Nota iniziale: Non ho mai sentito l’esigenza di comunicare situazioni personali alla fine (a all’inizio) delle mie storie, per questa volta, però, perdonatemi se farò un’eccezione.
Vorrei dedicare questa storia a mia sorella, così simile a Percy, e (fra poche ore ufficialmente) a mio cognato, che puntualmente mi chiede di fargli leggere le mie storie ma questo non succederà mai. A voi due, che nonostante i momenti difficili, gli ostacoli di questi ultimi mesi, le volte a cui avete pensato di non farcela, avete avuto la forza di credere nel vostro amore.
E alla mia famiglia, che è quasi come i Weasley al femminile, entro poche ore litigheremo per i bagni, per la sveglia troppo presto, per il ferro dei capelli che serve a tutte contemporaneamente o per il trucco, ma ricorderemo sempre questo giorno col sorriso sulle labbra.

Quando Percy si era svegliato quella mattina non aveva di certo idea cosa sarebbe successo in quella giornata. Già da prima della Battaglia di Hogwarts aveva iniziato ad uscire con una tale Audrey: alta, capelli biondi ed occhi azzurrissimi. Era stata lei ad insistere affinché si ricongiungesse con la famiglia, ed era stato sempre grazie a lei che era riuscito a superare il lutto di Fred e, nel tempo, si era ammorbidito di parecchio. Addirittura adesso faceva delle battute. Quella mattina si aggirava per le vie di Diagon Alley quando una vetrina particolarmente luccicante attirò la sua attenzione.
Da poco tempo, infatti, aveva aperto una gioielleria di folletti, gestita da chi di loro era meno estremista e non sosteneva che una cosa pagata fosse un prestito.
La vetrina in questione era piena di anelli. Si avvicinò senza alcun interesse e, col naso appiccicato al vetro, si mise ad osservare i gioielli. «Perce!» la voce di suo fratello George lo fece alzare di scatto.
«George, che ci fai qua?» domandò.
«Nel caso in cui non lo sappia, ci lavoro» gli fece notare. Percy si grattò la nuca in imbarazzo. «Che guardavi?» chiese poi avvicinandosi alla vetrina. «Oh» aggiunse dopo aver guardato dentro.
Percy pensò che osservare il cielo pieno di nuvole di quella giornata era molto più interessanti che guardare la faccia canzonatoria di suo fratello.
«Be' era anche ora! Quant'è che state insieme, cinque anni?» Percy lo guardò scettico. Era davvero suo fratello o qualcun altro sotto la Polisucco?
«Davvero sei d'accordo?» domandò esterrefatto.
«Ma certo Perce! Siete praticamente perfetti insieme!» esclamò.
Percy valutò l'ingresso della gioielleria, poi guardò il fratello minore. «Mi aiuteresti a sceglierlo?» chiese con una punta di speranza nella voce. George si aprì in un grande sorriso e gli diede una pacca sulla spalla.
«Ne sarei onorato» disse.
Percy spinse la porta in vetro che urtò una campanella, facendola tintinnare e annunciando la sua entrata.
«Buongiorno, posso aiutarla?» chiese un folletto.
Percy guardò George che gli lanciò un'occhiata rassicurante. «Sì, grazie. Vorrei comprare un anello di fidanzamento».