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Autore: Brume    08/07/2020    1 recensioni
Laurent Reve Grandier Jarjayes arriva in Normandia una sera di giugno.Dovrebbe fermarsi un paio di mesi, ma finirà per viverci.Devastato dal dolore, inizia a scrivere un diario, testimone di un viaggio fatto di ricordi, pensieri, sogni; vi riporterà i suoi pensieri, i suoi sogni, i ricordi e piccoli segreti -che non conosceva e man mano scopre- che lo aiuteranno a ricostruire la storia della sua famiglia ed a crescere, arrivando oltre a ciò che aveva immaginato.
NB I disegni sono realizzati da me con tecnica mista, acquarello , matita, china
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Oscar e Andrè'
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Nyon, giugno 1821

 

..ritrovo queste pagine bianche,intonse, dopo moltissimo tempo in cui, per forza e per necessità, non ho avuto tempo di scrivere altro che aggionrnamenti e saltuari sfoghi. Ora che Diane dorme insieme ai nostri bambini, ora che siamo apparentemente tranquilli e la mia mente è libera, voglio dare voce ai miei pensieri di questi ultimi tempi.

Non è stato facile lasciare Auxerre; li ho trovato davvero un posto ideale dove ritirarmi mentre le acque si facevano più calme; li ho trovato amici.Ma restare sul suolo francese, in questo momento, è pericoloso...tanto più che sono diventato padre di due magnifici bambini: Adrien e Aurore...devo proteggerli, devo proteggere me stesso e Diane, ed i pochi rimasti di noi, dopo i fatti di Villèle.

 

Non sono più l' uomo che è partito in fretta e furia da Arras.

Non sono più quell' uomo pieno di utopie e sogni, anche se non li rinnego perchè hanno fatto parte di me.

Sono un uomo che ora deve difendere con i denti sè stesso, la sua famiglia, i suoi cari e gli amici e, naturalmente, un uomo che vuole fare qualcosa per il paese che gli ha dato la vita. Per Oscar e Andrè. Sono un uomo che ha deciso il suo destino, una volta per tutte.

Non so quando sia avvenuto questo cambiamento; in realtà, probabilmente, era già dentro di me ma quando ho visto gli occhi di Adrien e Aurore è successo qualcosa... Un infinito amore si è impossessato della mia anima e del mio cuore, ed allo stesso tempo la rabbia di non poter dare loro, in questo momento una vita serena mi ha portato ad una rabbia e alla consapevolezza che non potrò continuare all' infinito a fuggire...dovrò trovare un modo per combattere tutti gli uomini come Villèle che credono di poter disporre a loro piacimento di tutto e tutti, solo perchè non la pensano come lui.

Ora siamo a Nyon, e ci siamo tutti. Tutti i superstiti, tutti coloro a cui voglio bene. Siamo tornati qui, dove ho passato la mia infanzia, perchè al momento è il posto più tranquillo ed è ciò di cui abbiamo bisogno per riprendere le forze Girodelle, Victoria e François, io, Diane e Rosalie.

Bernard no. Bernard non c'è più. E' morto un mese fa, cadendo da cavallo. Ha raggiunto mia padre e mia madre, ha raggiunto i suoi amici , forse li ha raggiunti in quel campo di lavanda che ho sognato...o almeno così voglio immaginarmelo io. Mi mancherà, mi mancherà tanto....non trovo le parole, per descrivere cosa provo quando penso che non lo rivedrò più.

Il dolore che proviamo tutti è immenso dinnanzi a questa morte, soprattutto Rosalie e François.

L' una, non credo si riprenderà mai. François cerca di reagire, grazie anche alla sua amata Victoria.

 

Ora, tuttavia, è il momento di ripredere le forze. E Godersi questa nuova vita, nella quale rivedo me, nella quale rivedo gli occhi di mio padre.

Adrien, Aurore, Diane: la mia vita è vostra.

 

 

 

Si erano trasferiti da pochi giorni nel vecchio appartamento che così bene conosceva e che aveva lasciato qualche anno prima per portare in Francia i resti di Oscar e Andre, dopo averlo ripulito e sistemato; lui e Diane erano arrivati da Auxerre insieme ad Alain a bordo di una carrozza mandata da Girodelle, dopo uno scambio frenetico di messaggi; il giorno in cui realizzò che erano vivi, che stavano bene, fu uno dei più belli in assoluto. Avevano deciso, dato l' avvicinarsi del parto, di partire quanto prima; ma alcune complicazioni costrinsero la coppia ed il suocero a rimanere ad Auxerre nei pressi dell' hotellerie, al sicuro ...ed i bambini nacquero li, di prima mattina come il padre, nella stanza che aveva occupato sin dal suo arrivo. Fu un parto un pò complicato, in cui però Diane si comportò egregiamente senza mai perdere la calma; Alain e Reve attesero ore, senza nè mangiare nè dormire, finchè un vagito ruppe il silenzio di un 23 marzo ; quasi persero i sensi, capendo che non era l' unico. Furono attimi in cui Reve pensò di svenire davvero ma Alain, recuperando un pò di lucidità e con una delle sue solite battute – che facevano parte del suo repertorio – lo riportò alla realtà. Il neo papà non aspettò che il medico avesse finito, ed entrò, impaziente. Davanti a lui vi erano due fagottini dai capelli chiari e gli occhi verdi: si immobilizzò, quindi, scoppiando in un pianto che lasciò andare tutta la gioia e la tensione accumulata. Alain aspetto alcuni minuti e poi entrò.Con quegli occhi azzurri e stanchi che avevano visto un pezzo di storia, osservò le nuove vite ripensando alla sua vita e chiudendosi anch'esso in un pianto-

Quando i bambini furono abbastanza in forma per intraprendere un viaggio, la carrozza andò a prendere la compagnia premurandosi di inviare con essa tutte le comodità...così giunsero, a fine maggio, a Nyon; il giorno del loro arrivo fu una festa, anche se turbata dagli avvenimenti di quegli ultimi mesi. Fu un momento intenso fatti di molti abbracci e poche parole, e naturalmente mille sorrisi per quelle nuove vite.

 

***

 

 

Reve si destò dai suoi pensieri e dal suo diario, si alzò dalla scrivania del suo studio cercando di fare meno rumore possibile, visto che Diane ed i bambini dormivano; si levò le scarpe e camminò fino alla terrazza, dove Xavi lo attendeva e si crogiolava al sole. Vide François e Victoria passeggiare mano nella mano nei giardini del palazzo mentre Rosalie ricamava, all' ombra. Sembrava davvero un quadretto idilliaco e avrebbe voluto che le cose continuassero in questo modo, ma sapeva benissimo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di parlare e di affrontare la realtà; godette, quindi, di quella calma apparente e sorseggiò dell' acqua fresca che si era portato dalle cucine.

“Tutto bene? Perdonami, non mi sono annunciato, non volevo disturbare il riposo di Diane e dei tuoi figlio” disse una voce alle sue spalle.

“Alain, vieni. Sarei passato da te più tardi” disse Reve versando dell' acqua anche per Alain

“Credevo di stare fuori di più, invece il giro è durato meno del previsto” rispose il suocero.

“Come mai Florian non è venuto con te?” chiese

“Credo avesse un impegno con i responsabili delle sue vigne...quelle rimaste” rispose Alain.

Reve , seduto mollemente su una poltroncina, non aggiunse altro, continuando a guardare lontano. Sapeva che Alain aveva altro da dirgli.

“Stasera credo che Florian voglia parlare..con noi tutti” disse Alain dopo pochi minuti.

“Me lo immaginavo...lo stavo giusto pensando , qualche minuto fa” disse Reve

“E' inevitabile, mio caro ragazzo...per capire come difenderci. Qui siamo al sicuro, ma per quanto?” disse Alain.

“Avrei preferito godermi i miei figli, senza pensieri, ancora per qualche giorno...tuttavia mi rendo conto che già questi giorni sono stati un regalo” disse mettendosi a sedere meglio, inarcando la schiena in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

Alain restò in silenzio: come non condividere quel desiderio? Mise una mano sulla spalla di Reve e la strinse forte.

Reve appoggiò la sua mano su quella del suocero, come a rincuorarlo e dirgli che aveva inteso. Sarebbe andato all' incontro, ovviamenre.

Ma prima voleva fare una cosa: stendersi accando alla moglie, assaporare un momento di pace e di dolcezza accanto a lei ed ai bambini. Senza alcun pensiero.

Si avviò nella stanza, quindi, ma prima di entrare si soffermò sulla porta, appoggiando la spalla sinistra allo stipite, osservando la scena che gli riempiva il cuore. Diane dormiva profondamente, vestita solo di un abito leggero ed accanto a lei , i bambini. Erano bellissimi: si avvicinò e delicatamente si unì a loro, girandosi sul fianco in modo da osservare i suoi beni più preziosi. Ad un certo punto Diane aprì gli occhi e sorrise, trovandosi davanti il marito. Reve allungò la mano verso quella della moglie, intrecciando le dita , chiudendo così il cerchio di quelle vite.

 

 

 

***

 

 

“Accomodati, Reve” disse Victoria, aprendo la porta al salone. Non era arrivato ancora nessuno.

“Grazie, Victoria” disse lui, sorridendo.

“ François sarà qui tra un attimo, insieme a mio padre...io , al momento, preferisco stare in disparte. Se Diane volesse partecipare posso tenere io i bambini...naturalmente se me lo permettete” disse.

“Grazie, Victoria, sei molto gentile ma credo che Diane voglia comunque stare con Adrien ed Aurore...in ogni caso raggiungila e chiedigli conferma tu stessa, magari ha cambiato idea” rispose Reve.

 

Victoria, il suo primo amore, la sua prima amica del cuore.

Per un momento aveva pensato di sposarla, poi, il destino e la sua voglia di indipendenza avevano ribaltato le carte in tavola. Chi l' avrebbe mai detto che si sarebbero ritrovati, ancora in quella casa, con la vita completamente cambiata?

Reve osservò l'amica.

“Vic...” disse Reve

“ Dimmi, Laurent Reve Grandier Jarjayes” rispose lei sorridendo

“ l' avresti mai pensato?”

“Che cosa, Reve?

“Che ci saremmo trovati ancora qui....” rispose lui.

“onestamente? No. “

“Nemmeno quando partìì ?” chiese, sorpreso

“no, Reve. In cuor mio sapevo che dopo la tua partenza nulla sarebbe stato come prima” rispose lei.

“Come mai ne eri così sicura?” chiese lui

“Perchè ti conosco come le mie tasche” rispose lei, sorridendo. Poi, diventanto seria: “ sono felice, però, di essere tornata qui, insieme a te, Diane e François”.

“ a proposito, dove è?” chiese Reve guardandosi in giro “ come mai non è ancora arrivato?”

“Dopo la nostra passeggiata, è uscito a fare una commissione” rispose lei “ ma dovrebbe essere qui a minuti”.

Effettivamente, così fu: François raggiunse la sala di lì a poco.

“Siete già qui” disse, salutando con un bacio la sua amata, con ancora il fiatone dovuto alla corsa.

“Si, io sono sceso subito altrimenti mi sarei addormentato sulla poltrona della biblioteca...dormono ancora tutti, ai piani alti” disse ridendo.

Nel giro di pochi istanti Florian e Alain comparvero, e dietro di loro arrivò Philippe, l' uomo di fiducia di Girodelle, con un paio di bottiglie, del pane, del formaggio e molta frutta.

“avete intenzione di passarci la notte, chiusi qui dentro?” chiese Victoria ridendo

“non credo, figlia mia... vuoi uniriti a noi?” chiese Girodelle.

“no, grazie padre; andrò da Diane, nel caso servisse qualcosa” rispose lei, chiudendosi la porta alle spalle.

Gli uomini presero posto al tavolo, ad eccezione di Alain e Florian che rimasero in piedi, l' uno per il mal di schiena e l'altro per potersi guardare in giro.

“figli miei, mi dispiace turbarvi così presto, ma dobbiamo assolutamente parlare della situazione” disse Florian, seriamente. “ Il conte di Villèle sta prendendo decisamente potere , e anche se non è particolarmente apprezzatto dall' attuale re francese – che preferisce non avere reazionari che gli causino danni – lui sta facendo di tutto per avere ruoli e potere. Quello che ha fatto ad Alexander e Louis è solo un assaggio; mi è stato riferito che ha messo a ferro e fuoco, senza complimenti, qualsiasi associazione, luogo o persona che non sia monarchica, sia a Parigi che a Tolosa, la sua città natale. Nonostante stia pensando di dimettersi dal gabinetto di Richelieu, sono sicuro che ha in mente piani ben più alti. E' un osso duro, una persona vecchio stampo, assolutamente fedele ai Borbone. “ disse Girodelle senza girare intorno alla questione.

Reve e François erano in silenzio, ma lividi di rabbia al ricordo dei loro amici, ammazzati di botte nelle cantine del palazzo di Villèle. Alain li notò, così come Florian, che ricominciò a parlare.

“ Al momento, siamo al sicuro su questo suolo, ma solo perchè ho determinate amicizie che mi aiutano; vi ho chiamato perchè dobbiamo tenerci pronti, nonostante tutto, a reagire in qualsiasi momento. François, hai con te la missiva?” chiese

Il ragazzo si alzò e consegnò un foglio, ripiegato in quattro e chiuso da uno stemma anonimo, dandolo a Girodelle, che la aprì.

“Questa è la missiva di un mio caro amico, del quale non posso dirvi altro per la sua salvaguardia e la vostra, e mi ha confermato ciò che pensavo: il nostro conte al momento è impegnato in faccende personali che lo terranno lontano da Parigi per qualche tempo, ma i suoi sono comunque sempre attivi sul territorio. Per ora sono tranquilli, hanno smesso di cercarti, Reve. Ma non so fino a quando durerà. “ disse.

Reve tirò un sospiro di sollievo, ma non si lasciò andare: sarebbe stato da stupidi.

“Cosa dovremmo fare, Florian? “ chiese Alain

“al momento dobbiamo cercare di condurre una vita quanto più anonima possibile, a mio parere. Restare defilati. Non usare il proprio nome, naturalmente, ma una nuova identità: solo io ed Alain resteremo tali. Voi, ragazzi miei, e le vostre mogli o future mogli – disse riferendosi al prossimo matrimonio di François e Victoria- avrete una nuova identità.”

“Speriamo bene” sussurrò François.

“Speriamo bene davvero... sono stanco di scappare” gli fece eco Reve, allungando la mano per prendere della frutta e del pane.

Il silenziò calò su quella piccola combriccola.

“ per me è tutto, ragazzi” disse Florian, congendandoli. “Ah, d' ora in poi dovrete girare armati.”

Reve e François lo fissarono, silenziosi, quasi stupiti. Ci avevano pensato, è vero, ma sentirselo dire da Girodelle...

“Alle armi?siamo arrivati davvero alle armi?” chiese François.

“Temo sia necessario, fratello mio” rispose Reve, stupendo tutti; poi si alzò, all'improvviso, come preso da un fuoco. Fissò negli occhi uno per uno, quegli occhi che per un attimo parsero quelli di Oscar davanti alla Bastiglia.

“ L' unico modo per risolvere le cose è andare verso una nuova rivoluzione. Ci arriveremo, vedrete, ci arriveremo. I tempi nono ancora maturi, non del tutto. Ma tra qualche anno, non molti, tutto ricomincerà. Ed allora saremo pronti, e se sarò vivo io sarò in prima fila. Come avete fatto tu, Florian e tu, Alain. E come hanno fatto Oscar e Andrè. Ci abbiamo provato, a fare le cose , a fare i sognatori, vero François? “ . Tratteneva a stento le lacrime.

François , che aveva chinato il capo, lo sollevò e osservò il suo amico, rapito dalle sue parole.

“Io vorrei un tetto per ogni uomo, del pane per ogni bocca, educazione per ogni cuore e luce per ogni intelligenza”^ disse, con la voce rotta “ io voglio dare questo ai miei figli e a tutti color che verranno dopo... e se è necessario usare le armi, lo faremo. Tutti dovranno vivere liberi ed uguali”.

 

Alla porta comparve Diane.

I due si fissarono per un attimo.

“Sarò al tuo fianco” disse lei, avvicinandosi e prendendogli la mano, mentre si sollevava come un presagio il vento.

   
 
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