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Autore: KindlyLight    28/07/2020    1 recensioni
Di quando Eddie disse due parole che non avrebbe mai voluto dire, se ne pentì e poi si pentì di essersene pentito perchè a Richie, probabilmente, quelle parole piacevano.
I paragrafi che iniziano con una parola in grassetto sono nel presente.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Eddie stava iniziando a ricordare qualcosa dei suoi amici, di Beverly e di tutte le cose che le aveva raccontato, di Ben e di tutte le volte in cui quei dannati bulli gli stavano addosso, di Mike e del fatto che andasse ad un'altra scuola, di Bill e della sua innata capacità di guidarli, Stan e il suo continuo essere incerto, e di Richie.
Di Richie stava iniziando a ricordare ogni cosa.
A partire dal suo gusto di gelato preferito fino ad ogni centimetro di pelle del suo corpo, a partire dalla curva del suo collo, il solco degli addominali dovuti al suo corpo esile.

Era diventato più alto, Richie, ma per il resto era identico a come lo ricordava, o forse erano falsi quei ricordi magnifici che gli tornavano alla mente.

-Eds, tutto bene?- Domandò l'uomo. L'unica persona che aveva incontrato in tutta la sua vita che si divertiva a storpiare il suo nome per puro divertimento.
Eddie sbuffò appena a quelle parole, ma sorrise.
-Tutto bene, sì.- Rispose con un soffio.
Erano così vicini che Richie poté sentire il respiro caldo del più piccolo sulla pelle, mentre le loro mani si sfioravano.
Quel tono di voce, quel nome, lo fecero sentire a casa nonostante si trovasse in una camera di un vecchio hotel della città.
Non avrebbe mai saputo spiegare il perché, ma nonostante la fastidiosa sensazione che provava al centro del petto quando Richie faceva battute su di lui, sul suo nome, sui loro amici o qualunque altra cosa, era sempre accompagnata da uno strano senso di sollievo.
E ogni volta, Eddie, si chiedeva da cosa si sentisse sollevato quando Richie diventava così molesto e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, conosceva la risposta.

Si sentiva sollevato perché il tono di voce del corvino gli riportava alla memoria tutti i momenti più felici della sua infanzia, della sua adolescenza e, a detta di Eddie stesso, persino della sua intera vita.

Erano ancora in quella camera, la camera di quel vecchio hotel in cui Bill li aveva portati e, ne era quasi certo, Bill e Beverly avevano appena fatto esattamente come loro. 
Richie e Eddie si erano sdraiati su quel letto con le migliori intenzioni, parlare del più e del meno, delle loro vite, magari anche dare sfoggio del fatto che, nonostante gli anni, ricordassero ancora così tante cose uno dell'altro.
Eddie gli raccontò di Myra e il corvino lo ascoltò, in religioso silenzio, senza interromperlo; poi toccò al maggiore raccontare, l'operazione peggiore della sua vita, la paura di non riuscire a ricominciare dopo di essa, il sentirsi solo e vuoto. 
Non era pianificato.
Non lo era affatto.
Eddie lo baciò.
Un bacio ne tirò un altro e, alla fine, si ritrovarono proprio come Bill e Beverly, nudi in quel letto, dopo aver tradito tutte le persone delle loro vite, ma felici.
Così dannatamente felici che, in fondo, i sensi di colpa non li sfiorarono neanche.
E ora erano lì, in silenzio, con Richie che, come sempre, si preoccupava per lui mentre lui fissava distrattamente il muro della camera.
-Sicuro di stare bene?- Chiese ancora.
-Sì, davvero.-
-Se non volevi farlo...-
-Ho iniziato io, Richie, se non avessi voluto non lo avrei fatto, no?- 
Richie annuì nel buio. -Giusto.-
Eddie gli carezzò il fianco con fare gentile, probabilmente non aveva mai usato quella dolcezza con Myra, non che lui ricordasse almeno.
Gli era mancato il corvino, gli era mancato come l'aria quando vai in apnea sott'acqua e senti i polmoni bruciare e, quando torni in superficie, ti senti vivo di nuovo. Ecco, Eddie in quel momento si sentiva vivo di nuovo.

 

 

Eddie sentì un leggero fruscio, guardò nello specchio, alle proprie spalle, la porta era socchiusa anche se lui, ne era certo, l'aveva chiusa perfettamente.

L'unica cosa che ricordò, una volta che ebbe ripreso coscienza del suo corpo, fu una lotta. Non ricordava bene come, ma quel bagno era diventato un disastro, c'era sangue ovunque e il suo braccio, il suo povero braccio, era di nuovo in frantumi.
-Dobbiamo andare in ospedale e...- La voce di Richie era assordante, gli stava trapanando le orecchie per quanto era forte, ma avvertì una persistente nota di preoccupazione.
-No...- Sussurrò Eddie.
-Cosa?- La voce di Richie gli arrivò dritta alle orecchie. -Come no? Lo hai visto il tuo braccio?-
In effetti no, non lo aveva guardato. Sapeva bene che se avesse messo gli occhi sul proprio arto avrebbe vomitato e sarebbe svenuto, o magari prima svenuto e poi avrebbe vomitato e, in quest'ultimo caso, probabilmente si sarebbe soffocato col suo stesso sangue e, decisamente, non era il caso di lasciare quell'idiota di Richie da solo con i loro amici.
-Prendete le bende e le garze e immobilizzatelo, basterà.- Disse. Mostrava una sicurezza che, pensandoci bene, non aveva. Ma non poteva certo mostrarsi debole davanti a loro, davanti a quel clown maledetto che, per anni, aveva guidato le loro vite.

Richie e Beverly fecero come gli era stato detto da Eddie, il braccio immobilizzato e, finalmente, erano pronti per cominciare a dare la caccia a quel dannato mostro che viveva nelle fognature di quella dannata città.

 

 

 

 

   
 
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