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Autore: BabaYagaIsBack    05/07/2020    0 recensioni
Jay ha diciotto anni e tutto ciò che ha imparato sulla vita le è stato insegnato da Jace, il fratello maggiore, e i suoi migliori amici. Cresciuta sotto la loro ala protettrice, ha vissuto gli ultimi anni tra la goffaggine dell'adolescenza, una cotta mai confessata e un istituto femminile di cui non si sente parte. E' ancora inesperta, ingenua e alle volte fin troppo superficiale, ma quando Jace decide di abbandonare Londra per Parigi, la sua quotidianità, insieme alle certezze, iniziano a sgretolarsi, schiacciandola sotto il peso di ciò che non sa
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Chapter Thirty-One
§ The truce of the birthday §
part two

Seth fuma. Lo fa lentamente e soppesando pensieri a me sconosciuti, il tutto senza proferire alcuna parola.

I coniugi Raven hanno taciuto per un po', ma poi la loro curiosità ha straripato oltre gli argini della buona educazione - e hanno chiesto, mentre gli sguardi si riempivano di diffidenza; perché seppur vogliano bene al ragazzo qui con me, come molti non possono negare che sia, forse, la scelta meno indicata per la loro figlioletta, al momento.
"Voi due vi frequentate?"
"Da quanto?"
"Avete intenzioni serie?"
"A Jace la cosa sta bene? Oh, ma lo sa, vero?"
"E' successo qualcosa stanotte? Perché vedi, Seth, Jane sarà anche maggiorenne, ma vive ancora sotto il nostro tetto".

Sta di fatto che, a un certo punto, forse sopraffatto dalla sua mancanza d'abitudine a simili interrogatori, Morgenstern si è alzato e, scusandosi, ha deciso di uscire nel porticato per prendersi una pausa. Peccato che i minuti passino, le sigarette si sommino e lui non abbia ancora deciso se rientrare o meno.

Mi mordo l'interno guancia. Dovrei essere io a spezzare il silenzio? Dovrei fare la prima mossa e mettere fine al suo mutismo? Oppure è meglio se aspetto, evitando così lo scoppio di una guerra, l'ennesima?

«Non me l'ero immaginato così» sbuffa, lanciando il mozzicone lontano dalle sue dita, seppur troppo vicino ai fiori di mamma, che mi auguro non ci stia spiando da alcuna finestra.
Passo una mano tra i capelli, districando i nodi a cui ancora non ho prestato il giusto riguardo. Nemmeno io, a dire il vero. Anzi, se fossi totalmente sincera direi che non avevo neanche preso in considerazione l'ipotesi di dire ai miei genitori di noi con lui presente. Quelle poche volte in cui ho valutato la questione si trattava sempre di fantasie solitarie, invece la realtà è stata ben diversa.

«Liz... lei è ancora arrabbiata per la questione di Jace. Credo che abbia voluto... metterti nei guai come tu hai fatto con-»
«In primo luogo, io non ho messo vostro fratello nei guai. Lui è stato coinvolto in una questione tra me e Charlie» la sua voce è fredda, monotona, si prende pause che mi fanno stringere le budella, ma non si interrompe mai del tutto: «Inoltre, avrei preferito non apparire come il classico playboy».

Un sorriso nervoso mi tende le labbra e, allungando un piede nella sua direzione, lo stuzzico con piccole spinte: «Davvero? Ma non è quello che sei?»
Lui si volta, fulminandomi. Non sembra apprezzare il mio tentativo di sdrammatizzare la situazione, ma non cedo - con la minaccia dei miei genitori oltre la porta preferirei vederlo sereno, ma soprattutto pronto ad affrontare nuovamente la questione; in particolar modo perché ci è impossibile tornare indietro, a questo punto.

Riportando la gamba a terra, e abbandonando la panchina Ikea che scricchiola ad ogni mio movimento, mi avvicino al suo corpo, rigido nonostante la torsione che compie per fronteggiarmi. Mi fissa dall'alto, impassibile, eppure non mi faccio intimidire. Armata di occhi languidi e un sorriso tutt'altro che rassicurante, gli circondo la vita con le braccia, puntando lo sguardo nel suo: «Perché sai, io lo trovo davvero eccitante».

Uno.
Due.
Noto un lieve cambiamento nella sua smorfia. Forse sto riuscendo nella mia impresa.
Tre.
Quattro.

La risata che esplode dopo pochi istanti mi fa sussultare. Il busto di Seth viene percorso da scossoni che rimbombano nella gabbia toracica di entrambi. Si porta le mani al viso, lasciando cadere la testa all'indietro in un moto d'incontenibile ilarità che non comprendo. Doveva essere una maliziosa provocazione, non una battuta da pessimo cabarettista.

«L'hai detto veramente?» Mi domanda, senza smettere di ridere. La mia autostima, il coraggio che mi ha spinta a dire una simile sciocchezza crolla a precipizio, facendomi desiderare di rimangiare ogni singola sillaba pronunciata.
Ci sono alcune ragazze affascinanti, altre belle, e altre ancora che sembrano uscite da qualche filmino hard: loro possono permettersi questo genere di frasi - tutte le altre, quelle normali, un po' sfigatelle come me invece, dovrebbero evitarle, giusto per non ottenere questa reazione da belloccio di turno.

Provo a divincolarmi, sentendo la vergogna montare, ma lui mi ferma: «Questo vale qualsiasi domanda i tuoi genitori possano farmi!»
Cerco di pizzicarlo, tento malamente di difendere il mio orgoglio ferito, eppure ogni tentativo fallisce.
«Sei uno stronzo, Seth!»
Vorrei potermi nascondere, tornare sotto le coperte del letto in cui ero solo un'ora fa, ma non c'è modo di fuggire dalla sua presa, nemmeno quando una mano abbandona la mia schiena e s'impossessa del mento, costringendomi a guardarlo dritto negli occhi: «Non lo nego» mi sussurra piano, in un soffio che accarezza la pelle e facendo sfoggio di come dovrebbe essere, realmente, un sorriso malizioso.

Ecco, lui rientra alla perfezione nel gruppo di persone che si possono permettere quel tipo di commenti.

«Ma apprezzerei se simili slanci li tenessi per occasioni più... intime» ammicca, facendo agitare il mio basso ventre: «Il mio ventiquattresimo compleanno potrebbe essere l'occasione perfetta, non pensi?»

Quella a irrigidirsi, ora, sono io.
Il suo compleanno sta arrivando, è vero, ma quando è? Faccio mente locale il più velocemente possibile, provando a ricordare dapprima che giorno sia oggi e poi quando sia la fatidica data e, alla fine, mi rendo conto avere meno di una settimana a disposizione.

***

Mi rigiro il telefono tra le mani, conscia di non aver combinato nulla di buono per ben cinque giorni, arrivando così al fatidico momento senza nulla di programmato. E mi sento una perfetta idiota. Tra la scuola, le nostre rare uscite insieme, Caroline e Misha e il fantasma di Benton, il tempo mi è scivolato tra le dita al pari d'acqua e non ho alcuna idea di come rimediare.

Non ho un regalo, men che meno una prenotazione in qualche ristorante che non posso permettermi. Non so se ci sia qualcosa che voglia particolarmente fare una volta uscito dal lavoro e, allora, mi ritrovo a sbattere più volte la testa contro il lato del letto, alla disperata ricerca di un'idea.

Che faccio, mi do malata? No, penso che comportandomi così non farei altro che peggiorare la situazione, rovinando quella fragile tranquillità in cui siamo riusciti a entrare dopo la serata di ubriachezza all'Elder and the Moon. Così mi mordo il labbro, ricordandomi ancora una volta quanto sia stupida. Forse dovrei semplicemente affrontare la questione, dirgli chiaro e tondo che la mia mente è solo un open space privo di qualsiasi mobilio; dopotutto non si suol dire che la sincerità sia alla base di ogni relazione? Ebbene, appena sblocco la schermata della homepage, pronta a mandare un messaggio in cui gli domando se una semplice pizza possa andar bene, nonna Josephine fa il suo ingresso nella mia camera gridando a pieni polmoni: «E' qui la festa?» e, dallo spavento, perdo la presa sul cellulare, che mi casca dritto sul naso.

«Che diavolo hai fumato, vecchia pazza?» Le domando appena riesco a ritrovare il contegno necessario per fermare le lacrime e ritrovare la voce - perché il dolore è forte, soprattutto quando la botta è proprio sulla gobba ossea.

Lei però ride, sogghigna come una megera pronta a rivelare un segreto. La vedo avanzare con decisione subito dopo aver richiuso la porta e, ad ogni falcata che compie, qualcosa oltre le sue spalle, lì dove tiene nascosta una delle mani, oscilla minacciosamente catturando il mio interesse.
Non si tratta di qualcosa di grande, dopotutto se non fosse per il penzolamento regolare non mi sarei nemmeno resa conto della sua presenza, eppure ora che ne ho scoperto l'esistenza non riesco a staccargli gli occhi di dosso.
«Che hai lì?» Poggiandomi sul fianco e puntellando un gomito, mi sporgo verso di lei al pari di un gatto curioso. Fiuto l'aria aguzzando la vista, ma l'enorme vestito della nonna non mi permette di scorgere nulla, nemmeno le reali dimensioni di qualsiasi cosa mi stia nascondendo - aspettare, quindi, diventa l'unica opzione.

«Come siamo curiose, signorinella!» Con la mano libera mi fa segno di spostare le gambe, in modo da lasciarle un po' di spazio, poi compiendo una mezza piroetta si fa cadere sull'angolo di materasso che le concedo, portando l'oggetto del mistero, quello che ora riconosco come un sacchetto colorato, sulle ginocchia. Un moto di confusione si fa strada in me, diventando sempre più intenso ad ogni secondo di silenzio che passa. Il bordeaux della carta è arricchito da manici in raso più chiaro e del tulle della medesima tonalità che ne esce dalla parte alta, ma ciò che più di tutto mi fa corrugare le sopracciglia è la scritta dorata che vi sta davanti, riportando un nominativo tutt'altro che rassicurante: Secrets of the Miss, che può indicare sia qualcosa inerente al mondo del fetish, sia qualcosa di terribilmente innocente come un buon profumo o qualsiasi altro tipo di cosmetico - ma con lei, purtroppo, non posso mai abbassare la guardia.

Notando la mia più completa incapacità nel dare un senso a ciò che ha portato, Josephine allarga il sorriso: «E' un regalo» dichiara dopo qualche secondo.
«E a cosa lo devo?»
«Non ho mica detto che è per te» mi fa notare scuotendo la testa con una certa veemenza, suscitando ancora più confusione. Per quale motivo lo ha portato qui se non è per la sottoscritta? E per quale ragione me lo sventola davanti con tanta soddisfazione se non devo aprirlo?
«Non capisco».
«Oh tesoro... Se non ti ricordi del compleanno di Seth allora sei tu quella ad aver fumato qualcosa di strano!»

Sussulto, nonostante non sappia se imbarazzarmi o reagire in malo modo. Da un lato ho l'ansia di sapere cosa vi sia lì dentro, vista la premessa del nome del brand, dall'altro mi vergogno nel sapere che persino mia nonna sia riuscita a recuperargli qualcosa, mentre io sono ancora a mani vuote.
«Gli hai preso un regalo?»

Lei sbatte le ciglia rade e impiastricciate con il mascara, ammiccando.
«Ovviamente».
Ah. Buono a sapersi.
«Da... Secrets of the Miss? E cos'è esattamente, un sexy shop?»
Nonna gongola, sempre più ebbra di un compiacimento che non comprendo e che dubito potrò mai condividere, poi sospinge il pacchetto nella mia direzione: «Aprilo!»

Mi sta prendendo in giro? Corrugo maggiormente le sopracciglia, portandomi il sacchetto sotto al naso. Non ha appena detto che è il regalo per Morgenstern? Allora perché vuole che lo apra io?

«Ma è per Seth» faccio inutilmente notare, indagando con lo sguardo tra il tulle alla ricerca di qualche indizio.
«Infatti».
Continuo a vagare in un limbo di ignoranza, però pian piano mi decido a slacciare il fiocco centrale, permettendo così alla mano d'infilarsi dentro senza rovinare il packaging. Faccio avanzare le dita con timore, ogni tanto le ritraggo appena per paura di trovare qualche stramberia da feticisti, ma poi la morbidezza della stoffa si mischia alla lavorazione del pizzo e nella mente un'idea si fa strada.

Alzo lo sguardo su Josephine e la trovo in trepidante attesa, così estraggo il contenuto del sacchetto, rivelando un completino intimo assai succinto e provocante. Nuovamente il raso diventa un elemento distintivo, accompagnato però da un gioco di trasparenze dato dai merletti scuri. E' raffinato, nonostante sono certa abbia lo scopo di infiammare le zone lombari di chiunque lo veda indossato.
«Dubito gli piaccia mettere dell'intimo femminile. Senza offesa ma... non a tutti gli uomini piacciono i giochi di ruolo».
Nonna me lo sfila di mano. Sembra un po' offesa, ma non per questo mi rifiuta una spiegazione: «Mi chiedo come tu possa essere mia nipote. La preferita, soprattutto! Non è palese che sia per te? Anche perché volendo, Seth non ha un culo così grosso e dei pettorali così scarsi!»
Incredula, cerco di capire se il suo sia solo una frecciatina o un commento con fondamenta reali. Davvero Catherine mi ha fatta tanto male?

«Mon dieu, Jane! Ti ho preso qualcosa di sexy per la serata, così lui avrà la doppia sorpresa: una nottata di passione, e finalmente la sua ragazza in una mise più adeguata per l'occasione. Si chiama sedurre, bambina mia, ed è un'arte che dovresti imparare in fretta se vuoi tenertelo stretta!»

Arrossisco. Il mio viso sembra sul punto di prendere fuoco, ma taccio, conscia di quali pericoli potrebbero palesarmisi di fronte se osassi controbattere in qualche modo. Con lo sguardo vago ovunque, fuorché su lei e ciò che regge tra le mani e, inesorabilmente, mi domando cosa penserebbe papà se sapesse che la donna che lo ha messo al mondo sta cercando in tutti i modi di farmi perdere la verginità. Con Seth Morgenstern, soprattutto, il migliore amico di suo figlio. Anche con lui si comportava così? Entrava in camera sua, armata di qualche sacchettino contenente oggettistica hard, e gli parlava di come le api impollinano i fiori?

Mi lascio cadere sul cuscino, sperando di sprofondarci in mezzo - peccato che non ci sia salvezza.

«Che fai? Alzati, suvvia! Devi provarlo, così se non ti entra posso cambiarlo».
Scuoto la testa, rassegnata. Con Josephine non ho scampo, ma quantomeno posso fingere di aver avuto un'idea per il regalo - sperando che possa apprezzarlo.


 
   
 
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