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Autore: Khailea    14/09/2020    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 
 
 
 
 
-Dove vogliamo andare? La scuola sicuramente non è un’idea.-
Dopo essere usciti dall’ospedale Ailea e Khal avevano usato un’auto noleggiata dal ragazzo per muoversi in città, scegliendo nel tragitto la destinazione.
-Hai voglia di stare fuori? Perché altrimenti potremmo anche andare a casa mia.-
Propose il ragazzo sempre ben felice di tenerla nascosta tra le sue mura. Gli sembrava anche l’opzione più sicura dopo l’attacco della mattinata.
-Non ho molta di girare. Però tra le due preferirei casa mia, lì ci sono i miei gatti.-
Rispose la ragazza controllando la strada per vedere se venivano seguiti.
-Potrei ingaggiare una tata.-
-Ahahah una tata per dei gatti. Preferisco poi passare del tempo con loro.-
-Posso capirti, sono adorabili.-
Lo pensava veramente, anche perché visto ad entrambi lui piaceva dava un’ottima impressione agli occhi dell’amata.
Però gli dispiaceva veramente non poterla tenere nel suo grattacielo.
-Magari potreste spostarvi da me. Abbiamo tante stanze.-
-Tra qualche anno. E’ ancora presto per una convivenza.-
Per quanto riguardava Khal sarebbero potuti già convivere dal primo giorno, ma voleva si sentisse pronta per ogni cosa facessero assieme.
-E tra qualche anno sia. Aspetterò felicemente finché ti avrò vicina.-
Certe volte le risposte di lui la sorprendevano. Le sembrava quasi impossibile qualcuno potesse essere tanto innamorato di una persona, rispecchiava fin troppo l’ideale romantico di libri e film.
-Ma tu sei vero?-
Chiese sorridendo senza nemmeno pensarci, e per tutta risposta lui la baciò, approfittando di un momento in cui la strada si muoveva lungo un rettilineo.
-Assolutamente.-
In realtà dipendeva dai punti di vista. Vero rispetto all’immagine che mostrava di sé?
No.
Vero abbastanza da amarla per tutta l’eternità?
Sì.
Poi andava bene così, il carattere che le mostrava quando erano assieme era il suo, e quindi era certo l’amasse per ciò che era. Solo quello nei confronti degli altri era diverso, ma Khal era fiducioso del fatto un giorno le avrebbe mostrato il vero se stesso, e lei sarebbe comunque rimasta.
Le catene dell’amore sapevano essere potenti, e piano piano lei se ne stava circondando.
Mentre parlavano il ragazzo si era diretto verso l’appartamento di Ailea, che fu felice di vedere l’aveva ascoltata.
-Ti faccio un caffè su?-
Chiese la ragazza uscendo dalla macchina.
-Si grazie.-
Salendo rapidamente le scale Ailea sperò nessuno si fosse introdotto in casa sua, e fu molto sollevata vedendo i gatti dormire pigramente sul divano.
Con un sospiro di sollievo andò quindi verso il cucinotto, preparando un po’ di caffè per entrambi.
-Che ne dici se oggi pomeriggio rimaniamo in casa? Solo io e te.-
Chiese poi voltandosi verso Khal, che già coccolava Morgana ed Ezio.
-Mi piace molto come idea. Potremmo farci un bagno insieme dopo.-
Annuendo Ailea preparò due tazzine di caffè, gustandole non appena pronte assieme a lui.
-Cosa dici staranno facendo a scuola?-
Chiese poi guardando fuori dalla finestra.
-A quest’ora probabilmente ci sarà l’intervallo. Dubito sia successo qualcosa di particolare.-
Non gli interessava nemmeno in verità, infondo tutto ciò che poteva importargli era lì davanti.
Parlare con lei era così facile che non aveva nemmeno bisogno di prepararsi uno schema in mente. Potevano andare avanti per ore senza stancarsi.
-Sai credo suonerò un po’. E’ da giorni che non lo faccio e non voglio perdere lo smalto.-
Alzandosi allegramente Ailea andò a recuperare la chitarra in camera, mettendosi ai piedi del divano, con le code dei gatti che le accarezzavano i capelli, mentre Khal la guardava sorridendo.
-Come mai hai incominciato a suonare?-
-Mh, non ne sono sicura. Insomma, mi piace la chitarra. Dopo le risse e le altre cose tornare a casa senza nulla da fare era noioso, e questo sembrava l’hobby migliore.-
Non era molto brava con le parole, però era anche la risposta più sincera che poteva dare.
-La musica è anche un linguaggio universale, quando suoni e canti sei meravigliosa.-
Khal era geloso quando lo faceva in pubblico; lei era come uno splendido usignolo, e se fosse esistita una gabbia abbastanza grande per contenerla e farla cantare solo per lui l’avrebbe usata.
Ailea però non poteva sapere di questi pensieri, ed arrossì felice del complimento.
-Secondo me tutti hanno un loro modo di esprimersi. C’è chi con lo spor, o la pittura e la scrittura. Sicuramente ci sono un sacco di altri modi che non conosco però, ma è divertente.-
Finché rendeva felice la persona che lo faceva non importava il modo, ogni stile d’espressione poteva essere unico e fantastico.
Ed in quel momento, mentre pizzicava le corde della chitarra, la ragazza non voleva esprimere altro che amore.
 
 
 
 
 
 
I secondi sembravano diventare ore mentre Johanna si trovava ancora imprigionata dall’altra parte della porta dei gabinetti.
Sembrava la tipica scena dei film horror, dove la vittima era senza via di fuga ed il mostro in breve tempo avrebbe sfondato la porta.
Era infondo quello che stava succedendo, solo che al posto di un mostro c’era una sconosciuta armata di coltello.
Curiosamente però non stava cercando di sfondare la porta, ma tirava costantemente la maniglia in attesa che Johanna lasciasse la presa dall’altra parte.
-Aiuto!-
Nonostante tutte le sue urla ancora nessuno era venuto ad aiutarla; eppure erano in una scuola, non in un luogo isolato.
Ormai si era quasi arresa all’idea di chiamare qualcuno, ma qualsiasi suo pensiero venne interrotto da una mano dell’aggressore che, passando sotto alla fessura della porta, le afferrò la caviglia per tirarla fuori.
-Aah!-
Istintivamente Johanna le calciò la mano più e più volte, riuscendo a liberarsi e salendo con i piedi sul gabinetto per evitare tentativi simili.
-Cosa vuoi da me?!-
Nessuna risposta, ma le sue intenzioni erano semplici da capire.
Johanna cercava di mantenere un respiro controllato e di non andare nel panico, infondo era già stata in situazioni pericolose, anche se non da sola.
Questa però poteva essere l’occasione per dimostrare anche a se stessa valeva più di quanto credeva.
-Cosa farebbero gli altri…Grace, Seraph, Lacie…-
Un’idea balenò la mente della ragazza, e prima di scegliere se fosse sensata o meno Johanna l’attuò, spingendosi contro la porta e spalancandola in faccia alla persona dall’altra parte.
L’effetto sorpresa fu decisivo, e la ragazza ebbe il tempo necessario per raggiungere la porta ed uscire prima di venir fermata.
La porta però non si aprì del tutto, ma fortunatamente lei fu abbastanza sottile da riuscir comunque a passare, e capì perché nessuno era andato ad aiutarla.
Un energumeno, vestito con una camicia bianca e dei pantaloni neri, si era posto davanti ad essa impedendo a chiunque di passare.
Johanna rabbrividì fissandolo ed iniziando a correre, ma questi si limitò a ricambiare lo sguardo lasciandola andare.
Purtroppo non era riuscita a recuperare il cellulare, ma incredibilmente era l’ultimo dei suoi pensieri.
Cercò soltanto di correre verso l’aula per raggiungere gli altri.
Questi erano già tutti al loro posto per la lezione di latino della professoressa Hanna, e furono sorpresi nel vedere l’amica tornare quasi stravolta.
Milton confusa, visto si trovava nel banco più vicino a quello della ragazza, tentò senza farsi notare dalla professoressa di parlarle.
-Johanna, va tutto bene?-
-No…-
Scuotendo il capo l’altra non sapeva nemmeno come formulare la frase; “sono stata attaccata senza motivo da una ragazza nel bagno mentre un gigante bloccava la porta”, era la prima cosa le veniva in mente.
Certamente non sarebbe stata in silenzio, era sopravvissuta a malapena quindi aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse in caso di un secondo attacco.
Non riusciva però assolutamente a capire perché l’avevano aggredita, e più ci pensava più era confusa.
-Silenzio per favore. Siamo in classe, tra mezz’ora potrete parlare.-
La professoressa impedì comunque che la conversazione andasse avanti, ma aveva dato almeno un po’ di tempo a Johanna per riposare.
Quando finalmente scattò la campanella dell’intervallo lei cercò subito di avvicinarsi agli altri per spiegare cos’era successo, ma purtroppo venne preceduta da Annabelle, che andò direttamente davanti al banco di Ayame.
Nemmeno quest’ultima era riuscita a notarla fino all’ultimo secondo, ed un’ondata di nausea mista a rabbia le salì lungo la gola.
Voleva sbatterle la testa sul tavolo fino a distruggerlo, ma se ancora non le aveva fatto niente era solo perché, rispetto al giorno prima, era a mente più fredda.
L’impatto emotivo subito a causa della rossa era stato tale da farle perdere la testa, mentre in quel momento, anche se l’odio era uguale, Ayame sapeva di potersi controllare.
-Ayame, vorrei parlare di quello che è successo ieri.-
Ryujin fu il primo a mettersi le mani in faccia esasperato. Sembrava che la gente amasse non seguire alcun consiglio ultimamente.
Annabelle non demordeva, ed anche se l’altra non le rispose andò avanti.
-Anche se hai cercato di farmi del male, io ti perdono. Non voglio giudicarti solo da un fraintendimento, perché le cose non stanno come credi. Non sto assolutamente cercando di rubarti Lighneers, ma voglio essere una buona amica per tutti, te inclusa.-
Ayame la guardava tenendo la fronte corrugata. Ne aveva già quasi abbastanza della conversazione, ma Hope si intromise.
-Ha ragione Ayame. Hai fatto delle cose molto brutte ieri, e alcuni ne sono rimasti feriti anche fisicamente. Però penso che tu voglia rimediare, e che si possa ripartire già con delle tue scuse.-
-L’importante è non rifare gli stessi errori…possiamo tornare come prima e rimediare insieme.-
Anche Ryujin cercò di sostenerla, soprattutto perché vedeva Lighneers come principale causa di tutto quel casino.
Quest’ultimo intanto senza dir nulla e senza farsi vedere era già andato via, nono trovando alcun posto per sé nella faccenda e pensando che senza di lui stavano certamente meglio.
A dare l’ennesimo colpo alla ragazza arrivò poi anche Sammy, che la guardò con fare triste.
-Siamo amici…tutti quanti.-
Ayame avrebbe potuto esserne felice, sapeva bene ciò che aveva fatto il giorno prima e quanto l’aveva fatta star male, eppure loro le stavano dando un’altra possibilità.
Però…non riusciva comunque a rallegrarsene. Una parte di lei non riusciva a credere completamente alle loro parole, un’altra voleva mostrarsi indifferente e dimostrare che non aveva bisogno di nessuno, ma un’altra ancora, nuova rispetto a come era lei, si sentiva più fragile e spaventata, certa che avrebbe rovinato tutto e che ormai non c’era più speranza.
Se solo anche Lighneers le avesse detto quelle cose forse ci avrebbe creduto di più, ma quando vide che lui non era più in classe si sentì come se avesse confermato i suoi dubbi, ed ancora una volta si sentì distrutta.
-Ayame, possiamo ricominciare?-
Con un sorriso sincero Annabelle le porse la mano, sperando la ricambiasse, ma Ayame non riuscì nemmeno a guardarla, la confusione e la stanchezza erano troppe.
-Io…devo andare…-
Non voleva mostrare le sue lacrime di fronte a nessuno, quindi recuperando velocemente le sue cose, motosega inclusa, fuggì da quella stanza lasciando il gruppo perplesso.
-Beh, almeno non è uscita di testa.-
Borbottò Jack guardando gli altri.
-Mah, per me è una perdita di tempo.-
La sincerità di Grace come sempre era spiazzante, però era una preoccupazione anche degli altri.
-Ci abbiamo provato, diamole tempo per riflettere.-
Sospirando Hope sperò che almeno per il momento la situazione fosse migliorata, ma prima che gli altri potessero andarsene Johanna prese parola.
-Ragazzi…ho bisogno del vostro aiuto.-
Nel frattempo Ayame aveva preso a camminare per i corridoi senza nemmeno sapere dove andare.
Il suo viso mostrava il miscuglio di emozioni che la attraversavano, e bastava a spaventare chiunque passasse vicino.
-Quella stupida…-
Diceva voleva essere sua amica e che non voleva rubarle Lighneers, ma credeva davvero lei sarebbe stata tanto stupida da crederle?
Non vai a vivere con una persona così meravigliosa e con tanta insistenza perché siete solo amici.
Non ti interessi così tanto a qualcuno se non provi nulla per l’altro.
O almeno era così che la vedeva lei, soprattutto se c’era di mezzo Lighneers.
Forse soprattutto perché era gelosa…questo non aveva alcun problema ad ammetterlo, fin dall’inizio del loro amore lei non si era mai fidata di nessuna ragazza del gruppo, ed anche ora che dimostrava il contrario se qualcuna avesse allungato troppo le mani le avrebbe dato fastidio.
Quelle erano solo bugie, e l’emozione che provava nei confronti di Annabelle era rabbia.
Per i suoi amici invece…era molto più complicato.
Non si fidava, ma era felice, non le importava, ma ci stava male, voleva quasi tentare, ma era certa avrebbe rovinato tutto.
Pensavano tutti di darle una seconda opportunità?
Certamente no…e Lighneers invece?
-Basta!-
Pensarci la faceva stare ancor più male, ancora a livello fisico perfino, con giramenti di testa, nausea e un forte dolore al petto.
-Basta!-
Ogni volta che urlava faceva sobbalzare qualcuno vicino a lei, sicuramente perché non era piacevole qualcuno con una motosega fosse arrabbiato o altro.
Avrebbe solo voluto incrociare per i corridoi Lighneers e farsi abbracciare da lui, ma se l’avesse fatto non sarebbe nemmeno riuscita a guardarlo in faccia, ed il ragazzo sicuramente la odiava.
Dopo averlo ferito così nemmeno la sua bellezza e simpatia potevano salvare la situazione, e più ci pensava più le veniva da piangere.
Pur trovandosi in uno dei corridoi della scuola si sentiva soffocare, come se le pareti fossero troppo strette per lei, e senza pensarci uscì dirigendosi fuori dal cancello.
L’aria ancora non bastava, e ricacciava le lacrime con grande fatica, tanto che qualcuna le sfuggì.
-Lighneers…davvero è finita?-
Un singhiozzo uscì dalle sue labbra, anche se quella frase iniziava ad essere fin troppo reale per lei.
Si sentiva assolutamente impotente, soprattutto con i suoi sentimenti.
-Non è giusto…io sono perfetta…-
Una voce nella sua testa cominciava a dirle tutto il contrario, che non era bella, non era unica, non era la ragazza giusta per lui.
Non riusciva a farla tacere, nemmeno pizzicandosi le guance o mordendosi con forza le labbra.
-Basta basta!-
Era anche peggio dell’altro giorno, aveva superato i limiti della sopportazione per lei.
Se faceva così schifo come quella voce stava ripetendo, allora forse non importava in che modo farla smettere o come cercare di rimuovere quel dolore, bastava riuscirci.
Nel frattempo in classe Johanna aveva spiegato rapidamente ciò che era successo, senza tralasciare alcun dettaglio, soprattutto quello del cellulare.
Come ci si poteva aspettare, la reazione di tutti fu grave.
-Dite si tratta di qualcuno a scuola che l’ha presa di mira?-
Chiese Cirno guardando le persone che passavano davanti alla porta con fare diffidente.
-Non indossavano la divisa…-
Spiegò Johanna sfregandosi le mani agitata.
-Tu non sei certo qualcuno che si cerca dei problemi. Quindi è più probabile l’attacco contro di te avesse l’obbiettivo di ferire qualcun altro.-
Grace stava cercando di guardare da ogni possibile prospettiva, ma non c’era alcuna possibilità che Johanna avesse fatto arrabbiare qualcuno, nemmeno involontariamente.
-Potrebbero essere stati quei bulli che volevano facessi i loro esami?-
Daimonas guardò preoccupato l’amica, non volendo metterla in pericolo per qualche sua scelta.
Infondo negli anni precedenti lui aveva attirato su di sé attenzioni negative da parte di molte persone.
-E’ un motivo troppo stupido per attaccare qualcuno.-
Seraph obbiettò rigidamente, non per voler dar contro all’amico ma semplicemente perché la faccenda era molto grave.
Dal racconto si capiva perfettamente volevano farle del male, se non peggio. Daimonas comunque, pur ascoltando ogni proposta, non volle negare la propria a priori.
La gente poteva essere veramente spietata.
-Non è da escludere però.-
-Quindi adesso che facciamo? Non possiamo lasciarla sola, organizziamo dei turni per tenerle compagnia?-
-Proposta incredibilmente sensata.-
La risposta di Seraph seppur non molto garbata fece sorridere Nadeshiko, felice di aver detto qualcosa di utile.
-Però non penso basti semplicemente qualcuno a tenerle compagnia. Se l’attaccheranno ancora non può certo esserci qualcuno che non sa combattere.-
-Astral ha ragione nya. Allora direi che tra le persone che posso proteggerla ci siamo io, Astry, Zell, Daimonas, Jack, Ailea, Seraph, Cirno, Grace e Yume nya.-
Lacie aveva volutamente lasciato fuori Khal ed Alexander, non fidandosi di loro, ma anche chi non era stato nominato ebbe da ridire.
-Io posso essere di aiuto.-
Obbiettò infatti Ryujin alzando la mano.
-Tu sei più un pacifista nya. Hope anche, Milton ha appena iniziato, Sammy non se ne parla nemmeno, Vladimir è più intelligente che forte nya.-
-La forza non è tutto.-
Ribatté Vladimir senza essere comunque infastidito dal modo in cui Lacie lo vedeva.
-E Khal, Alexander, Lighneers ed Ayame? Anche loro sono forti.-
Alla domanda di Yume Lacie non provò nemmeno a rispondere, lasciando intendere non si fidava di nessuno di loro.
-Visto io, Daimonas e Jack viviamo nel dormitorio potremmo tener compagnia a Johanna il pomeriggio, poi di notte potrebbe andare a dormire da Hope e Grace.-
La proposta di Zell era molto convincente, infondo anche se molti erano capaci di difenderla non significava dovessero farlo allo stesso tempo.
-Grazie ragazzi.-
Johanna era commossa dalla loro gentilezza, ormai poteva reputarli grandi amici al cento per cento.
-Potremmo anche organizzare un pigiama-party.-
Disse Nadeshiko sorridendo e muovendo la coda allegra.
-Tu faresti una festa anche durante l’apocalisse.-
La battuta di Grace senza volerlo fece ridere tutti, compresa Nadeshiko che la vide come una cosa molto divertente, ma qualcun altro era troppo immerso nei suoi pensieri per ascoltarle.
Annabelle era preoccupata per la fuga di Ayame, e sperava di rivederla durante le lezioni successive.
Purtroppo non c’era alcuna garanzia, quindi l’unica cosa da fare era aspettare.
Oltre a lei però anche Ryujin sembrava essere molto assorto; la descrizione di Johanna infatti gli aveva fatto sorgere un dubbio, per il quale sperava di sbagliarsi…
-Bene, potremmo passare l’intervallo assieme oggi. Che ne dite di andare sul tetto?-
Chiese Hope volendo tenere tutti nello stesso punto per maggiore sicurezza.
-Non ci sarà altra gente?-
Domandò Vladimir scettico, infondo non erano certo pochi.
-A me piacerebbe molto!-
Sammy al contrario suo non mi pensava nemmeno, e nessuno ebbe altre obbiezioni in merito.
Alla fine volevano tutti esser certi dell’incolumità di Johanna.
-Prima vorrei controllare nel bagno se c’è ancora il cellulare.-
Disse la ragazza sperando di non averlo perso. Sarebbe stato un grandissimo problema per lei.
-Ti accompagno io, così non sarai sola.-
Facendole l’occhiolino Yume portò la mano alla sua katana, e mentre gli altri andavano verso il tetto le due presero quella piccola deviazione.
-Come ti senti? Sei più tranquilla?-
Chiese la viola con gentilezza.
-Sì grazie. Sono fortunata ad avere amici come voi.-
Sentendosi chiamare da un’altra ragazza ufficialmente come un’amica Yume gonfiò il petto con orgoglio, felice d’aver raggiunto finalmente il traguardo di una vera amicizia tra donne.
Allo stesso tempo fu molto attenta a chiunque la circondava, soprattutto quando arrivarono nel bagno.
Qui c’erano già altre ragazze, ma nessuna fortunatamente come quella che aveva assalito Johanna, che controllò subito il pavimento.
-Non mi sembra sia nei paraggi…-
Disse la bionda sconsolata.
-Ehi, qualcuna di voi ha visto un telefonino?-
Yume non aspettò a porre la domanda alle presenti, che la guardarono scuotendo il capo.
Giusto per esser sicuri la ragazza chiamò il cellulare dell’amica con il proprio, estraendo parte della lama dal fodero.
-Spero sappiate non si dicono bugie.-
Le presenti impallidirono alla prospettiva di una lotta in un’ambiente così ristretto, anche perché sembravano quasi tutte disarmate, ed una spada faceva sempre la sua figura.
La chiamata però squillò per un minuto buono, senza risultati.
-Non è qui, mi dispiace.-
-Non preoccuparti Yume. Grazie lo stesso.-
E ora come avrebbe contattato Mattia? Certo poteva chiedere in prestito un cellulare dagli altri, ma in quell’altro c’erano conversazioni di anni interi con lui.
L’idea di averle perse la faceva star molto male.
Continuò a pensarci anche mentre raggiungevano gli altri sul tetto, ignorando involontariamente Yume che provava a tirarla su di morale.
Era talmente triste da esser quasi sorda.
Sentì però perfettamente le parole dell’amica quando furono di fronte a tutti.
-Le hanno rubato il cellulare. Se riceviamo messaggi da lei è meglio non fidarci.-
Spalancando gli occhi Johanna guardò Yume preoccupata.
-M-ma dici veramente? Si potrebbero fingere me?! Ma il mio telefono ha una password!-
-E’ più facile di quanto credi hackerarli. Però sono anche rintracciabili, posso fare un tentativo a casa.-
La notizia di Vladimir la rassicurò e preoccupò allo stesso tempo.
-Grazie…si ti prego provaci!-
In verità tutti avevano avuto la stessa idea di Yume, infondo se l’obbiettivo non era Johanna, ed erano certi fosse così, usare il telefono per mandare un finto messaggio per incontrarsi era una strategia come un’altra.
-Congelerò le mani a quei delinquenti!-
Cirno presa dall’impeto lanciò alcune delle sue sfere dall’altra parte della ringhiera, mancando di poco alcuni malcapitati in giardino.
-Datti una calmata.-
Sibilò Alexander nervoso, non voleva che una di quelle cose ferisse Hope.
In verità però temeva anche l’obbiettivo dell’attacco fossero lui e suo fratello. Infondo si erano creati molti nemici nel tempo, e non sempre avevano potuto eliminarli.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere la sua amata, quindi avrebbe provato a passare ancor più tempo con lei, evitando però di informarla dei suoi pensieri per non preoccuparla.
Temeva l’avrebbe odiato se avesse scoperto cose simili sul suo conto…
-Se qualcuno dovesse ricevere dei messaggi da Johanna potremmo andare in gruppo dal tizio che li manda e picchiarlo nya. Sicuramente proverebbe ad incontrare la persona che cerca in privato nya.-
-Sensata come cosa.-
Disse Vladimir sorpreso, non pensava ragionasse così fuori dagli schemi.
-Mia sorella è molto intelligente.-
Astral accarezzando la testa di Lacie fu felice dell’idea che aveva avuto. Sapeva già quanto lei valesse, ma era anche orgoglioso quando altri lo riconoscevano.
-Nyanyanya!-
La vera particolarità di quel gruppo era che certe volte, durante dei momenti pericolosi o stressanti, si riusciva comunque a comportarsi normalmente, come se nulla fosse godendosi piccoli momenti di relax.
Forse era per questo che nessuno voleva veramente allontanarsi da loro, a prescindere dal carattere che potevano avere.
Gli altri c’erano sempre, ed in qualche modo erano più veri di altre persone là fuori.
-Oh, ho scordato il libro di latino in classe.-
-Ti accompagno Zell?-
-No grazie Yume. Ci metto cinque minuti.-
Lasciando lì le proprie cose il ragazzo si diresse verso la porta, ma Johanna non poté fare a meno di sentirsi preoccupata.
-Fai attenzione per favore.-
Sorridendo quasi come se fosse una battuta il ragazzo scese rapidamente le scale, arrivando in classe dove trovò subito il suo libro.
-Non c’è niente di pericoloso qui.-
Almeno non più della norma, ma uno scricchiolio alle spalle del ragazzo lo allarmò più del previsto, e come si voltò vide un uomo dai capelli castani e la corporatura robusta, che armato con due tirapugni di ferro tentò di aggredirlo.
Grazie alla prontezza dei suoi riflessi Zell riuscì a schivare il primo pugno, e ad afferrare il polso del secondo torcendo il braccio dell’aggressore.
Il modo in cui era vestito era identico a quello descritto da Johanna.
-Ok amico. Non sono certo tipo da tirarsi indietro.-
Aveva lasciato però la sua arma nello zaino, cosa per cui mezzo gruppo lo avrebbe rimproverato, ma non era la prima volta doveva lottare a mani nude.
Erano poi in un ambiente che conosceva, ed usò una sedia per evitare un altro pugno rivolto al viso.
-Sei con quei tizi che hanno aggredito la mia amica? Cosa volete?-
Come si aspettava non ricevette alcuna risposta, e l’altro danneggiò la testa della sedia arrivando quasi a spezzarla.
-Merda fai sul serio. Va bene, non mi crea problemi.-
Visto l’altro continuava a guardarlo negli occhi Zell tentò di colpirlo con un calcio alla gamba, sperando che non lo notasse in tempo, ma purtroppo venne parato con il ginocchio e dovette evitare una serie di pugni dati a raffica.
Durante questi in qualche modo il biondo riuscì a colpire l’altro ai fianchi, ma sembrava sotto la camicia ci fosse qualcosa a proteggerlo.
-Un po’ impari come scontro, non credi?-
Lo inquietava il fatto non dicesse nulla, e per questo il ragazzo prestava la massima attenzione ai suoi movimenti, senza curarsi d’altro.
Al contrario suo però lo sconosciuto sembrava esser molto attento anche alle voci fuori dall’aula, e quando queste iniziarono ad essere più vicine con uno scatto saltò sui banchi dell’aula, uscendo dalla finestra frantumandola.
-Ma che…-
Confuso l’altro inizialmente tentò di seguirlo, ma la voce di Milton lo fermò.
-Zell!-
Dopo quel che era successo a Johanna anche altri non erano tranquilli nel muoversi soli, almeno fino a quando non si fosse capito chi era il vero obbiettivo di quei tizi.
Per questo Milton non vedendo tornare l’amico si era proposta di andarlo a cercare, ed assieme a lei c’era anche Daimonas che non voleva lasciarla sola, ma certo non si sarebbero aspettati una scena simile.
Recuperando lucidità Zell guardò prima la finestra, poi i due, muovendosi rapidamente verso la porta.
-Andiamocene prima che qualche prof arrivi.-
Non era certo quello il problema principale, ma era meglio non aggiungerne altri.
Durante tutto questo intanto non solamente Ayame era all’oscuro di ciò che stava succedendo, ma anche Lighneers.
Al contrario della ragazza, che era andata via dalla scuola, lui si era per così dire rintanato in uno dei bagni dei ragazzi, spalancando la finestra e sedendosi a fumare sul bordo.
Dopo i primi che avevano provato ad infastidirlo, e che erano stati buttati fuori con poco garbo, nessuno gli aveva più detto nulla.
Come già da molto tempo, il suo viso era criptico, e non mostrava alcun pensiero del mondo che lo circondava.
Era proprio quello che voleva infondo, smettere di esser semplice da leggere e riuscire a non provare più certe emozioni. Aveva ancora i suoi debiti a cui pensare, e non sarebbe mai riuscito a ripagarli se fosse rimasto a pensare solamente agli altri.
Stava iniziando ad esser bravo a reprimere i suoi sentimenti, anche se non era facile farlo anche con i sensi di colpa.
-Nessuno ha detto sarebbe stato facile, ma va bene così.-
L’importante era non pensare a ciò stava facendo agli altri, e se tanta gente poteva riuscirci perché lui no?
   
 
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