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Autore: Lost on Mars    11/08/2020    2 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XXXV – SCORPIUS
 
Rivelazioni potenzialmente letali
 
Da sempre credo che l’universo debba trovare sempre un certo equilibrio, che ci debba essere un bilanciamento tra gli eventi affinché tutto continui a funzionare normalmente; dato che ultimamente sono riuscito ad evitare una punizione di Cylon, un duello con Burke e un litigio con Lily – cosa di cui ero fermamente convinto, ma di cui non c’è stata la minima traccia – credo proprio che la settimana che mi si presenta davanti sarà un completo disastro.
È solo martedì quando questa convinzione si radica totalmente in me. E non c’entra niente il fatto che ieri Lily, come compito di Divinazione assegnatole dalla Cooman, dovesse redigere l’oroscopo settimanale di qualcuno e ha dunque scelto me, decidendo che mi sarebbero capitate le peggiori sventure, per compiacere la professoressa.
Tanto per cominciare, ho preso un orrendo Accettabile alla verifica di Trasfigurazione che abbiamo svolto appena rientrati dalle vacanze, verifica alla quale ero sicuro di essere andato in maniera quasi perfetta. Leggo velocemente la pergamena dove ho svolto il compito, ponendo l’attenzione sulle correzioni della professoressa.
Alec, accanto a me, nota il mio sguardo sconcertato e mi dice che anche lui ha preso lo stesso voto, forse per tirarmi su il morale, aggiungendo poi che anche il resto della classe non è andata magnificamente. L’unico problema è che io non sono il resto della classe, io vado benissimo in questa materia e non ho mai ricevuto così tante correzioni in una verifica. E non mi fanno nessun effetto le parole di Alec, che ora mi sta dicendo che si tratta comunque della sufficienza e che posso recuperare in qualsiasi momento.
Come se il voto non bastasse, alla fine della lezione, la Trent insiste anche per scambiare due parole con me.
«Sono rimasta un po’ sorpresa nel doverti mettere una A, Malfoy» mi spiega in tono calmo, i capelli argentati raccolti dietro la nuca e gli occhi azzurri, contornati da qualche ruga, preoccupati. «Sei sempre stato uno studente modello, come mai questo calo così improvviso?»
«Non lo so» le rispondo sinceramente. Percepisco Alec alle mie spalle, che aspetta probabilmente appoggiato a qualche banco. «Io credevo di essere andato bene.»
«Non era una verifica molto semplice» sospira ancora la professoressa. «Ma ho come l’impressione che tu non abbia dato il massimo.»
Non so come replicare. Ho dato il massimo? Non so dare una risposta certa neanche a questa domanda: ci sono un sacco di cose ormai a cui devo prestare attenzione e mi sembra inumano riuscire a dare il massimo in ogni aspetto della mia vita.
La professoressa riempie in ogni caso il mio silenzio: «È successo qualcosa, di recente? Qualcosa di serio? In famiglia, forse?»
Scuoto la testa ancor prima di elaborare completamente la sua domanda, e questa mia reazione così repentina deve farle venire qualche dubbio, perché aggrotta leggermente la fronte e stringe gli occhi.
«Sicuro?»
«No» sospiro. «In effetti, c’è una cosa che ultimamente mi distrae… ma prometto che d’ora in poi mi impegnerò come prima. Mi dispiace per questa verifica, se posso recuperarla, io…»
Ma a questo punto il volto della professoressa Trent si addolcisce leggermente e le scappa un sorriso, anche se molto tirato.
«Un voto è solo un voto e non inciderà sulla tua media se rimane un episodio isolato» dice. «Ma questo è comunque l’anno dei M.A.G.O. e so che tu hai le capacità per eccellere in molte materie, inclusa la mia.»
Io annuisco, stringendo con le dita la tracolla della mia borsa, carica di libri, e lei comincia a riordinare delle pergamene sulla scrivania. «Ora andate» conclude, rivolgendo uno sguardo veloce anche ad Alec, alle mie spalle. «Non voglio farvi fare tardi alle altre lezioni.»
«Arrivederci, professoressa» la salutiamo all’unisono io ed Alec, e poi usciamo velocemente dall’aula.
Io cerco di affrettare il passo, rimanendo in religioso silenzio, mentre svolto per il corridoio e punto  dritto verso le scale che dovrebbero portarci al piano superiore, verso l’aula di Aritmanzia, dove io e Alec ci separeremo – dato che non segue questa materia – e da dove lui continuerà a salire, per andare a Babbanologia. In cuor mio, spero che non proferisca parola per tutto il tragitto, ma il mio cervello già sa che è solo una futile illusione.
«Allora, cos’è che ti distrae, esattamente?» mi chiede, mentre aspettiamo la rampa di scale. Dovevo aspettarmelo.
Mi giro verso di lui: ha la solita faccia curiosa e lo sguardo acceso e brillante. Io, al contrario, devo sembrargli uno straccio.
«Ti arrabbi se ti dico che te l’ho nascosto per settimane?»
«Ma io so già che me l’hai nascosto per settimane»
La sua voce è calma e ha anche accennato un sorrisetto rassicurante. Tiro un sospiro di sollievo, ma allo stesso tempo mi chiedo come abbia fatto ad aver capito che gli sto nascondendo qualcosa. Non devo neanche chiederglielo, comunque, perché lui capisce anche mi sto internamente facendo questa domanda e mi risponde molto rapidamente.
«È da quando siamo tornati che sei strano» commenta. «Già dal viaggio in treno, ma a quello non avevo fatto molto caso perché Lily ha quasi carbonizzato Lucinda Ackerman, quindi mi ero detto che tutta l’atmosfera era fuori dal normale.»
«Beh… sai anche cosa ti ho nascosto?» gli chiedo a questo punto, pronto a vuotare il sacco.
«No» risponde lui, sempre tranquillo. Fa un passo in avanti perché sono arrivate le scale e io lo imito, balzando rapido sul suo stesso scalino. Cominciamo a salire, prima che si muovano una seconda volta. «Se non vuoi dirmelo, lo capisco.»
«Non è che non voglio» sospiro. Ora più che mai ho voglia di dirglielo, perché mi sento addosso una sensazione strana, come se avessi qualcosa incollato alla pelle e sentissi l’impellente bisogno di staccarlo. «È che non riguarda solo me e non posso prendere questa decisione da solo.»
«Ah, allora forse ho capito!» esclama, e dopo qualche istante scoppia a ridere. Io lo guardo perplesso. Fa una pausa per balzare sul pianerottolo. «Per caso l’altra persona è Lily?»
A questo punto rischio quasi di inciampare nei miei stessi piedi e la sua sonora risata invade il corridoio che stiamo percorrendo, attirando l’attenzione di un gruppetto di studenti del quarto anno, probabilmente da poco usciti dall’aula di Aritmanzia, dove avrò lezione tra più o meno tre minuti.
«Okay» commenta Alec. «Si tratta di Lily. Evidentemente,  nella notte di capodanno è andato tutto come doveva andare.»
«Posso spiegarti, comunque…» farfuglio, cercando di costruire un discorso sensato che spieghi il motivo per il quale non abbiamo detto nulla, né a lui né a Kelsey.
«Scorp, non serve» mi blocca subito lui. «Io non mi attacco a queste cose… Lily ha un casino a casa, suo fratello fino a tre mesi fa ti voleva tre metri sotto terra e poi lei e Kelsey non si sono parlate per giorni.  Penso di capire…»
«Sono esattamente questi i motivi» gli dico io, cercando di portare avanti comunque la mia spiegazione, anche se non ce n’è bisogno, perché Alec è una persona comprensiva e tranquilla, più di quanto si possa immaginare. «Io non so nemmeno come è successo… neanche ci speravo.»
«Io te l’avevo detto.» Gli si forma un sorrisetto divertito sulle labbra. «Comunque, poco importa della verifica di Trasfigurazione, ma se sabato alla partita farai schifo mi sentirò in dovere di ammazzarti, sono stato chiaro?»
Spalanco gli occhi e un brivido di terrore mi attraversa dalla testa ai piedi, veloce come un fulmine. La partita! Alec deve aver notato questo mio repentino cambiamento, probabilmente assomiglio a qualcuno che ha appena visto la morte in faccia.
«Tu… ti ricordi che sabato giochiamo contro i Corvonero?» mi chiede, con la voce spezzata da quello che è probabilmente un istinto omicida.
Lo guardo senza proferire parola, poi deglutisco. «Ora sì.»
«Oggi è martedì» continua lui. «Avresti dovuto iniziare la tua preparazione psicologica tre giorni fa.»
«La inizierò oggi.»
Da quando Alec è diventato capitano della squadra, abbiamo escogitato insieme un rituale di preparazione alla partita da iniziare una settimana prima. Non ne ho mai saltato uno, o comunque non l’ho mai iniziato in ritardo, e già il fatto che io sia riuscito a dimenticarmene è indice di quanto tutta questa situazione mi stia facendo vivere con la testa tra le nuvole.
«Sarà meglio che funzioni» mi dice, assumendo un tono minaccioso.
«Certo che funzionerà» esclamo, tranquillizzandolo. Noto che sempre più persone si stanno dirigendo e, conseguentemente, entrando nell’aula di Aritmanzia. «Vado a lezione, ci vediamo a pranzo?»
«Certo» risponde lui. «Non vedo l’ora di vedere Kelsey dare non appena scoprirà di te e Lily!»
E per tutta la lezione non faccio che pensare al discorso da fare a Kelsey per spiegarle tutto ciò che ci ha portati a tenerle nascosta una cosa del genere per settimane. Alec, come ha detto lui stesso, non se la prende per queste cose, ma Kelsey di sicuro in un primo momento lo prenderà per alto tradimento, e solo dopo, forse, si lascerà andare ed esprimerà in modo abbastanza colorito tutte le sue emozioni a riguardo.
“Volevamo dirtelo, ma all’inizio non ci capivamo niente nemmeno noi, poi tu e Lily avete litigato e non ci sembrava il momento più propizio, ma dato che adesso avete fatto pace…”
No, non va bene porre troppo l’accento sul loro litigio, sembra che sia stato unicamente quello il motivo.
“Ci abbiamo messo un po’ per definire la situazione e non volevamo dirlo finché non fossimo stati sicuri…”
Questo potrebbe andare bene, ma devo prima confrontarmi con Lily, perché vorrei evitare di dire qualcosa di sbagliato. Insomma, alla fine è vero che non ne abbiamo mai parlato davvero chiaramente: dalla notte di capodanno ad oggi non ci siamo mai chiesti cosa siamo, perché a me sembra abbastanza semplice e intuibile e forse anche a lei è chiaro come il sole e non ha bisogno di alcuna definizione, per essere sicura. Ma se qualcuno dovesse chiedermi, adesso, cosa rappresenta Lily per me, gli direi che è la mia ragazza, perché facciamo tutto quello che fanno due persone che stanno insieme.
E la conosco abbastanza bene da pensare che anche lei risponderebbe la stessa cosa, se dovessero chiederle cosa rappresento io nella sua vita. Quantomeno, non credo di essere più solo il suo migliore amico.
Quando finisce la lezione, senza che io abbia capito il minimo esercizio che la professoressa ha svolto alla lavagna, mi reco di fronte all’aula di Storia della Magia, da cui Lily e Kelsey escono quasi per prime, le espressioni sui loro volti sono molto divertenti: Kelsey si stropiccia gli occhi, semichiusi a dovere dopo una lezione di Rüf, e Lily fa un grande sbadiglio, coprendosi la bocca con le mani.
«Com’è stata la lezione?» esordisco, non appena sono abbastanza vicino a loro.
«Noiosa» rispondono all’unisono, senza riflettere nemmeno un po’, poi si guardano e ridono, evidentemente divertite dal fatto di aver dato la stessa risposta contemporaneamente.
«Quale rivolta dei Goblin sta spiegando?» chiedo, divertito anche io.
«La sesta» dice Kelsey, alzando gli occhi al cielo. Dopo guardo Lily, che arriccia la bocca in una smorfia perplessa.
«Io penso di aver sonnecchiato tutto il tempo» ammette, sospirando. «Quindi non ho proprio seguito.»
«Addio G.U.F.O. di Storia della Magia!» scherza Kelsey, alza in aria il braccio con il palmo della mano ben aperto e Lily le batte il cinque sorridendo. Dopodiché, Kelsey si rivolge a me. «Ultimamente Lily è troppo impegnata a pensare al suo fidanzato segreto per seguire le lezioni.»
E in questo momento, succedono tre cose contemporaneamente. Lily quasi inciampa nei suoi stessi piedi, io vengo colto da un inspiegabile attacco di tosse e Kelsey ci guarda come se fossimo alieni.
«Il suo cosa?» cerco di dire, sputacchiando, tra un colpo di tosse e l’altro.
«Beh, è palese che ne abbia uno e che stia tenendo nascosta la sua identità, dovresti vederla la sera... certe volte se ne sta seduta sul letto con lo sguardo perso nel vuoto con un sorriso da ebete sulla faccia» continua Kelsey, piuttosto allegra e maliziosa, come se fosse tutto un gioco, una sorta di caccia al tesoro, per scoprire quanti più indizi possibili fino a raggiungere l’obiettivo finale.  «Ma io devo assolutamente conoscerlo!»
Sento Lily sospirare sommessamente. Mentre camminiamo lungo il corridoio, lei ha lo sguardo fisso a terra e stringe forte al petto il pesante libro di Storia della Magia, che evidentemente non entra nella borsa. Quando alza lo sguardo, è su di me che si posano i suoi occhi marroni. La loro intensità quasi mi perfora, e come spesso succede non riesco a capire con precisione quello che nascondono o quello che forse stanno cercando di dirmi. Provo a sorriderle, per rassicurarla riguardo a qualsiasi cosa le stia vorticando per la testa.
«In realtà» comincia a dire, dunque, rivolgendosi a Kelsey. «Già lo conosci.»
«Che cosa?!» esclama a questo punto l’altra ragazza, e spalanca così tanto gli occhi verdastri che temo possano uscire fuori dalle orbite. Si arresta e afferra con delicatezza il polso di Lily, guardandola esterrefatta. Cerca di dire qualcosa, ma riesce a balbettare solo suoni incomprensibili. All’improvviso, come se si fosse improvvisamente ricordata anche della mia esistenza, gira velocemente la testa nella mia direzione.
«Tu lo conosci?» mi chiede, ma adesso sembra furente.
«Beh…» inizio a dire. Certo che lo conosco… sono io! Ma Kelsey non mi lascia finire, intuendo ovviamente che stavo per dirle di sì, e poi si rigira verso Lily.
«Lui lo conosce e io no?!» esclama di nuovo, stavolta la sua voce è impregnata di indignazione.
«È un po’ difficile che Scorpius non lo conosca» cerca di spiegargli Lily, con calma, anche se è visibilmente agitata e i toni di Kelsey la mettono sotto pressione: ormai ogni minima discussione che ha con lei, anche non accesa, la fa scattare sull’attenti.
«È un suo amico allora!» la blocca nuovamente Kelsey, iniziando a fare supposizioni. «Di certo non Alec… uno dei loro compagni di stanza, forse. Gerard? Oh, no! Non dirmi che è Samuel Nott, avevamo giurato che ce lo saremmo tolto dalla testa al quarto anno!»
«Se mi lasciassi finire…» borbotta Lily. Adesso il suo viso assume un cipiglio infastidito e anche un po’seccato. Finalmente, Kelsey si ammutolisce e rimane a guardarla, con la bocca serrata e le orecchie ben aperte. «È lui» dice ancora Lily, indicandomi. «È Scorpius il mio… ragazzo.»
«Oh.» È tutto ciò che la voce di Kelsey, adesso flebile e decisamente meno decisa e squillante di prima, riesce ad esternare. Credo che la notizia debba averla scioccata parecchio, perché passano più o meno due minuti senza che lei dica qualcosa: si limita solo a far viaggiare freneticamente il suo sguardo da me a Lily e viceversa, forse starà pensando a delle parole che abbiano senso.
«Sono proprio stupida» borbotta, incrociando le braccia al petto. «Ho appena realizzato che ci saranno stati più o meno cinque o sei episodi che avrebbero potuto farmelo capire!»
«Non ci ucciderai per avertelo tenuto nascosto, vero?» le chiede dolcemente Lily, tutta la preoccupazione è sparita dai suo occhi, adesso ha solamente le guance infiammate di rosso e le labbra un po’ screpolate dal freddo allargate in un sorrisetto innocente.
Kelsey ci guarda dubbiosa e poi risponde: «Solo se Alec non l’ha saputo prima di me.»
«Purtroppo gliel’ho detto più o meno un’ora fa» ammetto io, con fare colpevole.
«Allora, mi dispiace» sospira teatralmente Kelsey, assumendo un tono grave, mentre cerca di trattenere le risate. «Morirete stanotte.»
 
Durante la serata di venerdì, realizzo amaramente che non sarò mai pronto psicologicamente per la partita di domani mattina e mi arrovello il cervello alla ricerca di una frase da dire ad Alec che riesca al contempo a non farmi ammazzare e a fargli capire che potrei non riuscire a dare il cento per cento.
È quasi ora di cena e io sono chiuso in biblioteca: sotto il naso ho tre o quattro pergamene piene di schemi e formazioni, ma non riesco a mettere a fuoco nessuno degli schizzi che Alec ha realizzato nell’ultimo mese e che ha appositamente studiato per la partita di domani.  Sul lato destro dell’ampio tavolo di legno scuro a cui sono seduto, giacciono anche, impilati, i libri di Trasfigurazione e di Erbologia: avevo intenzione di iniziare i compiti per lunedì, ma ovviamente non ci sono riuscito. Osservo sconsolato il mare di carta in cui sento di star lentamente annegando e anche se non ho fatto nulla di concreto, nelle ultime due ore, mi sento la testa andare in fiamme e ho l’impressione che tutti i miei neuroni si stiano liquefacendo.
Non so più a che cosa attribuire la mia scarsa concentrazione: i problemi con Burke sembrano essere risolti, io e Lily abbiamo finalmente rivelato ad Alec e a Kelsey cos’è successo la notte di capodanno e Potter sembra non volermi più ammazzare ogni volta che mi incrocia per i corridoi, anche se la tregua che avevamo messo in piedi mesi fa ormai non ha più ragion d’essere.
Sembra che io non abbia nulla di cui preoccuparmi e che tutto stia andando esattamente  come deve andare. A ben vedere, mi sembra di avere a tutti gli effetti una vita perfetta, di essere invidiabile, perché ho una bella famiglia, ho degli amici su cui posso contare, ho un futuro promettente e, adesso, ho anche Lily. O meglio, lei l’ho sempre avuta al mio fianco, ma solo adesso è esattamente come forse l’ho sempre inconsciamente immaginata.
E non riesco a fare a meno di lei, a volte non riesco nemmeno a non pensarla e la voglio assolutamente nei miei pensieri.
Alzo improvvisamente la testa dalle pergamene consunte che mi ha dato Alec e spalanco gli occhi, guardando distrattamente la schiena ricurva di una ragazza seduta al tavolo di fronte al mio.
Lily.
Ecco cosa c’è che non va con la mia concentrazione. Non riesco a pensare concretamente a niente perché Lily occupa tutto lo spazio, perché sono io che la voglio sempre nei miei pensieri. In ogni momento, devo avere la certezza che lei sia con me, dentro di me. Ovunque.
Perché ho una tremenda paura di non ritrovarla più, di perderla, di svegliarmi e scoprire di non poter più sentire la sua voce, o peggio, di non riuscire nemmeno a ricordarla o a pensarla. E deve essere per questo motivo se mi dico che devo assolutamente pensare a come sono fatti i suoi occhi, o alla piega che prendono le sue sopracciglia quando è confusa, o al modo in cui si stringono le sue labbra quando è arrabbiata. Non riesco a non pensarci, a non perdermi mentre lo faccio.
È come una mania, un’ossessione… forse ho qualche strana malattia e dovrei andare in Infermeria dalla signorina Bell a farmi controllare.
Il rumore delle scarpe col tacco di Madama Pince mi riporta alla realtà, la ragazza che era seduta di fronte a me ora non c’è più, sia la sedia che il tavolo sono sgombri. La vecchia bibliotecaria sta sistemando alcuni volumetti in una libreria accanto al mio tavolo. Guardo l’orologio e mi rendo conto che devo darmi una mossa o farò tardi a cena. Rimetto i libri nella borsa e ci schiaffo dentro anche le pergamene, che si spiegazzano ancora di più. Mi alzo, cercando di non fare troppo rumore con la sedia, e saluto gentilmente Madama Pince prima di andare via, poi cerco di scendere il più velocemente possibile verso la Sala Grande.
A cena ho lo stomaco chiuso. Credo sia l’agitazione per la partita. Kelsey mi ha chiesto dove sono finito per tutto il pomeriggio ed io le ho detto la verità, ossia che sono andato in biblioteca a ripassare per bene gli schemi per la partita di domani e ad iniziare i compiti per lunedì. Il fatto che poi io non sia riuscito a fare decentemente nessuna delle due cose è un dettaglio che mi prendo il lusso di omettere.
Mi sento strano anche quando Alec mi da una pacca sulla spalla, dicendomi che sapeva che sarei riuscito a completare in tempo la mia preparazione psicologica e che domani sarà una giornata grandiosa.
Ed è solo quando, a pasto finito, Lily scivola sulla panca, vicinissima a me, e mi stringe un braccio, appoggiandosi dolcemente sulla mia spalla, che il nodo all’altezza dello stomaco e il nervosismo per la partita mi abbandonano un po’, lasciando spazio alla piacevole sensazione di calore e tranquillità che mi pervade ogni volta che sento Lily vicina a me.
Non riesco a capire come io abbia fatto a vivere fino a questo momento senza queste sensazioni, adesso mi sembrano indispensabili per continuare ad esistere, a respirare… ho bisogno di loro come ho bisogno del cuore che batte: l’unica persona che sa darmele è lei.
 
«Alec?»
«Dimmi.»
«Non credo di essere pronto per la partita.»
«Che sciocchezze, Scorp, certo che sei pronto.»
«Ho paura di non riuscire a concentrarmi.»
«Ti stai facendo questi problemi a dieci minuti della partita?»
«In realtà da ieri sera.»
«E ME LO DICI ADESSO?»
«Che succede qui?»
Madama Bumb irrompe nel nostro spogliatoio, dopo che la voce di Alec ha quasi fatto tremare le pareti.
«Pucey che inveisce contro Malfoy» risponde passivamente Quinn, una ragazza dai lunghi capelli neri che ha osservato divertita tutta la scena. Se ne sta seduta su una panca, la divisa da Cercatrice stretta intorno al corpo e le braccia incrociate. «Nulla di cui preoccuparsi, Madama.»
«Forza, smettetela di trastullarvi, vi voglio in mezzo al campo tra…» inizia la donna, per poi controllare l’orologio al polso sinistro. «Otto minuti!»
Tutti annuiamo e Madama Bumb se ne va, lasciando di nuovo ad Alec il potere di strangolarmi.
«Adesso, tu posi le tue stupide chiappe sulla tua maledetta Firebolt, esci lì fuori e non dai a Louis Weasley nemmeno il tempo di vedere il boccino, sono stato chiaro?» mi urla praticamente contro, puntandomi l’indice contro il petto. «E qualsiasi cosa sia a farti distrarre, eliminala.»
«Non posso eliminarla» ribatto prontamente, perché ho finalmente capito qual è il motivo del mio camminare perennemente a tre metri da terra. E non posso semplicemente oscurare Lily, lei sempre brilla prepotente e meravigliosa.
«Come sarebbe a dire che non puoi?» continua Alec, indispettito.
«Dopo ti spiego» taglio corto, dato che non ho voglia di parlare di certe cose di fronte al resto della squadra.  Alec sta per dirmi qualcosa, ma io afferro la mia scopa e mi dirigo verso l’uscita dello spogliatoio.
L’aria fredda di gennaio mi sferza subito sul viso e mi fa stringere i denti. Fortunatamente, la divisa invernale di Quidditch tiene abbastanza caldo. È una giornata perfetta, per una partita: il cielo è bianco ma non sta ancora nevicando, non c’è vento e nemmeno un pallido raggio di sole. Con anche le condizioni metereologiche ideali, se non riesco a prendere il boccino non avrò davvero nessuna scusa.
Sospiro e cerco di farmi un po’ di coraggio, mentre con la coda dell’occhio vedo gli ultimi studenti che si affrettano a raggiungere gli spalti del campo. Già si sentono centinaia di voci sovrapporsi l’un l’altra, in attesa che la partita cominci.
Qualche minuto più tardi, anche gli altri escono dallo spogliatoio con le scope in mano. Alec non sembra più arrabbiato e mi rivolge un sorriso d’incoraggiamento, tutti insieme cominciamo ad avviarci verso l’entrata del campo. Ci mettiamo in fila indiana, saliamo in sella alle scope e attendiamo il segnale di Madama Bumb.
Un fischietto suona, ma deve prima entrare in campo l’altra squadra. Fred Weasley, al microfono, annuncia a gran voce il nome di ogni giocatore Corvonero, rimarcando il nome di suo cugino Louis, il mio avversario in questa partita.
Un altro fischio, stavolta è il nostro turno. Alec fa il suo ingresso per primo, alzandosi subito in volo. Dopo di lui vanno Quinn, Delilah e Shane, poi Samuel e Creston e infine, come sempre, tocca a me.
Gli spalti sono moderatamente pieni, faccio un breve giro di campo, mentre Samuel e Creston si apprestano ad atterrare accanto ad Alec e agli altri, e poi mi aggiungo a loro. Madama Bumb fa avvicinare i capitani della squadra, il mio migliore amico stringe gentilmente la mano ad una ragazza alta e bionda, con il viso squadrato e leggermente sgraziato e sporgenti occhi azzurri, Lizzie Warrington.
La partita inizia.
«Il capitano Warrington si impadronisce subito della pluffa, che velocità!» I commenti di Fred Weasley non tardano ad arrivare. «Ma altrettanto veloci sono i battitori di Serpeverde, Creston Darris ne scaglia subito uno contro Lizzie Warrington, lei lo schiva, ma Nott glielo rispedisce contro senza pietà! Warrington perde la pluffa!»
Io osservo con attenzione tutto ciò che fa Louis Weasley, che perlustra il campo dall’alto. È presto per il boccino, ma è importante non distrarsi mai, nemmeno per un secondo.
«Dieci punti per Corvonero, segnati da Scamander!» esclama Weasley. «Cioè, volevo dire, da Lorcan Scamander, o era Lysander? Accidenti, ragazzi, fatevi un segno sulle
divise, cosi vi riusciremo a distinguere!»
La folla che sventola sciarpe e bandierine blu e ramate esplode in un grido esultante e Lorcan Scamander fa una mezza acrobazia sulla sua scopa. Fortunatamente, non troppo tempo dopo, un tiro di Delilah ristabilisce la parità. Tuttavia, oggi Lorcan Scamander sembra essere abbastanza in forma, così come suo fratello gemello Lysander, e nel giro di pochi minuti, insieme riescono a far andare a segno altri sei tiri, portando il punteggio dei Corvonero a settanta, mentre noi siamo ancora a dieci. Del boccino non c’è ancora nessuna traccia, guardo di nuovo quello che sta facendo Weasley e lo vedo volare leggermente più in alto di me, con lo sguardo rivolto verso il basso, dove i nostri compagni si tirano bolidi e pluffe a non finire. 
«Chestwood con un lancio – mi duole ammetterlo – a dir poco formidabile, segna e fa salire il punteggio dei Serpeverde a venti!» esclama Fred Weasley, mentre il portiere di Corvonero se la prende con gli anelli, sferrando qualche pugno contro quello di destra, dove la pluffa lanciata da Quinn è entrata poco fa. «Nemmeno Oliver Baston avrebbe saputo pararlo. Non preoccuparti, Sanders!»
Il nostro recupero è lento e affannoso, i Corvonero sono molto bravi a difendere, anche se per evitare che Alec, Quinn e Delilah riescano a segnare, trascurano l’attacco e così anche il loro punteggio rimane pressappoco fermo per molto tempo. Ad un tratto, Samuel commette un fallo e il capitano Lizzie Warrington segna un rigore con lo stesso tiro ad effetto di Quinn, che Shane non riesce a parare.
Ora siamo centodieci a cinquanta, ancora un buon punteggio se il boccino decidesse di saltare fuori. I Corvonero segnano più rapidamente di noi e ho paura che, andando per le lunghe, raggiungano un punteggio tale che, anche se prendessi il boccino prima di Louis Weasley, loro vincerebbero comunque la partita.
I miei timori stanno per avversarsi.
La partita ormai sarà iniziata da quasi un’ora, Fred Weasley annuncia che gli fa male la gola, ma continua imperterrito a strillare nel microfono ogni singola azione della partita.
«Alexander Pucey porta i Serpeverde a ottanta punti!» esclama. «Ma i gemelli Scamander segnano altri venti punti, un tiro dopo l’altro, Corvonero tocca la vetta dei duecento punti!»
Delilah ha il viso di una tonalità bordeaux e Shane ha le labbra quasi viola: il freddo renderà difficile resistere per molto altro tempo. Quinn sembra posseduta da una sorta di demone, scaglia senza sosta pluffe contro gli anelli dei Corvonero, ma con poca tecnica, quindi il portiere riesce a pararle tutte. Creston e Samuel hanno il controllo dei bolidi, impedendo in tutti modi ai battitori avversari di riuscire a scagliarli, tuttavia, oggi Lorcan e Lysander Scamander sembrano davvero essere in ottima forma e ogni volta che si impadroniscono della pluffa riescono a segnare. In non molto tempo, il loro punteggio arriva a duecentoquaranta, e adesso non vinceremmo neanche se prendessi il boccino.
Come un crudele scherzo del destino, è proprio adesso che il boccino fa il suo ingresso in campo. Lo noto subito svolazzare a metà del campo.
Guardo Louis Weasley: anche lui deve averlo visto e si è già lanciato al suo inseguimento.
«Braccate Weasley!» Sento Alec gridare con tutto il fiato che ha in corpo e con la coda dell’occhio vedo Creston scagliargli un bolide contro: Weasley riesce ad evitarlo, ma per farlo perde di vista il boccino e mi lascia un discreto vantaggio.
«NON PRENDERLO ANCORA, SCORPIUS!»
Di nuovo la voce di Alec, che mi ricorda che devo aspettare. Nel frattempo, io e Louis Weasley inseguiamo la piccola pallina dorata per tutto il campo.
Devo trovare un modo per distrarlo e confonderlo, per farci guadagnare tempo. Se continuiamo in questo modo, uno dei due finirà con il prenderlo prima che la mia squadra riesca a segnare altri venti punti.
«Altri dieci punti per Serpeverde!» sento gracchiare Fred Weasley, con la voce leggermente roca.
Pensa, Scorpius, pensa!
Un altro bolide giunge provvidenziale, ci passa davanti, tagliando la strada ad entrambi, ma va bene perché Weasley si è distratto e per frenare bruscamente ha per un attimo perso di vista il boccino. È il momento, la mia unica occasione di prendere tempo.
Qualcosa nella mia testa mi dice di buttarmi in picchiata verso il terreno.
«Scorpius Malfoy si getta verso il basso a velocità inaudita! Il boccino d’oro deve aver cambiato traiettoria!»
Giro velocemente la testa dietro di me e vedo che anche Louis Weasley mi ha imitato, gettandosi a capofitto verso il basso, inseguendomi. Peccato che di fronte a me non ci sia proprio nessun boccino.
Mancano un paio di metri prima che io mi schianti definitivamente contro il terreno gelido del campo, l’aria mi sferza violentemente sul viso, facendomi lacrimare gli occhi. Stringo, con tutta la forza che ho, il manico della mia scopa e poi inizio a virare verso l’alto.
Tutti  i suoni mi giungono ovattati: prima sento un sospiro di stupore provenire dalla folla, e poi qualche grido preoccupato, solo alla fine, sento il commento di Fred Weasley.
«PER TUTTE LE MUTANDE DI MERLINO, SE NON HO LE ALLUCINAZIONI, QUELLA ERA UNA FINTA WRONSKI!» urla dentro al microfono. Non riesco nemmeno a sentire la Preside che lo rimprovera per il linguaggio. «Louis ha fatto una brutta caduta, accidenti!»
Mentre mi rialzo mi permetto di respirare a pieni polmoni, la mia bocca emette nuvolette di vapore a causa del freddo. Ricomincio a cercare il boccino, aguzzando le orecchie per sentire la telecronaca di Fred Weasley.
Lily avrà visto quello che ho appena fatto? Muoio dalla voglia di sapere quale sia stata la sua reazione, non so cosa darei per tornare indietro nel tempo di pochi minuti, raggiungerla e guardarla.
«E di nuovo Quinn Chestwood segna! I Serpeverde salgono a cento punti! Attualmente, il punteggio è di duecentoquaranta a cento per i Corvonero! Samuel Nott e Creston Harris non lasciano nemmeno respirare i gemelli Scamander, Pucey e Norris chiudono Lizzie Warrington, impedendole di impadronirsi della pluffa!»
Mi costringo a distogliere i miei pensieri da Lily, seduta chissà dove tra gli spalti che mi circondano, probabilmente a morire di freddo, dato che è più di un’ora che siamo qui.
Dopo due veloci giri di campo, che mi permetto di fare perché Louis Weasley è a malapena riuscito a risalire in sella alla sua scopa, i miei occhi trovano di nuovo il boccino d’oro, e stavolta rincorrerlo a tutta velocità e afferrarlo mi sembra la cosa più facile del mondo, nonostante le dita intorpidite dal freddo che faticano a piegarsi.
 
Ho appena finito di cambiarmi, i miei compagni di squadra,  raggianti e con un enorme sorriso sul volto, mi salutano mentre si avviano verso l’uscita dello spogliatoio. Anche Alec se ne va di corsa: ha detto che deve darsi da fare per organizzare dei festeggiamenti, questa sera, nella Sala Comune. Ben presto, rimango solo nello spogliatoio. Mi infilo le scarpe, la sciarpa e il mantello, prendo la scopa e infilo alla rinfusa la divisa con cui ho giocato, puzzolente e impregnata di sudore, i guanti e le ginocchiere dentro la borsa del Quidditch.
Quando esco, la persona che mi ritrovo di fronte è l’ultima che mi aspettavo di vedere.
«Potter» esclamo, sorpreso. «Che ci fai qui? Eri alla partita?»
«Sì» mormora Albus Potter, evitando il mio sguardo. «Volevo solo farti i complimenti per la finta Wronski.»
Spalanco gli occhi e rimango in silenzio, non avendo la più pallida idea di come rispondere. Dovrei ringraziarlo, suppongo.
«Mi costa un po’ ammetterlo, ma riconosco una cosa fatta bene, quando la vedo» aggiunge, sempre con gli occhi verdi puntati su qualche punto dietro di me.
«Beh, grazie» mormoro. Non so spiegarmi perché, ma questa situazione mi mette leggermente in imbarazzo e mi sembra assurda. Potter che si complimenta con me per come ho giocato durante una partita. Che poi, cosa ci faceva lui alla nostra partita contro i Corvonero?
«Come mai eri qui?» gli chiedo, dando voce ai miei dubbi.
«Per studiare lo stile dei Corvonero. A marzo giochiamo contro di loro» risponde pacatamente. «Sono tosti.»
«Abbastanza, soprattutto i gemelli Scamander» replico io, gentilmente.
Non so come tirarmi fuori da questa conversazione; avrei voglia di tornare al castello come tutti gli altri, di aiutare Alec nei suoi preparativi e poi di godermi qualche ora di sacrosanto riposo sul mio letto.
Succede tutto in pochissimi secondi.
Una voce femminile, squillante e allegra, che conosco molto bene, mi richiama. Mi volto verso sinistra, la direzione da cui proviene, e mi ritrovo sommerso in una matassa spettinata di capelli rossi. Le braccia di Lily mi artigliano il collo, vi si aggrappano con forza, la sento sollevarsi da terra con i piedi e l’avvolgo con le braccia per sostenerla. Per un po’ mi ritrovo a respirare contro la sua sciarpa verde e argento, la punta del mio naso sfiora un lembo scoperto della pelle del suo collo.
Poi ritorna a terra, senza però togliere le braccia dalle mie spalle. Adesso le sue dita mi sfiorano piano i capelli dietro la nuca e le mie mani sono ancora salde sui suoi fianchi.
«Non so cos’è stata quella cosa che hai fatto alla fine, ma è stata spettacolare! Per un momento ho pensato che sia tu che Louis vi sareste schiantati per terra, Kelsey ad un certo punto si è anche coperta gli occhi!»
«Era una-» inizio a dire, cercando di spiegarle il nome della mossa, ma lei sposta le dita fredde sulle mie guance, si avvicina, mormora un qualcosa che non capisco bene, ma che assomiglia ad un “bravissimo” a mezzo centimetro dal mio viso.
E poi mi bacia.
Per qualche istante, la mia mente si svuota del tutto e l’unica cosa che riesco a capire è che devo baciarla anche io, stringere ancora di più la presa sui suoi fianchi; poi, come un fulmine a ciel sereno, mi ricordo della presenza di Albus Potter, a nemmeno un metro di distanza da noi. Mi irrigidisco e cerco di allontanare Lily senza sembrare brusco.
Lei aggrotta la fronte e mi guarda infastidita. «Che c’è?»
«C’è tuo fratello» mormoro, appena in un sussurro.
Lily si gira verso Albus, che è diventato improvvisamente pallido, o meglio, sembra che abbia assunto un colorito giallastro e che sia sul punto di svenire o vomitare, o forse entrambe le cose. Anche lei, adesso, sembra essere diventuta una statua di sale.
Il primo di noi a ritrovare la parole, sfortunatamente, è proprio Albus. Mentre parla, il giallo sul suo volto è sostituito rapidamente da un rosso acceso, che parte dai lati del naso e si estende fino alle orecchie scoperte.
«Che cosa cazzo stai facendo?!» esclama, rivolto alla sorella. «Che cosa… era… quello?!»
«Senti, Potter…» inizio, avanzando di un passo verso di lui.
«Non dire niente, tu!» grida di nuovo, puntandomi l’indice contro. È furente. «Se non fosse che rischio il posto nella squadra ti avrei già spedito col culo dall’altra parte del castello! Come ti permetti di baciare mia sorella, Malfoy?! Credevo di essere stato abbastanza chiaro all’inizio dell’anno. Lily non si…»
«Che ci fai qui?» dice Lily, interrompendolo, con voce abbastanza ferma e dura.
«Sono venuto a complimentarmi con Malfoy per la finta Wronksi!» risponde violentemente Albus, sempre più rosso in volto.
«La cosa?» chiede Lily.
«Non ha importanza!» dice lui, rabbioso. «Cos’è questa storia?»
«Io e Scorpius stiamo insieme» risponde Lily, decisa e calma allo stesso tempo. La osservo, rapito dalla sua voce, dal suo atteggiamento: la differenza tra lei e Albus non è mai stata così netta. Lui è acceso di rabbia, infervorato dalle emozioni, che prendono il sopravvento; lei invece è calma, composta, cerca di tenere tutto a bada, anche se so che il comportamento di suo fratello le dà estremamente fastidio.
«E perché?!»
Istintivamente, sospiro e sbatto una mano sulla fronte. Come sarebbe a dire perché? Che razza di domanda è?
«Secondo te?» ribatte subito Lily, che nonostante stia cercando di mantenere il suo tono neutrale, si lascia per un secondo sopraffare da un pizzico di esasperazione. «Perché noi.. beh, per quale altro motivo due persone si mettono assieme?»
«Da quant’è che va avanti questa… cosa, eh?» chiede ancora Albus, sembra meno arrabbiato di prima, ma ha comunque uno sguardo severo e inquisitorio, corroborato dal fatto che ora ha incrociato le braccia al petto, visibili sotto il mantello un po’ aperto.
«Da un mese» borbotta Lily.
«UN MESE?!» esclama adesso lui, spalancando gli occhi. La parvenza di stabilità che aveva assunto tre secondi fa è già andata in fumo. Fa per riaprire la bocca, ma qualcosa lo blocca: sta ragionando, probabilmente si starà facendo due calcoli. «Quindi è questo che è successo a casa sua, a fine dicembre?»
«Sì, e allora?» gli dice nuovamente Lily. Adesso fa due passi avanti, superandomi e raggiungendo il fratello. Si ritrovano faccia a faccia: lei è quasi buffa di fronte ad Albus, che la supera abbondantemente in altezza. Il rosso vivido adesso si è impadronito anche delle guance di lei.
«E allora perché non me lo hai detto prima?» chiede lui, duramente.
«Perché guarda cosa stai facendo adesso: una scenata!» gli grida contro Lily. «Dirtelo a casa, con James e papà che potevano sentirtici? Loro due sono le ultime persone che devono venire a saperlo, creerebbero un putiferio, peggio di te!»
«Non puoi tenerglielo nascosto» le dice Albus, sospirando sommessamente. «Devi dirlo almeno a James!»
«Oh, come no, così trenta secondi dopo lo sapranno perfino i parenti di zia Fleur, in Francia!» esclama lei, scoppiando poi in una risatina che di vero ha ben poco. «E papà ha tanti di quei problemi che non gli serve sapere che ora Scorpius è il mio ragazzo!»
Sentirle dire queste parole mi fa annodare lo stomaco, mi sento pervaso da una sensazione dolorosa ma piacevole allo stesso tempo: l’ha detto anche l’altro giorno a Kelsey, che sono il suo ragazzo, ma adesso queste parole hanno un suono diverso, hanno un peso maggiore e una consistenza quasi solida e visibile.
«Posso dire una cosa?» cerco di intromettermi, facendomi leggermente avanti. Credo che la questione si possa risolvere pacificamente e sicuramente senza urlarsi contro come stanno facendo loro.
«No!» esclamano loro due all’unisono, girandosi a guardarmi. E allora tornano a discutere tra di loro. Io butto fuori l'aria con un sospiro sconsolato: immagino che non si possa sperare di dividere due Potter che litigano.
«E poi, scusa una cosa» ricomincia Lily, bloccando le parole del fratello sul nascere. «Tu esci ogni volta con una ragazza diversa e nessuno lo sa mai, mentre se io adesso ho un ragazzo devono saperlo tutti?»
«Tu sei…» cerca di dirle Albus.
«Sono cosa?!» esclama Lily. «Sono piccola? O è perché sono femmina? Io sono cosa, Severus?»
«Non chiamarmi così» le dice lui, offeso. Deduco che Lily lo chiami con il suo secondo nome solo quando è veramente seria ed arrabbiata. «Se io esco con una ragazza, non vuol dire che mi ci metto per forza assieme.»
«Ah, no?» sospira Lily, facendo poi un sorrisetto che io conosco bene: è quello che fa sempre quando sa di poter vincere la discussione in cui si è infilata. «E allora quella ragazza a cui sbavi dietro in Sala Grande che cos’è?»
«Quale ragazza?» chiede bruscamente Albus, aggrottando la fronte e le sopracciglia nere e folte.
«Quella con i capelli ricci, credi che io non ti osservi? Ti siedi sempre vicino a lei a tutti i pasti, le passi l’acqua, il succo di zucca, i vassoi con il cibo… se non è la tua ragazza lei, allora non so, dato che non mostri quella gentilezza con nessun altro essere umano al mondo.»
«Ah, ma intendi…» inizia Albus e poi scoppia a ridere. «Lei non starebbe con me neanche per tutti i galeoni del mondo.»
«Quindi ti piace?»
«Non essere ridicola, Luna
Posso immaginare Lily digrignare i denti e vedo i suoi pugni stringersi fino a farsi diventare le nocche bianche. Evidentemente, neanche a lei piace essere chiamata con il suo secondo nome.
«Facciamo così» esordisce, dopo aver emesso un sospiro. Sospiro che segna solo l’inizio di una bella tempesta. «Tu giuri di non proferire parola con James e con papà di quello che hai visto oggi e io non andrò a dire a questa ragazza che ti piace.»
«Non sai neanche come si chiama» ribatte Albus.
«Beh, ma l’ho vista e so chi è. Che m’importa di come si chiama?»
Albus sembra pensarci su, perché rimane in silenzio per un po’. Il fatto che non abbia avuto prontamente una risposta da dare a Lily forse significa che lei ha centrato esattamente il bersaglio, ecco perché era così sicura e soddisfatta.
«Affare fatto» conclude Albus. «Ma che sia chiaro, lei non mi piace. È solo che... se tu le dicessi una cosa del genere, io rischierei l’espulsione.»
«Addirittura?» mi lascio sfuggire io, colto di sorpresa da una tale affermazione, mentre mi chiedo come si fa ad essere espulsi solo perché si prova interesse verso una ragazza.
«Storia lunga» borbotta lui.
«Abbiamo un patto, Al» gli ricorda Lily, con un tono di voce deciso e lo sguardo ben fermo e impassibile sul fratello. Poi si volta verso di me e mi fa un piccolo sorriso. «Andiamo, comincio ad avere freddo…»
Annuisco e istintivamente alzo ed allargo il braccio destro, lei ci si sistema sotto e io lo appoggio sulle sue spalle.
«Ci vediamo, Potter» dico, rivolto ad Albus.
Lui, in tutta risposta, mi guarda male e fa una smorfia. «Per te, sarà meglio di no, Malfoy. E ricorda, sei ancora vivo solo perché non posso permettermi di non giocare! Ma aspetta che finisca il Torneo e te la vedrai con me!»
«Lo terrò a mente!» gli rispondo, trattenendo una risata, dopodiché lo saluto con un cenno della mano, mentre io e Lily ci avviamo verso il castello. Lei ha davvero freddo, nonostante la sciarpa, così, dal momento che non è molta la strada che ci divide dall’entrata, mi tolgo il mantello e glielo poso sulle spalle.
«Meglio?» le domando.
«Grazie» dice semplicemente lei, le sue dita fredde trovano la mia mano destra e la stringono forte.
«Ma si può sapere chi è questa misteriosa ragazza che piace a tuo fratello?» le chiedo, incuriosito anche io da tutta questa storia.
Lei scrolla le spalle e scuote la testa, guardandomi. «Non ne ho idea, è solo una ragazza che vedo spesso seduta vicino a lui e i suoi amici, ma a giudicare dalla reazione di Al, c’è davvero qualcosa sotto!»
Mi viene da ridere, tanto sono sorpreso dalla sua malefica furbizia. Le scompiglio i capelli con l’altra mano. Lei ride a sua volta, ma prontamente va ad afferrarmi la mano, ora me le tiene entrambe e ci siamo fermati, in piedi sul vialetto di pietra. Mi guarda negli occhi, i suoi sono luminosi e ridenti, nonostante la discussione appena avuta con Albus.
Credo di aver appena trovato la spiegazione che mi porta ad averla sempre nei pensieri e non si tratta di qualche strana e rara malattia, al contrario, forse è qualcosa di bellissimo e sconvolgente, di naturale, semplice ma devastante allo stesso tempo.
Non c’è altra spiegazione che possa avere senso, se non il fatto che credo di essermi innamorato di lei.
 

Ciao a tutti!
Scusate il ritardo davvero osceno, stavolta, con cui mi presento, ma senza dilungarmi troppo, è stato ed è tuttora un periodo un po' strano e questo si ripercuote su quello che scrivo e nella frequenza con cui lo faccio. Per farmi perdonare, forse involontariamente, questo capitolo è uscito davvero lungo rispetto ai soliti (sono più o meno settemila parola, quando in genere cerco di aggirarmi sempre sulle tremila/quattromila ^^). Abbiamo tutti  i pensieri di Scorpius, e finalmente la notizia della sua relazione con Lily è giunta più o meno a tutte le persone rilevanti. Il modo in cui Albus doveva venire a saperlo era diverso, nella mia testa, e non doveva esserci traccia del confronto tra lui e Lily, ma poi in corso d'opera ho cambiato totalmente idea e mi sono detta che sarebbe stato più interessante far discutere i due fratelli tra loro, anziché descrivere solo un Albus estramente arrabbiato con Scorpius che cerca di farlo fuori (sarebbe stato un po' monotono, ecco, soprattutto perché credo non ce l'abbia tanto con lui, alla fine, dato che erano arrivati addirittura a sopportarsi xD).
O forse era così che lo immaginavate voi, non so, spero vi sia piaciuto comunque questo cambio di piano.
E a proposito di piani, prossimo capitolo dal punto di vista di Derek. Vedremo la reazione a freddo di Albus riguardo i nostri piccioncini e finalmente troverà attuazione uno dei tanti piani stramapalti dei ragazzi per cercare di ingraziarsi Zoe Caplan (che ho dovuto inserire velatamente anche in questo capitolo, era troppo forte la tentazione xD)
Spero vi sia piaciuto, nonostante sia arrivato in così tanto tempo ♥ Vi ringrazio e vi mando un abbraccio! :3
Alla prossima, Mars
   
 
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