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Autore: StewyT    28/08/2020    2 recensioni
"In fine, X, non posso incontrarti.
Non so chi tu sia eppure so più di te che di me stesso.
Ma non posso incontrarti, so che non funzionerebbe.
Ti lascerei scivolare via come sabbia al vento. Così come è successo al mio primo amore.
Cercavo di aggrapparmi a lui eppure si è lasciato andare, o forse io l’ho lasciato andare.
Io appartengo a lui ma un po’ anche a te. Eppure non sarò mai di nessuno dei due.
Sono una stella nera: simile ad un buco nero, ipotetico, reale o forse no.
Un paradosso.
E non voglio risucchiare anche te.
J."
~~~~
Sedici anni dopo il loro primo incontro, Wei Wuxian e Lan Zhan si ritrovano entrambi di nuovo alla Gusu University, lì in quella biblioteca dove tutto è iniziato e tutto continua, indipendentemente dal loro volere.
Lì dove si raccontano l'un l'altro non sapendo di farlo. Lì, dove ancora una volta, si innamorano.
Lì, dove ancora una volta, scappano via l'uno dall'altro.
Perchè l'uomo ha il libero arbitrio, certo, ma si muove sempre all’interno di una tela tessa dal destino.
E molto spesso ha una trama più complicata di quanto ci si aspetti.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dear Heart


2_ Happiest year
[Jaymes Young] 
So wake me up when they build that time machine
I want to go back
Wake me up when you were sleeping next to me
'Cause I really loved you, ooh

“So che non avrei dovuto leggere queste parole. Ne sono infinitamente dispiaciuto. Ma credo nel destino e se mi sono ritrovato a leggerle forse è perché ne avevo bisogno. O forse perché tu avevi bisogno di leggere – ammesso e concesso che queste parole appartengano a qualcuno che è ancora vivo, è ancora qui, ha ancora voglia di leggerle e non si pente di averle scritte – che non sei solo a questo mondo.
Mi piacerebbe poterti dire che ti scrivo perché so come aiutarti ad uscire da questo loop ma non posso. Ti scrivo perché so come ti senti.
Non so cosa ti spinga a non avere il coraggio necessario per uscire dal tuo loop e non pretendo di capirlo. Ogni loop è un loop a sé stante. Ma tutti bene o male ci siamo intrappolati dentro e tutti sentiamo, in modo più o meno diverso, la pressa che non ci permette di uscirne.
Il mio, di loop, è un infinito: perché?
Perché sono come sono, perché sono capitato dove sono capitato, perché ho fatto quello che ho fatto, perché non posso tornare indietro, perché non posso evitarlo, perché?
Io sono esattamente quello che pensano e dicono di me: un fortunato che non merita la sua fortuna.
Ma sono sicuro che questo non valga anche per te, perché sono certo, leggendo queste parole, che tu meriti la felicità. Ed è tuo dovere riuscire ad ottenerla.
Per cui, metti da parte quello che ti senti in dovere di fare e fai quello che vuoi fare.
O almeno, provaci.
A questo punto, ammesso che tu voglia ancora scrivere, posso farti una domanda?
Come hai riempito il vuoto che il loop ti ha creato dentro?”.

 
 
Quando aprì quello che gli piaceva pensare il suo “diario segreto” o il suo “psicologo” portatile, Lan Zhan non si sarebbe mai aspettato di trovare una pagina interamente scritta da una grafia che non era sua e neanche riusciva a riconoscere bene – era una grafia molto confusionaria, con i caratteri tremolanti, quasi staccati l’uno dall’altro. Caratteri che di certo non ci si sarebbe aspettati in un’università.
Un po’ gli ricordavano una grafia che aveva già visto tante volte nel passato.
Ma quella, appunto, apparteneva al passato. E lui stava facendo di tutto per uscirci.
Passò le dita sulla carta spessa e sospirò, chiedendosi come gli fosse venuto in mente di scrivere su un quaderno così prezioso e lasciarlo lì, tra i libri, pensando che nessuno lo avrebbe notato. Eppure lì, in quella sezione della biblioteca, quasi nessuno mai metteva piede. Avevano persino deciso di sostituirla con qualcosa di più moderno ma lui si era opposto fermamente. Era lì che tutto aveva preso inizio. E si sarebbe sempre opposto ad ogni minimo cambiamento che chiunque, persino suo Zio, avesse voluto compiere proprio lì. Tra gli scaffali pieni di testi rilegati in pelli lucenti, il parquet graffiato sul quale sedici anni prima venivano spesso strappati e gettati quei fogli sui quali quel qualcuno scriveva le regole dell’università con quella sua grafia così impertinente e scombussolata da farlo quasi ridere, in fondo.
 Dopo aver sospirato ed essersi chiesto perché fosse toccato proprio a lui stare lì, certo.
Lan Zhan non era un tipo molto aperto, sicuramente si sarebbe potuto dire il contrario sul suo conto: taciturno, sempre serio, sempre imbronciato.
Non gli piaceva mostrare agli altri quello che portava dentro.
Eppure ne era certo: lì, nel preciso posto in cui stava sedendo in quel preciso momento, aveva nascosto fin troppo male le sue emozioni che così come una foglia spinta malamente sott’acqua, era risalita a galla, decisa a non scendere più negli abissi dove invece lui avrebbe voluto lasciarla.
Lan Zhan non era un tipo che si lasciava andare facilmente; era sempre regio alle regole; era devoto alla figura che gli altri avevano costruito di lui – non che gli importasse davvero del pensiero altrui. Ma gli importava del pensiero di suo Zio che aveva cresciuto lui e Lan Xichen quando nessun altro lo aveva fatto. Quasi si sentiva in dovere di essere quello che suo zio si aspettava da lui: una precisa ed identica copia senza alcuna vita di sé stesso. E Lan Zhan era cresciuto in quel modo.
Quando tutti i bambini giocavano con la neve nel cortile della scuola, lui camminava con sguardo perso e mormorava a sé stesso, quasi come monito, le regole che lo zio tanto gli aveva ripetuto: è vietato correre, è vietato urlare, è vietato essere rumorosi.
 
È vietato vivere. Avrebbe voluto aggiungere. Ma non voleva azzardarsi neanche a pensarlo. Ormai era un adulto, eppure continuava ad essere quel bambino dallo sguardo perso che non conosceva altro, della vita, se non le regole.
Tuttavia c’era stato un MA in tutta la sua candida vita di perfezione.
Quel MA era il motivo per il quale, ancora sedici anni dopo, si trovava in quella biblioteca che aveva protetto con sé stesso, a sospirare su un quadernetto quasi del tutto vuoto.
Aveva sedici anni, aveva deciso di smetterla con la scuola individuale, non faceva bene alle sue già scarse capacità di socializzazione e Lan Xichen sembrava molto più felice da quando a sua volta aveva iniziato a studiare in un liceo comune come tutti gli altri comuni mortali; era stato lui a consigliargli la Lotus Pier Hight. Era una delle scuole migliori ed in più era affiliata con l’università di Gusu. Non che fosse difficile per lui poter fare un periodo di studio a Gusu, certo. Ma Lan Zhan, così come suo zio, era sempre stato dedito all’idea che ogni cosa ottenuta nella sua vita dovesse essere ottenuta, appunto, con le sue sole capacità.
Il primo giorno che aveva messo piede alla Lotus Pier – giorno in cui aveva anche preso parte al concorso per poter frequentare sei mesi alla Gusu – era stato uno dei giorni più strani della sua vita.
In parte grazie o a causa di quello che sarebbe diventato il suo tormento.
Era arrivato, aveva attraversato le porte intarsiate della scuola e si era ritrovato in un film americano scadente degli anni novanta: tutto si era mosso al rallentatore, tutto si era focalizzato in un solo punto, lui era lì immobile a guardare quel punto.
Quello in cui prendeva posto il ragazzo più… diverso che avesse mai visto; non che ne avesse conosciuti tanti in vita sua.
C’era qualcosa di quel ragazzo, nei suoi occhi di quel grigio così particolare da essere notato ad una distanza tale – Lan Zhan si era sentito impazzire dal primo momento; avrebbe voluto correre il più vicino possibile al suo fianco per guardarlo. Per guardarli. Per distinguere ogni singola pagliuzza di colore azzurro e viola in quegli occhi così belli da rispecchiare anche l’anima di quel ragazzo.
Ovviamente non aveva corso, aveva provato a non mostrare emozione alcuna, come al solito, aveva annuito quando il Professor Jiang Fengmian gli aveva detto che dopo il test un certo Wei Wuxian gli avrebbe fatto una presentazione veloce della scuola e dal giorno dopo avrebbe iniziato a seguire le lezioni come tutti.
Per qualsiasi cosa avrebbe potuto contare su di lui, su Jiang Cheng e ovviamente su Wei Wuxian – da come ne parlava sembrava essere particolarmente fiero di lui.
Al punto da renderlo curioso.
Ma aveva messo la sua curiosità – e il suo velato interesse per il ragazzo dagli occhi grigi- da parte e si era concentrato sul test che aveva avanti.
E lo aveva superato brillantemente, arrivando persino primo a Wei Wuxian e Jiang Cheng, i migliori della scuola.
Subito dopo il quiz Lan Zhan aveva pensato di poter morire: il ragazzo dagli occhi grigi che aveva fissato per tutto il tempo gli si era avvicinato e sorridendo come il maledetto gremlin che era, gli aveva allungato una mano presentandosi come
“Wei Wuxian, il tuo cicerone per la giornata”.
Lan Zhan non ricordava nulla di quella giornata, se non la sensazione di voler vomitare ad ogni passo, la testa contemporaneamente vuota e leggera, il formicolio nelle mani che sembravano quasi voler aver voglia di toccare il ragazzo al suo fianco, il cuore che gli batteva più forte.
Quella sera aveva fatto una veloce ricerca su internet. Sembravano essere sintomi di una malattia mortale.  La più grave in assoluto. Lan Zhan aveva una cotta.
 
Qualche tempo dopo Lan Zhan si era ritrovato a Gusu, quasi tra le mura di casa sua, esattamente in quel posto ad urlare contro allo stesso Wei Wuxian che invece rideva divertito, sventolandogli un giornaletto yaoi porno sotto al naso.
Giornaletto che Lan Zhan aveva provato a non guardare, ma che la notte seguente, avrebbe sognato proprio nello stesso posto, lì, tra le mani di Wei Wuxian che venivano poi sostituite dal suo viso, dalle sue labbra, dal suo intero corpo, dai loro gemiti e dal loro piacere.
Quella notte Lan Zhan si era toccato per la prima volta pensando a Wei Wuxian.
E allora Lan Zhan era stato certo di un’altra cosa: aveva una cotta per Wei Wuxian e Wei Wuxian lo sapeva, addirittura se ne prendeva gioco.
E un po’ Lan Zhan lo aveva odiato per quello.
Eppure ogni volta che il maledetto tornava a sorridergli e guardarlo in quel modo, non poteva non pensare ad altro che lui. A quanto fosse stato fortunato a conoscerlo.
A quanto, sebbene fosse una cotta giovanile non corrisposta, fosse stato bello provare quella sensazione – anche se doloroso quanto la morte – almeno una volta nella sua vita.
Perché, almeno per una volta, poteva dire di aver provato cosa fosse l’amore.
Almeno per una volta poteva dire di aver provato felicità.
Perché quello al fianco di Wei Wuxian, nonostante tutto, era stato l’anno più felice della sua vita.
Ma era finito e Lan Zhan aveva deciso di finire anche qualsiasi cosa  ci fosse tra loro; Lan Xichen gli aveva detto che Wei Wuxian pensava che lo odiasse e lui non aveva fatto nulla per smentirlo, anzi, aveva deciso di abbandonare Lotus Pier e non lo aveva neanche avvisato. O salutato.
Wei Wuxian aveva avuto la notizia il primo giorno del nuovo anno scolastico, quando, entrato con quel suo solito sorriso in aula, pronto ad occupare il suo posto al fianco di Lan Zhan, non lo aveva trovato – o almeno questo gli era stato riferito da Jiang Cheng che ben dodici anni dopo era ritornato proprio lì, alla Gusu, ad insegnare etica professionale.
Il primo giorno del nuovo anno scolastico Wei Wuxian gli aveva scritto un messaggio, un semplice: Perché lo hai deciso, Lan Zhan? Sono sicuro che ti mancherò ;)
E lui lo aveva immaginato benissimo sorridere mentre lo scriveva.
Ma non gli aveva mai risposto.
Non fino ad un mese prima, quando, maledetto sé stesso, si era ritrovato proprio    Wei Wuxian avanti mentre camminava nel suo solito modo composto verso la classe di giurisprudenza dove avrebbe dovuto tenere una lezione di diritto penale agli studenti del quarto anno.
Un attimo prima era lì, che camminava verso una giornata noiosa costellata di leggi che odiava, in un posto che odiava, ad essere una persona che odiava.
Un attimo dopo stava cercando di nascondere lo shock che gli si era dipinto sul volto quando qualcuno lo aveva afferrato per le spalle e lo aveva stretto in un abbraccio.
Quel qualcuno, aveva capito immediatamente dall’odore e da quella strana elettricità che aveva pervaso il suo corpo, era il solo ed unico Wei Ying.
Ed infatti, qualche secondo dopo, non appena era riuscito a staccarsi -  non perché Wei Wuxian fosse chissà quanto più forte, ma perché aveva faticato a trovare in sé la forza per farlo- ecco lì, con i suoi occhi grigi, con il suo enorme e luminoso sorriso, con i capelli raccolti in un mezzo chignon scomposto, con la sua infinita bellezza.
Lan Zhan lo aveva guardato e aveva ricordato il bellissimo anno che gli era stato regalato al suo fianco. Poi aveva abbassato lo sguardo.
“Lan Zhan!” aveva urlato lui, dandogli un’altra pacca sulla spalla.
Lan Zhan aveva dimenticato quanto fosse difficile sopportare ogni suo tocco.
“Ti sono mancato?” aveva chiesto, ancora, divertito.
Sedici anni dopo era diventato ancora più difficile.
Aveva deglutito, a fatica e sbuffato uno “Sfacciato” al che Wei Wuxian aveva riso ancora di più, circondando di nuovo il suo collo. “Sei sempre lo stesso, vero?” gli aveva chiesto e lui aveva dovuto imporsi di non girarsi, stringergli un braccio, trascinarlo in camera sua e dirgli: ti sembro lo stesso?
“Anche tu” aveva, solo borbottato, guardando dritto avanti a sé.
“Devo andare in classe” quindi.
“Ma come, Lan Zhan! Rivedi il tuo migliore amico dopo sedici anni e devi andare in classe! Sei sempre lo stesso” aveva sbuffato, imbronciato, ma poi aveva riso di nuovo e gli si era avvicinato pericolosamente, sussurrandogli all’orecchio “Stasera diamo una piccola festa in camera di Jiang Cheng come ai vecchi tempi. Io, lui, Nie Huaisang e tanto Sorriso dell’imperatore. Ci sei?”.
Come se nulla fosse successo! Come se non fossero stati sedici lunghi anni in cui si erano visti unicamente su foto capitate per caso avanti ai loro occhi.
Sedici anni in cui non avevano parlato e Wei Wuxian lo stava trattando come se fossero passati unicamente sedici minuti. Come era possibile?
“Bere nelle mura dell’università è vietato” eccolo, il solito Lan Zhan.
“Ah, giusto” Wei Wuxian era sembrato rattristato, chiudendosi quasi in sé stesso prima di illuminarsi di nuovo.
“Allora che ne dici di vederci oggi pomeriggio da soli per un caffè?”.
Da soli.
Lan Zhan quasi aveva avuto paura di svenire. Ma non aveva potuto dirgli di no.
Wei Wuxian era stato l’anno più bello della sua vita, non aveva potuto non accettare la possibilità che anche quell’anno sarebbe potuto essere migliorato dalla sua presenza.
Gli sarebbe piaciuto poter dire che Wei Wuxian gli dava pace, ma Wei Wuxian era tutt’altro che pace.
Era caos, era confusione, era agitazione, era eccitazione, era vita.
E quello, provare quella vita, gli dava pace.


Spazio autrice.
O come al solito, delirio autrice.
OKAY posto che tra Wei Wuxian e Lan Zhan non riesco a scegliere - se mi chiedessero di salvare uno dei due probabilmente mi immolerei per salvare entrambi! - devo ammettere che scrivere questa parte dal punto di vista di Lan Zhan mi è piaciuto di più anche se l'ho trovato più complicato perchè Lan Zhan è un personaggio così "freddo" e "granitico" all'esterno, ma così "profondo" e "caldo" dentro, magma puro.
E quindi sì, sono di nuovo qui a dire che ho avuto ansia durante questa parte e tutte le parti scritte dal suo punto di vista, MA sono quelle che ho preferito - infatti è più presente.
E niente, sono anche qui per ringraziare chiunque abbia letto il primo capitolo e questo e chiunque deciderà di continuare a leggere nonostante sia tutto un enorme, sclerato, casino!
Grazie!!

StewyT~


Dal 3° Capitolo.
“Ti prego, Lan WangJi. Resta. Non lasciarmi solo”.
Quasi come se avesse letto la preghiera nascosta tra quelle parole, quindi, Lan Zhan restò e Wei Wuxian ricordò cosa significa essere davvero felici.
“Lan Zhaaaaan” si lamentò, sedendosi al suo fianco “Perché non mi dici che ti sono mancato in tutti questi anni?”.
“Noioso” rispose lui.
“Sfacciato o noioso! Potresti dire qualcosa di diverso, qualche volta?”.
“Noiosamente sfacciato” rispose allora, LAn Zhan e lui rise.
“Sei cambiato in fondo, sai? Il Lan Zhan Sedicenne mi avrebbe strattonato e sarebbe corso via, qualche minuto fa” in realtà era passato più di qualche minuto.
 
  
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