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Autore: SweetLuna    04/09/2020    2 recensioni
Mettete per un attimo da parte vampiri e lupi mutaforma, e immaginate un contesto in cui i personaggi di Twilight sono tutti umani. Se Renesmee e Jacob fossero stati entrambi umani, se l'imprinting non fosse esistito, le loro strade avrebbero trovato ugualmente il modo di incrociarsi?
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Renesmee ha diciotto anni e vive a Jacksonville con i suoi giovanissimi genitori, Edward e Bella. Un'occasione speciale, il matrimonio di suo nonno Charlie, la porterà a rinunciare ad un viaggio con i suoi amici per trascorrere due settimane a Forks. Lì farà la conoscenza di Jacob Black, un ragazzo della tribù Quileute più grande di lei e terribilmente affascinante.
Ma come reagirà Renesmee nello scoprire che Jacob anni prima era stato innamorato di sua madre?
E come reagirà Jacob nello scoprire che Renesmee è proprio la figlia della ragazza che gli aveva spezzato il cuore?
Leggete e scopritelo!
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N.B. Poiché la storia è una Alternative Universe che si svolge in un futuro non raccontato nella Saga di Twilight, alcuni personaggi potrebbero essere lievemente OOC.
DISCLAIMER: La seguente storia non è a scopo di lucro. I personaggi originali di Twilight e il materiale fotografico appartengono ai rispettivi proprietari.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 1
 
‒ Preso tutto? Sicura di non aver dimenticato niente? ‒ mi domandò mamma, prima di salire in macchina. Papà aveva caricato le nostre due valigie nel portabagagli, mentre Milla - il nostro cane, una meticcia - era seduta tranquilla sul sedile posteriore.
‒ Sì, mamma... Ora sono pronta. ‒ Chiusi lo sportello e vidi la mia casa allontanarsi. In fondo erano solo due settimane, l’avrei rivista presto. Mi infilai le cuffiette e feci partire la musica, mentre gli alberi del viale che portava a casa si facevano sempre più lontani, e l'aeroporto sempre più vicino.
Una volta arrivati al gate, papà diede a mamma un leggero bacio sulle labbra, poi abbracciò me. Milla cominciò ad abbaiare, ma si calmò non appena papà le accarezzò la testa.
‒ Appena arrivate pretendo una chiamata, okay? ‒ si raccomandò papà.
‒ Certo, Edward ‒ gli rispose mamma. Si guardavano in un modo che a volte mi metteva imbarazzo, dopo tanti anni insieme erano ancora innamorati come il primo giorno. Ero una ragazza fortunata e ne ero consapevole, ma spesso mi ritrovavo a pensare che io non avrei mai provato per un ragazzo ciò che la mamma provava per papà. 
Scacciai quel pensiero e controllai di aver messo nella borsa tutto il necessario, per sicurezza. Era arrivato il momento di andare.
In aereo mamma ed io avevamo due posti riservati, senza altre persone vicino. La hostess ci disse di spegnere i cellulari, entro pochi minuti saremmo stati in fase di decollo.
Prima di spegnere il cellulare trovai diversi messaggi sul gruppo dei miei amici, e su quello della mia famiglia. Al matrimonio ci sarebbero stati anche zia Alice, zio Jasper, zia Rose e zio Emmett. Ero terribilmente felice di rivedere i miei zii ed anche i loro figli, i miei cuginetti.
La mia è una famiglia piuttosto particolare: papà, zia Alice e zio Emmett sono i figli naturali dei miei nonni, mentre zio Jasper e zia Rosalie erano stati presi in affido. Il destino ha voluto che Jasper si innamorasse di Alice, e che Rosalie si innamorasse di Emmett.
Il mio cuore perse qualche battito quando l'aereo iniziò a decollare, e strinsi la mano di mamma fin quasi a stritolarla. Strizzai gli occhi, ma quando li riaprii per guardare dal finestrino ciò che vidi mi lasciò senza parole. Tutto sembrava incredibilmente lontano, e le nuvole sembravano fatte di zucchero filato arancione. Mi sentii subito meglio.
‒ Sei stanca, ti sveglio quando arriviamo ‒ mi disse mamma. E nel giro di qualche minuto sprofondai nuovamente nel mondo dei sogni...
 
Mamma mi svegliò dieci minuti prima del nostro arrivo, appena in tempo perché potessi realizzare che ero su un aereo e che eravamo quasi arrivate.
In aeroporto, nonno Charlie ci era praticamente corso incontro non appena ci aveva viste. Non gli sembrava vero di vedermi finalmente lì nella sua amata Forks, per una volta ero io ad andarlo a trovare e non il contrario. Per fortuna aveva avuto il buon gusto di venirci a prendere con l’auto di Sue, e non con l’automobile della polizia. Nonno era poliziotto, a Forks lo conoscevano tutti come “Ispettore Capo Swan”.
Una volta arrivati a casa, anche Sue venne a salutarci. Sperai ci fossero anche Seth e Leah, ma poi mi ricordai che ormai abitavano entrambi per conto proprio.
‒ Seth sarà qui tra poco, voleva venire a salutarti ‒ mi disse Sue, al che mi sentii subito sollevata. Almeno, avrei rivisto un volto amico. Seth mi era sempre piaciuto, quando ero più piccola avevo anche una specie di cotta per lui. Per un attimo mi domandai che effetto mi avrebbe fatto rivederlo…
Sue e nonno Charlie ci fecero subito posare le valigie: mamma avrebbe alloggiato nella sua vecchia stanza, mentre io nella stanza degli ospiti, che in passato era stata anche la stanza di Seth. Lui e sua sorella erano rimasti orfani di padre: Harry Clearwater morì anni prima d’infarto, e questo portò Sue Clearwater, con il tempo, a legarsi sentimentalmente a nonno Charlie. Anche Harry era un Quileute, proprio come Sue. Da quel che mi aveva detto nonno Charlie in macchina, nel tragitto dall’aeroporto a casa, entrambi i ragazzi erano tornati a vivere alla Riserva.
 
Dopo essermi riposata ed aver mangiato un po’, vidi una macchina parcheggiare davanti casa: era arrivato Seth!
Mi precipitai subito alla porta, e non appena Seth mi vide mi rivolse un sorriso raggiante.
‒ Renesmee! Sei cresciuta tantissimo, da quant’è che non ci vediamo di persona? ‒ Lo abbracciai, per poi rispondergli.
‒ Credo che siano passati ben quattro anni, Seth. Anche tu mi sei mancato, sai? ‒ Seth era davvero un bel ragazzo, e dimostrava meno dei suoi trentadue anni. La cotta mi era passata, ma dovevo ammettere a me stessa di avere un debole per i ragazzi della Riserva.
‒ Senti Renesmee, stasera pensavo di portarti ad una festa a La Push. Ti va di venire? Charlie mi ha detto che sei incazzata a morte, che hai rinunciato ad un viaggio a Los Angeles per venire al suo matrimonio. ‒ Sorrisi. La prospettiva di una festa a La Push non era affatto malvagia, grazie a Seth la mia vacanza forzata si sarebbe trasformata in qualcosa di almeno vagamente piacevole.
‒ Be’, non sono incazzata a morte, ma… sono dispiaciuta, sì. E verrò volentieri alla festa, ho proprio bisogno di divertirmi. Ho diciotto anni, ormai. ‒ Provai ad assumere un’espressione ammiccante, ormai non ero più una ragazzina. E poi, mamma e nonno Charlie si fidavano ciecamente di Seth Clearwater. Non ero mai stata quel genere di ragazza che dava grattacapi ai suoi genitori, avevo sempre dimostrato di avere la testa sulle spalle.
‒ Hai diciotto anni, ma non farai sciocchezze! Ti terrò d’occhio, l’ho promesso a Charlie e a Bella. ‒ Sorrisi. Avrei accettato quel piccolo compromesso.
All’improvviso mi sentii euforica, non vedevo l’ora che fosse sera per poter andare alla festa nella Riserva dei Quileutes.
 
‒ Sì papà, sto bene. Ho rivisto Seth, stasera mi porta con lui a La Push. No, non preoccuparti! Sì, tranquillo, niente sbronze. Okay papà, buonanotte. ‒ Terminai la telefonata con papà, rassicurandolo sul fatto che non avrei fatto sciocchezze. Nonostante papà ed io avessimo soltanto diciotto anni di differenza, non era affatto diverso dai padri delle mie amiche. Sempre attento e premuroso nei miei confronti, desiderava solo il meglio per me. E quando mamma aveva provato a farmi il discorso, ero stata io a rassicurarla. Non sarei rimasta incinta a diciotto anni, sarei stata attenta e responsabile. E poi… non avevo mai avuto un ragazzo. Semplicemente non mi era mai capitato, nessuno mi piaceva abbastanza. Ero stufa di sentirmi in difetto per via degli stupidi stereotipi imposti dalla società, non avrei dato il mio primo bacio a qualcuno solo per poter dire di averlo fatto. E non mi importava di essere ancora vergine, era la società ad essere sbagliata. Non io. Non c’erano altre Renesmee al mondo, io ero unica in tutto per tutto.
Guardai l’ora sul display del mio cellulare, notando che si erano fatte già le sette di sera. Entro un’ora sarebbe venuto a prendermi Seth, e non volevo farmi trovare in ritardo. Era una serata in spiaggia, così decisi di indossare un vestitino nero e un paio di sandali. Presi anche un golf dello stesso colore, certa che più tardi avrei avuto freddo. Decisi di lasciare i miei capelli sciolti, e poi misi un po’ di trucco: rossetto rosso, matita, mascara e un filo di eyeliner.
‒ Come sei bella, Ness ‒ mi disse mamma, entrando in camera mentre mi stavo truccando. ‒ Vuoi fare colpo sui ragazzi della Riserva? ‒ proseguì a domandarmi.
‒ Voglio fare colpo su me stessa ‒ risposi, facendola sorridere. Ed era vero, mi consideravo bella e mi piaceva vedermi a posto. Somigliavo molto a entrambi i miei genitori, ma avevo sempre desiderato gli occhi verdi di papà. Invece, mi erano toccati in sorte gli occhi castani di mamma.
‒ Ottima risposta, tesoro. Non fare tardi, okay?
‒ Tranquilla, mamma. Seth è una persona responsabile, ricordi? E si dà il caso che lo sia anch’io ‒ mi affrettai a rispondere.
‒ Hai ragione… ‒ Mamma sembrava pensierosa, così le chiesi quale fosse il motivo.
‒ Conoscevo un ragazzo della Riserva, più piccolo di me… Gli spezzai il cuore, perché ero innamorata persa di tuo padre ‒ mi disse. Non me ne aveva mai parlato.
‒ Lo conosco? ‒ le domandai.
‒ No, non lo conosci… E’ il figlio di un caro amico di nonno Charlie. Be’, magari poi te ne parlerò, credo che verrà al matrimonio. ‒ Mi accorsi che quello era un tasto dolente, ero curiosa di saperne di più.
‒ Certo, mamma. Finisco di prepararmi, o farò tardi. ‒ Mamma prese la mia spazzola dal comò e cominciò a spazzolarmi i capelli. Erano davvero lunghissimi ormai; ondulati e dello stesso castano bronzeo di quelli di papà. Mi arrivavano ai fianchi, ma non avevo alcuna intenzione di tagliarli.
‒ Che c’è, sono ancora impicciati? ‒ domandai a mia madre.
‒ No, Renesmee... Sei stupenda, sei proprio una piccola donna ormai. ‒ Ci sorridemmo a vicenda, dopodiché mamma uscì dalla stanza. Dal piano di sotto, Charlie le disse che era pronta la cena.
Esattamente un quarto d’ora dopo, Seth venne a prendermi. A breve avrei scoperto se il mio soggiorno a Forks avrebbe preso una piega migliore o se sarebbe stato un completo disastro.

NOTA DELL'AUTRICE
Ciao! Avevo detto che avrei aggiornato una volta a settimana, ma ho voluto pubblicare subito anche il Capitolo 1 per darvi modo di farvi un'idea più precisa della storia. Dalla prossima volta in poi, aggiornerò ogni lunedì. Spero di ricevere qualche recensione, alla prossima :)
Greta
  
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