Anna,
Elsa,
Jack e Olaf si incamminarono nella direzione indicata dalla voce che
sentiva
Elsa.
Jack ed Olaf
erano situati più indietro rispetto alle due sorelle in
quanto Jack si stava divertendo
con le buffe ipotesi del pupazzo di neve: Anna decise di approfittarne
per
parlare con sua sorella.
“Non lo
avrei mai detto ma Jack infondo è simpatico, carino,
divertente… non credi?”
Chiese a sua
sorella Elsa in modo che sembrasse il più possibile una
domanda casuale e
disinteressata.
“Sì”
Rispose
distrattamente lei con un sorriso, ripensando alla sera precedente.
Anna rimase
letteralmente senza parole davanti ad una risposta così
diretta.
“Aspetta,
che? Allora è vero che ti piace!”
Elsa trasalì
all’affermazione della sorella, arrossendo imbarazzata: si
voltò per
assicurarsi che Jack non avesse sentito, quindi abbassò il
tono della voce per far
sì che lo facesse anche Anna.
“No, non ho
detto questo!”
“Ma vi ho visto ballare e non ti ho mai vista
ballare con nessuno! Inoltre non mi sembrava ti dispiacesse la
cosa”
“E’ solo un
amico!”
Sentenziò
lei sentendosi avvampare sempre più: velocizzò il
passo per distanziare la
sorella, sperando che non notasse il colore della sua faccia!
A quella
scena un sorriso complice comparve sul viso di Anna, capendo che forse
a volte
era capace di capire o ammettere i sentimenti di Elsa meglio di quanto
potesse
fare lei stessa.
“Guadate:
Zefiro è tornato!”
A quelle
parole Elsa ringraziò mentalmente Olaf per aver cambiato
discorso.
Era vero: lo
spirito del vento stava soffiando tra di loro come ad indicargli
qualcosa. Elsa
cercò di seguirlo e lo stesso fecero gli altri ma non appena
videro cosa gli
stava indicando, le due sorelle si fermarono restando immobili.
Jack ed Olaf
rimasero interdetti da quella reazione, nonostante fosse davvero strano
vedere
i resti di un vascello sulla riva.
“Ma
com’è
possibile?”
Chiese Anna
alla sorella anche se ben conscia che ne sapesse quanto lei.
“Ma cos’è?”
Chiese Olaf,
dando voce anche alle domande di Jack.
“La nave dei
nostri genitori!”
Rispose Anna
tutto di un fiato.
“Ma questo
non è il mare del sud!”
Esclamò
perplesso il pupazzo di neve.
Jack ripensò
ai genitori di Elsa: lei gli aveva raccontato che erano morti in mare
mentre
navigavano nel mare del sud… in effetti adesso la cosa
iniziava a sembrare
strana anche a lui.
Anna ed Elsa
corsero istintivamente verso la nave, cercando tra i resti
qualcosa…
Qualunque
cosa.
“Perché la
loro nave è qui? Come ci è arrivata?”
Chiese
Elsa.
“Sarà
stata
trascinata dal mare oscuro…”
Ipotizzò
sua
sorella riferendosi al mare circostante mentre non smetteva di cercare.
“Ma cosa ci
facevano nel mare oscuro?”
“Non
lo so,
ma ci deve essere una spiegazione… aspettate: tutte le navi
di Arendelle hanno
uno scompartimento a tenuta stagna!”
Esclamò
Anna, iniziando a cercarlo freneticamente.
“È
una bella trovata… anche se mi chiedo perché non
facciano tutta la nave a tenuta
stagna!”
Disse
Olaf
rivolto a Jack, in quel momento infondo sembrava l’unico che
gli potesse dare
ascolto.
Jack
rimase
colpito da quell’osservazione: tanto semplice ma che allo
stesso tempo gli
aveva messo degli incredibili dubbi sulla cosa… si ripromise
che avrebbe
controllato su qualche motore di ricerca se mai sarebbe riuscito a
tornare
nella sua epoca.
Dopo
qualche
minuto Anna esultò nell’aver finalmente trovato
qualcosa, quindi mostrò a tutti
una pergamena e una mappa.
La
pergamena
riportava un messaggio dal quale sembrava che i genitori di Elsa
fossero in
cerca delle origini dei poteri di quest’ultima.
La
cosa fece
riflettere Jack: infondo i suoi poteri, o quelli delle altre leggende
che
conosceva, derivavano o dalla Luna o dai Fearlings ma Elsa aveva avuto
i suoi
dalla nascita ed in effetti non aveva idea di come fosse possibile.
La
mappa
indicava il tragitto verso nord (ben lontano dal mare del sud),
attraverso il
mare oscuro fino ad Ahtohallan.
“Ahtohallan!
Esiste davvero?”
Chiese
incredula
Anna.
“Ahtoha-che?”
Rispose
confuso Olaf.
“È
un fiume magico che dovrebbe contenere tutte le risposte sul
passato”
“A
conferma
che l’acqua ha memoria!”
Sentenziò
Olaf come per evidenziare la correttezza della sua teoria.
“Quindi
non
era solo una leggenda!”
Esclamò
incredula Elsa.
“Ti
avevo
detto che alcune leggende possono essere molto interessanti e
più vere di
quanto si pensi!”
Affermò
Jack
con aria soddisfatta.
“L’acqua
ha
memoria… ma certo!”
Continuò
Elsa, come se non lo avesse ascoltato persa nei suoi pensieri: si
accovacciò
sul pavimento della nave, quindi stese le mani a terra invocando i suoi
poteri.
Se
l’acqua
aveva davvero memoria forse con i suoi poteri poteva riuscire a
scoprire cosa
fosse successo davvero ad i suoi genitori.
Davanti
al
completo stupore degli altri l’acqua iniziò ad
uscire dal pavimento
aggregandosi in un punto preciso della nave dove, grazie
all’aiuto dei poteri
di Elsa, prese la forma di una statua di ghiaccio dei genitori delle
due
ragazze abbracciati durante la mareggiata.
Jack
era
senza parole: nonostante i poteri di Elsa fossero già
incredibili,
permettendole di fare cose che persino lui non era in grado di fare,
mai aveva
visto usare i poteri del ghiaccio in un modo tanto
sorprendente… stava
letteralmente dando vita ad i ricordi presenti nell’acqua!
Quasi
sussultò quando sentì anche delle voci provenire
dal ghiaccio… voci dal passato
appartenute probabilmente ai loro genitori.
“Ahtohallan deve essere
l’origine della sua
magia!”
“Dobbiamo andare avanti per
Elsa!”
“Le onde sono troppo
alte…”
Le
urla che
susseguirono fecero tremare Elsa, interrompendo l’effetto
creato dalla sua
magia, quindi ancora visibilmente sconvolta scappò via
correndo fuori dalla
barca, il più lontano possibile da quella struggente
verità.
Jack
ed Anna
accorsero dietro di lei per raggiungerla in cima all’ammasso
roccioso non molto
lontano dalla nave: conoscevano Elsa e sapevano che avrebbe provato a
chiudersi
in se stessa ad una tale notizia ma entrambi erano intenti ad
impedirglielo.
“È colpa
mia! Cercavano delle risposte per me…”
Singhiozzò
lei.
“Tu
non hai
colpa delle loro scelte Elsa!”
“No:
solo
della loro morte!”
Rispose
lei
con tono freddo e severo.
“Elsa,
non
puoi prenderti sulle tue spalle sempre tutte le colpe del mondo intero:
hai
ragione sei speciale, hai dei poteri incredibili ma questo non
è un male, anzi
è qualcosa di meraviglioso!”
Disse
Jack
posandole delicatamente una mano sulla spalla.
“Jack
ha
ragione: la natura ha premiato Arendelle con una regina magica
perché nostra madre
ha salvato nostro padre nonostante fosse un suo nemico. Il suo nobile
gesto è
stato premiato con te, TU sei un dono!”
“Per
cosa?”
Chiese
lei.
“È
qui che sta la parte divertente: lo scopriremo!”
Rispose
Jack
con un sorriso.
“Infatti,
ed
io sono convinta che se qualcuno può salvare Arendelle e
liberare la foresta,
quella sei tu! Io credo in te Elsa, più che in chiunque
altro al mondo”
Aggiunse
Anna.
“Qui
tutti
noi abbiamo una cieca fiducia nelle tue capacità, cosa
credi?”
Disse Jack accennando anche ad Olaf che li aveva appena raggiunti.
Prima
di
parlare di nuovo Elsa stette in silenzio qualche minuto, come se stesse
riflettendo sulle loro parole e su cosa dire.
“Honeymaren
mi ha detto che c’è un quinto spirito: un ponte
tra noi e la natura… potrebbe
essere lì fuori, magari è sua la voce che sento e
sono sicura a questo punto
che provenga da Ahtohallan: le risposte sul passato sono tutte
lì!”
“Allora
andiamo ad Ahtohallan!”
Rispose
convinta Anna, Jack annuì in accordo con lei.
“Non
‘andiamo’, vado!”
“Aspetta,
che?”
“Il
mare
oscuro è troppo pericoloso per voi! Non avete dei poteri
come me, solo io posso
andare”
Tentò
nuovamente lei, decisa questa volta a farli desistere.
“Non
esiste,
non vai da sola!”
Disse
Jack,
temendo sempre più l’atteggiamento che stava
assumendo: per nulla al mondo
l’avrebbe fatta andare in giro da sola, soprattutto se
c’era anche Pitch nei
paraggi!
“Jack
ha
ragione: dobbiamo farlo insieme! Ricordi la ninnananna che ci cantava
nostra
madre? Dice che in quel fiume affogherà chiunque si spinga
troppo in là… chi ti
impedirà di farlo?”
Replicò Anna disperata, temendo sempre di più che
la nefasta predizione di
Granpapà potesse avverarsi.
Elsa
sospirò
a quelle parole conoscendo già la loro prevedibile reazione.
“Avete
detto
che credete in me ed io sono nata per fare questo!”
“Ma
non
voglio impedirtelo! È
solo che non voglio che tu muoia… cercando di essere
tutto, anche per gli altri”
Quelle
parole di Anna fecero sussultare Jack: era esattamente ciò
che pensava anche
lui, eppure sentirlo dire faceva più male di quanto
credesse, come se lo
rendesse terribilmente possibile.
“Lascia
che
ti aiutiamo, non posso perderti Elsa!”
Insistette
Anna, ormai visibilmente al culmine della disperazione.
Elsa
fissò
Anna negli occhi: le faceva male vedere sua sorella in quello stato e
sapeva
che probabilmente al suo posto avrebbe fatto lo stesso.
Avrebbe
impedito ad altre persone che amava di perdere la vita per scoprire la
verità
al posto suo.
“Anna
anche
io non posso perdervi!”
Ammise
lei
dando voce ai propri pensieri, quindi cinse le spalle di entrambi con
le mani e
fece cenno con la testa ad Olaf di avvicinarsi. Quando furono tutti
vicini con
un gesto tanto repentino quanto inaspettato creò con i suoi
poteri una canoa di
ghiaccio sotto di loro e una scia dello stesso elemento che li fece
scivolare
con tutta la barca lungo il pendio.
Anna
Jack ed
Olaf precipitarono lungo il pendio sulla canoa di ghiaccio costruita da
Elsa
finché questa non finì nel fiume.
Sia
Jack che
Anna stavano facendo di tutto per cercare di fermarne
l’avanzata, Anna aveva
addirittura ‘staccato’ un braccio di Olaf per
provare ad usarlo come remo, ma
con evidenti scarsi risultati.
“Sento
la
rabbia crescere…”
Si
intromise
Olaf, entrambi quindi si rivolsero a lui con aria funesta.
“Sono
arrabbiata eccome Olaf: mi aveva promesso che l’avremmo fatto
insieme!”
Inveì
Anna.
“Come
può
fare sempre questo? Decidere da sola anche per gli altri per il loro
bene,
facendoli invece preoccupare ancora peggio!”
Aggiunse
Jack, ancora furioso con se stesso per essersi fatto sorprendere
così
facilmente.
“Sì,
ma
intendo che sento crescere della rabbia in me!”
Esclamò
il
pupazzo di neve, cosa che sorprese entrambi.
“TU
sei
arrabbiato?”
Chiesero
in
coro esterrefatti.
“Almeno
credo… infondo Elsa ha respinto anche me: non mi ha nemmeno
detto addio!”
“E
tu hai
tutto il diritto di essere molto, MOLTO arrabbiato con lei!”
“Arrabbiato?
Dovresti essere furioso almeno la metà di quanto lo siamo
noi!”
Aggiunse
Jack. Olaf si rivolse quindi ad Anna ma con aria preoccupata.
“Tu
al castello
mi avevi detto che non mi dovevo preoccupare del fatto che stessi
crescendo
perché alcune cose non cambiano mai… eppure da
allora sta cambiando tutto”
Sembrava
molto più triste e serio del solito, cose che fece stringere
il cuore ad
entrambi.
“Bé
è vero:
più cresci e più le cose cambiano, come cambia
anche la tua stessa prospettiva
di esse. Purtroppo spesso la realtà si rivela molto
più dura e complessa di
quanto avessimo immaginato e a volte iniziamo anche a dubitare di noi
stessi…”
Disse
Jack.
Infondo lui stesso aveva immaginato che la sua missione di riportare
Elsa
indietro nella sua realtà sarebbe stata molto più
facile, mentre adesso
dubitava perfino che sarebbe riuscito a risalire quel maledetto fiume.
“Capisco…”
Sospirò tristemente Olaf, ma Jack continuò il suo
discorso.
“…ma
a volte
è proprio quando ci scontriamo con questa dura
realtà che capiamo cosa davvero
conta e cosa è davvero giusto. Magari non lo era qualcosa
che pensavi che lo
fosse ma potresti capire che lo è qualcosa che non
immaginavi! E poi Anna ha
ragione: ci sono delle cose che non cambiano mai e a volte sono proprio
quelle
che contano davvero”
“Davvero?
Per esempio?”
Chiese
curioso il pupazzo di neve.
“Per
esempio
la testardaggine di Elsa, non trovate?”
Affermò
ironicamente
Jack .
“E
in che
modo sarebbe una cosa che conta?”
Chiese perplesso Olaf.
“Bé
perché
anche se incredibilmente testarda ha dimostrato di volerci bene,
sì ha
sbagliato a tenerci fuori senza nemmeno chiederci un parere,
però so che lo ha
fatto per proteggerci e perché a modo suo non vorrebbe mai
che ci succedesse
qualcosa”
“In
effetti
hai ragione…”
Osservò
il
pupazzo di neve accennando finalmente un sorriso, Anna era felice che
la cosa
lo stesse tirando su, quindi si intromise anche lei.
“Un’altra
cosa che non potrà cambiare mai penso che sia la
capacità di Jack di divertirsi
ovunque: non mi sorprenderei se tra poco proponesse un gioco da fare
anche in
questa situazione!”
“Non
mi
tentare!”
Rispose lui con un sorriso ironico, suscitando una risatina ad entrambi.
“Oppure
la
capacità di Anna di parlare per buoni cinque minuti senza
prendere aria… mi
chiedo ancora come sia possibile!”
Aggiunse
Jack.
“Vedi
ne
abbiamo trovate già così tante e non per ultima:
ti sto ancora tenendo la mano!
Siamo ancora insieme nonostante tutto, non trovi?”
Disse
Anna
con un sorriso accennando alla mano di Olaf che era ancora nella sua.
“Giusta
osservazione! Grazie ad entrambi ora mi sento meglio”
Un
rumore
catturò la loro attenzione, Jack tremò
all’idea di aver capito di cosa si
trattasse.
“Non
ditemi
che è quello che penso…”
Chiese
nervosamente ad Anna e Olaf ma proprio in quel momento si
palesò davanti ai
loro occhi quello che temeva: una cascata.
“Ma
dai!”
Imprecò
Anna
iniziando a pensare che fossero perseguitati dalla sfortuna.
Fecero
tutti
nuovamente il possibile per cambiare rotta ma era evidente che ormai
non ci
fosse nulla da fare.
“Reggetevi
forte!”
Gridò
Anna.
“Ti
sembra
facile: questa canoa è fatta di ghiaccio, ti
ricordo!”
Protestò
Jack provando comunque a reggersi per quanto poteva. Non appena
iniziarono la
discesa nessuno di loro riuscì a trattenere un urlo: la
cascata per loro
fortuna fu breve ma la canoa si ribaltò completamente alla
sua foce, gettandoli
tutti in acqua.
Jack
si
rialzò a fatica, frastornato per la caduta ed
iniziò a tossire sputando un po'
di acqua… probabilmente doveva aver bevuto! Si
guardò intorno e vide Anna ed
Olaf poco distanti da lui intenti anche loro a rialzarsi.
Si
avvicinò
a loro e tese una mano ad Anna ma con suo stupore fu Olaf ad
utilizzarla per
alzarsi.
“Grazie
Jack!”
Gli
disse il
pupazzo di neve mentre si rimetteva il naso e altre parti del corpo
sparse lì
vicino.
Si
guardarono intorno e capirono amaramente di non essere ancora in salvo:
a
quanto pare la foce di quella cascata era in una grotta buia come la
notte.
Anna
cercò
li vicino dei rami e dei massi e in un modo a Jack sconosciuto
riuscì a farne
una torcia, cosa che fece tornare il sorriso sul volto dello spirito
dell’inverno.
“Non
ho idea
di come tu abbia fatto ma sei un genio! Ora possiamo
proseguire”
“Non
esultare troppo, siamo in una grotta senza via di uscita!”
Esclamò
preoccupata Anna mentre cercava di illuminare le pareti circostanti con
la luce
della torcia.
“Ma
con una
spaventosa entrata buia come la notte!”
Si
intromise
Olaf indicando una fessura che era appena stata illuminata dalla luce e
che
nessun altro di loro aveva notato.
“Visto
che
ha senso essere positivi!”
Osservò
Jack
rivolto ad Anna ma la sua espressione felice si offuscò non
appena
attraversarono la fessura: davanti a loro si palesò un
dedalo di cunicoli bui.
“Dicevi?”
Lo
punzecchiò amaramente Anna.
Scese
un
inquietante silenzio tra loro, entrambi sembravano amareggiati e
sconfortati
quindi Olaf si sentì in dovere di intervenire.
“Dai
ragazzi,
cos’è quella faccia? Jack da te poi non me lo
aspettavo proprio non dici sempre
che è tutto divertente? Anche questo lo
sarà!”
“Non
ci
crederai ma stavolta stento a pensarlo pure io! Avrei proprio bisogno
di un
incoraggiamento in questo momento!”
Ammise
mestamente pensando alla situazione orribile in cui si trovavano: non
aveva
idea quanto sarebbe stato grande quel dedalo di cunicoli e quanto fosse
lontana
l’uscita (ammesso che ce ne fosse una). Come se non bastasse
Elsa era chissà
quanto lontana da loro ormai, chissà in quali pericoli e non
voleva nemmeno
immaginare cosa sarebbe accaduto se avesse incontrato Pitch!
“Incoraggiamento?
Niente di più facile: sarà divertente, vedrai!
Sempre che non restiamo qui, non
ci trovano più, voi morite di fame ed io mi
arrendo!”
Esclamò
il
pupazzo di neve con una voce gioiosa che stonava con le parole appena
pronunciate. Jack sospirò.
“Quando
usciamo di qui rivedremo il tuo modo di
‘incoraggiare’ le persone, ok?”
Elsa
arrivò
finalmente sulla rive del mare oscuro che si stagliava impetuoso
davanti a lei:
era in corso quella che sembrava davvero essere una terribile tempesta
ma lei
era convinta che si trattasse di altro.
Era
lo
spirito dell’acqua, ne era sicura.
Mi spiace ma non mi fermerai,
raggiungerò Ahtohallan,
la voce, il quinto spirito e la verità su tutto.
Si
tolse il
mantello da viaggio e le scarpe, quindi si legò i capelli,
pronta ad affrontare
la traversata.
Prese
una
bella rincorsa, quindi corse verso il mare senza fermarsi: non appena i
suoi
piedi toccarono l’acqua i suoi poteri la ghiacciavano
permettendole
letteralmente di correrci sopra. Non esitò nemmeno un
istante ma non sembrò
bastare: un onda alta la gettò nuovamente sulla riva.
Decisa
ormai
a non rinunciare riprovò ancora ed ancora finché
gelando una parte di onda con
i suoi poteri non riuscì ad avanzare ulteriormente arrivando
più a largo.
Un
sorriso
soddisfatto si fece strada sul suo volto ma durò poco: un
onda enorme la
sovrastò spingendola sott’acqua. Fu lì
che le si palesò davanti: la figura di
un cavallo fatto dello stesso elemento in cui era immersa
nitrì minaccioso
contro di lei come ad intimarla a non proseguire.
Per
miracolo
nonostante la sorpresa di trovarselo davanti riuscì a non
bere acqua, quindi
nuotò verso l’alto fino alla superficie per
prendere aria.
Lo
spirito
dell’acqua doveva essere il guardiano di quel luogo ma lei
non era di certo
arrivata fin lì per tornare indietro!
Provò
a
nuotare e a farsi strada con i suoi poteri tra le onde ma
più avanzava e più
queste crescevano, finché lo stesso spirito
dell’acqua non la travolse
riportandola sottacqua e spingendola sempre più in fondo al
mare. Doveva fare
qualcosa o sarebbe annegata di certo, quindi concentrò tutti
i suoi poteri
nelle mani e toccò lo spirito dell’acqua
ghiacciandolo completamente:
approfittò della cosa per risalire nuovamente in superficie
e riprendere l’aria
che le era tanto mancata.
Avanzò
ancora ma dopo pochi minuti lo spirito dell’acqua
tornò di nuovo ad ostacolare
il suo cammino.
Elsa
iniziò
ad attaccarlo con i suoi poteri: il cavallo era veloce ma anche lei si
difendeva molto bene e gli stava dando del filo da torcere.
Stufo
lo
spirito dell’acqua fece un balzo verso di lei ma la prese di
sorpresa perché
stavolta, invece di attaccarla o tentare di portarla sottacqua, le
afferrò
letteralmente la mano con la bocca e galoppando nel mare la stava
trascinando
indietro verso la riva.
Non
poteva
permetterlo, tentò di divincolarsi per liberarsi dalla presa
ma sembrava
inutile. Le venne però un idea: con i suoi poteri
creò delle briglie di
ghiaccio sul muso dell’animale e con la mano libera le
strattonò costringendolo
a mollare la presa, ne approfittò per salire su di lui e
cavalcarlo tenendosi
ben salda alle briglie.
Lo
spirito
dell’acqua tentò di disarcionarla in tutti i modi
ma lei strinse maggiormente
la presa per non cadere, andò avanti per un tempo che a lei
sembrò lunghissimo:
sentiva le mani farle male dallo sforzo e aveva paura di mollare la
presa,
quando sentì il cavallo calmarsi come lo stava facendo
leggermente anche il
mare intorno a loro.
Osservò
incredula la situazione, allungò una mano tentennante sulla
criniera
dell’animale carezzandolo dolcemente. Non poteva crederci:
aveva domato anche
lo spirito dell’acqua!
Un sorriso di sollievo misto ad eccitazione si fece strada sul suo
volto,
quindi cavalcò su di lui il mare verso la sua meta.
Per
diversi
metri non vedeva altro che mare all’orizzonte finche non
intravide la figura di
un ghiacciaio.
Ma certo: i ghiacciai sono fiumi di
ghiaccio! Ahtohallan era un ghiacciaio!
Sentì
ancora
una volta la voce e questa volta non vi erano dubbi che provenisse
proprio da
lì. Al solo pensiero una lacrima di commozione
solcò il suo viso.
Ce
l’aveva
fatta! Avrebbe davvero avuto finalmente le sue risposte? Non vedeva
l’ora di
scoprirlo.
“Eccomi,
sto
arrivando!”
Disse rivolta alla voce quindi cavalcò più veloce
fino a raggiungere il
ghiacciaio, salutò il suo nuovo amico d’acqua che
evidentemente non poteva
seguirla al di fuori di essa, quindi si sciolse i capelli ed
avanzò emozionata
verso l’interno del ghiacciaio.
La
voce
continuava a guidarla verso l’interno e ad ogni passo sentiva
il cuore batterle
più forte.
Davvero
stava per trovare la fonte della voce?
Avrebbe
visto il quinto spirito?
Avrebbe
conosciuto davvero qualcuno che aveva i suoi stessi poteri come nei
suoi sogni
ormai ricorrenti?
“Fatti
vedere!”
Provò
ad
urlare ma continuò solo a sentire il suono della voce che la
incitava ad
avanzare e così fece: trovò una stanza bloccata
da pezzi di ghiaccio ma
ovviamente non l’avrebbero fermata, nulla poteva farlo ormai.
Usò
i suoi
poteri e liberò il suo cammino trasformandole in colonne di
ghiaccio, avanzò
ancora fino a trovarsi davanti ad un muro. Sentì i suoi
poteri fremere dentro
di lei, quindi li usò per distruggerlo e, come era successo
ad Arendelle, i
suoi poteri formarono milioni di cristalli di ghiaccio rivelando una
stanza
nascosta oltre il muro frantumato.
Vi
entrò,
quindi osservò i cristalli formare nuovamente le figure dei
quattro spiriti per
poi condensarsi in quattro grandi cristalli che si posarono sotto i
suoi piedi,
ci salì sopra ed usando i suoi poteri si formò un
enorme fiocco di neve che
sprigionò un fascio di energia che la travolse conferendole
un vestito bianco
come la neve.
La
cosa
sembrò attivare il potere di quel posto mostrandole
innumerevoli immagini del
passato riflesse nelle pareti tutte intorno a lei.
Tra
queste
una attirò in particolare la sua attenzione: era la voce che
la chiamava che
proveniva proprio dalle sue spalle. Era così vicina eppure
aveva quasi paura a
girarsi, come se avrebbe potuto scomparire ma sapeva che non lo avrebbe
fatto.
Quando
si
voltò riconobbe l’immagine di una ragazza che
aveva salvato un ragazzo e che
usava quella voce proprio per invocare il potere degli spiriti.
La
riconobbe
subito, si trattava di sua madre.
In
quel
momento capì: la voce che sentiva era quella di sua madre
dal passato, sua
madre aveva salvato suo padre e gli spiriti l’avevano aiutata
e per premiarla,
come aveva detto sua sorella, avevano fatto nascere lei. Lei era nata
con quei
poteri perché solo lei avrebbe potuto usarli per scoprire i
ricordi del
passato, per poter salvare in qualche modo la foresta.
Ora
ne era
sicura: non esistevano altre persone come lei, era unica e speciale ma,
come
aveva detto Jack, questo non era un male perché lei era nata
per arrivare lì e
per divenire lei stessa il quinto spirito ovvero il ponte tra gli umani
e la
natura.
Lasciò
il
suo potere scorrere dentro di lei e crescere vertiginosamente fino a
raggiungere finalmente il loro culmine.
Ce
l’aveva
fatta, era diventata il quinto spirito: ora sapeva chi fosse realmente
e perché
fosse nata con quei poteri. Non restava altro che svolgere il suo primo
ruolo
come tale salvando la foresta.
Pitch
era
appena arrivato davanti a quello che era soprannominato ‘il
mare oscuro’ lo
fissò perplesso, si aspettava di più di un mare
tempestoso ma infondo si
trattava solo dei poteri di un altro di quei fastidiosi spiriti.
Stava
pensando a come attirare questa volta l’attenzione dello
spirito dell’acqua
quando tra le onde vide incredibilmente palesarsi la sua figura che lo
fissava
con aria minacciosa.
“Che
meravigliosa coincidenza mio caro! Stavo cercando proprio te, pensavo
sarebbe
stato più difficile trovarti ma suppongo che tu sia molto
simile a me: non puoi
fare a meno di creare scompiglio!”
Disse
ironico
alludendo al mare in tempesta ma la cosa non parve piacere allo spirito
che gli
nitrì contro.
“Cosa
dici?
Non sei affatto come me? Ma mi sembra ovvio: ti manca ancora molto per
raggiungere una simile perfezione!”
Stizzito
dal
suo sarcasmo lo spirito scagliò un’onda contro
l’uomo nero, il quale la evitò
per un pelo scomparendo tra le ombre della riva e ricomparendo a poca
distanza
da lì.
“Scusa
la
mia scortesia ma non amo bagnarmi… in compenso credo proprio
che sia il tuo
giorno fortunato: posso provare a renderti più simile a me,
che ne pensi?”
Lo spirito
dell’acqua in risposta attaccò
Pitch con una sequenza di getti d’acqua. L’uomo
nero evocò una falce d’ombra
con i suoi poteri e la agitò per pararli l’uno
dopo l’altro.
“Tutto
qui?
Devo proprio insegnarti tutto allora! Pensi di mettere paura
all’uomo nero con
i tuoi poteri e qualche nitrito minaccioso? Forse funzionerà
con gli ingenui
indigeni del luogo o con la patetica combriccola di Arendelle ma i miei
poteri
sono molto forti e lo sai, inoltre ho un qualcosa che penso possa farti
capire qual
è la fazione giusta da appoggiare”
L’uomo
nero
mostrò con un sorriso trionfale la pietra che aveva
già assorbito i poteri
degli altri tre spiriti: a quella vista gli occhi e le narici del
cavallo si
dilatarono ed il suo cuore iniziò a battere agitato, la cosa
provocò un brivido
di soddisfazione in Pitch.
“Ora
non fai
più lo spavaldo vero? Quella che percepisco in te
è forse paura? Ma certo:
tutti quei nitriti e quell’aria intimidatoria sono una
copertura, in realtà
quello che provi dentro di te è pura e affascinante paura.
Hai paura di non
riuscire a fermarmi, che io prenda i tuoi poteri, che tu non riesca ad
impedirmi di arrivare ad Ahtohallan o di raggiungere Elsa…
oh, a quanto vedo
hai una nuova amica! Bé mi diverte sempre spezzare
un’amicizia appena
sbocciata!”
Pronunciò
le
ultime parole con un sadico compiacimento, quindi usò la
pietra contro il
cavallo il quale iniziò a scalciare con tutte le sue forze
tentando inutilmente
di non cedere i propri poteri. Nonostante i suoi sforzi in poco tempo i
poteri
furono assorbiti dalla pietra illuminando anche il quarto rombo.
Lo
spirito
dell’acqua ansimò esausto dal tentativo di
opporsi, opportunità che Pitch non
si fece sfuggire: tese una mano in avanti e l’altra ripiegata
all’indietro ed
evocò i suoi poteri per formare una grossa freccia nera.
Bene, vediamo se come mi ha insegnato il
Pitch del futuro riesco davvero ad usare i miei poteri per oscurare un
cuore!
Con i fiori ha funzionato ma con un essere più complesso
come te potrebbe
essere infinitamente più interessante!
Pitch
prese
accuratamente la mira e scoccò la freccia, quando lo spirito
dell’acqua se ne
accorse era già troppo tardi: la freccia lo aveva colpito
dritto al cuore.
Lo
spirito
vide una macchia oscura propagarsi velocemente dal suo petto verso il
resto del
corpo, sentì l’oscurità crescere in lui
come un dolore sempre più
insopportabile. Si agitò e scalpitò, provando in
tutti i modi di liberarsene ma
non ne trovò scampo: si fermò solo quando
l’oscurità lo aveva completamente
sopraffatto, colorando totalmente di nero il suo manto e
l’acqua del mare che governava: brillavano solo i suoi occhi
giallo ocra.
Pitch
sorrise soddisfatto ed incredulo della sua stessa opera,
portò le mani unite a
sfiorare il viso ed appoggiò la sua fronte su quella
dell’animale.
“Bellissimo!
Anche il Pitch del futuro aveva creato una creatura simile, come
l’aveva
chiamata? Ah sì, incubo purosangue. Penso che sia molto
appropriato, non credi?
Come lo è adesso anche il nome di questo mare finalmente,
ora sì che si può
chiamare mare oscuro!”
Rise
compiaciuto
della sua stessa battuta osservando il mare che era ormai di color pece.
Salì
quindi
sul suo appena battezzato ‘incubo purosangue’
pronto a cavalcarlo.
“Bene,
portami da Elsa adesso! Infondo mi manca il potere solo di un altro
spirito”
Non so il perché ma non pensavo che mi
sarebbe piaciuto scrivere questo capitolo ed invece mi ha divertito
molto farlo.
Forse lo vedevo come una prefazione di ciò che
verrà nel prossimo o forse avevo
paura che restasse troppo simile al film, invece sono soddisfatta sia
dell’influenza
di Jack e Pitch sulle vicende che del rappresentare ciò che
è accaduto/hanno
provato i personaggi nelle scene più simili al film.
Voi cosa ne pensate? Spero non abbiate
trovato “noiose” le parti che riprendono in
più punti il film originale.
Ho saltato la presenza dei Golem sul fiume
perché
l’ho ritenuta inutile sinceramente.
Tenevo alla scena dio Elsa che diventa
spirito, spero di averla rappresentata degnamente.
Pitch è riuscito ad assorbire anche il
potere dello spirito dell’acqua oscurando il suo cuore, cosa
accadrà adesso? (ps. adoro l'immagine di Pitch e il cavallo
<3)
Ormai non accenno nemmeno più alla
lunghezza
dei capitoli perché sono davvero tante le cose che volevo
rappresentare e non riuscivo
proprio a farlo più corto, spero che per voi non sia un
problema!
Nel prossimo capitolo troverete un’altra
canzone ripresa dal film ma in una versione mia a due
‘voci’ o meglio ‘pensieri’
in quanto la canzone stavolta rispecchierà i pensieri dei
due personaggi: è
un’altra parte che ho ideato da subito e che mi ha convinta
definitivamente a
scrivere la fic in quanto mi piace molto, quindi spero davvero che
venga bene
come me la sono immaginata *ansia da prestazione*
Secondo voi di quale canzone sui tratta?
Ringrazio ancora tutti coloro che mi leggono
e che mi recensiscono spronandomi sempre a continuare e a migliorare!
Se avete
suggerimenti per migliorarmi ricordo che sono sempre ben accetti (non
si smette
mai di imparare)
Al prossimo capitolo!