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Autore: VeronicaDallari    11/07/2020    0 recensioni
-Io mi ricordo- inizia Irene, dopo essersi calmata un po’, -di quando si è seduto di fianco a me la prima volta, del primo sorriso, anche del primo messaggio. Fa un po’ te, li ho eliminati per non ricascarci, ma non è servito a nulla. E mi fa male guardarmi indietro e rendermi conto di aver potuto fare di tutto ma non aver fatto niente; le persone cambiano idea, a volte troppo in fretta e a volte troppo tardi. Come faccio a dimenticarmi di tutto, Giorgia? Io non ce la faccio a guardarlo suonare, mi sento come un walkman rotto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Sicura?- le domanda un'altra volta.
Giorgia abbassa lo sguardo, tra le mani tremanti stringe il foglio spiegazzato. Sospira e si impone di mantenere la calma; guarda fuori dal finestrino. Davanti a lei la strada, alla sua destra la casa in cui deve entrare. Un mondo di emozioni la lega a quel quartiere, a quella via e a quella villetta. Solitamente evita di passare per di lì per non risvegliare la nostalgia che anima la sua mente ogni volta, fallendo: non c'è giorno in cui non pensi ai bei vecchi tempi.
Quasi le si riempiono gli occhi di lacrime. Si impone di non lasciarsi intimidire dal passato e si scosta i capelli dalla fronte, stringendo appena un po' più forte la lettera di Andrea in mano. Annuisce velocemente e sorride a Fabio, che la guarda preoccupato, stringendo tanto forte il volante con una mano da far impallidire le nocche. È nervoso, forse più di lei, e la cosa le fa crescere un nodo allo stomaco sempre più stretto. Cerca di non darlo a vedere e guarda fuori dal finestrino di lui: al di là delle case, il tramonto.
Prende un respiro profondo e, sentendo nuovamente la rabbia e l’immensa tristezza che l'hanno animata fino a quel momento fare capolino in lei, si slaccia la cintura di sicurezza e scende dall'auto. Muove qualche passo in avanti. C'è freddo, ma nella fretta e nell'incredulità ha dimenticato la giacca a casa.
Villa Fiore si staglia di fronte a lei in una contraddizione che sembra quasi malvagia, sbagliata. Sebbene forse la parte più importante della sua vita sia stata ferita più e più volte proprio su quel vialetto d'entrata e in quell'abitazione in silenzio e nascondendosi, non dimenticherà mai quei bei momenti passati in compagnia degli amici.
Si fa forza e suonò il campanello.
Le apre Annamaria, con i capelli raccolti in una crocchia. È tanto radiosa, ultimamente; Giorgia è felicissima che, nonostante Lorenzo non abbia mai condiviso il segreto con nessuno, la ragazza sia tanto contenta.
Una volta data qualche spiegazione più o meno convincente, riesce a sgattaiolare dentro e a salire le scale. Erano mesi che non le saliva. Sente una forte pressione sullo stomaco, come un mattone che le schiaccia gli organi: sa che è sbagliato trovarsi lì, ma questa volta non le importa. Porterà a termine quello che deve fare, per una volta nella sua vita.
La cosa che più la rimanda al passato, in quella casa, è il profumo che vi aleggia. Lo stesso di quei mille pomeriggi passati insieme a studiare i componenti del gascromatografo di Alberti, per paura di non passare il test del giorno dopo, quel famoso video che alla fine non hanno mai davvero montato, i discorsi semiseri affrontati con una cioccolata calda in mano e una vecchia coperta di lana in comune sulle spalle. Nel corso degli ultimi anni, tutte le volte che Giorgia ha sentito un profumo simile a quello, le gambe le si facevano di piombo. Si è ripetuta mille volte che era solo un odore come un altro, che andava e veniva come gli pareva, che non aveva un'appartenenza nè una meta precisa, ma era solo riuscita a sentirsi ancora peggio.
Giorgia si impone di continuare a camminare per il corridoio con lo sguardo dritto davanti a sè; Andrea non vorrebbe vederla piangere ma, per la prima vera volta quel giorno, la consapevolezza che Andrea non ci sia più e quella che nemmeno tornerà la colpiscono forte, proprio tra le costole, quindi crolla poco prima di arrivare al suo obiettivo.
Fiducia. C'è una regola non specificata, nei legami che si possono considerare profondi, ed è quella di mettere in gioco ogni giorno un pizzico di fiducia da parte di ognuno. Lei ha giocato molto più di quanto si era aspettata di poter mai fare, Andrea tutto quello che aveva, e Lorenzo... quasi nulla. E ad un certo punto si è preso ogni cosa.
Giorgia stringe i pugni, accartocciando ancora di più la lettera. Lo sa che non avrebbe dovuto prendere le parole di Andrea troppo sul serio, quel pomeriggio in cui tutto era andato in pezzi: lui non stava bene. Non solo non stava bene come non stava bene lei, ma di più. Di più, e Giorgia se n'era accorta solo quel giorno. Solo quel giorno aveva finalmente capito tutto quello che c'era stato.
Non crede sia possibile, ma sente il cuore spezzarsi ancora una volta.
Il resto del corridoio viene percorso quasi di corsa. Giorgia si blocca solo quando arriva davanti alla porta della camera di Lorenzo. A malincuore, sorride. È in legno bianco, artisticamente
contrassegnata dagli adesivi e dai poster di svariati film, gruppi musicali e telefilm. È semichiusa, e dall'altro lato proviene una melodia sommessa.
Lorenzo ha sempre amato suonare il pianoforte. Sa suonare anche la chitarra, ma i tasti sono sempre stati i suoi preferiti. Spesso, lei e Andrea lo pregavano di imparare certe canzoni, per cantare tutti insieme. Fiore si è sempre vergognato, paradossalmente, di aprir bocca davanti a loro due, ma Andrea era molto più sicuro di sè, e così trascinava Giorgia in stonatissime serenate. Era forse un segnale che avrebbero dovuto interpretare prima? Giorgia non ci ha mai pensato molto, e inizia a pentirsene: si sente una persona così dannatamente superficiale, e lo è stata fino a quel pomeriggio. In quel momento, sente per la prima volta Lorenzo cantare lontano dalle luci, dai palchi, dalle feste, dai locali. Da solo, con Lorenzo.

*Ti incontrerò al confine
per spezzare l'incantesimo
In un punto in cui due mondi collidono,
ci ribelleremo*

Si copre la bocca con le mani. Nascosta dietro alla porta semichiusa, tutta la sua rabbia svanisce in una nuvola di vapore. Rimane solo lo stupore, accompagnato da un'infinita e dolcissima tristezza. E, forse, da una passiva comprensione.

*E correremo
finchè non faremo breccia
Se mi ubriacassi abbastanza,
riuscirei a vederti di nuovo?*

**Giorgia,

la mia è stata una scelta codarda, ma non ho mai detto di essere una persona matura né di averne voglia. Ah, e non ho salutato nessuno solo perchè ho fatto le cose in fretta, non prenderla sul personale. Se hai provato a contattarmi, mi dispiace che tu abbia perso tempo: ho buttato il telefono in un tombino. Qualche secondo dopo mi sono sentito meglio, molto meglio. Ah, la tecnologia. Ci unisce e ci divide.
Insomma, abbiamo sempre saputo che tipo di persona è Lorenzo, perchè mai avremmo dovuto rimanerci così male? Io non è che son scemo, eh. Ho ragioni che fra poco finalmente verranno a galla, e tu... per me. Hai sempre preso parte della mia sofferenza, alleggerendomi l'esistenza, e lo sai che anche se non l’ho mai detto non ci sono mai state persone più importanti di te, nella mia vita.
Ho sofferto, scrivendo questa lettera, perchè mi sono reso conto che di lì a poco ti avrei abbandonata senza possibilità di vederti mai più; soffro tutt'oggi, ricordando un passato che fa più male che bene, ma in cui tu sei sempre stata al mio fianco, "in salute e in malattia." Mi dispiace di averti mentito e penso che tu te ne sia accorta: no, non stavo bene. E mi dispiace di essere così egoista. Quando ho visto per la prima volta quei biglietti, non pensavo che ne avrei comprato uno di nascosto dai miei genitori e da tutti voi, per partire qualche giorno dopo. Ho fatto le valigie in segreto, portandomi poco e niente: voglio che il male che mi circondi rimanga in quella città che mi ha ferito tanto.
E, cazzo, quanto avrei voluto che tu venissi con me. Ma, per quanto io possa amare la sicurezza che mi dai, mentre scrivevo questa lettera avevo già deciso di tagliare ogni ponte con il passato, per poter ricominciare e vivere finalmente... bene. Quindi niente, anni fa mi è stato concesso il dono della maggiore età, e questo mi è sembrato il momento giusto per approfittarne.
Ho una buona memoria, ricordo troppo. E mi ferisco da solo, senza pensarci due volte. È questo il problema, io non voglio più avere nulla a che fare con riferimenti a quella vita. Non avrei mai pensato che un cuore spezzato facesse così male, e io non voglio che faccia male.
Ti lascio... tutto, anche parte della mia anima. Vorrei dirti di non scordarti di me, ma come posso essere così ipocrita? Io sto già cercando di dimenticarti.
Spero che tu capisca il mio gesto: non ti sto chiedendo perdono, perchè so che non potrai mai perdonarmi per questo gesto così stupido, solo comprensione. Sei sempre stata l'unica in grado di capirmi, non deludermi come ho fatto io con te. E poi ho bisogno di te per un'ultima volta, per consegnare questa lettera anche a Lorenzo, in modo che tu possa calarti nei miei panni prima che possa farlo lui: sai, ci sono cose che non ti ho mai detto. Magari, attraverso questo breve messaggio, potrete tenere viva la mia memoria anche senza vedermi nè sentirmi nè avermi più intorno e tornare come eravate – eravamo – una volta. Non mi farò più vedere nè sentire, se i miei sono preoccupati ricordate loro che sono un adulto laureato e vaccinato e che ho sempre saputo cavarmela più o meno da solo. Detto ciò... ti ho amata con tutto il mio cuore, come una sorella, una madre, una parte di me. Ma non posso aggrapparmi a te, non più. Ho bisogno di ricominciare a respirare.

Lettera a Lorenzo Fiore (credo che questa sia la brutta definitiva):

Più passano gli anni e più sei nella mia testa e io non capisco come cazzo cacciartici fuori, sai, purtroppo la testa mi serve. Ed è un purtroppo che non tocca neanche la metafora, è un purtroppo purtroppo. Tipo, peccato.
Mi chiedo che fine abbiano fatto i tuoi capelli. Perchè te li sei tagliati così corti? Alle ragazzine non piace il rocker con la chioma fluente in cui incastrare le dita durante l’amplesso della loro fanfiction preferita? Gesù, questa realtà mi ferisce. Non tanto quanto mi ha ferito questa schifo di storia, ma comunque.
Cinque anni, per l’esattezza. Il tempo che ho passato a domandarmi il senso della tua esistenza all’interno della mia non così evidente anima e anche quello in cui non ho trovato risposta. Ma sai che c’è? Sei un macho man del cazzo e neanche te ne sei accorto. Non te ne sei neanche accorto! Ti rendi conto? Ah, giusto, no.
Be’, diciamo che l’intenzione primaria era qualcosa di strappalacrime e di terribilmente convenzionale tipo, sai, quelle letteracce d’addio in stile Sex and The City, un po’ fancy e un po’ grammaticalmente rotte. Ma non c’ho voglia di fingere – di nuovo – di essere qualcuno che non sono, quindi eccoci qui, al punto in cui ti attacchi al cazzo.
Sì, Musical.ly – Tik Tok – Man dei miei stivali, so che questo genere di cose ti scoccia, ma “vai tra”, ho scoperto che le cose che devo dirti sono poche. La prima è un sincero grazie – e sono più che sicuro che non ti interesserà sapere il motivo di questo mio improvviso moto di gratitudine, quindi non specificherò quei pretesti morali che a te sono sempre mancati – e la seconda è che non mi mancherai.
No, cazzo, non mi mancherà la tua schifosa faccia sempre uguale a se stessa e alla stampa in 3D dell’interno del mio cuore, capisci? No che non mi mancherà. Fanculo e no, nessuna scusa se te lo dico, ma vederti in ogni tramonto, in ogni canzone e in ogni persona iniziava a diventare storia vecchia e mi stava rompendo i coglioni che tu mi avevi già fatto cadere, quindi figurati la situazione.
E avrei voluto un sacco di cose che, ti conosco: non ti interesseranno. Quindi quando mi toccherà pensarti perché purtroppo la mia testa funziona così, ogni tanto va in corto, alzerò le spalle e mi dirò che il bello dell'amore è il saperlo utilizzare e che per imparare i trucchi del mestiere ci vorranno ancora un paio di tentativi. Caro amico, penso tu abbia capito dove io voglia andare a parare: sei stato il mio primo tentativo.
Ancora mi chiedo come hai fatto a non accorgertene. Sei così coglione come vuoi far sembrare a tutti i costi? O è la tua famiglia bigotta e conservatrice che ti impedisce di aprire gli occhi? È per questo che sei sempre stato un ragazzo così tipico, così ancorato a ideali più vecchi di te? Non biasimo nè te nè Giorgia; d'altronde io non ho mai parlato perchè avevo troppa paura di perderti, lei era concentrata sulla vita, e tu avevi i tuoi passatempi. Bei passatempi.
Ma sai che altro c’è? Grazie di tutto; più che altro della realizzazione. Sappi che non ce l'ho con te, che ti voglio ancora bene, ma che non tornerei indietro per nulla al mondo.
Spero che per te sia lo stesso. Sinceramente non tuo,

Andrea Scala.**

*E correremo finchè non faremo breccia.*

Giorgia apre la porta ed entra.
   
 
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