La Terribile Notizia
Hermione si
asciugò i pami sudati sui pantaloni. Non credeva di essere mai stata così
nervosa in vita sua, il che includeva i M.A.G.O. Il cuore le batteva forte, e
lo stomaco non si era ancora sistemato da quando aveva ricevuto la lettera.
Sperava di poter dare la colpa alle nausee mattutine, ma la crescente ansia
dell'appuntamento che si avvicinava non la aiutava. Gli ultimi due giorni erano
stati un incubo. Aveva passato la maggior parte delle ore in cui era sveglia a
pensare a scenari terribili. Il che l'aveva fatta girare e rigirare nel letto
mentre avrebbe dovuto dormire, ed ora aveva delle occhiaie enormi e nere sotto
gli occhi, ed i capelli indomati a testimoniare il tutto.
Spinse la
porta della clinica, e venne immediatamente accolta dalla receptionist
sorridente. Hermione non poté non guardare verso la lavagna con le foto di
bambini sorridenti. E se la notizia fosse stata di un'orribile malattia
genetica che l'avrebbe costretta ad abortire? O se ci fosse stata una
complicazione, e non avrebbe più potuto avere figli? Hermione sentì la
disperazione crescere.
Invece di
aspettare nell'atrio, quel giorno venne scortata dritta nell'ufficio del
direttore, il che la rese solo più nervosa. Ad ogni modo, supponeva fosse il
protocollo per ogni incidente così grave.
"Signorina
Granger", disse un uomo alto e tedesco che si avvicinava per stringerle la
mano.
"Signor
De Braun", replicò Hermione.
"Prego,
mi chiami Sebastian", sorrise lui.
Hermione
sorrise di rimando, e gli offrì la stessa cortesia. Si sedette dal lato opposto
della piuttosto imponente scrivania, e si massaggiò lo stomaco. Ormai di
recente era diventata un'abitudine.
"Hermione.
Mi scuso per averla dovuta far tornare in clinica, dopo che il trattamento è
stato un successo", iniziò Sebastian.
"Spero
perdonerà la mia poca garbatezza, ma come può immaginare, sono piuttosto in
ansia. Le dispiacerebbe arrivare dritto al nocciolo e dirmi cos'è
successo?", chiese onestamente Hermione.
Sebastian
sembrò preso un po' alla sprovvista. Probabilmente si era preparato il
discorso. "Sì, certo, capisco tutto ciò le faccia saltare i nervi".
Hermione
sorrise ed annuì incoraggiante. "Sfortunatamente, c'è stato un disguido in
laboratorio con i campioni dei donatori. Sembra che quello che aveva scelto sia
stato scambiato con quello di un altro cliente", spiegò Sebastian.
La sua
reazione iniziale fu di sollievo puro. Poteva convivere con il fatto che il suo
donatore ideale non sarebbe stato il padre di suo figlio. Non è che avessero
avuto persone indesiderabili nei registri. Ogni donatore era rigorosamente
controllato e vagliato. Magari il padre era uno sportivo, piuttosto che un
accademico. Non era così terribile. Almeno suo figlio avrebbe avuto l’opportunità
di essere in grado di volare con competenza su una scopa.
“È possibile
visionare il fascicolo del nuovo donatore?”, chiese lei, sorpresa di quanto
calma suonasse. Aveva ancora i serpentelli nello stomaco, ma si sentiva molto
più positiva di quanto fosse stata durante gli ultimi giorni.
Sebastian sembrò
in difficoltà. “Beh, mi dispiace dirlo, ma è qui che la cosa si complica,
Hermione”.
“Cosa
intende?”, chiese Hermione, domandandosi quanto ciò potesse essere problematico.
“Il fatto è
che il campione scambiato con il suo, non proveniva da un donatore, bensì da un
potenziale padre. Un padre che vuole assolutamente far parte della vita di suo
figlio”.
Alzò di scatto
la testa. Al momento, non riusciva a capacitarsene. “Ma io ho deciso
specificamente per una donazione perché non volevo che il padre biologico avesse
alcun ruolo nella vita di mio figlio”.
Sebastian
allargò le braccia. “Mi dispiace davvero, Hermione. Tutto ciò che posso fare è
ridarle i soldi che ha pagato, ed offrirmi di metterla in contatto con un buon
consulente legale”.
Lei non ne
rimase particolarmente compiaciuta. “Quindi mi sta suggerendo che il padre
biologico di mio figlio cercherà di mettersi in contatto?”.
Sebastian annuì
tristemente. “Infatti, Signorina. So che sarà esattamente ciò che farà questo
cliente. Lo ha detto chiaramente durante il nostro incontro di ieri. Fino ad
ora abbiamo tenuto segreta la sua identità, che gli sarà rivelata solo dopo una
sentenza del tribunale”.
Lei chiuse
gli occhi per la disperazione. Si stava trasformando in un disastro. Ok, non
era brutto come una malattia genetica, ma ora si parlava di andare in
tribunale. Non aveva preso in considerazione un padre, nella sua vita;
sarebbero sempre state lei e la piccola Iris. Ora c’era potenzialmente in ballo
un ricorso per tenere lontano il padre biologico. O Merlino, un processo
avrebbe significato far trapelare la notizia, e tutti avrebbero saputo che era
incinta. Il Settimanale delle Streghe, Rita Skeeter in particolare, cercava sempre
di accalappiare pettegolezzi del “Trio d’Oro”. Tutto questo le avrebbe garantito
un articolo in prima pagina.
Poi ci
sarebbe stata la delusione di Harry, Ron e Ginny. Non avrebbero capitò perché si
era rivolta a questo procedimento, mentre loro cercavano sempre di metterla in
coppia con qualche loro amico o collega. Ginny si era perfino offerta di
organizzarle un appuntamento con una delle sue ex compagne delle Harpies.
Hermione aveva fermamente rifiutato l’offerta, assicurando all’amica che non
stava assolutamente sopprimendo qualche tendenza omossessuale. Era preoccupata,
più di tutto, dei suoi genitori; sarebbero rimasti davvero sconvolti dalla sua
decisione.
Venne risvegliata
dai suoi pensieri da qualcuno che bussava alla porta. Si voltò in allarme, e
vide un arrabbiato Draco Malfoy aspettare sull’uscio. La receptionist, dietro
di lui, agitava le mani. “Non sono riuscita a fermarlo, Signor De Braun”.
“Signor
Malfoy, non può piombare qui dentro”, protestò Sebastian.
“Sì, posso. Mi
rifiuto di essere messo all’angolo da deboli banalità di etica per non darmi il
nome della donna. Stiamo parlando di mio figlio”, disse con rabbia.
Hermione
grugnì, mentre interiorizzava le implicazioni del discorso di Malfoy. Avrebbe
avuto un figlio con Draco Malfoy. Voleva piangere. L’intera decisione le si
stava ritorcendo contro.
“Signor Malfoy,
le ho spiegato diverse volte che, a causa del contratto della Signorina
Granger, non posso divulgare la sua identità a meno che non mi sia chiesto tramite
specifico ordine del tribunale”, disse frustrato il direttore.
Ottimo! Pensò lei. L’hai appena fatto. Sebastian sembrò realizzare la stessa cosa, e
si voltò a mo’ di scuse verso Hermione con uno sguardo di puro orrore in viso. Lei
non riusciva a turbarsi. Malfoy era nella stessa stanza con lei, e non è che
non l’avesse riconosciuta. Fece girare la sedia, per affrontare lo sguardo duro
della sua nemesi di scuola.
Draco Malfoy
imprecò, mentre guardava la donna seduta dietro il direttore. Non poteva
capitare a lui. Era già abbastanza grave che i suoi piani di paternità fossero
svaniti, ma ora scopriva anche che la strega incinta non era altri che Hermione
Granger, la piaga della sua esistenza ad Hogwarts. Osservò la donna che ormai portava
in grembo l’erede dei Malfoy. Non sembrava fosse cambiata molto dai tempi della
scuola. I capelli erano ancora una massa indomabile e, a differenza di molte
altre ragazze, non si preoccupava di truccarsi per migliorare l’aspetto. Lei lo
guardò dall’alto in basso con un’espressione da secchiona con la puzza sotto al
naso che riservava ai Serpeverde, lui in particolare.
“Se non le
dispiace, signor Malfoy, vorrei continuare a spiegare la situazione alla
signorina Granger. Se volesse accomodarsi nell’atrio, potremmo discutere delle
sue opinioni più tardi”.
Draco inarcò
il sopracciglio destro; non rispondeva bene agli ordini “Malfoy, esci”, sbottò
la Granger.
“Non devo
parlare con lei, De Braun”, disse, ignorando completamente il comando della
Granger. “Si assicuri solo che ci sia una stanza libera dove io e la Granger
potremmo poi parlare”.
“Temo di
aver bisogno del permesso della Signorina Granger, per quello”.
Lei sembrava
voler caldamente rifiutare. Draco pensò di decidere per lei. “Granger, tu ed io
parleremo. Possiamo farlo qui, lontano da occhi ed orecchie indiscreti, o ti rintraccerò
da qualche parte, un posto molto più pubblico”.
Lei lo
osservò, ma ovviamente lo conosceva troppo bene per sapere che avrebbe
mantenuto la minaccia. “Ok, accetto di parlare con Malfoy appena concluderemo
questo incontro”, disse formalmente a De Braun.
Draco annuì
ad entrambi gli occupanti della stanza, prima di seguire fuori la receptionist,
chiaramente sollevata. Si sistemò di nuovo dietro la scrivania e continuò il
proprio lavoro, gettandogli di tanto in tanto occhiate di disapprovazione.
Lui sospirò.
Suo padre avrebbe avuto dei gattini, ed Astoria ne avrebbe fatto un disastro. Si
accigliò, pensando a sua moglie. Si trovava in quel casino per colpa sua.
Draco sogghignò
verso la collezione di giornali sul tavolo di fronte a lui. Non voleva rimanere
ad annoiarsi mentre aspettava la Granger, aveva cose da fare. Doveva assicurarsi
di essere pronto per qualsiasi evenienza possibile gli fosse capitata; non doveva
assolutamente andare peggio di così.
Il telefono
della receptionist suonò, e lei gli si avvicinò. “La signorina Granger ha
terminato il colloquio”, lo informò.
Lui si alzò
e la seguì verso una piccola sala per i consulti. Strinse le labbra, mentre vide
che la Granger aveva preso posto dietro la scrivania. La sua espressione di
scherno gli ricordava quella della McGranitt, e si sentì uno studente briccone che
stava per essere ripreso. Beh, non avrebbe fatto il suo gioco. Chiuse la porta
in faccia alla receptionist, e ci si mise contro.
Hermione si
accigliò, mentre assimilava la presenza di Malfoy nella stanza con le braccia
incrociate ed un profondo solco in fronte. L’ansia per la situazione ritornò.
“Volevi
parlare, Malfoy”, iniziò lei, mentre il Serpeverde sembrava contento di
rimanere a fissarla.
Lui si
avvicinò, e lei non poté evitare di arricciarsi in modo protettivo verso lo stomaco.
“Non pensare nemmeno di fare del male a me od al bambino”, disse nel panico.
Malfoy la
derise e prese la sedia dal lato opposto. “È bello sapere che pensi io sia un
depravato”, sottolineò.
Hermione gli
lanciò uno sguardo sprezzante. “Se la penso così su di te, magari è perché la
mia vicinanza a te mi ha dimostrato quanto tu sia poco gentile. E no, non
abortirò”, disse, determinata di levargli quell’idea dalla testa.
Lui la ignorò
completamente. “Di quante settimane sei?”.
“Sette”,
replicò lei.
“Il tuo compagno
sa che non è suo figlio?”.
“Non ho un
compagno”, mormorò.
Malfoy si
avvicinò ancora di più. “Cosa, Granger? Non riesco a capire i tuoi sussurrii”.
“Non ho un
compagno”, sbottò lei e lo guardo.
Il sopracciglio
di lui si alzò. “Non hai un compagno? Allora perché sei in una clinica per la
fertilità?”.
“Solo perché
non c’è nessuno nella mia vita, non significa io non voglia un figlio”,
ringhiò.
“Sei incinta
per donazione”, ne dedusse lui, ed iniziò a ridere.
Hermione
spinse indietro la sedia e si alzò. “Non ne parlerò con te, Malfoy. La mia
gravidanza non ti riguarda”.
“Calmati,
Granger, e risiediti. A meno che tu non te ne sia accorta, porti in grembo mio
figlio, il che è un mio affare”.
“No, non lo è”,
disse fermamente. “Puoi anche essere il padre biologico, ma non avrai niente a
che fare con questo bambino”.
Lui si alzò,
mise le mani sulla scrivania, e si sporse minacciosamente verso di lei. “Se
credi che sparirò dalla tua vita e ti lascerò allevare da sola l’erede dei Malfoy,
devi ripensarci”.
“Allora vai,
fai un altro prelievo e metti incinta chiunque sia la sfortunata donna che avevi
scelto per essere la madre del tuo prezioso erede”, disse aspra, incrociando le
braccia sulla difensiva.
Hermione lo
guardò, mentre una miriade di emozioni attraversavano il viso di Malfoy. Di
solito era così chiuso e riservato che non si riusciva mai a capire a cosa
stesse pensando, ma lei notava rabbia, delusione e tristezza. “È un po’ più
complicato di così, e non vedo perché dovrei spiegarlo a te”.
Lei si
strinse le braccia al petto. “Per lo stesso motivo che mi hai appena detto. Sei
il padre del mio bambino, quindi credo di sapere cosa possa esserci di così
complicato. Comunque, non sei sposato? Non puoi usare un altro campione con tua
moglie?”.
Hermione venne
presa alla sprovvista dalla rabbia che gli oscurò il volto. C’era qualcos’altro
in quel matrimonio, oltre ai problemi di fertilità? Lui sembrò combattevi
qualche secondo, prima di tornare ad indossare la faccia da poker. “Non so che uomo
tu credi io sia, ma non c’è assolutamente possibilità che io convenientemente
sparisca, sapendo che mio figlio è lì fuori e non conosce il suo stesso padre”.
“Devo
davvero rispondere? Eri un viziato monumentale ad Hogwarts, ed a malapena riesco
a pensare che potresti accettare un piccolo Mezzosangue a braccia aperte come
figlio”, sputò. “In ogni caso, non causerebbe qualche problema alla tua
cerchia, sapendo che sarà Mezzosangue? Il lignaggio più puro dei puri terminerà”.
“Non fa
differenza, un Malfoy Mezzosangue ora esiste, che mi piaccia o no”, disse
Malfoy.
“Nessuno
deve saperlo. Deve essere un segreto”, pregò lei, sperando che Malfoy
proteggesse il suo patrimonio di sangue puro da qualsiasi potenziale figlio. Se
a lei fosse toccata la sfortuna peggiore ed avesse avuto un figlio identico a
Malfoy, avrebbe trovato il modo di spiegarlo.
“No! Non ti
lascerò andare via. Voglio vedere mio figlio”, insistette lui.
Hermione era
stanca, e le stava venendo mal di testa. Non era riuscita a mangiare molto prima
di partecipare all’incontro; la nausea mattutina e l’ansia le avevano fatto rigettare
tutto tranne che una mela. “Beh, non puoi. Ho appositamente cercato un donatore
così da non avere le complicazioni di un padre”, disse lei.
“Non mi
interessa. È un tuo problema, non mio. Io farò parte della vita di questo bambino”.
“No, invece”,
battagliò lei. “Il mio contratto con la clinica diche che il donatore non ha
alcun diritto di provare a contattare me od il bambino”.
“Penso sia
un errore della clinica, ed il mio contratto rende nullo quel termine, Granger”,
disse compiaciuto Malfoy.
“Lo vedremo”,
sbottò lei, alzandosi in piedi e fuggendo dalla stanza.
“Spero tu
abbia un buon rappresentante legale, Granger”, le urlò dietro.
La famiglia
Malfoy era uscita dalla guerra praticamente senza scotto. Nonostante tutti sapessero
che Lucius Malfoy aveva mentito riguardo all’essere stato sotto maledizione
Imperius durante il primo regno di terrore di Voldemort e che era stato
presente al suo fianco sin dalla sua resurrezione, lui e Draco erano riusciti
ad evitare di essere spediti ad Azkaban. Il Wizengamot aveva loro risparmiato
questa ignominia, con disgusto di Hermione. Almeno la loro reputazione era
stata distrutta, ed avevano passato qualche anno ai margini, mentre coloro che
consideravano inferiori, come Hermione erano arrivati in cima.
Ad ogni
modo, con qualche donazione ben piazzata ed un comportamento esemplare, Lucius
si vedeva ancora girare per i corridori del Ministero. Draco era riuscito a
farsi strada nel Consiglio Direttivo di Hogwarts, e svolgeva parecchi affari in
Diagon Alley ed Hogsmeade. I Malfoy erano tornati in pista, ed Hermione lo
odiava. La faceva infuriare, ed ora avrebbe dovuto affrontarli da sola. Non era
sicura di esserne in grado, così depressa e con la nausea. Si smaterializzò di
nuovo nel suo appartamento, e si mise a piangere sul divano.
Nel
frattempo, Draco era frustrato. Perché doveva capitare con la strega più
testarda del mondo? Una cosa giocava a suo favore: almeno non aveva una
relazione con qualcuno. Una madre single era più facile da battere in aula rispetto
ad una sposata o con un compagno da lungo tempo.
Grazie all’innata
abilità dei Malfoy di tenere le vite private estremamente tali, nessuno tranne
la famiglia di Astoria sapeva dei problemi nel loro matrimonio. Voleva tenersela
stretta fino all’ottenimento della custodia del bambino, e poi l’avrebbe
scaricata. I Greengrass non si sarebbero lamentati, dato che Draco possedeva i
loro affari di famiglia, e se volevano mantenere l’agiatezza e la loro
posizione in società avrebbero dovuto tenere la bocca chiusa.
Ad ogni
modo, dopo aver notato quanto stanca fosse la Granger, pensò che magari un po’
di pressione gli avrebbe permesso di ottenere ciò che voleva. Poteva persino ottenere
la custodia esclusiva, e pagarla per ulteriori trattamenti, così che potesse
avere in seguito un altro bambino. Non è che lei si fosse affezionata a questo perché
era il risultato di una relazione amorosa, si era rivolta ad un donatore
dopotutto.
Quel pensiero
portò Draco a riflettere sul perché. Non poteva dire di aver visto molto la
Granger od i suoi stupidi amici dopo la guerra. Sapeva ciò che gli serviva dagli
incessanti articoli che la Gazzetta del Profeta aveva pubblicato subito dopo.
Sapeva che Potter aveva preso il comando del Dipartimento Auror non tanto tempo
prima, mentre Weasley, idiota qual era, lavorava come dipendente di suo fratello.
Comunque, le notizie sulla Granger erano state scarse, dato che si manteneva
lontana dai riflettori. Sapeva solo che lavorava da qualche parte, piuttosto in
alto, nel Dipartimento di Regolazione per la Legge sulla Magia, e che aveva
scritto e fatto approvare diverse leggi per il benessere degli elfi domestici, il
che l’aveva fatta maledire da suo padre. Erano finiti a dover liberare i loro
tre elfi domestici, ed offrirgli una paga; c’ertamente, nessun Malfoy si
sarebbe sognato di fare una cosa simile di propria spontanea volontà.