Capitolo terzo
Walking
side by side into the horizon
When the sun goes down, I'll still be there
You don't have to ask for a smile, be assured
I'm waiting for you
Walking side by side into the horizon
When the sun goes down, don't be afraid
You are not alone, singing so loud
We'll wait for the dawn!
(“Side by side” –
Temperance)
Il pianto sconsolato di
Peter tra le braccia di Tony fu uno sfogo e un balsamo per il ragazzo. Pian
piano i singhiozzi si quietarono, le lacrime smisero di scorrere e Peter riprese
fiato, mentre Tony continuava a tenerlo stretto a sé, accarezzandogli i
capelli, per farlo sentire al sicuro e fargli avere il calore e il conforto
della sua presenza solida, reale e rassicurante. Avrebbe tanto desiderato
baciarlo, riprendere con lui quel rapporto intenso e profondo che avevano avuto
prima della battaglia finale con Thanos… ma sapeva che Peter non era pronto per
quello. Peter doveva imparare a conoscerlo di nuovo e a conoscere se stesso, il
giovane che era diventato dopo aver subito il trauma di vederlo morire e i
tanti mesi di segregazione in camera sua.
Tony era consapevole di
dover recuperare Peter in tutta la sua integrità, come prima cosa: solo dopo
avrebbe potuto sperare di riallacciare il legame così speciale che avevano instaurato.
La salute fisica e mentale di Peter doveva venire prima di ogni altra cosa.
Peter stava riprendendo il
controllo di sé, adesso. Si staccò da Tony e si asciugò le lacrime con il dorso
delle mani. Sembrava imbarazzato e a disagio nell’essere crollato così e
cercava disperatamente di darsi un contegno.
“Signor Stark, mi scusi, io…
non volevo, non so cosa mi sia preso, mi dispiace…” mormorò.
Tony, che sapeva benissimo
di averlo provocato fino al limite proprio per spingerlo a una reazione del
genere, finse una sovrana indifferenza.
“Beh, ragazzo, hai vissuto
tante emozioni in questi ultimi tempi e uno sfogo ci può stare” rispose, come
se quello scoppio di pianto non lo avesse turbato. “Spero che tu ti senta
meglio, adesso, così potremo riprendere il discorso che avevamo interrotto
prima.”
Peter alzò gli occhi e lo
fissò con uno sguardo interrogativo. A quale discorso si stava riferendo Stark?
L’ultima cosa che ricordava prima di quella reazione esagerata era Tony che gli diceva di smetterla di nascondersi, che
tenere un basso profilo non lo avrebbe mantenuto al sicuro dal dolore…
Quello che l’uomo disse,
invece, lo colse di sorpresa.
“Ti avevo proposto di andare
a vedere un film e poi a mangiare una pizza, visto che è venerdì sera” riprese
Tony, come se nulla fosse accaduto nel frattempo, come se non lo avesse visto
scoppiare in lacrime tra le sue braccia, come se… come avrebbe fatto il signor Stark di due anni prima.
Peter era così confuso e
stravolto da non riuscire nemmeno a rispondere. Ricordava vagamente di aver già
rifiutato l’invito di Stark, con la scusa dello studio e di dover tenere una
media molto alta per ottenere la borsa di studio per il college, ma questo
sembrava essere successo decenni prima.
Ed era successo decenni
prima, a voler essere sinceri. Perché era accaduto prima che Tony lo afferrasse e lo facesse volare sopra i
grattacieli di New York, era accaduto prima
che gli dicesse quelle parole severe ma allo stesso tempo tanto sagge che lo
avevano fatto scoppiare in un pianto dirotto tra le sue braccia.
“Peter, non è una domanda
così difficile, basta rispondere con un sì
o con un no” insisté il
miliardario, fingendosi spazientito. Ovviamente sapeva che, al contrario, per
Peter era una domanda difficilissima e che dalla sua risposta sarebbero dipese
molte delle cose a venire.
Se il ragazzo avesse
accettato, avrebbe significato che aveva riflettuto sulle sue parole e che era
disposto a rischiare. Non necessariamente a riprendere il rapporto di prima con
lui, no, per quello era ancora troppo presto, ma a correre di nuovo il rischio
di vivere, di provare dei sentimenti,
di divertirsi senza pensare che da un momento all’altro tutto sarebbe crollato
di nuovo. Era questo che Tony voleva per Peter, sarebbe bastato quel piccolo
primo passo e poi tutto sarebbe stato di nuovo possibile… o almeno lo sperava.
La cosa che veramente Tony
Stark desiderava con tutto se stesso era vedere Peter di nuovo sereno, vedere
di nuovo la luce nei suoi occhi, il calore nel suo sorriso, la speranza nelle
sue parole e nei suoi sguardi. Voleva di nuovo quella parte di Peter che era
morta insieme a lui, quel terribile giorno, dopo che aveva schioccato le dita
per distruggere Thanos e il suo esercito.
“Che film pensava di andare
a vedere, signor Stark?” domandò il ragazzo.
Quelle semplici parole
ebbero l’effetto di inondare di luce e calore il cuore di Tony. Non avrebbe
fatto quella domanda se non stesse pensando di accettare, no? No?
“Non avevo pensato a nulla
di preciso, magari qualcuno di quegli strani film che piacciono a te, o
qualsiasi altra cosa” ribatté l’uomo. “In realtà non è così importante il film
che sceglieremo, quanto il fatto che tu ti prenda una serata di pausa dallo
studio e dalle preoccupazioni. Ne hai bisogno, ragazzo, finirai per ammalarti
se continui così.”
Peter aveva chinato il capo
e sembrava immerso in una profonda riflessione, tanto che Tony non sapeva più
cosa fare. Doveva insistere o avrebbe rischiato di provocare una reazione
ancora più negativa da parte del ragazzo? Invece, inaspettatamente, fu Peter a
sbloccare la situazione.
“Signor Stark, ha ragione,
ho bisogno di riposarmi e di distrarmi, ma non credo che un film sia la scelta
giusta. Insomma… troppi brutti ricordi, mi capisce, no? E anche per la pizza…
non me la sento di entrare in un locale affollato, non ho voglia di confusione”
il giovane sembrava a disagio, quasi imbarazzato.
“E allora che cosa vorresti
fare? Scegli tu, per me va bene tutto, cinema e pizza erano solo un’idea”
rispose Stark, sperando che quello non fosse un ennesimo modo gentile per dire
che preferiva tornare a casa a studiare e fine della storia.
“Potremmo prendere delle
pizze e portarle… beh, al quartier generale degli Avengers, a casa sua.
Potremmo mangiare e parlare con calma, credo che… che sia arrivato il momento
di farlo, ecco” riuscì a dire Peter, tutto d’un fiato.
Tony quasi non credeva alle
sue orecchie, quello non se lo sarebbe mai aspettato e, a dirla tutta, non
capiva neanche se fosse un bene o un male. Certo, da una parte era molto meglio
poter avere una serata tranquilla insieme proprio come facevano prima… prima di tutto, e potersi parlare senza
confusione attorno; dall’altra, però, Peter continuava a rifiutare quello che
un tempo gli piaceva e la proposta di parlarsi a quattr’occhi poteva anche significare
che gli avrebbe spiegato per l’ennesima volta di non voler avere più niente a
che fare con lui.
“Come preferisci, ragazzo.
Allora… ci dovrebbe essere una pizzeria da queste parti, andremo a ordinare e,
mentre aspettiamo, io chiamerò Happy per chiedergli di venirci a prendere”
decise l’uomo. Si incamminò, seguito da Peter. C’erano alcuni locali poco
distante e l’insegna di una pizzeria era ben visibile. Tony ricordò vagamente
che lui e Peter erano stati diverse volte in quel locale, quando tutto andava
bene… ma non era il momento di pensarci o di abbandonarsi alla nostalgia. Notò
che Peter si irrigidiva al momento di entrare in quella pizzeria, chiaramente
anche lui aveva avuto gli stessi pensieri e non voleva soffermarsi su ricordi
che ora gli facevano male. Il ragazzo, tuttavia, non disse niente e anche Tony
finse indifferenza e si recò al bancone per fare le ordinazioni, poi telefonò a
Happy e gli disse di venire a prenderli in pizzeria per condurli poi al suo
appartamento presso il nuovo quartier generale degli Avengers.
Mentre attendevano le pizze
e Happy, Peter non disse una parola e cercò di guardarsi intorno il meno
possibile, ostinandosi a fissare le punte delle scarpe da tennis. Tony, invece,
volle mostrarsi disinvolto e tentò una conversazione.
“Non dovresti chiamare tua
zia? Sarà preoccupata non vedendoti rientrare” disse.
“Le ho mandato un messaggio”
rispose laconico Peter. “Le ho scritto che tornerò a casa dopo cena, che mi
sono trattenuto a studiare in biblioteca più a lungo del previsto e che mi sarei
fermato a prendere una pizza sulla via del ritorno.”
“Non vuoi dirle che mi hai
incontrato? Pensi che non voglia più che tu frequenti il mondo degli Avengers?”
si stupì Stark.
“In realtà è tutto il
contrario” spiegò Peter. “Zia May mi ha visto così apatico e distrutto in
questi mesi che sarebbe felicissima anche di sapermi con la tuta di Spiderman
piuttosto che vedermi ripiombare nella depressione… per questo preferisco
parlarle di persona, non voglio che si faccia illusioni.”
E, con questo, pareva che
avesse detto anche a lui, Tony Stark, di non farsi illusioni.
Le cose sembravano mettersi
nel modo sbagliato e Stark iniziava a preoccuparsi. Arrivarono i cartoni con le
pizze e l’uomo pagò senza fare caso a ciò che faceva, lasciando una mancia più
che generosa all’interdetto commesso. Uscirono dal locale e fuori c’era la
macchina con Happy al volante che li aspettava. Sempre restando in silenzio
salirono sulla vettura e Happy mise in moto.
Si diressero verso il nuovo
quartier generale degli Avengers. Tony sbirciava la figura di Peter accanto a
lui e non poteva fare a meno di ricordare le tante volte in cui avevano
viaggiato fianco a fianco in quella stessa auto, con stati d’animo ben diversi.
Ricordava l’entusiasmo del giovanissimo Peter al pensiero della prima missione,
la sua gioia quando Stark gli aveva detto che lo avrebbe richiamato in caso di
bisogno… Era di quella gioia, di quell’entusiasmo che Tony aveva una disperata
necessità, ma non poteva fare niente, solo sperare che quella serata insieme
non fosse un completo fallimento ma, piuttosto, un nuovo inizio.
Ancora una volta, doveva
ripetersi che spettava a lui riportare la speranza nel cuore di Peter e la luce
nei suoi occhi. Non doveva essere il solito egoista e pensare a ciò che lui
stesso desiderava, doveva aiutare Peter a uscire da quel tunnel buio in cui l’ultima
battaglia lo aveva gettato.
Poco più tardi, Tony e Peter
sedevano davanti alle loro pizze, nell’appartamento di Stark all’interno del
quartier generale. Mangiavano in silenzio, ma Stark sapeva che doveva
riprendere l’argomento interrotto dal pianto di Peter. Dovevano parlarne e
spiegarsi fino in fondo per poter sperare di vedere la fine di quell’incubo.
“Peter, mi dispiace se prima
ti ho fatto piangere, non era quella la mia intenzione, ma forse sfogarti ti ha
fatto bene ed è questo che conta per me” disse l’uomo.
“Sì, so che non l’ha fatto
con cattiveria” la risposta di Peter fu laconica.
“Hai detto tu stesso che non
volevi andare in un locale pieno di gente perché preferivi parlare ed è proprio
questo che faremo. Vorrei che potessimo chiarire, spiegarci…”
“E’ quello che voglio anch’io”
replicò il ragazzo, sempre un po’ sulla difensiva.
“Molto bene, allora ti
chiedo subito una cosa: c’è qualcosa che non va con me? Ti infastidisce che io
cerchi di riallacciare i rapporti con te, che ti inviti fuori, che cerchi di
essere… almeno un tuo amico?” Dio solo sapeva se Tony avrebbe voluto essere ben
altro, per Peter, ma al momento l’amicizia sarebbe stata già un’opzione più che
accettabile.
Finalmente Peter alzò gli
occhi e incontrò il suo sguardo.
“No, non mi infastidisce
affatto, anzi… Credo di avere molto bisogno di amici, soprattutto… ora. Sono
molto solo. I pochi amici che avevo sono al college e con zia May posso parlare
solo di alcune cose, non voglio preoccuparla, anche lei ha sofferto tanto”
ammise. “So che cosa sta per dirmi, signor Stark: se avevi tanto bisogno di amici perché hai sempre rifiutato di
incontrarmi finora? Ha ragione, il problema è che… che da una parte vorrei
lasciarmi andare, riprendere a vederla, a uscire con lei, magari anche a fare
lo stage alla Stark Foundation, come avevamo progettato. Dall’altra, però, ho…
ho paura…”
Tony si sentì stringere il
cuore e lo stomaco. Per fortuna aveva finito di mangiare la pizza, altrimenti
non sarebbe riuscito a buttar giù un altro boccone.
“Paura di cosa, ragazzo?”
domandò, temendo di sapere già la risposta.
Gli occhi di Peter si
riempirono di lacrime.
“Paura di… paura di perderla
di nuovo!” esclamò, lasciando cadere le posate sul piatto sul quale ormai
restavano solo pochi bordi bruciacchiati di pizza. “Per questo ho cercato di
tenerla a distanza, per non attaccarmi di nuovo a lei, perché speravo che se…
che se non avessi provato più niente non avrei sofferto nel caso in cui…”
Era la cosa più straziante
alla quale Tony Stark avesse mai assistito e il peggio era che non poteva farci
niente. Non poteva rassicurare Peter, non poteva promettergli che non sarebbe
accaduto mai niente a lui, a zia May, a Ned, a chiunque quel povero ragazzo
amasse. Non era così che andava la vita…
Una cosa poteva farla, però,
e la fece. Si alzò dalla sedia, andò verso Peter e lo strinse forte tra le
braccia.
“Il problema è che non
funziona così, Peter, e te lo dice uno che ci ha provato per tutta la vita” gli
disse, abbracciandolo. “Nessuno può capirti meglio di me. Ho sempre cercato di
evitare legami per non dover soffrire, ma non è possibile vivere così. Alla
fine tutto si riduce ad una scelta: limitarsi a sopravvivere, senza sofferenza
ma anche senza mai conoscere la bellezza della vita, oppure rischiare.
Rischiare di amare qualcuno e perderlo, rischiare di mettersi in gioco e rimanere
feriti e delusi.”
Era quasi ironico che
toccasse a Tony Stark dire simili parole, lui che aveva fatto dell’indifferenza
e della superficialità uno stile di vita. Ma questo era stato prima di
incontrare gli Avengers, prima di stringere dei legami di amicizia
indissolubili con i suoi compagni e con Pepper, prima di conoscere Peter.
“Ho trascorso quasi tutta la
mia esistenza cercando di fuggire dai rapporti veri, per non essere ferito, per
non soffrire. Ma, se vuoi sapere la verità, credo di aver veramente vissuto
soltanto in questi ultimi anni” ammise Stark, sempre tenendo il ragazzo stretto
tra le braccia. Perché avere Peter con sé, anche soltanto per un giorno, valeva
infinitamente più di cento anni di sopravvivenza da solo. “Mi sono sentito
veramente vivo solo quando ho provato rabbia, paura, dolore e amore, per i miei
amici… e per te, Peter. Anche quando ti ho visto svanire, anche quando ho
trascorso notti insonni e angosciate pensando a cosa avrebbe potuto farti Thanos,
a come avrei reagito se tu fossi morto durante una battaglia… ne è sempre valsa
la pena, pur di poterti stringere tra le braccia ancora una volta.”
Quelle parole sincere e
dirette andarono a colpire il cuore di Peter che, finalmente, ricambiò l’abbraccio
di Tony, non semplicemente abbandonandosi tra le sue braccia, ma stringendosi a
lui, allacciandolo, aggrappandosi disperatamente alle sue spalle.
“Tu sei così giovane, Peter,
non fare i miei stessi errori, non buttare via tutta la tua vita come ho fatto
io” insisté l’uomo. “Ti ho sempre detto che avresti dovuto essere migliore di
me. Sai, ci vuole molto più coraggio a scegliere
di vivere che ad essere un supereroe. Io sono Iron Man, sono un eroe quando
si tratta di combattere, ma sono sempre stato un codardo nella vita reale. Tu
cosa vuoi fare, Peter?”
Fine capitolo terzo