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Autore: Inevitabilmente_Dea    31/07/2020    0 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Gally trascinò Stephen per la stanza, andandolo a posizionare accanto al muro di fianco la porta d'ingresso. Lasciò cadere il suo corpo a terra in maniera poco delicata, poi si precipitò di nuovo verso la porta. "Mettetevi tutti contro il muro." borbottò, puntando il dito contro il corpo senza sensi del ragazzo dai capelli bianchi.
Newt obbedì subito, ma un qualcosa dentro di me aveva iniziato a capire che c'era un qualcosa che non andava. Perchè Gally non aveva ancora chiuso la porta dell'infermeria?
"Fai come ti dico!" mi ordinò, guardando ad intermittenza il corridoio fuori e il mio volto paonazzo. "Sbrigati!" 
Sbattei le palpebre più volte prima di riuscire a sbloccarmi del tutto, poi iniziai a camminare velocemente verso Newt e Stephen. "Vieni anche tu." dissi sottovoce, appiattendomi contro il muro ma senza inginocchiarmi a terra come gli altri.

Vidi Gally estrarre la chiave dalla serratura della porta, poi mi lanciò un ultimo sguardo pieno di scuse che non riuscii a comprendere del tutto. "Non si fermeranno finchè non troveranno qualcuno e prima o poi ci scopriranno." si limitò a dire, lanciando un'altra occhiata preoccupata verso il corridoio. "Non fare cose stupide." ammonì poi, guardandomi con preoccupazione, prima di lanciarsi nel corridoio e chiuderci dentro a chiave.
Nei primi istanti mi sembrò quasi che il mondo si fosse fermato e rimasi a guardare la porta allibita, mentre Gally armeggiava con la serratura, poi quando vidi il suo volto scomparire della piccola finestrella sulla porta, mentre fuggiva in avanti nel tentativo di seminare le guardie, il tempo riprese a scorrere.
Mi gettai sulla porta e tentai più volte di aprirla a calci e a pugni, senza però risolvere granché. Non potevo credere a ciò che era appena successo e sperai con tutto il mio cuore che tutto quello fosse solo un incubo e che ero ancora svenuta sul lettino dell'infermeria. Mi dovetti trattenere dall'urlare il nome del ragazzo, troppo spaventata per vanificare il suo tentativo di salvarci dalle guardie: attirandole verso di lui, gli uomini in divisa forse non ci avrebbero notati.

Sentii dei passi sul corridoio e la luce all'interno della stanza si spense quasi subito con un click. Poi una mano mi strascinò bruscamente a terra e sentii delle braccia cingermi il corpo mentre, incapace di opporre resistenza, mi lasciavo cadere a sedere. "Gally..." pronunciai, cercando nella mia testa mille soluzioni possibili per salvarlo senza però trovarne nemmeno una.
Una mano si appoggiò sulla mia bocca e premette leggermente. Solo in quel momento riconobbi il nuovo e strano odore del ragazzo biondo. Dopotutto, pensai subito dopo, dandomi mentalmente della stupida. chi altro avrebbe potuto essere se non Newt?
Espirai in modo affannato e lasciai cadere la mia testa sul petto del ragazzo, chiudendo gli occhi e tentando di fingere che andasse tutto bene. Mi ripetei che quello era solo un sogno e che in realtà nulla di tutto quello era mai accaduto: io ero una normale adolescente, avevo una famiglia, e vivevo in un mondo sicuro e sano, in una casa tutta mia.

Ma anche prima di aprire gli occhi nel buio di quella stanza, mi sentii una stupida anche solo per averci sperato. Tutto quello che avevo affrontato insieme ai miei amici ci aveva portati lì dove eravamo: il Labirinto con i Dolenti; la Zona Bruciata con i suoi Spaccati; la W.I.C.K.E.D. con tutte le sue perfidie e i suoi esperimenti; la morte e la rinascita; gli inganni e le menzogne. Tutto, ogni singola cosa era accaduta ed era irreversibile.
Non ci restava che proseguire, bendati come prigionieri che stanno per essere giustiziati. Non sapevamo cosa sarebbe successo, non avevamo nessuna certezza e, ancora peggio, iniziavamo anche a perderci tra di noi.

Furono i passi delle guardie che correvano veloci davanti alla nostra porta, ignorandoci e passando avanti, a risvegliarmi dal mio stato di trance. Mi ricordai solo allora di dover respirare, sentendo i miei polmoni bruciare. Dovevo salvare Gally a tutti i costi. Dovevamo tornare dai nostri amici, trovare i bambini e andarcene una volta per tutte.
Avrei raso al suolo la W.I.C.K.E.D. e lo avrei fatto senza pietà alcuna, per ripagarli con la stessa cura e le stesse premure che loro ci avevano riservato.
Avrei distrutto e ridotto in cenere chiunque avesse cercato di intralciarmi e lo avrei fatto in modo brutale, senza battere ciglio.

Sentendomi il cuore battermi forte in petto come un tamburo che annuncia una battaglia imminente, mi alzai di scatto, liberandomi con uno strattone dalle braccia di Newt.
Mi avvicinai alla porta con una sola falcata e, ignorando i continui richiami terrorizzati di Newt, iniziai a prendere a calci la porta con tutte le forze che avevo in corpo. Colpo dopo colpo, i rumori si diffondevano per la stanza e per il corridoio esterno. Sperai solo che le guardie potessero sentirmi e avessero iniziato a fare dietro front. Non notando alcun cambiamento nella porta che continuava a rimanere serrata, prendendosi gioco di me, iniziai con le spallate, facendomi soltanto male e non risolvendo nulla.

Ricordandomi all'improvviso di un dettaglio non trascurabile, lasciai perdere la porta per qualche istante, gettandomi in ginocchio di fianco a Stephen e afferrandolo per il colletto. Era rimasto svenuto per troppo a lungo, era ora di riportarlo alla realtà. 
Sotto i rimproveri increduli di Newt, iniziai a schiaffeggiare il ragazzo sul volto, prima con delicatezza pacata, poi con più ardore. Al quarto schiaffo, il ragazzo balzò a sedere terrorizzato e prendendo diversi respiri affannati. Si portò le mani sulle guance e un urlo soffocato gli uscì dalle labbra secche. Con il volto totalmente paonazzo, se non fosse stato per il rossore eccessivo sulle gote, lui si girò in mia direzione, guardandomi in modo truce e confuso.

"Che diamine..." iniziò, ma non lo feci finire, troppo presa dall'uscire da quella stanza per poter sprecare tempo in racconti.
"Muovi il culo." ordinai. "Vieni ad aiutarmi ad abbattere la porta, ti spiegherò dopo."
Facendo come gli avevo ordinato, il ragazzo si tirò su lentamente e mi raggiunse alla porta, ignorando totalmente la presenza di Newt ancora seduto a terra, troppo incredulo per parlare. Sorprendendomi, Stephen non fece nessuna obbiezione, né si lamentò e prese posto accanto a me. Ci muovemmo in perfetta sincronia, alternandoci tra spallate, calci e spintonate alla porta. Dopo diversi cigolii e qualche scricchiolio di legno, la porta si spalancò e qualche bulbo della serratura in metallo iniziò a tintinnare sul pavimento, correndo via lontana dalla nostra brutalità.

Non appena la porta cedette, spalancandosi verso l'esterno e facendo un brutto rumore, la luce filtrò copiosa nella stanza, illuminando non solo gli oggetti dell'infermeria, ma anche il volto paonazzo di Newt che, lentamente, iniziò a tirarsi in piedi.
Mi voltai verso Stephen, pronta ad impartirgli nuovi ordini, ma non appena lo vidi accorgersi della presenza di Newt dietro di lui, non potei fare a meno di sorridere. Il ragazzo spalancò la bocca da cui uscì un urletto acuto, poi balzò all'indietro, correndo dietro di me e riparandosi con il mio corpo. "C-C-C-Cosa cacchio..."
"Anche io sono altrettanto stupito nel vederti ancora vivo e vegeto, pensavo che avresti lasciato le penne in qualche avventura, ma ti vedo ancora in forma." iniziò Newt, avanzando nel corridoio in direzione di Stephen, che però fece un passo indietro e mi fissò, cercando di analizzare la mia reazione e studiando la situazione.

"Sto sognando? Sono in paradiso?" domandò lui. "Sei morta anche tu?"
Mi portai una mano sul volto e scossi la testa, incredula. "No, brutto scemo che non sei altro." abbaiai, guardandolo in cagnesco. "Mentre ti spiego, iniziate a muovervi." ordinai con voce ferma, poi puntando lo sguardo su Newt, suggerii: "Le pistole, prendile entrambe e usale per coprirmi." Puntai il dito contro Stephen e, cavando altre due pistole dai miei pantaloni, gliele porsi, guardandolo mentre le afferrava e le rigirava tra le dita, esaminandole curioso. "Sono leggere per..."

"Usale senza pietà. Sono sonniferi, non proiettili. Manderanno le guardie K.O. per abbastanza tempo da permetterci di fuggire." spiegai brevemente. "E ora seguitemi senza fare storie e state pronti a sparare."
Sentii Stephen borbottare dietro di me, tenendosi a debita distanza da Newt e guardandolo con fare circospetto. "D-Dove, cosa... Dove stiamo andando?" domandò, poi subito dopo riprese con gli interrogativi: "Cosa è successo? Perchè Newt è vivo improvvisamente e sono solo io a sclerare?"
Scossi la testa, ma la risposta del biondino arrivò prima della mia. "Ancora con questa storia della morte?" borbottò scocciato. "Che diamine, voi pive avevate poca fiducia nelle mie capacità di sopravvivenza, vedo."
"Ma se Thomas..." iniziò Stephen, allarmandomi e facendomi reagire immediatamente.

"Non abbiamo tempo per questo, Steph. Sta zitto e ascolta." ordinai dura, nel tentativo di spaventarlo a tal punto da non farlo più parlare. Non potevo gestire tutto contemporaneamente: se combattevo contro le guardie e mi creavo un piano mentale nel frattempo, non potevo anche tenere a bada la linguaccia lunga di Stephen mentre evitavo che a Newt venissero altre crisi. "Se ti sento fiatare ti sparo una pallottola nel collo e ti rimando nel mondo dei sogni, chiaro?" sbottai, voltandomi velocemente solo per guardarlo con aria truce e ricevendo in risposta un 'sì' balbettante.

Mi dispiaceva essere così dura con lui, soprattutto contando la confusione mentale e lo spaesamento in cui doveva trovarsi. Non solo si era perso metà del viaggio che avevamo fatto fino a quel momento, ma si era anche perso la novità di Newt, tornato di nuovo nel mondo dei vivi, e soprattutto tutte le informazioni che ci aveva fornito su di lui e sulla sede.
Non avevo tempo per aggiornarlo su tutto, quindi mi limitai a fare una lista delle cose più importanti al momento. "Gally sta facendo da diversivo e sta attirando le guardie. Noi lo stiamo seguendo, quando incontriamo le uniformi, iniziamo a sparare. Ci riprendiamo Gally e poi raggiungiamo gli altri."
"Dove sono gli altri?" domandò Stephen curioso, allungando il passo e ponendosi vicino a me. "Li avete trovati? E i bambini?"
"C'è anche Thomas?" chiese Newt curioso, allungando il passo e mettendosi anche lui al mio lato.

"Sì, c'è anche Thomas, ma non sappiamo dove sono finiti. Né dove sono i bambini, ci stiamo ancora lavorando su." mi limitai a dire in modo sbrigativo.
"Chi altro c'è?" continuò il biondino, affrettando il passo per riuscire a starmi dietro. 
"Minho, Violet, Brenda, Jorge e Teresa." elencai, inserendo una freccia nell'arco e caricandola non appena iniziai a sentire i primi rumori provenire dalle guardie ancora in vantaggio davanti a noi.
"Violet?" domandò confuso. "E chi è?" 
Feci per rispondere, riconoscendo sedutastante un'altro dei vuoti mentali del ragazzo, ma il biondino mi anticipò. "E Teresa chi... Frypan?" chiese terrorizzato, interrompendo la frase all'improvviso. "Ti prego dimmi che..."
"Non è morto." lo rassicurai, lanciandogli un'occhiata di sbieco per assicurarmi che fosse tutto a posto. "Ha scelto di non prendere parte a quest'avventura. Ci aspetta a casa." mormorai, sorridendo appena quando mi venne in mente il Posto Sicuro e il ragazzo dietro i banconi della cucina, intento a preparare un'altra delle sue delizie. Quanto mi mancavano i pasti di Fry.

"E-E..." il biondino tentennò leggermente, con la coda dell'occhio lo vidi arrossire. "Thomas è... insomma, è dalla parte dei buoni?"
Dovetti lottare contro l'istinto di puntare i piedi a terra e di voltarmi di scatto verso di lui. Cosa intendeva dire con quella frase? Notai Stephen lanciarmi la stessa occhiata confusa, ma nessuno dei due fece in tempo a rispondere, dato che un proiettile ci colse tutti di sorpresa.
Eravamo talmente distratti e concentrati nel parlare, che per un attimo ci eravamo scordati del resto, non notando nemmeno che il rumore di passi e il frusciare di vestiti si fosse interrotto all'improvviso. Le guardie, ora in schiera davanti a noi, stavano iniziando a raggrupparsi, ma erano solo in cinque. 
Solo una, tra tutte, aveva la pistola puntata su di noi e, presa dall'ansia dell'azione, aveva anche sbagliato colpo, mancando Newt di un soffio.

Prima che le altre guardie riuscissero a caricare le loro pistole, la mia freccia si era già direzionata verso la testa della prima guardia, facendo schizzare il suo sangue sul muro non appena avvenne l'impatto mortale. Il corpo dell'uomo senza vita si accasciò a terra con un tonfo e vidi Newt indietreggiare spaventato. Mentre Stephen puntava l'arma contro un'altra guardia, lanciando qualche colpo ma mancando il bersaglio, io mi posi davanti al biondino, sentendomi nuovamente in dovere di proteggerlo.

Caricai l'arco e, facendo due passi in avanti, lasciai che la freccia si andasse a conficcare nella spalla della guardia, mancando di molto il suo cuore, a cui avevo puntato. Presi la ricorsa e mi lanciai su di lui, atterrandolo con una spinta e bloccandolo a terra con le mie gambe. Caricai velocemente un'altra freccia non appena vidi una guardia muoversi in mia direzione. Lanciai la freccia senza prendere troppo bene la mira e gliela conficcai nello stomaco, poi usando l'arco, lo colpii forte alle gambe, riuscendo a fargli perdere l'equilibrio e a ribaltarlo all'indietro.

Sentii la guardia sotto di me gemere e fare forza per liberarsi. Mi afferrò le braccia e tentò di spostarmi di lato, così puntai i piedi a terra e forzando i muscoli, riuscii a colpirla alla testa con la coda dell'arco di metallo. Il casco protettivo della guardia si sganciò e rotolò per il pavimento, rivelandomi la sua faccia. Un lieve accenno di barba, naso ad aquilino, occhi azzurri e tanto stanchi quanto spaventati. Soffocando la voce che mi pregava di mostrargli pietà e risparmiare la sua vita, tentai di affibbiargli un altro colpo con l'arco, impossibilitata a prendere un'altra freccia, ma questa volta l'uomo anticipò le mie mosse e, con un movimento repentino, mi sollevò le braccia e facendo forza sulle gambe riuscì a ribaltarmi dall'altra parte.

Non appena sentii la schiena toccare il pavimento, cercai di inarcarmi per rimettermi almeno in ginocchio, ma questa volta la guardia fu più veloce di me e con un balzo mi fu addosso, facendomi sbattere le braccia a terra con forza e brutalità in modo che abbandonassi le armi.
E così feci, nonostante avessi tentato di mantenere salda la mia presa attorno all'arco, la mia mano si aprì automaticamente non appena il polso sbatté a terra con violenza, facendomi male.

Mugugnai per il dolore della botta, ma non mi diedi per vinta e, non appena la guardia allungò una mano verso l'ultima pistola ancora inserita nella fibbia, feci la mia mossa. Gli afferrai con la mano libera il colletto della divisa e la strattonai verso di me, cogliendolo di sorpresa, poi non appena la sua testa fu abbastanza vicina alla mia, presi la carica e sbattei il mio cranio contro la parte morbida della sua fronte. Il colpo fu talmente forte e veloce che per un attimo stordì anche me. 
Terrorizzata all'idea di perdere il vantaggio, feci di tutto per ignorare il giramento di testa e mettermi in ginocchio. Non appena individuai il mio arco a terra, lo afferrai velocemente e lo caricai, sperando che il mio colpo sarebbe andato a segno nonostante la vista sfocata.
Presi la mira, cercai di trattenere il respiro, portai la corda alle labbra e poi lasciai il tiro, osservando la freccia conficcarsi nella gola dell'uomo che immediatamente si portò i palmi sulla ferita e ricadde all'indietro boccheggiando in cerca d'aria.

Senza attendere altro, mi tirai su in piedi e, portandomi una mano sulla testa e strizzando forte gli occhi, riuscii a riprendermi parzialmente dal colpo che avevo appena assestato. Osservai Stephen combattere a mani nude contro una guardia, schivando alcuni dei suoi colpi, mentre altri andavano a segno. I movimenti del ragazzo erano sicuramente ancora rallentati dal sonnifero, rendendogli così impossibile muovere tutti i muscoli e le parti del corpo con sincronia e ordine.
Tuttavia, quando notai che un'altra guardia giaceva dormiente ai suoi piedi, con ancora una delle mie frecce conficcate nell'addome e diversi colpi di pistola sulle gambe, compresi che il ragazzo non avesse il benché minimo bisogno di aiuto. 
Il panico invece mi colse non appena notai che la quinta e ultima guardia fosse sparita dalla mia vista. Mi voltai di scatto e feci appena in tempo a notarla che una capsula piena di sonnifero mi esplose sull'arco, direzionata dove prima c'era la mia spalla.

Vidi l'uomo trascinarsi dietro Newt, tenendolo saldo per il colletto, mentre con la pistola cercava di spararmi diversi colpi. Grazie al dimensarsi continuo del biondino, prendere bene la mira era impossibile per la guardia, regalandomi così una soglia di vantaggio su di lei. Presi a correre e, decisa a non sprecare altre frecce, cavai l'ultima pistola che mi era rimasta dalla cinta in vita, puntandogliela contro e sparando un solo colpo diretto al petto. Vidi la guardia gettarsi di lato, colta alla sprovvista e riuscì per miracolo ad evitare la capsula della pistola, che esplose sul muro alle sue spalle.

Le sue gambe vacillarono leggermente quando, nel tentativo di buttarsi a lato, si era dimenticata del peso di Newt, sbilanciandosi e rischiando di perdere totalmente l'equilibrio. La sua pistola si agitò di lato insieme al suo braccio nel tentativo vano di riacquistare la stabilità ormai perduta e Newt, cogliendo al volo quell'occasione, afferrò il braccio che lo teneva per il colletto e lo strattonò malamente a terra. La guardia gli cadde goffamente addosso e dalle labbra del biondino uscì un lamento soffocato dai vestiti dell'uomo che, contorcendosi su se stesso, stava cercando un appiglio per rimettersi in piedi.
Decisa a finirlo una volta per tutte, avanzai verso i due che oramai avevano iniziato a rotolare per terra, lanciandosi colpi alla rinfusa nel tentativo di colpire l'altro in tutto quel casino. Quando il pugno della guardia andò a finire sulla mandibola del ragazzo, stordendolo visibilmente, un grido si levò dalle sue labbra e il biondino serrò gli occhi spaventato, chiudendosi su se stesso come un riccio e coprendosi la testa con le braccia.

 

   
 
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