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Autore: Exentia_dream2    08/07/2020    4 recensioni
Raccolta partecipante al contest "Tre incantesimi - contest fiume - solo Haikyuu e Harry Potter" indetto da Juriaka sul forum di EFP.
1. L'unica. { Pacchetto Protego, coppia fanon; Drabble }
2. Ricordati di me. { Pacchetto Salvio Extia, coppia canon, Flashfic }
3. Muffliato. { Pacchetto Expecto Patronus, coppia crack, Oneshot}
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Più contesti
Capitoli:
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Muffliato. 

Lanciò un tozzo di pane raffermo all'interno della cella quasi come stesse a dar da mangiare ad un animale e gli tornarono in mente i pomeriggi trascorsi sul viale dei giardini del Manor, quando lanciava il cibo ai pavoni e loro si avventavano famelici sulle briciole che lui aveva gettato nel recinto. 

Cercò di abituare la vista a quel buio illuminato soltanto dalla fiamma di qualche fiaccola sparsa per l'ambiente e disegnò il profilo della schiena distesa sul pavimento: era stata l'unica persona che fossero riusciti a catturare e ne gioirono, perché sembrava la più fragile ed indifesa componente dell'ormai disperso Esercito di Silente. 

<< Mangia.>> le ordinò, la voce roca per il troppo silenzio che aveva preceduto quelle parole, il sussulto dei muscoli nella gola. 

Luna si mise in piedi lentamente, gli occhi grandi che si posavano sulle pareti umide delle segrete con la curiosità che le illuminava le iridi, nonostante fosse prigioniera dei Mangiamorte, nonostante il terrore che ogni guerra portava con sé. << Grazie. >>

Posò lo sguardo sul ragazzo fermo di fronte a lei, oltre le sbarre, e Draco si ritrasse, movimento di pelle candida in cumuli di polvere, per nascondersi nell'ombra. << Mangia. >> disse ancora. 

Prese il pane tra le mani sporche e lo pulì sull'orlo del vestito bordeaux che aveva abbinato ad un maglione rosso a collo alto, unici colori a spezzare quell'infinito di tenebre. << Non ho molta fame. >> rispose come se fosse un'ovvietà, passando il palmo aperto sulla crosta indurita dal tempo. 

Quando lui andò via, Luna tornò a sedersi sul pavimento freddo, i piedi incrociati e le mani sul ventre: le sembrò un giorno senza tempo quello su cui aveva aperto gli occhi, infinito alternarsi di ordini e silenzi.

Coprì le labbra e il naso con il collo del maglione per proteggersi dal gelo che l'abbracciava scendendo le scale che lo conducevano alla prigione, si posava sugli abiti logori e cuciva su essi trame di attese e sconforto. 

Li nascondeva nel suo eterno sorriso, quegli intrecci sconosciuti che le facevano compagnia come fossero vecchi amici. 

°°°

La svegliarono i passi veloci di un uomo tarchiato che si era fermato all'ultimo gradino; lo guardò inclinando la testa, dedicando particolare attenzione alle dita che si erano aggrappate alle sbarre, le unghie lunghe e sudicie su cui erano evidenti i segni lasciati dai denti fradici, disgustosi. << Dov'è Draco? >> 

<< Che t'importa, stupida ragazza? >> le mani scosse dal tremito mentre provava ad impugnare la chiave giusta per aprire la cella. << Vieni con me. >>

Luna socchiuse gli occhi e permise alla luce che illuminava il salone di posarsi sulle palpebre, l'odore di chiuso ad impregnare i polmoni, il bruciore delle corde che le avevano legato ai polsi e le graffiavano la pelle ad ogni passo: l'uomo di fronte a lei si era vestito con abiti di un coraggio che gli calzavano larghi e lo faceva apparire ancora più misero di quanto non fosse e, quando si trovarono di fronte ad una porta chiusa, lo osservò mentre li sostituiva ai suoi vestiti originali, stoffe di sottomissione e terrore. 

La condusse in una stanza buia in cui i mantelli dei presenti somigliavano alle ombre della morte. 

<< Luna Lovegood, figlia di Xenophilius, direttore di quell'inutile giornale… Come si chiama? >> il cappuccio del mantello a coprire il volto, il tono di voce basso e inquietante che le fece rivoltare le viscere, il Mangiamorte le sfiorò una ciocca di capelli, annodandola intorno alle dita. 

<< Il Cavillo. >> rispose fiera, raddrizzando le spalle. 

<< Sì, Il Cavillo, pagine intere su cui tuo padre aggredisce il Ministero. Cosa starà scrivendo adesso, secondo te? >> 

Lei non rispose e rivolse lo sguardo verso il soffitto, gli occhi lucidi e il nodo alla gola che precedeva il pianto. 

Lo ingoiò poco alla volta, masticando piano come aveva fatto con il tozzo di pane che Draco le aveva lanciato il giorno precedente; lo trovò alla sua destra, quasi come fosse stata guidata a girare il viso in quella direzione: immobile, la mascella contratta, le iridi nascoste dalle ciglia che sembravano posarsi sugli zigomi. 

Non si meravigliò quando Severus Piton svelò la sua presenza abbassando il cappuccio del mantello: durante le riunioni dell' ES, Harry aveva sostenuto fermamente l'idea che il professore di pozioni fosse un seguace di Voldemort e lei stessa ne aveva avuto prova durante quell'anno a Hogwarts in cui lui era diventato preside con al seguito altri Mangiamorte che aveva ricoperto la carica di professori. << Lasciatela andare: non è questo il modo per farla parlare. >>

Il respiro sospeso tra la paura di quello che sarebbe successo e quello che avrebbe voluto.

E le disse, quelle parole, quasi come se non riuscisse più a tenerle incastrate tra la gola e il palato, come aloni d'aria che annebbiavano di fiati e calore un vetro freddo. << Ciao, Draco. >>

Fu trascinata di peso nelle segrete, il corpo mollemente abbandonato contro la parete di pietra, il sapore del sangue agli angoli della bocca; chiuse gli occhi sperando di trovare conforto nelle proiezioni del mondo in cui avrebbe voluto vivere. 

Draco non aveva più sceso le scale del salone, si era nascosto dal senso di colpa che sentiva serpeggiare nel corpo: lo accolse come uno sconosciuto che lo aveva reso cieco e a cui per forza di cause maggiori aveva dovuto affidare gli altri sensi che lui stesso non avvertiva più, come se le sue mani non potessero più toccare e il suo naso non potesse più respirare nessun odore, le orecchie chiuse dal silenzio che Luna si era ostinata a mantenere; lei aveva accumulato il cibo stantio in un angolo della sua prigione, quasi rifiutasse di sopravvivere in quell'oscurità che, però, la stava divorando come fosse il più prelibato dei piatti. 

Nessuno le aveva più rivolto più la parola, a parte l'omuncolo che vestiva i suoi abiti di coraggio soltanto di fronte a lei, sempre intenta a guardare il muro su cui aveva aperto la finestra delle sue speranze: l'arcobaleno che nasceva dalla terra in un semicerchio perfetto, illuminando con i suoi colori le gocce della pioggia che l'aveva preceduto, i fiori che si schiudevano con il ritorno del sole, il riflesso di se stessa a bearsi di quella pace trasparente di gioia. 

Non aveva più chiesto di Draco, non aveva smesso di aspettarlo. 

°°° 

<< Sembra fidarsi di te. >>

<< Non è questo il mio compito. >>

<< Hai già fallito una volta, Draco. Vuoi portarci alla rovina? >> gli aveva chiesto Lucius con il tono di voce di chi non voleva davvero una risposta. 

Lui scosse il capo, le mani strette a pugno nelle tasche dei pantaloni, lo stomaco accartocciato su rami di solitudine che gli attecchirono nel petto. << Perché? >> 

<< È stato il Signore Oscuro a farti pedina in questa guerra. >>

Di nuovo tese i muscoli del collo e mosse la testa, chiudendo gli occhi e lasciando che i suoi capelli diventassero mani sulla fronte, la domanda senza voce che gli dondolava sulla bocca screpolata. 

<< Chiede di te. >> fu la sorpresa che lui aveva sovrapposto a quelle parole che gli fece alzare lo sguardo e ridere di cristalli crepati e fili di speranze, quella timida ed impacciata scheggia di felicità perché lei era riuscita ad andare oltre, a scavare nelle profondità di quella neve che gli colorava la pelle di un bianco troppo puro perché potesse davvero appartenere a lui. 

Un passo alla volta, le suole delle scarpe che posavano piano sul gradino sporco di cenere e impronte. 

La vide lì, con le dita attorno alle sbarre, gli occhi grandi quasi nascosti dai lividi che aveva sul viso ed un sorriso che sembrava dargli il benvenuto, quasi come lo stesse aspettando. << Spostati. >>

Luna fece un passo indietro, incespicando nei lacci delle scarpe e cadde senza smettere mai il sorriso che anche a Hogwarts le conferiva quell'aria di chi preferiva mangiare le nuvole piuttosto che trasfigurare un oggetto. 

Ma Draco non poteva sapere che lei aveva un coraggio tale da poter alimentare la rivolta, che insieme a Neville aveva dato coraggio agli altri studenti; non poteva sapere che avrebbe davvero potuto masticare una nuvola e che parlare con lei lo avrebbe svuotato, spogliato di ogni certezza. 

Aprì la cella con fatica, come se quella massa di ferro pesasse quintali di sensi di colpa, tese un braccio verso di lei. 

<< Non devi aiutarmi per forza, Draco. Non vorrei che finissi nei guai a causa mia. >> concluse, storcendo per un attimo il sorriso con una smorfia di dolore. 

Fu quello che lo fece inginocchiare al suolo, nonostante fosse ancora in piedi. 

Aveva ritirato il braccio come se si fosse scottato. << Non ti sto aiutando affatto. >> la voce piatta, lo sguardo sui segni che le torture le avevano lasciato addosso. 

<< Grazie. >> le pupille fisse su di lui. 

<< Parlami dell'Esercito di Silente. >> le ordinò puntandole la bacchetta alla gola, con le mani che tremavano in un misto di irrequietezza e paura celata. 

Luna tornò a sedersi sul giaciglio di pietra improvvisato, gli fece segno con la mano di imitare la sua posa e lui la seguì, mosso da una forza ignota che gli tremava nelle gambe. << Cosa vuoi sapere? >> gli chiese. 

<< Cosa succedeva durante le vostre riunioni? >>

<< Fuori… È giorno? >>

<< No. È buio. >>

Luna vagò per un po' con gli occhi sul suo viso e sul suo corpo, attardandosi nei dettagli del suo petto che si muoveva al ritmo di ogni respiro. << L'esercito è nato per contrastare la squadra di Inquisizione di Dolores Umbridge. Ci incontravamo di notte, nella Stanza delle Necessità, ma questo lo sai già. Era bello, a volte avevo l'impressione di non essere a Hogwarts, di non essere lì per imparare a difendermi. >> i secondi di silenzio che seguirono servirono ad entrambi per metabolizzare quel segreto sussurrato e lasciato in custodia in un'altra anima. << Ci siamo allenati fino all'alba, soprattutto per richiamare il Patronus. Il mio è una lepre. Mi sono sentita davvero triste quando Harry è andato via, quando ha deciso di interrompere le riunioni. Era bello: era come avere degli amici. >>

E Draco calò la testa per specchiarsi in quelle ultime parole: le capí e le sentì sue come se fosse stato lui stesso a pensarle, a pronunciarle. 

Poi, si alzò quasi di scatto e richiuse la porta delle segrete alle sue spalle. 

<< Draco. >> con il piede a mezz'aria sul primo gradino. << Grazie per avermi fatto compagnia per un po'. >>

°°°

Le sere che seguirono, Draco si sentì libero di non tornare da lei e si dedicò paziente a sciogliere i nodi intrecciati dei suoi pensieri, passeggiando nei giardini su cui anche di notte il Manor creava ombre che lui non riusciva davvero ad abitare. 

La luna nascosta dalle nuvole, il freddo di Dicembre che gli bucava le ossa, la solitudine  a tenergli compagnia. 

Guardò le poche stelle che galleggiavano nel cielo e riconobbe il Grande Carro: pensò che gli sarebbe piaciuto sedersi e fare un viaggio su quei puntini di luce lontani, miglia e miglia distante da quella vita. 

Fu il bruciore del Marchio Nero a farlo tornare nella realtà di quei viali che lo conducevano nella casa che un tempo era stata anche sua; lo toccò nella speranza che la pelle fredda potesse attutire quella sensazione e si incamminò al cospetto del Signore Oscuro. << Ha parlato? >>

<< No. >> e la metà di quella bugia gli fece chiudere gli occhi. 

<< Devi insistere, devi farle male, Draco. Devi infliggerle dolore se continua a stare zitta. >>

<< Sì. >> Il dolore, però, lo sentì lui, mentre si arrampicava nei nervi e nei muscoli, in quegli aghi di maledizioni senza suono e senza colore che si conficcavano in tutto il corpo. 

<< Crucio. >> ancora e ancora. 

Quella notte, Draco si sentì perso e tornò da lei che lo accolse con le spalle ricurve e i graffi sugli zigomi. 

I suoi occhi grandi con cui riusciva sempre a catturare l'invisibile, adesso sembravano essere paralizzati in un limbo di tempo che non comprendeva ciò stava accadendo in quel preciso momento e lui capí di aver fallito di nuovo. 

Impugnò la bacchetta, le braccia tese lungo i fianchi. << Esiste ancora L'esercito di Silente? >>

<< Forse. >> Luna rispose con la voce che sembrava provenire da un altro mondo, senza forze, quasi come fosse sul punto di morire. 

<< Muffliato. >>

<< Perché? >> gli chiese lei posando lo sguardo su di lui senza realmente vederlo. 

Non rispose: si limitò a strattonarla un paio di volte e a condurla in un angolo buio delle segrete; aspettò che lei capisse il significato di quel silenzio e, quando la vide sorridere, la imitò e si sedette accanto a lei. << Ti hanno fatto male? >>

<< Un po'. >>

Entrambi avvertirono i polmoni gonfiarsi di quell'aria che stavano condividendo e che, nonostante le pozze di umidità e le ferite sul corpo, sembrava profumare di beatitudine.

Draco guardava la luce della fiaccola che si spandeva debole sulle pareti, Luna giocava con la sua collana di tappi di burrobirre e, quando riuscì a slacciarne uno, prese la mano di Draco e glielo posò sul palmo. << Cos'è? >>

<< Oggi è Natale, forse. È un regalo: servirà a proteggerti. >>

<< Perché? >>

<< Quando ti guardo mi sembra di vedere il mio riflesso allo specchio. >>

<< Mi stai dicendo che sono strano quanto te? >>

<< No: entrambi siamo biondi, abbiamo gli occhi grigi e la pelle quasi bianca. Entrambi siamo soli… >> 

Lui sentì qualcosa nel petto aprirsi e le parole gli uscirono dalle labbra prima ancora che lui potesse solo pensare di fermarle. << Hanno ucciso una donna davanti ai miei occhi. >>

<< Oh, adesso anche tu potrai vederli, allora. >>

<< Cosa? >>

<< I thestral. >>

<< Esistono davvero? >>

<< Sarai tu stesso a dirmelo, quando torneremo a Hogwarts. >> la voce dolce in quella promessa che forse nessuno dei due sarebbe stato in grado di mantenere. 

Il tintinnio della collana, il rumore lieve dei capelli che frusciavano sul muro, Draco quella notte non riuscì a dormire. 

°°°

Il salone sembrò piegarsi sotto la pressione delle sue dita, componendo il silenzio che lui riempì di melodia suonando un pianoforte scordato. 

Draco suonava quelle note come se avesse avuto davanti uno spartito incompleto, ripetendole fino allo stremo e, in quel adagio in do diesis minore poté quasi vedere le ideologie che tenevano in piedi il Manor sparpagliarsi sul pavimento e lasciarsi trasportare dal vento, lontano da lui. 

L'immagine di lei nei corridoi della scuola gli riempì lo spazio vuoto tra le pupille e le palpebre, quella bellezza strana che saltellava sulla pietra come fosse un campo di fiori, quel sorriso perenne che soltanto lei sapeva indossare. 

Appoggiò la testa su quell'alternarsi di bianco e nero, con l'eco di qualche nota stonata nelle orecchie, poi scese nelle segrete. << Muffliato. >>

<< Cos'era? >> gli chiese lei, dondolando i piedi come se fossero stati immersi nel letto di un fiume dormiente. 

<< Beethoven. Si intitola "Al chiaro di luna". Quello era soltanto un adagio. >> *

<< È stato molto bello. >>

<< Ho pensato a te. >>

<< Perchè nel titolo di questa musica appare il mio nome? >>

<< L'ha composta per rendere eterno l'amore che provava per una sua allieva troppo giovane e che apparteneva ad un diverso ceto sociale. >>

<< Allora perché hai pensato a me? >>

<< Non siamo mai certi di noi stessi, perché? Esistiamo, ci vediamo, ci tocchiamo… >>

<< Perchè abbiamo paura di non vivere davvero. >>

<< E tu? Tu vivi davvero? >>

<< Io sì. Dovresti farlo anche tu, Draco: capire chi sei e riempirti di te. Bisognerebbe restare se stessi per lungo tempo ed esistere davvero. >>

<< Quanto? >>

<< Per sempre. >> 

<< Per quanto tempo è per sempre? >>

<< A volte, solo un secondo. >> **

<< Io non sono come te. >>

<< Nemmeno io sono come te. >> e sì, disse a se stessa, era riuscita a nascondere l'accusa che lo vedeva colpevole di tutto ciò che stava accadendo tra loro perché Draco sembrò non accorgersi di niente. 

Quando fu da sola, Luna si stese sul pavimento, i capelli disordinati sulle spalle, il cuore che le batteva in gola. 

Per la prima volta sentì il solletico ripensando al suo viso, quella melodia che ancora si infrangeva sulle mura ed arrossì quando il ricordo della mano di Draco stretta attorno al suo polso le accarezzò la mente del desiderio che quelle dita la toccassero ancora con la delicatezza e la forza con cui sfioravano i tasti del pianoforte. 



°°°

<< Muffliato. >> lei rimase stesa quasi del tutto e la vide inclinare il capo, l'accenno di un sorriso sul viso. << Cosa vedi? >> 

<< Quando vieni tu a portarmi da mangiare, quaggiù si riempie di gorgosprizzi: sono invisibili, ti entrano nelle orecchie e ti confondono il cervello. >>

Le porse un piatto con della frutta, le braccia tese e gli occhi di lei che lo guardavano e non capivano. << Mangia, sei così magra che sembri quasi un cadavere. >>

Non poteva capire che i gorgosprizzi non avevano niente a che fare con la sua confusione, che nelle orecchie non gli era entrato niente ma in un frammento di cuore era stata lei a fare breccia. 

 << Grazie. Preferisco la frutta al pane. >>

Per un attimo immaginò come fossero quadri le maschere che aveva indossato e che grazie a Luna erano venute giù: facevano bella mostra di fronte alla nudità del suo viso, di fronte a lei così pulita, così trasparente come acqua di ruscello. 

<< Resta così, non ti muovere. Dammi solo… un secondo. >> le aveva detto in quel rumore di passi che lo portava lontano da lei. 

Era tornato indietro, aveva fatto peso sui gomiti e si era quasi sdraiato su di lei, senza dire una parola: sentiva il tremolio dei polsi che saliva lungo le braccia, il respiro sempre più pesante. 

E un secondo dopo l'aveva baciata, lo sfiorare di due bocche che non emise nessun suono, quasi come se non fosse realmente avvenuto. 

Le mani di Luna che vagavano sulle spalle e si perdevano sull'intreccio di vene nascosto dalla camicia. << Se devi farmi del male, fallo adesso. >>

<< Perché? >>

<< I prigionieri non escono mai illesi dalle torture. >> aveva detto mettendosi in piedi a fatica, la debolezza che riverbevara in ogni movimento. << Soprattutto se rifiutano di parlare. E non voglio vedere che quello che non fai a me, poi, gli altri lo fanno a te. >>

Perciò, aveva impugnato la bacchetta e le aveva rivolto uno sguardo che sembrò chiederle perdono. << Stupeficium. >>

°°°

Non tornò nelle segrete fino a quando non gli fu ordinato di riprendere le torture. 

La testa bassa, la colpa che gli scavava nel petto voragini di macerie di cielo e di frasi sconnesse. << Muffliato. >>

Luna si fermò a guardarlo per un tempo che parve infinito, dilatato dal silenzio e dalle domande che aleggiavano tra i loro corpi immobili; annullò quello spazio che li divideva in un'onda di capelli che lo abbracciarono come stavano facendo le sue braccia sottili. << Stai bene. >>

Non era una domanda né un'affermazione, ma la speranza che lei aveva trasformato in un fiato che le ferì le labbra. 

<< Sì. >> Draco sentì quella risposta sciogliersi nelle corde vocali che vibrarono alle carezze dell'aria che gli riempì la gola. 

<< Non sei più venuto. >>

<< Non ne ho avuto il coraggio. >>

<< Siamo tutti in grado di trovare un briciolo di coraggio. >>

Lui sorrise a quell'affermazione, certo che non contenesse nessuna verità. << E dove? >>

<< Nei posti più impensabili: una volta ho creduto di aver perso le mie scarpe preferite. Le ho trovate legate ad un arco di pietra. >>

<< Vieni. >> le prese la mano e si sedettero nell'angolo più buio della cella, dove la luce fioca della fiaccola non poteva raggiungerli. << Cosa vedi lì? >> le chiese indicando l'ombra sulle scale. 

<< Un piccolo paese a picco sul mare. >>

<< C'è una nave che sta salpando, simile a quella di Durmstrang, e le future spose salutano i loro promessi sventolando dei fazzoletti bianchi. >>

<< Non sono sposati? >>

<< No, non ancora. >> poi sorrise. << Sto diventando matto. >>

<< Ti svelo un segreto: tutti i migliori sono matti. >> **

<< Un altro? >>

<< A volte credo che il Ricciocorno Schiattoso sia soltanto un'invenzione di mio padre : mi piacerebbe incontrarne uno ed essere certa della loro esistenza. Ma questo è un desiderio, non un segreto. >>

<< No, non lo è. >>

<< Il tuo? >>

<< Io non ho segreti. >>

<< Il tuo desiderio. >>

<< Non ne ho. >>

<< Credevo fossi molto più bravo a mentire. Forse mi sbagliavo. >>

<< Ed io credevo fossi lunatica davvero e non lo sei. >>

<< Lo prendo come un complimento. >>

<< Tu mi sollevi… e io non so cosa devo fare quando ho i piedi per aria. >>

<< Niente. Non devi fare niente. >>



°°° 

<< Allora? >> il sibilo di Bellatrix aveva riempito il salone come soltanto un mese prima lo aveva fatto l'adagio che lui aveva suonato per Luna, la notte in cui l'aveva raggiunta nella sua prigione e in quell'attimo di per sempre aveva sentito il cuore battere al suono della sua voce. 

<< No-non ne sono sicuro. >> 

Sentiva le mani di suo padre premere alla base del collo, negli occhi l'ardore di tornare ai tempi in cui il Signore Oscuro li riteneva i servi più devoti. << Draco, osserva bene, figliolo. Se saremo noi a consegnare Potter al Signore Oscuro tutto verrà perdonato. Tutto sarebbe come prima, capisci? >>

La narici dilatate, un perdono che non aveva chiesto, un prima in cui non voleva tornare, mentre i discorsi intorno a lui gli giungevano ovattati dalla melodia che suonava ancora con dita immaginarie, sperando che giungesse anche a lei. 

Guardava il volto sfigurato di Harry inginocchiato di fronte a lui e lo immaginò nella Stanza delle Necessità, i Patronus che libravano nell'aria e quello di Luna che nasceva in un fascio di luce dagli occhi prima che dalla bacchetta. << Come si è ridotto così? >> ma lo chiedeva al riflesso di se stesso, piegato dalle parole che Luna gli aveva detto l'ultima volta che erano stati da soli nelle segrete, il sorriso triste che per la prima volta era stato lo specchio del suo: era andato da lei, le gambe che tremavano, come se fosse di nuovo sul baratro della solitudine di cui Luna lo aveva spogliato. 

Le aveva portato un catino con l'acqua e lei aveva immerso le mani e il viso e gli aveva sussurrato delle parole che Draco non era riuscito a comprendere. 

Quando Luna si era avvicinata, lui si era sentito impreparato a sorreggere l'universo di quello sguardo. << Ho quasi perso la speranza. >> la voce sottile e fragile di sconfitta che si rifletteva sui lunghi capelli. 

<< L' ho persa anche io. >> e si sentì quasi disperato, la sensazione che non l'avrebbe più rivista a fargli da laccio intorno alla bocca dello stomaco. 

<< Le cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi… >>

<< Tu tornerai? >>

<< Credi di avermi persa? >>

<< Un po' sì, credo di sì. >>

<< Allora, abbi pazienza. Vedrai che tornerò. >>

[3713 parole] 




Angolo Autrice:

Questa è l'ultima storia di questa raccolta. 

Il titolo riprende semplicemente l'incantesimo che viene usato con più frequenza e, secondo me, il momento in cui il rapporto tra Draco e Luna subisce la prima evoluzione.

Non ho mai scritto di questa coppia e né l'avevo mai presa in considerazione, perciò è stato davvero difficile raccontare loro due insieme: ho immaginato, comunque, che Luna avesse avuto una prigionia più lunga rispetto agli altri e che per un determinato lasso di tempo fosse stata da sola. 

Forse è uno dei momenti più trattati per scrivere fanfiction su questa coppia (mio pensiero, perché non ne ho mai letta una), ma credo che in una situazione del genere sia facile cadere vittima della sindrome di Stoccolma e, ricordo a tutti, che il carceriere di Luna è quel gran pezzo di manzo di Draco Malfoy, quindi come darle torto. 

È una one shot breve e devo ammettere che mi sono meravigliata quando ho visto il risultato del contacaratteri, ma ho preferito lasciarla immutata e non per forza chilometrica, con la speranza che possa emozionarvi nonostante la breve durata. 

*Al chiaro di luna è una meravigliosa sinfonia che mi ha ispirata davvero tanto in questa shot, vi consiglio vivamente di ascoltarla;

** frase prompt estratta da "Alice nel paese delle meraviglie;

*** avendo un prompt del genere, mi sono presa la libertà di utilizzare un'altra frase sempre estratta da "Alice nel paese delle meraviglie" che mi sembrava particolarmente azzeccata al momento descritto. 

Infine e non per importanza volevo ringraziare Juriaka per avermi dato la possibilità di partecipare a questo contest.






   
 
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