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Autore: MauraLCohen    30/06/2020    1 recensioni
[Raccolta di flashfic]
Sandy e Kirsten a Berkeley.
Momenti importanti della loro storia, della loro quotidianità, prima di Newport.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Contesto: Kirsten è in piena sessione e non si concede neanche cinque minuti di pausa, mandando la sua coinquilina fuori dai gangheri. Sandy è preoccupato per quanto studia, così decide di assicurarsi che almeno mangi.
Prompt: studio;
Parole: 1022.

 

Studio matto e disperatissimo 
 

Due colpi leggeri contro la porta distrassero Kirsten dalle sue letture. 

La ragazza aveva il letto ricoperto da enormi libri di testo che ritraevano opere d’arte di ogni tempo e gli appunti sparsi qua e là tra le lenzuola e sul pavimento. 

« Helen, apri tu? » chiese, senza staccare gli occhi dalla pagina che stava evidenziando. 

La compagna di stanza era sdraiata a pancia in giù sul letto di fronte al suo, intenta a sgualcire le pagine di una rivista di gossip. Provò a ribattere, perché non aveva voglia di alzarsi, ma Kirsten era completamente assorbita dai suoi studi e non parve nemmeno farci caso. 

« Diventerai matta prima di fine semestre » la canzonò la mora, mentre con un gesto secco spalancava la porta. Kirsten continuò a tenere lo sguardo basso, evidenziando una riga da parte a parte, e così non si accorse del ventiduenne con i capelli disordinati che le stava sorridendo appoggiato allo stipite della porta. 

« Buona fortuna per farti notare. Non si stacca da quei quaderni da stamattina » commentò Helen, alzando gli occhi al cielo, prima di uscire dalla camera e chiudere la porta senza aspettare la risposta di Sandy. Il ragazzo la seguì con lo sguardo e si fece scappare un sorriso: Kirsten in piena sessione è in grado di far uscire di testa pure lei, pensò, prima di fare due passi dentro la stanza, riportando la propria attenzione su Kirsten, che intanto aveva continuato ad ignorare la presenza di qualsiasi altra cosa che non fosse il suo manuale. Stava seduta sul letto con le gambe incrociate e la schiena contro la spalliera, mordicchiando nervosamente il beccuccio di una bic nera. Aveva i lunghi capelli biondi raccolti tra due bacchette e indossava una lunga felpa grigia con la scritta Berkeley al centro, dentro la quale lei avrebbe potuto starci almeno due volte. Sandy riconobbe subito la felpa e sorrise: era la sua.

« Kirsten? » provò ad attirare la sua attenzione senza spaventarla.

« Hei! » sospirò lei, spostando di fianco  il libro che aveva sulle gambe. Era stanca, stava studiando da otto, nove ore? Bah! Aveva perso il conto. All’esame mancavano solo pochi giorni e a Kirsten sembrava di avere ancora tutto il programma da studiare e più cercava di memorizzare le informazioni, più sentiva di non ricordare niente. Doveva ancora ripetere tutto e rivedere un mazzo di appunti infiniti, non aveva tempo di fare una pausa. 

Sandy le sorrise ancora: gli era bastato incrociare il suo sguardo per capire cosa le stava passando per la mente. Camminò verso il letto, facendo attenzione a non calpestare le centinaia di fogli che Kirsten aveva sparpagliato per tutto il pavimento. Solo quando le fu vicino, lei poté notare il sacchetto di carta marrone che il ragazzo teneva in una mano e lo guardò curiosa. 

« Cinese! » esclamò Sandy, alzando la busta all’altezza del petto. « Qualcuno deve assicurarsi che mangi o rischi di digiunare fino a dopo l’esame. »

Kirsten gli sorrise di rimando. Sandy riusciva sempre a trovare il modo giusto per farla sentire meglio e spesso non se ne rendeva neanche conto. 

« Ci sono i ravioli di carne? » chiese lei, strofinandosi le mani, mentre lui le si sedeva accanto. 

« Porzione doppia e tanta, tanta salsa di soia » rispose soddisfatto, avvolgendole le spalle con un braccio. 

Kirsten si lasciò tentare dall’idea di fare una pausa. In fondo, un boccone non poteva che farle bene. Incrociò lo sguardo di Sandy che confermava i suoi pensieri, così si stiracchiò, appoggiando la propria testa sulla sua spalla. 

« Mio eroe! » disse entusiasta, pregustando il sapore degli Jiaozi.

Sandy tolse dalla busta tutti i contenitori in alluminio e li sistemò sul letto, prese la salsa di soia e spezzò le bacchette, porgendone un paio a Kirsten. 

Per il resto della serata lui rimase accanto a lei, sdraiato sul letto, ascoltandola ripetere ogni capitolo, guardandola evidenziare i paragrafi, annotare piccoli appunti ai margini di libri e quaderni. Ogni tanto la interrompeva, ridacchiando, prendeva uno degli jiaozi con le bacchette e lo intingeva nella salsa di soia. 

« Mangia! » diceva, poi, rivolto verso Kirsten, mentre le avvicinava il bocconcino di carne alla bocca, evitando con una mano che la salsa di soia gocciolasse sul letto. Lei smetteva di studiare quel tanto che bastava per mangiare e ritornava subito a concentrarsi sui libri. 

Era incredibile quanto tempo Kirsten  riuscisse a passare studiando, Sandy a volte non capiva proprio come facesse. Ammirava il fatto che  lei si impegnasse così tanto, ma era esagerata. C’erano giorni in cui rischiava l’esaurimento nervoso: restava chiusa in camera a leggere e ripetere per ore e ore, non si accorgeva di ciò che le capitava intorno e, spesso, si scordava persino di mangiare. 

Sandy, ormai,  aveva perso il conto di quante volte era successo. Kirsten era una perfezionista e finché non era certa di sapere ogni singola cosa al meglio, non smetteva di tenere la testa china sui libri. Così spettava a lui evitare che la sua ragazza impazzisse durante gli esami. Sandy sapeva che quello era il modo migliore per aiutarla: non poteva impedire all’ansia di tenerla sveglia la notte, ma poteva restare lì con lei e cercare di darle tutto il supporto di cui aveva bisogno.

Ora la guardava mentre piano piano lasciava scivolare i fogli degli appunti al bordo del letto. Era esausta e a stento riusciva a tenere gli occhi aperti. Si rannicchiò su un fianco, poggiando la testa contro il petto di Sandy e lui fui pronto ad accoglierla tra le braccia.

« Stai bene? » le chiese, accarezzandole la schiena. 

Lei annuì, tenendo gli occhi chiusi e rilassandosi sotto il tocco delicato di Sandy.

« Ti amo » gli sussurrò a fior di labbra.

Lui la strinse a sé più forte. 

« Anche io » rispose Sandy, afferrando la coperta con una mano per trascinarla sopra di loro. 

« Buonanotte » le disse, notando che ormai si era già addormentata profondamente. Le sorrise, chinando il viso su di lei per baciarle la fronte. 

Per Sandy quello era il modo migliore di finire una serata. 




 
 
   
 
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