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Autore: Ghostclimber    31/08/2020    6 recensioni
Rukawa sembra essere vittima di una crisi d'asma proprio nel bel mezzo di una partita contro il Kainan.
La sua determinazione lo porterà a continuare comunque a correre, e il successivo, prevedibile incidente lo metterà sulla strada di una sconvolgente presa di coscienza.
E delle sue conseguenze.
Warning: hanahaki
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rukawa sedeva impassibile sul suo lettino d'ospedale, cercando di convincersi a non tossire.

Non si era dato appuntamento per un orario preciso, con Sakuragi, e l'idea di telefonargli per chiedere quando sarebbe arrivato era contemporaneamente una tentazione e una tortura.

Una tentazione, perché sentire la sua voce, sapere per certo che non aveva cambiato idea, avere un'ora precisa da aspettare con trepidazione guardando le lancette che si spostavano sul quadrante dell'orologio era davvero una prospettiva che scaldava il cuore.

Una tortura, perché l'idea di disturbarlo, di mostrare il fianco in maniera così esplicita, era così aberrante che al solo pensiero cominciava ad avere capogiri e a sentirsi la gola che prudeva. E poi, se Sakuragi nel frattempo avesse trovato un altro impegno? In fondo, il rosso non gli doveva nulla, lo aveva sempre detestato e probabilmente l'idea di andarsene a cazzeggio con gli amici era per lui molto più allettante di starsene chiuso in una stanza d'ospedale a guardarsi nelle palle degli occhi con la sua nemesi in pigiama. E se a Sakuragi fosse saltata la mosca al naso? Erano le nove di sabato mattina, non c'era scuola e lui magari era ancora a dormire. Svegliarlo non sarebbe stato piacevole, anche se l'idea di sentirlo parlare con la voce ancora roca di sonno era già sufficiente a imbarzottire il pene di Rukawa. E comunque, anche se si fosse già svegliato, magari aveva i cavoli suoi da fare, i compiti o qualche commissione per la madre o chissà cosa. E, punto più importante, se Sakuragi avesse subodorato qualcosa nell'impazienza di Rukawa? Non era poi completamente idiota, e ricevere una chiamata al mattino presto del sabato era molto vicino ad un cartellone al neon in stile Las Vegas con la scritta “Kaede Rukawa ti si vuol ciulare”.

No, si disse Rukawa, avrebbe atteso e non avrebbe chiamato il numero che Sakuragi gli aveva scritto sul quadernetto lasciatogli da Ayako, quel numero che aveva riguardato talmente tante volte da averlo non solo memorizzato, ma addirittura sognato.

Avrebbe atteso con pazienza, cercando di distrarsi con i compiti di matematica: tutta quella faccenda dei sistemi di equazione era così intricata e incomprensibile che sarebbe stata più che sufficiente ad annullare qualsivoglia funzionamento neuronale.

Rukawa trasse a sé il tavolino con un sospiro: un ottimo piano, senz'altro, peccato che lui detestasse la matematica dal profondo del suo animo. Cercò di risolvere un sistema, ottenne un numero lungo quanto la lista dei motivi per cui sarebbe stato meglio non proseguire DragonBall se poi doveva uscirne una cagata ritrita come Super, e quando alzò gli occhi si rese conto che in un'ora era riuscito a scrivere ben otto righe di calcoli probabilmente errati.

Beh, si disse, quantomeno sessanta minuti erano passati. Si era dato il termine delle quattro del pomeriggio per cominciare a perdere la speranza, questo alle otto e mezza: più di un quinto del tempo che aveva deciso di occupare ad aspettare Sakuragi era passato, e questa era una buona cosa.

Meglio, senz'altro, del risultato ottenuto nel sistema: il libro dichiarava che il risultato sarebbe dovuto essere X=0, Y=2, Z=1. Niente di più lontano dal suo X= -29,356 tendente a meno infinito.

Rukawa sospirò.

Prese un nuovo foglio, muovendosi con cautela come se poggiare il foglio delicatamente e scrivere a velocità lumaca avrebbe consentito agli dei della matematica di infondergli la scienza innata, disegnò la parentesi graffa con una cura degna di Leonardo da Vinci e trascrisse le tre equazioni.

Si rese conto di essersi dimenticato completamente il passaggio successivo.

Sospirò di nuovo, senza nemmeno notare ormai il fiorellino che gli era volteggiato fuori dalla bocca; lo spazzò giù dal tavolino senza pensarci e riprese il libro di matematica. Aprì il volume alle pagine della teoria, contrassegnate dalla costa in blu (la sezione di teoria aveva la costa rossa) e si rese conto che sarebbe anche potuto essere scritto in aramaico antico. E in brutta calligrafia.

 

Qualcosa di morbido, piccolo e arancione gli colpì la tempia.

-Ahia, che cazzo!- esclamò, preso di sorpresa.

-Ehehehe, il Genio è riuscito nella sua impresa di far spaventare la Volpaccia!

-Lo sai che parlare di se stessi in terza persona è sintomo di squilibrio mentale?

-Me lo dice spesso anche Mito, ma dovrò pur parlare con qualcuno al mio stesso livello.

-Lì c'è una sedia, dovrebbe bastare.

-VOLPEEE!- Sakuragi, a corto di risposte brillanti, si risolse alla sua vecchia tecnica imbattibile: urlare come una bertuccia e prendere come un “a questo non saprei proprio cosa rispondere” il momento di smarrimento in cui l'avversario cerca di capire se l'onda d'urto gli ha spaccato i timpani o se l'ha passata liscia anche stavolta.

Niente sangue dalle orecchie, constatò Rukawa, ma quello sbraitare gli stava già facendo salire una bella emicrania. O forse era la matematica? Entrambe le soluzioni erano altrettanto plausibili.

-Comunque, Volpe, bel ringraziamento. Mi sono alzato presto di sabato mattina solo per venirti a trovare e tu mi accogli dicendomi che sono stupido come una sedia.

-Me lo rimangio, perdonami.

-Woah, veramente?- Rukawa si gustò per un attimo l'espressione attonita di Sakuragi, mantenne la solita maschera impassibile e infine sganciò la battuta: -Ma certo, una sedia non avrebbe mai capito cosa intendevo. Sei intelligente almeno come un comodino.- poi, accadde l'impossibile.

Prima di lanciare un'altra urlata, Sakuragi si lasciò scappare uno sbuffo di risata.

Rukawa resse i suoi insulti con un mezzo sorriso, senza muovere un muscolo, tutto intento a bearsi nel ricordo di aver fatto ridere quell'impetuoso bestione.

Poi, mentre Sakuragi faceva una piccola pausa per prendere il respiro, una voce adulta si intromise: -Ragazzi.- Sakuragi saltò per aria, e anche Rukawa ebbe un piccolo sussulto.

Nessuno dei due aveva notato il dottor Yamamoto, fermo sulla soglia con un'espressione in viso a metà tra il perplesso e il divertito, e il medico disse: -Mi spiace interrompere questo meraviglioso stream of consciousness, ma avrei bisogno di...

-Mi levo subito dalle palle!- urlò Sakuragi, con uno sguardo terrorizzato. Sembrava quasi che si aspettasse di sentire che il dottore doveva fare un esame della prostata a Rukawa, forse ad entrambi, ma il medico lo fermò alzando solo una mano. Rukawa aggrottò la fronte: sembrava quasi che Sakuragi fosse di fronte a qualcosa che temeva. Il dottore disse: -Aspetta, ragazzo. Tu sei... uhm...

-Sakuragi Hanamichi, il Genio del club di Basket dello Shohoku, di tutta Kanagawa e di tutto il Giappone!- si presentò con modestia l'ospite.

-Sarebbe lui?- chiese Yamamoto a Rukawa. Sul suo viso era dipinta un'espressione molto perplessa.

-Ahimè, sì.- rispose Rukawa, -Non si preoccupi, fa quell'effetto a tutti.

-RRRUKAWAAA!

-Se avesse un bel sedativo da dargli, gliene sarei grato.- aggiunse il moro. Sakuragi sembrò rendersi conto all'improvviso che un ospedale non era un luogo dove poteva urlare come un pescivendolo al mercato e si zittì.

-Bene, ehm... vorrei parlare con entrambi, se possibile.

-Oh. Certo.- disse Sakuragi, e si sedette sulla sedia di fianco al letto di Rukawa. Il medico si accomodò ai suoi piedi, con un gluteo sul materasso, e disse: -Allora. L'altro giorno, parlando con Kaede ed esaminando le prove di questa strana malattia, abbiamo concluso che per qualche motivo sembra che gli attacchi coincidano con l'insorgenza di pensieri legati alla mancanza di un legame tra voi due. Kaede mi ha riferito di avertene già parlato, è esatto?

-Sì, l'altro ieri.

-E mi ha detto che ti sei dichiarato disponibile ad aiutarlo, non è vero?

-Vero anche questo.- confermò Sakuragi.

-Bene.- Yamamoto prese un bel respiro, guardò Rukawa e poi si rivolse di nuovo a Sakuragi: -Nella giornata di ieri, Kaede è migliorato esponenzialmente. Non ha avuto nessuna crisi acuta, le due che ha avuto sono state tanto gestibili che è stato in grado di cavarsela egregiamente da solo e ci ha avvisati solo in seguito.- Rukawa guardava il medico con una tale intensità da aver sviluppato una specie di visuale a tunnel. Solo il viso dell'uomo era a fuoco, tutto il resto della stanza era sfocato e vago; Sakuragi compreso, naturalmente, perché Rukawa ce la stava davvero mettendo tutta per evitare il suo sguardo. Se fosse stato necessario, pensò, si sarebbe cavato gli occhi o avrebbe infilato la testa in un sacchetto per il pane: tutto, pur di evitare la confusione che era certo di trovare negli occhi del rosso, pur di evitare di mostrargli il proprio imbarazzo.

-Ora, nelle condizioni in cui è, ci sono le basi per poterlo dimettere. Ma, come avrai capito, il suo stato di salute dipende in buona parte dalle interazioni che ha con te. Sei pronto a farti carico dell'incombenza di stare al suo fianco e cercare di trattarlo bene?- Sakuragi esitò a lungo prima di rispondere. Rukawa cercò di mantenere stabile il ritmo del respiro e di ignorare il pizzicore alla gola che cominciava già ad emergere. Dopotutto era lì, si disse, lì al fianco del suo letto ad ascoltare un medico che parlava delle sue condizioni, aveva alzato il culo dal divano e l'aveva trascinato fin lì. Non poteva essere così nera, la prospettiva.

Infine, Sakuragi disse: -Ammetto che tutta questa storia mi sembra assurda...

-Siamo in due, ragazzo.- lo interruppe il dottor Yamamoto.

-Faccia anche tre.- si intromise Rukawa in un fil di voce.

-Però sì, voglio dire.- Sakuragi prese un bel respiro, -Se era solo Rukawa a dirmelo potevo anche pensare che mi stava prendendo per il... in giro. Ma mi sembra un po' troppo elaborata come messinscena. Quindi sì, se posso fare qualcosa lo farò, senz'altro.- Rukawa si voltò a guardarlo, istintivamente. Incontrò il suo sguardo serio e fiammeggiante, e Sakuragi aggiunse: -Mi stai sulle palle ma in realtà non è che mi hai mai fatto niente. E in ogni caso, non potrei mai lasciar morire qualcuno. Neanche se si tratta di te, Volpaccia.

-Grazie.- si spremette Rukawa. Sakuragi fu svelto a distogliere lo sguardo dal suo, e Rukawa aggrottò impercettibilmente la fronte. Per qualche motivo, quell'ultima frase gli era suonata un po' strana, come un rintocco di campana attutito da uno strato di feltro avvolto sul battacchio, ma non aveva la minima idea di come interpretare quella sensazione, e non poteva nemmeno stabilire senza ombra di dubbio che non si trattasse di una sua balzana sega mentale.

-Molto bene, Hanamichi.- disse il dottor Yamamoto, -Posso chiamarti Hanamichi, vero?

-Oh. Certo, sì.- rispose il rosso. Di nuovo, tornava in lui quella lieve nota di panico, sembrava quasi una persona rapita da un pericoloso serial killer che gli dà retta indefessamente nella speranza di uscirne vivo. Rukawa si chiese alla lontana il motivo.

-Lascio a voi la definizione di tutto quanto. Hanamichi, mi sto fidando. Sto mettendo nelle tue mani la vita di un mio paziente, in senso letterale. Te la senti?

-Sì. Sì, me la sento.

-Bene. Kaede, vado a chiamare tua madre. Potrà venirti a prendere in qualsiasi momento e firmare le dimissioni. Hai il mio permesso di tornare a casa insieme alla tua medicina umana.- Sakuragi ghignò, ma quando il dottor Yamamoto lo guardò curioso cambiò espressione, mettendo su una faccia che sarebbe stata molto più consona per un funerale: -Ah, niente, niente, una delle mie cavolate, non faccia caso a me!- disse rapidamente.

-Fammi indovinare.- disse Rukawa, -Ti sei immaginato vestito da Aspirina.- il dottor Yamamoto rise di cuore. Sakuragi arrossì e lo corresse: -Da flacone di pillole, in effetti, ma c'eri quasi.- Rukawa si lasciò sfuggire l'angolo di un minuscolo sorriso e Sakuragi distolse lo sguardo.

-Bene. Vi lascio e mi porto dietro questa bella immagine!- disse il medico, ancora sorridendo, e lasciò la stanza. Sakuragi si rilassò visibilmente sulla sedia.

-Ehi, guarda che non morde. È un pezzo di pane.- disse Rukawa.

-Lo so, ma i dottori...- Sakuragi sbuffò, poi ammise: -E va bene. Da piccolo ho fatto un incidente in bici, e mi hanno dovuto dare dei punti. L'anestesia non ha funzionato, ho urlato tutto il tempo per il dolore e il dottore che mi ha ricucito non faceva altro che rimproverarmi perché facevo storie.

-Che stronzo.

-Mia mamma gli ha mollato un ceffone, poi, e gli ha chiesto di spiegare come mai sull'ultima ferita, che era in un posto diverso e lì l'anestesia aveva funzionato, non ho aperto bocca, ma da allora io sono terrorizzato dai dottori, mi sento...

-Come se non ti dessero retta quando sai perfettamente di aver ragione.

-Ecco, sì. Almeno, quello è il presupposto. Poi lo ammetto, questo tizio è un cucciolo di panda.

-Sì, è un medico molto gentile.- concordò Rukawa, e d'istinto mandò pensieri positivi all'uomo: Rukawa gli aveva detto che non voleva che Sakuragi sapesse proprio tutto, che lui non si era dichiarato e ancora non aveva intenzione di farlo, e il medico l'aveva appoggiato. Rukawa si rese conto di non essersi sentito minimamente nervoso all'idea che il dottor Yamamoto si lasciasse sfuggire qualcosa per caso durante il discorso con Sakuragi, e si accorse di fidarsi ciecamente di quell'uomo.

-Ti fidi molto di lui, o sbaglio?

-Sì. Mi ha ascoltato dall'inizio, ha fatto ricerche, non finge di saperne di più di quel che sa...

-Una rarità, quando si parla dei grandi, non è vero?

-Nh...- Rukawa si riscosse dai suoi ragionamenti per rendersi conto che stava avendo una conversazione molto civile con Sakuragi. E non era nemmeno una di quelle conversazioni da Pranzo di Natale con i parenti, quando si cerca di trattare solo argomenti neutri e di concordare quanto possibile per evitare che le feste si concludano in massacro, era un vero e proprio scambio di battute: finora gli era capitato solo con Ayako.

-Ti aiuto a mettere via le tue cose?- propose Sakuragi.

-Se proprio muori dalla voglia di toccare le mie mutande...- rispose Rukawa.

-Non aspetto altro, guarda. Hai una borsa?

-Nell'armadio.- rispose Rukawa, poi si girò per scendere dal letto: -Devo andare a pisciare, levati dal cazzo così scendo.

-Ce la fai da solo?- chiese Sakuragi, arrossendo. Stando a quanto aveva estorto ad Ayako, a tratti Rukawa era così debole da faticare anche solo per raggiungere il bagno. Il moro gli lanciò un'occhiata da presa in giro e Sakuragi si affrettò a puntualizzare: -Il cazzo però te lo tocchi tu, eh!

-Idiota, certo che ce la faccio, altrimenti avrei chiesto al dottore.- cercando di nascondere lo sforzo, Rukawa ciabattò fino al bagno e si chiuse la porta alle spalle. Rimirò il water, cercando di capire se fosse in grado di fare pipì in piedi, poi decise di sedersi: non si sentiva ancora del tutto a posto, e farsi recuperare da Sakuragi in un lago giallo con una commozione cerebrale non rientrava nei suoi programmi per la giornata.

Orinò, tirò lo sciacquone, lavò le mani e uscì dal bagno, per scoprire che Sakuragi gli aveva tirato fuori dei vestiti dal borsone, aveva ritirato tutto tranne i biglietti, i fiori e i peluches e gli stava porgendo un bicchiere d'acqua. Rukawa lo prese con mano tremante, mentre si sedeva sul letto: non si sentiva completamente spompato come nei giorni precedenti, segno che stava recuperando le forze, ma comunque aveva fatto fatica.

Lo sguardo gli cadde su una pallina arancione appoggiata tra i suoi vestiti, nel borsone. La prese in mano: era soffice e leggera, e decorata come una palla da basket. -Che cos'è?

-Regalo del Genio, Volpe. Pallina antistress, così se per caso ti senti nervoso puoi spappolarla un po'. Giuro che funziona, anche se come tirarla addosso a chi rompe non ce n'è.

-Gra...

-KAEDE KUN!- strillò una voce dalla porta, interrompendo l'imbarazzato ringraziamento di Rukawa. Sua madre apparve sulla soglia, ancora in abiti da casa, e ululò: -Il dottor Yamamoto ha detto che puoi tornare a casa! Sono venuta SUBITO a prenderti! Oh, ma hai visite! E che bel ragazzo! Ciao, caro, io sono la mamma di Kaede, tu chi sei? Sei un amico del mio bambino?

-Bu... bu... buongiorno, signora, mi chiamo Hanamichi Sakuragi, sono un compagno di squa...

-Ma che bel nome, fai pensare alla primavera! Anche se con quei bei capelli sembri più un albero in autunno, non è vero? Ti chiamerò Hana, posso chiamarti Hana, tesoro?

-Mamma, hai mai considerato di buttar giù uno Xanax o due?- chiese Rukawa, ma fu completamente ignorato. Sua madre prese in ostaggio Sakuragi, lasciando il suo povero figlio a vestirsi da solo mentre intanto scopriva che il rosso adorava i takoyaki ma non amava particolarmente le uova, preferiva i Beatles ai Rolling Stones, vestiva il 43 di piede, apprezzava il blu come colore ma non lo indossava perché lo sbatteva di colorito e il suo film preferito era Jurassic Park. Poi, senza soluzione di continuità, la donna annunciò che andava a firmare le dimissioni di Kaede e lasciò a Sakuragi il compito di accompagnarlo fino all'ingresso dell'ospedale. Con un sospiro di sollievo, Sakuragi chiese: -Siamo sicuri che non ti devono accompagnare fuori in sedia a rotelle come nei film americani?

-Bella domanda. Jurassic Park? Seriamente?- chiese poi Rukawa.

-Non lo so, a esser sincero ho sparato un film a caso, mi sentivo un po' sotto pressione.

-Già, mamma è così. Spiacente.- Sakuragi fece spallucce: -Almeno non mi ha puntato addosso una lampada. Quando conoscerai la mia, di mamma, vedrai, più che una conversazione sembra un interrogatorio e tu sei lì che hai paura che dire “mi piace il blu” potrebbe essere la risposta sbagliata.

-Waterboarding perché non apprezzi il giallo a sufficienza.- ironizzò Rukawa, e Sakuragi rise. Poi, il rosso prese il borsone di Rukawa e insieme si diressero al portone principale dell'ospedale, dove già li attendeva l'auto di sua madre; la donna insistette perché Sakuragi si trattenesse a pranzo, e lui accettò. Rukawa si beò della cucina finalmente gradevole, dopo una settimana di pollo scotto e broccoli flosci, e della vista del suo amato seduto al tavolo della cucina, a chiacchierare amabilmente con sua madre, che dopo l'impeto iniziale si era risintonizzata su un ritmo di crociera molto più gradevole.

Rukawa fece appena in tempo a sedersi sul divano e ad accendere la tv per guardare una puntata dei Simpson insieme a Sakuragi, poi si addormentò.

 

Sakuragi udì il sommesso “clic” della porta di casa Rukawa che si chiudeva dietro alle sue spalle e sospirò. Verso metà puntata si era accorto che il moro si era placidamente appisolato contro la sua spalla, cosa che ben lungi dal dargli fastidio l'aveva invece fatto sentire bene. E doveva ammettere che anche la mamma del volpino, per quanto logorroica, era un amore: non che sua mamma fosse da meno, certo, ma lei era sempre molto impegnata e molto stanca, e da tanto tempo Sakuragi non si trovava a parlare con una donna adulta con così tanta semplicità.

Senza esitazione, appena finito il cartone animato, Sakuragi aveva preso tra le braccia Rukawa e aveva seguito le indicazioni della donna per portarlo in camera. Per evitare di soffermarsi sulla sensazione che aveva provato trasportando il suo corpo, Sakuragi si cavò di tasca il petalo che aveva raccolto dal pavimento della stanza d'ospedale e lo esaminò, credendo di essersi sbagliato.

Pur non essendo un grande esperto di giardinaggio, tuttavia, scoprì che la sua prima impressione era quella corretta: era un petalo di rosa rossa.

Si tolse un fazzoletto dalla tasca e vi avvolse il morbido petalo, ripromettendosi di passare a trovare quel dottore gentile; Ayako aveva parlato molto vagamente di hanakotoba, ma Sakuragi doveva aver frainteso. Essendo poi stato nominato ufficialmente come cura umana, credeva che una spiegazione gli spettasse di diritto.

Perché persino un ignorante come lui sa cosa significa una rosa rossa, ma non era assolutamente possibile.

 

 

 

 

Rosa rossa: amore

 

 

 

 

 

Ehilà! Come va, gente? Io mi sono rilassata meno in vacanza che stando a casa ahahaha ma dettagli, almeno adesso che sono tranquillamente seduta sulla mia sedia preferita apprezzo il comfort della quotidianità U_U

Che ne dite del capitolo? Cominciate anche voi a vedere i primi ciottoli che preannunciano la frana mentale di Hana che rotolano giù dalla collina? Perché io li vedo così bene che mi sa tanto che nel prossimo capitolo ci sarà ampio spazio per il suo POV, e per la gioia di noi fanguys (termine genderneutral coniato mezz'ora fa) che sappiamo benissimo chi tira le fila della HanaRu il nostro Cupido coi capelli imbrillantinati farà un'altra comparsata chiarificatrice, e stavolta senza camici sporchi di sangue finto!

Come sempre, fatemi sapere se avete gradito, e grazie a tutti voi che mi avete seguita fin qui.

Menzione d'onore, ci tengo, per Ste_exLagu: ormai non deve neanche sbattersi a darmi consigli, mi basta scrivergli un messaggio che la sua sola aura è sufficiente a chiarirmi le idee. Pioggia di cuoricini di Messenger!

XOXO

 
   
 
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