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Autore: _Zaelit_    04/08/2020    1 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Rainiel terminò di prepararsi e pensò di anticipare uno dei lavori della giornata: chiedere informazioni in giro per il villaggio a proposito dell'ultimo avvistamento del mostro di mako. Sephiroth sarebbe tornato con le sue armi tra non molto, per cui poteva fargli a sua volta un favore e occuparsi di quel compito al suo posto.
Uscì dalla casa richiudendo la porta e stirando le braccia, ancora assonnata. Nel girare su se stessa si ritrovò a un metro di distanza... da Zack, che la guardava stralunato.
«Rain...?»
La ragazza non comprese inizialmente cosa lo avesse sconvolto tanto, finché non realizzò di essere appena uscita dalla casa di Sephiroth con un'espressione ancora addormentata.
«Oh.» esclamò infatti dopo, alzando una mano. «No, no, no! Non osare! Non è come pensi!»
«Hai... hai per caso dormito con...?» non finì la frase.
«Potrei... potrei aver passato la notte qua, ma non è per...!» sospirò e si decise a raccontare tutto a Zack mentre passeggiavano, benché il ragazzo si dimostrasse ancora restio a credere che il tanto orgoglioso Sephiroth le avesse ceduto il suo letto per dormire su una scomoda poltrona.
Fortuna volle che un vecchio abitante del villaggio gli si avvicinasse con l'intenzione di informarli: qualche giorno prima un suo nipote aveva intravisto una strana creatura risalire il fianco della montagna fino a una grotta poco lontana. Forse avrebbero potuto raggiungere il luogo dell'avvistamento in due o tre ore di marcia.

 
Sephiroth li raggiunse poco dopo, a casa sua. I due guerrieri lo attendevano sulla scalinata all'ingresso. Il Generale consegnò le spade all'allieva e i due più giovani gli riferirono quanto accaduto.
Dunque l'ordine che lui impartì loro fu uno soltanto e semplice da recepire: "Partiamo subito". Chiese a Zack di recuperare dei rampini da arrampicata al mercato locale, considerata la ripidità della parete scoscesa che l'anziano aveva indicato al gruppo.
Rainiel fece per seguirlo mentre lui si allontana, ma una mano strinse delicatamente il suo avambraccio, tirandola in direzione opposta. Sephiroth l'aveva fermata per parlare.
«È successo qualcosa?» chiese lei, subito in pensiero.
«I tuoi genitori sono molto preoccupati per te.»
Lei tossì una risata.
«Certo... lo immagino.»
«Dico sul serio. Credo che dovresti parlare con loro, stasera.» ripeté lui, «Non sono pratico in materia... ma ti considerano comunque la loro famiglia. Sei molto fortunata ad avere dei genitori come loro.»
O ad avere dei genitori in generale. Lui non poteva dire lo stesso.
Rainiel sospirò e si irrigidì.
«Sì... lo so. Mi dispiace aver litigato con loro. Rimedierò. Stasera andremo tutti a mangiare da loro, ci tenevano!» sorrise infine, raggiante.
«Sì,» replicò l'altro, «Sembra un'ottima idea.» L'ombra di un sorriso sul suo volto.

 
Zack tornò in fretta e la lunga passeggiata verso la grotta del mostro iniziò. La missione era pericolosa e tutti e tre lo sapevano, ma non per questo si sarebbero tirati indietro.
Raggiunsero la parete più ripida dopo un'ora di cammino. Avevano a disposizione dei rampini particolari, gli unici che Zack era riuscito a trovare: potevano assicurare una cima in alto per scalare la zona, ma non tirarli su, per questo aveva acquistato anche delle piccozze e degli stivali con spuntoni. Il bel gruzzolo di guil offerto dalla Shinra si ridusse notevolmente in un'unica mattinata.
Piccozze in mano e massima cautela: la scalata iniziò. Sephiroth fu il primo a salire, seguito da Zack e poi da Rainiel, che ben presto si ritrovò tra i due: la salita era abbastanza ripida giunti a un certo punto, per cui si ritrovarono bloccati per qualche attimo in un solo punto, più o meno allineati.
Rainiel notò una roccia sporgente che avrebbe potuto raggiungere e usare come rampa di lancio per arrivare in cima, così si protese verso di essa, pronta ad aggrapparsi a essa con la mano.
Il grido della belva, seppur molto in lontananza, la prese alla sprovvista nel peggiore dei momenti. Non sapeva dove fosse nascosta, ma la sua voce grave e possente la spaventò e la sua mano scivolò sulla roccia nello stesso istante in cui aveva appena lasciato andare l'appiglio precedente. Ben presto anche gli stivali non sopportarono il suo peso, lasciandola ricadere verso il basso, con il pericolo che atterrasse al suolo senza alcun freno o riparo da più di quindici metri d'altezza.
Non riuscì neppure a urlare, ma grazie al cielo i riflessi dei suoi compagni furono più rapidi: la mano mancina di Sephiroth strinse con forza il polso della mano che aveva perso l'appiglio sulla roccia sporgente, mentre quella destra di Zack afferrò l'altra. Delle piccole rocce caddero lungo la parete, e Rain rimase penzoloni nel vuoto.
«Rainiel!» gridò Zack, facendo forza con i propri muscoli per sollevarla e trarla in salvo. «Stai bene? Sei ferita?»
Rain respirava velocemente, con il cuore che palpitava come impazzito.
«Credo di star bene...»
Stupidamente guardò in basso, realizzando quanto in effetti fosse in alto. Per la paura dondolò i piedi ed emise un lamento.
«Non muoverti.» le ordinò Sephiroth, prima di guardarsi intorno. La cima era molto, molto vicina. Forse neanche due metri più in su.
Zack strinse la presa, la pelle di Rain era già sudata e per questo rischiava di scivolare via.
«Dobbiamo inventarci qualcosa per aiutarla... e in fretta!» ricordò a tutti e tre.
Rain era terrorizzata, ma osservò il suo mentore che sembrava star calcolando lo spazio rimasto nei minimi dettagli, senza farsi sfuggire un solo millimetro.
«Abbiamo una sola possibilità. Dobbiamo lanciare Rainiel lassù.» indicò con un cenno del mento verso l'alto.
«Cosa?!» la ragazza ebbe un tuffo al cuore. «È un salto di quasi due metri! Sicuri di farcela?»
«L'alternativa è lasciarti cadere, o buttarci tutti e sperare che i cespugli a terra attutiscano i danni. Nessuna delle due mi sembra una buona idea.»
«Lo credo bene! D'accordo allora... possiamo farcela!»
Zack strinse i denti.
«Per la Dea... oh, speriamo solo che funzioni!»
«Al mio via, Zack. Dobbiamo sfruttare anche la giusta oscillazione. Non lasciare andare il polso di Rainiel per nessuna ragione al mondo.»
«Ricevuto.»
Il conto alla rovescia segnò i secondi più lunghi dell'intera vita di Rain: aveva una sola possibilità di aggrapparsi alla sporgenza più in alto o sarebbe caduta. Sopravvivere a qualcosa del genere non era una possibilità molto probabile, per cui pregò in silenzio e si preparò al lancio.
Al tre, infine, i due SOLDIER di prima classe fecero appello alla sola forza dei bicipiti per farla sfrecciare verso l'alto.
Rainiel distese le braccia più che poté e per un secondo le parve si star volando, ma subito si vide più vicina alla sporgenza e si aggrappò ad essa facendo appello a tutte le sue forze. Il lancio fu abbastanza potente da spedirla alla giusta altezza, così riuscì a trascinarsi in su fino ai gomiti e poi, recuperando la cima del proprio rampino e lanciandola contro un albero poco lontano, tese la corda e la usò per arrampicarsi, finendo distesa con la schiena contro l'erba umida.
«Rain?!» gridò Zack, da giù, «Va tutto bene?!»
Poco dopo la chioma rossiccia della SOLDIER apparve dalla sporgenza. La ragazza sollevò due dita in segno di vittoria.
«Mai stata meglio! Bel lancio, ragazzi!» rise, stranamente divertita.
Zack tirò un sospiro di sollievo ma Rain ebbe l'impressione che Sephiroth avesse fatto la stessa cosa.
«Riuscite a salire?» domandò poi lei a entrambi.
«Sì, ho appena individuato una via più sicura!» rispose Zack.
«Perfetto. Allora vi aspetto quassù.»
Rain tirò indietro la testa e tornò a stendersi sull'erba.
Mentre i due ragazzi risalivano, lei aprì gli occhi e inclinò indietro la testa, fino a vedere al contrario ciò che si celava dietro di lei. E rimase allibita.
Zack e Sephiroth raggiunsero la cima nel giro di un minuto, trovandola in piedi e immersa nell'atto di osservare qualcosa davanti a sé.
«Va tutto bene, Rain?» chiese il suo amico dai capelli corvini, «Sembra che tu abbia visto un fantasma.»
«No, non un fantasma...»
Rainiel indicò una grotta enorme, proprio davanti a sé. Profondi segni di graffi e resto di selvaggina divorata erano come decorazioni al suo ingresso.
«... ma qui abbiamo il nido della bestia.»
   
 
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