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Autore: TittiGranger    16/08/2009    7 recensioni
In quel momento, mi balenò nella mente il pensiero che Ron mi stesse tenendo un segreto. Ma quando lui venne verso di me e prese il mio viso tra le sue grandi mani per baciarmi come non faceva da mesi, ne ebbi la certezza. Ron mi stava tenendo nascosto qualcosa.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- E quindi se ne è andato così, nel bel mezzo della notte

- E quindi se ne è andato così, nel bel mezzo della notte? - Ginny sembrava indignata.

- Sì… a quanto mi ricordo.

Ginny annuì - E cosa ti ha detto esattamente?

Io le ripetei nuovamente ciò che le avevo detto già tre o quattro volte.

 

- Spero che tu non gli creda, Herm - mi disse Ginny, alzandosi e iniziando a fare su e giù per la stanza - Voglio dire… è assurdo! Chi mai è andato a fare delle consegne a notte fonda?

- Lo so, Ginny. Ma non vedo cosa altro posso pensare.

Sbuffai. Quella storia mi stava davvero stancando.

Se i miei buoni propositi mi avessero abbandonato, avrei volentieri preso Ron per fargli una bella lavato di capo.

 

- Naturalmente, ha a che fare con la cosa del Quiddità - sentenziò Ginny.

Ovvio, che aveva a che fare con il Quidditch. A quello ci ero arrivata.

- Sì, bene. Ma come la spieghi la sparizione notturna? - le feci notare.

- Già…

 

Rimanemmo a meditare ancora qualche secondo, senza giungere ad una soluzione plausibile.

- Senti, Gin - dissi alzandomi - Vado a mandare un gufo ai miei. E’ già un paio di giorni che non mi faccio sentire.

Lei annuì, ancora assorta nei suoi pensieri.

- Mi raccomando, non dire nulla a…

 

- Che confabulate? - quella voce ci fece decisamente sobbalzare.

- …Harry!

Lui ci guardò entrambe, passando lo sguardo dall’una all’altra.

- Allora? - ci incitò lui.

- Niente, chiacchiere fra ragazze. Io allora vado - risposi, sperando di risultare credibile. Di Harry si sarebbe occupata Ginny.

Nessuno era irremovibile come lei.

Nemmeno io.

 

*

 

- Chiacchiere eh? - ripetè Harry, quando Hermione uscì dalla stanza, facendomi un ultimo cenno.

- Sì, sai com’è…

Harry annuì.

- Non è mai nulla di buono quando fate così, Ginny. Avanti, che state combinando?

Oh, Merlino. Ma era davvero paranoico!

- Harry, parlavamo del più e del meno, santo cielo! - sbottai - Vuoi un resoconto completo di quello che abbiamo detto?

. No, no… - fece lui - Passa direttamente alla parte riguardante la “spedizione notturna”.

 

Quelle parole mi immobilizzarono.

Merda, la situazione si andava complicando.

Naturalmente, avevo ancora una via d’uscita ma non sapevo quanto avrebbe funzionato.

- Tu ci stavi origliando! - lo accusai.

Lui ridacchiò - Se la metti così… sì.

Cosa?

Ma senta pazienza!

Lui non avrebbe dovuto rispondere sì!! Avrebbe dovuto negare!!

Così io lo avrei accusato di non fidarsi di me e la conversazione sarebbe divagata sull’importanza della fiducia in un rapporto di coppia e bla bla bla…

 

- Ah… - fu l’unico suono che riuscii ad emettere.

- Allora? - incalzò.

- Senti, ma perché non vai a chiederlo ad Hermione?

Meglio scaricare l’incarico.

- Perché lei non me lo direbbe.

Ah! Ma che faccia tosta!

Come se io non fossi in grado di mantenere un segreto!

Che… che… quando mai?

- E’ così? - gli dissi, arrabbiata - Bene, allora. Da me non saprai una parola. Cascasse il mondo.

 

Dieci minuti dopo gli avevo raccontato tutto.

Harry sa essere molto persuasivo.

Sono stata praticamente costretta. Mi ha tirato fuori le parole a forza proprio.

- Okay - dissi quando ebbi finito - Adesso puoi ridere.

 

-Gin, non voglio ridere. Ma tu ti rendi conto che questa storia è un tantino assurda? - disse. Si sfilò gli occhiali e iniziò a pulirli con la maglietta.

- Sì, ma non sappiamo cosa altro pensare! - dissi - Lo hai visto anche tu che Ron è strano in questi giorni!

- Sì, va bene, ma le vostre sono solo supposizioni! Non avete prove!

- Che altre prove ci occorrono, Harry? - risposi infastidita - Ne abbiamo abbastanza direi. E poi… è il tuo migliore amico, possibile che non sai niente?

 

- No, Ginny, te l’ho detto.

- Sinceramente, non posso crederti, sapendo che tu e lui vi siete sempre difesi a vicenda!

Lui si rinfilò gli occhiali - E’ vero. Ma pensi che farei una cosa del genere ad Hermione? A quella che considero come una sorella?

Già. Di malavoglia fui costretta a credergli.

 

- Quindi… riprese lui - Pensate che Ron stia preparandosi ad entrare in una squadra.

- No, Harry. Non che “si stia preparando” ma che sia già entrato! - precisai - D’altra parte spiegherebbe tutto: improvvise sparizioni, montagne di abiti da lavare, atteggiamenti sospetti, docce continue…

Harry annuì, pensieroso.

- Inoltre, è uscito persino stanotte - conclusi.

- Davvero?

- Sì, me l’ha detto Hermione.

 

Harry si mise di nuovo a riflettere.

Poi parlò di nuovo.

- Non lo so, Ginny. Come storia potrebbe anche essere vera, ma… non sarebbe da Ron. Perché tenerci nascosta una cosa del genere?

Alzai le spalle - Hermione pensa che sia colpa sua. Sai, per il fatto che lei non ama proprio il Quidditch…

- Lei lo detesta. E’ differente.

- Appunto.

- Bè, ma comunque dovrà dirglielo. Non potrà nascondersi in eterno. Voglio dire… tra partite, allenamenti. Ritiri all’estero. Campionati…

 

Un momento…

- Cosa hai detto? - chiesi orripilata.

- Dicevo che non è facile nascondere una cosa…

- No, no… ritiri all’estero?

- Certo. Molto spesso le squadre si allenano fuori sede per migliorare… oh! - esclamò infine, capendo.

 

Miseriaccia, come avevo fatto a no  pensarci prima?

Certo, Ron doveva trasferirsi fuori e non aveva ancora avuto il coraggio di dirlo ad Hermione.

Ecco perché tutti quei misteri.

Quel brutto…

 

- Pensi che… - iniziai io.

- Sì, Ginny - mi bloccò lei - Ron sta per lasciare l’Inghilterra.

Un tonfo vicino la porta interruppe la nostra conversazione.

 

*

Non mi accorsi nemmeno che avevo lasciato cadere a terra i libri che avevo in mano.

Quelle cinque parole mi travolsero come un uragano.

Ron sta per lasciare l’Inghilterra.

 

- Oh, mio Dio… - sibilai, incapace di muovermi.

Notai Harry e Ginny scambiarsi un’occhiata.

- Hermione, non è detto che sia così - si affrettò a dire Harry.

- Sono solo supposizioni! - confermò Ginny.

- Già… magari ci sbagliamo.

- Sicuramente, sì, sì. No può essere così.

 

Passavo lo sguardo dall’uno all’altra, mentre loro si affrettavano a trovare scuse che sembravano voler convincere più loro stessi che me.

Vedendo che non reagivo, avevo altro per la mente, Ginny mi si avvicinò, afferrandomi delicatamente un braccio.

- Hermione, non devi preoccuparti… - disse lentamente, come se pensava che potessi scoppiare a piangere da un momento all’altro.

- Preoccuparmi? - sbottai. Nessuno dei due si aspettava una ripresa così repentina - Io non sono preoccupata, Ginny! Sono più o meno… ehm… incazzata nera!

- Oh… - non era esattamente la reazione che Ginny si era immaginata.

 

- Cioè… quell’idiota! - gridai quando ripresi il controllo - Mi sottovaluta fino a questo punto?

- Hermione. Può darsi che Ron abbia… - iniziò Harry, cauto.

- Tu non lo difendere!

Mi sedetti sul letto a riflettere.

Possibile che Ron aveva così poca fiducia in me da non dirmi nulla? Credeva davvero che non lo avrei appoggiato?

 

- Magari te ne avrebbe parlato quando la cosa sarebbe stata definitiva… - disse Ginny.

- Certo, magari mi avrebbe mandato una cartolina dall’aereo!

- Ragazze, non facciamone una tragedia: non è la fine del mondo se Ron dovrà lasciare l’Inghilterra per un po’ - sentenziò Harry.

 

- Che cosa? Il mio Ronnie?

Con un’espressione di orrore dipinta sul volto, tutti e tre ci girammo verso la porta. Molly era là impalata, con il cesto della biancheria pulita stretto tra le braccia.

- Perché non mi ha detto niente? Oh, no… anche Ron no… - disse singhiozzando.

Fantastico. Proprio quello che ci voleva.

Io e Ginny ci precipitammo da lei, cercando di salvare il salvabile.

Fortuna che doveva rimanere un segreto.

 

- Ma no, Molly, non ne siamo sicuri ancora…

- Anzi, probabilmente ci siamo sbagliati, mamma…

- Oh, no… se ne va! Anche Ron mi lascia… no…

La situazione ci stava decisamente sfuggendo di mano.

 

- Chi è che se ne va?

Come non detto. Ho parlato troppo presto.

- George, ti prego, non ti ci mettere anche tu - disse Ginny, continuando a dare delle pacche affettuose sulla spalla di Molly che non la smetteva di singhiozzare.

- Ron! - gli rispose Molly fra le lacrime.

- Fico - disse lui - E dove va?

 

- Dovresti dircelo tu, George - gli dissi - A quanto pare sei il più informato.

Lui ci guardò uno ad uno, confuso.

- Scusa?

- Avanti, George. Sappiamo tutto di Ron del Quidditch e del ritiro all’estero. Puoi parlare.

- Cosa? Ma vi siete  impazziti? - rispose lui. Sembrava decisamente stupito.

 

Io lo fulminai con lo sguardo.

- D’accordo, facciamo un passo indietro. Perché la mamma sta piangendo?

 

Gli spiegammo tutto.

Molly aveva sentito Harry dire che Ron si sarebbe trasferito all’estero.

Harry l’aveva saputo da Ginny, che l’aveva saputo da me.

Eravamo al culmine dell’isterismo, quando una nuova figura irruppe nella stanza.

 

- Ciao, famiglia!

Ron entrò lasciando cadere a terra la borsa degli allenamenti .

Quando lo vide, Molly pianse più forte, coprendosi il viso con le mani; Ginny lo guardò male, Harry sollevò le spalle, come a scusarsi.

Io evitai di incrociare il suo sguardo. Avevo un forte desiderio di mettermi a piangere.

- Che succede qua dentro? - disse, mentre il suo sorriso si spegneva.

Nessuno rispose.

 

Fu George dopo qualche secondo a prendere l’iniziativa.

- Credono che tu voglia trasferirti.

- Cosa? E perché?

Geroge gli spiegò tutta la storia. Di quello che mi aveva detto e delle reazioni a catena che ciò aveva causato.

 

- E perché le hai detto una cosa simile? - gli domando Ron.

Noi nel frattempo, stavamo seguendo il loro discorso senza capirci nulla.

- Senti, sul momento non sapevo cosa inventarmi! - si giustificò lui - E tu sai come può essere convincente la tua cara fidanzata…

- Bene. Penso di dovervi una spiegazione - cominciò Ron.

 

- Oh, davvero lo pensi? - disse Ginny sarcastica - gentile da parte tua.

- Quella del Quidditch era solo una copertura… inventata da George a quanto pare! - disse Ron guardando il fratello - Il fatto è che gli ho chiesto io di coprirmi con voi. Anche se… non è tutto falso. E’ vero che ho fatto degli allenamenti. Allenamenti per il corso di Auror. Ho dovuto allenarmi tutti i giorni… George mi ha aiutato a tenere la scosta la cosa. In previsione dell’esame finale gli allenamenti sono diventati sempre più assidui… ma adesso, ho finito. Questa mattina ho fatto l’esame.

 

. Ronnie… come è andata? - disse Molly, il viso ancora gonfio per il pianto.

- Sono un Auror!

Molly corse subito ad abbracciarlo, seguito da George che gli diede una pacca sulla spalla.

- Amico, perché non mi hai detto niente? - chiese Harry, avvicinandosi per congratularsi - Neanche al Ministero ho sentito nulla…

- Ho chiesto io di non spargere la notizia. Non volevo creare false speranze…

Anche Ginny si avvicinò per abbracciarlo.

 

Io invece rimasi là, momentaneamente pietrificata, seduta accanto a Molly.

Incrociai lo sguardo di Ron, speranzoso e preoccupato allo stesso tempo.

Era chiaro che temeva una mia reazioni. E aveva ragione: l’ultima volta gli avevo scagliato contro uno stormo di canarini.

- Mamma… è quasi ora di pranzo! - disse Ginny rompendo il silenzio - Poi dobbiamo preparare qualcosa di speciale per festeggiare!

 

Molly parve riscuotersi.

- Oh, ma certo! - scattò in piedi - Vado, vado subito! Vieni Ginny!

Uno alla volta, con una scusa ciascuno uscirono dalla stanza.

L’ultimo si chiuse la porta alle spalle.

- Dovrei congratularmi - dissi.

- E io devo scusarmi - fece Ron arrossendo.

Silenzio.

 

- Perché non me lo hai detto, Ron?

- Hermione io non volevo… deluderti! E se poi non ce l’avessi fatta?

- Credi davvero che non ti avrei appoggiato lo stesso? Che ti avrei amato di meno?

Ron divenne rosso, avevo colpito nel segno.

- Sì… - bisbigliò, in un sussurro quasi impercettibile - Magari, se non l’avessi superato,  ti saresti resa conto di quanto sono inferiore rispetto a te. O ad Harry.

 

- Ron, smettila! - mi alzai in piedi, andandogli davanti.

- Volevo dimostrare di valere qualcosa. Sia a te, che a me stesso!

- Io lo sapevo già da prima… - dissi, accennando un sorriso.

 

L’ansia mi stava abbandonando.

“Non se ne va…” mi dicevo “Non vuole lasciarti…”.

- Pensavo che volessi andartene via, senza dirmi niente - ridacchiai, istericamente. In realtà mi veniva da piangere - Che sciocca, eh?

Lui si accorse del mio disagio e mi afferrò una mano, tirandomi verso di lui.

- E come avrei potuto? Dopo sette anni di fatica, andarmene?  - scherzò lui.

 

Lo strinsi forte.

Lui mi baciò una tempia.

- Saresti stata l’unica cosa per cui sarei rimasto - mi sussurrò.

 

Anche in quel momento mi venne da piangere.

Però, sarebbero state lacrima di sollievo. Le ricacciai indietro. Non era il momento di mettersi a piangere.

- Auror… - sussurrai, guardandolo - Non mi sono ancora congratulata…

- Non è da lei, signorina Granger - disse Ron, avvicinandosi di più.

 

Già, non è da me…

Meglio rimediare.

 

 

 

E così, ecco la fine.

Questo capitolo ha fatto una fatica del diavolo a venir fuori.

Non mi piace particolarmente, ma non sono riuscita a fare di meglio…

 

Penso di postare in settimana una one shot, che si può collocare dopo l’altra mia ff “Eri con me”. Colgo l’occasione per ringraziare tutti voi che l’avete letta e commentata!

 

Alla prossima! xoxo

 

   
 
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