Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: piccolo_uragano_    27/07/2020    4 recensioni
(UMILE SEQUEL DI "PIU' DI IERI...")
«Non farei mai niente per infastidirti» spiegò subito. «Quantomeno, non intenzionalmente» aggiunse, sottovoce.
Lei allargò il sorriso. «Grazie»
«Grazie?»
«Sì: grazie»
«E per che cosa?»
«Per quello che hai detto: non è affatto scontato»
Lui fece spallucce, e lei riconobbe il Draco Malfoy di cui le avevano raccontato i suoi fratelli. «Mi pareva il minimo, sai, non ferire le persone a cui tieni e stare sempre dalla loro parte, cose così. Ci ho messo un po’, ma l’ho imparato»
«Quindi starai sempre dalla mia parte?»
«Cascasse il mondo, Anastasia Black, sarò dalla tua parte»
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Harry/Ginny, Lavanda/Ron, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
13.
le ali

Anastasia scese le scale con gli occhi ancora praticamente chiusi, lasciando che il freddo marmo bianco le infastidisse la pianta del piede nudo, mentre si reggeva alla ringhiera di vetro con una mano e con l’altra si strofinava il viso, sbadigliando con gusto. Raggiunse la cucina quasi senza rendersene conto, trovando suo padre intento a leggere l’edizione mensile de Il Cavillo, con gli occhiali da vista sulla punta del naso e il Profeta chiuso sul tavolo. 
«Buongiorno, mostriciattolo» le disse, senza alzare gli occhi dal giornale. 
Lei grugnì una risposta e apprezzò silenziosamente che la moka fosse ancora sul fornello, e soprattutto che fosse ancora mezza piena di caffè bollente. «Grazie» borbottò al padre, accennando al caffè, mettendosi a sedere davanti a lui, come d’abitudine. 
«Grazie a te» 
«Mh?» chiese lei, sforzandosi per aprire gli occhi. 
«Per la torta, è squisita» spiegò Sirius. «L’hai fatta tu?» 
«Fred» grugnì, senza pensarci. Prima di tutto, perché Fred era davvero un ottimo cuoco. E poi, perché era l’unico che l’avrebbe coperta senza fare troppe domande. 
«Fred ti ha fatto una sacher con scritto il tuo nome con la glassa?» si stranì il padre. 
«Ha perso e Gobbiglie» inventò di nuovo lei, finendo di bere il caffè e riuscendo finalmente ad aprire gli occhi. 
«La cosa non mi sorprende» sorrise Sirius, voltando la pagina del giornale. «Sta diventando davvero bravo, comunque. Sembra fatta da un elfo» 
Ad Anastasia non sfuggì che il padre, per una frazione di secondo, avesse abbandonato la lettura de Il Cavillo per sbirciare l’espressione che avrebbe fatto a quelle parole. Fortunatamente per lei e sfortunatamente per lui, Anastasia, appena sveglia, aveva una sola espressione, quella che diceva “odio tutti”. Fino a che il caffè non avesse fatto effetto, la cosa non sarebbe cambiata. E forse, considerando quanto poco avesse dormito, di caffè gliene sarebbe servito un altro, pensò, mentre ignorava il padre per sbirciare i titoli del Profeta.
«Papà?» chiese, addentando un biscotto. 
«Sì?» 
«Mi insegni un po’ di Legilimanzia?» 
«Iscriviti al corso Auror, sei ancora in tempo» rispose Sirius con finto disinteresse.
«Papà» lo richiamò lei. 
Avevano discusso più volte sul futuro scolastico e lavorativo della quartogenita di Villa Black, e se c’era una cosa che era ben chiara, era proprio che Anastasia non avrebbe seguito le orme dei suoi genitori, come invece aveva fatto Harry. 
«D’accordo, scusami» riparò subito lui. Chiuse Il Cavillo e lei continuò a scrutare il Profeta, per poi reggere lo sguardo del padre. «Sei un’ottima Occlumante» decretò, dopo qualche secondo. 
«Sono cresciuta con due Auror e con Kayla» sbuffò lei. «Ho dovuto imparare ad esserlo»
Sirius accennò un sorriso. «A proposito, chi te lo ha insegnato?» 
«Sicuramente non Robert ed Harry» sorrise Anastasia, sbirciando Il Cavillo
Neville Paciock aveva scritto un articolo sulla sua nuova famiglia di Snasi e sulla vita che conducevano, ed il resto delle pagine erano dedicate al quattrocentesimo anniversario dalla più celebre rivolta dei Goblin. 
«A che ti serve, “un po’ di Legilimanzia”?» s’informò il padre. 
Anastasia, ben attenta a tenere la mente svuotata in modo che il padre non potesse Leggerla, si strinse nelle spalle. «Non si sa mai» 
Sirius annuì, pensieroso. Lei si perse a guardarlo, notando come, alla luce della cucina, i radi capelli bianchi nella sua folta chioma corvina sembrassero brillare. 
«Hai un nuovo capello bianco?» lo provocò.
«No, ma me lo farai venire tu» rispose lui, tagliandosi un’altra fetta di torta e levandosi gli occhiali da vista.
«La mamma dice che li devi tenere sempre» lo sgridò lei, riprendendo a leggere lo speciale sulla rivolta dei Goblin e soffocando un sorriso quando il padre sbuffò. 
«Io te la posso anche insegnare, un po’ di sana Legilimanzia» 
«Ma?» 
«Come facevi a sapere che ci fosse un ‘ma’?» 
«Per il tono che hai usato» spiegò lei. «Hai usato il tono di uno che sta per dire ma. Come: “ho un sacco di amici licantropi, ma …”» 
«Ma devi esserne sicura, Anastasia. Insegnartela vorrebbe dire esercitarsi molto, e … beh, esercitarsi vorrebbe dire dare all’uno libero accesso alla mente dell’altro» spiegò. «Non so se sono pronto a scoprire che questa torta non l’ha fatta Fred»
Anastasia sorrise e scosse la testa. «Chiederò a Minerva» decretò. 
«Saggia decisione» si compiacque il padre. «Posso fare comunque i complimenti a Fred per la torta? Voglio vedere che faccia fa»
«Non ho alcuna intenzione di impedirtelo» rispose lei, senza alzare gli occhi dal giornale. «Devo dare questo articolo a Teddy, scommetto che Ruf assegnerà un tema sull’anniversario della rivolta dei Goblin prima che gli studenti riescano a mettere il culo sulla sedia» aggiunse, poi. 
Sirius ridacchiò e annuì. Spiò l’orologio che portava al polso e poi si alzò di fretta, come se si fosse appena ricordato qualcosa di davvero, davvero importante. «Dobbiamo andare!» si allarmò. 
«Dove?» chiese lei senza capire. 
«A pranzo da Harry e Ginny!» sbuffò lui, sistemandosi le maniche della camicia con un gesto. «Sbrigati!» le disse. «Tua madre ci uccide» 
«Non sapevo neanche che ci dovessimo andare!» si lamentò lei. 
«Si, beh stavo per dirtelo, ma poi … la torta e la Legilimanzia mi hanno distratto!»
Anastasia sorrise mentre correva su per le scale e cercava dei vestiti da indossare nel disordine epocale che era la sua stanza. «Prendila!» urlò al padre che era rimasto al piano di sotto. 
«Che cosa?» 
«La torta! Così spieghi alla mamma perché siamo in ritardo!» Recuperò i jeans di Draco, una maglietta con lo scollo a barca e una fantasia a righe orizzontali che Nicole aveva dimenticato lì l’estate prima, un paio di occhiali da sole a caso dalla sua infinita collezione, infilò le converse, salutò con un cenno il gatto si precipitò di nuovo giù per le scale. «Uh!» si ricordò ormai all’ultimo gradino. «Il telefono!» 
Fece in tempo a vedere Sirius scuotere la testa, con pronto in mano il vasetto di Metropolvere. «Sei una strega, per la miseria!» si stava lamentando.
«Sono una strega all’avanguardia» precisò la ragazza, correndo di nuovo giù per le scale di marmo.
Sirius scosse la testa e sorrise, guardandola correre verso di lui con i capelli spettinati, abiti babbani, e il viso sporco di trucco della sera prima, trovandola dannatamente simile alla Martha di cui si era innamorato una sera per caso più di trent’anni prima.
«Tu hai un appuntamento!» 
«Shhhh! Abbassa la voce, per Merlino!» 
«Hai un appuntamento!» ripeté Ted, mentre i capelli gli diventavano rossi di gioia. «Sai quanto sono famose le feste di Blaise Zabini?!» 
«Ted, seriamente, abbassa la voce» lo richiamò Anastasia. «Ci metto un attimo a tenerti di nuovo il broncio!» con un rapido movimento del collo, controllò che nessuno dei loro parenti fosse a portata d’orecchio. Non sembrava, comunque: i bambini giocavano sul divano, Sirius e Kayla confabulavano all’ingresso, mentre Martha rideva con Molly e Aaron, Lyall e Remus parlavano di Hogwarts. 
«E ti ha quasi baciata!» continuò Ted. 
«Non mi ha quasi baciata»
«Oh, certo: controllava di che colore fossero i tuoi occhi, scommetto» allo sguardo scocciato di Anastasia, rilanciò con un: «I suoi, di che colore sono?»
Anastasia cambiò notevolmente espressione: sembrò davvero che qualcuno le avesse trasfigurato gli occhi in due cuori. «Azzurri, ma non … non un semplice azzurro, azzurro come il cielo dell’alba d’estate, azzurro come il mare dopo una tempesta, azzurro come …» 
«Bene, ne ho abbastanza» decretò il ragazzo, tornando a chinarsi sulla sua pergamena. «Ha gli occhi azzurri» 
«Ma non è un semplice azzurro!» protestò lei. «È azzurro come …» 
«Te lo dico io, che azzurro è: è azzurro sono-cotta-di-lui»
«Questa si che è una stronzata» rispose lei con un tono troppo alto, così che James e William, seduti sul divano, la guardassero male. «Vi di una Cioccorana se non dite a nessuno che ho detto una parolaccia» 
«Una Cioccorana in due?» domandò William, non troppo convinto. 
«William Robert Black, parola mia, tu sei un vero Serpeverde, a tuo padre prenderà un colpo» con ciò, lanciò ai nipoti due Cioccorane e scosse la testa. 
«Sei cotta, Anya» rimarcò Ted, intingendo la penna nel calamaio: Aaron gli aveva scritto un pezzo del tema di compito, e lui lo stava copiando alla velocità della luce prima che cambiasse idea. 
«Io sono cotto» esordì Fred, sedendosi accanto a loro, con in mano un piatto su cui giaceva una fetta di torta. «Di questa torta» specificò. «Che, a quanto pare, ho cucinato io. Sono davvero un ottimo cuoco» 
Anastasia lo guardò torva. «Me lo devi: sono stata a trattare con quel Pozionista per ore, per conto dei Tiri Vispi» 
«Non ti preoccupare, non mi interessa chi l’ha fatta» la rassicurò Fred. «Anche perché, se lo sapessi, dovrei lasciare Kayla e chiedere a questo cuoco di sposarmi» aggiunse, mangiandone un altro pezzo. «E non credo sia il caso, sai, di lasciare una come Kayla gravida di due gemelli» 
«Tuoi, per giunta» sorrise Ted. 
«No, ecco, non è una buona idea» concluse Fred. «Volevo solo dirti, Anya, sposalo tu» 
«Che cosa?» si stranì Anastasia. 
«Il cuoco, intendo. O il padrone dell’elfo cuoco, poco cambia» 
Anastasia si guardò attorno con occhi sbarrati, mentre Ted batteva il cinque a Fred. 
«Lo conosco?» chiese Fred.
«No» rispose lei secca, senza guardarlo negli occhi. 
«Tu lo conosci?» domandò allora a Ted. 
«No» rispose Ted, ed era sincero. «So solo che ha due occhi azzurri come … come hai detto prima, Anastasia? Oh, sì! Azzurri come il cielo dell’alba d’estate e come il mare dopo la tempesta!» 
Anastasia allacciò le braccia sul petto, e se gli sguardi potessero uccidere, Ted sarebbe morto su quella sedia, con in mano la penna colante d’inchiostro e dipinto in viso il suo peggior sorriso malizioso. 
«Io dico che sono occhi azzurri sono-cotta-a-puntino» sorrise Fred.
«È la stessa cosa che le ho detto io!» si stupì Ted. 
Anastasia guardò il cognato con gli occhi pieni di pensieri e preoccupazioni. «Hai detto che l’ha fatta un elfo» precisò. «Si sente che l’ha fatta un elfo?» 
Fred annuì, mangiandone un altro pezzetto. «Con delle ottime materie prime, aggiungerei. Quindi un elfo di Hogwarts o un elfo che ha una cucina e una dispensa fornite e ricche come quelle del castello»
Anastasia sembrò sinceramente preoccupata. 
«Oh, ragazza, non guardarmi così: ti scopi lui o il suo elfo?» 
«Non si scopa neanche lui» precisò Ted. 
«Beh, dovrebbe!» si lamentò Fred. «Chissà quante torte, poi!»
«Fred, sei il mio Weasley preferito» decretò Ted. 
«Solo perché sono quello che ti passa più Caccabombe sottobanco» rise Fred. «Anastasia, facci un pensierino, però: immagina come sarebbe la torta nuziale!»

«Ecco» disse Lily sistemandole del finto rossetto sulle labbra. «Ora sei perfetta!» 
Anastasia le sorrise, e le si avvicinò per strofinare il naso contro il suo. «Violet, posso vedermi allo specchio, ora?» La piccola annuì, e Anastasia si alzò dalla seggiola formato bambino per avvicinarsi allo specchio a figura intera che costituiva l’anta dell’armadio di Lily. Le sue nipoti, divertendosi come matte, le avevano messo una coroncina di plastica, una gonna di finto raso con tutti i colori dell’arcobaleno, dei trucchi per bambini dai colori sgargianti e le avevano legato un paio di ali di stoffa alla schiena. 
Violet portava un vestito rosa da principessa, mentre Lily sfoggiava delle ali identiche a quelle della zia e una bacchetta magica rosa con una stella di cartone sulla punta. «Siamo proprio carine» decretò quindi la zia. 
In quel momento Kayla, anticipata dalla sua pancia, fece il suo ingresso in camera e rivolse alle tre il migliore dei suoi sorrisi. 
«Sei una principessa o una fata?» domandò alla sorella. 
«Sono una fata, Kayla» le rispose Anastasia. «Insomma, non le vedi le ali?» chiese, spazientita.
«Oh, che sbadata» si scusò lei. 
«Vuoi delle ali anche tu, zia Kayla?» domandò Lily. «Ti posso dare quelle che ha messo papà ieri!» 
«Harry si è messo delle ali?» domandarono le due sorelle Black all’unisono. 
«Sì!» rispose la bambina, entusiasta. «Ha anche preso il tè con me e le mie bambole!»
«Per Salazar» sospirò Kayla, massaggiandosi la schiena. «Non smette mai di stupirmi» entrò nella stanza e si sedette ai piedi del letto. Immediatamente, Violet le si avvicinò posò un dito sulla pancia. «Qui» la indirizzò Kayla, prendendole la manina e posandola sul lato opposto della pancia. «Questo è sveglio» 
«Come sai che è un maschio?» domandò Anastasia, sedendosi accanto a lei. 
«Non lo so, infatti» rispose semplicemente Kayla. «Mi piace pensare che siano un maschio e una femmina» 
Anche Lily si avvicinò, più timida rispetto alla cugina, e dopo un cenno di Kayla, posò la mano vicino a quella di Violet. 
«Hai idee sui nomi?» domandò Anastasia. 
«Solo se non hai scommesso anche su quelli»
Anya scosse la testa ridendo. «Chiamali Gred e Forge» suggerì.
Kayla e le bambine risero. 
«E se sono due femmine?» domandò la Serpeverde. 
«Gred e Forge» ripeté la sorella. «A Molly prende un infarto»
«Cosa è un infarto?» domandò Violet con il suo solito tono curioso. 
«Uno spavento pericoloso» le rispose Kayla. «Che fa male al cuore» 
«Non fare prendere un infarto a nonna Molly!» si spaventò allora Lily. 
«No, niente infarti per nonna Molly» la rassicurò Anastasia, accarezzandole la testa. 
Le bambine, però, non la stavano ascoltando. Esattamente sotto le loro mani, qualcosa si era appena mosso. Entrambe, guardarono la zia con occhi estasiati, pieni di sorpresa. Lily ritrasse la mano per coprirsi la bocca per lo stupore, mentre Violet avvicinò l’orecchio alla pancia come se volesse sentire qualcosa. 
«Non ti può parlare, Violet» le sorrise Kayla. «Però se vuoi, tu puoi parlare a lui» 
«E che cose gli dovrei dire?» si stranì Violet. 
«Quello che ti va» la rassicurò Kayla. 
Violet sembrò pensarci su. Poi, delicatamente, si avvicinò alla pancia con la bocca. «Ciao» disse, con il naso premuto contro la maglietta di Kayla. «Mi chiamo Violet Rose Black …» 
«Perché mio padre ha un pessimo senso dell’umorismo» aggiunse Anya sottovoce, guadagnandosi una gomitata dalla sorella. 
«… e sono tua cugina» poi si spostò sull’altro lato della pancia. «E anche tua cugina» specificò. «Quando uscite se fate i bravi io e Lily vi daremo il permesso di giocare con noi alle fate»
«Però dovete giocare solo con noi» aggiunse Lily. «Non con Will, Al e James»
Anastasia rise e si coprì il viso con la mano mentre Kayla rivolgeva alla nipote uno sguardo di rimprovero. «Lily!» 
«Magari potreste giocare tutti insieme» le suggerì Anastasia, sistemandole i capelli nella molletta che stava per caderle. 
«No, zia, perché loro giocano a giochi da maschi» si lamentò la rossa. 
«E poi vogliono sempre fare la lotta» aggiunse Violet. «A me non mi piace, fare la lotta»
«Non si dice “a me mi”» le disse Anya. 
«Ma io non ho detto “a me mi”, zia» si difese la bambina. «Ho detto “a me non mi”»
«Sì, ma è la stessa cosa»
Robert, in piedi sulla porta, sorrise. «Come se la mamma non e lo avesse mai detto, Violet» le disse, e si avvicinò al quadretto che aveva ammirato per qualche secondo, seguito da Harry che teneva William allacciato sulla schiena come un koala all’albero. 
«Papà!» esclamò Violet vedendo il padre. «Papà, la pancia di zia Kayla si muove
Robert si inginocchio accanto alla bambina per poter essere alto quanto lei. Con uno sguardo, chiese a Kayla di poterle accarezzare la pancia, e lei annuì. «Ohhh, hai ragione! È davvero agitato, questo bambino» commentò. «Violet, gli hai detto che non vedi l’ora di poterlo conoscere?» 
«Gli ha detto che se fa il bravo potrà giocare con loro alle fate» lo informò Anastasia.
«Tu saresti una fata?» le domandò allora Harry. 
«Certo!» si difese Anastasia con orgoglio. «Non vedi che ho-» 
«Ha le ali!» puntualizzò William, con tono scocciato. «Non le vedi, zio? Proprio lì, sulla sua schiena!» 
«Oh, giusto! Come ho fatto a non notarle?» finse di colpevolizzarsi Harry. 
«Perché sei un po’ toccato, zio Harry» rispose Violet. 
«Violet!» la richiamò subito il padre. «Non si dicono queste cose!» 
«Ma lo dicono sempre lo zio Fred e lo zio George, papà» si difese la bambina, continuando a tastare la pancia di Kayla. «E poi come si fa a non notare che zia Anastasia ha le ali?»
«Se non ti conoscessi, Violet» le disse Harry. «Direi che se la figlia di Hermione Granger» 
Violet corrucciò la fronte e si grattò la nuca. «Ma io sono la figlia di Hermione Granger» contestò, stranita. 
Robert rise e le accarezzò i capelli mentre William scendeva dalle spalle dello zio per avvicinarsi alla pancia di Kayla con sguardo curioso. 
«Lily ha detto che anche tu ti sei messo le ali, ieri» sorrise Anastasia al fratello. 
«Certo» rispose Harry fiero. «E ho anche preso il tè con le bambole» 
«Papà, mettiti anche tu le ali!» esclamò Violet. 
«Lui non può, Violet» la richiamò il fratello. «Papà è un maschio»
«Anche mio papà è un maschio» rispose Lily sulla difensiva. «E si è messo le ali»
«Ma le ali sono una cosa da femmina, Lily!» si lamentò William. 
«Le ali possono metterle anche i maschi, Will» gli disse Robert. 
William sembrò pensarci su. «Allora … Vado a farle mettere a nonno Sirius!» decretò, riscuotendo l’entusiasmo della sorella e della cugina. 
«Chiamalo nonno solo quando …» 
«Solo quanto non mi sente, lo so, papà» sbuffò il bambino, avvicinandosi alla cassetta di legno di Lily contente i vari travestimenti. Trovato un paio di ali che lo soddisfò, lasciò la stanza, seguito dalle due bambine, lasciando i quattro fratelli a guardare il punto in cui erano spariti. 
«Sei una fata bellissima, Anastasia» le disse Harry. «ma non quanto me ieri» 
«Scommetto che a papà stanno meglio» lo sfidò Robert. 
«Sai a chi starebbero benissimo? A Ted» rilanciò Anastasia. «Ted può farsi i capelli dello stesso colore della gonna!» 
Kayla rise e scosse la testa. «Anche tu potresti, con tutte le Pozioni Cambia Chioma che ti cali» 
«Lascia stare le mie pozioni» si lamentò Anastasia, sistemandosi la gonna di raso. «Sei solo invidiosa perché io ho le ali e tu no»
«Secondo me è invidiosa perché tu ti vedi ancora i piedi» sorrise Robert. 
«E riesci a camminare senza metterti una mano sui reni» aggiunse Harry. 
«Robert! Harry! Kayla! Anastasia!» li chiamò la voce di Martha dal piano di sotto. 
«Meno male che siamo solo quattro» commentò Anastasia con acidità. 
«Venite a vedere vostro padre con le ali



NdA: sto andando al lavoro con addosso tre ore di sonno, cosa che non facevo dai tempi della scuola, ma ci tenevo a non lasciarvi senza capitolo prima di stasera - mi avete detto che vi alleggerisco il lunedì quindi grazie, grazie, grazie. 
Spero che vi sia piaciuto, lo spero con tutto il cuore: io mi sono divertita moltissimo a scriverlo. Nella vita avrei voluto avere un sacco di fratello per vivere cose del genere. 
 fatto il misfatto, 
C
P.S.: ora sapete il nome della figlia di Robert :)
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: piccolo_uragano_