Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: MiakaHongo    01/09/2020    2 recensioni
NOTA: La Fic si ispira anche agli eventi di FROZEN 2
Elsa e Jack vivono finalmente insieme nella stessa epoca, eppure qualcosa si insinua nuovamente nel cuore di Elsa: la paura.
Pitch si propone di aiutarla, ma è davvero questo il suo piano o nasconde qualcosa di più subdolo?
Jack si ritroverà di punto i bianco catapultato in una situazione senza precedenti, riuscirà comunque ad aiutare Elsa o inizierà a dubitare anche lui del suo futuro?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Olaf, Sven
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Cap 11 Acqua

Anna, Elsa, Jack e Olaf si incamminarono nella direzione indicata dalla voce che sentiva Elsa.
Jack ed Olaf erano situati più indietro rispetto alle due sorelle in quanto Jack si stava divertendo con le buffe ipotesi del pupazzo di neve: Anna decise di approfittarne per parlare con sua sorella.
“Non lo avrei mai detto ma Jack infondo è simpatico, carino, divertente… non credi?”
Chiese a sua sorella Elsa in modo che sembrasse il più possibile una domanda casuale e disinteressata.
“Sì”
Rispose distrattamente lei con un sorriso, ripensando alla sera precedente.
Anna rimase letteralmente senza parole davanti ad una risposta così diretta.
“Aspetta, che? Allora è vero che ti piace!”
Elsa trasalì all’affermazione della sorella, arrossendo imbarazzata: si voltò per assicurarsi che Jack non avesse sentito, quindi abbassò il tono della voce per far sì che lo facesse anche Anna.
“No, non ho detto questo!”
“Ma vi ho visto ballare e non ti ho mai vista ballare con nessuno! Inoltre non mi sembrava ti dispiacesse la cosa”
“E’ solo un amico!”
Sentenziò lei sentendosi avvampare sempre più: velocizzò il passo per distanziare la sorella, sperando che non notasse il colore della sua faccia!
A quella scena un sorriso complice comparve sul viso di Anna, capendo che forse a volte era capace di capire o ammettere i sentimenti di Elsa meglio di quanto potesse fare lei stessa.
“Guadate: Zefiro è tornato!”
A quelle parole Elsa ringraziò mentalmente Olaf per aver cambiato discorso.
Era vero: lo spirito del vento stava soffiando tra di loro come ad indicargli qualcosa. Elsa cercò di seguirlo e lo stesso fecero gli altri ma non appena videro cosa gli stava indicando, le due sorelle si fermarono restando immobili.
Jack ed Olaf rimasero interdetti da quella reazione, nonostante fosse davvero strano vedere i resti di un vascello sulla riva.

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“Ma com’è possibile?”
Chiese Anna alla sorella anche se ben conscia che ne sapesse quanto lei.
“Ma cos’è?”
Chiese Olaf, dando voce anche alle domande di Jack.
“La nave dei nostri genitori!”
Rispose Anna tutto di un fiato.
“Ma questo non è il mare del sud!”
Esclamò perplesso il pupazzo di neve.
Jack ripensò ai genitori di Elsa: lei gli aveva raccontato che erano morti in mare mentre navigavano nel mare del sud… in effetti adesso la cosa iniziava a sembrare strana anche a lui.
Anna ed Elsa corsero istintivamente verso la nave, cercando tra i resti qualcosa…
Qualunque cosa.
“Perché la loro nave è qui? Come ci è arrivata?”
Chiese Elsa.
“Sarà stata trascinata dal mare oscuro…”
Ipotizzò sua sorella riferendosi al mare circostante mentre non smetteva di cercare.
“Ma cosa ci facevano nel mare oscuro?”
“Non lo so, ma ci deve essere una spiegazione… aspettate: tutte le navi di Arendelle hanno uno scompartimento a tenuta stagna!”
Esclamò Anna, iniziando a cercarlo freneticamente.
È una bella trovata… anche se mi chiedo perché non facciano tutta la nave a tenuta stagna!”
Disse Olaf rivolto a Jack, in quel momento infondo sembrava l’unico che gli potesse dare ascolto.
Jack rimase colpito da quell’osservazione: tanto semplice ma che allo stesso tempo gli aveva messo degli incredibili dubbi sulla cosa… si ripromise che avrebbe controllato su qualche motore di ricerca se mai sarebbe riuscito a tornare nella sua epoca.
Dopo qualche minuto Anna esultò nell’aver finalmente trovato qualcosa, quindi mostrò a tutti una pergamena e una mappa.
La pergamena riportava un messaggio dal quale sembrava che i genitori di Elsa fossero in cerca delle origini dei poteri di quest’ultima.
La cosa fece riflettere Jack: infondo i suoi poteri, o quelli delle altre leggende che conosceva, derivavano o dalla Luna o dai Fearlings ma Elsa aveva avuto i suoi dalla nascita ed in effetti non aveva idea di come fosse possibile.
La mappa indicava il tragitto verso nord (ben lontano dal mare del sud), attraverso il mare oscuro fino ad Ahtohallan.
“Ahtohallan! Esiste davvero?”
Chiese incredula Anna.
“Ahtoha-che?”
Rispose confuso Olaf.
È un fiume magico che dovrebbe contenere tutte le risposte sul passato”
“A conferma che l’acqua ha memoria!”
Sentenziò Olaf come per evidenziare la correttezza della sua teoria.
“Quindi non era solo una leggenda!”
Esclamò incredula Elsa.
“Ti avevo detto che alcune leggende possono essere molto interessanti e più vere di quanto si pensi!”
Affermò Jack con aria soddisfatta.
“L’acqua ha memoria… ma certo!”
Continuò Elsa, come se non lo avesse ascoltato persa nei suoi pensieri: si accovacciò sul pavimento della nave, quindi stese le mani a terra invocando i suoi poteri.
Se l’acqua aveva davvero memoria forse con i suoi poteri poteva riuscire a scoprire cosa fosse successo davvero ad i suoi genitori.
Davanti al completo stupore degli altri l’acqua iniziò ad uscire dal pavimento aggregandosi in un punto preciso della nave dove, grazie all’aiuto dei poteri di Elsa, prese la forma di una statua di ghiaccio dei genitori delle due ragazze abbracciati durante la mareggiata.

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Jack era senza parole: nonostante i poteri di Elsa fossero già incredibili, permettendole di fare cose che persino lui non era in grado di fare, mai aveva visto usare i poteri del ghiaccio in un modo tanto sorprendente… stava letteralmente dando vita ad i ricordi presenti nell’acqua!
Quasi sussultò quando sentì anche delle voci provenire dal ghiaccio… voci dal passato appartenute probabilmente ai loro genitori.
“Ahtohallan deve essere l’origine della sua magia!”
“Dobbiamo andare avanti per Elsa!”
“Le onde sono troppo alte…”

Le urla che susseguirono fecero tremare Elsa, interrompendo l’effetto creato dalla sua magia, quindi ancora visibilmente sconvolta scappò via correndo fuori dalla barca, il più lontano possibile da quella struggente verità.
Jack ed Anna accorsero dietro di lei per raggiungerla in cima all’ammasso roccioso non molto lontano dalla nave: conoscevano Elsa e sapevano che avrebbe provato a chiudersi in se stessa ad una tale notizia ma entrambi erano intenti ad impedirglielo.
È colpa mia! Cercavano delle risposte per me…”
Singhiozzò lei.
“Tu non hai colpa delle loro scelte Elsa!”
“No: solo della loro morte!”
Rispose lei con tono freddo e severo.
“Elsa, non puoi prenderti sulle tue spalle sempre tutte le colpe del mondo intero: hai ragione sei speciale, hai dei poteri incredibili ma questo non è un male, anzi è qualcosa di meraviglioso!”
Disse Jack posandole delicatamente una mano sulla spalla.
“Jack ha ragione: la natura ha premiato Arendelle con una regina magica perché nostra madre ha salvato nostro padre nonostante fosse un suo nemico. Il suo nobile gesto è stato premiato con te, TU sei un dono!”
“Per cosa?”
Chiese lei.
È qui che sta la parte divertente: lo scopriremo!”
Rispose Jack con un sorriso.
“Infatti, ed io sono convinta che se qualcuno può salvare Arendelle e liberare la foresta, quella sei tu! Io credo in te Elsa, più che in chiunque altro al mondo”
Aggiunse Anna.
“Qui tutti noi abbiamo una cieca fiducia nelle tue capacità, cosa credi?”
Disse Jack accennando anche ad Olaf che li aveva appena raggiunti.
Prima di parlare di nuovo Elsa stette in silenzio qualche minuto, come se stesse riflettendo sulle loro parole e su cosa dire.
“Honeymaren mi ha detto che c’è un quinto spirito: un ponte tra noi e la natura… potrebbe essere lì fuori, magari è sua la voce che sento e sono sicura a questo punto che provenga da Ahtohallan: le risposte sul passato sono tutte lì!”
“Allora andiamo ad Ahtohallan!”
Rispose convinta Anna, Jack annuì in accordo con lei.
“Non ‘andiamo’, vado!”
“Aspetta, che?”
“Il mare oscuro è troppo pericoloso per voi! Non avete dei poteri come me, solo io posso andare”
Tentò nuovamente lei, decisa questa volta a farli desistere.
“Non esiste, non vai da sola!”
Disse Jack, temendo sempre più l’atteggiamento che stava assumendo: per nulla al mondo l’avrebbe fatta andare in giro da sola, soprattutto se c’era anche Pitch nei paraggi!
“Jack ha ragione: dobbiamo farlo insieme! Ricordi la ninnananna che ci cantava nostra madre? Dice che in quel fiume affogherà chiunque si spinga troppo in là… chi ti impedirà di farlo?”
Replicò Anna disperata, temendo sempre di più che la nefasta predizione di Granpapà potesse avverarsi.
Elsa sospirò a quelle parole conoscendo già la loro prevedibile reazione.
“Avete detto che credete in me ed io sono nata per fare questo!”
“Ma non voglio impedirtelo! È solo che non voglio che tu muoia… cercando di essere tutto, anche per gli altri”
Quelle parole di Anna fecero sussultare Jack: era esattamente ciò che pensava anche lui, eppure sentirlo dire faceva più male di quanto credesse, come se lo rendesse terribilmente possibile.
“Lascia che ti aiutiamo, non posso perderti Elsa!”
Insistette Anna, ormai visibilmente al culmine della disperazione.
Elsa fissò Anna negli occhi: le faceva male vedere sua sorella in quello stato e sapeva che probabilmente al suo posto avrebbe fatto lo stesso.

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Ma non poteva permettere a loro di venire con lei: già avevano rischiato troppe vote la vita e quella era una missione che riguardava personalmente solo lei. Sarebbe andata fino in fondo a qualsiasi costo ma avrebbe impedito a loro di fare lo stesso.
Avrebbe impedito ad altre persone che amava di perdere la vita per scoprire la verità al posto suo.
“Anna anche io non posso perdervi!”
Ammise lei dando voce ai propri pensieri, quindi cinse le spalle di entrambi con le mani e fece cenno con la testa ad Olaf di avvicinarsi. Quando furono tutti vicini con un gesto tanto repentino quanto inaspettato creò con i suoi poteri una canoa di ghiaccio sotto di loro e una scia dello stesso elemento che li fece scivolare con tutta la barca lungo il pendio.

Anna Jack ed Olaf precipitarono lungo il pendio sulla canoa di ghiaccio costruita da Elsa finché questa non finì nel fiume.
Sia Jack che Anna stavano facendo di tutto per cercare di fermarne l’avanzata, Anna aveva addirittura ‘staccato’ un braccio di Olaf per provare ad usarlo come remo, ma con evidenti scarsi risultati.
“Sento la rabbia crescere…”
Si intromise Olaf, entrambi quindi si rivolsero a lui con aria funesta.
“Sono arrabbiata eccome Olaf: mi aveva promesso che l’avremmo fatto insieme!”
Inveì Anna.
“Come può fare sempre questo? Decidere da sola anche per gli altri per il loro bene, facendoli invece preoccupare ancora peggio!”
Aggiunse Jack, ancora furioso con se stesso per essersi fatto sorprendere così facilmente.
“Sì, ma intendo che sento crescere della rabbia in me!”
Esclamò il pupazzo di neve, cosa che sorprese entrambi.
“TU sei arrabbiato?”
Chiesero in coro esterrefatti.
“Almeno credo… infondo Elsa ha respinto anche me: non mi ha nemmeno detto addio!”
“E tu hai tutto il diritto di essere molto, MOLTO arrabbiato con lei!”
“Arrabbiato? Dovresti essere furioso almeno la metà di quanto lo siamo noi!”
Aggiunse Jack. Olaf si rivolse quindi ad Anna ma con aria preoccupata.
“Tu al castello mi avevi detto che non mi dovevo preoccupare del fatto che stessi crescendo perché alcune cose non cambiano mai… eppure da allora sta cambiando tutto”
Sembrava molto più triste e serio del solito, cose che fece stringere il cuore ad entrambi.
“Bé è vero: più cresci e più le cose cambiano, come cambia anche la tua stessa prospettiva di esse. Purtroppo spesso la realtà si rivela molto più dura e complessa di quanto avessimo immaginato e a volte iniziamo anche a dubitare di noi stessi…”
Disse Jack. Infondo lui stesso aveva immaginato che la sua missione di riportare Elsa indietro nella sua realtà sarebbe stata molto più facile, mentre adesso dubitava perfino che sarebbe riuscito a risalire quel maledetto fiume.
“Capisco…”
Sospirò tristemente Olaf, ma Jack continuò il suo discorso.
“…ma a volte è proprio quando ci scontriamo con questa dura realtà che capiamo cosa davvero conta e cosa è davvero giusto. Magari non lo era qualcosa che pensavi che lo fosse ma potresti capire che lo è qualcosa che non immaginavi! E poi Anna ha ragione: ci sono delle cose che non cambiano mai e a volte sono proprio quelle che contano davvero”
“Davvero? Per esempio?”
Chiese curioso il pupazzo di neve.
“Per esempio la testardaggine di Elsa, non trovate?”
Affermò ironicamente Jack .
“E in che modo sarebbe una cosa che conta?”
Chiese perplesso Olaf.
“Bé perché anche se incredibilmente testarda ha dimostrato di volerci bene, sì ha sbagliato a tenerci fuori senza nemmeno chiederci un parere, però so che lo ha fatto per proteggerci e perché a modo suo non vorrebbe mai che ci succedesse qualcosa”
“In effetti hai ragione…”
Osservò il pupazzo di neve accennando finalmente un sorriso, Anna era felice che la cosa lo stesse tirando su, quindi si intromise anche lei.
“Un’altra cosa che non potrà cambiare mai penso che sia la capacità di Jack di divertirsi ovunque: non mi sorprenderei se tra poco proponesse un gioco da fare anche in questa situazione!”
“Non mi tentare!”
Rispose lui con un sorriso ironico, suscitando una risatina ad entrambi.
“Oppure la capacità di Anna di parlare per buoni cinque minuti senza prendere aria… mi chiedo ancora come sia possibile!”
Aggiunse Jack.
“Vedi ne abbiamo trovate già così tante e non per ultima: ti sto ancora tenendo la mano! Siamo ancora insieme nonostante tutto, non trovi?”
Disse Anna con un sorriso accennando alla mano di Olaf che era ancora nella sua.
“Giusta osservazione! Grazie ad entrambi ora mi sento meglio”
Un rumore catturò la loro attenzione, Jack tremò all’idea di aver capito di cosa si trattasse.
“Non ditemi che è quello che penso…”
Chiese nervosamente ad Anna e Olaf ma proprio in quel momento si palesò davanti ai loro occhi quello che temeva: una cascata.
“Ma dai!”
Imprecò Anna iniziando a pensare che fossero perseguitati dalla sfortuna.
Fecero tutti nuovamente il possibile per cambiare rotta ma era evidente che ormai non ci fosse nulla da fare.
“Reggetevi forte!”
Gridò Anna.
“Ti sembra facile: questa canoa è fatta di ghiaccio, ti ricordo!”
Protestò Jack provando comunque a reggersi per quanto poteva. Non appena iniziarono la discesa nessuno di loro riuscì a trattenere un urlo: la cascata per loro fortuna fu breve ma la canoa si ribaltò completamente alla sua foce, gettandoli tutti in acqua.
Jack si rialzò a fatica, frastornato per la caduta ed iniziò a tossire sputando un po' di acqua… probabilmente doveva aver bevuto! Si guardò intorno e vide Anna ed Olaf poco distanti da lui intenti anche loro a rialzarsi.
Si avvicinò a loro e tese una mano ad Anna ma con suo stupore fu Olaf ad utilizzarla per alzarsi.
“Grazie Jack!”
Gli disse il pupazzo di neve mentre si rimetteva il naso e altre parti del corpo sparse lì vicino.
Si guardarono intorno e capirono amaramente di non essere ancora in salvo: a quanto pare la foce di quella cascata era in una grotta buia come la notte.
Anna cercò li vicino dei rami e dei massi e in un modo a Jack sconosciuto riuscì a farne una torcia, cosa che fece tornare il sorriso sul volto dello spirito dell’inverno.
“Non ho idea di come tu abbia fatto ma sei un genio! Ora possiamo proseguire”
“Non esultare troppo, siamo in una grotta senza via di uscita!”
Esclamò preoccupata Anna mentre cercava di illuminare le pareti circostanti con la luce della torcia.
“Ma con una spaventosa entrata buia come la notte!”
Si intromise Olaf indicando una fessura che era appena stata illuminata dalla luce e che nessun altro di loro aveva notato.
“Visto che ha senso essere positivi!”
Osservò Jack rivolto ad Anna ma la sua espressione felice si offuscò non appena attraversarono la fessura: davanti a loro si palesò un dedalo di cunicoli bui.
“Dicevi?”
Lo punzecchiò amaramente Anna.
Scese un inquietante silenzio tra loro, entrambi sembravano amareggiati e sconfortati quindi Olaf si sentì in dovere di intervenire.
“Dai ragazzi, cos’è quella faccia? Jack da te poi non me lo aspettavo proprio non dici sempre che è tutto divertente? Anche questo lo sarà!”
“Non ci crederai ma stavolta stento a pensarlo pure io! Avrei proprio bisogno di un incoraggiamento in questo momento!”
Ammise mestamente pensando alla situazione orribile in cui si trovavano: non aveva idea quanto sarebbe stato grande quel dedalo di cunicoli e quanto fosse lontana l’uscita (ammesso che ce ne fosse una). Come se non bastasse Elsa era chissà quanto lontana da loro ormai, chissà in quali pericoli e non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto se avesse incontrato Pitch!
“Incoraggiamento? Niente di più facile: sarà divertente, vedrai! Sempre che non restiamo qui, non ci trovano più, voi morite di fame ed io mi arrendo!”
Esclamò il pupazzo di neve con una voce gioiosa che stonava con le parole appena pronunciate. Jack sospirò.
“Quando usciamo di qui rivedremo il tuo modo di ‘incoraggiare’ le persone, ok?”

Elsa arrivò finalmente sulla rive del mare oscuro che si stagliava impetuoso davanti a lei: era in corso quella che sembrava davvero essere una terribile tempesta ma lei era convinta che si trattasse di altro.
Era lo spirito dell’acqua, ne era sicura.
Mi spiace ma non mi fermerai, raggiungerò Ahtohallan, la voce, il quinto spirito e la verità su tutto.
Si tolse il mantello da viaggio e le scarpe, quindi si legò i capelli, pronta ad affrontare la traversata.

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Prese una bella rincorsa, quindi corse verso il mare senza fermarsi: non appena i suoi piedi toccarono l’acqua i suoi poteri la ghiacciavano permettendole letteralmente di correrci sopra. Non esitò nemmeno un istante ma non sembrò bastare: un onda alta la gettò nuovamente sulla riva.
Decisa ormai a non rinunciare riprovò ancora ed ancora finché gelando una parte di onda con i suoi poteri non riuscì ad avanzare ulteriormente arrivando più a largo.
Un sorriso soddisfatto si fece strada sul suo volto ma durò poco: un onda enorme la sovrastò spingendola sott’acqua. Fu lì che le si palesò davanti: la figura di un cavallo fatto dello stesso elemento in cui era immersa nitrì minaccioso contro di lei come ad intimarla a non proseguire.

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Per miracolo nonostante la sorpresa di trovarselo davanti riuscì a non bere acqua, quindi nuotò verso l’alto fino alla superficie per prendere aria.
Lo spirito dell’acqua doveva essere il guardiano di quel luogo ma lei non era di certo arrivata fin lì per tornare indietro!
Provò a nuotare e a farsi strada con i suoi poteri tra le onde ma più avanzava e più queste crescevano, finché lo stesso spirito dell’acqua non la travolse riportandola sottacqua e spingendola sempre più in fondo al mare. Doveva fare qualcosa o sarebbe annegata di certo, quindi concentrò tutti i suoi poteri nelle mani e toccò lo spirito dell’acqua ghiacciandolo completamente: approfittò della cosa per risalire nuovamente in superficie e riprendere l’aria che le era tanto mancata.
Avanzò ancora ma dopo pochi minuti lo spirito dell’acqua tornò di nuovo ad ostacolare il suo cammino.
Elsa iniziò ad attaccarlo con i suoi poteri: il cavallo era veloce ma anche lei si difendeva molto bene e gli stava dando del filo da torcere.
Stufo lo spirito dell’acqua fece un balzo verso di lei ma la prese di sorpresa perché stavolta, invece di attaccarla o tentare di portarla sottacqua, le afferrò letteralmente la mano con la bocca e galoppando nel mare la stava trascinando indietro verso la riva.
Non poteva permetterlo, tentò di divincolarsi per liberarsi dalla presa ma sembrava inutile. Le venne però un idea: con i suoi poteri creò delle briglie di ghiaccio sul muso dell’animale e con la mano libera le strattonò costringendolo a mollare la presa, ne approfittò per salire su di lui e cavalcarlo tenendosi ben salda alle briglie.
Lo spirito dell’acqua tentò di disarcionarla in tutti i modi ma lei strinse maggiormente la presa per non cadere, andò avanti per un tempo che a lei sembrò lunghissimo: sentiva le mani farle male dallo sforzo e aveva paura di mollare la presa, quando sentì il cavallo calmarsi come lo stava facendo leggermente anche il mare intorno a loro.
Osservò incredula la situazione, allungò una mano tentennante sulla criniera dell’animale carezzandolo dolcemente. Non poteva crederci: aveva domato anche lo spirito dell’acqua!
Un sorriso di sollievo misto ad eccitazione si fece strada sul suo volto, quindi cavalcò su di lui il mare verso la sua meta.
Per diversi metri non vedeva altro che mare all’orizzonte finche non intravide la figura di un ghiacciaio.
Ma certo: i ghiacciai sono fiumi di ghiaccio! Ahtohallan era un ghiacciaio!
Sentì ancora una volta la voce e questa volta non vi erano dubbi che provenisse proprio da lì. Al solo pensiero una lacrima di commozione solcò il suo viso.
Ce l’aveva fatta! Avrebbe davvero avuto finalmente le sue risposte? Non vedeva l’ora di scoprirlo.
“Eccomi, sto arrivando!”
Disse rivolta alla voce quindi cavalcò più veloce fino a raggiungere il ghiacciaio, salutò il suo nuovo amico d’acqua che evidentemente non poteva seguirla al di fuori di essa, quindi si sciolse i capelli ed avanzò emozionata verso l’interno del ghiacciaio.
La voce continuava a guidarla verso l’interno e ad ogni passo sentiva il cuore batterle più forte.
Davvero stava per trovare la fonte della voce?
Avrebbe visto il quinto spirito?
Avrebbe conosciuto davvero qualcuno che aveva i suoi stessi poteri come nei suoi sogni ormai ricorrenti?
“Fatti vedere!”
Provò ad urlare ma continuò solo a sentire il suono della voce che la incitava ad avanzare e così fece: trovò una stanza bloccata da pezzi di ghiaccio ma ovviamente non l’avrebbero fermata, nulla poteva farlo ormai.
Usò i suoi poteri e liberò il suo cammino trasformandole in colonne di ghiaccio, avanzò ancora fino a trovarsi davanti ad un muro. Sentì i suoi poteri fremere dentro di lei, quindi li usò per distruggerlo e, come era successo ad Arendelle, i suoi poteri formarono milioni di cristalli di ghiaccio rivelando una stanza nascosta oltre il muro frantumato.
Vi entrò, quindi osservò i cristalli formare nuovamente le figure dei quattro spiriti per poi condensarsi in quattro grandi cristalli che si posarono sotto i suoi piedi, ci salì sopra ed usando i suoi poteri si formò un enorme fiocco di neve che sprigionò un fascio di energia che la travolse conferendole un vestito bianco come la neve.

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La cosa sembrò attivare il potere di quel posto mostrandole innumerevoli immagini del passato riflesse nelle pareti tutte intorno a lei.
Tra queste una attirò in particolare la sua attenzione: era la voce che la chiamava che proveniva proprio dalle sue spalle. Era così vicina eppure aveva quasi paura a girarsi, come se avrebbe potuto scomparire ma sapeva che non lo avrebbe fatto.
Quando si voltò riconobbe l’immagine di una ragazza che aveva salvato un ragazzo e che usava quella voce proprio per invocare il potere degli spiriti.

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La riconobbe subito, si trattava di sua madre.
In quel momento capì: la voce che sentiva era quella di sua madre dal passato, sua madre aveva salvato suo padre e gli spiriti l’avevano aiutata e per premiarla, come aveva detto sua sorella, avevano fatto nascere lei. Lei era nata con quei poteri perché solo lei avrebbe potuto usarli per scoprire i ricordi del passato, per poter salvare in qualche modo la foresta.
Ora ne era sicura: non esistevano altre persone come lei, era unica e speciale ma, come aveva detto Jack, questo non era un male perché lei era nata per arrivare lì e per divenire lei stessa il quinto spirito ovvero il ponte tra gli umani e la natura.
Lasciò il suo potere scorrere dentro di lei e crescere vertiginosamente fino a raggiungere finalmente il loro culmine.
Ce l’aveva fatta, era diventata il quinto spirito: ora sapeva chi fosse realmente e perché fosse nata con quei poteri. Non restava altro che svolgere il suo primo ruolo come tale salvando la foresta.

Pitch era appena arrivato davanti a quello che era soprannominato ‘il mare oscuro’ lo fissò perplesso, si aspettava di più di un mare tempestoso ma infondo si trattava solo dei poteri di un altro di quei fastidiosi spiriti.
Stava pensando a come attirare questa volta l’attenzione dello spirito dell’acqua quando tra le onde vide incredibilmente palesarsi la sua figura che lo fissava con aria minacciosa.
“Che meravigliosa coincidenza mio caro! Stavo cercando proprio te, pensavo sarebbe stato più difficile trovarti ma suppongo che tu sia molto simile a me: non puoi fare a meno di creare scompiglio!”
Disse ironico alludendo al mare in tempesta ma la cosa non parve piacere allo spirito che gli nitrì contro.
“Cosa dici? Non sei affatto come me? Ma mi sembra ovvio: ti manca ancora molto per raggiungere una simile perfezione!”
Stizzito dal suo sarcasmo lo spirito scagliò un’onda contro l’uomo nero, il quale la evitò per un pelo scomparendo tra le ombre della riva e ricomparendo a poca distanza da lì.
“Scusa la mia scortesia ma non amo bagnarmi… in compenso credo proprio che sia il tuo giorno fortunato: posso provare a renderti più simile a me, che ne pensi?”
Lo spirito dell’acqua in risposta attaccò Pitch con una sequenza di getti d’acqua. L’uomo nero evocò una falce d’ombra con i suoi poteri e la agitò per pararli l’uno dopo l’altro.
“Tutto qui? Devo proprio insegnarti tutto allora! Pensi di mettere paura all’uomo nero con i tuoi poteri e qualche nitrito minaccioso? Forse funzionerà con gli ingenui indigeni del luogo o con la patetica combriccola di Arendelle ma i miei poteri sono molto forti e lo sai, inoltre ho un qualcosa che penso possa farti capire qual è la fazione giusta da appoggiare”
L’uomo nero mostrò con un sorriso trionfale la pietra che aveva già assorbito i poteri degli altri tre spiriti: a quella vista gli occhi e le narici del cavallo si dilatarono ed il suo cuore iniziò a battere agitato, la cosa provocò un brivido di soddisfazione in Pitch.
“Ora non fai più lo spavaldo vero? Quella che percepisco in te è forse paura? Ma certo: tutti quei nitriti e quell’aria intimidatoria sono una copertura, in realtà quello che provi dentro di te è pura e affascinante paura. Hai paura di non riuscire a fermarmi, che io prenda i tuoi poteri, che tu non riesca ad impedirmi di arrivare ad Ahtohallan o di raggiungere Elsa… oh, a quanto vedo hai una nuova amica! Bé mi diverte sempre spezzare un’amicizia appena sbocciata!”
Pronunciò le ultime parole con un sadico compiacimento, quindi usò la pietra contro il cavallo il quale iniziò a scalciare con tutte le sue forze tentando inutilmente di non cedere i propri poteri. Nonostante i suoi sforzi in poco tempo i poteri furono assorbiti dalla pietra illuminando anche il quarto rombo.
Lo spirito dell’acqua ansimò esausto dal tentativo di opporsi, opportunità che Pitch non si fece sfuggire: tese una mano in avanti e l’altra ripiegata all’indietro ed evocò i suoi poteri per formare una grossa freccia nera.

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Bene, vediamo se come mi ha insegnato il Pitch del futuro riesco davvero ad usare i miei poteri per oscurare un cuore! Con i fiori ha funzionato ma con un essere più complesso come te potrebbe essere infinitamente più interessante!
Pitch prese accuratamente la mira e scoccò la freccia, quando lo spirito dell’acqua se ne accorse era già troppo tardi: la freccia lo aveva colpito dritto al cuore.
Lo spirito vide una macchia oscura propagarsi velocemente dal suo petto verso il resto del corpo, sentì l’oscurità crescere in lui come un dolore sempre più insopportabile. Si agitò e scalpitò, provando in tutti i modi di liberarsene ma non ne trovò scampo: si fermò solo quando l’oscurità lo aveva completamente sopraffatto, colorando totalmente di nero il suo manto e l’acqua del mare che governava: brillavano solo i suoi occhi giallo ocra.
Pitch sorrise soddisfatto ed incredulo della sua stessa opera, portò le mani unite a sfiorare il viso ed appoggiò la sua fronte su quella dell’animale.

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“Bellissimo! Anche il Pitch del futuro aveva creato una creatura simile, come l’aveva chiamata? Ah sì, incubo purosangue. Penso che sia molto appropriato, non credi? Come lo è adesso anche il nome di questo mare finalmente, ora sì che si può chiamare mare oscuro!”
Rise compiaciuto della sua stessa battuta osservando il mare che era ormai di color pece.
Salì quindi sul suo appena battezzato ‘incubo purosangue’ pronto a cavalcarlo.
“Bene, portami da Elsa adesso! Infondo mi manca il potere solo di un altro spirito”

Non so il perché ma non pensavo che mi sarebbe piaciuto scrivere questo capitolo ed invece mi ha divertito molto farlo. Forse lo vedevo come una prefazione di ciò che verrà nel prossimo o forse avevo paura che restasse troppo simile al film, invece sono soddisfatta sia dell’influenza di Jack e Pitch sulle vicende che del rappresentare ciò che è accaduto/hanno provato i personaggi nelle scene più simili al film.
Voi cosa ne pensate? Spero non abbiate trovato “noiose” le parti che riprendono in più punti il film originale.
Ho saltato la presenza dei Golem sul fiume perché l’ho ritenuta inutile sinceramente.
Tenevo alla scena dio Elsa che diventa spirito, spero di averla rappresentata degnamente.
Pitch è riuscito ad assorbire anche il potere dello spirito dell’acqua oscurando il suo cuore, cosa accadrà adesso? (ps. adoro l'immagine di Pitch e il cavallo <3)
Ormai non accenno nemmeno più alla lunghezza dei capitoli perché sono davvero tante le cose che volevo rappresentare e non riuscivo proprio a farlo più corto, spero che per voi non sia un problema!
Nel prossimo capitolo troverete un’altra canzone ripresa dal film ma in una versione mia a due ‘voci’ o meglio ‘pensieri’ in quanto la canzone stavolta rispecchierà i pensieri dei due personaggi: è un’altra parte che ho ideato da subito e che mi ha convinta definitivamente a scrivere la fic in quanto mi piace molto, quindi spero davvero che venga bene come me la sono immaginata *ansia da prestazione*
Secondo voi di quale canzone sui tratta?
Ringrazio ancora tutti coloro che mi leggono e che mi recensiscono spronandomi sempre a continuare e a migliorare! Se avete suggerimenti per migliorarmi ricordo che sono sempre ben accetti (non si smette mai di imparare)
Al prossimo capitolo!

   
 
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