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. Woman - Harry Styles

 

<< I hope you can see, the shape that I'm in

While he's touching your skin

He's right where I should, where I should be

But you're making me bleed >> 

 

 

Le lezioni all’università erano ricominciate, le giornate si facevano più corte e fredde. I viali erano totalmente ricoperti dalle foglie arancio e rosse degli alberi d’acero, i baracchini del cibo di strada si accumulavano lungo le vie dei quartieri emanando un profumo delizioso a qualsiasi ora del giorno e della notte. 

Sana, avendo perso le sessioni di esami precedenti, aveva deciso di lasciare il lavoro da parte per concentrarsi sugli studi, cercando di recuperare il prima possibile. Rei si era inalberato a causa del fatto che l’attrice avesse deciso di metterlo temporaneamente in pausa dal suo impiego.
“Rimarrai comunque il nostro autista e agente, solo con ritmi meno serrati! Dovresti essere felice, adesso puoi passare molto più tempo con Asako!” ma Sagami non era affatto contento: era convinto che, prima o poi, Sana avrebbe abbandonato la recitazione per qualche altra distrazione. Venne rassicurato anche da Misako in persona sul fatto che comunque, in un modo o nell’altro, si sarebbero visti tutti i giorni. 



Una mattina Sana aveva appuntamento con Akito e Tsuyoshi davanti all’ingresso della facoltà, d’altronde medicina e economia erano nello stesso complesso universitario. 
Mentre si dirigeva verso la sede pensò che fosse strano vedere Akito senza dover per forza trovare un posto dove nascondersi. 

Strano vedere Akito senza dover guidare ore per scappare dalla città. 

Strano vedere Akito con i vestiti addosso. 

Sana arrossì.
Nello scorso periodo avevano trascorso giornate intere insieme, come dopo il matrimonio di Rei. La convalescenza della signora Kurata non era riuscita a tenere distanti i due giovani, che dopo nemmeno una settimana si erano ritrovati di nuovo insieme, nascosti sotto un porticato di qualche parco sperduto del quartiere di Sana. Avevano mantenuto la promessa, nessuno sapeva di loro, nemmeno i loro amici più stretti: Tsuyoshi era rimasto al fatto che Sana era partita per l’America dopo aver fatto sesso con Hayama e Fuka non sapeva nemmeno se Kurata si fosse dichiarata o meno al ragazzo. Grazie al passaggio letargico di settembre la coppia - che si ostinava a non volersi definire tale - era riuscita ad ignorare ogni tipo di pressione esterna. Ma non potevano fermare il tempo, alla fine l’autunno era arrivato e con lui tutto ciò che Sana stava inutilmente cercando di chiudere fuori dalla porta.

Forza Sana, devi solo convincere Tsuyoshi che tu e Akito non passate diciotto ore su ventiquattro insieme al giorno, si chiama recitare, dovrebbe essere il tuo lavoro.

Eppure quando si trattava di Hayama, lei faceva fatica a comportarsi come una normale attrice, faceva fatica a fingere persino con sua madre. L’aveva beccata una sera mentre usciva per andare da lui e si era vergognata della solita bugia inventata al momento da rifilare alla signora Kurata.

“Dove stai andando signorina? Sono giorni che non ti vedo!” aveva strillato Misako alla figlia che si era voltata di colpo, ondeggiando i lunghi capelli rossastri. 

“Oh Mama.. scusami tanto ma devo fare un progetto per l’università con.. Aya e Tsuyoshi!” 

Sua madre l’aveva squadrata da cima a fondo, chiaramente non le credeva: Aya studiava storia e beni culturali e Tsuyoshi medicina; le era chiaro come il sole che la ragazza stesse passando tutto quel tempo a fare tutt’altro che progetti per l’università o ripassi notturni.

“Quanto profumo per un progetto!” aveva esclamato mettendo in crisi la figlia. “Non fare troppo tardi, mi raccomando” le aveva detto avviandosi al piano di sopra. 

Sana aveva sospirato, sapendo perfettamente che sua madre non se l’era bevuta e quando ne aveva parlato con Akito, lui le aveva chiesto perché non avesse detto semplicemente la verità.

“Non avrei saputo come dirle che..”

“Che venivi a casa mia? Non mi sembra che ti abbia mai fatto chissà che storie”

“Ma una volta era diverso.. prima noi non facevamo..” Sana era arrossita ancora come una bambina e Akito le aveva preso il viso tra le mani.

“Giusto Kurata, non facevamo sesso, esatto.” e l’aveva baciata con passione.

Ma perché mi devono venire in mente certe cose adesso! si era detta intravedendo il viso di Hayama che stava parlando con Tsuyoshi, notando che quel giorno non si era rasato la poca ricrescita della barba che aveva e pensando a quanti segni le avrebbe lasciato sul collo. 

“Ciao Sana!” 

“Ciao Tsu! Mi sembra di non vederti da una vita!” i due amici si abbracciarono.

Hayama si schiarì la voce, facendo notare la sua presenza. La giovane lo ignorò. 

“In effetti è parecchio che non ti si vede in giro.. sei stata impegnata con il lavoro?”

“Non proprio” disse Akito, facendo una smorfia. Sana lo guardò truce.

“Diciamo che sto cercando di recuperare lo studio perso e Hayama ogni tanto mi aiuta.” 

Tsuyoshi guardò i due con aria interrogativa, sentiva che c’era qualcosa che si era perso. 

“Beh stasera gli altri stavano pensando di andare in quel izakaya* a Minato** a bere e mangiare qualcosa.. venite anche voi? Ci sono anche dei miei compagni di corso!”

“Io vengo di sicuro.” disse Akito illuminandosi di botto. I due lo fissarono confusi, era strano che accettasse così di buon grado di uscire senza essere pregato in quattro lingue. 

“Che c’è? In quel posto fanno un sushi buonissimo!” 

“Vengo anch’io dai! E’ così tanto che non passo una serata con voi!” disse Sana dopo aver tirato una pacca sulla testa di Akito. 

“Ottimo, allora ci vediamo stasera! Scappo che ho lezione!” disse Tsuyoshi allontanandosi velocemente. 

Non appena Ohki fu abbastanza lontano, Hayama la prese per la vita e la strinse a se e Sana in risposta gli diede un bacio sulla fronte.

“Mi sei mancata ieri sera.” le disse con voce roca, affondando il naso tra i capelli rossi.

“Non posso dormire da te tutte le notti, a casa non fanno altro che farmi il terzo grado.”

“Potresti andare a vivere da sola.” 

“Sai che non è nelle mie corde starmene in un appartamento vuoto.”

“Prima o poi dovrai farlo però” disse Akito spostandole una ciocca dal viso. 

“Hai ragione ma per adesso non mi va. Piuttosto hai voglia di accompagnarmi in centro? Devo prendere dei libri da leggere per mia madre, ha ancora la caviglia fasciata e sta finendo la sua collezione di romanzi.”

“In realtà non posso.. devo allenarmi oggi pomeriggio.”

“Nessun problema, ci vediamo direttamente con gli altri allora” Sana guardò velocemente l’ora. “Devo scappare anch’io Akito, mi hanno chiesto di passare agli studi.. cercherò di essere il più puntuale possibile stasera ma non garantisco nulla!” gli scoccò un bacio sulla guancia e sgusciò via dalle sue braccia prima che lui potesse tenerla a se. 



La sera si trovarono tutti fuori dal ristorante. Sana arrivò con Fuka e Hisae, mentre Aya, Tsuyoshi e Gomi arrivarono tutti insieme. Mancava solo Akito.

“Ora provo a chiamarlo!” disse Sana cercando il telefono in borsa.

Squillò a vuoto e partì la segreteria. Niente da fare, era irraggiungibile.

“Dite che non si presenterà?” chiese Aya quasi preoccupata.

“Perché non dovrebbe? Dopotutto l’ha detto pure lui che qui fanno un sushi che gli piace. Il problema è che ho riservato il tavolo per le otto e siamo già in ritardo di dieci minuti.. qualcuno lo può aspettare qui mentre andiamo a prendere il tavolo?” chiese Tsuyoshi. Sana alzò istintivamente il braccio, nemmeno lei sapeva perché l’aveva fatto. 

Così puoi passare del tempo sola con lui, aveva ghignato la voce nella testa di Sana. Come se non avessero passato intere giornate insieme a girare per i viali della città, mano nella mano. 

“Perfetto Sana! Dopo dovrebbero arrivare anche dei miei compagni di corso, ho pensato che più siamo e meglio è!”

“Ma dobbiamo festeggiare qualcosa?” chiese Gomi. Hisae gli diede una gomitata.

“Certo che no!” rispose Tsuyoshi con un sorriso forzato. 

Il gruppetto entrò nel locale, lasciando Sana fuori. 

“Qualcuno mi spiega che diavolo hai architettato Ohki?” chiese Fuka una volta dentro.

“Voglio capire che succede tra Sana e Hayama. C’è qualcosa di strano tra i due e, dato l’estate miserabile che hanno passato entrambi, questa calma improvvisa mi puzza. Non credete anche voi che ci sia qualcosa che non sappiamo?”

“Ma Tsu ci sono tante di quelle cose che non conosciamo su di loro che potrebbe essere tutto o niente.” lo assicurò Aya.

“Ancora però non capisco.. perché hai invitato i tuoi compagni di corso?” disse Fuka, aggrottando le sopracciglia. Tsuyoshi fece una smorfia maliziosa.

“Diciamo che ho voluto complicare un po’ le cose.. tra di loro c’è Isei che è un grande, grande fan di Sana e Rumiko che mi ha chiesto circa una decina di volte se posso presentarle Akito.”

“Questa serata non finirà bene, me lo sento” disse Gomi, grattandosi la testa.

Sana stava aspettando ormai da un quarto d’ora. Aveva provato a richiamare Hayama altre quattro volte ma ormai partiva automaticamente la segreteria. 

“Dove cavolo sei Akito?” aveva sussurrato lei, guardando la strada speranzosa che ogni ombra che vedeva fosse quella del ragazzo. Dopo qualche secondo vide un gruppetto di tre figure, due ragazzi e una ragazza, avvicinarsi al locale. Niente Akito. Uno di loro però si fermò.

“Scusami ma tu sei Sana Kurata?” le disse. 

“Si.. ci conosciamo?”

“Mi chiamo Isei, sono un amico di Ohki!” disse il giovane con un sorriso. Era un ragazzo alto e slanciato, con occhi e capelli molto scuri e un paio di occhiali con una montatura a goccia. 

“Ah si giusto! Tsuyoshi mi aveva detto che ci avreste raggiunto! Loro sono già dentro, io sto aspettando l’ultimo che manca” rispose Sana.

“Ti faccio compagnia dai! Rumiko, Taisuke andate pure dentro e tenetemi un posto!”

La ragazza del gruppo, Rumiko, squadrò con i suoi occhi verde smeraldo Kurata dalla testa ai piedi lanciandole uno sguardo torvo, ed entrò ondeggiando i capelli nocciola. 

“Chi stiamo aspettando?” chiese Isei.

“Oh manca solo Hayama” rispose lei, sbuffando. “Lo sto aspettando da venti minuti ormai.”

“Beh non è molto cortese da parte sua, non bisognerebbe far aspettare una ragazza come te.” disse il giovane, sorridendo in modo malizioso.

Ugh. 

“Grazie.. credo” disse Sana, sentendosi in imbarazzo più che mai e sperando che Hayama spuntasse fuori come un fungo. 

“E’ la pura verità, sei un’attrice veramente brava. Sono un tuo fan da sempre!”

Spero non voglia più di un autografo arrivati a questo punto, disse la solita voce. 

L’attrice per una volta si trovò d’accordo con il suo disturbo della personalità; sorrise in modo garbato rimanendo in silenzio, ormai sapeva come comportarsi con soggetti così, doveva essere educata e gentile senza sembrare troppo disponibile, si era già trovata in situazioni complicate con i fan. 

“Ascolta perché non andiamo semplicemente dentro? Inizia a fare freddo qui fuori. Poi questo Hayama poteva arrivare puntuale.. fossi in lui-“

“Si, non avrei mai fatto aspettare Sana Kurata.” disse una voce seccata.

Akito era arrivato e si era sorbito tutta la scena imbarazzante “dell’ennesimo idiota che ci prova con Sana”. Aveva già in mente di scusarsi per il suo ritardo ma le parole gli erano morte in gola davanti a quel teatrino.

Di certo l’imbecille non sa che l’unico che porterà a casa Kurata per fare le capriole sotto le lenzuola sarò io e nessun altro.

“Alla buon ora!” strillò la ragazza in tono di rimprovero. “Non puoi far aspettare la gente delle ore solo perché non ti porti appresso un maledetto cellulare!” 

Akito la guardò dritta negli occhi e lei si tradì da sola: il suo tono poteva sembrare arrabbiato ma lo sguardo era felice, felice che lui fosse arrivato, felice di poter passare altro prezioso tempo insieme nonostante fossero passate solo poche ore da quando l’aveva salutato.

“Ti sembra questo il modo di salutarmi?” disse Hayama altezzoso. Sana lo ignorò.

“Ora possiamo finalmente andare a cena” disse rivolgendosi a Isei. 



Dopo un’infinità di tamagoyaki, korrokke e yakitori e un numero indefinito di birre e caraffe di sakè, Akito cercò di analizzare la compagnia del tavolo al quale era seduto: Hisae, Gomi e Fuka discutevano animatamente su chi avrebbe potuto vincere le elezioni del consiglio studentesco dell’università, Tsuyoshi e Aya che conversavano con il beota che aveva trovato con Sana e un altro ragazzo di nome Taisuke, Kurata che era andata a cercare un bagno e infine se stesso, continuamente pressato da Rumiko, che non faceva altro che chiedergli cosa ne pensasse di questo o quell’altro. 

Tsuyoshi ha cercato di accoppiarmi con questa tizia e sta cercando di mettere insieme Sana con quel Isei, li ha pure fatti sedere vicini. 

Si guardò attorno. 

Chissà dov’è sparita quella tonta.

“Scusami, vado a cercare il bagno.” disse alla ragazza seduta a fianco a lui che stava iniziando un discorso sui difetti della salute pubblica. 

“Si certo, naturalmente.” rispose Rumiko fissando la figura di Hayama allontanarsi. 

Akito trovò il bagno ma non chi stava cercando.
Affianco c’era una porta accostata che dava sulla strada dalla quale proveniva una musica orecchiabile. Il ragazzo si infilò nella fessura e vi trovò Sana che ballava a ritmo di una canzone di Billy Idol, totalmente incurante di indossare solo la t-shirt e di essere mezza ubriaca. Aveva il viso arrossato e sorrideva come una bambina felice. Solo lei poteva farsi coinvolgere da una situazione simile, la porta che dava su una stradina parallela, la musica di qualche festa lontana, uno dei cuochi che fumava una sigaretta fregandosene della giovane che ballava come se fosse l’unica al mondo. Akito si appoggiò allo stipite della porta e aspettò che la canzone finisse.

“Noo! E’ già finita? Ancora ancora!” disse Sana battendo le mani. Partì un’altra canzone, sempre ballabile e solo allora si accorse di Akito che la fissava con una smorfia maliziosa.

“Che fai lì, tieni su la porta? Vieni a ballare con me!” e lo trascinò fuori con lei, ballando, un po’ ubriachi, molto innamorati. 

Dopo qualche minuto la musica cambiò totalmente, qualcuno aveva messo una vecchia canzone giapponese, un lento, così Akito aveva stretto inconsciamente Sana tra le braccia e si erano messi a dondolare a tempo.

Perché la gente cerca sempre delle risposte..” Sana aveva iniziato a cantare sottovoce, all’orecchio di Hayama. “Io sono felice anche così, sono felice anche così..” 

Qualcosa stava stritolando il cuore del ragazzo, mentre lei cantava delle parole così semplici e così piene di significato. La stessa cosa che gli aveva mozzato il fiato quando aveva visto Isei chinarsi verso di lei per spostarle una ciocca di capelli dal viso. La stessa cosa che aveva cercato di ignorare ogni volta che qualcuno gli chiedeva se Kurata fosse fidanzata e tutto quello che voleva rispondere era che Sana non era di nessuno, ma se ci fosse stato qualcuno che avrebbe potuto capirla, conoscerla e amarla per tutto il resto della sua vita, quella persona sarebbe stato Akito Hayama. 

Il tempo scorre, i sogni passano, anche se cambiano forma.. mi basta averti qui accanto per essere contenta..” 

Lui non avrebbe potuto sopportare la distanza tra di loro, con Sana Akito era finalmente se stesso, non quella maschera da ragazzino violento e nemmeno quella da cuore di ghiaccio. Insieme entravano in uno stato di intimità così raro e puro dal quale poi era difficile uscirne; stare insieme era naturale e semplice, quasi non avessero fatto altro nella loro vita ed era così, anche perché in un modo contorno la vita li aveva sempre uniti, nel bene e molto spesso nel male.

I desideri spesso sono distanti, anche se cerco di afferrarli finiscono per scivolarmi tra le dita..” Akito appoggiò la fronte contro la testa della ragazza.

Mi basta sorridere accanto a te per essere contenta..*** ” 

La musica si spense lontananza. 

“Forse è meglio se torniamo dagli altri..” disse il giovane staccandosi leggermente. Sana lo spinse contro un muro e gli rivolse un lungo sguardo esplicito, gli occhi brillanti per il sakè e le guance leggermente arrossate. Akito si guardò intorno, erano soli.

“Non guardarmi così Kurata. Sai cosa succede se mi guardi così.” 

“Non so di che cosa tu stia parlando.” rispose lei ingenuamente.

Gli allacciò le braccia al collo e avvicinandosi al viso di Hayama gli diede un bacio sulla punta del naso e riprese a fissarlo. 

“Ti avevo avvisata.” disse Akito invertendo le loro posizioni e spingendola addosso muro. Iniziò a baciarla in modo appassionato.

Sana adorava provocare Akito così, sapeva perfettamente le conseguenze delle occhiate, dei gesti che potevano mandare in tilt il cervello del ragazzo. Hayama prese a baciarle il collo, lasciandosi trasportare dal profumo di fiori che usava l’attrice e che ormai era diventato così familiare, così consueto. La mano del giovane scese sul seno e poi si fermò sulla patta dei jeans di Sana. 

“Fermo.” lo ammonì dolcemente lei. “Ti ricordo che siamo nel retro di un ristorante e dentro ci sono tutti i nostri amici” gli disse, mordendogli leggermente il labbro tra un bacio e l’altro. 

“Qui non c’è nessuno e sei tu che mi hai provocato. Ora ti aspettano le conseguenze.”
La mano di Akito riuscì a infilarsi nei jeans e Sana soffocò un gemito. Le dita si muovevano senza fretta, prendendo un ritmo sempre più incalzante. Lei rovesciò la cascata di capelli rossi all’indietro, aggrappandosi alla schiena del ragazzo.

“Non fare troppo rumore Kurata, ci potrebbero beccare da un momento all’altro.” sussurrò Hayama. Sentiva i brividi sulla pelle della ragazza che scendevano giù per la sua schiena. Akito aveva la mente totalmente annebbiata dal desiderio: il corpo di Sana ormai apparteneva a lui.

“Io non li vedo però.. “ una voce che proveniva dall’interno dell’izakaya li fece sobbalzare. I due giovani si staccarono alla velocità della luce, lei estremamente rossa in viso e ansimante e lui portando immediatamente le mani sopra l’inguine. 

“Ti conviene fartela passare in fretta se non vuoi essere beccato dai tuoi amici così” disse la ragazza indicando la patta dei suoi pantaloni e trattenendosi dal ridere. Hayama le rivolse un’occhiataccia e si allontanò velocemente. 

“Ah, ma Sana allora sei qui! Che ci fai sola in mezzo alla strada?” disse Fuka guardando la sua amica piegarsi in due dalle risate. “Sei più ubriaca di quanto pensassi!” 

Il gruppo tornò dentro e Akito riapparse dall’entrata principale, con la scusa che era andato a fumare una sigaretta. Come alibi funzionò fino a che Fuka lo fissò stranita e gli chiese da quando avesse iniziato a fumare e ottenne un borbottio confuso.

Chissà come Hayama riuscì a sedersi vicino a Sana, che verso la fine della serata si era appoggiata a lui come supporto. Akito non aveva fatto una piega, anzi l’aveva presa sottobraccio come faceva quando aspettavano l’arrivo della metropolitana insieme seduti sulle panchine della fermata. Tsuyoshi, Aya e Fuka si erano lanciati uno sguardo sorpreso. 

Verso le undici il ristorante stava chiudendo e la compagnia si era appostata fuori per decidere se andare a casa o spostarsi in qualche locale notturno. 

“Io propongo quel night in Roppongi!” 

“Gomi tu proponi SEMPRE quel night in Roppongi.” disse Hisae, con tono stremato. 

“Io credo andrò verso casa.. domani mattina ho lezione di diritto internazionale e il professore è un vero rompipalle. Qualcuno che viene in metro con me?”

“Noi Fuka, tanto io e Tsuyoshi andiamo in quella direzione” rispose Aya, sbadigliando. 

“Sana tu cosa fai?” chiese Isei.

Un Voglio tornare a casa con Akito quasi le sfuggì dalle labbra. 

Controllati, che figura ci fai se dici una cosa del genere davanti a tutti?

“Oddio non saprei, non sono così stanca da andare a dormire ma non ho nemmeno voglia di andare in qualche discoteca a ballare stretta come una sardina..”

“Posso accompagnarti a casa io e magari prima ci fermiamo a prendere una birra o qualcosa del genere” le propose il ragazzo. Sana spiò la reazione di Akito a quell’invito e lo vide tremare impercettibilmente. 

“Oh, non vorrei di certo farti allungare così tanto, io abito un pochino fuori la città e non è un problema prendere un taxi” rispose Kurata in tono educato.

“Ma Hayama non abita lì vicino?” disse ad un certo momento Rumiko dal nulla. Era rimasta in silenzio da quando Akito si era seduto affianco all’attrice.

“Mio padre abita lì vicino. E comunque questo cosa c’entra?” chiese lui in tono duro.

“Beh che mi sorprende il fatto che tu non ti sia proposto di accompagnarla a casa per primo.” 

Calò un silenzio molto imbarazzato. Tsuyoshi, Aya e Hisae erano sbigottiti, Fuka stava per prendere per i capelli Rumiko, Akito e Sana erano entrambi impalliditi.

“Isei credo che accetterò quella proposta di prima, visto che insisti tanto!” disse poi alla fine Kurata sorridendo in modo forzato. Hayama si girò di colpo verso di lei con un’espressione sorpresa. Sana evitò il suo sguardo ferito e si avviò insieme a Isei verso la fermata della metropolitana. 

“Me ne vado a casa anch’io” disse a quel punto Akito, nervoso più che mai. 

“Ve l’avevo detto che c’è qualcosa che non sappiamo!” sussurrò Tsuyoshi non appena il suo amico fu lontano. 



Verso l’una meno dieci, Sana finalmente rincasò. Era estremamente stanca. L’intera serata le era sembrata come un giro su una giostra che non finiva più, un continuo saliscendi dalle montagne russe e lei ne era uscita sfinita. Non che l’ultima parte della serata non fosse stata piacevole, anzi Isei era un ragazzo divertente e affascinante ma non era Akito, quindi ciò rendeva inutile ogni tentativo di confronto: qualsiasi ragazzo che venisse paragonato ad Akito perdeva automaticamente e anche quando Isei l’aveva baciata, Sana aveva visto gli occhi e la bocca di Hayama.

Non c’è gara, si era detta girando le chiavi nella toppa della porta d’ingresso. 

“Ti sembra questa l’ora di tornare a casa?”

Sana sobbalzò. Akito era appostato affianco ai cespugli di bosso. 

“Mi hai fatto prendere un colpo. Che ci fai qui?” 

Lui si alzò e si passò la mano tra i capelli dorati.

“Non lo so nemmeno io. Ultimamente non riesco più a ragionare con la mia testa.”

si avvicinò alla ragazza, spingendola senza forza contro la porta. “Che mi hai fatto Kurata?” chiese Akito con voce dolorosa ma sorridendo appena.

“Di che stai parlando?” rispose Sana, accarezzandogli la guancia. 

“Di come io faccia fatica a mantenere la calma dopo quello che è successo stasera.. di come quel cretino amico di Tsuyoshi ci abbia provato tutta la sera con te e io non volevo fare altro che prenderlo a pugni. Ti ha pure accompagnato a casa!”

“In realtà mi ha baciata..”

Akito la fissò per qualche istante e poi si voltò di colpo.

“Non puoi arrabbiarti, lo sai vero? Non ne hai diritto. Abbiamo messo in chiaro che non siamo una coppia, non siamo esclusivi. E’ l’unico modo in cui possa funzionare questa cosa tra di noi.” disse Sana cercando lo sguardo del ragazzo. 

“Bene allora cosa diresti se io facessi sesso con quella Rumiko?”

“Sei libero di fare ciò che vuoi.”

“Non dire stronzate Sana. Ne rimarresti a pezzi, proprio come me”

Il pensiero di un altro che sta dove dovrei stare io mi corrode vivo. 

“Questo è vero, ma non mi sembra che tu ti sia mai fatto problemi riguardo chi portarti a letto!” 

Hayama la guardò confuso.

“Di che stai parlando..?”

“Di come quest’estate tu ti sia scopato chissà quante ragazze proprio dopo che io..” Sana non finì la frase. Si vergognava di quel momento, quando non era riuscita a dire ad Akito tutto quello che provava per lui.

“Tu sei matta.” Hayama scosse la testa e si allontanò. Era meglio chiudere una discussione che avrebbe fatto solo del male a entrambi. 

“Prima che partissi per gli Stati Uniti, quest’estate un giorno sono passata a casa tua per parlarti.. ti ricordi?” disse Sana alzando la voce.

Ad Akito tornò in mente quel pomeriggio afoso che Sana stava riportando a galla. E’ vero, non era solo. Aveva conosciuto una ragazza la sera precedente, Emi, in un pub poco lontano da casa sua. Avevano passato la notte insieme e entrambi si erano svegliati molto tardi, ecco perché Sana l’aveva intravista in casa sua. 

“E quindi? Tutto quello che sei riuscita a dire era a riguardo dell’invito al matrimonio del tuo agente, che avevo già ricevuto tra l’altro.”

“Beh diciamo che non era esattamente il motivo per il quale mi trovavo lì..”

“Ancora non capisco di cosa tu stia parlando Kurata.”

Devo dirgli quello che provo per lui, qui, in questo momento. Non voglio avere rimpianti.****

Sana fece un respiro profondo e lo guardò fisso negli occhi.

“Ero venuta a dirti che ero innamorata di te, Akito.”

Ecco, aveva sganciato la bomba. La cosa sorprendente era che non solo si sentiva molto più leggera ma anche stranamente soddisfatta. Aveva finalmente trovato il coraggio di dire i suoi sentimenti, di affrontare quello che si nascondeva nel suo cuore da sempre. 

“Tu cosa?” disse il ragazzo sbattendo gli occhi incredulo. Era convinto che non avrebbe mai sentito quelle parole uscire dalla ragazza dei suoi sogni, troppo immatura per dirle apertamente. Lei tentò di sorridere.

“Aspetta un attimo.. eri? Cos’è cambiato da quest’estate?” chiese con amarezza. Non capiva perché non gli avesse detto subito quelle cose, era quasi arrabbiato.

Il piccolo sorriso di Sana si increspò e lei rimase in silenzio con gli occhi lucidi e si protese verso di lui.

“Sono cambiate un po’ di cose..” rispose Sana con voce tremante.

“Ossia? No perché vorrei capire per quale motivo mi stai dicendo tutto questo ADESSO e non tre mesi fa!” Hayama alzò il tono della voce. “Per te le cose saranno anche cambiate ma io sono innamorato di te da dodici anni! Sana io ti amo, lo capisci vero?” 

La ragazza rimase in silenzio.

“Ancora non riesci a darmi una risposta? Basta, io me ne vado.” disse Akito quasi correndo via. 

“Quello che è cambiato per me è che ho capito di amarti, Akito! Più di quanto io abbia mai fatto in vita mia!” urlò Sana con tutta la voce che aveva in corpo.

Il ragazzo frenò di colpo e ritornò verso Kurata.

“Quindi la risposta che stai cercando Hayama è che si, ti amo anch’io.” 

“Davvero?”

“Davvero. Da sempre.” disse Sana prendendogli il viso tra le mani sottili. I due sorrisero, felici come non lo erano mai stati. Presero a baciarsi, lasciando che l’ardore li trasportasse.

“Non spezzarmi ancora il cuore Hayama” disse la giovane tra un bacio e l’altro. 

“Non andartene di nuovo Kurata” rispose lui.

 

 

 

 














* un izakaya è un locale tipicamente giapponese dove principalmente si beve ma si mangia anche. 

** Minato è un quartiere di Tokyo.

*** E’ la colonna sonora di un film abbastanza famoso in Giappone, Koizora - setsunai koi monogatari, del 2008.

**** episodio 89 dell’anime.





















Ciao a tutti!
Mi dispiace darvi questa notizia ma purtroppo siamo alla fine! Il prossimo capitolo sarà una sorta di chiusura della storia, però intanto concentriamoci su questo. Posso dire apertamente che è stato il mio capitolo preferito da scrivere e anche da rileggere, le varie scene, soprattutto quella di Sana che balla sono uscite così naturali e pure che non potevo non metterle per scritto. La nostra coppia non coppia è finalmente arrivata a una svolta, si sono finalmente dichiarati dopo averci fatto sudare sette camicie ma la domanda è se questo basterà per sorreggere una relazione!
Vi ringrazio tantissimo per tutte le belle recensioni e anche chi legge e basta!
Non ho molto altro da aggiungere e spero di vedervi al prossimo e ultimo capitolo!
Bacioni stellari!
Eleo

  
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