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Autore: Aya88    12/09/2020    1 recensioni
Le relazioni umane possono essere caratterizzate da luci ed ombre.
Sarà questo il tema di una raccolta di drabble, flashfic e one-shot su vari paring con Sakura al centro.
Paring principali: KakaSaku, NaruSaku, KibaSaku
Partecipa in parte alla "Corsa delle 24 ore - VIII edizione" e alla Hurt/Comfort Time organizzate dal forum la "Torre di carta".
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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With you
Il prompt a cui si ispira questa storia è ricavato dall'iniziativa Hurt/Comfort Time indetta dal forum Torre di Carta.

Prompt: “Mi chiedo se è me che vedi/Poi ti bacio gli occhi/e ringrazio Dio che siamo insieme”, I Don't Want To Miss A Thing, Aerosmith 

Paring: ItachiSakuraSasuke




Pioveva ancora.
Da quando Sasuke aveva esalato l’ultimo respiro, tra le braccia di una Sakura disperata, anche il cielo non aveva smesso di piangere.
A pochi passi da lei, Itachi l’aveva osservata in silenzio per tutta la cerimonia funebre, con il cuore in gola che palpitava al ritmo irregolare del proprio dolore, riflesso negli occhi pieni di lacrime e nell’espressione angosciata di sua cognata.
Nei libri di storia di Konoha, probabilmente suo fratello sarebbe stato ricordato come un eroe dell’ennesima guerra ninja, uno dei tanti shinobi che aveva sacrificato la propria vita per difendere il villaggio, ma durante i minuti interminabili della funzione religiosa le uniche certezze erano state l’angoscia e la sofferenza delle persone a lui più vicine.
Poche ore dopo, ascoltando lo scrosciare insistente della pioggia sul tetto del suo appartamento, Itachi sedeva sul divano, con Sakura che piangeva ancora contro il suo petto, stringendo tra le dita la sua maglia.
I loro vestiti erano bagnati fradici, ma per entrambi aveva ben poca importanza. I capelli umidi della kunoichi gli sfioravano il mento e le spalle scosse dal pianto sembravano terribilmente fragili sotto le sue mani.
All’inizio l’aveva sfiorata con una certa esitazione, temendo che il dolore potesse giocargli un brutto scherzo, ma vederla in quello stato aveva serrato una morsa rigida sul suo cuore, costringendolo a cedere: con delicatezza, aveva fatto scorrere le mani tra le sue scapole, avvolgendola in un abbraccio, che Sakura aveva ricambiato quasi subito.
Si era rifiutata di dormire nella casa in cui conviveva con suo fratello, incapace di sopportare l’assalto dei ricordi, e Itachi non poté fare a meno di chiedersi se in quel momento, nella sua mente confusa dalla tristezza, era davvero lui colui che credeva di abbracciare.
Alcune volte, avevano ironizzato sulla sua somiglianza fisica con Sasuke, soprattutto quando dopo un litigio voleva farlo ingelosire; tuttavia, ripensare ora a quelle battute innocenti, da cui in parte era nato qualcosa che non avrebbe dovuto provare, gli procurava fitte violente nello stomaco.  
“Per questa stupida guerra, non ci siamo nemmeno sposati,” mormorò Sakura all’improvviso, tra un singhiozzo e l’altro, la voce spezzata dall’impossibilità di trovare anche un piccolo conforto.
Quelle poche parole furono sufficienti per rispondere alla domanda del jounin, riportandolo alla realtà da cui non poteva fuggire.
Sciolse il loro abbraccio e la guardò negli occhi.
"Anche senza matrimonio, niente lo allontanerà dal tuo cuore," le disse con il tono più calmo che gli riuscì.
Le scostò poi alcune ciocche bagnate dalla fronte.
"Ora è meglio che ti cambi e cerchi un po' di dormire. Vai in camera mia, io rimarrò sul divano," la esortò, prima di alzarsi e allontanarsi da lei.
Le diede le spalle, fingendo di dirigersi verso la cucina, il tempo necessario per permetterle di recuperare la sua borsa e procedere con passo leggero lungo il corridoio.
Appena fu certo di essere solo, Itachi si fermò e si appoggiò con la schiena al muro, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni lungo i fianchi.
Si vergognava profondamente per aver sfiorato, anche solo per un istante, l'illusione di un sentimento impossibile e proibito, nonostante fosse consapevole che non gli avrebbe mai dato voce. L'aveva sempre represso e avrebbe continuato a farlo, rispettando la memoria di Sasuke.
Con sua grande sorpresa, sentì qualcosa di caldo scendere lungo il suo viso.
Era dalla morte dei suoi genitori e di Shusei che non piangeva, ma evidentemente il suo cuore ne sentiva il bisogno, in quel momento più che mai.
Piangeva perché aveva perso un fratello, perché non l'avrebbe più rivisto imbronciato o mentre gli rivolgeva un debole sorriso; ma, nello stesso tempo, piangeva per ringraziare in silenzio gli Dei di avere ancora al suo fianco Sakura, la donna che non avrebbe dovuto amare.
Era tremendamente sbagliato pensarlo proprio in quegli istanti, eppure anche tra le lacrime continuava a vedere i suoi lineamenti delicati e il verde smeraldo dei suoi occhi, in grado come sempre di tranquillizzarlo.



  
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