3.
Lucas
sedeva a gambe conserte sul divano di casa Saint Clair mentre Dev e
Iris, in
piedi accanto alla poltrona dov’era assisa Liza, sembravano
volerne proteggere
le spalle. Rock, taciturno e cupo, se ne stava invece accanto alla
stufa a
pellet, rigido come una statua e altrettanto immobile.
A
scrutarli tutti con espressione imperscrutabile era però
Curtis Ahern, capo
della Reale Polizia a Cavallo di Clearwater e licantropo-sentinella
addetto al
controllo dei confini del clan.
Pur
non essendo un Gerarca, Curtis era stato chiamato da Lucas
poiché ritenuto un
ottimo elemento del clan, oltre che una persona assai informata sui
Cacciatori
e sul mondo dei licantropi. Grazie alla sua militanza in terra inglese
- durata
diversi anni - era stato in grado di scoprire molte cose sulla sua
licantropia,
così come su tutto il mondo relativo ai mannari.
E
ai loro nemici naturali.
Lanciata
quindi un’occhiata in direzione del loro capo della polizia,
Lucas sciolse il
silenzio teso che aleggiava nella stanza come una nuvola fumosa e
domandò: «Tu
che ne pensi, Curtis? Si adatta allo schema?»
«Non
del tutto, in effetti» ammise lui, picchiettandosi un dito
sul ginocchio con
fare assente. «I Cacciatori sanno esattamente
cosa noi siamo, e quali sono le nostre caratteristiche peculiari. Da
quel che
ci avete detto, invece, loro hanno parlato di
lupi, non di licantropi, e non sapevano che non possiamo
lasciare
tracce sul terreno, se siamo in forma animale. Ammesso e non concesso
che
stiano cercando dei licantropi, ovviamente, non sono addentro alla
nostra
mitologia come, invece, lo sono i Cacciatori.»
«Resta
comunque dubbia la loro presenza in quella parte remota del bosco, e
per
motivazioni così oscure» gli fece notare Rock,
ancora turbato da ciò che aveva
ascoltato quel giorno.
Curtis
assentì, dichiarandosi d’accordo con lui.
«Ciò
che hanno detto non li identifica come Cacciatori ma, sicuramente, sono
due
elementi da tenere sotto stretta osservazione. Se anche non
conoscessero la
nostra natura, ma fossero in cerca di qualcuno come noi, potrebbero in
ogni
caso crearci dei problemi» asserì Curtis con tono
grave.
Lucas
sospirò turbato e, rivolto al poliziotto, disse:
«Cerca indizi riguardo alla
famiglia del professor Sullivan e su Lacey Sullivan. Dobbiamo scoprire
cosa
abbia scatenato questa caccia ai lupi, e perché li abbia
condotti così lontano da
casa.»
Curtis
assentì brevemente e Fenrir, rivolgendosi quindi a una
silenziosa Liza, sorrise
gentilmente e aggiunse: «Mi spiace che sia successa una cosa
del genere, e
proprio mentre ti stavi addestrando.»
«Non
c’è problema» scosse il capo la giovane.
«Cosa vuoi che faccia, piuttosto?»
Dev
fece per protestare alla sola idea di coinvolgerla ma Lucas, fissando
serio
l’amico, dichiarò: «So che ti senti in
dovere di proteggerla, Sköll, e sarei il
primo a essere d’accordo con te, se Liza fosse una comune
umana del nostro
branco, ma di fatto non lo è, e il suo ruolo di Geri prevede
anche questo.»
Sbuffando
Devereux borbottò contrariato: «E’ solo
una giovane padawan1,
non è pronta per una missione ufficiale.»
Sia
Liza che Iris sorrisero di quel commento, che tradiva la passione
smodata di
Dev per Star Wars e Lucas,
sospirando
divertito, chiosò: «Rock cosa dovrebbe essere,
allora? Il Maestro Yoda?»
«Oh,
no di sicuro! Qui Gon Jinn, piuttosto… anche se poi lui
muore, in effetti» rise
Liza, strizzando l’occhio a Rock, che ammiccò al
suo indirizzo.
Dev
non li ascoltò neppure e si limitò a dire:
«Dovrebbe essere supportata, e non
mandata allo sbaraglio.»
«E
non lo sarà. Mandata allo sbaraglio, intendo. Con lei ci
sarà sempre uno dei
suoi corvi, mentre a scuola avrà Sasha Kendrick a tenerla
d’occhio. Essendo una
ragazza, e una studentessa,
potrà
seguirla anche in bagno, se necessario, e potrà coprirle le
spalle come nessuno
di noi potrebbe fare in maniera naturale, o credibile»
dichiarò Lucas.
Liza
assentì meccanicamente, senza replicare. Non le spiaceva
essere seguita da
Sasha, visto che la trovava una licantropa molto simpatica. Inoltre,
anche se
non avevano molte lezioni assieme, non sarebbe parso strano a nessuno
che si
frequentassero.
Il
punto era un altro. Sapeva cosa stava chiedendole Lucas, e non era del
tutto
sicura di volerlo fare.
«Quanto
a te, Liza, cerca di intessere una buona amicizia con Mark e vedi se
riesci a
cavargli qualcosa di bocca» aggiunse Lucas prima di
sorriderle spiacente e terminare
di dire: «Mi scoccia usare questa carta, ma sei una bella
ragazza e… beh, vedi
di sfruttare la cosa a tuo vantaggio.»
Pur
arrossendo un poco, Liza assentì e, scrollando le spalle,
disse: «Non sarei la
prima, in famiglia, a instupidire qualche maschio per puro
diletto.»
Ciò
detto, ammiccò all’indirizzo di Iris, che
scoppiò in un’allegra risata,
annuendo più e più volte mentre Dev levava un
sopracciglio, pieno di curiosità.
Ammiccando
in direzione del fidanzato, Iris gli promise spiegazioni in seguito e
Lucas,
non avendo altro da dire, decretò la chiusura della
riunione.
Con
la promessa di contattare Sasha, Lucas e Rock se ne andarono assieme a
Curtis e
Liza, rimasta sola con Dev e Iris, poté finalmente
rilassarsi.
Dover
dire ogni cosa a Lucas di quanto avevano ascoltato nel bosco, non le
era
piaciuto affatto. Per qualche motivo, il fatto di fare la spia su Mark
l’aveva
angustiata ma, sapendo bene quali fossero i suoi doveri, aveva portato
a
termine il compito senza tralasciare nulla.
Questo,
però, l’aveva portata a intristirsi e, quando vide
finalmente la casa libera da
ospiti, poté lasciarsi andare a un lungo, pesante sospiro,
cui seguì uno
scorato ‘accidenti a
lui!”.
Offrendole
della cioccolata calda – bevanda che mai mancava in casa
Saint Clair – Iris si
accomodò sul bracciolo della poltrona di Liza e, dubbiosa,
disse: «Se non te la
senti di spiare il tuo nuovo amico, vedrò di trovare un modo
per far cambiare
idea a Lucas. A costo di scatenare Gunnar. Sai che posso farlo, se lo
ritengo
giusto.»
«Ecco
che Terminator parte all’attacco…»
celiò Dev, guadagnandosi per diretta
conseguenza un’occhiataccia da parte della fidanzata.
Liza
sorrise a mezzo di fronte a loro leggero battibecco, ma
replicò: «Non
preoccuparti per me. Lo farò. Forse, potrei addirittura
scagionarlo da qualsiasi
accusa, se scoprissi che non centra nulla con i Cacciatori,
perciò…»
«Ma
sei pronta ad accettare che possa esserci nemico?» le
domandò a quel punto
Iris, seria in viso.
La
giovane sospirò, annuì nonostante tutto e
mormorò roca: «Sono Geri. Ho a cuore
il branco. So qual è il mio dovere.»
Iris,
allora, sospirò stanca e, nello stringersela al fianco,
esclamò turbata: «Mi
spiace tanto, tesoro! Venendo a contatto con il mio nuovo mondo, ti ho
cacciato
in un guaio colossale!»
«Non
dirlo neppure per scherzo!» borbottò Liza,
ingollando un po’ della sua
cioccolata prima di aggiungere: «Se non fosse successo con
voi, sarebbe
accaduto con un altro branco, ne sono sicura. Come mi disse Duncan, per
Capodanno, da certe cose non puoi sfuggire. Era il mio destino, e sono
contenta
che si sia compiuto qui con voi.»
«Quel
che ha detto Dev, però, è vero. Sei ancora
un’apprendista, e hai tante cose da
imparare, così come da affinare. La tua preparazione non
è completa, e questo
ci preoccupa» sottolineò Iris, carezzandole il
viso con affetto.
«Devo
ricordarti che Anakin Skywalker, da padawan,
portò a termine diverse missioni, dimostrandosi
più che capace?» precisò per
contro Liza.
«Passò
anche al lato oscuro della forza» ci tenne a dire Dev,
fissandola torvo.
Sospirando
nell’ammettere quel particolare, Liza comunque
chiosò: «Non diventerò una
Cacciatrice, se è quello che temi. So di essere in grado di
portare a termine
la mia missione, e lo farò. Sarò la Geri migliore
del mondo, per il branco. Non
temete.»
«Non
temiamo che tu non sia in grado di farlo… temiamo per il tuo
cuore. Non è mai
bello spiare la gente, e non vorremmo ne soffrissi»
precisò Iris.
«Andrà
tutto bene. Non preoccuparti» si limitò a dire
Liza, terminando la sua
cioccolata prima di alzarsi dalla poltrona. «Ora vado a
riposarmi. Controllo se
Chelsey ha finito la sua videochiamata con Helen. Quelle due, quando
parlano di
giardinaggio, fanno paura.»
Ridendo
sommessamente, Iris e Dev assentirono ma, quando furono soli,
quest’ultimo
squadrò dubbioso la compagna e disse: «Questa
situazione non mi piace.»
«Nemmeno
a me, ma Lucas ha ragione. Questo compito le spetta di diritto, e noi
non
possiamo metterci in mezzo» sospirò Iris,
raggiungendolo per un abbraccio.
Lui
le baciò i capelli ormai lunghissimi – per il
matrimonio, sua madre aveva in
programma un’acconciatura spettacolare per Iris, a prova dei
suoi capelli
all’apparenza non acconciabili – e, lo sguardo
puntato verso l’oscurità della
foresta, mormorò roco: «Detesto essere impotente,
pur avendo tutta questa forza
a disposizione.»
«So
benissimo come ti senti. Anche Gunnar è ansioso»
ammise Iris.
«Per
una volta, io e il tuo amico lì dentro, siamo
d’accordo» ghignò Dev, chinandosi
per darle un bacio piuttosto focoso, e che lasciò Iris senza
fiato.
La
donna sapeva bene quanto, questi gesti estemporanei, mandassero nel
pallone
Gunnar. Non aveva mai abbastanza tempo per fuggire nel suo angolino
privato, e
le sensazioni provate da Iris quando Dev la coglieva di sorpresa, lo
destabilizzavano non poco.
Una
volta scopertolo, Dev si era impegnato anima e corpo per fargli simili
dispetti,
e Iris non sempre era stata in grado di arginare la strana goliardia
del
compagno.
Come
molte altre volte, quindi, Gunnar lanciò
un’imprecazione schifata prima di
fuggire via e la donna, mentalmente, disse: “Scusa…
è un burlone nato.”
Dispettoso,
vorrai dire!,
ringhiò Gunnar, svanendo per un po’ dalle sue
percezioni superficiali.
Quando
infine Dev si scostò, tutto ghignante e soddisfatto,
domandò: «Allora, gli ho
fatto vedere i sorci verdi?»
Scoppiando
a ridere, Iris assentì e, nel prenderlo sottobraccio, gli
chiese: «Ma perché
vuoi massacrarlo così, poveretto?»
«Tesoro,
lui è sempre dentro il
tuo Io più
intimo e segreto, mentre io non potrò mai farlo. Pensi che
sia piacevole
saperlo?» replicò con candore Dev.
Iris
sorrise dolcemente, di fronte a quell’ammissione di gelosia
e, nello stringersi
a lui prima di salire le scale che portavano al piano superiore, disse:
«Potrà
anche essere così, ma io sono innamorata di te.»
«Vorrei
vedere…» chiosò Dev, pur sorridendo
tronfio.
Iris
preferì non dire altro. A volte, con Dev bisognava giocare
di sponda. I colpi
diretti spesso tornavano indietro al mittente, perciò
l’astuzia doveva prendere
il sopravvento.
Quella
sera, comunque, era più semplice del solito non riprendere
le battutine di Dev.
I suoi pensieri erano tutti per Liza e per quel potenziale,
mastodontico
problema.
Da
come Liza le aveva parlato di Mark, le era parso potessero diventare
ottimi
amici, nonostante sapesse bene quanto, per la cugina, fosse facile fare
amicizia grazie al suo carattere allegro e grintoso.
Quella
tegola dell’ultima ora era caduta inaspettatamente sulle loro
teste e aveva
intristito non poco Liza che, ligia al suo dovere, aveva
però mascherato il
proprio disappunto per essere a disposizione di Fenrir.
Ha
ragione Liza.
Se non fosse successo con voi, sarebbe avvenuto con un altro Fenrir.
Prima o
poi, lei sarebbe stata Geri. Meglio qui che altrove, le ricordò
Gunnar, mentre la coppia entrava nella camera da letto matrimoniale.
“Lo
so. Sia Brie
che Duncan ce l’hanno spiegato più che bene.
Qualcuno si diverte a giocare a
scacchi con noi e, il massimo che possiamo fare, è tentare
di variare un po’ il
gioco ma, alla fine, io sarei comunque diventata un licantropo e tu
saresti
emerso alla luce.”
Esatto.
Per lo
meno, qui hai potuto conoscere quello scocciatore di Dev che, per
quanto si
diverta a farmi ammattire, ti vuole veramente bene, ed è
questo ciò che conta, replicò la sua
anima senziente, dandole poi la buonanotte.
“Il
tuo
guerriero vichingo ha ragione… non darti colpe che non hai.
Liza saprà fare
buon viso a cattivo gioco” intervenne a quel punto Dev,
sorridendole nello
spogliarla con delicatezza.
Lei
sollevò le sopracciglia con ironia, lasciò che le
mani di lui giocassero con il
gancetto del suo reggiseno e, divertita, asserì: “Adesso spii anche le nostre
conversazioni? Non ti facevo così geloso.”
“Me
lo ha
permesso lui. Quando vuole parlare solo con te, non si fa tanti
scrupoli.”
Ridendo
sommessamente nel baciargli la base del collo, Iris mormorò
nella sua mente: “Adoro quando i
miei due uomini vanno
d’accordo.”
“Ridillo
un’altra volta e non ti vorrò più nel
mio letto!” brontolò lui,
togliendosi irritato la maglia per poi gettarla sulla sedia nei pressi
della
cassettiera.
Iris
ne ammirò l’ampio petto, la peluria sottile che ne
solcava lo sterno e,
assottigliando le palpebre, cominciò a fare le fusa. La sua
aura divenne
visibile agli occhi attenti di Dev che, sogghignando, aggiunse: “Uhm… facciamo che
metterò in pratica la
minaccia un’altra volta.”
“Lo
immaginavo” ghignò lei,
afferrando la cinta dei suoi jeans per attirarlo vicino.
Ringhiando
roco, Dev faticò non poco per liberarsi dei pantaloni ma,
quando fu finalmente
a disposizione della sua Iris, non poté che dichiararsi
d’accordo con chi
affermava che, un po’ di attesa, non faceva mai male in un
rapporto.
Ciò
che seguì quella notte, inoltre, gli fece ringraziare
mentalmente Duncan e il
suo consiglio di insonorizzare tutte le camere da letto.
Avendo
due minorenni sotto lo stesso tetto, era meglio tenere certe
cose entro le mura della camera matrimoniale.
***
Starsene
sveglia nel proprio letto fino a notte fonda, e senza neppure il
desiderio di
prendere in mano l’ultimo libro di Dan Brown, non era la
soluzione migliore per
giungere a capo di un problema.
Primo,
lei adorava dormire almeno quanto detestava svegliarsi presto.
Secondo,
presentarsi a scuola con due occhiaie in stile orsetto lavatore, non
avrebbe
giovato alla sua immagine pubblica.
Terzo,
ma non meno importante, lei amava dibattere sulle cose con qualcuno,
non con se
stessa, perché aveva la dannata abitudine di darsi
dell’idiota ogni qualvolta
lo faceva. E in quel momento non le andava di sentirselo dire,
tantomeno dal
proprio ego combattuto.
Non
sapendo che altro fare, quindi, scese da letto, aprì le
imposte e lanciò un
breve fischio modulato per chiamare a sé i suoi corvi.
In
breve, Huginn e Muninn la raggiunsero nella stanza e, dopo essersi
appollaiati
sulla sua scrivania, si accucciarono perché lei potesse
carezzarli sul dorso.
A
quel modo, Liza entrò in comunicazione anche con Huginn e,
mentre Muninn le
trasmetteva ciò che aveva visto e sentito quel giorno, la
giovane mormorò: «Voi
che ne pensate?»
Riguardo
al tuo
amico umano?,
domandò Huginn, inclinando il capo per guardarla preoccupato.
Contrariamente
al gemello, Huginn possedeva occhi d’argento, dono di Madre
al momento del loro
mutamento da semplici corvi a servitori di Geri. Stando a
ciò che Branson le
aveva spiegato con tono riverente, se avere la Vista Profonda con
Muninn era
raro, possedere uno dei due corvi con il dono della preveggenza, era un
evento
quasi biblico.
Il
colore degli occhi di Huginn stava proprio a significare questo; il
corvo del
Pensiero poteva, all’occorrenza, scandagliare il futuro, pur
se non in modo
limpido e chiaro.
“Avevi
detto che
ci sarebbero stati dei bei cambiamenti, prima di Natale, ma pensavo ti
riferissi al matrimonio di mia cugina” ammise Liza, passando
automaticamente al
contatto mentale.
Preferiva
di gran lunga parlare con loro a quel modo, perché si
sentiva un po’ stupida a
fare domande ad alta voce a due pennuti, per poi ricevere risposte
soltanto
nella sua testa. Inoltre, la sensazione di comunicare a quel modo era
davvero
piacevole.
Era
molto più intima e privata, e lei apprezzava quel genere di
rapporto con i suoi
corvi.
Non
credo che
Madre sia in ansia per il matrimonio di Hati e Sköll, per
quanto loro possano
esserLe simpatici, replicò
serafico Huginn.
“Vero” ammise Liza,
sospirando fiacca.
Non
è il caso
che tu ti riposi, mamma?, domandò preoccupato
Muninn.
Liza
sorrise divertita. Huginn e Muninn la chiamavano così quando
qualcosa non
andava, o quando erano veramente preoccupati per lei. Per quanto fosse
assurdo,
a lei piaceva un sacco che loro la vedessero a quel modo, e a loro
veniva
naturale chiamarla così.
“Mi
piacerebbe,
ma questa cosa di Mark mi sta tenendo sveglia, e non so come fare per
sciogliere il loop in cui sono finita. Coscientemente, so che non
dovrei farmi
tanti problemi, visto che ci siamo appena conosciuti e il branco ha la
priorità, per me, ma mi sembra che ci sia qualcosa di
profondamente sbagliato,
in tutto questo.”
Pensi
che non
sia un nemico?, le
domandò Muninn.
“Mark
non mi è
parso essere molto affiatato con suo padre. Credo che vi siano degli
screzi,
tra di loro, e questo deporrebbe a suo favore, non ti pare?”, gli fece
notare Liza.
E’
vero, ma l’amicizia
con Mark è comunque l’unico modo per tenere
d’occhio suo padre che, invece,
sembrava davvero intenzionato a trovare questi fantomatici lupi, sottolineò
Huginn, trovando il pieno accordo con Muninn.
Alla
ragazza non restò che assentire, pur trovando ingiusto dover
utilizzare il suo
ascendente sui ragazzi per ottenere informazioni da Mark.
Vuoi
che
rimaniamo con te, stanotte, mamma?, domandò a quel punto
Muninn.
Liza
assentì dopo qualche attimo – Dev si sarebbe
incazzato di brutto, se avesse
trovato qualche segno sulle lenzuola, ma le avrebbe pulite lei,
all’occorrenza
– e, nel tornare a letto, lasciò spazio per i suoi
due ingombranti corvi.
Huginn
e Muninn, a quel punto, balzellarono dalla scrivania fino al letto e
lì,
sistematisi alla bell’e meglio, sospirarono
all’unisono e infine si assopirono
accanto alla loro Geri. Geri che, suo malgrado confortata dalla
presenza dei
suoi corvi, riuscì finalmente a prendere sonno e a lasciar
perdere per qualche
ora l’affaire Mark.
***
Profumo.
Un buon profumo. Sì, era così buono!
Si
muoveva veloce nella foresta, rapido come un lampo, silenzioso come un
respiro,
letale come un colpo di pistola.
Ah,
le pistole! Quante volte avevano provato a usarle, contro di lui? A
cosa era
mai servito sparargli, cercare di difendersi… tentare
di sopravvivere?
Lui
era nato per cacciare, per dilaniare, per divorare, per assorbire la
vita
dentro di sé, così che la
sua vita
potesse proseguire a discapito degli altri, e che quella della sua
padrona
durasse in eterno.
Gli
umani… i miseri umani non potevano nulla contro di lui. Non
erano abbastanza
forti, abbastanza fieri, abbastanza furbi per vincerlo.
Anche
lui, però, aveva una debolezza, pur se le creature senza
pelo non ne erano a
conoscenza.
Stava
tornando a casa proprio per questo, verso il suo Nord, verso quelle
luci che
tanto amava e che tanto bramava. La sua Creatrice era stata chiara;
Esse erano
la sua linfa vitale primaria, e non avrebbe mai dovuto dimenticarlo. Le
Luci
del Nord gli permettevano di allontanarsi temporaneamente da loro per
predare
in sicurezza, ma doveva tornare da Loro almeno una volta
l’anno, o lui sarebbe
stato in pericolo.
La
sua Creatrice non voleva che la sua vita fosse messa a rischio.
Abbeverarsi
del potere insito nella linfa vitale degli umani, non bastava per
vivere
pienamente e assaporare appieno la sua doppia natura. Le Luci del Nord
rimanevano basilari, per lui. Questo gli aveva insegnato la sua
Creatrice.
Inesorabili,
come amanti colleriche e pronte a vendicarsi per il minimo torto, ma
così
piacevoli e così generose, quando ti gettavi tra le sue
braccia, le Luci del
Nord erano la sua croce e delizia.
La
sua Qiugyat2,
la sua
aurora sanguinaria, che tanto rassomigliava al suo animo pervaso di
violenza!
Foresta,
aghi di pino, sentiero, corri, corri, corri, il nord è
vicino, il nord è…
Un
odore nuovo, strano. Simile al suo, ma non del tutto.
Interrompendo
la sua risalita verso Qiugyat,
la
creatura si volse per annusare meglio l’aria,
snudò i denti in un gesto di
sfida e, lanciato un ululato nella notte, riconobbe un nemico in
quell’aroma
ferino.
E
lui che pensava fossero soltanto dicerie! No! Esisteva davvero
qualcuno che era simile a lui! Ma simile quanto?
Non ti
curare di
loro, e prosegui. La tua caccia può essere interrotta e
ripresa, ma il tuo
viaggio verso il Nord, no.
La
voce della sua Creatrice gli impose di ripartire, ma la sua
volontà fu più
forte, il suo desiderio di mettersi alla prova, vorace. Voleva sangue,
voleva
battersi, voleva finalmente una preda che potesse dare il meglio di
sé, non
soltanto dibattersi inerme sotto i suoi artigli.
Quell’odore
così strano gli diceva che forse aveva trovato pane per i
suoi denti, dopo anni
di pellegrinaggio in giro per il mondo a far fiero pasto degli umani.
Il
punto, però, era un altro, e lui lo sapeva. Il suo desiderio
sarebbe stato
rispettato?
La
creatura si volse a mezzo, attese paziente per diversi minuti e, quando
infine
vide lei, la guardò
bramoso.
La
sua Creatrice lo scrutò in risposta, annusò a sua
volta l’aria e lenta,
inesorabile, la brama di sangue si disegnò sul suo volto,
inondando di
scarlatto desiderio i suoi occhi cangianti.
Sì,
avrebbero cacciato, ma non in quel momento. Il Nord, purtroppo per
loro, non poteva
aspettare.
Ma
sarebbero tornati, e presto. Ora che sapevano, avrebbero cacciato, e la
caccia
sarebbe stata più dolce del miele, più
appassionante del sesso, più appagante
del sangue che scorreva tra le fauci.
1
Padawan: terminologia tratta da Star Wars Saga. Indica gli apprendisti
Jedi,
coloro che studiano per diventare Maestri, e padroneggiare la
“forza”.
2
Qiugyat: nome inuit delle luci del
nord, o aurora boreale. Si parla di aurora sanguinaria
perché il popolo inuit crede che le luci siano
spiriti di
bambini uccisi o morti il giorno del proprio compleanno.