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Autore: saratiz    23/08/2020    8 recensioni
Da quanto tempo sono qui? Ho perso il conto. So solo che nella bottiglia, che ho aperto stasera, ora c’è meno della metà del suo contenuto. Il liquido vermiglio ondeggia nel bicchiere mentre lo faccio ruotare … ondeggia come se fosse un vestito, il “suo” vestito mentre sta danzando.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NON E’ QUESTO CHE VOGLIO
 
Non puoi andartene così. Non puoi lasciarmi qui sola, non dopo quello che è successo, non dopo quello che mi hai detto.
E invece ti volti e te ne vai. E io resto qui. D’un tratto sento freddo. Mi stringo nel mantello, algido surrogato del tuo abbraccio. Tutto mi pare una follia. E’ stata folle tutta questa notte.
A cominciare dall’idea assurda di indossare questo stupido vestito. Volevo essere bella per lui, per l’unico uomo che era finora riuscito a far palpitare il mio cuore di donna. Cosa speravo? Che si gettasse ai miei piedi  vinto dall’amore, o che mi facesse semplicemente capire cosa vuol dire essere donna nell’amplesso di una sola notte? Beh … riponevo male le mie speranze: Oscar per lui è solo un caro “amico”, anzi, il suo migliore amico.

La cosa non è reciproca. Il mio migliore amico sei tu, Andrè. Mi sei accanto da una vita, abbiamo condiviso gioie e dolori, non c’è ricordo in cui non ci sia la tua presenza. Sei stato disposto a tutto per me, come sarei disposta a tutto io, per te. Il solo averti accanto, anche in silenzio, mi dà sicurezza e placa il mio animo, anche nei momenti peggiori.
Sei tu il mio migliore amico. Eppure lo sguardo che mi ha accolta quando mi hai vista con indosso questo vestito era quello di un uomo estasiato, era, lo capisco solo ora, carico di desiderio.
Quando sei diventato uomo, Andrè? Siamo cresciuti insieme, giorno dopo giorno ci divertivamo a segnare le nostre altezze con una tacca sulla parete della stalla. Facevamo a gara a chi era più alto. In principio io ti battevo sempre. Poi tu mi hai superata ed io non ti ho più raggiunto. Le nostre corporature diventavano sempre più diverse. Per quanti sforzi facessi non sono mai riuscita ad avere spalle larghe e muscoli scolpiti come i tuoi. Sei cambiato, e molto, ma siamo sempre stati troppo vicini perché me ne accorgessi. Era come se ti dessi per scontato e non notassi il tuo essere diventato un uomo. Come ho potuto essere così cieca? Ti ho sempre visto solo come amico, fratello, confidente, l’unica persona al mondo di cui mai potrei fare a meno.

Mi hai chiesto di perdonarti.
Esattamente di cosa ti stai scusando?
Di avermi baciata? Quando so bene di essere stata io ad incoraggiarti? O forse di aver strappato il mio costoso vestito? era già mia intenzione darlo alle fiamme, vacuo emblema della mia stupidità.
Oppure ti vuoi scusare perché mi ami e hai osato dirmelo? Da sempre, hai detto. Mi ami da sempre … c’è chi ama una persona per tutta la vita senza che questa persona lo sappia. Me l’hai detto una volta, ma capisco solo ora a cosa realmente tu ti riferissi.

Cieca, ancora una volta. Se ci penso ora, le nostre esistenze sono puntellate di segnali del tuo sentimento, segnali che io non ho saputo, o forse non ho voluto, cogliere.
Mi sono invece invaghita dell’affascinante straniero, rubacuori che miete vittime del gentil sesso ovunque passi, ed anch’io sono fra di loro, proprio io che non sono mai stata sconfitta in nessun combattimento con un uomo. Che strano però: a ripensarci ora la delusione provata al ballo di stasera non mi fa più male. Forse tutte le lacrime che si sono confuse coi giochi d’acqua nel parco sono state catartiche . O forse … o forse è accaduto qualcos’altro. Sono così confusa! I pensieri si rincorrono senza ordine nella mia testa. Intanto resto qui immobile, incapace di compiere qualsivoglia azione, lo sguardo fisso nel vuoto. Si riaffacciano alla mente, prepotenti e vivide, tutte le sensazioni di questa stramba notte.

Le tue mani che afferrano le mie braccia, decise ma premurose.
La mia immagine riflessa nel vetro vista attraverso i tuoi occhi. E poi la sensazione strana, insolita ma così piacevole, delle tue labbra che sfiorano il mio collo, posso ancora sentirle su di me.
In quel momento è svanito tutto: non c’era più lui, non c’era più dolore, né vergogna, né imbarazzo. Eravamo solo io e te, come tante altre volte, ma stavolta in modo diverso ed eccezionale, come se la tua presenza fosse quello che più desiderassi. Ma poi non mi è più bastato. Mi sono voltata e tu hai chiuso gli occhi, quasi spaventato, avrai certamente temuto una reazione violenta da parte mia. Invece in quel momento l’unica cosa a cui pensavo erano le tue labbra. Così le ho fatte mie, sai bene che non sono il tipo che si ferma facilmente quando vuole qualcosa.
Non avevo mai baciato prima, nessuno me lo ha mai insegnato, ma è stato un gesto così spontaneo da essere naturale; le tue labbra mi hanno guidata e stranamente avevo la sensazione di conoscerle già le tue labbra. Tutto ciò che è arrivato dopo mi ha lasciata letteralmente senza fiato. Ero in una sorta di limbo, finalmente in pace con me stessa e col resto del mondo. Neanche il rumore del vestito che si strappava è riuscito a turbarmi in alcun modo. Ma poi ti sei bruscamente allontanato, dicendo che era tutto sbagliato.

Hai pensato di star approfittando di me, e che io stessi approfittando di te come “ripiego”.
Non lo avrei mai fatto e non lo farei mai. Quello che è accaduto l’ho voluto fare, e con te, di questo sono certa.
Cosa sia avvenuto dentro di me, cosa io provi realmente per te lo devo ancora capire, devo cercare di far chiarezza nel mio cuore. Mi devi lasciare un po’ di tempo …
Mi hai chiesto di dimenticare questa notte. Ma credi davvero che sia possibile?
Non è questo che voglio.
Non è questo che vuoi.
 
 
// Ho concluso qui la mia breve ff, lasciando volutamente il finale aperto. Forse un giorno continuerò, o forse no e ciascuno potrà immaginare il finale che più preferisce.
Grazie per la vostra attenzione
  
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