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Autore: evelyn80    14/09/2020    2 recensioni
Raccolta di shot sui compleanni dei membri fondatori dei Chicago. Trattasi di AU in cui Terry Kath e Laudir de Oliveira sono ancora vivi e vegeti.
L'ultimo capitolo, "Bonus Track: Laudir de Oliveira", partecipa al contest "Countdown" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Make me smile'
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Peter Cetera

 

 

Los Angeles, 13 settembre 2020

 

Quando, alla spicciolata, raggiunsero Peter e Robert stretti mano nella mano, i restanti membri dei Chicago si guardarono attorno con aria spaesata: in quel punto del lungomare di Santa Monica non c'era nessun tipo di ristorante, soltanto un piccolo chiosco su ruote con alcuni tavolinetti di plastica sistemati attorno, alcuni dei quali riparati dal tardo sole settembrino da ombrelloni da mare mezzo scoloriti.
«Ma... è questo il tuo ristorante preferito?!», chiese Lee stupefatto, indicando col dito l'insegna sbilenca sopra il chiosco che recitava, a caratteri cubitali, “Piadineria Vecchia Romagna”. *1
«Certo che no», rispose Peter, scuotendo il capo con enfasi mentre salutava i suoi vecchi amici. «Non volevo correre il rischio di essere bannato anche da là, così ho deciso di invitarvi qui. Almeno, c'è ben poco da vandalizzare...».
Il trombettista storse il naso. «Avresti potuto dircelo, però! Mi hai fatto indossare il mio vestito migliore!», esclamò, indicando con un gesto plateale delle braccia il suo completo gessato fresco di tintoria.
Peter si strinse nelle spalle. «Non te l'ho mica detto io, di metterti in tiro. Linda non è venuta, stasera?», aggiunse, salutando Danny e guardandosi attorno alla ricerca della donna.
«Che, ti manca per caso?», chiese il batterista, ironico, e l'altro scosse il capo. «Ecco, allora non nominarla nemmeno. Ne abbiamo già uno, di casinisti», aggiunse, indicando Terry che rifilava pacche sulle spalle a destra e a manca.
Completati i saluti, accompagnati da amichevoli ma sonore bastonate sulle teste da parte dell'arzillo Laudir, gli otto vecchietti si sistemarono a uno dei tavoli più vicini al chiosco e ordinarono piadine e abbondante birra. Furono serviti quasi subito da una ragazza in shorts molto minimal, il cui sedere a mandolino fu contemplato a lungo da Danny.
«E meno male, che Linda non c'è», commentò James, ridendo, «altrimenti ti avrebbe già cavato gli occhi!».
Il batterista alzò lo sguardo al cielo con fare teatrale, per poi lanciare un'ultima occhiata al lato B della cameriera che si muoveva con agilità fra i tavoli. Terry lo ricondusse all'ordine mollandogli una delle sue manate sulla schiena, facendolo finire lungo disteso sul tavolo.
«Cazzo, Terry, che delicatezza...», ansimò Danny cercando di riprendere fiato mentre tutti gli altri, persino Lee – che aveva messo il tovagliolo al collo per evitare di ungere il suo vestito buono – scoppiarono a ridere.
Stavano mangiando di gusto, chiacchierando del più e del meno, quando da uno dei tavoli più distanti da loro si levò una voce sguaiata.
«Oh! Mi puoi portare una piadina con la salsiccia? Per favore? Adesso, qua! Mi senti?».
I Chicago rivolsero lo sguardo in quella direzione e videro un uomo di mezza età, dai capelli neri tenuti indietro da un'abbondante dose di gel e un pizzetto sottile, che gesticolava animatamente con entrambe le mani in direzione del chiosco.
I due piadinari gli lanciarono uno sguardo obliquo, senza smettere di preparare piadine, e l'uomo insisté, alzando il tono di voce.
«Ma che buongustai! Siete stronzi! Sì, voi, in bianco! Sto parlando a voi!». *2
Gli anziani musicisti si lanciarono l'un l'altro occhiate stranite, e Walter mosse l'indice in circolo di fianco alla propria tempia.
«Ma è matto?», chiese, tornando a fissare il tale che si era alzato in piedi e, mentre continuava a gesticolare con la destra, con la sinistra si toccava in continuazione i gioielli di famiglia.
«Secondo me è ubriaco fradicio», commentò Robert, indicando il boccale di birra da litro quasi completamente vuoto davanti all'uomo.
Terry concentrò la sua attenzione sui compagni di tavolo del tizio sciroccato, che cercavano inutilmente di placare il loro amico, e riconobbe un uomo corpulento dai corti capelli e la lunga barba brizzolati.
«Ehi! Ma quello è Bill!», esclamò, indicandolo.
«Conosci quel matto?», chiese James, stupito.
«No, non il tizio che sbraita. L'altro, quello seduto al suo fianco con la camicia bianca. L'ho conosciuto l'anno scorso al mercatino di Chicago», spiegò il chitarrista. «Gli ho venduto un fazzoletto da taschino per un suo amico.
«È vero!», si intromise Danny. «È quel tipo che ho conosciuto anch'io al Rose Bowl, all'inizio dell'estate. Bella gente, quella che frequenta...», commentò, tornando a fissare il tizio dai capelli neri che gesticolava e si toccava le palle alternativamente. *3
«Chissà perché continua a manipolarsi i coglioni...», si chiese Peter.
«Forse gli prudono», rispose Laudir. «Beato lui», aggiunse, «a me non prudono più già da un bel po'».
«Credo proprio che andrò a chiederlo a Bill», disse Terry tra sé e sé, addentando la propria piadina.
Il tale smise di gridare solamente quando la cameriera, infine, gli portò la sua ordinazione.
«Sì! Una bella piadina romagnola piena di merda!», commentò, prima di morderla con gusto. *4
Nel sentire quelle parole, Lee controllò il ripieno della propria piadina, giusto per essere sicuro. A quella vista le risate esplosero al tavolo e Laudir, che stava cominciando ad annoiarsi, tanto per fare qualcosa iniziò a lanciare a destra e a sinistra i pezzetti di pasta bruciacchiata che aveva scartato. L'invito fu subito raccolto da Terry e James, e ben presto il lancio di croste iniziò a raggiungere anche gli altri tavoli.
Il tizio dai capelli neri, osservando la scena, si alzò in piedi e gridò: «Sì! Battaglia di stronzi!» e, dopo essersi calato i pantaloni e accucciato accanto al tavolo, si mise a defecare, per poi raccogliere i frutti del proprio corpo e tirarli verso il tavolo dei Chicago. *5
Gli anziani musicisti rimasero immobili, sconcertati dalla piega che stava prendendo la situazione: vero era che loro avevano vandalizzato selvaggiamente già quattro ristoranti, ma si erano limitati a buttarsi dei pezzi di cibo, non dei pezzi di merda. Sarebbero sicuramente rimasti vittima del lancio di deiezioni se Laudir, un ghigno satanico stampato in faccia, non avesse avuto la prontezza di spirito di respingere i proiettili col suo bastone da passeggio.
I piadinari iniziarono a urlare, indignati, mentre la cameriera afferrò il cellulare e chiamò la polizia.
Vista la malaparata, sia i Chicago sia gli occupanti dell'altro tavolo si alzarono e si allontanarono di corsa, desiderosi di essere già lontanissimi da quel posto quando fossero arrivati i piedipiatti.
Durante la fuga, Terry si accostò a Bill.
«Ehi, amico, ti ricordi di me?».
Senza smettere di correre, l'uomo si voltò a guardarlo. «Terry?! Allora eri davvero tu! Mi pareva di averti riconosciuto, ma non ne ero sicuro».
«Salta su!», disse il chitarrista, indicando il suo decrepito pick-up blu. Attorno a loro, gli altri uomini erano già saliti sulle proprie auto e si stavano allontanando velocemente in direzione nord.
Bill obbedì e, mentre guidava come un pazzo dietro alle altre macchine, Terry gli pose la domanda che aveva da un po' sulla punta della lingua.
«Chi è quel tizio che stava con voi e che ci ha tirato la sua merda? E perché non faceva altro che toccarsi le palle?».
«Quello è Mike Patton, il nostro cantante. È fissato con la merda, e non è la prima volta che si mette a buttarla addosso agli altri...».
«Bell'elemento!», commentò il chitarrista, interrompendolo.
«Già, hai visto? E, beh, si toccava le palle in continuazione perché oggi è il tredici di settembre, e lui odia il numero tredici, non lo sopporta proprio! Tu, invece, cosa ci facevi lì?». *6
«Oggi è il compleanno di Peter, il bassista della nostra band».
«È nato il tredici settembre?».
«Sì», rise Terry. «E Robert, il suo compagno nonché nostro tastierista, è nato il tredici ottobre».
Bill sgranò gli occhi e si unì alla sua risata. «Non facciamolo sapere a Mike, allora!».


Dopo aver percorso parecchi chilometri, i Chicago si fermarono e scesero. Terry e Bill li imitarono. Il bassista dei Faith No More era stato abbandonato dai suoi compagni, ma l'anziano chitarrista gli aveva promesso che lo avrebbe accompagnato lui a casa, anche se sarebbe dovuto andare fino a San Francisco.
«Meno male che non vi ho portato nel mio ristorante preferito! Lo sapevo che sarebbe andata a finire così!», commentò Peter dopo che Terry ebbe presentato Bill agli altri.
«Se fossimo andati nel tuo ristorante preferito, almeno non avremmo trovato quel tizio che lanciava le sue feci!», esclamò Lee, rassettandosi il vestito.
«Per fortuna Laudir è stato molto più sveglio di noi», commentò Walter, mettendo una mano sulla spalla del brasiliano, che ghignò. «Se non ci fosse stato lui col suo bastone, a quest'ora saremmo coperti di cacca».
James tirò fuori dal borsello il suo quadernino sgualcito, e segnò il nome della piadineria. «Un altro posto da cui siamo stati bannati, anche se stavolta, forse, la colpa non è totalmente nostra».
«Mi scuso io per Mike, gente», disse Bill, imbarazzato. «Ma è il tredici settembre e oggi è stata una giornata no, per lui».
Gli altri lo fissarono interrogativi e Terry spiegò: «Quel tale, Mike, ha paura del numero tredici».
«E allora perché siete andati a mangiare le piadine proprio stasera?», chiese Danny.
«Perché pensavamo che, magari, si sarebbe distratto e non avrebbe pensato al numero», rispose Bill.
«Distratto, si è distratto di sicuro», commentò Robert. «Ci ha preso a stronzate!».
La battuta fece scoppiare a ridere tutti e, dopo gli ultimi saluti, ognuno prese la propria strada. Robert e Peter attesero che tutti gli altri sfilassero davanti a loro – Terry, col suo furgoncino dal motore sfiatato, per ultimo – poi si presero per mano e si baciarono.
«Andiamo a casa», disse il tastierista. «Ti ho preparato una sorpresa niente male...».
«Non vedo l'ora!», rispose il bassista con un sorriso malizioso.

 

 

Spazio autrice:

AUGURI PETER!
Purtroppo ieri, 13 settembre, era domenica, quindi sono costretta a pubblicare con un giorno di ritardo, ma spero che il caro bassista non se ne abbia a male XD!
Questa specie di delirio, in cui compaiono anche Billy Gould e Mike Patton dei Faith No More, è nato da una considerazione fatta da Kim WinterNight, cui dedico molto volentieri questo capitolo anche perché mi è stato in gran parte ispirato da lei, quando scoprì che sia Peter che Robert sono nati il giorno 13. Ben conoscendo l'avversione del suo amato Mike per questo numero, mi disse che il cantante non sarebbe mai andato ai loro compleanni, così ce l'ho mandato io contro la sua volontà XD. Spero di non averlo reso troppo OOC. Se così fosse mi scuso tantissimo. Mi sono ispirata, come scritto anche sotto nelle note, a dei video che Kim mi aveva mandato a suo tempo e ai suoi racconti su Mike.
E niente, forse stavolta ci sono andata davvero giù pesante, ma ultimamente la demenzialità mi sta prendendo parecchio la mano.
Spero di aver almeno strappato una risata, se non una smorfia di disgusto, e vi lascio alle note numerate.
*1 – Anche se ho visto su internet che ci sono alcune piadinerie a Los Angeles, questa è completamente frutto della mia fantasia.
*2 – Questa frase e la precedente, entrambe scritte in corsivo, sono state tratte da questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=t4Dwm0EzgSQ, gentilmente segnalatomi dalla carissima Kim WinterNight.
*3 – Riferimenti ad altre storie presenti su EFP. La prima, Only handcrafted!, di Kim WinterNight, racconta il primo incontro tra Billy Gould, bassista dei Faith No More, e Terry Kath, chitarrista dei Chicago con la passione per l'uncinetto. La seconda, Incontri al mercatino, scritta da me, racconta il secondo incontro tra i due musicisti. In quest'occasione, Billy conosce anche Danny Seraphine, batterista dei Chicago.
*4 – Questa frase, scritta in corsivo, è tratta da questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=TO0pMW45PVs, seguito del video precedente, sempre segnalatomi da Kim WinterNight.
*5 – Kim WinterNight, grande appassionata di Mike Patton, mi ha raccontato spesso che il cantante ha una vera e propria passione per gli escrementi, e che non ha esitato, a volte, a lanciarli pure dal palco. (Tesoro, mi raccomando, correggimi se sbaglio).
*6 – Un'altra delle particolarità di Mike Patton è quella di avere letteralmente il terrore del numero 13.

  
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