«MALFOY!» una voce femminile tuonò nella Sala Comune Serpeverde. Una ragazza si avvicinò alla fonte del suono.
«Astoria, tutto bene?» era la sorella maggiore, Daphne, di due anni più grande.
«No che non va tutto bene!» sbottò innervosita sia dal comportamento del ragazzo che dalla domanda della sorella.
«Mi dici cosa è successo, per favore?» le domandò gentilmente.
«Malfoy, quel lurido prezzo di-»
«Astoria!» la ammonì la sorella maggiore.
«Malfoy, quel lurido pezzo di Serpeverde ha di nuovo scritto sui miei libri!» protestò.
«Non mi sembra una tragedia» le fece notare Daphne. «Insomma, sono solo dei libri...»
Astoria nutriva un profondo amore e rispetto per la carta stampata. A maggior ragione se questa le serviva per il futuro, per la preparazione prima ai G.U.F.O e poi ai M.A.G.O.
«Sai quanto odio i libri scritti! Mi innervosiscono, non riesco a studiare!» obiettò.
Daphne si appoggiò allo schienale della poltroncina verde. «Non è che per caso ti sta iniziando a piacere questo continuo imbrattare i libri? Non eri tu quella che gli moriva dietro?» Astoria la guardò truce.
«Manco per idea» disse lapidaria.
 
Quella sera Astoria aveva la ronda nei corridoi, come ogni volta quando aveva il turno, si davano appuntamento nel bagno dei Prefetti. Facendo attenzione a non fare rumore, aprì piano la porta, che cigolò. Nel silenzio quel piccolo suono sembrava un boato. Una volta entrata, con la stessa cautela con cui la aveva aperta, la richiuse. «Allora ti sei ricordata di me!» disse una voce alle sue spalle. Astoria si girò.
Draco era appoggiato ad un lavandino, braccia incrociate, aveva solo la camicia e i pantaloni della divisa.
«Certo che mi sono ricordato di te, idiota» rispose avvicinandosi a lui e lasciandogli un delicato bacio sulle labbra.
«Ti è piaciuto il messaggio nel libro, stavolta?» domandò orgoglioso.
Al ricordo del pomeriggio Astoria increspò le labbra in un muso lungo da bambina capricciosa. «La devi smettere di imbrattarmi i libri, lo sai quanto ci tengo!»
«E scusami, dove dovrei lasciarti le mie dolci dediche d'amore?» chiese lui appoggiando le mani sui fianchi di lei.
«Disegnini con allusioni sessuali non sono dediche d'amore!» soffiò tra i denti, gli occhi ridotti a due fessure. Draco scoppiò a ridere e la spinse verso di sé affondando il volto nell'incavo del collo di Astoria, continuando a ridere. Una volta colmatosi, la guardò. «Sai, sei carina quando ti arrabbi» disse.
Astoria sentì la rabbia scomparire come era arrivata. «Hai vinto» si arrese. Si avvicinò all'orecchio, iniziando a torturargli prima il collo poi il lobo. «Ma stasera vai in bianco» concluse.
E ancheggiando uscì, lasciando Draco a fissare il punto dove lei era sparita.