...And so, this is life
Capitolo 4 - Parole che danno speranza
Il
collo del
Pyroat che fino a poche settimane prima governava sul Sottosuolo
ruotò piano da una parte all'altra.
I suoi grandi
occhi parvero
posarsi su ogni singolo mostro presente all'assemblea, cercando nel
mentre di
ordinare e selezionare le parole migliori che gli affollavano la testa
ed elaborarle in un discorso chiaro ed efficace.
Da quel semplice gesto si percepiva chiaramente quanto tenesse alle
creature davanti a lui; nonostante i suoi errori passati derivati dal
suo temporaneo odio verso gli esseri umani, argomento ancora spinoso
per Toriel e la ragione principale della loro separazione, era ancora
un re amato e rispettato da tutti. Neanche i suoi pantaloni stracciati
avrebbero potuto rovinare la sua maestosa figura, tantomeno il suo
aspetto essere ritenuto trasandato a causa della sua maglietta rosa a
fiori eccessivamente informale. Non da chi in quell'istante stava
attendendo trepidante il suo misterioso annuncio.
Anche Alphys voleva scoprire che cosa aveva portato a una riunione
così improvvisa, e al solito strinse le manine sulla sua
t-shirt dal tessuto pesante, la coda schiacciata in fondo alla poltrona
che
rabbrividì in reazione al suo crescente nervosismo.
Per la Dinozap, le notizie date da Asgore non erano mai state piacevoli
da sentire, o un qualcosa che aveva aspettato col sorriso stampato sul
muso: quando era divenuta scienziata reale aveva dovuto sottostare ai
suoi ordini accecati dalla vendetta che avevano portato a risultati
disastrosi, aveva saputo delle famiglie adirate per via dei suoi
fallimenti messi a tacere con terrore e disperazione...
Era per questo che lei, personalmente, non trovava affatto ironico che
la
sua ANIMA si fosse alleggerita in maniera inaudita appena il Boss
Monster aveva dato il consenso al suo licenziamento, suggerito proprio
da
Toriel. Perdere quella posizione prestigiosa era stato una manna dal
cielo dal suo punto di vista, e persino un evento insignificante nel
momento in cui la brutta questione degli
Amalgamati era già stata risolta, nel momento in cui aveva
infine ottenuto l'amore. Aveva inseguito
il sogno di stare accanto ad Undyne per chissà quanto tempo,
e
ormai la Spearish era colei che le colorava la vita in qualsiasi sua
sfaccettatura, imitando un pittore scrupoloso che mano a mano sistema i
difetti del suo adorato quadro. C'erano giorni in cui Alphys, nel mezzo
dei suoi pensieri nei quali la sua ragazza era l'assoluta protagonista,
si chiedeva davvero come avesse potuto credere di avere una cotta per
lui.
Quello aprì la bocca, e la voce che gli fuoriuscì
dalla
gola - e che il microfono fece echeggiare nella sala - mantenne la sua
particolare caratteristica di suonare morbida e potente insieme.
-So bene che per tutti noi questi giorni sono stati molto difficili,
qui in Superficie. È evidente che molti, anzi, moltissimi esseri umani non hanno gradito il nostro arrivo. Ma come ha detto il sindaco, noi ora siamo veri e
propri cittadini di Pleedothoons Town. Ecco perché, ho
parlato
a lungo con lui e con altre figure importanti. E, con Frisk che ogni
tanto presenziava accanto a me...-
Fece un cenno alla bambina per invitarla ad avvicinarsi, e la
figlioletta adottiva lo affiancò alla sua sinistra
sorridendo festosamente, il vasetto di Flowey sempre premuto sul suo
petto.
-...Abbiamo ottenuto dei risultati... forse incredibili, certo, ma che
riguardavano bisogni che ci spettavano di diritto, per noi tutti che
puntiamo all'eguaglianza e alla solidarietà.-
Dopo una breve pausa in cui si limitò a guardare Frisk con
affetto, Asgore si rivolse di nuovo ai mostri seduti in platea.
-Sono lieto di annunciare che verranno aperte a settembre una scuola e
un ospedale per noi mostri.-
Non si era trattato di uno spettacolo o di un'esibizione canora, eppure
gran parte della folla seduta sulle poltrone scattò in piedi
in
un baleno ed esplose in un fragoroso applauso.
Alcune specie contribuirono al frastuono semplicemente saltellando sul
posto o agitando le ali, altri iniziarono a urlare fissando il soffitto
con un'espressione di puro trionfo sul viso, molti abbracciarono in
lacrime gli amici che li circondavano singhiozzando senza il minimo
ritegno.
Ma c'era chi come Alphys era rimasto paralizzato al proprio posto,
incredulo; il mostro dinosauro stava per pentirsene, soprattutto quando
Catty e Bratty al contrario stavano esultando con strilla acute
lì vicino, tuttavia le bastarono un paio di secondi per
comprendere che non era stata la sola ad aver reagito in quel modo.
-Finalmente, un ospedale...!- proferì flebilmente un Whimsun
alle sue spalle.
-...Ma ci vorrà ancora qualche giorno. È in casi
come
questo che sono felice di essere una di quelle specie che crea l'ANIMA
dentro le uova...- sussurrò di rimando un'altra vocina
lieve,
appartenente a un Vulkin.
-Oh amico, sei fortunato. Mia moglie ha dovuto partorire in casa...-
Uno scambio di battute di neppure un minuto, e la Dinozap si
ritrovò a tremare da capo a piedi. D'istinto il suo braccio
destro scattò veloce per toccare la mano di Undyne,
stringendola
talmente forte da far scricchiolare le piccole scaglie che ne
ricoprivano il dorso, e le scappò un debole sussulto: il
peculiare contatto con le sue lamelle lucenti le era di immenso
conforto, e adesso lo desiderava, ne
aveva bisogno...
A quell'atto inaspettato la sua amata la osservò attenta
dall'occhio sano, il quale trasudava allegria in ogni suo luccichio
dorato. Neanche la buona nuova di Asgore però le avrebbe
impedito di provare preoccupazione per la sua Alphys, e ignorando il
fastidio che le avrebbe dato lo spazio vuoto tra i due sedili si mosse
con cautela verso di lei, finché non le sfiorò il
fianco
grassottello e poté dunque chinarsi per baciarle la guancia.
-Alphy, amore, tutto a posto...?-
L'altra fece un profondo respiro e sbatté le palpebre,
mentre il
tremolio che l'aveva assalita si calmò in maniera graduale e
allo
stesso tempo
accrebbe il calore trasferitole da Undyne, fino a che non
avvolse
ciascun
granello di polvere e scintilla di magia dentro al suo corpo.
Tentò invano di rispondere prima di morsicarsi il labbro
inferiore con i suoi dentoni sporgenti, improvvisamente atterrita dalla
possibilità di dirle fandonie. Rafforzò invece la
presa
dei suoi artiglietti sulle dita cerulee del mostro pesce e
appoggiò la testa sulla sua spalla, la membrana
dell'orecchio-pinna che le accarezzò con delicatezza le
squame
della cresta.
-...Tranquilla, sono qui. Se te la senti ne parliamo più
tardi, ok?-
Sperò che la Dinozap non percepisse la punta di incertezza
nella
sua voce, e che il trambusto intorno a loro originato dai
festeggiamenti le potesse essere d'aiuto.
La gioia dei mostri che costituivano il "pubblico" di quell'assemblea
non accennava a diminuire, e i due Pyroat ritti sul palco ne stavano
approfittando per discutere sommessamente, il microfono tenuto con
prudenza il più lontano possibile dal muso.
-...Ma quanto chiasso che fate...- bofonchiò intanto Flowey,
le parole attutite dai petali premuti sulla faccia.
-Sono felici, Flowey.- gli bisbigliò la bambina dai capelli
a caschetto.
Il fiore non rispose.
Subito dopo, le sue lamentele non ebbero più ragione di
esistere: il rumore assordante che aveva riempito l'intera struttura
del teatro venne meno, e fu seguito da domande sporadiche provenienti
da diverse parti della sala, dagli stessi che erano rimasti composti
sulla poltrona una volta appresa la notizia.
-Dreemurr, signore... per il discorso del cibo cosa...?-
-Rimane il problema del lavoro, cosa possiamo fare?-
-Ma... verranno rimossi tutti quei cartelli che ci impediscono di
accedere ai locali?-
-Signor Asgore, ma quindi non potrò andare a scuola con
Frisk?-
-Tipetok!!-
Asgore diede qualche colpo di tosse sulla capsula spugnosa del
microfono per segnalare che voleva parlare, e tutt'a un tratto ci fu
solo un inquieto silenzio.
-Andiamo con ordine. Una fabbrica per produrre i cibi caratteristici
della nostra specie
è tra i nostri prossimi obiettivi. Fino a quel momento,
possiamo
mangiare il cibo umano e usufruire dei... voi sapete cosa, nelle case
che ci hanno ceduto. Per quanto riguarda i cartelli di divieto,
verranno rimossi nel giro di pochi giorni, ora non sono più
ammessi.-
Passò poi l'apparecchio alla Boss Monster accanto a lui, la
quale intervenne con affabilità: -Intanto, la scuola e
l'ospedale offriranno un'opportunità lavorativa dentro
queste
strutture. Se ci mostriamo capaci a lavorare in maniera efficiente nel
nostro piccolo, gli umani potrebbero cambiare opinione su di noi. Non
esitate a mandare richieste di lavoro, siate tenaci-.
Infine, Toriel incrociò gli occhi del giovane mostro viverna
che la
stava guardando a bocca spalancata, il maglione a righe che gli copriva
tutto il
suo esile corpicino giallo e le piccole corna sul cranio per nulla
paragonabili a quelle spesse e possenti del re Pyroat.
-Caro, almeno questo anno scolastico dovrai trascorrerlo senza Frisk.
Forse arriverà il giorno in cui umani e mostri saranno
perfettamente mescolati nella società, senza odio o
pregiudizi.
Spero non sia troppo lontano.-
La gambina di ferro di Mettaton roteò un'ultima volta verso
Alphys cosicché potesse augurarle la buonanotte, e poco dopo
il robot era già sotto le fronde degli alberi che
delimitavano il viale, pronto per tornare a casa assieme al cugino
Napstablook.
Vivevano non lontano da lì, nel quartiere che con le sue
graziose villette e i parchi a tappezzarne la scarsa superficie
rimaneva nella periferia di Pleedothoons Town, proprio adiacente al
bosco che divideva la città dalla campagna.
Appena erano usciti dal teatro, la ex-scienziata li aveva invitati da
lei a settembre proponendo la sua idea del lucidare e rimettere in
sesto il corpo del suo migliore amico, e tra un saluto e l'altro ai
loro conoscenti solo i due cugini e la coppia di ragazze erano rimasti
davanti all'edificio dalle pareti giallastre.
-Buonanotte Mettaton, ci v-vediamo tra due settimane!-
esclamò la Dinozap cercando di fare arrivare le sue parole
all'amico sparito nel buio e, al contempo, mantenere un tono di voce
abbastanza basso dal non disturbare la quiete della notte.
-Passano ancora gli autobus, vero?-
A giudicare dall'aria che le passò tra i denti, Undyne non
sembrava essersi posta lo stesso problema, e alla domanda
puntò lo sguardo sulle stelle che adornavano il cielo.
Non era propriamente tardi, ma i mostri non erano ancora abituati a
vivere sulla loro pelle la differenza tra il giorno e la notte, tanto
meno il fenomeno delle stagioni che influenzava le ore di luce. E
siccome l'estate meravigliosa nella quale si erano ritrovati stava per volgere al termine, ogni sera
avrebbero ammirato con maggior anticipo di quella precedente quei
puntini bianchi così piccoli e lontani, eppure
così belli e incantevoli; le rocce umide e scintillanti sul
soffitto di Waterfall avevano accolto imperturbabili i desideri delle
creature intrappolate nel Sottosuolo per centinaia di anni,
ciononostante ora il
loro fascino era stato in qualche modo surclassato.
-Sì, raggiungiamo la fermata. È, uhm... di qua.-
Zampettò incerta alla sua destra per raggiungere il
marciapiede della stradina a senso unico che si immetteva nell'area
pedonale, lasciandosi alle spalle la vegetazione che cresceva intoccata
nell'antica piazzola - ormai abbandonata dagli
umani - dove si ergeva il teatro.
La Spearish la seguì docilmente, facendo del suo meglio per
moderare la sua andatura svelta e decisa e non superarla, tuttavia
nella mente stava davvero viaggiando col passo più lungo
della gamba.
Credeva di sapere perché la sua ragazza aveva avuto quel
momento di sconforto in seguito all'annuncio di Asgore; pur non
avendoci dato troppo peso per via della confusione a
tamburellarle nelle orecchie, anche
lei aveva sentito la conversazione tra il Vulkin e il Whimsun.
Da allora, un unico, strano quesito si era insinuato nella sua testa e
non voleva darle pace neanche per un secondo.
E se lei non volesse avere figli?
D'improvviso si sentì scoppiare di imbarazzo: le sue guance
pizzicavano quasi a imitare la legna che arde sul fuoco, e persino la
sua camminata si fece stranamente instabile e goffa.
È troppo, troppo presto per pensarci, stiamo insieme da
neanche tre mesi, è già tanto se viviamo insieme
e in Superficie, la situazione è ancora critica, abbiamo
tanti problemi da risolvere, e se ci dovessimo lasciare, se non ci
fosse fiducia tra noi, non abbiamo nemmeno ancora mostrato la parte
più sensibile del nostro corpo all'altr-...
Dovette inghiottire la saliva per tornare in sé e fermare
l'inarrestabile flusso di pensieri che la stava opprimendo, e fece
appello a tutta la sua forza di volontà per smettere di
barcollare e non rischiare di essere colta sul fatto.
Continuò
invece ad accompagnarla imperterrita a pochi passi di distanza, non una
singola scaglia tinta di rosa in memoria della battaglia dentro la sua
mente finita in parità.
Eppure, dalle sue pinne che ricadevano flosce sugli zigomi era chiaro
come la luna piena: se l'evidente sensibilità di Alphys era
l'unica risposta al suo comportamento, perché la sua ANIMA
era colma di tristezza? Sul serio credeva alla possibilità
che lei non volesse avere figli?
La Spearish scosse il capo strizzando l'occhio, ostinata.
Queste fantasie totalmente insensate non erano affatto importanti, piuttosto la
preoccupava il suo mancato coraggio nel chiederle spiegazioni, l'invito
che lei stessa aveva menzionato con timore velato mentre si stringeva
al mostro dinosauro...
Proprio io che mi ritengo... e voglio essere per lei super forte e
valorosa, proprio io che mi sono offerta di ascoltarla, ora non ho il
coraggio di tornare sull'argomento per via di uno stupido pensiero
precoce da
ragazzina sciocca e sognatrice...
-Ti prego, la prossima volta parliamone senza alcuna paura, ok?-
Tra amarezza e fioca speranza, le parole tenui e delicate della sua
amata trovarono un posticino appartato per risuonare nella sua testa.
Sì, stavolta non l'avrebbe fatta stare male, ma avrebbe
affrontato la faccenda consapevole delle sue perplessità e
disposta ad accettare il peggio.
-Alphy, senti...-
-N-non mi dai la mano, Unnie?-
Fu un istante, una piccola, breve parola, ed entrambe si fermarono di
botto
sopra al marciapiede polveroso, una con le pinne fulmineamente aperte a
ventaglio e l'altra a guardarla già con le squame color
cremisi.
-Come... come mi hai...?- chiese Undyne sbalordita.
La Dinozap arretrò di una manciata di centimetri e
continuò a fissarla con un'espressione che rifletteva
autentico sconcerto e che palesava una piccola traccia di vergogna,
accompagnata presto da decine
e decine di gocce di sudore a imperlarle il volto. Fintanto che muoveva
spasmodica le braccia e i suoi occhiali neri lottavano per stare in
equilibrio sul muso, Alphys cominciò a balbettare le sue
scuse:
-O-oddio no, s-scusami, i-io, è... è u-un
soprannome s-stupido che scrivevo nelle m-mie fanfiction, i-i-io
n-non...-
L'occhiata della sua ragazza si ammorbidì in uno schiocco di
dita, toccata nel profondo dalla tenerezza di quella confessione e dal
suo fare impacciato che lei - non importa come - aveva sempre trovato
irresistibile.
-Se vuoi usalo, è... dolcissimo, non è per niente
stupido.- mormorò rilassando le labbra e nascondendo i denti
appuntiti dietro di esse.
-Oh...-
La sua smodata agitazione sembrò svanire nella fitta
oscurità della sera, e Alphys avanzò nella sua
direzione finché non poté cingerle i fianchi in
un
caloroso abbraccio, il massimo che poteva permettersi vista la sua
bassa statura.
-Allora p-posso, uh, U-... U-Unnie...?-
Ottenne la risposta migliore che potesse desiderare; la morbida
risatina che uscì dalla gola del mostro pesce le
solleticò soave le orecchie e la riempì di una
felicità pura e semplice, tipica di un innamorato.
Dilatò dunque la cresta simil-cartilaginea e si
lasciò sommergere
dall'indescrivibile affettuosità che le stava trasmettendo
Undyne, la quale si era chinata su di lei per ricambiare il gesto e
stamparle un bacio sul naso.
-Alphy, ti amo, sei troppo carina. Scusami per non averti presa per
mano.-
Ma, per quanto ci tenesse a rimanere in quel delizioso, minuscolo
paradiso che avevano creato in mezzo al mondo sconfinato e tenebroso
che le sorvegliava, era in suo dovere chiarirsi con lei e nel caso
restare delusa senza abbandonare il suo amorevole sorriso.
-Ti andrebbe di parlar-...-
-Nooo aiuto! Aiuto!!-
Un gridolino gracchiante ruppe il silenzio.
La Spearish scattò in piedi immediatamente e
guardò davanti a sé, mentre l'altra si
voltò indietro allarmata: i loro tre occhi scrutarono
attenti la fermata dell'autobus a qualche decina di metri da dove si
trovavano, appena in tempo per vedere un uomo allontanarsi in un lampo
da una figura gobba e sgraziata.
-Aiuto, la mia borsa...!- udirono di nuovo, nello stesso tono fragile e
impotente.
-L'hanno scippata!-
Alphys non aveva nemmeno finito di pronunciare l'ultima sillaba che la
sua ragazza era subito partita all'inseguimento, i suoi piedi che
battevano con forza sul cemento e i capelli una macchia rossiccia
guizzante nel vento. Oltrepassò l'anziana signora per poi scomparire in un vicolo, e lo scalpiccio veloce dei suoi
stivali si andò indebolendo fino a dissolversi.
La Dinozap la conosceva troppo bene per non essere sicura che ne
sarebbe uscita illesa, così si avvicinò in tutta fretta alla
vecchietta umana, intenta a studiare il pavimento in cerca del suo
bastone.
-S-signora, stia tranquilla, Undyne è andata dietro al
l-ladro, faremo il possibile per la sua borsa. Lei sta b-bene?- la
rassicurò, porgendole il prezioso oggetto in legno.
Quella strinse una mano raggrinzita sulla tunica, e le sue parole
fremettero per lo spavento.
-Oh, oh grazie cara, sto bene... Spero che la tua amica non si faccia
male. Uh, comunque credevo... che non fosse più Carnevale da
un bel pezzo...?-
Carnevale?
-Whaaa! Ma sei pazza!-
Il ragazzo umano tastò la barriera invisibile che l'aveva
intrappolato e la fissò stralunato da dietro la maschera
scura indossata sul viso. La sua ANIMA dalla punta
rivolta all'ingiù brillava di un verde smeraldo, colta di
sorpresa dalla magia inoffensiva evocata al solo scopo di
immobilizzarlo sul posto.
Undyne si fece avanti nel limite estremo del vicolo, dove erano
collocati diversi cassonetti dell'immondizia tremendamente familiari, e
incrociò le braccia soddisfatta.
-Mi vuoi ammazzare!!- piagnucolò il ladro.
-Nah, ho chiuso con quel lavoro. Poche storie, fai il bravo e vieni con
me.-
Trovò il suo atteggiamento e - soprattutto - la sua
terrificante magia alquanto persuasivi, per cui non ebbe altra scelta
se non essere trascinato fuori dal vicolo, braccato da almeno una dozzina di
lance azzurre che lo tenevano sotto tiro.
Quando raggiunsero la vecchia donna affiancata dalla Dinozap videro che
stavano conversando con due poliziotti, i quali aggrottarono le
sopracciglia alla scena che gli si parò di fronte. La
Spearish ebbe l'accortezza di far svanire dinanzi a loro le sue lance
magiche, per evitare fraintendimenti; tuttavia, si assicurò
che il ladro non le potesse sfuggire bloccandogli i polsi grazie alla
sua presa di ferro.
Quest'ultimo forse aveva pensato fosse una buona idea non scappare
dalle forze dell'ordine ma fare la parte della vittima, ed
esclamò: -Mi volevi ammazzare!-
-Macché, ti ho solo immobilizzato!- protestò
Undyne, poi protese una mano palmata verso l'umana dalla schiena curva.
-Ecco a lei la sua borsa.-
-Oh, grazie, grazie cara! Non so come ringraziarti.- disse affabile una
volta afferrata l'amata borsetta.
-...Signora, mi conferma che questo ragazzo è lo
scippatore?- domandò con voce ferma uno dei poliziotti.
L'interlocutrice aguzzò gli occhi e mormorò:
-Io... non so, è accaduto tutto così in fretta...
La bambina qui è arrivata per ultima di sicuro-.
-B-bambina?- le fece eco Alphys.
Allora credette di aver compreso cos'era successo.
Esaminò il marciapiede centimetro per centimetro con le sue
buffe movenze, e scoprì di avere ragione: un paio di
occhiali giacevano a terra, la mancanza di un lampione a illuminare la
strada li aveva celati alla sua vista.
-Ecco, q-questi sono suoi credo.-
-Ah, e io che mi credevo giovincella, non mi ero nemmeno accorta di
aver perso gli occhia-...-
Focalizzò il mostro dinosauro attraverso le lenti, e un
secondo debole gridolino esplose dalle sue labbra carnose.
-Oddio!! Un mostro!!-
Il suo vecchio corpo rabbrividì per lo stupore, e
indietreggiò sdegnata col suo bastone cercando il sostegno
solido e sicuro dei poliziotti.
-...Io non c'entro niente, sono state loro a mettere in piedi questa
farsa!- si unì il giovane umano, nel tentativo di incolpare
delle creature che non godevano certo di un'ottima reputazione.
-Cosa?! Io e Alphys ti abbiamo visto! E di sicuro avrai strattonato la
signora per prenderle la borsa, esistono le impronte digitali, sai? Le
so 'ste cose!!- sbottò la Spearish digrignando i denti.
-Basta così.-
Lo sguardo serio del poliziotto che aveva parlato, e che con un pugno
di parole si era dimostrato assolutamente irremovibile e traboccante di
DETERMINAZIONE, attirò l'attenzione dei presenti e li
azzittì a seduta stante.
-Non faremo preferenze illecite sui nostri cittadini, è
ufficiale che questi... "mostri" sono ora parte della popolazione e per
legge hanno i nostri stessi diritti. Se due mostri l'hanno vista
scippare la signora, noi daremo per buona la loro testimonianza.-
Una pausa, dopodiché proseguì rivolgendosi ad
Undyne nello specifico: -Lei è la signora Undyne Spearish,
dico bene? I nostri colleghi della centrale ci hanno informato della
sua richiesta per partecipare al concorso. Inizia a settembre, la
aspettiamo. Dia il meglio di lei-.
Il ladruncolo chinò il capo, sconfitto. Non badò
a ciò che era stato e ciò che ne
seguì, a differenza della coppietta di femmine che diedero
più di una sbirciatina al volto raggiante dell'altra.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Ahhh sono troppo contenta di questa storia! E sì, ci sono (e ci saranno) temi un po' forti qua e là. Spero non diano fastidio, in ogni caso non sono da rating sopra il giallo. La situazione difficile per i mostri non bastava a quanto pare xD Eeee anche Undyne ora ha il nomignolo puccio owo Grazie a tutti delle visite, che per il mio piccolo sono un sacco!
Ci vediaaaamo col capitolo 5, che adoro e non vedo l'ora di pubblicare!
Zziau!