Mancavano esattamente ventiquattro ore.
Ventiquattro misere ore ed il suo sogno più grande si sarebbe avverato.
Guardò ancora una volta il suo smoking nero in che aveva scelto insieme a sua madre, Harry e Ginny.
Era bello, o almeno così diceva sua madre. 
Lo faceva sembrare grande. A volte si chiedeva se fosse davvero pronto per quel passo così enorme, se era pronto a diventare marito e forse anche padre in un futuro non troppo lontano. 
Qualcuno bussò alla porta. «Avanti» disse schiarendosi la voce. 
Si era aspettato qualcuno dei suoi fratelli o Ginny, o sua madre, di certo non suo padre. «Disturbo?» domandò gentile. Ron scosse la testa e lui si accomodò sul letto del figlio. 
«Tutto bene? Mamma mi ha detto che non hai mangiato quasi niente stasera». 
Ron sospirò. «Sono un po' agitato per domani» ammise. 
«È normale» rispose il padre. «La sera prima del matrimonio con la mamma ho pensato di scappare e lasciarle un bigliettino» disse con un risolino. Ron si accigliò stupito dalla risposta di Arthur.
«Non guardarmi così! Non avevamo molti soldi già all'epoca e tua madre aspettava già Bill. Sentivo che averle fatto la proposta era sbagliato che dovevamo prenderci più tempo per ponderare meglio la decisione.
«Solo quando l'ho vista vestita di bianco venire verso di me, a braccetto di tuo nonno, ho capito che era la scelta giusta. E guardandovi, ogni giorno, sono grato di non essere scappato quella sera».
«E se la deludo?» domandò con la voce da bambino.
«Se la deludi vorrà dire che ti beccherai le fatture Orcovolanti di Ginny» scherzò Arthur. «Ami così tanto Hermione che se dovesse succedere probabilmente sarà una svista del tutto riparabile. Sei un bravo ragazzo, Ron e sei pronto per questo passo».
Nella stanza cadde il silenzio, suo padre gli lasciò una pacca sulla spalla ed uscì.
Ventiquattro ore dopo, Ron guardava Hermione camminare verso l'altare con suo padre e improvvisamente capì cosa voleva dire Arthur. Vedendola sorridere comprese finalmente che era davvero pronto a vivere un domani con la donna che amava.