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Autore: Funlove96    17/07/2020    2 recensioni
Natsu Dragneel è un giovane pilota della Magnolia Airlines.
Un giorno finisce su un'isola deserta e, vagando per la stessa, nota sulla spiaggia una bottiglia che, stranamente, si muove da sola. Deciderà, incuriosito, di prenderla, segnando l'inizio di una delle avventure più incredibili che il ragazzo abbia mai vissuto. Tra incantesimi non proprio riuscitissimi e un segreto da mantenere, riuscirà il pilota a resistere al fascino della bella genietta con cui si ritroverà a convivere? E soprattutto, riuscirà a non impazzire con tutti i personaggi strambi che si susseguiranno?
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Storia ispirata alla sitcom "Strega per amore", piccola avvertenza, non ripercorrerò gli episodi passo passo, ed alcune avventure le inventerò completamente. Non posseggo i diritti ne dei personaggi di "Fairy Tail" ne della trama di "Strega per amore". Spero vi piaccia questa pazzia nata dall'aver trovato una fanart, si, sono davvero così matta.
La storia è ambientata ai giorni nostri.
Buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due: Casa.



"... Ed eccomi qui." Aveva spiegato la biondina ad un Natsu che ancora a stento si capacitava della situazione. Il sole finiva di tramontare, mentre il rosato si era ripreso, più o meno, dallo shock, quanto bastava per riuscire a chiederle di raccontargli come mai era finita lì. Insomma, una bottiglia abbandonata così, in riva al mare, su un'isola che, ormai se ne era fatto una ragione, contava solo lui e la ragazza che aveva di fronte, non era certo comune.

Lucy, così si chiamava la bella odalisca, era.... un genio della lampada. Ebbene si, un vero genio, di quelli che si vedevano solo nei film, tipo Aladin. Era ben diversa da come si era sempre immaginato quel tipo di entità, che nella sua testa non poteva essere altro che un omone barbuto di colore blu. Gli occhi però non lo ingannavano, a meno che non avesse le visioni -e in quel caso, non era certo di volere che finissero- e quella di fronte a lui in quel momento non era un energumeno. Le uniche cose ad abbondare lì erano le curve, e lui non poteva che essere grato a qualsiasi Kami esistente per averne fatto generosamente dono alla biondina.

Così come non poteva nemmeno evitare un moto di rabbia verso quelli che erano stati i suoi precedenti padroni. Quelli, ne era certo da come gliene aveva parlato, probabilmente senza neanche capire il vero motivo del loro interesse, erano solo dei pervertiti, pronti a buttarla via non riuscendo a raggiungere i loro veri intenti. Già si immaginava la scena, un particolare desiderio che la biondina non era riuscita ad esaudire, forse non comprendendone appieno la reale malizia, e via, spedita chissà dove insieme a quella che, aveva capito, era la sua casa. Che importava se finiva nelle mani di un altro malintenzionato? La storia si sarebbe semplicemente ripetuta. Che rabbia! Quanto avrebbe voluto spaccargli la faccia!

Aveva ascoltato il suo racconto con la bile a corrodergli il fegato, annotandosi mentalmente tutti i nomi di quei maiali. Semmai ne avesse incontrato anche solo uno, gli avrebbe fatto vedere come si tratta davvero una donna. Perché Lucy, genio o meno, era una donna, una delle più belle che avesse mai visto. E in quel momento, nel realizzare quel pensiero, lui stesso si sentì un verme. Era fidanzato da due anni, e si sarebbe dovuto sposare presto, circa tre mesi, con Lisanna, eppure mai come in quel momento era convinto di star facendo la cosa sbagliata. Era una bellissima donna, e una delle cose che lo aveva attratto di lei era il suo modo di fare, sempre gentile e schietto. Sapeva farsi amare Lisanna Strauss, anche da lui, che prima non conosceva nulla dell'amore, impegnato com'era solo ed esclusivamente con la sua passione per il volo, quella che gli aveva trasmesso suo padre, quando nei week-end estivi lo portava a sorvolare le spiaggie di Magnolia, città che non poteva che vantarsi della purezza cristallina delle sue acque, purezza che gli piaceva ammirare dall'alto del cielo azzurro. Glielo aveva insegnato lei cosa significava essere innamorati. A lui, che adesso invece, non ne capiva bene il motivo, pensava mancasse qualcosa nella sua vita. Non lo aveva mai provato, anzi, da quando l'aveva incontrata si era sentito completo, sensazione che ora sembrava dispersa più di lui su quell'isola in mezzo al Pacifico. Era strano e straziante, l'albina non meritava di essere trattata così, eppure il rosato non riusciva a non sentirsi triste. Ma forse, pensò, era solo la singolare situazione a fargli quell'effetto, era su un'isola sperduta con un genio uscito da una lampada... bottiglia... quello che era.... poteva capitare che fosse ancora intontito dal tutto... no?

Si, gli sarebbe bastato tornare a casa e sarebbe tornato tutto a posto. L'unico problema era il come, non poteva contattare nessuno dato che tutti i comandi erano andati, anche la radio. Ecco, ora tornava a pensare che ci avrebbe passato i suoi ultimi giorni lì.

"Come faccio?" Sussurrò guardando il cielo al quale si erano affacciate le prime stelle, quasi chiedesse a loro la soluzione, e Lucy non poté far altro che emularlo, alzando anche lei il capo per osservare quei puntini luminosi nel cielo, ancora un po' azzurrognolo, che presto si sarebbe scurito ancora di più. Non capiva il motivo di quel silenzio prolungato, ma non aveva azzardato una sola parola, anche per timore di infastidire il suo nuovo padrone.

Padrone...

Quante volte aveva detto quella parola? Quella era la sua natura, o meglio, il suo dovere. Servire chiunque trovasse la sua casa, la sua prigione, destinata ad esaurire ogni suo desiderio finché egli non avesse deciso di liberarla, o di liberarsi di lei.
"Puoi aiutarmi?" Sussultò, riportando subito lo sguardo sul volto abbronzato del ragazzo dalla strana capigliatura, ritrovandolo a guardarla. Le aveva fatto una domanda, come poco prima, quando lo aveva visto per la prima volta. Gli aveva sorriso d'istinto, appena esaudito il suo desiderio -non lo aveva mai fatto prima, con nessuno degli altri, benché all'inizio nessuno di loro avesse l'aria di volerle fare del male, all'inizio...- notando quanto la luce del sole non gli rendesse la giustizia che meritava, quel corpo sembrava fosse stato disegnato dal più capace degli artisti. I muscoli del petto erano ben delineati, e lo strano tatuaggio sulla spalla destra, del colore intenso del fuoco, aveva attirato la sua attenzione, non aveva però dato fiato alla propria curiosità, temendo che avrebbe potuto arrabbiarsi per tanta confidenza. E poi i pantaloni, il blu gli stava davvero bene, gli fasciavano le gambe che, a giudicare da quanto vedeva dalla stoffa aderente, non erano da meno dei bicipiti.

Era bello il suo nuovo padrone, come alcuni dei precedenti, ma molto diverso tutti gli altri, se ne era accorta da come le aveva chiesto di raccontarsi, cosa che mai le era successa. In genere bastava che spiegasse come funzionava, che avrebbe esaudito ogni desiderio del fortunato finché egli l'avesse tenuta, e voluta, al suo servizio, perché iniziassero subito a chiedere qualunque cosa gli passasse per la testa al momento -ricordava di aver fatto apparire un elefante verde una volta, esaudendo un desidero portato dall'incredulità del proprio interlocutore- ma mai qualcuno le aveva domandato di lei. Non riuscì ad impedire alle gote di colorarsi leggermente, divenendo come gli abiti che indossava, mentre tornava a guardarlo bene negli occhi smeraldini. "Allora? Mi puoi aiutare a tornare a casa?" Sbatté appena le palpebre per darsi un contegno, la situazione per lui non doveva essere facile, anche se non capiva perché fosse tanto agitato, pure lei era lì, ed era stata in mille altri luoghi, ma mai aveva sentito la necessità di tornare in qualche posto particolare -tanto nessuno di solito la voleva più dopo essersi liberato di quella bottiglia- e poi, quella spiaggia era così bella... ma si affrettò a rispondere, anche per non spazientirlo. Lo guardò bene, nonostante l'oscurità che iniziava già a sfocare tutto intorno a loro, eppure quelle due pozze verdi sembravano risplendere ancora di più, rispondendo con un semplice "Si", rimanendo poi stupefatta dallo splendore dei candidi canini ch'egli le mostrò nel sorridere. Si, il suo nuovo padrone era davvero bello... ma doveva pensare a fare il suo dovere. "Prendimi la mano" gli disse, benché non ve ne fosse la necessità, le bastava schioccare le dita pensando a cosa voler fare -non che le convenisse pensare a ciò che voleva davvero in quel momento, sarebbe andata ben oltre i suoi doveri, e questo non le era concesso- ed era fatta, ma aveva bisogno di quel contatto, non capiva perché, ma sapeva che fosse così, e il cuore quasi perse un battuto quando il palmo abbronzato si posò su quello roseo di lei. Schioccò le dita, pensando di riportare a casa il suo padrone, e un turbine di sabbia si alzò a causa del vento causato dal gesto, costringendoli a chiudere gli occhi. Pochissimi attimi e il turbinìo attorno a loro cessò, facendo riaprire le palpebre ai due, per accorgersi che la spiaggia era sparita. Al suo posto vi era una stanza dalle pareti di un azzurro molto chiaro, c'era un divano a due posti color verde-acqua, di fronte ad esso, un grande televisore, e in mezzo un tavolino di vetro trasparente. Ma la cosa che attirò di più l'attenzione della bionda, ancora stranita dagli strani oggetti che vedeva sugli scaffali attaccati alle pareti -ne aveva viste di cose così, ninnoli di varie forme e dimensioni, ma non aveva mai capito a cosa servissero- era una grande vetrata che dava su un giardino meraviglioso, dove facevano bella mostra di se fiori di ogni forma e colore. Si staccò dal rosato, non notando la delusione nel suo volto per la perdita di quel contatto -anche lui ne aveva bisogno- e si avvicinò ad ammirarne lo splendore, aiutata dalla luce fioca del lampioncino che svettava al centro del giardino, permettendole di distinguere abbastanza bene alcune specie.

Si guardò intorno il rosato, felice di essere a casa, anche se la sabbia era entrata in posti che nemmeno credeva di avere. Avrebbe dovuto fare un bagno, e anche la sua ospite, talmente presa dalla vista del giardino, che non si era accorta di lasciare delle piccole quantità di sabbia sul pavimento ad ogni passo che faceva, man mano che le succinte vesti, insieme ai capelli, in cui quei granelli erano andati, infimi, ad infilarsi, si muovevano, assecondando in una melodiosa armonia il lento ancheggiare dei fianchi pieni.

Si... aveva bisogno di un bagno o non avrebbe risposto di se, e non era certo il caso.

"Senti..." sussurrò, abbastanza forte perché lei lo sentisse, mentre era ancora lì, con un particolare -e bellissimo, lo aveva notato nel riflesso del vetro- splendore negli occhi. Ma come dirglielo? Sarebbe stato scortese se avesse usato il suo solito modo di fare, senza peli sulla lingua. Se doveva dire qualcosa non esitava a farlo e senza pensare prima alle parole -se lo avesse fatto non avrebbe avuto diversi problemi come il farsi cacciare a pedate dal bar, quello dove era solito andare il Venerdì sera con gli amici, per qualche scazzottata fuori programma, ma se fosse stato il contrario, quegli amici non li avrebbe ne avuti, ne tantomeno incontrati probabilmente- stavolta però, con Lucy, era diverso. Sentiva il bisogno di misurare ogni singola parola prima di lasciarla uscire dalle labbra. E lui non lo aveva mai fatto, nemmeno con Lisanna.

"Si padrone?" Si era girata verso di lui nel sentirlo parlare, per poi avvicinarsi di qualche passo mentre pronunciava quelle parole, quella parola. E presto fu la fine, al diavolo la sabbia, non la sopportava proprio, ancora meno da quando aveva saputo della sua storia. Quelle sette lettere lo facevano impazzire...
Buffo, pensò il rosato nel guardarla fare quei piccoli passi, ricominciando a spargere i granelli dorati sul pavimento. Quello era il numero che più ricorreva nella sua vita, tanto da pensare che gli portasse fortuna. In fondo, la Domenica era il settimo giorno della settimana, non era anche quello un buon motivo per considerarlo tale? Questo però non toglieva che avrebbe volentieri spaccato tutto ora che l'aveva sentita... di nuovo.
"Ascolta, non sono il tuo.... padrone... ok? Mi chiamo Natsu, potresti usare il mio nome?" cercava di essere il più gentile possibile, seppure quello era il sentimento che meno aleggiava nel suo animo in quel momento. "Ma tu sei il mio padrone, devo esaudire ogni tuo desiderio fin quando mi vorrai al tuo servizio." Rispose la bionda perplessa, dando voce, per l'ennesima volta, a quella cantilena che ripeteva ormai da tempo immemore. Non comprendeva il motivo per il quale il ragazzo sembrava così infastidito, eppure era semplice no? "Non voglio che mi chiami così... ascoltami...." prese un bel respiro, cercando di trovare le parole giuste da usare -si, con lei era proprio diverso- e la guardò dritta negli occhi, anche per evitare di avventarsi su quelle labbra... doveva darsi una calmata! "... ti ringrazio molto per avermi aiutato ma... io... io non posso essere il tuo...." quanto era difficile dirlo "... padrone... e non ti voglio al mio servizio... capito?"
Gli occhi cioccolato lo guardarono straniti mentre la ragazza si fermava di fronte a lui, a pochi passi, e per un momento rischiò di mandare all'aria ogni buon proposito del rosato di rimanere calmo con quello che le uscì dalle labbra. "Ma padro-" frenò la lingua appena in tempo vedendo l'espressione indurita nei lineamenti del ragazzo, si era stancato di lei così in fretta?
Non ti voglio al mio servizio aveva detto, e un fremito le attraversò la schiena. Che anche lui volesse liberarsi di lei?
Cercò nella mente il momento esatto in cui potesse aver fatto qualcosa per farlo arrabbiare. Prima o poi succedeva sempre, tutto per il suo essere così imbranata nel non riuscire a compiere quello che era il suo dovere. Lo sguardo finì distrattamente sul pavimento, e solo in quel momento la bionda notò quei granelli adagiati sul parquet scuro, era dunque per questo.... "M-Mi dispiace..." sussurrò con la voce che già le tremava per via delle lacrime che le pungevano gli occhi, non immaginando nemmeno l'effetto che sortì nell'animo, già poco sereno, del rosato.

No, quello era un colpo basso al suo già poco autocontrollo, sarebbe esploso molto presto... nel migliore dei casi.
"Lucy..." stava andando tutto bene. Perché, seppur sforzandosi di evitarlo, era finito per farla piangere?

In un attimo, un battito di ciglia o forse meno, due braccia muscolose la cinsero dolcemente, e Lucy, nonostante la patina umida che le offuscava la vista, riuscì a distinguere la spalla del ragazzo, quella con quel simbolo così particolare, ritrovandosi a poggiare le esili mani sul petto ancora nudo di lui. Nemmeno questo le era mai capitato, che qualcuno la stringesse con così tanta delicatezza, come avesse paura di farle male. E mai le era successo di desiderare qualcosa, come invece faceva in quell'istante, che potesse durare di più, magari per sempre.

Si, lo desiderava. Lei, che i desideri doveva esaudirli, non esprimerli.

Peccato però che il tempo non si fermi, soprattutto se lo desideri, e che il mondo ti ricordi la realtà nel momento in cui vuoi solo dimenticarla. E per Natsu quella realtà tornò a farsi largo nella mente, oltre che nelle orecchie.
"Na-Natsu..." una voce che conosceva fin troppo bene gli fece spezzare l'abbraccio, procurandogli brividi di freddo, che non era certo fossero dovuti alla leggera frescura che aveva accompagnato la sera di quel 13 Giugno. Non poté esserne certo, ma forse per la biondina era lo stesso, dato che ella si portò le mani sugli avambracci, sfregandole su di essi in cerca del calore mancato all'improvviso. Ma non poté preoccuparsene in quel momento, e a malincuore distolse lo sguardo da lei, per portarlo sulla figura che ancora reggeva la maniglia della porta. L'albina era lì... con le lacrime agli occhi.... perchè riusciva a farle piangere tutte quella sera?
"Lisanna... io... noi...." come dire alla tua ragazza che stavi abbracciando una sconosciuta incontrata su un'isola deserta solo per farla smettere di piangere?
Infatti non ve ne fu bisogno, perché la ragazza si voltò e corse via, chissà dove, senza che lui avesse anche solo la forza di muovere quelle dannate gambe per seguirla, per spiegarle. Ma come poteva spiegare a qualcuno qualcosa che nemmeno lui si sapeva spiegare?

Senza neanche capire come, in poche ore il ragazzo vide la sua vita stravolta.
E non immaginava, in quel momento, che quello sarebbe stato solo l'inizio...



Angolo autrice.
Ma salve! Capitolo lunghetto eh?😅 Sono meravigliata anch'io, mi faccio paura da sola😳
E ora che è entrata in scena Lisanna chissà cosa succederà, di sicuro non sarà facile per nessuno, soprattutto per Natsu, che già si sente in colpa per com'è già cambiato grazie a Lucy. E anche perché farne piangere due in una sola serata... genio lui, altro che Lucy! Come si comporterà? Risolverà la storia del "padrone"? E soprattutto, riusciranno a farsi sto benedetto bagno? La sabbia è fastidiosissima, si insinua dappertutto😣😣
Vabbè, è il momento dei saluti.
Grazie infinite per aver letto, e grazie per belle recensioni del capitolo precedente, vi voglio bene *^*
❤️Ciao❤️
   
 
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