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Autore: sihu    01/07/2020    1 recensioni
1 novembre 1981 - dopo la terribile notte di Halloween casa Potter piange i suoi morti: James è morto, Lily è ancora viva e aspetta un altro bambino. Steve, il gemello di James non riesce a credere a quanto accade e insieme ai malandrini con la memoria torna all'inizio della storia. Ai tempi di Hogwards, quanto tutto è iniziato. La storia dei malandrini rivive tra passato e presente, guardando al futuro.
cap.5 - "Tornare alla realtà fu un duro colpo per Sirius. Perso nei ricordi, tutto sembrava perfetto. James era ancora vivo e loro erano soli dei mocciosi che ancora non sapevano nulla della vita, ne avevano idea dei guai e dei tormenti che li avrebbero aspettati negli anni a venire”
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 11

IN TRENO

1 Settembre 1973, terzo anno.

 

- Buon giorno. È mattina, c’è il sole e stiamo tornando a Hogwarts.- 

Esclamò Sirius, lanciandosi sui sedili vuoti di fronte ai due ragazzi. Due volti uguali si voltarono verso di lui automaticamente.

- Che gioia.. -

Commentò il più tetro dei due.

- Ti lamenti? Non avrò più la mia famiglia tra i piedi. Qui ci vuole una festa.- 

Spiegò Sirius, mettendosi a sedere in modo da fare posto anche a Remus e Peter che stavano cercando di trascinare i loro grossi bauli all’interno dello scompartimento.

- Beato te. -

Sospirò ancora il ragazzo imbronciato. Sirius decise di lasciare perdere. Era troppo felice di tornare al castello per iniziare una discussione.

- Ciao ragazzi.- 

Salutò Remus, occupando il posto più vicino alla finestra.

- Sirius, Remus, Peter. Vi stavamo aspettando.-

Salutò uno dei gemelli. Questa volta era stato quello sorridente a parlare.

- James sei allegro. Steve invece sembra teso, ma vedrai che ti troverai bene al castello. -

Iniziò Sirius, cercando di trascinare Steve nella conversazione. A quelle parole il ragazzo imbronciato prese a guardare ancora peggio l’amico, lasciando Sirius di sasso.

- No, No, aspetta. Io sono Steve, quello musone è James. - 

Spiegò il ragazzo sorridente, indicando il fratello.

- Amico, che ti prende? - 

Chiese Peter, preoccupato e stranito da quella situazione.

- Nulla, assolutamente nulla. - 

Rispose James, tra i denti. Era evidente che non aveva voglia di parlare, ma i ragazzi erano testardi e determinati.

- Sicuro? - 

Chiese Remus, dolcemente.

- Sei ancora arrabbiato con noi? -

Fece eco Sirius, preoccupato. James sbuffò.

- Che palle, lasciatemi stare. -

Ringhiò James, voltando quasi del tutto le spalle agli amici. I ragazzi si voltarono verso Steve, perplessi, nella speranza che l’altro ragazzo avesse delle risposte.

- È arrabbiato con me. - 

Spiegò il ragazzo, abbozzando un sorriso piuttosto tirato.

- Non vi dovevate chiarire? - 

Chiese Remus. Ormai era chiaro che James non voleva parlare, tanto valeva rivolgersi direttamente al fratello anche se questo poteva voler dire peggiorare il suo umore.

- Oh si, ma James non mi parla da una settimana. - 

Spiegò Steve. Nonostante cercasse di apparire tranquillo nella sua voce si avvertiva chiaramente tanta tristezza.

- Accidenti, mi dispiace. - 

Mormorò Peter, dispiaciuto.

- A me No. - 

Precisò James, secco. Steve sospirò, seccato.

- Andrai avanti per tanto? - 

Chiese Steve, rivolto al gemello.

- È inutile che mi parli, la tua voce non la sento. - 

Rispose James, senza nemmeno guardare in faccia il fratello. Quella situazione era assurda per i ragazzi che stavano a guardare. Sembrava quasi che James stesse litigando da solo.

- Dai ragazzi, da bravi. Perché non parlate? - 

Disse Sirius, cercando di mediare tra i due.

- Perché mio fratello è un idiota. - 

Sbottarono i gemelli, insieme. Almeno su quel punto era evidente che fossero d’accordo. 

- Che carini, lo hanno detto in coro. - 

Fece notare Sirius, sorridendo.

- Sirius, sta zitto. -

Sbottò James, seccato. 

- Va bene, scusate. Almeno su qualcosa siete ancora d’accordo. Ma dico, James.. È il tuo gemello! - 

Continuò Sirius, deciso a non arrendersi fino a quanto non avesse raggiunto il suo scopo.
- Lo so da me, ma grazie per avermelo ricordato.- 

Disse James, alzando gli occhi al soffitto. Negli ultimi giorni aveva sentito ripetere quelle parole dai suoi genitori almeno un milione di volte, ma non aveva nessuna voglia di ascoltarle. Era ancora troppo arrabbiato e deluso per rivolgere la parola a Steve. 

- Mi parlerai prima della fine dell’anno? - 

Chiese Steve, ironico.

James aprì la bocca, probabilmente per dare una risposta acida, ma la richiuse subito e prese  a boccheggiare. Sembrava quasi gli mancasse di colpo l’aria.

- Io.. -

Iniziò James, improvvisamente più pallido.

- James. - 

Mormorò Sirius, spaventato, mentre Steve prendeva dolcemente James per le spalle in modo che non cadesse a terra battendo la testa.

- Dannazione, James. Mi senti? - 

Chiamò Steve, cercando di non perdere la calma.

- È svenuto, chiama uno dei caposcuola. -

Ordinò Remus, agitato. 

- No, lascia stare. Penso io a lui. -

Disse Steve, sicuro. 

- Steve sei sicuro? È svenuto all’improvviso, forse sta male e ha bisogno di cure..- 

Fece notare Sirius, preoccupato per l’amico.

- So cosa ha James, tranquillo.- 

Rispose Steve, senza staccare gli occhi dal viso sofferente del fratello.

- James sta male? - 

Chiese Peter, spaventato.

- Diciamo di si, una brutta ferita non ancora del tutto chiusa.- 

Rispose Steve, cercando di non fare preoccupare ulteriormente il ragazzino.

Remus fissava la scena, in silenzio, chiedendosi se valeva la pena di fare la domanda che gli girava in testa da ore. Alla fine trovò il coraggio.

- Ehi, Steve.. Te la posso fare una domanda? -

Chiese Remus, cercando di apparire disinvolto.

- Vuoi sapere dell’incidente, non è vero? - 

Disse Steve, abbassando gli occhi sul viso del suo gemello.

- Non è obbligato a parlarne.. Voglio dire, forse la cosa lo fa stare male. -

Mormorò Sirius, ansioso. Peter fissava la situazione, stranito. Per la prima volta i ruoli si erano ribaltati ed era Remus l’impertinente che faceva domande scomode.

- Fa stare peggio Jamie, tanto vale che ve ne parli io.. -

Rispose Steve, facendo il misterioso.

-  Che intendi dire? - 

Chiese Remus, senza staccare lo sguardo dai due ragazzi. James non aveva ancora dato cenni di essersi ripreso ed era sempre inerme tra le braccia del suo gemello.

- Jay non parla volentieri dell’incidente. -

Sospirò Steve, giocherellando nervosamente con i capelli del fratello che se fosse stato cosciente probabilmente lo avrebbe maledetto.

- Cosa è successo? - 

Chiese Peter, vinto dalla curiosità. Steve sospirò, senza staccare lo sguardo da James.

- Un lupo mannaro. Ha morso me e quasi ucciso lui. -

Spiegò alla fine Steve, lentamente. Sembrava quasi che le parole faticassero ad uscire.

- Un lupo mannaro? - 

Ripeté Remus, incredulo. C’era qualcosa di surreale nello scoprire che anche il suo amico James aveva avuto un brutto incontro con un licantropo e che non gliene aveva mai parlato nemmeno quando aveva scoperto il suo segreto.

- Si, probabilmente una vendetta. - 

Mormorò Steve, scuotendo la testa quasi a voler scacciare un brutto ricordo.

- Contro due bambini? - 

Chiese Peter, scettico. Il piccolo Peter era cresciuto sotto la proverbiale campana di vetro, tanto che gli risultava difficile comprendere quanto il mondo potesse essere ingiusto e cattivo alle volte.

- Contro nostro padre. - 

Lo corresse Steve, bonariamente.

- Che bastardi! - esclamò Sirius, deciso - Voglio dire, che razza di avvertimento macabro può essere? - continuò il ragazzo.

- Non doveva essere un avvertimento. Non era previsto che noi due sopravvivessimo. - 

Mormorò Steve. 

- Gli svenimenti, il pallore ed i continui giramenti di testa.. Sono una conseguenza dell’incidente? - 

Chiese Sirius, fissando Steve negli occhi. Il ragazzo annuì piano. Di colpo nessuno aveva più voglia di parlare. James si destò qualche minuto dopo ed i ragazzi ripresero a parlare, sforzandosi di fare credere all’amico che non era successo nulla.

Un fischio del treno avvisò il gruppo che il treno stava per entrare in stazione. Rapidi i ragazzi si cambiarono e scesero dal treno. 

James cercò di lasciare indietro Steve, ma quest’ultimo sembrava deciso a non perderlo di vista.

- Te ne vuoi andare? - 

Ringhiò James, cercando di allontanare il fratello con la forza.

- Jay, ascoltami un attimo. - 

Implorò Steve, prendendo James per un braccio. Il fratello si liberò facilmente della presa.

- No, va sulle barche con quelli del primo anno. - 

Rispose James, secco.

- Dopo, prima devo assolutamente parlare con te. Ti giuro che è importante.. - 

Insistette Steve, testardo.

- Prega che lo sia per davvero. -

Mormorò James, alzando gli occhi al cielo. Essere così secco con il gemello faceva stare male anche lui ma non aveva per niente voglia di essere il primo a cedere. Sapeva quanto fosse sbagliato, ma l’orgoglio stava avendo la meglio. 

- Lo sanno. - 

Disse Steve, telegrafico. A quelle parole James impallidì tanto che il fratello cominciò seriamente a temere di vederlo svenire una seconda volta.

- Glielo hai detto tu? - 

Chiese James, con un tono indecifrabile. Remus, Sirius e Peter si affiancarono ai due fratelli, cercando di capire per quale motivo stessero discutendo così animatamente.

- Sapevano dell’incidente. Dovevi prevederlo, no? Il Profeta ne parla da mesi ormai.. - 

Commentò Steve, infastidito.

- Maledetti! - imprecò James, rivolto a quei giornalisti che non si decidevano a lasciarli in pace - Sono impiccioni! Perché ci tormentano ancora? Sono peggio degli sciacalli.. - continuò James, fuori di sé.

- James.. - 

Mormorò Remus, preoccupato.

- Loro non sanno quanto abbiamo sofferto. Devono lasciarci in pace! - 

Tuonò James, il volto stravolto dalla rabbia che stava provando in quel momento.

- Perdonami James. È colpa mia, non avrei dovuto fare domande. - 

Mormorò Remus a testa bassa, con lo sguardo colpevole.

- Tranquillo, non è colpa tua. Avanti, andiamo? - 

Mormorò James, tornando a sorridere agli amici.

- Ed io? - 

Chiese Steve, guardandosi intorno senza sapere dove andare.

- Arrangiati - 

***

Alla fine Steve arrivò veramente al castello con i ragazzi del primo anno, una schiera di bambini piuttosto bassi che lo fissavano incuriositi chiedendosi chi fosse quello spilungone che si era mischiato a loro. Forse un ripetente?

Nessuno dei più grandi lo notò, almeno fino a quando la professoressa McGranitt chiamò il suo nome per lo smistamento.

- POTTER, STEPHEN. - 

Tutti si voltarono verso la porta, chiedendosi chi potesse essere il fratellino di James Potter. Grande fu lo stupore generale quando Steve si diresse verso il Cappello Parlante.

- Per le mutande di Merlino, sono due.. - 

- Vi prego, ditemi che sono già ubriaco! - 

Esclamò Piton, terrorizzato all’idea di avere a che fare con un secondo Potter.

- GRIFONDORO! - 

Urlò il Cappello, scatenando i festeggiamenti del tavolo Rosso ed Oro. Steve si alzò dallo sgabello e tornò verso gli amici, soffermandosi di fronte al fratello.

I due si scambiarono un lungo sguardo di sfida, poi James colpì il gemello con un pugno in pieno viso.

- Siamo pari? - 

Chiese Steve, divertito.

- Vuoi un po’ di dolce? - 

Chiese James, strizzandogli l’occhio.

 
  
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