CAT’S LOVE
Quando il nero intorno a lui si dirada, si accorge subito che
c’è qualcosa che non va. E’ tutto più grande, d’improvviso, ma com’è possibile?
O forse...possibile che sia lui, invece, ad essere diventato più
piccolo?
Ma come può mai essere?
Non è mai stato una cima in altezza, ma neanche così basso.
Ricordava di essere andato al parco a correre, per allenarsi in
tutta tranquillità prima di tornare a scuola per le lezioni. Poi aveva soccorso
una bambina in lacrime per via del suo gatto, rimasto bloccato su un ramo in
cima all’albero.
Si era arrampicato e l’aveva tirato giù, tutto nella norma,
niente di strano. Lei aveva stretto il micio, ringraziandolo, e poi se ne era
tornata dalla madre, che gli aveva fatto un cenno col capo.
Niente di strano, anche qui.
E’ quasi certo di essere anche tornato a correre, poi, stavolta
verso l’ingresso del parco per uscire e tornare al dormitorio.
Ci passa sempre meno tempo da quando Shinsou si è trasferito nel
dormitorio della A. Non gli piace ancora.
O meglio, accetta la sua presenza, si è impegnato e in fondo sa
che si merita di stare lì.
Ma non gli piace il suo potere, quindi cerca di starci il più
lontano possibile, quanto più poteva per lo meno.
Con garbo ed educazione, ma comunque lontano.
Per questo ha iniziato ad andare a correre al parco.
Forse, però, quella mattina non è stata una buona idea.
Forse...il karma lo sta punendo per la sua cattiveria verso
Shinsou Hitoshi.
Altrimenti non capisce.
Non capisce davvero.
“Hey...”
Alza gli occhi neri. Li fissa in quelli violetti di Shinsou, che
si è inginocchiato davanti a lui.
E’ riuscito a raggiungere la Yuuei ma
con difficoltà, zampettando di qua e di là e rischiando quasi di essere
schiacciato da una macchina, in mezzo alla strada.
Di tutto quello che gli poteva succede, di tutto quello che
poteva accadere.
Proprio a lui, quello.
Trasformarsi, a causa del quirk di
chi? Quando? Dove? Perché non se ne è accorto?
Ma soprattutto, di tutte le cose che poteva diventare, o incontrare...
Perché un gatto?!
Non ci sono dubbi. Quando Shinsou lo prende da sotto le zampe e
lo tira su, ed è finalmente alla sua altezza, lo capisce benissimo.
Non ci sono dubbi.
S’è trasformato in un gatto.
E la cosa peggiore è che non può neanche comunicare con lui!
Lo capisce quando cerca a sua volta di dirgli di metterlo subito
giù, ma l’unica cosa che raggiunge le sue stesse orecchie è un minuscolo
miagolio.
“Ti sei perso? E’ pericoloso stare qui, sai? Piccolino come sei
ti schiacceranno,” sente dire a Shinsou.
Ha un tono così...pacato. Dolcissimo, mentre gli gratta dietro
le orecchie.
E deve ammettere che è una sensazione squisita.
Adora sentire le unghie cortissime di Shinsou dietro le
orecchie, senza volerlo si ritrova a strusciare il muso sulla sua mano, facendo
le fusa.
No.
Aspetta.
Sta facendo le fusa a Shinsou? Lui?
Oddio. Questa cosa di essere un gatto sta decisamente prendendo
una brutta piega.
Che gli prende?
“Ahia!” gli morde un dito e quando Shinsou allenta la presa per
portarsi la ferita alle labbra lui salta via, andandosi a nascondere dietro un
cespuglio.
Non sa perché, ma lo mette incredibilmente in imbarazzo questa
cosa di stare in braccio a Shinsou, anche se a conti fatti lui non si è reso
conto di chi è, non l’ha capito.
E come, in fondo?
E’ diventato un micio dal pelo rossastro, cortissimo.
Irriconoscibile.
Shinsou, comunque, non si arrende. Si inginocchia ancora davanti
a lui e schiocca la lingua un paio di volte, “Dai, non aver paura. Non ti
faccio niente, piccolino.”
Ojiro, di nuovo, si ritrova a miagolare appena, sbucando con
solo il musetto dal cespuglio in cui si è nascosto. Lo guarda con gli occhioni neri e Shinsou gli sorride, “Vieni, piccolo.”
Alla fine, decide di avvicinarsi.
Non per niente, Shinsou è la sua unica speranza di rimettere
piede all’interno della scuola senza problemi, inoltre è in dormitorio A quindi
può permettergli di raggiungere facilmente Koda.
E Koda parla con gli animali, quindi
può capire chi è e aiutarlo.
Spera solo che, essendo sabato, Koda
non lo abbia abbandonato tornando a casa.
Non potrebbe davvero riuscire a farcela a stare in quella forma
per troppo tempo.
Per carità, adora gli animali e i gatti gli piacciono, ma
esserlo lui stesso...
Shinsou lo prende di nuovo in braccio, se lo accoccola addosso
coprendolo con la giacca.
Già, giusto. Non è permesso portare animali senza il consenso
degli insegnanti, prima dovrebbe chiederlo ad Aizawa e adesso non potrebbe
portarlo in aula.
“Hai una codina davvero strana, lo sai?” gli mormora mentre
sguscia con lui in braccio di nuovo verso il dormitorio.
Ojiro drizza il pelo. Oh, no, la sua coda è rimasta normale?
Non sembrava quella di un gatto, in effetti, se così fosse
stato.
“Forse sei rimasto un po’ spelacchiato qui sulla base?” continua
Shinsou, carezzandogli proprio la base della coda e la schiena, facendolo
rabbrividire. “Sei carino lo stesso, smettila di miagolare però o ci scopriranno!”
Ojiro tace subito, struscia il muso sulla camicia bianca prima
ancora di capire perché ci si sta davvero comportando, come un gatto, anche se
in teoria non lo è.
Drizza solo le orecchiette quando sente la voce di Kaminari, e percepisce Shinsou immobile.
“Dove stai andando, Shinsou? Farai tardi a lezione!”
“Ho dimenticato una cosa in camera, Kaminari.
Non ti preoccupare, farò in tempo.”
“Oh, vabbeh. Okay.”
Shinsou non si volta neanche a salutare il compagno di classe,
invece lo stringe un po’ più forte e inizia a correre verso il dormitorio e poi
su fino alla sua stanza. Dove lo fa entrare e lo poggia sul letto, chiudendo
poi la finestra.
“Adesso devi fare il bravo qui. Mi raccomando,” mormora,
poggiando a terra un piattino con un po’ di latte. Perché li ha in camera? Il
minifrigo ce l’ha, in effetti, che sia uno che la sera beve latte freddo?
“Aspettami qui, non scappare. Tornerò alla fine delle lezioni.”
Non potrebbe scappare neanche se lo volesse, pensa Ojiro mentre
si guarda intorno. Lo ha chiuso dentro.
A questo punto, tanto vale approfittare del letto.
E del latte.
Scende, e va a pilucchiarlo un po’. E’
fresco e buono, e lui non ha fatto colazione, quindi lo finisce tutto.
Ne vorrebbe ancora, ma non può quindi torna sul letto e si
raggomitola lì, guardandosi intorno.
La stanza di Shinsou non è carica come quella di Kaminari, ma ha un sacco di cose anche lui.
C’è una bici, per esempio, e sembra anche di ottima fattura. Un
sacco di libri, mischiati ad alcuni fumetti. Accanto alla piccola tv una pila
di dvd di cui non riesce bene a leggere il titolo.
Il letto è comodissimo, ma la cosa che lo fa ridere è il gatto
stampato su uno dei cuscini.
A giudicare anche da come l’ha trattato, devono piacergli molto
i gatti. O forse ama gli animali in generale, chi lo sa.
Ad ogni modo, è una gran bella camera. Descrive bene una forte
personalità come quella di Shinsou.
Perché che abbia una personalità dirompente, è innegabile. E’
arrivato fin lì al corso eroe con le sue sole forze, anche quando tutti gli
dicevano che era impossibile. Non si era arreso e aveva lottato.
Su quello, un po’ si somigliano.
Anche a lui avevano sempre detto che non ce l’avrebbe mai fatta.
Che con solo la coda era impossibile, che avrebbe fatto solo una magra figura.
Invece ce l’ha fatta, ha superato il test.
E il primo anno.
E adesso sta perdendo delle lezioni, per colpa di qualcosa che
non riesce a ricordare quando fosse
avvenuto per altro.
Rischiando anche di rimanere indietro.
Che delusione.
E’ davvero un idiota.
Ancora di più se pensa al fatto che non ha voglia di alzarsi da
quel giaciglio, sta bene lì, è comodo e caldo.
Ha sonno.
--
Shinsou rientra in camera a tarda sera, ben dopo la cena.
Si è dimenticato di avere lasciato lì il micino e, comunque, non
avrebbe potuto rientrare prima. Le lezioni erano proseguite fino alle due e,
dopo appena il tempo di mangiare, era andato da Aizawa, che lo aspettava nel
bosco dietro la scuola per l’allenamento.
Non aveva smesso di allenarsi con lui, neanche adesso che era
nella classe A. Questo perché era molto indietro rispetto ai suoi compagni di
classe, e non poteva assolutamente ignorare questa cosa.
Si impegnava ancora, giorno dopo giorno, per ore.
E non avrebbe smesso. Non poteva permetterselo, a differenza di
molti altri.
Rientrare, quella sera, e vedere quel micio dal pelo rossiccio
ancora accoccolato sul letto, gli da sollievo. Gli manca Inu,
che non ha potuto portare in dormitorio ed è rimasto a casa con i suoi
genitori.
Gli manca tanto.
Ogni volta che rientrava, per quanto stanco fosse, lo metteva di
buon umore, gli faceva le fusa e
riportava un po’ d’allegria nelle giornate peggiori.
Il piccolo gattino ancora senza nome in verità non gli va in
contro, neanche si sposta dal letto. Ma fa comunque piacere avere qualcuno ad
aspettarlo.
Ci si siede lui accanto, accarezzandogli il pelo rossastro. Gli
entra perfettamente in una mano, forse è un cucciolo, a vederlo. Chissà se è
scappato, o è stato abbandonato, o se semplicemente è un randagio.
“Ma il tuo pelo è davvero troppo lucido e pulito per essere un
randagio,” ragiona ad alta voce, azzardandosi di nuovo a prenderlo in braccio
per potersi sdraiare sul letto. Se lo fa acciambellare sulla pancia e, dopo un
attimo di esitazione in cui pare voglia buttarsi giù dal letto, il gattino
resta lì, “Più tardi pubblico un post, se qualcuno ti ha perso sicuramente ti
sta cercando. Per il momento puoi restare qui, ho la sensazione che lì fuori
non faresti una bella fine,” continua a carezzarlo, mentre parla, ma fissa il
soffitto e in verità pare sul punto di addormentarsi.
“Ah, già, non ho chiesto al sensei se
puoi restare...,” ricorda all’improvviso, ma ormai gli occhi sono praticamente
chiusi.
Ojiro aspetta un po’, acciambellato sulla pancia di Shinsou, ma
non sembra che all’altro dia il minimo problema. Dorme della grossa, il respiro
è regolare e il suo peso non è certo un problema.
Quando è certo che Hitoshi dorma per bene, scende con un balzo
sul letto e poi sul pavimento.
Shinsou ha lasciato la porta-finestra aperta, per fortuna. Riuscirebbe
facilmente a saltare sul balcone accanto, che però è quello di Bakugou e non
gli conviene di certo.
Potrebbe arrivare a quello di Kirishima
e poi da Shoji.
Sì. Shoji potrebbe portarlo da Koda. E’ la sua unica possibilità di trovare una soluzione.
Sono ore ormai che è un micio.
Ore!
E non è tornato normale. Quindi la soluzione deve trovarla in
altro modo.
Non può più stare ad aspettare.
Però, passando accanto al volto di Shinsou, che libero dal suo
peso si è voltato di lato, non può che fermarsi un istante a guardarlo.
Quando non ha su quell’espressione irritante –quasi
costante- è...davvero...un bel ragazzo.
Sì, diamine.
Lo può dire non ad alta voce, no?
E’ bello. E’ bello davvero, Shinsou.
L’aria stropicciata lo rende tenero, ma non è quello. E’ tutto
l’insieme, crede.
Gli occhi violacei, profondi, intensi. Quelli valgono per tutte
le cose che invece non vanno.
Tipo il carattere.
Per lo meno per quel che lo riguarda. Non hanno caratteri
compatibili, ecco. Per niente.
Crede, almeno, anche in questo caso.
Perché il modo in cui si sta comportando con l’Ojiro gattino
è...diverso. Dal modo in cui si approccia agli altri, almeno.
E’ gentile, tenero.
E fa dei grattini che sono la fine del mondo!
...
Oh, no.
Questo non deve pensarlo.
Non è un gatto!
Basta, basta così. Non può decisamente andare avanti così. Lui
non è un gatto!
Esce sulla balconata e poi salta sul cornicione del balcone. La
finestra della stanza di Bakugou è chiusa. Forse ce la fa a passare inosservato
fino a Kirishima e poi da lì a Shoji
è un lampo, Kirishima non si metterà mai a sbraitare
se vede un gatto sul suo balcone.
“Dove stai andando?!”
Salta così tanto al suono di quella voce impastata che per poco
non precipita giù di sotto.
Poco male, se è un gatto dovrebbe atterrare sulle zampe, si
dice.
Ma non ha modo di provarlo. Shinsou si è precipitato a
prenderlo, quasi cade anche lui da quanto di sé sporto.
“Anche se sei un gatto, se cadi da quest’altezza ti spezzerai le
zampe! Hey fermo!”
Smette di divincolarsi ma arruffa il pelo mentre Shinsou lo tira
su e si siede a terra, schiena contro la ringhiera del divano, con lui di nuovo
in braccio.
Beccato in pieno.
Però, se si fosse mosso ancora per cercare di scappare Shinsou
sarebbe caduto. E lì si che lui si sarebbe fatto male...
Meglio evitare.
“Dovrei ringraziarti di avermi svegliato, visto che ho
dimenticato di fare i compiti. Però avrei preferito un risveglio più
gradevole,” gli dice con un sorriso lieve, alzandosi e tornando nella stanza.
E chiudendo la porta a vetri.
Accidenti. Gli ha tolto quell’unica occasione che aveva.
Non può più andare da nessuna parte. E’ di nuovo in trappola.
Miagolando sommessamente, cosa che Shinsou a quanto pare ha
preso per qualcosa di positivo, si siede sulla scrivania. Lo fa anche Shinsou,
e tira fuori un quaderno e i libri.
Inglese e matematica.
Poi, sorprendendolo, prende il telefono, va su zoom e attiva una
videochiamata.
La cosa lo stupisce parecchio, per più motivi. Non pensava che
Shinsou fosse il tipo da fare quelle cose, men che
meno con quelli della classe C.
Ma quei due tipi che non ha mai visto sono sicuramente della
classe C, non li conosce. O meglio, probabilmente li ha incontrati, ma non ci
ha mai parlato.
“Pensavo che te ne fossi scordato!” esclama trillante la voce
della ragazza.
Shinsou sorrise, grattandosi la nuca, “Mi sono addormentato dopo gli
allenamenti.”
“Com’è il corso eroe, amico? Stancante?”
“Mh. Sì. Ma non vorrei essere in
nessun altro posto...”
La ragazza, che a quanto a capito si chiama Omura,
ride divertita, “Sono così contenta per te! E sono contenta che tu non ti sia
scordato di noi, anche!”
“Sì, certo. Ve l’avevo promesso.”
“Domani pranziamo insieme?!”
“Sì. Okay. Adesso però devo finire gli esercizi. Li ho
scordati.”
“Ti serve una mano per la matematica, amico?” esclama l’altro
ragazzo, con la faccia squadrata e i capelli cortissimi, “Non ho niente da
fare, adesso. Dovremmo star facendo le stesse cose, giusto?”
“Penso di sì. Non dovrebbero darmi troppi problemi.”
“Dai, dettami l’equazione. Vediamo un po’.”
“Domani abbiamo un compito,” si intromette Omura,
“Così ci alleniamo extra anche noi!”
“Mh. Okay.”
Shinsou tira su il libro per far vedere loro e copiare le
equazioni, poi le fanno ognuno per conto proprio e se le confrontano alla fine.
Omura è l’unica che ha un po’ di problemi, ma
riescono tranquillamente a risolvere anche i suoi dubbi.
Ojiro, accovacciato sul tavolo, ammira tutto in silenzio.
Non pensava che Shinsou fosse così.
Ha mantenuto i contatti con i suoi amici della C, li sente
persino in videochiamata, a dover essere onesto non lo ha mai visto sorridere
così con loro. Certo, un sorriso qualche volta Kaminari
glielo ha anche strappato, nel corso delle poche settimane che è stato nella A,
ma l’effetto che gli fanno quelli della C è tutt’altro.
Le spalle rilassate, anche il volto lo è, così tanto che quasi
le occhiaie che gli segnano il volto passano in secondo piano, come se non ci
fossero affatto. Come se fosse perfettamente riposato.
Forse non era una persona poi così terribile, Shinsou.
Forse era il caso di rivalutarlo.
Tutto sommato poteva cogliere anche qualcosa di positivo da
tutta quella storia, giusto?
“Stai dormendo in piedi, amico!” sente dire al ragazzo della C.
Allora guarda di nuovo Shinsou, che fino a quel momento aveva fissato senza
davvero vederlo, perso nei suoi pensieri.
Sta ancora sbadigliando.
“Abbastanza,” ammette Shinsou. “Penso che andrò.”
“E’ una buona idea!” esclama Omura,
“Buonanotte Shinsou! A domani!”
“Buonanotte.”
Shinsou spegne la chiamata, imposta la sveglia al telefono e va
al bagno.
Quando esce, in pigiama, la prima cosa che fa è afferrare lui e
poi buttarsi sul letto.
“Domani vado a stampare i manifesti per te, piccoletto,”
mormora, “Vediamo se troviamo il tuo padrone. Lo sai? Mi ricordi un mio
compagno di classe, adesso che ti guardo meglio. Ha la coda anche lui e
somiglia parecchio alla tua.”
Ojiro arruffa il pelo.
Oh, accidenti! Lo stava per scoprire, dunque?
Che figura ci fa, adesso, se avesse scoperto che è lui? Che ha
avuto lui –proprio lui!- sul letto e così vicino a sé
per ore?
Per tutto il giorno, anzi, da quella mattina!
Lo avrebbe preso in giro all’infinito. Quando sarebbe tornato
normale, non avrebbe avuto affatto vita facile.
Avrebbe...
“Mi ricorda un micio anche lui. Non sembra affatto una scimmia,
in verità, anche se mi diverto a chiamarlo così: si arrabbia per nulla. Però in
verità non si comporta come una scimmia. Scodinzola quando è felice, drizza la
coda quando è arrabbiato, la tiene giù quando è triste. E’ carino proprio come un gattino...”
...
Eh?
Cosa sta dicendo?
Carino? Lui?
Ma...forse sta delirando. E’ già addormentato e parla nel sonno.
Sì. Figurati se dopo tutto quello che gli dice e che gli ha
fatto da sveglio, adesso va a dire che è carino.
Proprio lui, poi.
Pure ammesso che a Shinsou piacessero i ragazzi, e non le
ragazze, perché mai avrebbe dovuto piacergli proprio lui?
Insomma...è così pateticamente normale, lui.
Mentre Shinsou è un figo.
Insomma, lo è oggettivamente. E’ un bel ragazzo e ha un potere
fortissimo.
Quindi...
Oh, no. Cosa sta pensando, anche lui?
Accidenti.
“Peccato penso che mi odi. Non credo mi perdonerà mai per il
Festival Sportivo dell’anno scorso.”
E’
perché tu non mi hai neanche chiesto scusa, vorrebbe
urlargli. Ma miagola solo, è l’unica cosa che sente Shinsou, che ridacchia e lo
accarezza dietro le orecchie.
“Certo, io non mi faccio voler bene. Ma non credo di dovermi
scusare con lui, in fondo. Io ho fatto quello che hanno fatto tutti gli altri:
non posso cambiare il mio potere, in fin dei conti. Se non lo capisce, che ci
posso fare? E poi, immagino vada bene così. Sono qui per diventare eroe, non
per fare amicizia. Ho i miei amici della C, per quello. Mi bastano. Non potrei
volere di meglio.”
Ojiro si schiaccia sul letto, senza davvero cercare di evitare
quella mano.
Lui ha ragione, lo sa. Ha fatto quello che hanno fatto tutti gli
altri, ovvero usare i propri quirk.
Però lui l’ha fatto al di fuori della competizione, durante
l’organizzazione per la seconda prova, quando tutti avevano la guardia bassa.
Ed inoltre, un potere simile non gli ha permesso di ritenersi soddisfatto della
vittoria.
Sì, forse lui sbaglia a tenergli ancora il muso.
Ma anche Shinsou ha sbagliato, e ancora non si è scusato!
Quindi, è colpa di tutti e due.
E poi, se non vuole fare amicizia...
“Sai, non credo nemmeno di voler essere suo amico. Non mi
accontenterei davvero di essere solo un amico, per lui. Se devo avere un
rapporto con lui, voglio che sia di più. Altrimenti, fa meno male non averne
affatto. Sì,” sbadiglia, di nuovo.
Ojiro è grato di non poter arrossire, ora che è un gatto, o
l’avrebbe già sgamato.
Di contro, probabilmente sta per svenire.
Sì, per forza.
E’ una dichiarazione, quella? Gli ha dichiarato i suoi
sentimenti, senza essere realmente cosciente di starlo facendo?
Oddio.
Oddio, e adesso che deve fare?
Che...che fare anche quando sarà tornato normale?
Oh, cielo.
Deve uscire da lì.
Deve scappare da quella stanza.
Deve...deve...
“Mmh...”
Deve approfittare del fatto che si fosse addormentato. E’ il
caso di farlo subito.
Può riuscire ad aprire la finestra con la zampa, in fondo, l’ha
visto solo accostare il vetro.
Solo che...Shinsou gli tiene ancora la mano sul corpo. E se ne sta
tutto aggrovigliato alle lenzuola, e lo tiene vicino a sé.
Certo che deve essere davvero stanco. L’aveva già pensato prima,
ma è incredibile lo sviluppo che sta avendo.
E lui, cieco, non se ne è mai accorto.
Che stupido.
Proprio stupido.
“Mi
dispiace di averti giudicato male, Shinsou. Sono stato uno stupido. In verità
sono io quello che dovrebbe chiedere scusa. Credo che...anche io vorrei essere
più di un amico, per te. Mi piacerebbe...”
“Monkey boy? Monkey
boy? Mi senti?”
Ojiro apre gli occhi di scatto.
Si è addormentato. Doveva scappare e invece si è addormentato,
accanto a Shinsou, sul suo letto!
Arrossisce solo a pensarci, si alza di scatto e...si blocca.
L’ha chiamato Monkey boy.
Non piccolino, o micietto.
Monkey
boy.
Ma...
Si volta verso di lui.
Non sono nella sua stanza. Sono al parco, proprio nello stesso
parco in cui era andato a correre il giorno prima. E che è l’ultima cosa che
ricorda di aver fatto, in realtà. Stavolta, però, accanto a lui c’è Shinsou.
In tuta anche lui, come se anche lui stesse correndo.
“Ma...cosa...”
“Non lo so, dimmelo tu, Monkey. Ti ho
trovato qui a terra. Iniziavo a preoccuparmi...pensavo ti fossi sentito male,”
gli spiega.
Già, ha senso.
E’ a terra, nel bel mezzo del parco.
Eppure ricorda la corsa, la bambina, il gatto sull’albero da
salvare.
Lo ricorda bene. Bene come se l’avesse fatto davvero.
Per cui, che ci fa a terra al parco? E tutto quello che aveva
visto?
Lui trasformato in gatto, Shinsou che lo porta nella sua stanza.
E, peggio –o meglio- la dichiarazione di Shinsou!
“Ho visto un sacco di gente e mi sono avvicinato. Ho detto loro
che soffri di narcolessia per toglierli di torno, ma...” Shinsou scuote le
spalle, “Hanno detto che sei salito sull’albero a salvare un gatto. Non è che
sei caduto dal ramo e hai sbattuto la testa?”
“Eh? No! So arrampicarmi su un albero!”
“Certo,” sogghigna Shinsou, “Però allora come mai eri qui per
terra?”
“Non...so. Forse un calo di zuccheri, ecco. Non ho fatto
colazione, stamattina.”
“Allora dovremmo andare. Non vorrei ti sentissi male. Ce la fai,
si?”
“Sì, certo,” sbuffa. Alzandosi, però, vede che Shinsou ha qualcosa
in braccio.
Anzi, qualcuno.
Oh, signore...
E’ un gatto. Un gattino, un cucciolo dal pelo rossiccio, corto e
ben spazzolato, con la coda un po’ spelacchiata alla base ma ben arruffata
sulla cima,
Come la sua, che ha peluria solo sulla punta.
Oddio, ma quello è il gatto in cui si era trasformato lui! Lo
stesso, identico in tutto e per tutto!
“Q-quello...”
“Questo? E’ il micio che hai salvato. Ha il collare, quindi dopo
vedo se riesco a stampare dei volantini e a trovare il suo padrone.”
Oh. Dio.
E’ uguale al suo sogno.
E’...identico...
“Stai bene? Monkey? Sei impallidito!”
“S-sì io...forse no. Forse non sto
bene.”
“Andiamo, allora. Torniamo a scuola.”
“S-sì.”
Gli cammina al fianco, Shinsou ogni tanto lo guarda, mentre
accarezza il gatto.
Lo guarda ma non dice niente.
Ojiro invece cammina fissandosi i piedi.
Non capisce. Non capisce se ha sognato, se è tutto vero.
Ha dormito davvero con Shinsou? Si è trasformato davvero in un
gatto?
E’ davvero caduto dall’albero come uno scemo, battendo la testa?
Si è sempre arrampicato ben più in alto e con estrema maestria!
Come diamine avrebbe fatto a cadere, e cadere così male da svenire, anche.
“Ojiro?”
“Mh...?”
“Prima, mentre eri svenuto, hai detto una cosa. Te la ricordi?”
“Mh? No io...no, veramente.”
“Capito.”
Ojiro alza finalmente gli occhi. Shinsou gli ha parlato senza
neanche guardarlo, ma è...è arrossito? Lo vede di sbieco, ma ha le orecchie
arrossate. E anche un po’ le goti.
Possibile, che...
Oh, no. Non avrà parlato ad alta voce di quello che ha sognato,
giusto?
“Che cosa...ho detto?”
“Niente di che.”
“Dai, Shinsou. Che cosa ho detto? Perché sei arrossito?!”
Shinsou sbuffa, più per abbassare la temperatura, suppone, “E’
il sole. Oggi fa caldo.”
“Eh, sì. Oggi fa caldo, è vero.”
“Comunque.”
“Sì?”
“Hai detto...che ti dispiace.”
Stavolta, è il turno di Ojiro di arrossire. Oh, no.
L’ha fatto davvero.
“E-ecco io...”
“E hai detto anche un’altra cosa.”
“S-senti Shinsou, ignora qualunque cosa io abbia
detto! Davvero, voglio dire, forse ho battuto sul serio la testa! Non ricordo
niente, ho fatto un sogno stranissimo e...e...”
“Peccato.”
“Eh?”
Shinsou sogghigna. Ha ancora le goti arrossate, ma sa essere
irriverente come se avesse perfettamente il controllo di tutto.
E forse è così.
Forse è solo Ojiro che è completamente in panico.
“Voglio dire, mi sarebbe piaciuto.”
Gli sarebbe piaciuto.
Se ha detto quello che pensa di aver detto, allora...
“Davvero? Non l’ho sognato, allora?”
“Non hai sognato cosa, Monkey?”
“No, io...niente. Niente. Assolutamente.”
“E allora? Stavi delirando o cosa?”
“Beh...forse. Però...mi piacerebbe davvero. Essere...tuo amico.
E ti chiedo scusa davvero, per averti giudicato male.”
“Mhmh. Okay,” annuisce Shinsou, “Ma
non hai detto questo. Hai detto che ti sarebbe piaciuto essere più di un amico.”
“Mh. Beh...”
“Beh cosa?”
Ojiro sbuffa, al colmo della temperatura corporea,
probabilmente.
Possibile che abbia cambiato idea su Shinsou così? Per colpa di
un sogno?
Eppure quello che ricorda è così vivido, e non è così sicuro
fosse un sogno.
E quel gatto...
Con lui Shinsou si sta comportando come al solito. Non è
diverso, non è certo come si comportava con il gatto del suo sogno.
Eppure, allora, perché non riesce a vederlo allo stesso modo di
prima?
E’ come se lo vedesse in modo diverso.
“Eri qui per correre?”
Shinsou inarca un sopracciglio, “Sì. Esatto. Vengo a correre
tutte le mattine, quando non mi alleno con Aizawa-sensei.”
“E...ti alleni con lui, domani?”
“No.”
“Allora...potremmo venire insieme? Ad allenarci, eh!”
Shinsou sogghigna. Per qualche motivo, gli sembra che gli occhi
violacei luccichino.
“Sì. Va bene, Moneky
boy. Alleniamoci insieme.”
Angolino Autrice:
A spiegare questo ci tengo a
dire che l’altro giorno ho visto Miyo-amore felino su
Netflix (Guardatelo se potete, è super carino!) e
subito ho pensato che dovevo assolutamente fare qualcosa di simile! Non potevo
ignorare l’amore di Shinsou per i gatti!
E quale altra coppia sfruttare se non la mia preferita in assoluto x°D
Un bacione,
Asu