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Autore: Aya88    11/09/2020    0 recensioni
Questa storia raccoglie i frammenti di un amore segreto, tratteggiandone le varie sfumature e l’evoluzione quotidiana.
“Complice la semioscurità multicolore del soggiorno, adattato a pista da ballo, un braccio le cinse la vita da dietro e Sakura fu subito travolta dal profumo familiare del dopobarba e dal soffio caldo del suo respiro. Stretta contro il petto del suo maestro, perse ancora una volta la razionalità.”
Paring KakaSaku
I diversi capitoli possono essere letti anche separatamente. Il primo capitolo corrisponde al sommario.
Questa raccolta partecipa alla "Corsa delle 24 ore - VII edizione", alla “Corsa delle 48 ore – IV edizione” e alla Hurt/Comfort Time, organizzate dal forum la “Torre di carta”
Genere: Hurt/Comfort, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kakashi, Hatake, Sakura, Haruno
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un'onda verso il mareIl prompt a cui si ispira questa storia è ricavato dall'iniziativa Hurt/Comfort Time indetta dal forum Torre di Carta.


Prompt: Di solito è A che si prende cura di B quando sta male, ma inaspettatamente accade il contrario

 


Quando tornarono a Konoha, tutto successe molto velocemente: il ricovero in ospedale di Sakura; l'agghiacciante notizia che avrebbe rischiato davvero la vita, se la ferita alla gamba fosse stata un po’ più profonda; la doccia fredda, anche se prevedibile, della sfuriata di Tsunade.
A distanza di qualche giorno, Kakashi ricordava ancora chiaramente i rimproveri taglienti dell'Hokage, le sue accuse per il comportamento incosciente che aveva rischiato di compromettere l'esito di un’importante missione.
Per un istante, aveva pensato di prendere la palla al balzo e chiederle di escluderlo da future missioni con la kunoichi, sfruttando la motivazione più vicina alla verità, ma aveva accantonato l'idea per il concreto rischio che lo minacciasse di esentarlo direttamente da qualsiasi incarico.
Mentre raggiungeva l'appartamento di Sakura, il copia-ninja si domandò se la Godaime avesse intuito la natura del legame tra lui e la sua ex-allieva o se avesse addebitato l'accaduto semplicemente all'atteggiamento protettivo che aveva sempre avuto verso di lei e altri compagni di squadra. Qualunque fosse la sua opinione in merito, la donna non aveva lasciato trapelare nulla, limitandosi a imporgli qualche giorno di congedo per ragionare con calma sui suoi errori.
Kakashi riteneva che ci fosse ben poco su cui riflettere, avendo già preso la sua decisione, tuttavia un po’ di tempo per parlare con Sakura era proprio quello che gli serviva.
Ringraziando mentalmente l’Hokage, il jounin prese una tranquilla stradina laterale e come al solito si intrufolò in casa attraverso il giardino, recuperò la chiave nascosta sotto un vaso ed entrò dall’ingresso secondario. Quando aprì la porta, scorse subito la giovane donna sdraiata al centro del salotto su un tappetino da fitness, impegnata in quelli che dovevano essere esercizi di rilassamento muscolare.
La osservò pensieroso, corrugando appena le sopracciglia.
“Dopo le dimissioni dall’ospedale, non si dovrebbe stare a riposo?" chiese pacato.
Sakura avrebbe preferito che fosse entrato senza dire nulla, così avrebbe potuto continuare a fingere di ignorare la sua presenza ancora per un altro po’, ma evidentemente era ormai impossibile ritardare quel confronto.
Con gli occhi ancora chiusi emise un sospiro, poi si tirò su a sedere, dicendo addio ai suoi vani tentativi di rilassarsi e di non pensare a lui, a Tsunade e allo stupido ruolo di Hokage. 
“La ferita non era poi così grave, non c’è motivo di non muovermi,” minimizzò, scacciando dalla mente le parole di Shizune e la preoccupazione negli occhi di Kakashi.
“Non mi pare fosse esattamente così, comunque per oggi, ti sei mossa abbastanza,” replicò il jounin, avvicinandosi in silenzio.
Appena fu a pochi centimetri da lei, il vago sentore di ciò che l’uomo aveva in mente spinse Sakura ad alzarsi velocemente e il movimento brusco le causò una fitta alla gamba; soffocando un gemito, la kunoichi tentò lo stesso di allontanarsi da lui ma, prima di poter borbottare che riusciva perfettamente a camminare da sola, Kakashi la sollevò da terra tra le sue braccia.
Se non avesse avuto la sensazione irrazionale di cadere, la giovane donna avrebbe volentieri evitato di stringere le mani sulle sue spalle: da quando erano tornati dalla missione, temeva che anche un suo piccolo tocco potesse far esplodere di nuovo in un pianto silenzioso le emozioni racchiuse dentro di lei.
Era per quel motivo che da giorni rifuggiva la sua vicinanza fisica, adducendo le più varie scuse, ma il suo sguardo determinato le dimostrava in modo chiaro di essere approdata in un vicolo cieco.  
Lo guardò infastidita, nell’inutile speranza di farlo desistere.
“Non c’è bisogno che mi dica tu cosa fare!” protestò cercando di liberarsi dal suo abbraccio.
“Io non credo, dopotutto i medici sono i peggiori pazienti,” replicò il copia-ninja, indifferente al suo goffo e alquanto debole tentativo di dimenarsi.
Era sicuro che il dolore della ferita non fosse per nulla sparito, nonostante la kunoichi riuscisse a camuffare in modo discreto la cosa. Ignorò la sua nuova lamentela e si diresse verso la sua camera, sentendo la sua resistenza scemare man mano; quando la adagiò sul letto, si ritrovò ancora una volta ad asciugarle una lacrima dal viso, come in quel bosco lontano da Konoha, sebbene Sakura avesse subito provato a nascondere il suo momento di debolezza contro il cuscino.
“Hai intenzione di dirmi finalmente qual è il problema?” chiese con gentilezza, la mano ancora premuta sulla sua guancia per impedirle di guardare altrove.
La giovane donna avvertì un groppo in gola, di fronte alla consapevolezza che la sua paura si era concretizzata: anche chiudendo gli occhi, non riuscì più a trattenere le lacrime.
Quando al suo primo singhiozzo Kakashi si sdraiò accanto a lei abbracciandola, seppellì il volto nel suo petto e pianse a lungo, travolta dalla tristezza e dall’amarezza, lasciandosi cullare dalle carezze che le sfioravano i capelli e la fronte, dal suo torace che si alzava e si abbassava ad un ritmo regolare e dal calore delle sue braccia.
Non si rese conto di quanto tempo trascorse prima che fosse in grado di respirare normalmente.    
Il jounin percepì il lento rilassarsi del suo corpo teso e provò anche lui un po' di sollievo.
"Sai che puoi dirmi ogni cosa, vero?" la incoraggiò.
Non avrebbe voluto infrangere l'apparente calma che li avvolgeva, ma vederla piangere senza conoscerne il motivo era una doppia tortura.
Sakura ingoiò l'ansia che sentiva minacciarla di nuovo, stringendo di riflesso la maglia dell’uomo: trovare le parole per riassumere i tormenti di settimane le sembrò quasi impossibile.
"Tsunade vuole ritirarsi e proporti come successore," mormorò, limitandosi a riferirgli la notizia, mentre tutte le riflessioni dei giorni precedenti si aggrovigliavano in un peso solido sopra il suo petto.
Come sarebbero riusciti a frequentarsi di nascosto se fosse diventato il nuovo Hokage? Di sicuro, avrebbe avuto più impegni, più responsabilità improrogabili, più persone nei paraggi, e non sarebbe potuto sparire senza dare spiegazioni o sperando di passare inosservato.
La kunoichi sentì lo stomaco chiudersi ancora una volta.
Come minimo avrebbero dovuto incontrarsi in modo più sporadico e, se qualcuno si fosse accorto dei loro incontri furtivi, cogliendoli in una situazione poco equivocabile, le conseguenze sarebbero state anche più spiacevoli di quelle dell’essere scoperti nella loro situazione attuale.
Sakura spostò un po’ il capo per nascondere il viso sulla spalla di Kakashi, lottando contro l’arrivo di nuove lacrime; in risposta, il jounin le appoggiò una mano sulla nuca, immergendo le dita tra i suoi capelli, e le depositò un bacio a fior di labbra sulla fronte.
“Non è detto che la scelta ricada su di me,” replicò dopo lunghi attimi di silenzio, riempiti da pensieri non molti diversi da quelli della giovane donna, “inoltre immagino che attualmente la stessa Tsunade stia meditando seriamente di scegliere qualcun altro.”
Con la sensazione ancora vivida delle spalle della kunoichi scosse dai singhiozzi, Kakashi si era sforzato di usare il tono più tranquillizzante possibile, anche se dentro di lui la sicurezza traballava.
La strinse ancora di più a sé, godendosi la pressione del suo corpo, piacevole e in quegli istanti ancora più necessaria.
Aveva sempre sospettato che il fardello di diventare Hokage gli fosse stato risparmiato solo per un po’ di tempo, ma dall’inizio della loro relazione si era impegnato con tutto se stesso a dimenticare quella possibilità futura, concentrandosi esclusivamente sulla concretezza del presente.  
Se la Godaime aveva già preso la propria decisione, non avrebbe più potuto esimersi, ne era consapevole, tuttavia non avrebbe permesso facilmente che ciò li separasse; nonostante la frustrazione per la clandestinità dei loro incontri, nonostante il timore costante di essere scoperti e di dover affrontare critiche che avrebbero rischiato di rovinare a lungo andare il loro rapporto, averla accanto a lui lo faceva sentire vivo, per la prima volta dopo anni.   
Con un movimento veloce ma delicato, il copia-ninja si girò ritrovandosi con Sakura sotto di lui, le sue braccia strette istintivamente intorno al proprio collo e i suoi occhi verdi che lo guardavano ancora offuscati dalla tristezza.
“In ogni caso, pure se fosse, non permetterò che cambi qualcosa,” affermò deciso, abbassando la maschera che gli copriva ancora il volto.
La kunoichi si perse nelle sue iridi di colore diverso e nei suoi lineamenti perfetti, desiderando di farsi trasportare ciecamente dalla speranza suscitata dalle sue parole. Quando le labbra dell’uomo incontrarono le sue, chiuse gli occhi e si abbandonò a un bacio evitato testardamente per giorni ma a cui ritornava in modo inevitabile, come un’onda verso il mare.    




  
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