Nel decennale della Battaglia di Hogwarts, anche il cielo aveva deciso di incupirsi e far scendere la pioggia.
In quello stesso momento, tutto il Mondo Magico si era riversato nella Sala Grande di Hogwarts a commemorare le persone che quella stessa notte, dieci anni prima, avevano perso la vita per qualcosa di più grande di loro. Studenti di Hogwarts, Lupin, Tonks e Fred.
Percy Weasley quella mattina non se l'era sentita di andare a commemorare il fratello pubblicamente. Aveva spiegato alla moglie e alle figlie quanto fosse importante partecipare nonostante la sua assenza lui, però, aveva optato per una sua veglia personale.
Percy, il figlio che aveva allontanato la famiglia per la smania di fare carriera, e Fred, il primo ad accoglierlo a braccia aperte nella Stanza delle Necessità, senza se e senza ma.
E l'ultima cosa che aveva fatto era stata ridere alla prima battuta in assoluto che Percy avesse fatto una vita sua.
Il terzogenito Weasley passava le notti a sentire quella risata nelle orecchie, quella che aveva sentito per tanto tempo quando era ragazzo e l'ultima cosa che aveva sentito dal suo fratello minore.
Chissà cosa sarebbe stato se fosse stato ancora vivo. Si sarebbe sposato o sarebbe rimasto lo scapolo d'oro che corteggia le cugine della sposa ai matrimoni? 
Indugiò sul pezzo di marmo di fronte a lui dove Fred sorrideva pensando che forse era così che doveva andare, perché così sarebbe rimasto l'eterno ragazzo di venti anni da un mese e un giorno che si diverte a far ridere la gente. 
Gli venne spontaneo accarezzare la foto e mormorare: «E se fossi ancora qui, Fred?»