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Autore: Dragonfly92    01/10/2020    1 recensioni
Momenti in cui Sam si frantuma.
E Dean aggiusta.
(Raccolta di attimi nati per le challenge indette nel gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart)
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni
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Questa fanfiction è stata realizzata per la challenge #somanydiseases indetta nel gruppo facebook Hurt/Comfort Italia – Fanfiction & Fanart
 
Prompt: Rapimento/Ipotermia
 
 
 
"Svegliati, Sam! Bravo, guardami - ehi, no, no, devi stare sveglio!"
Non ci riesce.
Per cosa, poi?
Per quelle... Voci, sono solo voci che arrivano, illudono, stuprano la speranza e la riducono brandelli di dolore che pulsa, pulsa.
Sam ha smesso di ascoltare. 
 
Ha smesso il quarto giorno. O forse era il quinto, bo. Fatto sta che quell'uomo non è più tornato.
Neppure le sue botte, e questo è bene.
Neppure il pane. L'acqua. E questo non è bene.
"Sammy! Svegliati, svegliati!"
Oh, potrebbe piangere.
Ma gli si sono atrofizzate le emozioni; congelate. Ibernate. 
L'ultima volta che ha pianto è stato quando quel tipo gli ha tolto le scarpe. 
O forse quando si è accorto che non sarebbe riuscito a controllare la vescica.
No, è stato quando ha provato sollievo per quel calore.
E subito dopo un'immensa vergogna.
Ricorda la risata del tipo.
Impennarsi, ad ogni suo singhiozzo.
 
"SVEGLIATI!"
Vorrebbe disobbedire.
Ma i denti hanno ripreso a sbattere insieme e qualcuno lo scuote, forte, più forte; sembrano mani, quelle che strofinano il suo corpo e fanno quel... Calore.
È calore, quello?
 
"Sam! Stai sveglio, sono qui con te, mi senti?"
Vorrebbe ridere.
Ridere di sé, dell'illusione, del dolore, del freddo, dei piedi che non sente più, della fame che non sente più, eppure.
Eppure respira, inspira e sente, sente quell'odore e sa, che le allucinazioni non hanno profumo e soprattutto. Non hanno il profumo di Dean.
"Eccolo, il mio fratellino rompipalle, bravo! Stai con me, hai capito? Rimani con me!"
Continua a strofinare, Dean, strofinare quel blocco di ghiaccio che è diventato suo fratello, strofinare quelle gambe anestetizzate dall'immobilità, quelle braccia martoriate dal freddo e... Dio, non riesce a guardare i suoi polsi. Sono corrosi, sotto le catene.
 
"...spiace."
Sbatte le palpebre.
Non che come prima parola si aspettasse... Non sa, cosa si aspettasse, ma non delle scuse.
"Cosa..."
Sta per dire, ma Sam chiude un attimo gli occhi e le emozioni. Era meglio, quando non sentiva niente.
 
"No."
Questo è più chiaro.
Nonostante il tremore, la fatica, la gola raschiata.
Il 'no' di Sam esce deciso, quando Dean prova a sollevarlo.
"Non essere stupido, Sammy."
"No!"
Non si aspettava quel tentativo.
Ma Sam si divincola, vuole alzarsi e le gambe - pezzi di carne insensibile - crollano, trascinandosi dietro il suo peso. Tutta la sua vergogna.
Capisce, Dean.
Capisce perché Sam cerca di coprirsi, con la giacca che lui gli ha messo addosso, coprire la chiazza sui pantaloni, ignorando tutto il resto: Dean pensa si sia rotto un braccio, cadendo in quel modo.
 
"Non fare l'idiota, pensi sia la prima volta che ti vedo coi calzoni bagnati?"
Non si aspetta nemmeno quella reazione.
Quella lotta.
Quel Sam che inizia a dimenarsi e a ringhiare - urla che ostruiscono la gola.
Movimenti dolorosi un corpo che non risponde come dovrebbe.
"Piantala!"
"NO!"
Sam cerca di spingerlo e Dean di non ferirlo bloccando quelle mosse che sono così... Fa male.
Fa male il corpo, la voce. Il singhiozzo di Sam.
"È finita, è finita, Sammy."
Lo avvolge. Con le braccia, con l'odore, il cappotto, con la felpa.
Lo tiene.
"Mi dispiace. Mi dispiace, Sammy."
Lo tiene. Stretto.
E lascia che lui sia triste e arrabbiato e spaventato e sollevato e disperato.
"È tutto finito. Tutto."
Promette.
Ancora, di nuovo, ogni volta.
 
Poi lo prende.
E lo porta via.
 
 
 
 
 
 
Vorrei ringraziare Joy.
Che si è presa il tempo di leggere e di lasciare un pensiero sulle mie parole.
E che ha rattoppato le buche della mia memoria: pensavo di averla postata per prima, questa storia.
Ci vuole pazienza, con gli smemorati – faccina esasperata.
 
Ti abbraccio,
G.
   
 
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