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Autore: TheDoctor1002    02/09/2020    1 recensioni
Artemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo.
Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è solo la Senza-Faccia. Senza identità e senza peccati, per gli altri pirati è incomprensibile come sia diventata il secondo in comando degli Heart Pirates o cosa la spinga a viaggiare con loro. Solo Law conosce le sue ragioni, lui e quella ciurma che affettuosamente la chiama Mama Rose.
Ma nemmeno la luce del presente più sereno può cancellare le ombre di ciò che è stato.
Il Tempo torna sempre, inesorabile, a presentare il conto.
"Raccoglierete tutto il sangue che avete seminato."
//
Nota: trasponendola avevo dimenticato un capitolo, quindi ho riportato la storia al capitolo 10 per integrarlo. Scusate per il disguido çuç
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Pirati Heart
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 12: Il Richiamo

Le grandi navi ammiraglie fendevano l'acqua con risolutezza.
Era stato furbo da parte della Senza-Faccia dirigersi verso un'isola fuori dalle mappe, ma Borsalino si era assicurato di non viaggiare da solo proprio per un'eventualità simile. 
Mentre attendeva pazientemente di intravedere le coste di Punk Hazard, riusciva a percepire la concentrazione della donna al suo fianco come avrebbe fatto un telepate.
D'altro canto, solo il titolo di Drago Celeste di lei gli impediva di porle tutte le domande che aveva custodito per anni. 
Kizaru aveva infatti seguito con enorme interesse le vicende che avevano portato all'esilio di Artemis, un po' perché la sua straordinaria ascesa la poneva facilmente in lizza per la posizione di Ammiraglio, un po' perché era un uomo tanto curioso quanto il suo soprannome lasciava immaginare. 
Aveva goduto non poco quando aveva ricevuto la notizia che una tra i suoi principali rivali era finita nei guai con il governo.
Guai grossi, aveva sentito: era andata a ficcare il naso nell'ufficio di Sengoku in persona. 
Si diceva fosse una di quelli a cui la guerra aveva strappato il senno.
Era sempre stata, a detta di molti, un po' troppo interessata alla storia, ma non tutti erano convinti che una vaga curiosità potesse essere la vera ragione delle sue vicende.
Di ritorno da una missione, qualche anno prima che la guerra di Flevance devastasse la patria del piombo ambrato, aveva pubblicamente accusato gli allora ammiragli di avere contraffatto dei documenti ufficiali.
Sosteneva, in particolare, che avessero insabbiato ogni notizia riguardo uno speciale tipo di proiettili che aveva contagiato con un misterioso morbo gran parte della sua squadra.
Qualcuno di loro non era nemmeno sopravvissuto per raccontarlo.
Lei stessa aveva riportato una lieve ferita e sembrava molto più pallida di quando era partita.
Kizaru aveva trovato bizzarro che una persona sagace come la sua avversaria non capisse i semplici meccanismi che reggevano la facciata della marina. 
Un bel giorno, poco dopo, se la vide sfilare davanti ammanettata e circondata da guardie.
Era certo che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui i loro sguardi si sarebbero mai incrociati.
Gli esiti di quel processo, tuttavia, lo stupirono: in primo luogo, fu colpito dal fatto che un processo si tenne davvero e per le sole accuse relative alle sue ricerche.
In seguito, non poté credere alle sue orecchie quando sentì che Sengoku non si era fatto coinvolgere come parte lesa ma come difensore.
Come ogni pettegolezzo, le informazioni - più o meno credibili che fossero - se ne andarono come erano arrivate e nessuno ne parlò più.
Opinione comune era che fosse morta come molte altre figure scomode prima di lei.
Salendo di grado e ottenendo accesso ai documenti più riservati, Borsalino scoprì che De La Rose era sì morta, ma quasi cinque anni dopo, a Minion Island, dopo aver intrattenuto una fitta corrispondenza circa i piani che il Joker stava man mano mettendo in atto.
Il cadavere della donna era stato riconosciuto ma mai recuperato, per evitare riconnessioni.
La causa del suo decesso era stata associata al fatto che la sua copertura dovesse essere saltata.
E poi ci fu Marineford e quella convocazione così frettolosa: se Sant'Ana era convinta che De La Rose e la Senza-Faccia fossero la stessa persona, doveva trattarsi di sospetti fondati. 
Dopotutto, lei non sbagliava mai. 
"Siete pensieroso, Ammiraglio." Constatò la donna, esaminando con attenzione una carta nautica che si delineava in piccoli tralicci di luce sul palmo della sua mano. 
"Ricordavo i tempi paaassati, Vostra Altezza. Vecchie storie, diceriiie. Il processo a De La Rose fece scalpooore, sapete?" 
"Come dimenticarlo." rispose disgustata "L'ennesima grana che mi sarei facilmente risparmiata. Ma farò in modo che situazioni così incresciose non ricapitino.'
Borsalino rabbrividì, vuoi per il freddo intenso che soffiava dalla landa ghiacciata, vuoi perché la compostezza di quella donna non lasciava spazio a repliche.
"Spero comprenderààà che le questioni che il Governo Mondiaaale ha in sospeso con la Senza-Faccia non la riguardano in alcun mooodo." specificò, stringendosi nel mantello, "Si tratta sooolo di formalità."
"Oh, vi prego, non usate quel nomignolo: è imbarazzante." Replicò lei velenosa, " ad ogni modo, vi assicuro che il Governo non avrà più grane da parte di Artemisa, su questo avete la mia parola." 
Con uno scatto nervoso, Sant'Ana chiuse le dita sottili in un pugno, facendo scintillare gli ultimi bagliori del suo navigatore lungo le unghie smaltate.
I motori vennero fermati e nessuno proferì parola finchè la nave non fu ferma su uno specchio d'acqua perfettamente integro.
"Lei pesca, ammiraglio Kizaru?" domandò di punto in bianco, infilandosi il guanto della sontuosa uniforme. 
"Qualche vooolta
Un sorriso sottile si dipinse sul volto della donna, evidenziandone appena gli accenni di rughe.
Con una naturalezza estrema, lasciò che onde rossastre le smovessero i capelli perlati, attraversassero il legno, il ferro, i marines, Kizaru e poi l'oceano, la terra e il ghiaccio, la Red Line e Marijoa, per poi tornare da lei come un respiro. 
"Allora capirà quanto è importante lanciare bene l'amo. La percepisco vicina, sono certa che non tarderà ad arrivare."

Mentre faceva per radunare gli ordigni e i bagagli, Artemis si fermò, bloccata sulla soglia della base. 
Nel corso degli anni si era chiesta tante volte come sarebbe stato.
Avrebbe sentito una scossa?
Un fremito?
O solo una sensazione nefasta, come una nuvola nera addensatasi troppo in fretta sopra la sua testa?
Quasi si stupì nel realizzare che non era stato nulla di eclatante o plateale, ebbe solo la chiara consapevolezza che il suo potere era stato usato. 
"L'hai sentito?" sussurrò a Law, restando immobile e china sulle borse, quasi temesse che la spessa coltre di neve stesse per inghiottirla.
Lui alzò la testa come per sentire un qualche tipo di suono, poi la scosse, arreso e preoccupato.
"Sentito cosa?" 
"Il Time Time. È stato..." abbozzò Artemis "un eco. Ma un eco diverso, come se una voce estranea ripetesse le mie esatte parole, ma con un tono più cupo. Non credevo sarebbe stato così, speravo di avere più tempo."
Il chirurgo le tese la mano, come aveva fatto mille altre volte: la luce che intravedeva negli occhi di lei era qualcosa di completamente nuovo.
Non era la paura lacerante di Doflamingo, non era la rabbia, la sua scintilla, la sua forza.
Erano rassegnazione e una profonda tristezza. 
"Andiamo" la incoraggiò con voce pacata "sanno che siamo qui, abbiamo poco tempo."
"Law, io non posso." Spiegò Artemis con una nuova consapevolezza, mente il mondo oltre le sue retine si faceva sempre più sbiadito. "Non posso metterti in pericolo, è stato un azzardo perfino pensare che sarei riuscita ad arrivare fin qui."
Lui le si avvicinò lentamente, avanzando un passo incerto dopo l'altro come si fa con le bestie ferite, e si chinò per essere alla sua altezza.
Quando le mise le mani sulle spalle per riportarla alla realtà, lei scattò come un pupazzo a molla. 
"Dimmi cosa succede, mama Rose."
Persino la sua voce arrancava, mentre lei estraeva dal tempo i bagagli e li esaminava frenetica.
Da una delle borse, riuscì a ripescare un foglio di carta immacolato, poco più grande di un biglietto da visita. 
"Tieni questo, non perderlo mai" annaspò Artemis, strappandone un angolo e stringendo la mano di lui su ciò che avanzava. "Santana è riuscita a trovarmi. Se avrò una via di scampo, sarà l'unica cosa che potrà riportarmi da te." 
Con la punta della sua falce, Artemis incise la suola gommata del suo stivale e inserì il suo brandello nel taglio.
Law impiegò molto più tempo di quanto avrebbe mai ammesso nel realizzare che era un addio.
Avrebbe voluto dire tante cose, talmente tante che le sue labbra si dischiusero, ma non riuscì ad emettere un fiato.
"Non esiste." riuscì a formulare, dopo un attimo di smarrimento "Portami con te, possiamo sconfiggerla e fare in modo che non ritorni mai più, chiunque essa sia." 
"Dannazione, Law" sospirò lei con una vena di esasperazione, stringendolo in un abbraccio talmente impulsivo che riuscì a sentire il suo cuore strepitare attraverso le giacche e la carne "Non fare come Cappello di Paglia. Credi non ci abbia pensato? Se mi seguissi non torneremmo in due, non sconfiggi una come Santana. Devi lasciarmi andare, fallo per la ciurma. Ti prego, se mi hai mai voluto bene non seguirmi, non cercarmi, dimenticati che sono mai esistita. Ti ucciderei con le mie stesse mani piuttosto che darle la possibilità di avvicinarsi a te." 
Lui fece per rispondere ma la replica gli morì in gola, concedendole il tacito accordo su cui si erano sempre basati e ricambiando l'abbraccio, facendo il possibile per imprimere quella sensazione nei suoi ricordi.
"Come faccio a lasciarti andare?" Artemis avrebbe giurato di averlo sentito esitare lievemente, nel pronunciare quelle parole.
"Mi sto facendo la stessa domanda." Ammise mesta. 
Si strinsero per tutto il tempo che riuscirono a rubare, senza dirsi un'altra parola, disperati come naufraghi, orgogliosi com'erano sempre stati. 
"Perdonami, Law. Ti voglio bene, fino a Raftel e ritorno." Soffiò lei infine.
Quando l'ultima sillaba aveva smesso di risuonare, le braccia del pirata stringevano solo aria.

Sant'Ana fece un passo indietro per nascondersi, quando vide la nube di luce arancione illuminare il ponte della nave ammiraglia.
I marines circondarono la figura prima ancora che finisse di materializzarsi, poi pian piano distinsero la sagoma di Artemis, immobile, le mani alzate in segno di resa.
"Non è un po' troppo presto per la nostalgia, Ammiraglio Kizaru?" provocò la donna, sfoggiando un sorriso sul volto fiero, nonostante gli occhi fossero palesemente arrossati. "Avrei potuto lasciarvi una foto, se l'aveste chiesto." 
"De La Rooose, che piacevole sorpresa. Non c'è più bisogno del 'voooi' a questo punto, converraaai." commentò Borsalino, superando lo scudo dei soldati e avvicinandosi. "Scommetto che erano diversi aaanni che nessuno ti chiamava più cosììì." 
"Chi lo faceva o voleva soldi o mi voleva morta." ringhiò lei "E tu non sembri uno con le mani bucate. Se sei qui per il discorso che abbiamo iniziato a Marijoa, io non mi sono certo tirata indietro." 
"La vera domaaanda" sogghignò lui "È cosa tuuu faccia qui. Il ritorno dal regno dei mooorti per ben due volte è di certo impressionaaante, ma io sono intervenuto perché qualcuuuno aveva preso ad aggirarsi per una zona interdeeetta. Si trattava forse di teee?"
"Il servizio d'ordine è proprio veloce. Ero solo molto curiosa di sapere qualcosa in più sullo scontro. Ne parlano tutti i giornali, non vorrai biasimarmi. Tu saprai di certo cosa abbia spinto Aokiji e Akainu a litigare così."
"Chiamiamole 'divergeeenze'. Kuzan si è dimostrato troppo mooorbido ultimamente."
"Dovevo aspettarmelo" rispose caustica, prendendo ad osservare distrattamente il legno solido e luccicante del ponte e lanciando lunghe occhiate traverse al suo interlocutore "dopotutto, è sempre stato un uomo di principio, sbaglio? Mi chiedo come abbia retto per così tanti anni. E dimmi, su cosa 'divergevano' in particolare?"
Borsalino sembrò glissare su quella frecciatina, 
"Le ragioooni non ti riguaaardano. Non piùùù, da quando hai disertaaato. Devo fooorse ricordarti che a Minion IIIsland sei venuta meno al tuo doveeere?"
"Non mi riguardano, dici? Perchè io una teoria ce l'avrei." Chiese improvvisamente, ad un volume molto più alto.
I fucili scattarono all'unisono, di fronte a quella dimostrazione di aggressività, ma Artemis non sembrava interessata alle doppiette puntate su di lei.
Il suo sguardo tentava di farsi strada tra i soldati, come cercasse di intravedere qualcuno in una calca.
"Forse, " proseguì lei "tiro a indovinare, a Kuzan non stava bene dover sottostare agli ordini diretti di un Drago Celeste. Voi che dite, Sant'Ana? Ci avete parlato, avrete sicuramente un'opinione a riguardo." 
Chiamata in causa, la donna si fece avanti, spazzando il ponte con il lungo strascico della candida tunica regale.
Con un gesto fulmineo, uno dei marines bloccò un collare addosso alla piratessa, facendola accasciare sotto l'influenza dell'agalmatolite.
Lei riconobbe subito quello strumento pur non riuscendo a vederlo chiaramente: doveva trattarsi di una variante di quello indossato dagli schiavi alla casa d'aste delle Sabaody.
Quando le due donne si trovarono faccia a faccia, Borsalino si maledisse per non averlo notato prima, attraverso quel sottile strato di vetro: sui loro visi c'erano gli stessi tratti delicati, le stesse labbra piene, lo stesso taglio degli occhi grigi.
Erano come gocce d'acqua.
L'unico dettaglio che le distingueva erano i capelli: se quelli della nobile erano grigi e soffici, la più giovane li aveva di un nero intenso e dalla trama più crespa, i caratteri dominanti dell'altro tassello coinvolto: l'ex Grand'Ammiraglio Sengoku. 
L'adrenalina nelle vene di Artemis scorreva a fiumi, i suoi sensi sembravano urlare.
A stento sentì le parole che le venivano rivolte.
"È stato saggio da parte tua arrenderti, Artemisa."
"Non saresti dovuta arrivare per almeno un altro anno. Avevi fretta di rivedermi?"
"Hai una bella faccia tosta a cercare di ostacolarmi. Ma forse percepirti fare un salto così disperato è stata la scossa che mi serviva a decidermi. E poi è passato così tanto tempo" Rise la donna "Un anno, due, cosa importa? Era inevitabile, per questo sei qui." 
"Tu l'hai reso inevitabile." Ruggì Artemis in risposta , facendo perno sulle ginocchia per cercare di alzarsi e pentendosi appena realizzò che il suo fisico non reggeva quello scatto d'ira.
"È da un po' che volevo conoscerti" Commentò Sant'Ana studiandola, osservando come la schiena dell'altra fosse dritta e quanto si stesse sforzando per mantenerla tale. "Probabilmente è vero che il sangue non è acqua. Guardati: perfino partendo dal nulla sei riuscita a farti un nome. Sei diventata una dolorosa e purulenta spina nel fianco perfino come figlia di nessuno. Anzi, mi correggo: tuo padre non è proprio riuscito a starti lontano."
"Non è mio padre." sputò Artemis, riprendendosi il fiato che quel collare infernale le rubava a ogni respiro.
"Eppure continui a raccontare quelle puttanate sul secolo buio." la smontò sua madre, facendo illuminare il volto di Kizaru "I report non contengono una parola riguardo la vera vicenda. E grazie al cielo, direi. Ma tu continui a proteggerlo, a proteggere entrambi, nascondendo cosa si trovava in quei documenti."
"A nessuno interessa la verità" constatò con amarezza "O tu non saresti qui."
Un moto di rabbia corrucciò l'espressione perfettamente impassibile di Sant'Ana. 
"E cosa te ne farai dell'ennesima schiava?" chiese ancora Artemis, senza nascondere un profondo disprezzo. 
"Schiava?" sbottò stupita Sant'Ana "Credi che io abbia intenzione di riscattarti? Ne ho così tanti che solo gli dei sanno dove ti andresti a cacciare. So bene quanto sguazzi nelle folle e nel caos: voglio che torni al posto che ti spetta. Dopotutto, sei già stata in una corte."
Quell'ultima frase fu un colpo talmente basso che Artemis non riuscì a nascondere uno spasmo di disgusto.
"Prenditela con tuo padre, se Dressrosa ti ha lasciato ricordi tanto spiacevoli." sentenziò il Drago, facendo un rapido cenno per sgombrare il ponte, avviandosi verso la sua cabina "Ha avuto più di un'occasione per liberarti, ma ha preferito imbastire quei pietosi teatrini invece che farlo come si deve."
"Tira fuori le palle e fallo tu, allora!" Latrò Artemis, divincolandosi dalla presa dei marines  e guadagnandone un calcio nello stomaco forte abbastanza da stordirla. 
"Vi prego, Ammiraglio," ordinò la donna, osservando con sufficienza il corpo stanco mentre veniva risollevato di peso "portatela via, prima che si renda ancora ridicola. E dovremo anche fare qualcosa per quella sua... estetica. In queste condizioni non sarebbe degna nemmeno come passatempo."

 

   
 
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