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Autore: Myriru    08/08/2020    4 recensioni
Ispirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar – Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!"
Dal testo:
«Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto che voi avreste capito... sono state le sue ultime parole prima di morire »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Ehi, ragazzino! Quel secchio è troppo pesante. Ti farai male alle mani! »
Maurice poggiò il secchio d’acqua pieno a terra affaticato poi si girò a guardare André sorridendo imbarazzato. Lui gli sorrise, poggiato con la schiena ad una delle travi di legno della soffitta. L’uomo si passò una mano tra i capelli corti e si avvicinò al ragazzo prendendo il secchio d’acqua al posto suo e Maurice si meravigliò di come l’avesse preso senza alcuno sforzo.
«Stai cercando di renderti utile, eh? Guarda che non ce n’è alcun bisogno, non devi sentirti in debito! »
«Ma io… »
Cercò di giustificarsi il ragazzo guardando in viso André. Sapeva di essere arrivato d’improvviso e che la sua presenza aveva creato numerosi problemi in villa e stava cercando in tutti i modi di rendersi utile, per scusarsi anche per essere entrato nelle loro vite.
«E sia. Allora vai a prendere dei ferri di cavallo, più tardi ti faccio vedere come si cambiano »
Gli occhi di Maurice si illuminarono e annuì felice.
«D’accordo! Grazie mille André! »
André gli scompigliò i ricci biondi e lo lasciò correre via.
«Ah Caesar… ci sono grandi cambiamenti all’orizzonte »
Disse André girandosi verso il cavallo bianco. Il cavallo nitrì.
«Ben detto amico mio…»
 Gli accarezzò il muso, poi da una tasca fece uscire una carota e gliela fece mangiare.
 
 
«Ma cosa…?! Fermo, basta! Non c’è bisogno che tu faccia cose del genere! Ti rovinerai le mani… su, lascia perdere, e vai piuttosto a mangiare dei biscotti! »
Maurice si fermò un attimo a guardare, con una patata e un coltello in mano, a governante mentre lo sgridava: nonostante l’idea di mangiare dei biscotti lo allettava molto, avrebbe preferito prima finire di pelare le patate. Non gli piaceva lasciare un lavoro incompiuto e aveva già rinunciato ad aiutare André.
Rosalie gli passò accanto e posò una mano sulla spalla del bambino e gli sorrise, complimentandosi con lui, per poi avvicinarsi alla governante.
«Poverino… un bambino che si sente debitore, ti rendi conto? Mi fa una pena… guardalo come pela le patate! »
«Ed è anche piuttosto bravo… significa che ha sempre lavorato sodo, povero piccolo! »
«Vorrei proprio sapere cosa diavolo ha in mente quel disgraziato del padrone! È davvero imperdonabile! »
«Maurice!! »
Loulou entrò nella cucina correndo alla ricerca del suo amico e appena lo vide si avvicinò a lui felice, tirandogli la manica per attirare la sua attenzione.
«Perché non andiamo fuori? È una bella giornata! »
«Va bene, io qui ho finito madame! »
Disse Maurice rivolgendosi alla governante con un dolce sorriso e la donna notò che il piccolo aveva fatto un ottimo lavoro, da fare invidia al cuoco del palazzo. Gli lasciò una carezza sul viso e si complimentò con lui, per un attimo quel bambino le ricordò suo figlio e il André quando erano bambini.
Erano identici: stesso sorriso, stessa voglia di aiutare il prossimo, stessa espressione birichina. Sorrise, ricacciando i ricordi del passato. Rosalie sorrise ad entrambi i bambini notando la governante un po’ in difficoltà.
«Loulou ha ragione, è una bella giornata ed è un vero peccato sprecarla restando dentro. Perché non andate a giocare? Più tardi vi porto un piatto di biscotti, va bene? »
I due bambini annuirono entusiasti dall’idea di Rosalie e Loulou corse, seguita da Maurice, fuori il giardino a giocare. Quando uscirono fuori videro il generale apprestarsi ad uscire. In quei due giorni che erano passati dalla festa della consorte, era sempre fuori casa. La cosa infastidiva molto la sua consorte, che vedeva queste sue uscite come un pretesto per non parlare di quello che stava succedendo.
«Ah, nonno! Uscite anche oggi? Allora siete proprio nei guai! »
Loulou rise divertita, scappando per l’ennesima volta dal nonno che poco sopportava la sua sfacciataggine.
«Loulou in assetto di fugaaa! »
Oscar guardò la scena dalla finestra della sua stanza scostando leggermente la tenda. Poggiò una mano sul petto e strinse tra le dita la tenda di seta. Il suo sguardo si soffermò sul bambino.
“Un fratello… se quel bambino fosse davvero il mio fratellino… la mia vita cambierebbe radicalmente… non avrei più bisogno d’indossare l’uniforme…”
«È spaventoso, vero? Il destino è una cosa terribile… nessuno è in grado di prevederlo »
Oscar sussultò, girò appena il capo e vide André poco distante da lei che guardava nello stesso punto. Lo guardò con la coda dell’occhio, lui poggiò una mano sulla sua spalla.
«Se davvero quel Maurice fosse tuo fratello… penso che madame ne sarebbe afflitta oltre ogni dire »
Restarono per alcuni istanti in silenzio a guardare i due bambini ridere e giocare. Nella mente di entrambi ricomparvero i ricordi della loro spensierata infanzia insieme e di come, nel giro di pochi anni, tutto fosse cambiato.
«André… in quel caso tu mi resterai accanto, vero? »
L’uomo abbassò lo sguardo verso di lei, intenerito da quella improvvisa domanda e capendo i suoi dubbi e le sue incertezze. Fino a quel momento era stata lei l’erede del casato Jarjayes, l’arrivo di un ipotetico figlio maschio non aveva mai sfiorato l’immaginazione di nessuno.
«Ma certo… non ti abbandonerei per nessuna ragione al mondo »
Oscar posò la mano sulla sua, grata per quella risposta così rassicurante. Per un attimo la paura di non averlo più al suo fianco le aveva tolto il respiro, non voleva separarsi da lui. Non sapeva esattamente cosa le sarebbe successo se Maurice si fosse veramente rivelato suo fratello, ma non aveva calcolato che con molta probabilità lui non sarebbe stato più insieme a lei. Ne avrebbe sentito terribilmente la mancanza, solo ora se ne rendeva conto.
Si voltò completamente verso di lui e si sorrisero, lui prese la sua mano e la strinse alla sua per qualche istante. Oscar non abbassò lo sguardo e neanche lui lo fece, le sorrise dolcemente.
«Ora vado, tra poco arriverà il maniscalco e ho promesso a Maurice di farglielo conoscere »
Le fece l’occhiolino e poi se ne andò, con il cuore leggero e un sorriso ebete stampato sul viso. Oscar restò ferma dove l’aveva lasciata per qualche secondo, posò una mano sulla guancia e si girò per guardare la sua immagine riflessa nello specchio poco distante… era arrossita?  
 
«Ho la sensazione che stasera lo prenderemo, sai? »
André si guardò allo specchio per indossare la maschera da cavaliere nero soddisfatto. Oscar lo guardò, seduta sulla poltrona poco distante e rise.
«Sì? Stavo proprio iniziando ad abituarmi a vederti conciato così, hai un non so che di affascinante e misterioso »
«Sono un ladro gentiluomo io »
Disse André voltandosi facendo l’inchinò, lei alzò gli occhi al cielo ma non trattenne le risate. André guardò l’orologio a pendolo vicino la porta del salone principale.
«Oscar, dobbiamo andare »
«Sì, muoviamoci. Spero che la tua sensazione sia giusta, non vedo l’ora che questa storia finisca »
 
«Cavaliere nero…! Se non ti fai vivo domani dovrò assalire la famiglia Jarjayes! »
Sussurrò tra sé e sé André mentre correva tra i boschi con il bottino tra le mani. La situazione si stava facendo complicata: anche se nessuno era riuscito a prenderlo fino ad ora, i controlli intorno ogni palazzo si stavano rafforzando ed entrare di nascosto stava diventando sempre più difficile.
Sentì le foglie muoversi e si bloccò, a pochi metri da lui c’era una figura fasciata di nero. Era lui!
«Imbroglione! Approfitti del mio nome per il tuo interesse! Non te lo perdonerò »
André portò una mano al petto, fingendo indignazione alle sue parole. Il vero cavaliere nero stava fermo davanti a lui, con la spada stretta tra le mani e con lo sguardo pieno di rabbia.
«Non mi perdoni? Oh ma che peccato… non lo faccio per divertimento! »
Il ladro lo attaccò rapido ma lui riuscì a difendersi senza problemi, non era abile e questo lo rendeva un avversario assai facile da battere. Il rumore delle loro spade spezzava il silenzio del bosco e d’improvviso, durante un attimo di distrazione, il ladro gli sfuggì e scappò a cavallo.
“Maledizione!”
«Io e te abbiamo un conto in sospeso! »
Urlò André salendo in groppa al suo cavallo per rincorrerlo e quando gli fu abbastanza vicino fece un fischio. L’uomo si voltò a guardarlo, credendolo pazzo, ma appena si voltò a guardare la strada vide la canna di una pistola puntata contro il suo petto. Oscar li aveva raggiunti a cavallo e ora lo stava puntando con un sorriso sul viso.
«Obbedisci se non vuoi morire… cavaliere nero »
«Scherzi? »
Anche André li raggiunse e lo affiancò, oramai era in trappola.
“Era una trappola… non lo avevo previsto!”
L’uomo prese la frusta e la scagliò contro il suo sosia, ferendolo al viso. André portò la mano al volto, continuando a tenere le redini del cavallo con l’altra mano. Sentì un dolore lancinante ma strinse i denti, dovevano catturarlo.
«Non sai fare di meglio? »
Un lungo solco gli marchiava il lato sinistro del viso, dal sopracciglio allo zigomo. Aveva notato la mano dell’uomo sulla frusta ed aveva cercato in tutti i modi di poterla evitare ma non era riuscito a muoversi in tempo.
«Maledetti! »
Il ladro costrinse il cavallo ad aumentare la propria velocità ma Oscar gli sparò. Non avrebbe dovuto sparargli alle spalle, andava contro ogni suo codice d’onore ma aveva temuto per André. Il cavallo si fermò dopo poco e l’uomo, privo di sensi, si era accasciato al suolo. Anche loro scesero dal cavallo e Oscar si avvicinò subito all’amico guardando il suo viso.
«Che cosa ti ha fatto? André rispondi! »
André scese lentamente dal cavallo e portò una mano al viso; teneva l’occhio sinistro ancora chiuso e decise si aprirlo lentamente e si sentì sollevato quando notò che l’occhio non aveva avuto danni1. Sentì l’odore  metallico del sangue e ne fu quasi nauseato, l’occhio gli lacrimava per il bruciore e si voltò a guardare il corpo del ladro.
«Va tutto bene… mi ha solo tagliato. Occupiamoci di lui, ora che è incosciente! »
 
1= avete presente la cicatrice che ha Scar nel film de “Il re leone”? Ecco, André ha una cicatrice uguale!
   
 
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