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Autore: Mary P_Stark    07/09/2020    1 recensioni
Liza Wallace è la nuova Geri del branco di Clearwater e, a discapito della sua giovane età, dimostra fin da subito di avere un potenziale enorme; il rapporto davvero unico con i suoi Huginn e Muninn, i magici corvi al servizio del Sicario Umano del branco colpisce fin dall'inizio l'intero branco. Questo suo potenziale verrà subito messo alla prova quando, a sorpresa, giungerà a Clearwater una famiglia proveniente da New York. I Sullivan sembrano una famiglia normale, almeno all'apparenza, ma il figlio Mark e suo padre Donovan metteranno in allarme il branco a causa del loro comportamento sospetto. Saranno dei temuti Cacciatori, o qualcun altro si cela nell'ombra, più pericolo e subdolo, tentando di portare lo scompiglio nel branco di Lucas, Devereux e Iris? (particolari della storia presenti nei racconti precedenti della Trilogia della Luna)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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3.

 

 

 

Lucas sedeva a gambe conserte sul divano di casa Saint Clair mentre Dev e Iris, in piedi accanto alla poltrona dov’era assisa Liza, sembravano volerne proteggere le spalle. Rock, taciturno e cupo, se ne stava invece accanto alla stufa a pellet, rigido come una statua e altrettanto immobile.

A scrutarli tutti con espressione imperscrutabile era però Curtis Ahern, capo della Reale Polizia a Cavallo di Clearwater e licantropo-sentinella addetto al controllo dei confini del clan.

Pur non essendo un Gerarca, Curtis era stato chiamato da Lucas poiché ritenuto un ottimo elemento del clan, oltre che una persona assai informata sui Cacciatori e sul mondo dei licantropi. Grazie alla sua militanza in terra inglese - durata diversi anni - era stato in grado di scoprire molte cose sulla sua licantropia, così come su tutto il mondo relativo ai mannari.

E ai loro nemici naturali.

Lanciata quindi un’occhiata in direzione del loro capo della polizia, Lucas sciolse il silenzio teso che aleggiava nella stanza come una nuvola fumosa e domandò: «Tu che ne pensi, Curtis? Si adatta allo schema?»

«Non del tutto, in effetti» ammise lui, picchiettandosi un dito sul ginocchio con fare assente. «I Cacciatori sanno esattamente cosa noi siamo, e quali sono le nostre caratteristiche peculiari. Da quel che ci avete detto, invece, loro hanno parlato di lupi, non di licantropi, e non sapevano che non possiamo lasciare tracce sul terreno, se siamo in forma animale. Ammesso e non concesso che stiano cercando dei licantropi, ovviamente, non sono addentro alla nostra mitologia come, invece, lo sono i Cacciatori.»

«Resta comunque dubbia la loro presenza in quella parte remota del bosco, e per motivazioni così oscure» gli fece notare Rock, ancora turbato da ciò che aveva ascoltato quel giorno.

Curtis assentì, dichiarandosi d’accordo con lui.

«Ciò che hanno detto non li identifica come Cacciatori ma, sicuramente, sono due elementi da tenere sotto stretta osservazione. Se anche non conoscessero la nostra natura, ma fossero in cerca di qualcuno come noi, potrebbero in ogni caso crearci dei problemi» asserì Curtis con tono grave.

Lucas sospirò turbato e, rivolto al poliziotto, disse: «Cerca indizi riguardo alla famiglia del professor Sullivan e su Lacey Sullivan. Dobbiamo scoprire cosa abbia scatenato questa caccia ai lupi, e perché li abbia condotti così lontano da casa.»

Curtis assentì brevemente e Fenrir, rivolgendosi quindi a una silenziosa Liza, sorrise gentilmente e aggiunse: «Mi spiace che sia successa una cosa del genere, e proprio mentre ti stavi addestrando.»

«Non c’è problema» scosse il capo la giovane. «Cosa vuoi che faccia, piuttosto?»

Dev fece per protestare alla sola idea di coinvolgerla ma Lucas, fissando serio l’amico, dichiarò: «So che ti senti in dovere di proteggerla, Sköll, e sarei il primo a essere d’accordo con te, se Liza fosse una comune umana del nostro branco, ma di fatto non lo è, e il suo ruolo di Geri prevede anche questo.»

Sbuffando Devereux borbottò contrariato: «E’ solo una giovane padawan1, non è pronta per una missione ufficiale.»

Sia Liza che Iris sorrisero di quel commento, che tradiva la passione smodata di Dev per Star Wars e Lucas, sospirando divertito, chiosò: «Rock cosa dovrebbe essere, allora? Il Maestro Yoda?»

«Oh, no di sicuro! Qui Gon Jinn, piuttosto… anche se poi lui muore, in effetti» rise Liza, strizzando l’occhio a Rock, che ammiccò al suo indirizzo.

Dev non li ascoltò neppure e si limitò a dire: «Dovrebbe essere supportata, e non mandata allo sbaraglio.»

«E non lo sarà. Mandata allo sbaraglio, intendo. Con lei ci sarà sempre uno dei suoi corvi, mentre a scuola avrà Sasha Kendrick a tenerla d’occhio. Essendo una ragazza, e una studentessa, potrà seguirla anche in bagno, se necessario, e potrà coprirle le spalle come nessuno di noi potrebbe fare in maniera naturale, o credibile» dichiarò Lucas.

Liza assentì meccanicamente, senza replicare. Non le spiaceva essere seguita da Sasha, visto che la trovava una licantropa molto simpatica. Inoltre, anche se non avevano molte lezioni assieme, non sarebbe parso strano a nessuno che si frequentassero.

Il punto era un altro. Sapeva cosa stava chiedendole Lucas, e non era del tutto sicura di volerlo fare.

«Quanto a te, Liza, cerca di intessere una buona amicizia con Mark e vedi se riesci a cavargli qualcosa di bocca» aggiunse Lucas prima di sorriderle spiacente e terminare di dire: «Mi scoccia usare questa carta, ma sei una bella ragazza e… beh, vedi di sfruttare la cosa a tuo vantaggio.»

Pur arrossendo un poco, Liza assentì e, scrollando le spalle, disse: «Non sarei la prima, in famiglia, a instupidire qualche maschio per puro diletto.»

Ciò detto, ammiccò all’indirizzo di Iris, che scoppiò in un’allegra risata, annuendo più e più volte mentre Dev levava un sopracciglio, pieno di curiosità.

Ammiccando in direzione del fidanzato, Iris gli promise spiegazioni in seguito e Lucas, non avendo altro da dire, decretò la chiusura della riunione.

Con la promessa di contattare Sasha, Lucas e Rock se ne andarono assieme a Curtis e Liza, rimasta sola con Dev e Iris, poté finalmente rilassarsi.

Dover dire ogni cosa a Lucas di quanto avevano ascoltato nel bosco, non le era piaciuto affatto. Per qualche motivo, il fatto di fare la spia su Mark l’aveva angustiata ma, sapendo bene quali fossero i suoi doveri, aveva portato a termine il compito senza tralasciare nulla.

Questo, però, l’aveva portata a intristirsi e, quando vide finalmente la casa libera da ospiti, poté lasciarsi andare a un lungo, pesante sospiro, cui seguì uno scorato ‘accidenti a lui!”.

Offrendole della cioccolata calda – bevanda che mai mancava in casa Saint Clair – Iris si accomodò sul bracciolo della poltrona di Liza e, dubbiosa, disse: «Se non te la senti di spiare il tuo nuovo amico, vedrò di trovare un modo per far cambiare idea a Lucas. A costo di scatenare Gunnar. Sai che posso farlo, se lo ritengo giusto.»

«Ecco che Terminator parte all’attacco…» celiò Dev, guadagnandosi per diretta conseguenza un’occhiataccia da parte della fidanzata.

Liza sorrise a mezzo di fronte a loro leggero battibecco, ma replicò: «Non preoccuparti per me. Lo farò. Forse, potrei addirittura scagionarlo da qualsiasi accusa, se scoprissi che non centra nulla con i Cacciatori, perciò…»

«Ma sei pronta ad accettare che possa esserci nemico?» le domandò a quel punto Iris, seria in viso.

La giovane sospirò, annuì nonostante tutto e mormorò roca: «Sono Geri. Ho a cuore il branco. So qual è il mio dovere.»

Iris, allora, sospirò stanca e, nello stringersela al fianco, esclamò turbata: «Mi spiace tanto, tesoro! Venendo a contatto con il mio nuovo mondo, ti ho cacciato in un guaio colossale!»

«Non dirlo neppure per scherzo!» borbottò Liza, ingollando un po’ della sua cioccolata prima di aggiungere: «Se non fosse successo con voi, sarebbe accaduto con un altro branco, ne sono sicura. Come mi disse Duncan, per Capodanno, da certe cose non puoi sfuggire. Era il mio destino, e sono contenta che si sia compiuto qui con voi.»

«Quel che ha detto Dev, però, è vero. Sei ancora un’apprendista, e hai tante cose da imparare, così come da affinare. La tua preparazione non è completa, e questo ci preoccupa» sottolineò Iris, carezzandole il viso con affetto.

«Devo ricordarti che Anakin Skywalker, da padawan, portò a termine diverse missioni, dimostrandosi più che capace?» precisò per contro Liza.

«Passò anche al lato oscuro della forza» ci tenne a dire Dev, fissandola torvo.

Sospirando nell’ammettere quel particolare, Liza comunque chiosò: «Non diventerò una Cacciatrice, se è quello che temi. So di essere in grado di portare a termine la mia missione, e lo farò. Sarò la Geri migliore del mondo, per il branco. Non temete.»

«Non temiamo che tu non sia in grado di farlo… temiamo per il tuo cuore. Non è mai bello spiare la gente, e non vorremmo ne soffrissi» precisò Iris.

«Andrà tutto bene. Non preoccuparti» si limitò a dire Liza, terminando la sua cioccolata prima di alzarsi dalla poltrona. «Ora vado a riposarmi. Controllo se Chelsey ha finito la sua videochiamata con Helen. Quelle due, quando parlano di giardinaggio, fanno paura

Ridendo sommessamente, Iris e Dev assentirono ma, quando furono soli, quest’ultimo squadrò dubbioso la compagna e disse: «Questa situazione non mi piace.»

«Nemmeno a me, ma Lucas ha ragione. Questo compito le spetta di diritto, e noi non possiamo metterci in mezzo» sospirò Iris, raggiungendolo per un abbraccio.

Lui le baciò i capelli ormai lunghissimi – per il matrimonio, sua madre aveva in programma un’acconciatura spettacolare per Iris, a prova dei suoi capelli all’apparenza non acconciabili – e, lo sguardo puntato verso l’oscurità della foresta, mormorò roco: «Detesto essere impotente, pur avendo tutta questa forza a disposizione.»

«So benissimo come ti senti. Anche Gunnar è ansioso» ammise Iris.

«Per una volta, io e il tuo amico lì dentro, siamo d’accordo» ghignò Dev, chinandosi per darle un bacio piuttosto focoso, e che lasciò Iris senza fiato.

La donna sapeva bene quanto, questi gesti estemporanei, mandassero nel pallone Gunnar. Non aveva mai abbastanza tempo per fuggire nel suo angolino privato, e le sensazioni provate da Iris quando Dev la coglieva di sorpresa, lo destabilizzavano non poco.

Una volta scopertolo, Dev si era impegnato anima e corpo per fargli simili dispetti, e Iris non sempre era stata in grado di arginare la strana goliardia del compagno.

Come molte altre volte, quindi, Gunnar lanciò un’imprecazione schifata prima di fuggire via e la donna, mentalmente, disse: “Scusa… è un burlone nato.”

Dispettoso, vorrai dire!, ringhiò Gunnar, svanendo per un po’ dalle sue percezioni superficiali.

Quando infine Dev si scostò, tutto ghignante e soddisfatto, domandò: «Allora, gli ho fatto vedere i sorci verdi?»

Scoppiando a ridere, Iris assentì e, nel prenderlo sottobraccio, gli chiese: «Ma perché vuoi massacrarlo così, poveretto?»

«Tesoro, lui è sempre dentro il tuo Io più intimo e segreto, mentre io non potrò mai farlo. Pensi che sia piacevole saperlo?» replicò con candore Dev.

Iris sorrise dolcemente, di fronte a quell’ammissione di gelosia e, nello stringersi a lui prima di salire le scale che portavano al piano superiore, disse: «Potrà anche essere così, ma io sono innamorata di te.»

«Vorrei vedere…» chiosò Dev, pur sorridendo tronfio.

Iris preferì non dire altro. A volte, con Dev bisognava giocare di sponda. I colpi diretti spesso tornavano indietro al mittente, perciò l’astuzia doveva prendere il sopravvento.

Quella sera, comunque, era più semplice del solito non riprendere le battutine di Dev. I suoi pensieri erano tutti per Liza e per quel potenziale, mastodontico problema.

Da come Liza le aveva parlato di Mark, le era parso potessero diventare ottimi amici, nonostante sapesse bene quanto, per la cugina, fosse facile fare amicizia grazie al suo carattere allegro e grintoso.

Quella tegola dell’ultima ora era caduta inaspettatamente sulle loro teste e aveva intristito non poco Liza che, ligia al suo dovere, aveva però mascherato il proprio disappunto per essere a disposizione di Fenrir.

Ha ragione Liza. Se non fosse successo con voi, sarebbe avvenuto con un altro Fenrir. Prima o poi, lei sarebbe stata Geri. Meglio qui che altrove, le ricordò Gunnar, mentre la coppia entrava nella camera da letto matrimoniale.

“Lo so. Sia Brie che Duncan ce l’hanno spiegato più che bene. Qualcuno si diverte a giocare a scacchi con noi e, il massimo che possiamo fare, è tentare di variare un po’ il gioco ma, alla fine, io sarei comunque diventata un licantropo e tu saresti emerso alla luce.”

Esatto. Per lo meno, qui hai potuto conoscere quello scocciatore di Dev che, per quanto si diverta a farmi ammattire, ti vuole veramente bene, ed è questo ciò che conta, replicò la sua anima senziente, dandole poi la buonanotte.

“Il tuo guerriero vichingo ha ragione… non darti colpe che non hai. Liza saprà fare buon viso a cattivo gioco” intervenne a quel punto Dev, sorridendole nello spogliarla con delicatezza.

Lei sollevò le sopracciglia con ironia, lasciò che le mani di lui giocassero con il gancetto del suo reggiseno e, divertita, asserì: “Adesso spii anche le nostre conversazioni? Non ti facevo così geloso.”

“Me lo ha permesso lui. Quando vuole parlare solo con te, non si fa tanti scrupoli.”

Ridendo sommessamente nel baciargli la base del collo, Iris mormorò nella sua mente: “Adoro quando i miei due uomini vanno d’accordo.”

“Ridillo un’altra volta e non ti vorrò più nel mio letto!” brontolò lui, togliendosi irritato la maglia per poi gettarla sulla sedia nei pressi della cassettiera.

Iris ne ammirò l’ampio petto, la peluria sottile che ne solcava lo sterno e, assottigliando le palpebre, cominciò a fare le fusa. La sua aura divenne visibile agli occhi attenti di Dev che, sogghignando, aggiunse: “Uhm… facciamo che metterò in pratica la minaccia un’altra volta.”

“Lo immaginavo” ghignò lei, afferrando la cinta dei suoi jeans per attirarlo vicino.

Ringhiando roco, Dev faticò non poco per liberarsi dei pantaloni ma, quando fu finalmente a disposizione della sua Iris, non poté che dichiararsi d’accordo con chi affermava che, un po’ di attesa, non faceva mai male in un rapporto.

Ciò che seguì quella notte, inoltre, gli fece ringraziare mentalmente Duncan e il suo consiglio di insonorizzare tutte le camere da letto.

Avendo due minorenni sotto lo stesso tetto, era meglio tenere certe cose entro le mura della camera matrimoniale.

***

Starsene sveglia nel proprio letto fino a notte fonda, e senza neppure il desiderio di prendere in mano l’ultimo libro di Dan Brown, non era la soluzione migliore per giungere a capo di un problema.

Primo, lei adorava dormire almeno quanto detestava svegliarsi presto.

Secondo, presentarsi a scuola con due occhiaie in stile orsetto lavatore, non avrebbe giovato alla sua immagine pubblica.

Terzo, ma non meno importante, lei amava dibattere sulle cose con qualcuno, non con se stessa, perché aveva la dannata abitudine di darsi dell’idiota ogni qualvolta lo faceva. E in quel momento non le andava di sentirselo dire, tantomeno dal proprio ego combattuto.

Non sapendo che altro fare, quindi, scese da letto, aprì le imposte e lanciò un breve fischio modulato per chiamare a sé i suoi corvi.

In breve, Huginn e Muninn la raggiunsero nella stanza e, dopo essersi appollaiati sulla sua scrivania, si accucciarono perché lei potesse carezzarli sul dorso.

A quel modo, Liza entrò in comunicazione anche con Huginn e, mentre Muninn le trasmetteva ciò che aveva visto e sentito quel giorno, la giovane mormorò: «Voi che ne pensate?»

Riguardo al tuo amico umano?, domandò Huginn, inclinando il capo per guardarla preoccupato.

Contrariamente al gemello, Huginn possedeva occhi d’argento, dono di Madre al momento del loro mutamento da semplici corvi a servitori di Geri. Stando a ciò che Branson le aveva spiegato con tono riverente, se avere la Vista Profonda con Muninn era raro, possedere uno dei due corvi con il dono della preveggenza, era un evento quasi biblico.

Il colore degli occhi di Huginn stava proprio a significare questo; il corvo del Pensiero poteva, all’occorrenza, scandagliare il futuro, pur se non in modo limpido e chiaro.

“Avevi detto che ci sarebbero stati dei bei cambiamenti, prima di Natale, ma pensavo ti riferissi al matrimonio di mia cugina” ammise Liza, passando automaticamente al contatto mentale.

Preferiva di gran lunga parlare con loro a quel modo, perché si sentiva un po’ stupida a fare domande ad alta voce a due pennuti, per poi ricevere risposte soltanto nella sua testa. Inoltre, la sensazione di comunicare a quel modo era davvero piacevole.

Era molto più intima e privata, e lei apprezzava quel genere di rapporto con i suoi corvi.

Non credo che Madre sia in ansia per il matrimonio di Hati e Sköll, per quanto loro possano esserLe simpatici, replicò serafico Huginn.

“Vero” ammise Liza, sospirando fiacca.

Non è il caso che tu ti riposi, mamma?, domandò preoccupato Muninn.

Liza sorrise divertita. Huginn e Muninn la chiamavano così quando qualcosa non andava, o quando erano veramente preoccupati per lei. Per quanto fosse assurdo, a lei piaceva un sacco che loro la vedessero a quel modo, e a loro veniva naturale chiamarla così.

“Mi piacerebbe, ma questa cosa di Mark mi sta tenendo sveglia, e non so come fare per sciogliere il loop in cui sono finita. Coscientemente, so che non dovrei farmi tanti problemi, visto che ci siamo appena conosciuti e il branco ha la priorità, per me, ma mi sembra che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato, in tutto questo.”

Pensi che non sia un nemico?, le domandò Muninn.

“Mark non mi è parso essere molto affiatato con suo padre. Credo che vi siano degli screzi, tra di loro, e questo deporrebbe a suo favore, non ti pare?”, gli fece notare Liza.

E’ vero, ma l’amicizia con Mark è comunque l’unico modo per tenere d’occhio suo padre che, invece, sembrava davvero intenzionato a trovare questi fantomatici lupi, sottolineò Huginn, trovando il pieno accordo con Muninn.

Alla ragazza non restò che assentire, pur trovando ingiusto dover utilizzare il suo ascendente sui ragazzi per ottenere informazioni da Mark.

Vuoi che rimaniamo con te, stanotte, mamma?, domandò a quel punto Muninn.

Liza assentì dopo qualche attimo – Dev si sarebbe incazzato di brutto, se avesse trovato qualche segno sulle lenzuola, ma le avrebbe pulite lei, all’occorrenza – e, nel tornare a letto, lasciò spazio per i suoi due ingombranti corvi.

Huginn e Muninn, a quel punto, balzellarono dalla scrivania fino al letto e lì, sistematisi alla bell’e meglio, sospirarono all’unisono e infine si assopirono accanto alla loro Geri. Geri che, suo malgrado confortata dalla presenza dei suoi corvi, riuscì finalmente a prendere sonno e a lasciar perdere per qualche ora l’affaire Mark.

***

Profumo. Un buon profumo. Sì, era così buono!

Si muoveva veloce nella foresta, rapido come un lampo, silenzioso come un respiro, letale come un colpo di pistola.

Ah, le pistole! Quante volte avevano provato a usarle, contro di lui? A cosa era mai servito sparargli, cercare di difendersi… tentare di sopravvivere?

Lui era nato per cacciare, per dilaniare, per divorare, per assorbire la vita dentro di sé, così che la sua vita potesse proseguire a discapito degli altri, e che quella della sua padrona durasse in eterno.

Gli umani… i miseri umani non potevano nulla contro di lui. Non erano abbastanza forti, abbastanza fieri, abbastanza furbi per vincerlo.

Anche lui, però, aveva una debolezza, pur se le creature senza pelo non ne erano a conoscenza.

Stava tornando a casa proprio per questo, verso il suo Nord, verso quelle luci che tanto amava e che tanto bramava. La sua Creatrice era stata chiara; Esse erano la sua linfa vitale primaria, e non avrebbe mai dovuto dimenticarlo. Le Luci del Nord gli permettevano di allontanarsi temporaneamente da loro per predare in sicurezza, ma doveva tornare da Loro almeno una volta l’anno, o lui sarebbe stato in pericolo.

La sua Creatrice non voleva che la sua vita fosse messa a rischio.

Abbeverarsi del potere insito nella linfa vitale degli umani, non bastava per vivere pienamente e assaporare appieno la sua doppia natura. Le Luci del Nord rimanevano basilari, per lui. Questo gli aveva insegnato la sua Creatrice.

Inesorabili, come amanti colleriche e pronte a vendicarsi per il minimo torto, ma così piacevoli e così generose, quando ti gettavi tra le sue braccia, le Luci del Nord erano la sua croce e delizia.

La sua Qiugyat2, la sua aurora sanguinaria, che tanto rassomigliava al suo animo pervaso di violenza!

Foresta, aghi di pino, sentiero, corri, corri, corri, il nord è vicino, il nord è…

Un odore nuovo, strano. Simile al suo, ma non del tutto.

Interrompendo la sua risalita verso Qiugyat, la creatura si volse per annusare meglio l’aria, snudò i denti in un gesto di sfida e, lanciato un ululato nella notte, riconobbe un nemico in quell’aroma ferino.

E lui che pensava fossero soltanto dicerie! No! Esisteva davvero qualcuno che era simile a lui! Ma simile quanto?

Non ti curare di loro, e prosegui. La tua caccia può essere interrotta e ripresa, ma il tuo viaggio verso il Nord, no.

La voce della sua Creatrice gli impose di ripartire, ma la sua volontà fu più forte, il suo desiderio di mettersi alla prova, vorace. Voleva sangue, voleva battersi, voleva finalmente una preda che potesse dare il meglio di sé, non soltanto dibattersi inerme sotto i suoi artigli.

Quell’odore così strano gli diceva che forse aveva trovato pane per i suoi denti, dopo anni di pellegrinaggio in giro per il mondo a far fiero pasto degli umani.

Il punto, però, era un altro, e lui lo sapeva. Il suo desiderio sarebbe stato rispettato?

La creatura si volse a mezzo, attese paziente per diversi minuti e, quando infine vide lei, la guardò bramoso.

La sua Creatrice lo scrutò in risposta, annusò a sua volta l’aria e lenta, inesorabile, la brama di sangue si disegnò sul suo volto, inondando di scarlatto desiderio i suoi occhi cangianti.

Sì, avrebbero cacciato, ma non in quel momento. Il Nord, purtroppo per loro, non poteva aspettare.

Ma sarebbero tornati, e presto. Ora che sapevano, avrebbero cacciato, e la caccia sarebbe stata più dolce del miele, più appassionante del sesso, più appagante del sangue che scorreva tra le fauci.

 

 

 

 

 

1 Padawan: terminologia tratta da Star Wars Saga. Indica gli apprendisti Jedi, coloro che studiano per diventare Maestri, e padroneggiare la “forza”.

2 Qiugyat: nome inuit delle luci del nord, o aurora boreale. Si parla di aurora sanguinaria perché il popolo inuit crede che le luci siano spiriti di bambini uccisi o morti il giorno del proprio compleanno.


 

  
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