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Autore: mask89    24/08/2020    11 recensioni
Naruto è in esilio auto inflitto, ma un omicidio, legato a delle circostanze misteriose, lo costringe a ritornare a Konoha, dove sarà costretto ad affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Minato/Kushina, Naruto/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Chapter XI

 
Se ne stava già pentendo. Quell’infelice scelta di uscire di casa, con il maglione di lana pesante già indossato, lo stava uccidendo. Era soltanto la prima decade di aprile. Ciò nonostante, il caldo era opprimente, altro che piccolo anticipo dell’estate! Se lo sarebbe tolto volentieri, ma, purtroppo per lui, non aveva abbastanza spazio nella borsa. Decise, stoicamente, di resistere; dopotutto, la sua meta non era poi così lontana. Aveva già avvisato la segreteria del suo dipartimento che, quella mattina, non sarebbe arrivato al solito orario, poiché impegnato in un servizio esterno per la facoltà. Aveva provveduto ad avvisare personalmente i suoi corsisti, quindi, avrebbe potuto prendersela con comodo nello svolgere quella attività. Finalmente, era nei pressi del luogo di suo interesse: il centro nazionale della ricerca scientifica e biomedica. Prima di entrare osservò il suo riflesso sull’ampia vetrata dell’edificio. Era ridotto ad uno schifo, dopo solo quindici minuti di camminata. I capelli gli si erano incollati al collo e al viso, rivoli di sudore colavano lungo le guance; ma, ciò che lo inorridì maggiormente, erano quelle enormi chiazze di sudore sotto le ascelle. Rabbrividì. Era impresentabile. Altro che stoico, un deficiente, ecco cos’era! Poggiò la borsa, sulla soffice erba verde del prato e, come una furia, si tolse il maglione che indossava, di un improbabile color arancio. Se lo legò in vita, cercando di nascondere, con una certa cura che non credeva di possedere, quelle pozze maleodoranti che le sue ascelle avevano generato. Si ritrovò a chiedersi perché, quella brillante idea, non gli fosse venuta in mente qualche kilometro prima. Aprì la tasca più piccola della sua ventiquattro ore e tirò fuori delle salviette ed un deodorante. Si ritrovò a ringraziare mentalmente quella santa donna di sua madre che, fin da piccolo, gli aveva inculcato l’assoluta necessità di portare con sé, ovunque andasse, quegli oggetti salva dignità. Si rimirò sulla vetrata, aveva un aspetto più che dignitoso, eccetto, se lo si poteva definire così, quel piccolo particolare della sua maglietta, che aveva deciso di indossare sotto il maglioncino. Una t- shirt che, sulla parte frontale, rappresentava un corvo con le ali spiegate, ovvero la cover di un album di una delle sue band preferite. Sospirò pesantemente; quella mattina, aveva rinunciato di avere l’aspetto di un professore universitario. Maledì le pile della sveglia che, proprio quella notte, avevano deciso di passare a miglior vita. Tirò fuori dalla tasca dei jeans il badge che Jiraiya gli aveva dato ed entrò nella struttura. Salutò, con un cenno della mano, le due guardie che erano di turno in portineria; le riconobbe, poiché erano le stesse della sera dell’omicidio. Kakashi gli aveva mostrato diverse volte le foto inerenti al caso. Passò il tesserino sul lettore ottico del tornello, il quale, si sbloccò per farlo passare. Successivamente, lo poggiò sul marcatempo, per segnalare l’inizio della sua attività lavorativa. 
 
Non era la prima volta che si trovasse nei sotterranei di quell’edificio; ma, di solito, era sempre in compagnia di Jiraiya o Kakashi. Si guardò un attimo intorno, per cercare di capire quale percorso scegliere. Aguzzò la vista, notò che vi erano ancora i sigilli posti dalla scientifica. Sapeva dove dirigersi. Se in superficie aveva odiato profondamente il maglione, li giù, ne era in piena adorazione. Nella stanza in cui era entrato, la temperatura era tenuta costantemente bassa dai potenti condizionatori, affinché, i server lì presenti, fossero costantemente refrigerati. Si avvicinò al rack di suo interesse e lo cablò con il suo pc. Avviò subito il programma, che gli era costato oltre una settimana di notti insonni. Infatti, dopo la chiamata di Gaara, ci aveva lavorato costantemente ogni sera e a pieno regime nel fine settimana. Solo la notte precedente, era stato finalmente soddisfatto del suo lavoro. Con suo sommo sollievo, osservò che per il momento andava tutto per il meglio. Lo ridusse a icona, nel frattempo che si interfacciava con tutti i database di cui avesse bisogno, si mise a lavorare su altro. Si infiltrò all’interno del circuito chiuso delle telecamere dell’edificio e da lì, riuscì a risalire al mainframe generale, a cui giungevano tutte le immagini delle videocamere del campus. Sia la parte esterna, che quella intera. Ricercò quella che puntava sul corridoio del suo ufficio. Voleva essere sicuro che non ci fosse qualche movimento strano, nei pressi di quel posto, in sua assenza. Probabilmente era un po’ paranoico, ma la sicurezza, nel suo lavoro, non era mai troppa. Finalmente la trovò. Ingrandì la videata. Tutto era tranquillo. Il suono di una notifica interruppe quella attività. La prima parte di quell’analisi era terminata; tutti i database che gli interessavano erano stati analizzati e copiati sull’hard drive del suo pc. Sarebbe stato meglio non riferire di quell’ultima parte a Jiraiya; infatti, era stato autorizzato ad entrare dove meglio credesse ma, copiare i dati, era tutt’altra cosa. Era una violazione a tutti gli effetti. Rischiava il carcere a vita, ma non gli interessava. Ormai, la sua vita era finita un anno e mezzo prima…Filtrò, da quella sterminata lista, i database che al momento gli interessavano; poi, sempre all’interno del programma che aveva ideato, li mise a confronto con il software di timbratura dei tornelli; sperava di riuscire a ricavare qualche dato utile. Lanciò la ricerca.

 
Ritornò ad esaminare il video che gli forniva la telecamera. Notò che vi era qualcosa di strano, c’era una figura davanti alla porta del suo ufficio. Ingrandì la finestra e, per poco, quando individuò le fattezze di quell’individuo, non si strozzò con la saliva. Era Sakura. Cosa ci faceva lì? Aveva passato l’ultima settimana ad evitarla accuratamente; cercando, ovviamente, di non farsi scorgere da lei. Mentre, nei due giorni precedenti, con suo grande sollievo, non aveva dovuto ricorrere a nessun mezzo per cercare di evitarla; sembrava come sparita. Invece, ora, era lì e, dall’espressione del volto, sembrava più determinata che mai a volerlo incontrare. Sospirò, per quanto poteva andare avanti in quel modo? Non riusciva a capire che era per il suo bene? Una nuova notifica lo distolse da quei pensieri. La ricerca era stata poco efficace, come aveva immaginato; vi erano troppi risultati, per poter dire che era giunto a qualcosa di identificabile. Cominciò a vagare senza una meta, per la stanza. Doveva restringere il campo della sua ricerca. Il problema era come. Cominciò a spremere le meningi. Rifletté sul database dei dipendenti, e su quello della “Radice”. Loro potevano accedere in qualsiasi momento alla struttura sotterranea. Ma sapeva che, solo dalle otto del mattino alle ventidue di sera, usavano come entrata quella dell’istituto. Nell’altra fascia oraria, adoperavano un’entrata diversa, accessibile da un edificio aperto tutto il giorno, situato appena fuori dal campus, per non destare sospetti. Difficilmente, l’anomalia poteva essere lì. Provò ad accertarsene e il software incrociò i dati delle timbrature sul tornello, con quelli del marcatempo e poi con le telecamere, nessuna anomalia. Tutto collimava. Il suo ragionamento era corretto. Una buona fetta dei dati poteva essere eliminata. Decise di analizzare personalmente gli altri database, invece di muoversi alla rinfusa. Partì da quello dei dipendenti del dipartimento biomedico. Doveva essere il suo giorno fortunato. Quei dati non lo convincevano. A prima vista, sembravano incompleti e poco protetti; intrufolarsi in quel sistema, non sarebbe stato affatto difficile. Impostò nuovamente la ricerca e attese. Ci aveva visto giusto, l’analisi aveva restituito una gran quantità di timbrature anomale. Infatti, per molte di queste non vi era nessuna corrispondenza con il marcatempo e le telecamere. Cominciò ad analizzare il flusso dei dati del server, per cercare di capire se ci fosse stata effettivamente una fuga. Molti di questi sembravano in ordine, ma vi erano delle anomalie. Alcuni, infatti, oltre ad essere convogliati nel normale flusso, creato tra le varie postazioni, sembravano seguire anche un altro percorso. Doveva ammettere che la cosa era bene architettata. Solo un’analisi accurata della quantità dei dati processati, avrebbe evidenziato l’irregolarità di quelli fuoriusciti. Pochi kilobyte di differenza, ma che nel computo totale, potevano contenere una quantità non indifferente d’informazioni trafugate. Stava per iniziare ad approfondire la faccenda, quando guardò l’orologio da polso. Si era fatto tardi; quella ricerca aveva richiesto più tempo del previsto, ma, adesso almeno, aveva una base dai cui partire. Diede uno sguardo al video della telecamera; Sakura era ancora davanti al suo ufficio. Si portò una mano agli occhi, per stropicciarli. Stava già cominciando a detestarsi per ciò che avrebbe fatto, ma sarebbe stato a fin di bene.

 
Ormai aveva perso la percezione del tempo. Era lì da ore, ma di Naruto nemmeno l’ombra. La segretaria le aveva spiegato che, il “professore”, non si sarebbe fatto vedere, almeno fino a metà giornata o, almeno, lui aveva detto così. Si mosse leggermente sulla sedia. Era seduta da troppo tempo in quella posizione, cominciava a sentire indolenzito il fondoschiena. Certo, non avrebbe mai immaginato di passare il suo primo giorno libero, dopo un’intensa settimana lavorativa, in quel posto, però, non avrebbe mollato. Doveva parlargli a tutti i costi, anche se voleva dire restare lì fino a tarda serata. Prese l’ebook rider dalla borsa e cominciò a leggere. I suoi occhi scorrevano quei caratteri, ma la sua mente si rifiutava di dare un senso compiuto a quei segni. Era impegnata altrove. Era concentrata ad elaborare le giuste parole da trovare, da dire. Ad immaginare tutti gli scenari possibili che sarebbero potuti accadere. Ad evitare le trappole e le incomprensioni, di una parola detta di troppo o al momento sbagliato. Da quando parlare con Naruto era diventato così difficile? In passato non lo era mai stato, al contrario, era difficile trovare qualcosa di cui non parlare, su cui scambiare un pensiero, un’opinione, risultasse ostico. Sentì la porta in fondo al corridoio aprirsi. Voltò lo sguardo in quella direzione. Era arrivato. Scattò in piedi come una molla. Si era accorto della sua presenza. Lo salutò con un cenno della mano. Gesto che fu prontamente ricambiato dal suo amico. Mentre lo vedeva avvicinarsi, sentì l’agitazione dentro di sé aumentare sempre più. Tutte le parole che aveva pensato, le frasi che aveva composto nella sua mente, erano, come per magia, sparite, volatilizzate, chissà dove. Si era completamente sbagliata, parlare con lui non era diventato difficile, ma impossibile. Tutti gli argomenti, con cui aveva pensato di attaccare bottone, ora, le sembravano stupidi, futili, privi di ogni senso o logica. Boccheggiò. Doveva fuggire, era l’unica cosa che avesse senso fare; magari il suo amico di vecchia data l’avrebbe presa per pazza, ma, almeno, non avrebbe fatto la figura dell’idiota. Ripensò, con crudele ironia, a quell’ultima parola. Un decennio prima era lei che apostrofava il biondo in quel modo. Si ritrovò a riflettere con amarezza che, forse, l’idiota, era stata sempre e solo lei. Tentò la fuga ma, le sue gambe, si rifiutavano di obbedire a quell’ordine mentale. Inesorabilmente, lo vedeva avvicinarsi.
«Ciao Sakura, che ci fai da queste parti?»
«Ciao Naruto…Ecco, io…Non abbiamo avuto più modo di parlare…Ed eccomi qui.»
«Capisco…» Aprì la porta del suo ufficio e fece entrare la sua “ospite”. Da quando era così formale con lei? Scacciò quel pensiero dalla testa, doveva mantenere le distanze. Lo faceva per il suo bene, ripeté come un mantra. Le indicò la poltrona.
«Aspetti da molto?»
«No no, al massimo da dieci minuti.»
Bugiarda” pensò il biondo. Ma non si sentì offeso da quella piccola menzogna, tutt’altro, le era grato di non fargli pesare la sua codardia. Perché aveva sperato fino all’ultimo secondo, che lei fosse andata via, ormai stanca di aspettarlo.
«Ho dovuto svolgere un lavoro fuori dipartimento.» Si sentì in dovere di giustificare. «Pensavo di sbrigarmi prima…mi dispiace che tu abbia dovuto aspettare, anche se per poco.»
«Non è stato un problema. È il mio primo giorno libero da lavoro, dopo due turni di notte, quindi ho tutto il tempo a disposizione.»
«Allora…» Disse il biondo, portando la mano sinistra sul suo capo, per dare una parvenza d’ordine a quella disordinata massa di capelli biondi. Aveva notato che lei aveva seguito il suo gesto con gli occhi. Abbassò lo sguardo, non voleva guardarla in faccia, altrimenti non sarebbe stato capace di proseguire oltre con il suo piano. «Di cosa volevi parlare?»
Sakura aveva seguito il gesto di Naruto. Un piccolo oggetto, posto all’anulare, aveva attirato la sua attenzione. Fu come una doccia fredda, non poteva credere ai suoi occhi. Una fede. Il suo migliore amico era sposato. Avvertì, quelle poche certezze che aveva, sgretolarsi. Quando si era sposato? E con chi? Perché si sentiva tradita da quel piccolo oggetto? Perché una gelosia irrazionale si stava facendo largo in lei? Perché voleva scoppiare a piangere? Perché la volta precedente non l’aveva notata? Rispondere all’ultima domanda fu semplice, era impegnata a guardare altro.
«Tu…Sei sposato?!»
Fece finta di essere sorpreso da quella domanda. Da consumato attore, spostò il suo sguardo sulla sua mano sinistra.
«Eh sì, da un paio d’anni.» La guardò negli occhi. Errore fatale. Un però di troppo, sfuggì dalla sua bocca.
«Però…» continuò la donna. Il tono usato, inspiegabilmente, le aveva donato un barlume di speranza.
«Ecco…» Non doveva parlare. Doveva rimanere zitto. Ma, la sua bocca, non seguiva la sua volontà. «Ultimamente le cose non vanno bene, siamo in pausa di riflessione.»
Se ci fossero stati dei fuochi d’artificio in quella stanza, sarebbero risultati poco rumorosi, rispetto all’esplosione di gioia che Sakura provò nel suo petto. Erano in crisi! Era una notizia magnifica. I conti con la coscienza, li avrebbe fatti in un secondo momento.
«Mi dispiace!» Proferì, cercando di camuffare la sua felicità. «Non era mia intenzione toccare una ferita aperta.»
«Non è colpa tua, non lo sapevi…Allora, ora mi dici perché sei qui?»
«Mi chiedevo…Visto che non ci vediamo da tempo, perché una di queste sere non usciamo per andare a farci una birra?»
«Cosa?!» Disse il biondo, strabuzzando gli occhi.
«Ovviamente come amici…Dopo dieci anni penso che ne abbiamo di cose da raccontarci!»
«Ecco…Io non so. Lei potrebbe non prenderla bene…Da quando mi sono trasferito…»
Improvvisamente, le vennero in mente le parole di Ino.
«Siamo nel duemila venti Naruto, un uomo ed una donna possono andare a bere una birra insieme, senza che ci sia un doppio fine. Allora, ci stai?»
«Ecco io…» No. Doveva assolutamente rifiutare. L’assenso non era contemplato. Pensò. «Credo, che tu abbia ragione…»
«Perfetto! Scusami, ma ora devo andare. Ho altre commissioni da sbrigare. Ti chiamo io.»
«Ma non hai il mio numero…» Rispose frastornato, dal quel tornado di nome Sakura.
«Me lo daranno le mie tirocinanti…Sei stato così gentile da lasciarglielo a lezione…» Ironizzò e gli fece l’occhiolino.
La vide uscire. Una tempesta. Un’entità che non riusciva a domare, ecco cos’era quella donna.  Lui, invece, era un grandissimo idiota. Uno dei migliori agenti dell’agenzia, ripetevano. Il miglior analista che si sia mai visto da queste parti, ribadivano. Un emerito coglione, ecco cos’era. Gli era bastato guardarla negli occhi, per cadere ai suoi piedi, come un ragazzino alle prime esperienze. Perché quando era con Sakura o nelle immediate vicinanze, il suo cervello andava in blocco totale? Cominciò a sbattere la testa contro il vetro, che ricopriva il piano in legno, della scrivania.


Spazio autore:

Ciao, 
come ogni lunedì, ecco il nuovo capitolo
Come sempre, spero che sia stato di vostro gradimento.
A presto!
Mask.


 
   
 
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