Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    30/09/2020    5 recensioni
“Peter, ma cos’hai là dentro? Spero che tu non stia trasportando un cadavere!” esclamò zia May quando lo vide.
Peter rise, ancora una risata spontanea… ma senza arrivare agli occhi.
“No, niente cadaveri” rispose. “Sono solo cose vecchie di cui era ora che mi liberassi. Avevo bisogno di fare un po’ di spazio nella mia stanza.”
Beh, ad essere sinceri qualche cadavere c’era: il sacco conteneva le prime tute da Spiderman che Peter aveva usato e tutti i ritagli e le riviste su Tony Stark che aveva conservato per anni.
Era come se Peter avesse deciso di seppellire, letteralmente, tutta quella parte del suo passato e metterci una grossa pietra sopra.
Questo è il sequel di Luna my Darling, la mia versione di Endgame: Tony è stato riportato in vita, ma Peter ha sofferto troppo e ha deciso di rinunciare alla sua vita di Avenger. Tony, però, non è affatto d'accordo e farà di tutto per riavere al fianco il ragazzo di cui ormai non può più fare a meno.
Pairing: TonyXPeter
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono al MCU e a chi ne detiene i diritti.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo terzo

 

Walking side by side into the horizon
When the sun goes down, I'll still be there
You don't have to ask for a smile, be assured
I'm waiting for you
Walking side by side into the horizon
When the sun goes down, don't be afraid
You are not alone, singing so loud
We'll wait for the dawn!

(“Side by side” – Temperance)

 

Il pianto sconsolato di Peter tra le braccia di Tony fu uno sfogo e un balsamo per il ragazzo. Pian piano i singhiozzi si quietarono, le lacrime smisero di scorrere e Peter riprese fiato, mentre Tony continuava a tenerlo stretto a sé, accarezzandogli i capelli, per farlo sentire al sicuro e fargli avere il calore e il conforto della sua presenza solida, reale e rassicurante. Avrebbe tanto desiderato baciarlo, riprendere con lui quel rapporto intenso e profondo che avevano avuto prima della battaglia finale con Thanos… ma sapeva che Peter non era pronto per quello. Peter doveva imparare a conoscerlo di nuovo e a conoscere se stesso, il giovane che era diventato dopo aver subito il trauma di vederlo morire e i tanti mesi di segregazione in camera sua.

Tony era consapevole di dover recuperare Peter in tutta la sua integrità, come prima cosa: solo dopo avrebbe potuto sperare di riallacciare il legame così speciale che avevano instaurato. La salute fisica e mentale di Peter doveva venire prima di ogni altra cosa.

Peter stava riprendendo il controllo di sé, adesso. Si staccò da Tony e si asciugò le lacrime con il dorso delle mani. Sembrava imbarazzato e a disagio nell’essere crollato così e cercava disperatamente di darsi un contegno.

“Signor Stark, mi scusi, io… non volevo, non so cosa mi sia preso, mi dispiace…” mormorò.

Tony, che sapeva benissimo di averlo provocato fino al limite proprio per spingerlo a una reazione del genere, finse una sovrana indifferenza.

“Beh, ragazzo, hai vissuto tante emozioni in questi ultimi tempi e uno sfogo ci può stare” rispose, come se quello scoppio di pianto non lo avesse turbato. “Spero che tu ti senta meglio, adesso, così potremo riprendere il discorso che avevamo interrotto prima.”

Peter alzò gli occhi e lo fissò con uno sguardo interrogativo. A quale discorso si stava riferendo Stark? L’ultima cosa che ricordava prima di quella reazione esagerata era Tony che gli diceva di smetterla di nascondersi, che tenere un basso profilo non lo avrebbe mantenuto al sicuro dal dolore…

Quello che l’uomo disse, invece, lo colse di sorpresa.

“Ti avevo proposto di andare a vedere un film e poi a mangiare una pizza, visto che è venerdì sera” riprese Tony, come se nulla fosse accaduto nel frattempo, come se non lo avesse visto scoppiare in lacrime tra le sue braccia, come se… come avrebbe fatto il signor Stark di due anni prima.

Peter era così confuso e stravolto da non riuscire nemmeno a rispondere. Ricordava vagamente di aver già rifiutato l’invito di Stark, con la scusa dello studio e di dover tenere una media molto alta per ottenere la borsa di studio per il college, ma questo sembrava essere successo decenni prima.

Ed era successo decenni prima, a voler essere sinceri. Perché era accaduto prima che Tony lo afferrasse e lo facesse volare sopra i grattacieli di New York, era accaduto prima che gli dicesse quelle parole severe ma allo stesso tempo tanto sagge che lo avevano fatto scoppiare in un pianto dirotto tra le sue braccia.

“Peter, non è una domanda così difficile, basta rispondere con un o con un no” insisté il miliardario, fingendosi spazientito. Ovviamente sapeva che, al contrario, per Peter era una domanda difficilissima e che dalla sua risposta sarebbero dipese molte delle cose a venire.

Se il ragazzo avesse accettato, avrebbe significato che aveva riflettuto sulle sue parole e che era disposto a rischiare. Non necessariamente a riprendere il rapporto di prima con lui, no, per quello era ancora troppo presto, ma a correre di nuovo il rischio di vivere, di provare dei sentimenti, di divertirsi senza pensare che da un momento all’altro tutto sarebbe crollato di nuovo. Era questo che Tony voleva per Peter, sarebbe bastato quel piccolo primo passo e poi tutto sarebbe stato di nuovo possibile… o almeno lo sperava.

La cosa che veramente Tony Stark desiderava con tutto se stesso era vedere Peter di nuovo sereno, vedere di nuovo la luce nei suoi occhi, il calore nel suo sorriso, la speranza nelle sue parole e nei suoi sguardi. Voleva di nuovo quella parte di Peter che era morta insieme a lui, quel terribile giorno, dopo che aveva schioccato le dita per distruggere Thanos e il suo esercito.

“Che film pensava di andare a vedere, signor Stark?” domandò il ragazzo.

Quelle semplici parole ebbero l’effetto di inondare di luce e calore il cuore di Tony. Non avrebbe fatto quella domanda se non stesse pensando di accettare, no? No?

“Non avevo pensato a nulla di preciso, magari qualcuno di quegli strani film che piacciono a te, o qualsiasi altra cosa” ribatté l’uomo. “In realtà non è così importante il film che sceglieremo, quanto il fatto che tu ti prenda una serata di pausa dallo studio e dalle preoccupazioni. Ne hai bisogno, ragazzo, finirai per ammalarti se continui così.”

Peter aveva chinato il capo e sembrava immerso in una profonda riflessione, tanto che Tony non sapeva più cosa fare. Doveva insistere o avrebbe rischiato di provocare una reazione ancora più negativa da parte del ragazzo? Invece, inaspettatamente, fu Peter a sbloccare la situazione.

“Signor Stark, ha ragione, ho bisogno di riposarmi e di distrarmi, ma non credo che un film sia la scelta giusta. Insomma… troppi brutti ricordi, mi capisce, no? E anche per la pizza… non me la sento di entrare in un locale affollato, non ho voglia di confusione” il giovane sembrava a disagio, quasi imbarazzato.

“E allora che cosa vorresti fare? Scegli tu, per me va bene tutto, cinema e pizza erano solo un’idea” rispose Stark, sperando che quello non fosse un ennesimo modo gentile per dire che preferiva tornare a casa a studiare e fine della storia.

“Potremmo prendere delle pizze e portarle… beh, al quartier generale degli Avengers, a casa sua. Potremmo mangiare e parlare con calma, credo che… che sia arrivato il momento di farlo, ecco” riuscì a dire Peter, tutto d’un fiato.

Tony quasi non credeva alle sue orecchie, quello non se lo sarebbe mai aspettato e, a dirla tutta, non capiva neanche se fosse un bene o un male. Certo, da una parte era molto meglio poter avere una serata tranquilla insieme proprio come facevano prima… prima di tutto, e potersi parlare senza confusione attorno; dall’altra, però, Peter continuava a rifiutare quello che un tempo gli piaceva e la proposta di parlarsi a quattr’occhi poteva anche significare che gli avrebbe spiegato per l’ennesima volta di non voler avere più niente a che fare con lui.

“Come preferisci, ragazzo. Allora… ci dovrebbe essere una pizzeria da queste parti, andremo a ordinare e, mentre aspettiamo, io chiamerò Happy per chiedergli di venirci a prendere” decise l’uomo. Si incamminò, seguito da Peter. C’erano alcuni locali poco distante e l’insegna di una pizzeria era ben visibile. Tony ricordò vagamente che lui e Peter erano stati diverse volte in quel locale, quando tutto andava bene… ma non era il momento di pensarci o di abbandonarsi alla nostalgia. Notò che Peter si irrigidiva al momento di entrare in quella pizzeria, chiaramente anche lui aveva avuto gli stessi pensieri e non voleva soffermarsi su ricordi che ora gli facevano male. Il ragazzo, tuttavia, non disse niente e anche Tony finse indifferenza e si recò al bancone per fare le ordinazioni, poi telefonò a Happy e gli disse di venire a prenderli in pizzeria per condurli poi al suo appartamento presso il nuovo quartier generale degli Avengers.

Mentre attendevano le pizze e Happy, Peter non disse una parola e cercò di guardarsi intorno il meno possibile, ostinandosi a fissare le punte delle scarpe da tennis. Tony, invece, volle mostrarsi disinvolto e tentò una conversazione.

“Non dovresti chiamare tua zia? Sarà preoccupata non vedendoti rientrare” disse.

“Le ho mandato un messaggio” rispose laconico Peter. “Le ho scritto che tornerò a casa dopo cena, che mi sono trattenuto a studiare in biblioteca più a lungo del previsto e che mi sarei fermato a prendere una pizza sulla via del ritorno.”

“Non vuoi dirle che mi hai incontrato? Pensi che non voglia più che tu frequenti il mondo degli Avengers?” si stupì Stark.

“In realtà è tutto il contrario” spiegò Peter. “Zia May mi ha visto così apatico e distrutto in questi mesi che sarebbe felicissima anche di sapermi con la tuta di Spiderman piuttosto che vedermi ripiombare nella depressione… per questo preferisco parlarle di persona, non voglio che si faccia illusioni.”

E, con questo, pareva che avesse detto anche a lui, Tony Stark, di non farsi illusioni.

Le cose sembravano mettersi nel modo sbagliato e Stark iniziava a preoccuparsi. Arrivarono i cartoni con le pizze e l’uomo pagò senza fare caso a ciò che faceva, lasciando una mancia più che generosa all’interdetto commesso. Uscirono dal locale e fuori c’era la macchina con Happy al volante che li aspettava. Sempre restando in silenzio salirono sulla vettura e Happy mise in moto.

Si diressero verso il nuovo quartier generale degli Avengers. Tony sbirciava la figura di Peter accanto a lui e non poteva fare a meno di ricordare le tante volte in cui avevano viaggiato fianco a fianco in quella stessa auto, con stati d’animo ben diversi. Ricordava l’entusiasmo del giovanissimo Peter al pensiero della prima missione, la sua gioia quando Stark gli aveva detto che lo avrebbe richiamato in caso di bisogno… Era di quella gioia, di quell’entusiasmo che Tony aveva una disperata necessità, ma non poteva fare niente, solo sperare che quella serata insieme non fosse un completo fallimento ma, piuttosto, un nuovo inizio.

Ancora una volta, doveva ripetersi che spettava a lui riportare la speranza nel cuore di Peter e la luce nei suoi occhi. Non doveva essere il solito egoista e pensare a ciò che lui stesso desiderava, doveva aiutare Peter a uscire da quel tunnel buio in cui l’ultima battaglia lo aveva gettato.

Poco più tardi, Tony e Peter sedevano davanti alle loro pizze, nell’appartamento di Stark all’interno del quartier generale. Mangiavano in silenzio, ma Stark sapeva che doveva riprendere l’argomento interrotto dal pianto di Peter. Dovevano parlarne e spiegarsi fino in fondo per poter sperare di vedere la fine di quell’incubo.

“Peter, mi dispiace se prima ti ho fatto piangere, non era quella la mia intenzione, ma forse sfogarti ti ha fatto bene ed è questo che conta per me” disse l’uomo.

“Sì, so che non l’ha fatto con cattiveria” la risposta di Peter fu laconica.

“Hai detto tu stesso che non volevi andare in un locale pieno di gente perché preferivi parlare ed è proprio questo che faremo. Vorrei che potessimo chiarire, spiegarci…”

“E’ quello che voglio anch’io” replicò il ragazzo, sempre un po’ sulla difensiva.

“Molto bene, allora ti chiedo subito una cosa: c’è qualcosa che non va con me? Ti infastidisce che io cerchi di riallacciare i rapporti con te, che ti inviti fuori, che cerchi di essere… almeno un tuo amico?” Dio solo sapeva se Tony avrebbe voluto essere ben altro, per Peter, ma al momento l’amicizia sarebbe stata già un’opzione più che accettabile.

Finalmente Peter alzò gli occhi e incontrò il suo sguardo.

“No, non mi infastidisce affatto, anzi… Credo di avere molto bisogno di amici, soprattutto… ora. Sono molto solo. I pochi amici che avevo sono al college e con zia May posso parlare solo di alcune cose, non voglio preoccuparla, anche lei ha sofferto tanto” ammise. “So che cosa sta per dirmi, signor Stark: se avevi tanto bisogno di amici perché hai sempre rifiutato di incontrarmi finora? Ha ragione, il problema è che… che da una parte vorrei lasciarmi andare, riprendere a vederla, a uscire con lei, magari anche a fare lo stage alla Stark Foundation, come avevamo progettato. Dall’altra, però, ho… ho paura…”

Tony si sentì stringere il cuore e lo stomaco. Per fortuna aveva finito di mangiare la pizza, altrimenti non sarebbe riuscito a buttar giù un altro boccone.

“Paura di cosa, ragazzo?” domandò, temendo di sapere già la risposta.

Gli occhi di Peter si riempirono di lacrime.

“Paura di… paura di perderla di nuovo!” esclamò, lasciando cadere le posate sul piatto sul quale ormai restavano solo pochi bordi bruciacchiati di pizza. “Per questo ho cercato di tenerla a distanza, per non attaccarmi di nuovo a lei, perché speravo che se… che se non avessi provato più niente non avrei sofferto nel caso in cui…”

Era la cosa più straziante alla quale Tony Stark avesse mai assistito e il peggio era che non poteva farci niente. Non poteva rassicurare Peter, non poteva promettergli che non sarebbe accaduto mai niente a lui, a zia May, a Ned, a chiunque quel povero ragazzo amasse. Non era così che andava la vita…

Una cosa poteva farla, però, e la fece. Si alzò dalla sedia, andò verso Peter e lo strinse forte tra le braccia.

“Il problema è che non funziona così, Peter, e te lo dice uno che ci ha provato per tutta la vita” gli disse, abbracciandolo. “Nessuno può capirti meglio di me. Ho sempre cercato di evitare legami per non dover soffrire, ma non è possibile vivere così. Alla fine tutto si riduce ad una scelta: limitarsi a sopravvivere, senza sofferenza ma anche senza mai conoscere la bellezza della vita, oppure rischiare. Rischiare di amare qualcuno e perderlo, rischiare di mettersi in gioco e rimanere feriti e delusi.”

Era quasi ironico che toccasse a Tony Stark dire simili parole, lui che aveva fatto dell’indifferenza e della superficialità uno stile di vita. Ma questo era stato prima di incontrare gli Avengers, prima di stringere dei legami di amicizia indissolubili con i suoi compagni e con Pepper, prima di conoscere Peter.

“Ho trascorso quasi tutta la mia esistenza cercando di fuggire dai rapporti veri, per non essere ferito, per non soffrire. Ma, se vuoi sapere la verità, credo di aver veramente vissuto soltanto in questi ultimi anni” ammise Stark, sempre tenendo il ragazzo stretto tra le braccia. Perché avere Peter con sé, anche soltanto per un giorno, valeva infinitamente più di cento anni di sopravvivenza da solo. “Mi sono sentito veramente vivo solo quando ho provato rabbia, paura, dolore e amore, per i miei amici… e per te, Peter. Anche quando ti ho visto svanire, anche quando ho trascorso notti insonni e angosciate pensando a cosa avrebbe potuto farti Thanos, a come avrei reagito se tu fossi morto durante una battaglia… ne è sempre valsa la pena, pur di poterti stringere tra le braccia ancora una volta.”

Quelle parole sincere e dirette andarono a colpire il cuore di Peter che, finalmente, ricambiò l’abbraccio di Tony, non semplicemente abbandonandosi tra le sue braccia, ma stringendosi a lui, allacciandolo, aggrappandosi disperatamente alle sue spalle.

“Tu sei così giovane, Peter, non fare i miei stessi errori, non buttare via tutta la tua vita come ho fatto io” insisté l’uomo. “Ti ho sempre detto che avresti dovuto essere migliore di me. Sai, ci vuole molto più coraggio a scegliere di vivere che ad essere un supereroe. Io sono Iron Man, sono un eroe quando si tratta di combattere, ma sono sempre stato un codardo nella vita reale. Tu cosa vuoi fare, Peter?”

Fine capitolo terzo

 

 

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras