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Autore: Rota    20/07/2020    1 recensioni
Sentì i muscoli della schiena dolere. Si allontanò dal fascio di luce della lampada sul tavolo, così da avvicinarsi alla grande finestra che poco prima stava ammirando Mika, godendo dei colori della notte.
Si appoggiò al legno dello stipite con una spalla, incrociando le braccia al petto.
Che bella luna. Che belle stelle.
Tracciò le linee di un tatuaggio straordinario tra le costellazioni senza nome, profili di qualcosa che nessun uomo aveva inventato. Magari, nel loro futuro, potevano essere utili.
Fu in quel modo che vide i primi bagliori – gli sembrò fossero delle stelle cadenti. Una, due, tre, dieci, cento.
La prima cadde a terra e colpì una casa. Prima il buio, subito dopo un’esplosione di fulmini incontrollata.
Shu rimase immobile, inorridito ed esterrefatto, finché anche da quella distanza non si riuscirono a sentire le urla agonizzanti dei suoi stessi concittadini.
Quella fu chiamata, da chi sopravvisse, la prima delle Notti della Pioggia di Potere.
E segnò l’inizio di un nuovo mondo per tutti i cittadini di Yumenosaki.

[LeoxShu principalmente; Fantasy/Steampunk/Tatoo!Au; multicapitolo]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Leo Tsukinaga, Shu Itsuki
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*14. Petali – Città di fuoco e fiamme*

 


[Melodie di vento e di pioggia: il movimento della tempesta // CherryBlossoms' Ink FanMix
Track 15: Capitolo 14]



 



 
 
Alza la testa per qualche istante, vede passare qualcosa di strano e voluminoso in picchiata a diversi metri di distanza, atterrando con un gran fracasso. Narukami dev’essere arrivata.
Tsukasa respira profondamente. Afferra l’elsa della propria spada e ne porta davanti alle labbra il ferro freddo, per baciarne la lama.
-Dovete contenere i civili!
Il suo comandante, Izumi Sena, sta urlando degli ordini precisi.
-Conteneteli!
Lo vede correre in una direzione opposta alla propria, impegnandosi a essere celere. Ritsu è dietro di lui, il ragazzo sente distintamente il rumore di un borbottio e di uno sbadiglio, poi dei passi veloci.
Ci sono diverse urla, botti e schianti.
Davanti a lui compare un uomo che barcolla, tanto instabile sulle proprie gambe. Ha il viso sconvolto da un’espressione stranita, un urlo sordo racchiuso nella bocca spalancata. Ha così tanta paura da aver perso la ragione – letteralmente, è stato alleggerito di ogni raziocinio, quel che rimane di lui è solo paura e caos.
Una vittima, uno sfortunato poveretto potenzialmente molto pericoloso.
Tsukasa non gli lascia neanche il tempo di liberare il proprio Potere o far qualsivoglia movimento. Nell’attimo in cui accenna un altro passo, il giovane Knights è davanti a lui e la sua lama si muove come un fulmine.
Tre colpi, in punti non vitali: tramortito dalla sorpresa e impossibilitato a compiere un solo gesto, l’uomo stramazza al suolo. I suoi muscoli sono scossi da diversi tremiti, probabilmente anche molto dolorosi, e la coscienza tarderà a tornare. Tuttavia, non farà più del male a nessuno, neppure a se stesso.
La spilla si scalda ancora e lancia il proprio segnale al Knights, che corre a seconda della direzione indicata.
Più avanti, appena la via svolta a destra. Un bambino si diverte ad aprire e chiudere la porta di un edificio con il pensiero.
Ancora più avanti, in un giardino. Una signora anziana immerge il proprio bastone da passeggio in ogni sasso che trova.
Ancora più avanti, dall’altra parte del viale. Un ragazzo dallo sguardo strabico fa tremare le cose, producendo vibrazioni dei solidi.
Ancora, ancora più avanti. Ancora, ancora più avanti.
Il passo elegante di Tsukasa minimizza lo sforzo, il ritmo mantenuto lo ottimizza e mai la spada rimane ferma al suo fianco, in un movimento continuo.
Due pensieri soli, nella sua testa. Il primo è razionale, calma la sua indole altrimenti passionale, che come una nenia rimbomba nel cervello a ogni passo.
“La spada di un Knights non è solo un’arma, noi non siamo macellai. La spada di un Knights è un simbolo, è la sua anima”. Come se agitasse la propria stessa anima, Tsukasa colpisce, affonda in carne cedevole, lascia cadere a terra corpi inermi.
Il secondo pensiero è solo uno sguardo con la coda dell’occhio verso una precisa direzione, perché troppo vicino si aggira quella belva senza controllo che sta sfasciando la loro bella città. Domina a stento l’agitazione, ogni metro che supera.
Sente un boato provenire proprio da lì, non può fare nulla per calmare il cuore. Corre più veloce, poi si ferma all’improvviso di fronte a una scena incredibile.
C’è Arashi Narukami in mezzo a una piazzetta, le sue braccia si muovono lentamente sopra la sua testa. Davanti a lei, irto come un serpente, un mostro gigantesco fatto di ferro e di acciaio, che sputa fumo da uno sfintere sopra la testa. Scie di Potere lo attraversano, in sottili decorazioni brillanti.
A dominare e muovere la monorotaia impazzita c’è un uomo solo, che sembra urlare assieme al mostro quando prepara l’attacco.
Basta un solo sguardo perché Tsukasa capisca che qualcosa non va bene. Arashi sembra affaticata, si muove con una certa difficoltà e sembra più che mai indecisa sulla strategia da seguire. Il giovane Knights ricorda come sia arrivata sul campo di battaglia – non ci sono più dubbi.
Ancora il secondo pensiero: sembra tutto tranquillo, in quella direzione. Nessuno si sta avvicinando a casa sua, né a suo marito.
Sospira, quindi, recuperando tutta la propria calma. Alza di nuovo la spada al viso, tocca la lama con le proprie labbra. Il prolungamento sull’arma risplende di pieno Potere e la luce si espande a tutto il suo braccio coperto dal lungo guanto scuro; prende la seconda spada dal fodero appeso alla cintura e fa la medesima cosa.
Ora è davvero pronto.
Urla, prima di muovere il proprio terribile fendente.
-Signora Narukami, ci sono anche io!
 
 
Leo corre più veloce che può portandosi tra le braccia la bambola gigante, pesante quanto un qualsiasi essere umano. Mademoiselle gli comunica telepaticamente una direzione, che lui segue immediatamente.
-Da quella parte.
Intuisce dove lo stia portando, nel seguire la traccia di energia che emana Shu; questo lo fa preoccupare sempre di più, tanto che sente l’urgenza persino di parlare.
-Quella notte! Non hai detto niente!
Mademoiselle non mostra sorpresa nel tono della voce. Leo sente di star impazzendo, per la prima volta per davvero.
-Non c’era niente da dire, quella notte.
-Ah, ma io ero pieno di domande per te! E tu non hai risposto neppure a un banale “come ti sei svegliata”!
-Non c’era niente da dire, quella notte.
Le sorride, impossibilitato a far altro.
Si ricorda abbastanza bene lo spavento preso quando non solo l’aveva sentita muoversi, ma l’aveva pure vista avvicinarsi al banco da lavoro e riprendere ciò che Shu stesso stava facendo. Gli era parso fosse guidata da una sorta di coscienza, arguta quasi quanto uno Shi. Tutte le domande che le aveva fatto, banali e non, non avevano ricevuto risposta.
L’uomo si blocca di colpo in mezzo alla strada quando vede un anziano signore ciondolare da un muretto, incrocia il suo sguardo. È piegato in avanti, tutto storto gli dà l’espressione di essersi ritrovato all’improvviso in una posa innaturale. Ma assolutamente alleggerito di qualsiasi pensiero, il signore abbassa lo sguardo e torna a giocare con i mattoni, facendoli uscire e rimettendoli a posto. La sua mano brilla, allegra.
Leo continua la propria corsa.
-Hai parlato di energia demoniaca, prima! Sai, noi la chiamiamo corruzione! L’energia demoniaca ricorda i demoni, che sono cose brutte!
-Davvero? Eppure, anche Oshi-san è un demone.
-Che cosa hai detto?
Arriva in volo un pezzo di cemento e muro, a gran velocità, che fracassa e sgretola tutto ciò che tocca.
L’uomo fa un balzo appena in tempo, prima di essere trascinato via in quel rotolare frenetico.
-Gli Shi sono tutti demoni minori. Così noi chiamiamo gli esseri che hanno superato i limiti imposti dai Poteri e li governano.
-Ma il loro qi-
-Se superi il punto critico della corruzione, diventi un demone.
-Per questo è necessario che abbiano tanto qi?
Non riceve risposta subito: Mademoiselle si chiude in un silenzio assorto.
L’uomo vede attorno a sé diversi uomini in divisa bianca e rossa, diversi in divisa bianca e blu, alcuni infermieri che accorrono da ogni dove trascinando feriti sulle barelle e applicando dei primi interventi persino in strada, tra le mattonelle sconquassate della carreggiata.
Tutta la città pare essere impazzita e la colpa è di un solo, singolo uomo.
Poco prima che Leo riesca ad arrivare allo Spedale dei Ryuusetai, finalmente Mademoiselle gli risponde, recuperando le parole da un vecchissimo detto dimenticato da tempo.
-Tre livelli. Il qi dev’essere in quantità enormi. Il corpo deve essere mutilato e offerto in dono parzialmente. La mente dev’essere salda. Così nasce uno Shi.
Leo rallenta in prossimità di quell’ingresso. L’agitazione di quel suo piccolo mondo, la città di Yumenosaki, rappresenta ciò che sente accadergli nel cuore.
C’è la sensazione che, se avesse mai tentato di cercare quelle verità, gli sarebbero state date senza alcuno sforzo. Non aveva mai dubitato che Shu gli stesse nascondendo qualcosa.
Eppure, dall’altra parte sente anche quel senso di impotenza e delusione per essere stato tenuto all’oscuro di qualcosa del genere. Ma si domanda anche quanti sappiano tutto quello, a parte la casta degli Shi, e come questo sapere venga utilizzato.
I suoi pensieri arrivano persino a domandarsi, in una spirale di quesiti senza alcuna soluzione, quale sia allora il fondamento sul quale tutta la loro società si basi e quali i reali sacrifici che impone per l’autoconservazione.
Stringe forte la bambola tra le sue braccia per cercare sostegno. Irrompe nel luogo annunciandosi con una risata rumorosa, che fa sobbalzare i più e lo accompagna di occhiate terribili.
Oltrepassa la portineria e poi l’ingresso, il luogo dove si tiene il primo soccorso. Pochi provano a fermarlo, specialmente quando vedono che si muove sulle sue gambe e si porta appresso qualcosa di così grande. Il primo ragazzetto che gli si avvicina, trafelato e affaticato e tutto in disordine, riceve una domanda perentoria.
-Dov’è lo Shi Itsuki?
Sembra un ordine sottinteso più che una richiesta di informazioni. Il ragazzetto si impressiona un poco, non essendo così abituato alle persone a proprio agio nel comando – persino la domanda in sé lo confonde, lasciandolo impossibilitato a rispondere davvero. Indica con un braccio una direzione, null’altro, poi viene richiamato da una collega che sta accogliendo l’ennesimo carico di indigenti portati dagli Akatsuki.
Leo riconosce con una sola occhiata le ferite di quei corpi e non ha bisogno che qualcuno gli spieghi cosa stia accadendo in città. Dopotutto, lo statuto di regolamentazione prevede l’utilizzo di vera forza solo in pochissimi casi: per esempio, lo scoppio del Potere di un Toccato.
Arriva velocemente alla metà del corridoio e la bambola gira all’improvviso la testa, verso l’entrata di una stanzetta. Si respira odore di disinfettante, vagamente di sangue.
Qualcuno lo blocca all’improvviso.
-Tsukinaga!
Leo gira lo sguardo, riconosce il viso noto del primario generale dello Spedale Ryuusetai.
-Morisawa!
Chiaki ha tutto il camice sporco di schizzi di sangue e vomito, è così allucinato che non sembra neanche lui. Non riesce neppure a sorridergli quando ormai gli è vicino.
-È una tragedia! Gli Akatsuki stanno portando un sacco di gente-
Si guarda attorno, cerca con gli occhi i pazienti che richiedono il suo intervento, ma il caos generale gli dà una piccola pausa, quindi rimane a parlare con l’ex Comandante dei Knights.
Sembra di essere tornati indietro di cinque anni, a quelle terribili Notti, e forse la loro complicità istantanea nasce dalla rievocazione di quei ricordi dolorosissimi.
-Alcuni di questi sono instabili! E Kanata non riesce a guarirli tutti, adesso!
-Sta male?
-Non lo sai? Quando Mikejima è scoppiato, ha scaraventato via sia lui che Itsuki! Kanata è stato fortunato, è andato addosso a uno di quelli! Itsuki invece-
Si interrompe, scuote la testa. Sembra presagire qualcosa di terribile e questo allarma Leo.
L’uomo più basso cerca di non cedere all’isteria, si lecca le labbra.
-Posso vederlo?
Chiaki non tenta neanche di fermarlo; rimane solo perplesso quando la testa della bambola si volta a guardarlo, ma è rimasto perplesso anche dai capelli di una ragazzina che sotto i suoi occhi uno a uno sono diventati steli di erba.
-Cos’è questa cosa?
-È una cosa utile!
Leo non pare avere dubbi a riguardo, tanto basta. Non c’è tempo, non c’è ragione, non c’è logica in situazioni come quella.
Chiaki gli apre la via nella stanza. Medici vari rimangono appresso parecchi lettini, andando e venendo da una parte all’altra; diversi di loro sono impiegati a contenere i movimenti ancora bruschi dei pazienti curati, che ripresisi dalla momentanea paralisi muscolare hanno ricominciato a dimenarsi, a urlare, a chiamare nomi lontani.
C’è poi un letto più isolato degli altri, accerchiato dal personale migliore di tutto lo Spedale.
Un ragazzone alto e dall’espressione preoccupata è il primo che si accorge del vistosissimo ospite, d’istinto si para davanti al lettino dello Shi per proteggerne la discrezione. Ha un odore di fiori addosso, metà della faccia bardata di bianche bende.
Chiaki si rivolge a lui come a un caro figlio.
-Stai tranquillo, Takamine! Ti puoi fidare di lui, è un Knights!
L’unico occhio visibile di Midori squadra per intero la figura di Leo, oltre che di Mademoiselle, e una flebile lamentela esce dalle sue labbra sottili.
-Non ha la divisa…
Il secondo che si avvicina a Leo è un ragazzo più basso, capelli neri e sguardo decisamente molto più noto; ha le maniche arrotolate fino alle spalle, che mostrano due braccia piuttosto muscolose e gli estremi di un tatuaggio molto grosso e articolato. Leo lo riconosce subito, perché quelli come lui sono conosciuti da tutti.
Tetora Nagumo lo guarda appena, poi rivolge la propria furia direttamente a Chiaki.
-Primario, ti pare il caso di far entrare un civile qui? Siamo uno Spedale serio!
Ma l’uomo basso interviene in aiuto del suo amico.
-Siamo qui per aiutare! Io e lei!
Appoggia quindi a terra Mademoiselle, che con grazia si prodiga in un inchino di saluto a tutti.
Le reazioni sono fulminee: Midori fa un passo indietro, trascinando con sé anche un terzo ragazzetto, piccolino e tutto nascosto da un enorme ciuffo. I due si stringono in quel momentaneo terrore, mentre Tetora quasi rizza i propri peli sulle braccia e i capelli sul capo, come un grosso gatto.
-Si muove! Si muove!
Alleggerito del carico, l’uomo basso si avvicina al letto dell’infermo, oltrepassando i tre giovani medici.
Shu è disteso tra coperte e cuscini, di lui ne rimangono fuori solo le braccia e il viso. Lo guarda arrivare piano, con gli occhi socchiusi e la fronte tutta corrucciata, le labbra che trattengono in una smorfia un grande dolore. Ha una voce rotta, che appartiene a qualcun altro.
-Tsukinaga.
Leo non riesce a sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo. Non può sopportarne la vista.
Osserva piuttosto lo Shi Shinkai Kanata, che ha infilzato con i suoi aghi diversi punti dei tatuaggi sui due dorsi delle mani di lui cercando di contenerne il Potere e di stabilizzarlo.
Rassegnato, il medico sospira.
-Non riesco a capire come poter fermare questa cosa.
Le mani dello Shi dai capelli rosa tremano ancora.
Persino Leo sente energia sprigionarsi da lui, una leggera melodia disarmonica che si protrae nella stanza. Non brilla, non si manifesta fisicamente, ma arriva direttamente allo spirito: quello è il Potere racchiuso nel segno dello Shi, il più terribile di tutti.
Ha ancora il cuore in tumulto, ma la mente riesce a seguire una singola idea.
Estrae quindi il proprio flauto dalla cintura.
-Posso provare a fare una cosa?
Kanata lo guarda lievemente preoccupato, oltre la stanchezza del suo viso. C’è una goccia di sangue che è scesa per tutta la fronte e ben oltre lo zigomo dolce, allungandosi anche per la guancia pallida. È così affaticato, la sua voce è molto più strascicata del solito.
-Di norma non siamo così drastici. Usiamo altre tecniche di guarigione.
-Lo so, mi assumo tutta la responsabilità del risultato.
Kanata guarda Chiaki, un poco indeciso. Sa che non ha davvero mezzi per aiutare il suo amico Shi, se non tagliargli entrambe le mani e rischiare di ucciderlo o di corromperlo per sempre. Prima di qualsivoglia azione estrema, si convince che forse è meglio almeno fare qualche tentativo; dal cenno del capo che fa, Chiaki pare essere della stessa idea.
Leo si allontana dal letto e posiziona il flauto alle labbra. Guarda Mademoiselle, sollevando le sopracciglia in un’espressione che sottintende qualcosa. E stranamente lei capisce subito.
Gli arriva alle orecchie un suono flebile, arrochito: Shu lo sta chiamando ancora.
-Tsukinaga…
Leo trattiene un singhiozzo e il principio di un pianto.
Ride ad alta voce e sorride, sollevando il proprio Shakuhachi all’indirizzo di quell’infermo.
-Ascolta, Shu! Questo è per te!
Inizia un motivo conosciuto, con una lunga nota bassa e sicura – la base allungata di quella storia. La melodia comincia nella seconda metà della seconda strofa, con un veloce crescendo che porta a note quasi stonate, mezze note un poco più lente.
Sembra come disegnare nel suono il movimento del vento che preannuncia la tempesta.
Nel punto critico, la quantità d’aria comincia ad ammassarsi sempre più e a rotolare prendendo velocità, quando una nota, due note cambiano radicalmente tutto il senso. Da distruzione, diventano dolcezza, e quella pausa dovuto alla mancanza di lunghezza diventa poi la compassione della natura, una forza nuova che si estende in ogni dove.
Il ragazzetto basso, con il ciuffo sul viso, si tocca la mano e un anello al dito, con lo sguardo luccicante e gli zigomi rossi di emozione.
-Questa canzone, io la conosco…
Poi, pian piano, il luogo affollato diventa silenzioso: tutti ascoltano la melodia di quell’incantatore.
Midori si guarda attorno e così anche Tetora, esterrefatti dell’efficacia di un’arma tanto potente.
-Guardate! I pazienti!
-Si stanno calmando…
La bambola eterna comincia a dondolare sui propri stessi piedi, molto piano, e segue d’istinto le note di quella canzone lenta.
Shu ha gli occhi spalancati di coscienza. Non sopporta di fissare il soffitto a lungo, si siede sul materasso ignorando tutti i tentativi gentili di Kanata di fermarlo. Guarda lui, così intento a suonare quella melodia, e guarda lei. Entrambe le sue parti sembrano coinvolte in quella visione, così strana eppure così toccante.
Sono l’eleganza di un’armonia sinuosa.
Ma Leo non arriva a conclusione. Appena superata la metà, torna alla strofa iniziale e la comincia di nuovo. A quel punto Mademoiselle fa davvero il primo passo di danza, si muove in un stridio di ceramica strofinata e alza le mani afferrando il nulla davanti a sé. Shu impiega giusto qualche istante per capire cosa deve fare.
“Ricorda la sua forma, la curva del suo piede al secondo passo e poi, poi spicca”.
Eppure, i primi due passi sono incerti, perché la testa gira ancora e la schiena gli duole moltissimo, tanto che sente le gambe fragili. Raggiunge la bambola un poco incerto e ne viene sorretto, la sorregge, ritrova nel suo viso uno strano senso di quiete, così anche il controllo.
Non c’è spazio tra i lettini dell’ospedale e tutte quelle persone, ma lo trovano lo stesso.
Shu balla elegante, come se non avesse ossa o tendini, nella sua figura slanciata si esprimono perfettamente quei movimenti fatti di onde e di fluidi, passi che sembrano non alzarsi neanche da terra e giri continui. Mademoiselle lo segue obbediente e la sua gonna dona ancora più fluidità ai movimenti, sottolineandone l’armoniosità e l’indicibile bellezza.
Le gambe di Shu si estendono sul pavimento, così come le sue braccia si allargarono nell’aria.
Guarda Leo, sente la nuova melodia che sta componendo in quel preciso momento, adattandosi e plasmandolo. Se c’è equilibrio e grazia nel corpo dell’uno, c’è anche nella musica dell’altro, e senza bisogno della ragione o di parole, sono di nuovo uniti per sempre nel loro essere in due, o in tre – non fa differenza.
Leo si ritrova come a ballare tra le sue braccia, sorridendogli con la gioia del ritrovo.
Shu si ritrova a leggere le note assieme a lui, incalzando lo stesso ritmo del suo cuore.
Perché si dice che è facile innamorarsi di uno Shi, in quanto puro spirito e pura poesia; ma esattamente come il Potere, anche l’amore consuma e bisogna lottare e combattere perché l’ordine vinca sul disordine e sul caos. Ecco cosa c’è di davvero bello nel mondo.
L’ultima nota è bassa. Qualcuno trattiene persino il respiro, mentre la bambola si piega all’indietro e rimane sorretta unicamente dal braccio dello Shi, riversando i propri capelli verso il basso.
Si rimettono dritti lentamente, Shu le riserva un sorriso dolce.
Poi guarda il suo sposo, serio.
-Tsukinaga, il tuo Shakuhachi è rotto.
Leo ride delle sue parole. Vorrebbe persino baciare quel sorriso che sta nascondendo a stento all’angolo della bocca, però ci sono troppi testimoni.
Gli risponde, quando continua a parlare.
-Ma il tuo brano è stato davvero, davvero splendido. Ancora migliore di quello che hai composto precedentemente.
-E il tuo ballo, Shu. È stato splendido.
Gli sguardi luccicano di emozione.
Commossi, e anche un poco imbarazzati, Shu e Leo abbassano lo sguardo. Lo Shi bacia la mano della bambola, che lo ringrazia nella sua mente.
-Mi ha fatto piacere ballare con te, Oshi-san.
-Il piacere è stato mio.
Nessuno osa chiedergli con chi stia parlando, a quel punto, perché tutto è stato così straordinario e incantevole che a stento riescono a ricomporsi. C’è pace nei loro cuori, una serenità che in pochi hanno già conosciuto. I Poteri dei presenti si sono stabilizzati e, fin dove è arrivata la melodia, ora c’è l’equilibrio delle tre parti.
L’enorme potere di Leo Tsukinaga è sempre stato questo.
Ma l’idillio termina in breve tempo, perché lo Shi torna a guardare l’uomo più basso con la sua solita espressione seria.
-Dobbiamo fermare Mikejima.
-Certo, lo farò.
-Lo faremo assieme.
-Stai ancora sanguinando, Shu! Pensi che io-
-Non ho intenzione di abbandonarti al tuo destino, Tsukinaga. E se anche sei contrario, ti seguirò.
Leo boccheggia, incapace di ribattere, e Shu ne approfitta per crearsi un alleato. Si rivolge al medico che fino a qualche minuto prima aveva tentato di salvarlo, ed è rimasto tutto quel tempo seduto sul materasso del suo letto, con i propri aghi in mano.
-Kanata non sarà contrario alla mia scelta. Non è vero?
Lo Shi medico ha recuperato quel suo dolcissimo sorriso abituale, con cui si mantiene estraniato dal mondo circostante. Alza le spalle alla domanda di lui.
-Beh, come medico non posso certo obbligare un paziente a sottoporsi ai miei servigi. E data la situazione…
Shu torna a guardare il proprio sposo con espressione vittoriosa.
Questo fa molto ridere Leo, che però non si arrende e continua a guerreggiare – come gli è naturale fare, d’altronde, ogni volta che c’è di mezzo quello stupido di Shu Itsuki.
-Sei testardo come al solito!
-Certo. Come è certo che tu hai già un piano per risolvere tutta questa faccenda.
-Sarà pericoloso. Molto pericoloso! E azzardato!
-Vuoi che ti rimproveri preventivamente per le cazzate che farai?
-No! Vorrei che tu fossi pronto psicologicamente!
L’uomo dai capelli rosa sbuffa, anche se si vede chiaramente come trattenga a stento un’espressione di dolore: forse non avrebbe dovuto muoversi a quel modo, perché la ferita al suo fianco ha ricominciato a sanguinare e le bende che gli stringono la testa trattengono più sangue di prima.
-Ho accettato il mio destino nel momento in cui ho risposto affermativamente alla tua proposta di matrimonio.
Prima di arrossire, Leo ride ad alta voce. Ora davvero non può più dargli torto.
Si avvicinano piano, come se dovessero riconoscersi ancora un’altra volta. Leo si rende conto che quello è Shu, completo di tutto. Lo stesso viso, lo stesso odore, lo stesso sguardo, le stesse fattezze. Umano o no, qualsiasi cosa la parola “demone” voglia dire a quel mondo e qualsiasi cosa comporti, in quel momento non ha molta importanza.
Le loro mani si intrecciano davvero. Fisicamente, spiritualmente, si appartengono per pochi istanti.
Chiaki irrompe con una frase veloce che interrompe l’attimo.
-Nagumo, vai con loro! Hanno bisogno di te! Qui staremo io, Takamine e Sengoku, assieme a Kanata!
I tre ragazzi giovani acconsentono all’ordine del loro primario. Tetora si fa avanti e si avvicina alla coppia; quando si toglie il camice da medico, nessuno si sorprende di vedere il tatuaggio di una maschera di Hannya sul suo petto. Tetora Nagumo, ovvero la tigre bianca di Yumenosaki.
Chiaki riesce persino a ridere.
-Nel caso serva, un gattone gigante è sempre utile!
Shu non commenta nulla a tal proposito. D’altronde, è abituato ad avere a che fare con bestie giganti, perché i suoi pochi allievi avevano tutti lo stesso tipo di tatuaggio.
Prima di correre via, però, saluta la bambola gigante, con un inchino a un sorriso.
-Ti verremo a riprendere, finito tutto questo.
Lei fa lo stesso – è illusione comune vedere, su quel viso fissato nel tempo, un sorriso più largo. Quali siano i suoi sentimenti nei confronti dell’uomo, sono ben chiari.
Tutti i presenti sentono la sua voce d’angelo nella testa. Forse anche quello è l’effetto del flauto magico.
-Torneremo assieme a fare la guardia allo Studio Shi Valkyrie, Oshi-san.

 


Tutto quello solo per un singolo uomo impazzito.
Corrono per le strade della città, nella direzione delle fiamme rosse. Già tigre, Tetora porta Shu sul proprio dorso come se non avesse peso; Leo usa tutto il fiato che ha per andargli dietro a fatica, scalpitando sopra le pietre lisce della carreggiata.
C’è un silenzio quasi irreale ormai, perché buona parte della popolazione è stata trasportata altrove. Solo fischi lontani.
Vedono un gruppetto riunito a un angolo della strada e poi un uomo vestito completamente di bianco. Eichi Tenshouin, sceso in strada ad aiutare la gente della sua città, si illumina e così fa il cerchio attorno a quelle persone tutte accalcate. Lancia uno sguardo nella loro direzione, preoccupato di aver dimenticato qualcuno – non ha neanche tempo di sorridere a Leo Tsukinaga che già è sparito, diretto in un luogo sicuro. Chissà quanti ne ha già presi, in quel modo, sfidando ogni senso di autoconservazione e sicurezza.
Ci sono rumori che sopraggiungono da destra, oltre i resti metallici di portelloni e tetti di una vettura ormai morta. Un corvo gigante sta infierendo sul cadavere della monorotaia, per rassicurarsi che non le sia più possibile muoversi; sbatte, sbatte le proprie zampe a terra. Ci sono piume nere conficcate nelle pareti degli edifici, ruote ancora in bilico tra i ciottoli dei marciapiedi. Arashi è riversa a terra, in una pozza di sangue, sopra di lei Tsukasa ormai è incapace di proferire parola. Tra i resti carbonizzati di una stazione di servizio, sbuca anche la figura agitata di un giovane uomo, basso e capelli rosa, che urla atterrito.
I tre seguono le tracce di cenere e carbone, il calore che viene dal fondo della città.
Trovano anche Izumi e Kanzaki, la cui spada gigante fluttua ancora nell’aria sorretta da una mano a otto dita, più artigli che membra. A giudicare dalle macerie che ci sono in giro, a furia di togliere mattoni qualcuno deve aver fatto quasi crollare un palazzo in strada, rischiando di uccidere diverse persone.
Izumi li guarda passare, incapace persino di alzare il braccio. Allora Leo gli rivolge il loro saluto militare, anche se al posto della spada ha il Shakuhachi, brillante nel suo tatuaggio color rosa.
Avanzano ancora, dove la strada cominciava a farsi bollente. Solo allora sentono distinti tra i fischi i ruggiti di un drago indomabile e i barriti di qualcuno fuori di sé. Vedono una spirale di fuoco vivo che si eleva dal terreno, sanno quindi che devono correre verso quella direzione.
Superano quel che rimane di un giardino elegante, alcuni chioschi riversati a terra, e devono pure girare un intero palazzo prima di arrivare davanti al luogo della battaglia che infuria, dove ormai le fiamme sono diventate gialle, quasi bianche.
Kuro rimane fermo, esausto e con la schiena inarcata verso terra. Ha le braccia abbrustolite e diverso sangue gli cola dalla fronte. Tiene il proprio anello con una mano, ma c’è della furia assassina nel suo sguardo sul limite del tracollo.
I due contendenti si stanno preparando all’attacco finale. In quel momento, lo Shi scende dal dorso della tigre, ed è solo perché Leo lo trattiene che non corre dal proprio amico.
C’è uno scatto del braccio dell’Akatsuki e un solo tintinnio molto debole, prima che Madara urli e lo carichi di nuovo. Sulla gola di Kuro il tatuaggio brilla, si allunga e si espande fino a toccare il punto del quarto e del terzo Chakra.
Shu è il primo che capisce cosa stia accadendo, il primo che vi reagisce spontaneamente.
-Kiryuu!
Basta quel nome, urlato con tanta pietà, perché Kuro giri di scatto il viso e lo veda – con lui anche Leo, con lui anche Tetora. Il tatuaggio si ritira subito alla propria dimensione originale, ma ormai è tardi, perché il getto di fuoco che esce dalla sua bocca è molto più debole di quello che avrebbe ottenuto superato il proprio limite. Colpisce gli occhi di Madara e questo evita il colpo diretto. Eppure, colpito a propria volta alla spalla, non fa la minima resistenza, si lascia catapultare lontano nella scia. L’attimo successivo, mentre nella propria parabola discendente quasi si schianta al suolo, Tetora è altrettanto veloce: da tigre bianca, balza in avanti e lo prende al volo, prima che rovini a terra e ivi muoia.
Parte, dall’alto, una freccia bianca che si conficca nella spalla di Madara. Leo e Shu vedono solo a quel punto Keito appostato sopra il tetto di un edificio, che ancora brandisce il proprio arco di luce. L’uomo si prepara già al secondo colpo; le sue dita disegnano un sigillo nell’aria e, puntando questo nel vuoto, poi disegnano anche una freccia, tendendo all’indietro la corda invisibile per scoccare. Madara si contorce e non vede più niente, non sente più niente. Urla come un animale.
Leo, a quel punto, si fa avanti. Fa un segno preciso in alto verso Hasumi, perché non faccia più nulla e rimanga in attesa – benché ci sia il pericolo di tutti loro di morire, il Primo Capo del Corpo Speciale pare avere un lampo di fiducia nella sua folle pazzia.
Leo avanza piano verso il proprio amico. A stento lo riconosce, con il corpo deformato dal Potere impazzito e quell’espressione che non ha nulla di umano. La freccia di Keito, conficcata nella sua carne, ha sì fermato il manifestarsi del suo Potere, ma non ha fermato anche il disequilibrio che ha internamente e che lo sta consumando così velocemente. È caos puro, su tutti e tre i livelli.
Leo avanza piano. Lo chiama anche gentilmente e Madara volta il viso nella sua direzione, smettendo per qualche istante di ringhiare a quel modo terribile, quasi lo riconosca. Leo gli parla, tiene entrambe le mani ben in vista in modo da non risultare pericoloso.
Capisce che qualcosa cambia quando Madara torna a ringhiare e a irrigidire la postura, si acquatta ed è pronto al balzo. Ma nel momento in cui si ferma, stranamente anche Madara rimane immobile e guaisce piano; porta una mano alla propria spalla, cerca di estrarre la freccia fatta di luce che alle sue dita è inconsistente, ma dentro la carne continua a fare male.
Leo approfitta di quell’attimo per portare il flauto alle labbra, per iniziare una canzone. Il testo lo conosce bene, lo ha suonato per mesi ininterrottamente per calmarlo e farlo tornare in sé un poco.
Poi però pensa a qualcosa – forse è ancora l’adrenalina che gli pompa il cuore a mille, il cervello troppo ossigenato porta ad allucinazioni mentali e visive uguali a quelle del Potere di Madara.
Ripensa a Shu, agli Shi, ai Sigilli, agli Akatsuki, agli stessi Knights e a quell’uomo che ha davanti, che con la sua sola esistenza è riuscito a far crollare un sistema fragile di leggi e protezioni.
C’è un solo termine comune in tutto quello, si sorprende a capirlo solo in quel preciso momento, proprio sulla linea del non ritorno.
Alza ancora lo sguardo a Keito; poi si volta a guardare Shu, che gli rivolge uno sguardo così sconvolto da sembrare, a propria volta, irreale. Nessuno fiata.
Madara si rialza in piedi e urla contro Leo, inumano. C’è qualcos’altro che urla oltre lui, l’uomo lo sente in modo appena percettibile, come l’accompagnamento stonato di una sinfonia.
Al primo passo di lui segue immediatamente una nota. Calma e posata e gentile.
Madara si lascia calmare da quella melodia dolce, che penetra nel suo corpo attraverso l’incoscienza e si chiude attorno al suo inconscio, lo sigilla e lo placa, lo ridimensiona e, poi, lo riporta a galla di nuovo.
Gli occhi di Madara tornano a piangere, dopo appena tre strofe.

















Note Autrice: Aggiornamento del lunedì!
Che posso dire di questo capitolo. Ci sono alcuni nodi finalmente venuti al pettine, alcune risposte sono state finalmente date e specialmente C'E' STATA UNA SCENA SUPER IMPORTANTISSIMA LEOSHU GNGNGNGNGNGNGNGNGNGNGNGN raga mi sono emozionata a scriverla, dico sul serio, io AMO Shu che balla AMO Leo che suona e quindi niente, ho avuto entrambi al prezzo di uno (.) (ste NA sono piene di frasi fatte vvb)
Finalmente, poi, vediamo il potere di Leo. E che potere. A pensarci bene, penso sia il più terribile tra tutti quelli che ho descritto, perché ha delle implicazioni seriamente MOLTO angosciantine MOLTO potenti - come dire, in altre opere il suono di uno strumento ha causato l'apocalisse *coffcoffguardateumbrellaacademycoffcoff* e quindi.
Quella scena in particolare mi è piaciuta perché Leo brilla proprio di un'intensità tutta sua, e finalmente si rivela per il personaggio che è: un vero Re, un vero condottiero. Quando la pensai volevo davvero che fosse così, volevo che Leo dopo tutto quel vortice di sofferenza avesse QUESTO momento di riscatto QUESTO momento in cui poter far vedere chi veramente è. E le persone hanno reagito al suo intervento nell'unica maniera possibile, ovvero fidandosi di lui e della sua forza.
Mettere i piccoli Ryusetai è stata una coccola per me, io amo quei cinque, scriverei poemi su di loro ma sul serio. Also, prob se mai ci sarà un sequel (e molto prob ci sarà, come dire) sarà proprio su di loro meheheheheheheheheh
La canzone di questo capitolo è di Katy Perry, perché LEO E SHU SI AMERANNO SEMPRE E PER SEMPRE E SU QUESTO NESSUNO PUO' AVERE DUBBI almeno in questa AU sia chiaro
La fanart bellissima è di Enrica, che è una fanartist davvero super brava e super talentuosa io la ADORO, la seguo come artista da diversi anni e sforna cose inimmaginabili. Consiglio di dare un occhio al suo profilo instagram, che ho linkato lassopra uu/ (L)
Con questo concludo. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo *ohohohohohohohoh* poi ci sarà l'epilogo e poi BAST questa long doveva essere circa la metà ma sappiamo che quando io mi prefisso di scrivere 5k alla fine saranno circa almeno 40k sempre, perché è la sola naturale conclusione dei miei progetti vbb.
GRAZIE DI AVER LETTO FINO A QUI e ci vediamo fra una settimana! Baciozzi a tutti (L)
   
 
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