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Autore: MerasaviaAnderson    28/06/2020    0 recensioni
• {Ambientata durante la Prima Guerra Magica ~ James/Lily ~ Sirius/Remus}
Il terrore provato da Lily e James ogni volta che qualcuno bussava alla loro porta, in piena Guerra.
Ma fortunatamente, spesso la realtà è differente dagli incubi.
Dal testo:
"Nessuno bussava mai a casa Potter-Evans, tanto meno nel cuore della notte: da quando vivevano sotto la protezione dell’Incanto Fidelius e tutti i loro amici erano impegnati con le missioni dell’Ordine della Fenice, James e Lily erano più soli che mai. Sirius e Remus passavano ogni volta che potevano, spesso e volentieri anche Peter si univa a loro.
Il gelo calò nella camera da letto di James e Lily, che si guardarono preoccupati quando il bussare continuava a persistere: potevano essere solo Peter, Sirius, Remus o il professor Silente, gli unici a conoscere la loro locazione e a potervi arrivare.
«Resta qui con Harry.» disse James a Lily, afferrando la sua bacchetta e dirigendosi per le scale, pronto a difendersi.
«Chi è?» domandò una volta avvicinatosi alla porta. Il cuore gli batteva forte nel petto, perché chiunque lo andasse a trovare lo avvisava sempre prima… e soprattutto non lo faceva alle undici e mezza di notte."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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KNOCKING AT THE DOOR




PARTE SECONDA.
 

Remus era abbastanza indaffarato nel controllare a che punto fosse la fermentazione della Pozione Antidolore e si accorse, con estremo piacere, che era quasi completata. Il liquido viola sporco era tiepido ed emanava un odore di menta un po’ troppo forte da sopportare, così, non appena pronto, con la massima cautela Remus trasferì la pozione in una siringa, preparandola a dovere per evitare che vi rimanesse aria al suo interno.
Prese la boccetta di alcool e un batuffolo di cotone che aveva recuperato dal bagno dei Potter e si avvicinò a Sirius, cercando di essere più silenzioso possibile: sistemò adeguatamente tutto l’occorrente su un panno pulito, poggiato sul tavolino basso di fronte al divano; sedette sul pavimento, ammirando il volto di Sirius e i suoi lunghi capelli sparsi sul cuscino che gli aveva sistemato sotto alla testa.
Gli accarezzò piano i lineamenti stanchi del viso, la barba scura incolta dai giorni passati fuori casa, le ciocche nere leggermente sudate che gli ricadevano sulla fronte… Non riusciva a non trovarlo dannatamente bello anche in quella situazione, Remus Lupin non riusciva a comprendere cosa avesse fatto di così bello nella sua vita precedente da meritarsi Sirius Black in quella attuale.
Gli scostò la coperta di dosso e, con estrema attenzione a non fargli male, gli levò la maglia di James che gli aveva infilato precedentemente: fu in quell’istante che il giovane aprì gli occhi grigi, scrutando il suo compagno con un piccolo sorriso.
«Oh, ti sei svegliato...» sussurrò Remus, apprensivo, lasciandogli un’altra carezza sulla guancia e sfiorando appena le sue labbra con un bacio.
«Diciamo che ero sveglio da un po’, volevo solo godermi le moine di un Lunastorta esageratamente preoccupato.» gli rispose beffardo, mentre Remus iniziava a imbevere il cotone con un po’ di alcool.
«Stupido...» farfugliò Remus mentre gli passava il cotone sul braccio, celando una risata di sollievo. Non sembrava essere messo troppo male… «Hai dolore?»
«Un poco.» ammise, nonostante Lupin sapesse benissimo che il dolore non era affatto “poco”, semplicemente Sirius doveva proteggere il suo ego e non farlo preoccupare.
«Okay, ti sto per dare un’altra Pozione Antidolore.» lo informò, mentre Black rabbrividiva un po’ alla vista della siringa che si avvicinava al suo braccio. Sussultò appena, quando l’ago penetrò il suo braccio con un colpo secco. Lentamente la somministrò nel muscolo di Sirius, che iniziò a brontolare qualcosa.
«Non dovrebbe essere Antidolore? Perché brucia?» si lamentò, riuscendo a strappare una sincera risata a Remus.
«Mettiti comodo, Sir, ti devo medicare con il Dittamo.»
Sirius non riuscì a spostare granché il suo corpo senza forze, quindi fu Remus a sollevarlo leggermente e a metterlo semiseduto sul divano, adesso si stava occupando di togliere le bende alle fasciature che gli aveva messo qualche ora prima.
Aveva una ferita sul braccio, una sul fianco e una sulla gamba, tutte non troppo profonde, ma abbastanza estese. Lupin puntò la sua bacchetta su una bacinella vuota:
«Aguamenti!» disse, e immediatamente questa si riempì d’acqua, nella quale Remus bagnò un panno e iniziò a lavare nuovamente le ferite. «Si può sapere cosa è successo, Sir?» gli domandò in fine.
«Un Mangiamorte mi stava seguendo.» affermò, facendo una smorfia mentre il panno umido premeva un po’ più forte sulla ferita al fianco «È riuscito a raggiungermi, mi ha cruciato per un po’...» a quella parte del racconto la sua voce sembrò mozzarsi e si ritrovò inconsapevolmente a mordersi forte un labbro.
Remus sapeva - forse meno di James - ma conosceva quanto problematica fosse per lui la Maledizione Cruciatus a livello psicologico, per questo smise di medicarlo e gli strinse una mano, per poi portarsela alle labbra e baciarne il dorso.
A volte non avevano bisogno di parole.
«Poi sono riuscito a scappare, ma ero debilitato dalla Cruciatus e mentre provavo a scalare un muretto sono caduto su dei pezzi di vetro.» continuò a raccontare Sirius «Non avevo abbastanza forza per smaterializzarmi, così mi sono tolto i pezzi di vetro dal corpo, mi sono trasformato in Felpato e sono corso fin qui… Era l’unico posto in cui non potesse raggiungermi e che non potesse trovare. Sono uno sciocco, lo so… Avrei potuto mettere in pericolo James e Lily, ma ho agito d’istinto, non sapevo cosa fare.» lo sguardo mortificato negli occhi dell’animagus era palpabile, se in qualche modo avesse causato guai a James, Lily ed Harry non se lo sarebbe mai perdonato.
Così Remus si avvicinò nuovamente al suo volto, intrappolando di nuovo le sue labbra carnose in svariati e casti baci, semplici gesti di conforto, che esprimevano il suo enorme sollievo di averlo lì al suo fianco.
Sirius poggiò la sua fronte a quella di Remus, respirando piano sulle sue cicatrici.
«Volevo chiedere a Silente di proteggere la nostra casa con un Incanto Fidelius.» ammise il Black, accarezzando la guancia sinistra del compagno con il braccio sano «So che è inappropriato chiederlo e anche egoista, ma temo per te quando ogni mese esci per la luna piena… o che qualcuno possa seguirci, trovare la nostra casa e farti del male.»
«Io so difendermi, Sir.» rise Remus, stemperando un po’ quel momento particolarmente teso «Ma potremmo chiederlo comunque a Silente, sì. Credo che sarebbe un bene per tutti i membri dell’Ordine.» gli posò un altro fugace bacio sulle labbra, grato di poter passare del tempo assieme a lui dopo settimane, poi si staccò, tornando a pulire le sue ferite e preparando le gocce di Dittamo per medicarlo.
Sirius aveva passato tutto il tempo a guardarlo, non avendo la forza di muovere neanche un muscolo, semplicemente ammirava ogni dettaglio del suo viso, del suo corpo, dei suoi movimenti, quasi temendo che non ne avrebbe avuto mai più l’occasione di farlo.
Ricadde nel sonno solo quando Remus stava finendo di bendargli l’ultima ferita. Poi semplicemente lo rivestì con cautela, come se fosse un bambino pronto a rompersi, gli accarezzò dolcemente i capelli per l’ennesima volta e sedette sul pavimento, poggiando la testa sul bracciolo del divano, accanto a Sirius.
Semplicemente intrappolò le dita tatuate di Black nelle sue e, in quella scomoda posizione, ma notevolmente più sereno dalle condizioni del suo amante, provò a dormire.
 



Inutile dire che Remus riuscì a prendere sonno solo per una quindicina di sporadici minuti, poi gli venne impossibile chiudere occhio: stava ancora smaltendo l’ansia delle ore precedenti e gli era venuto un incredibile torcicollo per la posizione troppo scomoda.
Passarono le ore e decise che semplicemente avrebbe vegliato su Sirius, cercando di riposare e concentrarsi sulle cose reali in quella stanza, distraendosi dai brutti pensieri che gli si erano accumulati in testa.
Ma non gli fu semplice, comprese immediatamente cosa fosse quella strana sensazione che si faceva strada nel suo petto e, prima che gli occhi gli si potessero offuscare di lacrime e il cervello smettesse di funzionare, corse ai ripari. Stroncare tutto sul nascere, sempre.
Cinque cose che puoi vedere: un vaso orribile dai colori consumati, una vecchia radio rossa, una fotografia del piccolo Harry, il fuoco quasi spento del camino, lo stendardo dei Grifondoro appeso al muro.
Quattro cose che puoi toccare: le dita calde di Sirius, le frange del tappeto, una ricordella che si era trovato in tasca, l’anello d’oro bianco attorno al suo anulare.
Tre suoni che puoi percepire: le fusa del gatto Sam che dormiva acciambellato accanto al camino, il respiro profondo di Sirius, il vento che tirava fuori dalle finestre.
Due odori che puoi sentire: il deodorante per ambienti di casa Potter, il suo profumo che si spruzzava ogni mattina sui vestiti.
Un cibo che puoi assaporare: a quel punto, quando Remus s’accorse di non avere nessun cioccolatino nella tasca, i progressi fatti fino a qualche minuto prima sembrarono svanire e le mani cominciarono a tremare.
Non sapeva a cosa appigliarsi se non alla mano di Sirius, mentre cercava freneticamente qualcosa da poter mangiare… qualsiasi cosa.
Non si accorse di una terza presenza nel salotto, di due occhi stanchi che lo fissavano dietro un paio di lenti spesse.
«Rem?» James era appena sceso dalle scale e lo stava fissando mentre cercava di non dare di matto per un dannato cioccolatino.
«James!» Remus sobbalzò nel sentirsi chiamare e si voltò immediatamente verso l’amico, con gli occhi già lucidi. James non comprese quello che stava accadendo, perciò sentì la paura crescere dentro di sé e s’avvicinò immediatamente all’amico, temendo che si trattasse di qualcosa accaduto a Sirius… ma lui era lì, sereno e dormiente sul divano.
«Che succede, Remus?» gli domandò, fissandolo negli occhi nocciola.
«Hai qualcosa da mangiare, James?» gli chiese, tentando di controllare il panico dentro di sé «Ti prego...»
Solo a quel punto James capì, prese il volto di Remus tra le mani e incatenò i loro occhi, dandogli modo di concentrarsi su qualcosa e non sprofondare nell’abisso.
«Vado a prenderti qualcosa, Rem, tu sta’ calmo.» gli disse serio, mentre Lunastorta annuiva tremante. E prontamente James scomparve in cucina, lasciando l’amico lì seduto, che cercava di rimettere ordine nel suo cervello. Ritornò dopo pochi secondi con una Cioccorana, che Remus scartò con mani tremanti e acciuffò prima che potesse scappare per il salotto.
Ne morse un pezzo, lasciando che il cioccolato gli si sciogliesse in bocca mentre ricercava gli oggetti e i suoni e le sensazioni a cui appigliarsi. James gli rimase accanto, tenendogli una mano sulla spalla, per dimostrargli ancora una volta che lui non era da solo.
I Malandrini scoprirono solo al loro sesto anno il motivo per cui Remus aveva sempre una scorta di cioccolatini nelle tasche, proprio per potersi aggrappare a quella cosa di cui poter sentire il sapore. Da quel giorno si assicurarono che l’amico ne avesse sempre una scorta abbondante, dimezzando le volte in cui glieli rubavano di nascosto.
«Coraggio, Lunastorta...» lo esortò, glielo ripeteva spesso, quasi per ricordargli il suo posto nel mondo. Tra i Coraggiosi di cuore.
«Scusami, James...» farfugliò, una volta ripresosi un poco «È stato un momento un po’ strano.»
«Lo so, non devi preoccuparti.» James gli sorrise, cercando di fargli comprendere di non doversi scusare mai, che per loro i suoi attacchi di panico o le sue trasformazioni in lupo erano qualcosa di pressoché insignificante nella loro amicizia. Cose per cui lo avrebbero supportato, sempre, che non avrebbero mai cambiato l’amico e il compagno splendido che era. «Come sta Felpato?»
«Sta bene.» Remus stirò le labbra in un sorriso «Si è svegliato, abbiamo parlato un po’ e mi sembra abbastanza… lucido. Domattina valuterà meglio il medico del San Mungo chiamato che verrà con Silente.»
James annuì, tirando un’ennesima occhiata a Sirius: «Se vuoi riposare un po’ vai, rimango io con lui.»
«Neanche tu hai la faccia di uno che ha dormito molto...»
«No, infatti.» ma Ramoso non riusciva a staccare gli occhi di dosso dal suo migliore amico, non riusciva a smettere di pensare al fatto che fosse in quelle condizioni a causa sua.
«James, starà bene, si riprenderà in un paio di giorni.» lo rassicurò «Lui… sopporta bene la Cruciatus.» la sua voce si inarcò sull’ultima frase, che fece sobbalzare un attimo James.
Lui lo sapeva?
Be’, sì, era ovvio che lo sapesse…

«Tu lo sai, sì?» gli domandò implicitamente James, riferendosi alla storia di Sirius con la Maledizione Cruciatus. Remus annuì silenziosamente, stringendo ancor di più le dita del compagno «Sappiamo a cosa porta la maledizione Cruciatus a lungo andare… Per questo sono spaventato per lui.»
«Sì, lo so, anche io. Ma mi ha parlato, mi ha raccontato cosa gli è successo e… insomma, mi sembra star bene.»
«Cosa è successo?»
E Remus gli raccontò tutto, per filo e per segno come Sirius gli aveva narrato poche ore prima.
«Sa chi era il Mangiamorte? Te l’ha detto?» domandò James.
«No, non credo lo sappia.» Remus guardò l’amico preoccupato, l’effetto della pozione iniziava a svanire e i suoi capelli tornavano ad essere indomabili, due solchi scuri erano apparsi sotto ai suoi occhi e sul suo volto vi era un filo di barba, parecchio inusuale per James Potter. Gli venne spontaneo chiederglielo: «Tu come stai, Jam?»
Egli fece spallucce, guardando un punto fisso davanti a sé, come se non gli importasse nulla di tutto ciò che riguardava se stesso.
«Sopravvivo.» Si limitò a dire «No, in realtà mi sento una merda. Perché io sono chiuso qui dentro, al sicuro, mentre voi siete mandati dall’Ordine a fare missioni suicide. E quello che si lamenta sono io. Però credimi, Rem, sono davvero così stanco...»
«Hai ragione, stare chiusi tra quattro mura non è semplice.» gli rispose l’amico «È tuo figlio quello che è stato preso di mira da Voldemort, è la tua famiglia che è in pericolo. Hai tutto il diritto di essere stanco e di lamentarti, James.»
Il giovane annuì, per poi voltarsi nuovamente verso l’amico e sorridergli, con una luce diversa negli occhi.
«Ne parlavo prima con Lily… È bello sapere di avervi qui per un po’. Manca Peter, però… noi quattro è già un passo.»
«Anche per noi, James.»
E sprofondarono l’uno nelle braccia dell’altro, stringendosi forte e donandosi a vicenda il coraggio di cui entrambi avevano bisogno.



Le sette di un piovigginoso mattino erano appena scoccate quando Sirius aprì nuovamente gli occhi, stavolta però al suo fianco non trovò Remus, bensì - dopo aver messo a fuoco lo guardo - riuscì a scorgere Lily in cucina che si dondolava canticchiando una canzone, intravide tra le sue braccia Harry, che rosicchiava un biscottino mentre sua madre tentava di preparare la colazione.
Riuscì a scostarsi la coperta di dosso e a mettersi seduto sul divano, ma fallì miseramente nel suo tentativo di alzarsi. Tirò un sospiro frustrato, mentre si strofinava gli occhi e si attorcigliava i capelli con le dita, decidendosi, infine, a chiedere aiuto.
«Lily!» chiamò l’amica, che immediatamente si voltò con un sorriso luminoso, accorrendo accanto a lui.
«Sirius buongiorno!» notò che aveva le occhiaie e l’aspetto di qualcuno che avesse dormito davvero poco «Come stai?»
«Bene, credo...» farfugliò «Senti, mi dispiace per essere piombato qui in quel modo ieri sera...»
«Non dirlo neanche per scherzo!» Lily lo rimproverò, facendosi seria e sedendosi accanto a lui «Siamo riusciti a rimetterti in sesto, questo è l’importante… Remus ci ha raccontato tutto.»
«Ti ho vista un po’ in difficoltà,» il volto di Sirius si distese in un sorriso «non posso alzarmi a quanto pare, ti va se ti tengo Harry?»
«Oh, se ce la fai mi faresti un gran piacere!» gli disse, mentre Sirius annuiva e allungava le braccia per prendere Harry, che - ancora mezzo assonnato - gli aveva rivolto un sorrisone da cui spuntavano due piccoli dentini da latte.
Se lo poggiò sulla gamba, sorreggendolo con il braccio sano: quel bambino non era solo la luce della vita di James e Lily, ma anche di quella di Sirius.
Si era affezionato a quel batuffolo dalla prima volta che James e Lily glielo avevano messo tra le braccia, aveva quasi pianto quando gli avevano chiesto di essere il suo padrino. Ricordava i pomeriggi passati a badarlo assieme a Remus, quando i suoi genitori si concedevano un po’ di tempo per loro… Gli mancavano da morire quei momenti.
Era abbastanza convinto che non sarebbe mai diventato padre, sia per i trascorsi con la sua famiglia, sia perché, insomma… non stava con una donna.
«Oh, Merlino, quanto è cresciuto!» si stupì, accarezzandogli dolcemente le guanciotte rosse.
«Sì, è un monellaccio di prima categoria, somiglia in tutto e per tutto a James, non ha preso neanche un capello da me!» rise Lily, certa che Harry da grande gli avrebbe dato filo da torcere.
«Gli occhi, Lils, questo piccoletto ha i tuoi occhi.»
«Sì, questo sì...» sussurrò, arrossendo leggermente e nascondendo un sorrisetto orgoglioso.
«Coraggio, pulce! Appena lo zio Sirius si riprende ti compra una bellissima scopa giocattolo!» Black scompigliò i capelli già disordinati di Harry, lasciandogli un bacio sulla testa e iniziando a giocare con lui. Ed Harry rideva, come sapeva fare solo quando giocava con il suo padrino, neanche lei o James riuscivano a metterlo così di buon umore. Prima di ritornare a preparare la colazione, Lily si fermò qualche secondo ad ammirarli.
«Saresti un buon padre, sai.» gli disse, sorridente, non appena si era alzata per tornare in cucina.
Glielo dicevano tutti, sempre, ogni singola volta che lo vedevano con Harry… Ed ogni singola volta Sirius si chiedeva come sarebbe potuto essere un buon padre se i suoi stessi genitori lo avevano cresciuto a pane e Maledizione Cruciatus.
«Grazie, Lils. Diciamo che mi faccio bastare Harry.»
«Ah-ah! Lo sapevo che volevi rubarmi il figlio!» lo rimbeccò ironicamente «Se un giorno dovesse scomparire saprò già chi è il colpevole… Anche se sono sicura che Harry non ne sarà poi così triste!» risero insieme, poi Lily tornò ad essere seria: «Sul serio, Sir, pensaci… Non è poi così comune vederti così felice.»
La verità, per Lily, però era leggermente più agrodolce: sapeva che Petunia aveva avuto un bambino, ma non si parlavano da tempo e a lei sarebbe piaciuto così tanto avere un nipotino o una nipotina, qualche cuginetto con cui Harry sarebbe potuto crescere.
«Anche se per assurdo ci fosse un modo, Remus sarebbe comunque contrario per via della questione da Lupo Mannaro. Ne abbiamo parlato davvero, sai?» Sirius sorrise un po’ amaramente «Avrebbe paura di trasmettere la Licantropia, ma comunque… anche se riuscissimo ad adottarne qualcuno non sarebbe così semplice. Non potremmo spiegargli tante cose...»
«Queste “tante cose” di cui parli i bambini le comprendono molto prima e molto più semplicemente degli adulti.» lo consolò Lily, sapendo bene - sia da Remus che da James - quanto terrore avesse ancora Sirius nel dichiarare la sua relazione.
Non che nel mondo dei maghi fosse una cosa comune, ma con i suoi amici e con i membri dell’Ordine della Fenice era completamente al sicuro.
«Magari dopo la guerra, te lo prometto, Evans.» sapeva in cuor suo che non avrebbe mai mantenuto quella promessa, ma volle dare quell’illusione a Lily e a se stesso, anche solo per una manciata di secondi. L’amica semplicemente annuì e gli sorrise, stava per tornare a preparare la colazione, ma lui la bloccò: «A proposito: Remus?»
«L’ho spedito di sopra a dormire con James.» lo informò Lily, leggermente divertita al pensiero di come avesse letteralmente urlato contro suo marito e il suo migliore amico alle cinque e mezzo del mattino, costringendoli entrambi ad andare a dormire. «Hanno fatto la veglia tutta la notte, li sveglierò tra qualche ora per la colazione. Poi arriverà anche il professor Silente con un guaritore del San Mungo, conviene che tutti e tre siate belli, freschi e riposati, probabilmente sarà una lunga discussione.»
«D’accordo.»
E Lily scomparve in cucina, tornando a preparare i suoi famosi biscotti, ancor più buoni di qualsiasi dolce di Mielandia. Sirius rimase sul divano, con Harry in braccio: semplicemente iniziò a raccontare una fiaba sul Quidditch al piccolo figlioccio, animando delle immagini davanti ai loro occhi con la sua bacchetta.
«C’era una volta il più bravo cercatore del mondo, Hernik Puck, che con la sua abilità e velocità riusciva a vincere qualsiasi partita giocasse...»
 


FINE PARTE SECONDA
 


Note d'Autrice:
Ed eccoci arrivati anche a questa domenica con il secondo capitolo della minilong!
Ammetto di avere un legame speciale con questa parte della storia, specialmente nella parte tra James e Remus che è la mia preferita in assoluto.
Ma, andando per ordine, ho pensato che fosse doveroso il piccolo momento iniziale tra i Wolfstar, che sono una delle coppie fanon che più apprezzo, sia della Saga di HP che in generale.
Ovviamente ancora non nutrono sospetti l'uno dell'altro e tentano di vivere la loro relazione in maniera serena (per quanto sia possibile, viste le circostanze!)
Nella scena tra James e Remus volevo sottolineare l'importanza di questa amicizia che spesso è troppo sottovalutata. Ebbene sì, credo che Remus soffra di attacchi di panico e di ansia, per questo si porta sempre dietro dei cioccolatini, per avere "qualcosa da assaggiare".La pratica delle "5 cose che puoi vedere ecc ecc" è reale e consigliata a chi soffre di queste cose.
La terza scena tra Lily e Sirius (guest star: piccolo Harry!) è quella che mi mette più ansia, lo ammetto. Mi piaceva pensare alla solitudine di Lily e all'amarezza che provava nel non avere sua sorella Petunia al suo fianco, di non poter conoscere Dudley e volergli bene come una zia, quindi ha riposto queste speranze in Sirius e Remus. Ora, so che è molto irrealistico che due uomini potessero adottare un bambino negli anni '80 (visto che anche ai giorni nostri è - ahimè - non consentito in alcune parti del mondo), ma siamo nel mondo magico, no? Qualcosa potrebbe essere diverso...
Volevo anche mettere in luce la figura di Sirius come padrino di Harry, che è adorabile!
Ringrazio come sempre la mia beta che mi sopporta e mi supporta, lov u.
Detto ciò, termino di blaterale e, se vi va, lascio a voi i commenti!
Come sempre, regalo a tutti una gustosa Burrobirra!
A domenica prossima con l'ultimo capitolo!
Merasavia Anderson.
   
 
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