Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Draco Malfoy, Bellatrix Lestrange
Coppie: Lucius/Narcissa
Genere: Introspettivo, Triste
Raiting: Verde
Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Draco Malfoy, Bellatrix Lestrange
Coppie: Lucius/Narcissa
Genere: Introspettivo, Triste
Raiting: Verde
Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Era fatta, Silente era morto, Piton lo aveva ucciso e adesso Voldemort era al potere. Era finalmente fuori.
Rivedere la luce dopo tanti mesi in prigione lo costrinse a strizzare gli occhi ma riusciva a distinguere bene le figure di sua moglie Narcissa, suo figlio Draco e sua cognata Bellatrix.
La cognata sorrideva con la pazzia negli occhi, come sempre, dopotutto. Narcissa era rigida, ma sorrideva.
Draco era serio, pallido con pesanti occhiaie, sembrava dimagrito dall'ultima volta che l'aveva visto.
«Draco» mormorò avvicinandosi per abbracciarlo.
«Non mi toccare» rispose il figlio indietreggiando.
«Non parlare così a tuo padre!» si intromise Bellatrix con il suo tono acuto.
Lucius non aveva smesso di fissare il figlio. Non sembrava un ragazzo di diciassette anni, ne dimostrava almeno quaranta, a stento sembrava lui. «Il Signore Oscuro ci attende a casa nostra» disse Narcissa con tono incolore. «Sarà meglio andare».
Le due donne e Draco si incamminarono e Lucius le seguì rimanendo qualche passo indietro ad osservare la figura del figlio. Aveva le spalle curve, come se dovesse reggere il peso del mondo.
Corridoi bui e lunghi, cunicoli, poi una luce. Stavi quasi per raggiungerla e poi scivolava di nuovo indietro.
Era questo che Lucius aveva sognato durante Azkaban e che continuava a sognare a casa. Ogni notte si svegliava madido di sudore e ansimante, svegliando Narcissa accanto a lui che, comprensiva lo calmava.
«Cos'ha Draco» pretese di sapere una notte.
«Ha paura. Come me. Come te» rispose la donna.
Lucius si era rimesso a dormire, o aveva cercato di farlo ma la sua mente proiettava ancora cunicoli e la faccia triste di suo figlio.
Lui aveva agito per Draco.
Tutto quello che aveva fatto nella sua vita era per permettere a Draco di vivere nell'agiatezza, l'aveva cresciuto come un Purosangue e gli aveva insegnato ad essere fiero di esserlo. Eppure perché sembrava così infelice? Non c'era gioia più grande che servire l'Oscuro Signore?
Di nuovo l'immagine del corridoio con una luce in fondo, questa volta era in mezzo, immobile.
Toccava a lui scegliere: il buio o la luce?
Rivedere la luce dopo tanti mesi in prigione lo costrinse a strizzare gli occhi ma riusciva a distinguere bene le figure di sua moglie Narcissa, suo figlio Draco e sua cognata Bellatrix.
La cognata sorrideva con la pazzia negli occhi, come sempre, dopotutto. Narcissa era rigida, ma sorrideva.
Draco era serio, pallido con pesanti occhiaie, sembrava dimagrito dall'ultima volta che l'aveva visto.
«Draco» mormorò avvicinandosi per abbracciarlo.
«Non mi toccare» rispose il figlio indietreggiando.
«Non parlare così a tuo padre!» si intromise Bellatrix con il suo tono acuto.
Lucius non aveva smesso di fissare il figlio. Non sembrava un ragazzo di diciassette anni, ne dimostrava almeno quaranta, a stento sembrava lui. «Il Signore Oscuro ci attende a casa nostra» disse Narcissa con tono incolore. «Sarà meglio andare».
Le due donne e Draco si incamminarono e Lucius le seguì rimanendo qualche passo indietro ad osservare la figura del figlio. Aveva le spalle curve, come se dovesse reggere il peso del mondo.
Corridoi bui e lunghi, cunicoli, poi una luce. Stavi quasi per raggiungerla e poi scivolava di nuovo indietro.
Era questo che Lucius aveva sognato durante Azkaban e che continuava a sognare a casa. Ogni notte si svegliava madido di sudore e ansimante, svegliando Narcissa accanto a lui che, comprensiva lo calmava.
«Cos'ha Draco» pretese di sapere una notte.
«Ha paura. Come me. Come te» rispose la donna.
Lucius si era rimesso a dormire, o aveva cercato di farlo ma la sua mente proiettava ancora cunicoli e la faccia triste di suo figlio.
Lui aveva agito per Draco.
Tutto quello che aveva fatto nella sua vita era per permettere a Draco di vivere nell'agiatezza, l'aveva cresciuto come un Purosangue e gli aveva insegnato ad essere fiero di esserlo. Eppure perché sembrava così infelice? Non c'era gioia più grande che servire l'Oscuro Signore?
Di nuovo l'immagine del corridoio con una luce in fondo, questa volta era in mezzo, immobile.
Toccava a lui scegliere: il buio o la luce?