Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: alessandroago_94    21/06/2020    15 recensioni
Alex è un giovane uomo pieno di dubbi e di voglia di mettere in carreggiata la propria vita, che spesso gli appare senza senso. È infatti vittima di un’ossessione, quella riguardante una persona idealizzata, o forse un suo stesso personaggio inventato; il fantomatico G.
Alla ricerca costante di questa persona si aggiunge una ricerca interiore, quella riguardante sé stesso.
Nel frattempo, dall’altra parte del mondo, l’agente James Barley, prossimo al pensionamento, si ritrova immischiato in una vicenda quasi assurda. Immerso in una società dell’orrore dove regnano bugie e disonestà, e dove sono solo i soldi a fare la differenza tra gli esseri umani, indagherà a riguardo di una clinica privata in cui si effettuano strani e proibiti esperimenti.
Le due vicende si intrecciano, anche se non si incontrano mai definitivamente. Possibile che anche questo racconto sia tutta una grande bugia? Un Limbo, appunto. Un Limbo dei Bugiardi. Un luogo immaginario in cui regnano solo le maschere.
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo nove

CAPITOLO NOVE

 

 

 

 

 

 

“Solo chi è leale con sé stesso

può esserlo con gli altri”.

Erich Fromm.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In centrale, Ramsey mi attende trepidante.

“Allora?”

Cavolo, sembra che abbia pensato solo a questo caso. Sono costretto per forza di cose a mostrarmi impotente.

“Niente, ancora non emerge nulla. Anche a seguito delle recenti indagini è rimasto tutto invariato rispetto alle precedenti deposizioni”.

“Il caso può quindi dichiararsi chiuso?”

Non capisco se è una domanda o un’affermazione, oppure entrambe. L’uomo mi riserva uno sguardo in bilico tra l’indagatore e l’ironico, mi sento trapassato dai suoi occhi chiari.

Per un istante mi passa per la mente che sappia dell’incontro che ho avuto con la signorina Stradford, ma poi realizzo che ciò è impossibile, altrimenti mi avrebbe già messo alla barra fin dall’inizio.

“In realtà, devo tornare di nuovo in quella clinica psichiatrica. Non mi hanno convinto per nulla” provo a dire, dopo un breve tentennamento durante il quale ho sudato freddo.

Per fortuna, Ramsey non è onnipresente. Non sa di quel che è accaduto poco fa. Bastano i miei toni gentili e sottomessi a farlo rilassare.

“Ci torni, allora” replica, più tranquillo, “ma ancora una volta le ripeto di chiudere in fretta questa pratica. Non c’è niente da aggiungere alla vicenda”.

 

Di uomini come Mario e come S è pieno il mondo.

Mi sono sempre chiesto il motivo della mia passione per gli uomini, soprattutto se maturi e realizzati; ma, attenzione al particolare, più o meno dell’età di mio padre. È imbarazzante quando ci penso, terribilmente imbarazzante.

Mio padre è da sempre stato un uomo assente, e la differenza generazionale si avverte. Ci sono quarant’anni a dividerci, appartiene appunto a un’altra schiera di persone che hanno vissuto una parte di Storia d’Italia differente dalla mia.

Sono cresciuto con il cellulare tra le mani, il computer sempre acceso e i videogames che funzionano tutta la notte, fino all’alba. Appartengo alla generazione di quei ragazzi sbandati che non hanno punti di riferimento; non ho fratelli, non ho amici, non ho parenti.

Anche lui ha vissuto un periodo simile negli anni Settanta, però era uno sbandamento diverso; c’era tanta droga, le famiglie iniziavano a mostrare i sintomi di ciò che sta succedendo ora, eppure c’erano i fratelli e una valanga di coetanei pronti a capirti e a sostenerti.

Adesso io vivo in solitaria in questo limbo di niente, dove i coetanei sono pochissimi e la realtà circostante è composta da persone over sessanta. Il computer, il cellulare e la playstation hanno preso il posto dei giovani ormai assenti.

I fratelli e i coetanei di allora sono diventati vecchi, molto spesso senza avere figli. Rami secchi dell’albero della vita.

La mia è una famiglia di merda, una come tante. Però i miei non si sono mai separati; traditi di sicuro, ma alla fine la quotidianità ha vinto sulla sfera più istintiva del bisogno d’appagamento sessuale. Quindi, almeno, non ho vissuto il dramma di un divorzio in tenera età.

Comunque so bene quel che vuol dire essere soli al mondo, o per lo meno sentirsi tali; è proprio questo senso di apatia che la società mi riserva a farmi sentire solo una sterpaglia inutile, una pecora che bela e basta.

Pare incredibile che siamo oltre sette miliardi, mai così tanti esseri umani fino ad ora, eppure sia così difficile trovare una persona vera, in mezzo a questa moltitudine. Forse non la troverò mai, sarò sempre solo, mi crogiolerò nella compagnia virtuale.

Mi piace però pensare che un giorno troverò una sola persona, un’anima gemella, con cui condividere qualcosa. Sì, me lo auguro, anche se so che ciò è impossibile. Non si cambia l’essenza di cui siamo composti, se siamo fatti così, così restiamo.

Forse sono fatto per la solitudine, per restare sospeso nel tempo.

 

Il Destino, sempre disposto a farsi beffe di me, ha messo sul mio cammino una giovane donna; Alice.

Alice, il nome della protagonista nel Paese delle Meraviglie. Un nome semplice, eppure così affascinante.

Anche lei è una persona semplicissima, molto alla mano, simpatica e vitale. Ma soprattutto anche lei è come tutti noi, in fondo; indossa una maschera.

Siamo tutti un po’ bugiardi, no? Almeno qui è così. Per i miei genitori e per i pochi conoscenti io sono il più etero del mondo, idem Mario, e S appare come il più generoso. G come il più sincero e scaltro. In realtà siamo tutt’altro, e pure Alice è una conferma di ciò.

La dolcissima donna, madre di tre splendidi bambini, è affabile e troppo gentile per passare inosservata, anche per un tipo come me, che le signorine non le guarda proprio.

L’ho vista per la prima volta mentre comprava alcune verdure fresche da me, e da quel momento in poi è diventata una cliente fissa. Mi accorgevo del fatto che fosse strano, che all’improvviso quella donna si fosse affezionata così ai miei prodotti biologici, almeno fin quando, un giorno, da soli…

 

Alice mi avvinghia con forza.

Altroché la verginella che vuole apparire, la signora tutta casa, chiesa e famiglia! Una furia, per quanto concerne il sesso.

E non importa che lei abbia oltre dieci anni in più di me; è testarda come un mulo.

Per quanto riguarda il sesso, non ho mai detto no a nessuno.

La bacio e la stringo forte a me, ricambiando la sua stretta quasi ferrea.

Perché mi sto comportando così ancora una volta? Avevo detto basta già il mese scorso, capendo quanto fosse pericoloso ciò che stava accadendo. Però tutto ciò è qualcosa di rapido, il sesso è solo l’incontro tra due corpi che non si amano, è solo l’espressione della brama di carne, di sapori, di odori. Niente che riguardi l’animo, niente che pesi sulla coscienza.

A volte mi chiedo quanti corpi potrò possedere durante la mia vita, e quante anime. Corpi di certo tanti, tutti quelli che desidero. Anime, be’, di quelle sicuramente nessuna.

L’amore non esiste, è stato sepolto assieme al concetto di Dio.

Concluso l’amplesso, svolto nel retro del piccolo negozietto dei miei genitori, dove vendo i prodotti dei miei campi, ci rivestiamo con grande fretta e la paura di essere scoperti da un momento all’altro. Lei estrae dalla borsa un piccolo specchio e si affretta a pettinarsi i lunghi capelli castani.

“Devi smetterla di venire qui”.

Il mio risuona come un ordine freddo, glaciale, laconico.

“Lo sai che non riesco a stare senza di te” replica lei, la voce a sua volta dura. Poi, si volge verso di me e mostra il suo visetto da santa, rotondeggiante e dalla pelle bianca come il latte.

“Non dire cazzate”.

Faccio per tornare alla mia postazione di lavoro, poiché ormai il momento più vuoto della giornata, quello successivo al mezzogiorno, sta per terminare. Non provo niente, se non un forte senso di vuoto interiore.

Alice però si allunga verso di me e mi stringe un braccio con risolutezza.

“Alex, tu mi vuoi bene?”

Che domanda di merda.

Il bello è che sorriso amaramente, appena la ascolto. Non so un cazzo di questa qui, potrebbe essere una persona chiunque; il nostro è solo sesso fisico, null’altro ci lega. E sarà meglio che torni dalla sua famiglia.

“No” le rispondo, poi strattono la sua mano e le do finalmente le spalle, tornando a lavorare. So che uscirà dalla porticina del retro, e puntualmente tornerà quando sarà ancora vogliosa.

Mentre mi accingo a servire il primo cliente del pomeriggio, ricordo quel sonoro no che le ho sbattuto in faccia. Io non la amo. Però non le voglio neanche male, e neppure mi è indifferente.

Temo di averla ferita.

Mi consolo pensando solo che, in fondo, avrei ferito solo una delle tante dannose maschere che infestano questo mondo. Non ho rimorsi particolari.

 

Ecco, vedete come sono? Sono un mostro, sotto quel velo da vittima con il quale mi ricopro. Non so se la mia vita la sto sciupando, o se il tormentato racconto di essa ha un senso oppure no. Non so niente, non sta a me deciderlo. Soprattutto, credo che non tocchi a me giudicarla.

Sono solo fatto così, e cambiare ciò che si è, come ripeto spesso, è impossibile o quanto meno difficilissimo.

Sono immerso costantemente nel limbo dell’umanità, un limbo fatto di bugie e di bugiardi, appunto, dove la lealtà è ormai merce rara e si paga solo a caro prezzo. Benvenuti all’inferno!

E adesso potete capire perché all’inizio di tal trama io mi pronunciai sancendo che da una fine può esserci un nuovo inizio, la vita intesa come un cerchio. È vero, perché io d’ora in poi posso solo imparare a fare meglio, a migliorarmi e a diventare una persona migliore rispetto alla merda che sono. Se fino ad ora la mia esistenza è stata solo un flash di nulla e di scopate varie, adesso sono pronto a risorgere dalla mia miseria e a provare di costruire qualcosa di buono.

Cerco i sentimenti che ancora vivono dentro di me, sepolti dalla noia di vivere. Alex il nullafacente, il vagabondo, quello che sa solo imboscarsi e che è sempre solo (e lo sono davvero, nel mio cuore) è pronto finalmente a mettersi alla prova. Lo desidero più d’ogni altra cosa.

Andare oltre alla mia attuale povertà interiore, mentre raschio il fondo del barile.

Almeno questo è il mio punto di partenza. E la mia meta? Dio solo la conosce. E il cammino per raggiungerla, qual è? Devo ancora scoprirlo…

 

 

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: alessandroago_94