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Autore: StewyT    23/08/2020    2 recensioni
"In fine, X, non posso incontrarti.
Non so chi tu sia eppure so più di te che di me stesso.
Ma non posso incontrarti, so che non funzionerebbe.
Ti lascerei scivolare via come sabbia al vento. Così come è successo al mio primo amore.
Cercavo di aggrapparmi a lui eppure si è lasciato andare, o forse io l’ho lasciato andare.
Io appartengo a lui ma un po’ anche a te. Eppure non sarò mai di nessuno dei due.
Sono una stella nera: simile ad un buco nero, ipotetico, reale o forse no.
Un paradosso.
E non voglio risucchiare anche te.
J."
~~~~
Sedici anni dopo il loro primo incontro, Wei Wuxian e Lan Zhan si ritrovano entrambi di nuovo alla Gusu University, lì in quella biblioteca dove tutto è iniziato e tutto continua, indipendentemente dal loro volere.
Lì dove si raccontano l'un l'altro non sapendo di farlo. Lì, dove ancora una volta, si innamorano.
Lì, dove ancora una volta, scappano via l'uno dall'altro.
Perchè l'uomo ha il libero arbitrio, certo, ma si muove sempre all’interno di una tela tessa dal destino.
E molto spesso ha una trama più complicata di quanto ci si aspetti.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dear Heart

 
1_Infinity
[Jaymes Young]
Oh, darling, my soul
You know it aches for yours
And you've been filling this hole, since you were born, oh
'Cause you're the reason I believe in fate
You're my paradise
And I'll do anything to be your love, or be your sacrifice

 
“Non voglio più sentirmi in questo modo, eppure non so come fare per uscire da questo loop infinito di pensieri paranoici e sensi di colpa.
Essere così diventa sempre più complicato.
A sedici anni pensavo che sarei cambiato crescendo, ora, sedici anni dopo sono ancora qui, nello stesso posto, a piangermi addosso e chiedermi quando cambierò.
Quando avrò il coraggio di essere me stesso.
Quando avrò il coraggio di fare quello che mi fa stare bene.
Quando avrò il coraggio di non essere più perso tra quello che pretendono e quello che si aspettano da me.
Quando avrò il coraggio di capire davvero chi sono.
Sono un adulto, ormai. Non più un ragazzino.
Eppure sono ancora la stessa persona repressa, sola, chiusa e piena di timori che ero all’ora. Cambia solo il modo in cui mi vedono gli altri. Non cambia mai il modo in cui mi vedo io. Gli altri tessono le mie lodi mentre io resto lì, con lo sguardo impassibile. Mentre il mio cervello urla che non è vero. Nulla di quello che pensano e dicono di me è vero. Io non sono vero.”
 
Wei Wuxian provò a deglutire il groppo che gli si era formato in gola leggendo quelle parole di cui era venuto a conoscenza in modo così casuale – ma Wei Wuxian non credeva molto nel caso. L’uomo aveva il libero arbitrio, certo, ma si muoveva sempre all’interno della una tela tessa dal destino, con una trama più complicata di quanto ci si aspettasse. Almeno quello gli faceva piacere pensare.
Eppure quello continuava a non farlo sentire meno in colpa per ogni passo che aveva compiuto nel suo percorso, ogni passo che lo aveva portato di nuovo lì, in quel posto, sedici anni dopo, tra così tante cose cambiate.
Sospirò, toccando distrattamente la carta spessa su cui erano incise quelle parole: nero su bianco. Così come i pensieri che torturavano anche la sua mente.
Quante cose erano state diverse sedici anni prima, quando lì, a Gusu, era ancora un ragazzo spensierato, che non aveva ancora assaggiato tutti i d olori della vita, che non odiava ancora chi era e le colpe che poteva imputare unicamente a sé stesso.
Gusu, all’ora, era stata molto più piacevole: un’esperienza universitaria per un sedicenne ancora ingabbiato nella vita liceale era un sogno.
Ed effettivamente quel periodo era stato uno dei più belli della sua vita.
Sorrise pensando a quando era ancora per tutti il migliore tra i migliori studenti di Lotus Pier High, a lui secondo sua sorella Jiang Yanli – vincitrice del concorso l’anno precedente - e suo fratello Jiang Cheng che era stato selezionato a sua volta per partecipare al periodo di studio nell’università più ambita del paese.
Così, improvvisamente, assieme a Jiang Cheng – da sempre il suo unico e vero amico, nonostante Wei Wuxian fosse pieno di persone che potessero essere chiamate ‘amici‘, - si era ritrovato catapultato in quel posto meraviglioso che aveva scoperto essere un inferno con oltre quattromila regole che aveva trasgredito assieme a Nie Huaisang – impavido, per quanto volesse fare credere il contrario, pazzo selezionato a sua volta tra i migliori studenti della Lotus Pier Hight, sebbene volesse dare sempre l’impressione di essere un idiota.
Wei Wuxian non ci aveva mai parlato molto, se non per qualche rara volta in cui erano finiti assieme in detenzione, eppure dal primo momento in cui avevano messo piede a Gusu, sera stato certo che assieme si sarebbero divertiti un mondo a discapito di un altro povero – meraviglioso, incredibile, strabiliante – studente che si era trasferito al Lotus poche settimane prima del concorso e lo aveva vinto con il massimo dei punti: Lan WangJi – rigido e rigoroso nipote del temibile direttore di Gusu. Dopo averlo conosciuto, fin troppo bene, Wei Wuxian si rese conto del perché il povero Lan WangJi era cresciuto su così disciplinato e serio. Un po’ gli dispiaceva vedergli sempre quell’espressione responsabile dipinta sul volto, come se non desse mai la possibilità al suo vero sé di uscire fuori perché era quello che suo zio si aspettava da lui, soprattutto tra le mura della sua Università: rispetto delle regole, austerità, freddezza.
“Suo fratello non è così” aveva mormorato Jiang Cheng la prima volta che lo aveva visto passare tra i corridoi di Lotus Pier, Wui Wuxian aveva sorriso e non si era fatto scappare l’occasione per tormentarlo un po’.
Jiang Cheng era uno un po’ impulsivo, un tipo permaloso fino al midollo, e Wei Wuxian adorava prenderlo in giro. Eppure dopo tanti anni vissuti al suo fianco ancora non era in grado di capire esattamente se Jiang Cheng si fosse anche solo una volta mai preso una cotta per nessuno.
Mentre aveva parlato del fratello di Lan WangJi, Lan Xichen, però, era arrossito.
E Wei Wuxian aveva deciso che lo avrebbe preso in giro a vita.
Che suo fratello non assomigliava minimamente – nell’atteggiamento – a Lan WangJi lo aveva confermato quando aveva messo piede per la prima volta a Gusu, nel momento stesso in cui il loro pullman si era fermato ed uno ad uno erano scesi per essere accolti da Lan Quiren – serioso e indifferente come suo nipote più giovane, che si era chinato a suo zio in un rispettoso saluto - e Lan Xichen che sebbene fisicamente somigliasse incredibilmente a Lan WangJi - con quegli spettacolari capelli lunghi al mento lucidi e dall’aspetto morbidissimo e setoso, quelle labbra gonfie e quel viso tondo, quelle guance sode. Tutto, tutto di Lan WangJi era elegante ed etereo! – era totalmente diverso da lui. Un grosso sorriso era dipinto sulle sue labbra mentre si chinava a sua volta ad ognuno di loro che scendeva dal pullman e si chinava in saluto.
“Benvenuto a Gusu” aveva detto, sorridendo, ad ognuno di loro e Wei Wuxian non si era perso il modo in cui Jiang Cheng ara diventato viola come l’enorme felpa che portava.
Era stato in quel momento che aveva notato Nie Huaisang, perché ridendo aveva mormorato al suo orecchio – sebbene non si fossero mai parlati molto prima –
“Questo Lan Xichen è proprio diverso da Lan WangJi! Boni sono boni entrambi, ma Lan WangJi sembra avere costantemente una spada infilata su per il-“ ma era stato interrotto da Jiang Cheng che aveva ascoltato tutto – ovviamente Huaisang non aveva sussurrato davvero – e aveva degnato entrambi di uno sguardo di disapprovazione. E Wui Wuxian viveva per quegli sguardi da parte di suo fratello.
Così, Huaisang era stato il suo primo nuovo migliore amico – lui, Wei e Jiang Cheng erano diventati un vero e proprio trio solido dal primo momento.
Sebbene le dinamiche tra loro tre fossero più o meno sempre le stessa da subito: Wei e Huaisang combinavano casini che ovviamente Lan Quiren non approvava, e Jiang Cheng li rimproverava e alzava gli occhi al cielo come a chiedersi: perché sto con loro. Domanda che effettivamente una volta gli era uscita fuori mentre i due si facevano notare anche da Lan Xichen che era scoppiato a ridere e gli aveva dato una pacca sulla spalla. Jiang Cheng aveva rischiato una morte per ipossia.
A Gusu Wei Wuxian si era divertito, aveva conosciuto persone che lo avrebbero accompagnato per la vita, era entrato nei Guinnes World Record per tutte le punizioni che si era beccato, aveva imparato tantissimo di sé stesso e di quello che voleva essere da grande, e soprattutto si era preso una stratosferica cotta per
Lan WangJi che era diventato, praticamente, il punto di mira di ogni azione dello scapestrato: ogni cosa che Wei Wuxian faceva aveva lo scopo ben preciso di farlo notare da Lan WangJi che continuava ad andare avanti come se non esistesse alternando momenti di pura indifferenza a momenti di pura rabbia.
Ed era in quei momenti di rabbia che Wei Wuxian avrebbe voluto inchiodare Lan WangJi (o meglio Lan Zhan, ormai aveva deciso di avere abbastanza confidenza con l’etereo compagno per poterlo chiamare con il suo nome di nascita, che tra l’altro gli stava magnificamente bene. Se avesse dovuto associarlo ad un colore sarebbe sicuramente stato l’azzurro, così puro ed elegante!) al tavolino basso della biblioteca per farci quello che ormai sognava da molteplici notti.
Ma Lan Zhan, anche in quei rari momenti in cui decideva di far venire qualche emozione a galla, lo guardava di traverso, mormorava uno “Sfacciato” e volava via nella sua aura di perfezione.
Il che rendeva Wei Wuxian ancora più interessato: gli piaceva quel gioco di continui inseguimenti.
Sebbene Lan Zhan lo odiasse, ne era profondamente certo.
Tant’è che quando il periodo di studio a Gusu – con tanto di infinite punizioni, giornate passate chiuso in biblioteca con Lan Zhan (che lo odiava a ragione, dal momento in cui ogni volta che Wei Wuxian veniva messo in punizione spettava a Lan Zhan fargli da balia) – era finito, Lan Zhan aveva deciso di lasciare Lotus Pier e aveva iniziato a frequentare studi in privato.
Da quel momento in poi erano successe così tante cose nella vita di Wei Wuxian, cose che non sapeva neanche spiegarsi. Cose che lo avevano distrutto. Cose che avevano distrutto la sua vita. Cose dalle quali non era riuscito ancora a riprendersi del tutto. Cose che lo avevano portato nuovamente alla Gusu University.
In quel preciso momento. Lì. In quella stessa biblioteca in cui si era reso conto di provare attrazione per gli uomini. Per Lan Zhan, in particolare. A sfogliare un libro a caso che sarebbe diventato la sua ancora di salvezza. Assieme a quel foglio dalla carta ruvida e costosa. Assieme a quelle parole. Parole che appartenevano a qualcuno che non conosceva. Parole che appartenevano a qualcuno che Wei Wuxian considerava già un’anime affine alla sua.
 
Sì sentì in colpa per averla letta; probabilmente non avrebbe dovuto, eppure quando se l’era ritrovata tra le mani non aveva potuto farne a meno.
Come se ci fosse stata una forza sovraumana che lo avesse spinto a farlo.
O forse quello era solo il suo ennesimo modo stupido di giustificare una sua stupida azione.
Eppure mentre rileggeva ancora una volta quelle parole, si sentiva esattamente dove doveva essere, dopo così tanti anni passati sempre a sentirsi nel posto sbagliato.
 E così aveva deciso di liberare anche la sua mente: lì su quello stesso quadernino dalle infinite pagine spesse vuote che sembrava essere un libro all’apparenza, ci lasciò anche un po’ di sé.



Spazio autrice.
OKAY. Delirio autrice, forse è meglio. NON SO assolutamente in cosa mi sto buttando; questa non è la prima fanfiction che scrivo nella mia vita ma mi sembra proprio di non averlo mai fatto prima, ho quasi l'ansia. Quindi, riassumendo tutto: non so cosa abbia deciso di fare e perchè lo sto facendo. So solo che una mia carissima amica (se mai leggerai, ehi, ciao Chiaretta <3) mi ha ispirata con la trama di una storia stupenda che stava scrivendo e a me sono subito venuti in mente i miei due bimbi WangXian - benedetti loro, è da novembre 2019 che li conosco e dopo 2 rewatch di Untamed, un amore spropositato per la novel (e i capitoli speciali) e le diecimila fanfiction di cui mi sono nutrita per tutto questo periodo ho deciso di sfogare questo amore in qualche modo, prima o poi deve diminuire questa ossessione, no? -.
In più, ero lì a fare le mie cose normali durante la mia vita normale (forse stavo /ri/leggendo un capitolo, forse) e mi è partita Moondust di Jaymes Young e ciao, ho perso quel briciolo di sanità mentale che avevo. Mi sono catapultata su spotify, ho ascoltato tutte le sue canzoni E IN OGNI CANZONE RIVEDO COSTANTEMENTE i WangXian.
(Tra l'altro esistono FV stupendi con Jaymes Young che fa da colonna sonora, adoro, li guardo in loop!).
E quindi niente, ho deciso di scrivere - in ogni capitolo ci sarà una canzone di Jaymes Young all'inizio che è quella che ho ascoltato in loop per tutta la scrittura del capitolo. Ormai le conosco a memoria! - e pubblicare questa storia sicuramente moooolto occidentalizzata, ma ahimè, conosco ancora troppo poco della vera cultura cinese e non volevo fare casini. In alcuni punti della storia, soprattutto nelle lettere, Lan WangJi è suuuuper ooc, ma mi piace immaginarlo così, dentro. In fondo che èun softie al cuore di panna lo sappiamo da sempre! 
E niente, forse è il caso che la smetta di scrivere qui sotto. Lascio le prossime spiegazioni nei prossimi capitoli? Meglio. 
Detto questo, sono molto insicura e ho davvero tanta ansia per questa ff, non voglio combianre casini con loro, quindi spero di leggere qualche vostro commento (sì, anche se dovete dirmi che fa talmente schifo che Jiang Cheng mi frusterebbe con piacere /mio/ con Zidian fino a farmi chiedere scusa in ginocchio. La smetto.).
Grazie per essere arrivat* fin qui!

StewyT~


Dal 2° capitolo.
Un attimo dopo stava cercando di nascondere lo shock che gli si era dipinto sul volto quando qualcuno lo aveva afferrato per le spalle e lo aveva stretto in un abbraccio.
Quel qualcuno, aveva capito immediatamente dall’odore e da quella strana elettricità che aveva pervaso il suo corpo, era il solo ed unico Wei.
Ed infatti, qualche secondo dopo, non appena era riuscito a staccarsi -  non perché Wei Wuxian fosse chissà quanto forte, ma perché aveva faticato a trovare in sé la forza per farlo- ecco lì, con i suoi occhi grigi, con il suo enorme e luminoso sorriso, con i capelli raccolti in un mezzo chignon scomposto, con la sua infinita bellezza.
Lan Zhan lo aveva guardato e aveva ricordato il bellissimo anno che gli era stato regalato al suo fianco. Poi aveva abbassato lo sguardo.
“Lan Zhan!” aveva urlato lui, dandogli un’altra pacca sulla spalla.
Lan Zhan aveva dimenticato quanto fosse difficile sopportare ogni suo tocco.
“Ti sono mancato?” aveva chiesto, ancora, divertito.
Sedicianni dopo era diventato ancora più difficile.
Aveva deglutito, a fatica e sbuffato uno “Sfacciato” al che Wei Wuxian aveva riso ancora di più, circondando di nuovo il suo collo. “Sei sempre lo stesso, vero?” gli aveva chiesto e lui aveva dovuto imporsi di non girarsi, stringergli un braccio, trascinarlo in camera sua e dirgli: ti sembro lo stesso?
 
  
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