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Autore: Lady K    13/07/2020    2 recensioni
[Alphys/Undyne, terzo e ultimo della serie “Their SOULs are filled with love”]
-Storia in pausa, riprenderà la pubblicazione regolare il prima possibile. L’autrice ha bisogno di riposo.-
I mostri finalmente hanno superato la Barriera e raggiunto la Superficie, ma non sarà affatto facile per loro essere accettati pienamente dagli esseri umani. E per una coppia come Alphys e Undyne, la questione è ancora più complessa; basterà la purezza di un amore a dissipare la crudeltà degli uomini? Tra matrimonio, coccole, e desiderio di crearsi una famiglia, le due dovranno lottare per i loro diritti, insieme a tutti i loro amici di vecchia data.
Come sempre, cercherò di non andare OOC e di rispettare i canoni del gioco, ma stavolta mi prenderò più libertà per piccole questioni di lore dei mostri che non sono state approfondite in Undertale.
Rating giallo e Avvertimento per via, tra le altre cose, di alcune scene di violenza a causa di personaggi omofobi.
[In questa storia Frisk è femmina, mentre Napstablook per comodità è trattato come un maschio.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT This is life capitolo 4
Siamo al quarto capitolo, vaaiii!!

...And so, this is life


Capitolo 4 - Parole che danno speranza

Il collo del Pyroat che fino a poche settimane prima governava sul Sottosuolo ruotò piano da una parte all'altra.
I suoi grandi occhi parvero posarsi su ogni singolo mostro presente all'assemblea, cercando nel mentre di ordinare e selezionare le parole migliori che gli affollavano la testa ed elaborarle in un discorso chiaro ed efficace.
Da quel semplice gesto si percepiva chiaramente quanto tenesse alle creature davanti a lui; nonostante i suoi errori passati derivati dal suo temporaneo odio verso gli esseri umani, argomento ancora spinoso per Toriel e la ragione principale della loro separazione, era ancora un re amato e rispettato da tutti. Neanche i suoi pantaloni stracciati avrebbero potuto rovinare la sua maestosa figura, tantomeno il suo aspetto essere ritenuto trasandato a causa della sua maglietta rosa a fiori eccessivamente informale. Non da chi in quell'istante stava attendendo trepidante il suo misterioso annuncio.
Anche Alphys voleva scoprire che cosa aveva portato a una riunione così improvvisa, e al solito strinse le manine sulla sua t-shirt dal tessuto pesante, la coda schiacciata in fondo alla poltrona che rabbrividì in reazione al suo crescente nervosismo.
Per la Dinozap, le notizie date da Asgore non erano mai state piacevoli da sentire, o un qualcosa che aveva aspettato col sorriso stampato sul muso: quando era divenuta scienziata reale aveva dovuto sottostare ai suoi ordini accecati dalla vendetta che avevano portato a risultati disastrosi, aveva saputo delle famiglie adirate per via dei suoi fallimenti messi a tacere con terrore e disperazione...
Era per questo che lei, personalmente, non trovava affatto ironico che la sua ANIMA si fosse alleggerita in maniera inaudita appena il Boss Monster aveva dato il consenso al suo licenziamento, suggerito proprio da Toriel. Perdere quella posizione prestigiosa era stato una manna dal cielo dal suo punto di vista, e persino un evento insignificante nel momento in cui la brutta questione degli Amalgamati era già stata risolta, nel momento in cui aveva infine ottenuto l'amore. Aveva inseguito il sogno di stare accanto ad Undyne per chissà quanto tempo, e ormai la Spearish era colei che le colorava la vita in qualsiasi sua sfaccettatura, imitando un pittore scrupoloso che mano a mano sistema i difetti del suo adorato quadro. C'erano giorni in cui Alphys, nel mezzo dei suoi pensieri nei quali la sua ragazza era l'assoluta protagonista, si chiedeva davvero come avesse potuto credere di avere una cotta per lui.
Quello aprì la bocca, e la voce che gli fuoriuscì dalla gola - e che il microfono fece echeggiare nella sala - mantenne la sua particolare caratteristica di suonare morbida e potente insieme.
-So bene che per tutti noi questi giorni sono stati molto difficili, qui in Superficie. È evidente che molti, anzi, moltissimi esseri umani non hanno gradito il nostro arrivo. Ma come ha detto il sindaco, noi ora siamo veri e propri cittadini di Pleedothoons Town. Ecco perché, ho parlato a lungo con lui e con altre figure importanti. E, con Frisk che ogni tanto presenziava accanto a me...-
Fece un cenno alla bambina per invitarla ad avvicinarsi, e la figlioletta adottiva lo affiancò alla sua sinistra sorridendo festosamente, il vasetto di Flowey sempre premuto sul suo petto.
-...Abbiamo ottenuto dei risultati... forse incredibili, certo, ma che riguardavano bisogni che ci spettavano di diritto, per noi tutti che puntiamo all'eguaglianza e alla solidarietà.-
Dopo una breve pausa in cui si limitò a guardare Frisk con affetto, Asgore si rivolse di nuovo ai mostri seduti in platea.
-Sono lieto di annunciare che verranno aperte a settembre una scuola e un ospedale per noi mostri.-
Non si era trattato di uno spettacolo o di un'esibizione canora, eppure gran parte della folla seduta sulle poltrone scattò in piedi in un baleno ed esplose in un fragoroso applauso.
Alcune specie contribuirono al frastuono semplicemente saltellando sul posto o agitando le ali, altri iniziarono a urlare fissando il soffitto con un'espressione di puro trionfo sul viso, molti abbracciarono in lacrime gli amici che li circondavano singhiozzando senza il minimo ritegno.
Ma c'era chi come Alphys era rimasto paralizzato al proprio posto, incredulo; il mostro dinosauro stava per pentirsene, soprattutto quando Catty e Bratty al contrario stavano esultando con strilla acute lì vicino, tuttavia le bastarono un paio di secondi per comprendere che non era stata la sola ad aver reagito in quel modo.
-Finalmente, un ospedale...!- proferì flebilmente un Whimsun alle sue spalle.
-...Ma ci vorrà ancora qualche giorno. È in casi come questo che sono felice di essere una di quelle specie che crea l'ANIMA dentro le uova...- sussurrò di rimando un'altra vocina lieve, appartenente a un Vulkin.
-Oh amico, sei fortunato. Mia moglie ha dovuto partorire in casa...-
Uno scambio di battute di neppure un minuto, e la Dinozap si ritrovò a tremare da capo a piedi. D'istinto il suo braccio destro scattò veloce per toccare la mano di Undyne, stringendola talmente forte da far scricchiolare le piccole scaglie che ne ricoprivano il dorso, e le scappò un debole sussulto: il peculiare contatto con le sue lamelle lucenti le era di immenso conforto, e adesso lo desiderava, ne aveva bisogno...
A quell'atto inaspettato la sua amata la osservò attenta dall'occhio sano, il quale trasudava allegria in ogni suo luccichio dorato. Neanche la buona nuova di Asgore però le avrebbe impedito di provare preoccupazione per la sua Alphys, e ignorando il fastidio che le avrebbe dato lo spazio vuoto tra i due sedili si mosse con cautela verso di lei, finché non le sfiorò il fianco grassottello e poté dunque chinarsi per baciarle la guancia.
-Alphy, amore, tutto a posto...?-
L'altra fece un profondo respiro e sbatté le palpebre, mentre il tremolio che l'aveva assalita si calmò in maniera graduale e allo stesso tempo accrebbe il calore trasferitole da Undyne, fino a che non avvolse ciascun granello di polvere e scintilla di magia dentro al suo corpo.
Tentò invano di rispondere prima di morsicarsi il labbro inferiore con i suoi dentoni sporgenti, improvvisamente atterrita dalla possibilità di dirle fandonie. Rafforzò invece la presa dei suoi artiglietti sulle dita cerulee del mostro pesce e appoggiò la testa sulla sua spalla, la membrana dell'orecchio-pinna che le accarezzò con delicatezza le squame della cresta.
-...Tranquilla, sono qui. Se te la senti ne parliamo più tardi, ok?-
Sperò che la Dinozap non percepisse la punta di incertezza nella sua voce, e che il trambusto intorno a loro originato dai festeggiamenti le potesse essere d'aiuto.
La gioia dei mostri che costituivano il "pubblico" di quell'assemblea non accennava a diminuire, e i due Pyroat ritti sul palco ne stavano approfittando per discutere sommessamente, il microfono tenuto con prudenza il più lontano possibile dal muso.
-...Ma quanto chiasso che fate...- bofonchiò intanto Flowey, le parole attutite dai petali premuti sulla faccia.
-Sono felici, Flowey.- gli bisbigliò la bambina dai capelli a caschetto.
Il fiore non rispose.
Subito dopo, le sue lamentele non ebbero più ragione di esistere: il rumore assordante che aveva riempito l'intera struttura del teatro venne meno, e fu seguito da domande sporadiche provenienti da diverse parti della sala, dagli stessi che erano rimasti composti sulla poltrona una volta appresa la notizia.
-Dreemurr, signore... per il discorso del cibo cosa...?-
-Rimane il problema del lavoro, cosa possiamo fare?-
-Ma... verranno rimossi tutti quei cartelli che ci impediscono di accedere ai locali?-
-Signor Asgore, ma quindi non potrò andare a scuola con Frisk?-
-Tipetok!!-
Asgore diede qualche colpo di tosse sulla capsula spugnosa del microfono per segnalare che voleva parlare, e tutt'a un tratto ci fu solo un inquieto silenzio.
-Andiamo con ordine. Una fabbrica per produrre i cibi caratteristici della nostra specie è tra i nostri prossimi obiettivi. Fino a quel momento, possiamo mangiare il cibo umano e usufruire dei... voi sapete cosa, nelle case che ci hanno ceduto. Per quanto riguarda i cartelli di divieto, verranno rimossi nel giro di pochi giorni, ora non sono più ammessi.-
Passò poi l'apparecchio alla Boss Monster accanto a lui, la quale intervenne con affabilità: -Intanto, la scuola e l'ospedale offriranno un'opportunità lavorativa dentro queste strutture. Se ci mostriamo capaci a lavorare in maniera efficiente nel nostro piccolo, gli umani potrebbero cambiare opinione su di noi. Non esitate a mandare richieste di lavoro, siate tenaci-.
Infine, Toriel incrociò gli occhi del giovane mostro viverna che la stava guardando a bocca spalancata, il maglione a righe che gli copriva tutto il suo esile corpicino giallo e le piccole corna sul cranio per nulla paragonabili a quelle spesse e possenti del re Pyroat.
-Caro, almeno questo anno scolastico dovrai trascorrerlo senza Frisk. Forse arriverà il giorno in cui umani e mostri saranno perfettamente mescolati nella società, senza odio o pregiudizi. Spero non sia troppo lontano.-


La gambina di ferro di Mettaton roteò un'ultima volta verso Alphys cosicché potesse augurarle la buonanotte, e poco dopo il robot era già sotto le fronde degli alberi che delimitavano il viale, pronto per tornare a casa assieme al cugino Napstablook.
Vivevano non lontano da lì, nel quartiere che con le sue graziose villette e i parchi a tappezzarne la scarsa superficie rimaneva nella periferia di Pleedothoons Town, proprio adiacente al bosco che divideva la città dalla campagna.
Appena erano usciti dal teatro, la ex-scienziata li aveva invitati da lei a settembre proponendo la sua idea del lucidare e rimettere in sesto il corpo del suo migliore amico, e tra un saluto e l'altro ai loro conoscenti solo i due cugini e la coppia di ragazze erano rimasti davanti all'edificio dalle pareti giallastre.
-Buonanotte Mettaton, ci v-vediamo tra due settimane!- esclamò la Dinozap cercando di fare arrivare le sue parole all'amico sparito nel buio e, al contempo, mantenere un tono di voce abbastanza basso dal non disturbare la quiete della notte.
-Passano ancora gli autobus, vero?-
A giudicare dall'aria che le passò tra i denti, Undyne non sembrava essersi posta lo stesso problema, e alla domanda puntò lo sguardo sulle stelle che adornavano il cielo.
Non era propriamente tardi, ma i mostri non erano ancora abituati a vivere sulla loro pelle la differenza tra il giorno e la notte, tanto meno il fenomeno delle stagioni che influenzava le ore di luce. E siccome l'estate meravigliosa nella quale si erano ritrovati stava per volgere al termine, ogni sera avrebbero ammirato con maggior anticipo di quella precedente quei puntini bianchi così piccoli e lontani, eppure così belli e incantevoli; le rocce umide e scintillanti sul soffitto di Waterfall avevano accolto imperturbabili i desideri delle creature intrappolate nel Sottosuolo per centinaia di anni, ciononostante ora il loro fascino era stato in qualche modo surclassato.
-Sì, raggiungiamo la fermata. È, uhm... di qua.-
Zampettò incerta alla sua destra per raggiungere il marciapiede della stradina a senso unico che si immetteva nell'area pedonale, lasciandosi alle spalle la vegetazione che cresceva intoccata nell'antica piazzola - ormai abbandonata dagli umani - dove si ergeva il teatro.
La Spearish la seguì docilmente, facendo del suo meglio per moderare la sua andatura svelta e decisa e non superarla, tuttavia nella mente stava davvero viaggiando col passo più lungo della gamba.
Credeva di sapere perché la sua ragazza aveva avuto quel momento di sconforto in seguito all'annuncio di Asgore; pur non avendoci dato troppo peso per via della confusione a tamburellarle nelle orecchie, anche lei aveva sentito la conversazione tra il Vulkin e il Whimsun.
Da allora, un unico, strano quesito si era insinuato nella sua testa e non voleva darle pace neanche per un secondo.
E se lei non volesse avere figli?
D'improvviso si sentì scoppiare di imbarazzo: le sue guance pizzicavano quasi a imitare la legna che arde sul fuoco, e persino la sua camminata si fece stranamente instabile e goffa.
È troppo, troppo presto per pensarci, stiamo insieme da neanche tre mesi, è già tanto se viviamo insieme e in Superficie, la situazione è ancora critica, abbiamo tanti problemi da risolvere, e se ci dovessimo lasciare, se non ci fosse fiducia tra noi, non abbiamo nemmeno ancora mostrato la parte più sensibile del nostro corpo all'altr-...
Dovette inghiottire la saliva per tornare in sé e fermare l'inarrestabile flusso di pensieri che la stava opprimendo, e fece appello a tutta la sua forza di volontà per smettere di barcollare e non rischiare di essere colta sul fatto. Continuò invece ad accompagnarla imperterrita a pochi passi di distanza, non una singola scaglia tinta di rosa in memoria della battaglia dentro la sua mente finita in parità.
Eppure, dalle sue pinne che ricadevano flosce sugli zigomi era chiaro come la luna piena: se l'evidente sensibilità di Alphys era l'unica risposta al suo comportamento, perché la sua ANIMA era colma di tristezza? Sul serio credeva alla possibilità che lei non volesse avere figli?
La Spearish scosse il capo strizzando l'occhio, ostinata.
Queste fantasie totalmente insensate non erano affatto importanti, piuttosto la preoccupava il suo mancato coraggio nel chiederle spiegazioni, l'invito che lei stessa aveva menzionato con timore velato mentre si stringeva al mostro dinosauro...
Proprio io che mi ritengo... e voglio essere per lei super forte e valorosa, proprio io che mi sono offerta di ascoltarla, ora non ho il coraggio di tornare sull'argomento per via di uno stupido pensiero precoce da ragazzina sciocca e sognatrice...
-Ti prego, la prossima volta parliamone senza alcuna paura, ok?-
Tra amarezza e fioca speranza, le parole tenui e delicate della sua amata trovarono un posticino appartato per risuonare nella sua testa.
Sì, stavolta non l'avrebbe fatta stare male, ma avrebbe affrontato la faccenda consapevole delle sue perplessità e disposta ad accettare il peggio.
-Alphy, senti...-
-N-non mi dai la mano, Unnie?-
Fu un istante, una piccola, breve parola, ed entrambe si fermarono di botto sopra al marciapiede polveroso, una con le pinne fulmineamente aperte a ventaglio e l'altra a guardarla già con le squame color cremisi.
-Come... come mi hai...?- chiese Undyne sbalordita.
La Dinozap arretrò di una manciata di centimetri e continuò a fissarla con un'espressione che rifletteva autentico sconcerto e che palesava una piccola traccia di vergogna, accompagnata presto da decine e decine di gocce di sudore a imperlarle il volto. Fintanto che muoveva spasmodica le braccia e i suoi occhiali neri lottavano per stare in equilibrio sul muso, Alphys cominciò a balbettare le sue scuse: -O-oddio no, s-scusami, i-io, è... è u-un soprannome s-stupido che scrivevo nelle m-mie fanfiction, i-i-io n-non...-
L'occhiata della sua ragazza si ammorbidì in uno schiocco di dita, toccata nel profondo dalla tenerezza di quella confessione e dal suo fare impacciato che lei - non importa come - aveva sempre trovato irresistibile.
-Se vuoi usalo, è... dolcissimo, non è per niente stupido.- mormorò rilassando le labbra e nascondendo i denti appuntiti dietro di esse.
-Oh...-
La sua smodata agitazione sembrò svanire nella fitta oscurità della sera, e Alphys avanzò nella sua direzione finché non poté cingerle i fianchi in un caloroso abbraccio, il massimo che poteva permettersi vista la sua bassa statura.
-Allora p-posso, uh, U-... U-Unnie...?-
Ottenne la risposta migliore che potesse desiderare; la morbida risatina che uscì dalla gola del mostro pesce le solleticò soave le orecchie e la riempì di una felicità pura e semplice, tipica di un innamorato.
Dilatò dunque la cresta simil-cartilaginea e si lasciò sommergere dall'indescrivibile affettuosità che le stava trasmettendo Undyne, la quale si era chinata su di lei per ricambiare il gesto e stamparle un bacio sul naso.
-Alphy, ti amo, sei troppo carina. Scusami per non averti presa per mano.-
Ma, per quanto ci tenesse a rimanere in quel delizioso, minuscolo paradiso che avevano creato in mezzo al mondo sconfinato e tenebroso che le sorvegliava, era in suo dovere chiarirsi con lei e nel caso restare delusa senza abbandonare il suo amorevole sorriso.
-Ti andrebbe di parlar-...-
-Nooo aiuto! Aiuto!!-
Un gridolino gracchiante ruppe il silenzio.
La Spearish scattò in piedi immediatamente e guardò davanti a sé, mentre l'altra si voltò indietro allarmata: i loro tre occhi scrutarono attenti la fermata dell'autobus a qualche decina di metri da dove si trovavano, appena in tempo per vedere un uomo allontanarsi in un lampo da una figura gobba e sgraziata.
-Aiuto, la mia borsa...!- udirono di nuovo, nello stesso tono fragile e impotente.
-L'hanno scippata!-
Alphys non aveva nemmeno finito di pronunciare l'ultima sillaba che la sua ragazza era subito partita all'inseguimento, i suoi piedi che battevano con forza sul cemento e i capelli una macchia rossiccia guizzante nel vento. Oltrepassò l'anziana signora per poi scomparire in un vicolo, e lo scalpiccio veloce dei suoi stivali si andò indebolendo fino a dissolversi.
La Dinozap la conosceva troppo bene per non essere sicura che ne sarebbe uscita illesa, così si avvicinò in tutta fretta alla vecchietta umana, intenta a studiare il pavimento in cerca del suo bastone.
-S-signora, stia tranquilla, Undyne è andata dietro al l-ladro, faremo il possibile per la sua borsa. Lei sta b-bene?- la rassicurò, porgendole il prezioso oggetto in legno.
Quella strinse una mano raggrinzita sulla tunica, e le sue parole fremettero per lo spavento.
-Oh, oh grazie cara, sto bene... Spero che la tua amica non si faccia male. Uh, comunque credevo... che non fosse più Carnevale da un bel pezzo...?-
Carnevale?

-Whaaa! Ma sei pazza!-
Il ragazzo umano tastò la barriera invisibile che l'aveva intrappolato e la fissò stralunato da dietro la maschera scura indossata sul viso. La sua ANIMA dalla punta rivolta all'ingiù brillava di un verde smeraldo, colta di sorpresa dalla magia inoffensiva evocata al solo scopo di immobilizzarlo sul posto.
Undyne si fece avanti nel limite estremo del vicolo, dove erano collocati diversi cassonetti dell'immondizia tremendamente familiari, e incrociò le braccia soddisfatta.
-Mi vuoi ammazzare!!- piagnucolò il ladro.
-Nah, ho chiuso con quel lavoro. Poche storie, fai il bravo e vieni con me.-
Trovò il suo atteggiamento e - soprattutto - la sua terrificante magia alquanto persuasivi, per cui non ebbe altra scelta se non essere trascinato fuori dal vicolo, braccato da almeno una dozzina di lance azzurre che lo tenevano sotto tiro.
Quando raggiunsero la vecchia donna affiancata dalla Dinozap videro che stavano conversando con due poliziotti, i quali aggrottarono le sopracciglia alla scena che gli si parò di fronte. La Spearish ebbe l'accortezza di far svanire dinanzi a loro le sue lance magiche, per evitare fraintendimenti; tuttavia, si assicurò che il ladro non le potesse sfuggire bloccandogli i polsi grazie alla sua presa di ferro.
Quest'ultimo forse aveva pensato fosse una buona idea non scappare dalle forze dell'ordine ma fare la parte della vittima, ed esclamò: -Mi volevi ammazzare!-
-Macché, ti ho solo immobilizzato!- protestò Undyne, poi protese una mano palmata verso l'umana dalla schiena curva. -Ecco a lei la sua borsa.-
-Oh, grazie, grazie cara! Non so come ringraziarti.- disse affabile una volta afferrata l'amata borsetta.
-...Signora, mi conferma che questo ragazzo è lo scippatore?- domandò con voce ferma uno dei poliziotti.
L'interlocutrice aguzzò gli occhi e mormorò: -Io... non so, è accaduto tutto così in fretta... La bambina qui è arrivata per ultima di sicuro-.
-B-bambina?- le fece eco Alphys.
Allora credette di aver compreso cos'era successo.
Esaminò il marciapiede centimetro per centimetro con le sue buffe movenze, e scoprì di avere ragione: un paio di occhiali giacevano a terra, la mancanza di un lampione a illuminare la strada li aveva celati alla sua vista.
-Ecco, q-questi sono suoi credo.-
-Ah, e io che mi credevo giovincella, non mi ero nemmeno accorta di aver perso gli occhia-...-
Focalizzò il mostro dinosauro attraverso le lenti, e un secondo debole gridolino esplose dalle sue labbra carnose.
-Oddio!! Un mostro!!-
Il suo vecchio corpo rabbrividì per lo stupore, e indietreggiò sdegnata col suo bastone cercando il sostegno solido e sicuro dei poliziotti.
-...Io non c'entro niente, sono state loro a mettere in piedi questa farsa!- si unì il giovane umano, nel tentativo di incolpare delle creature che non godevano certo di un'ottima reputazione.
-Cosa?! Io e Alphys ti abbiamo visto! E di sicuro avrai strattonato la signora per prenderle la borsa, esistono le impronte digitali, sai? Le so 'ste cose!!- sbottò la Spearish digrignando i denti.
-Basta così.-
Lo sguardo serio del poliziotto che aveva parlato, e che con un pugno di parole si era dimostrato assolutamente irremovibile e traboccante di DETERMINAZIONE, attirò l'attenzione dei presenti e li azzittì a seduta stante.
-Non faremo preferenze illecite sui nostri cittadini, è ufficiale che questi... "mostri" sono ora parte della popolazione e per legge hanno i nostri stessi diritti. Se due mostri l'hanno vista scippare la signora, noi daremo per buona la loro testimonianza.-
Una pausa, dopodiché proseguì rivolgendosi ad Undyne nello specifico: -Lei è la signora Undyne Spearish, dico bene? I nostri colleghi della centrale ci hanno informato della sua richiesta per partecipare al concorso. Inizia a settembre, la aspettiamo. Dia il meglio di lei-.
Il ladruncolo chinò il capo, sconfitto. Non badò a ciò che era stato e ciò che ne seguì, a differenza della coppietta di femmine che diedero più di una sbirciatina al volto raggiante dell'altra.


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Ahhh sono troppo contenta di questa storia! E sì, ci sono (e ci saranno) temi un po' forti qua e là. Spero non diano fastidio, in ogni caso non sono da rating sopra il giallo. La situazione difficile per i mostri non bastava a quanto pare xD Eeee anche Undyne ora ha il nomignolo puccio owo Grazie a tutti delle visite, che per il mio piccolo sono un sacco!
Ci vediaaaamo col capitolo 5, che adoro e non vedo l'ora di pubblicare!
Zziau!
  
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