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Autore: Clodie Swan    08/10/2020    4 recensioni
"Da molto tempo non affrontavamo un giorno doloroso come questo. Sapevamo che presto sarebbe arrivato. La parentesi felice di questi pochi anni non poteva durare per sempre. Non per noi. Siamo destinati a lottare, a compiere sacrifici, a soffrire pur di proteggere i nostri cari da ogni pericolo. Perfino da noi stessi. Perché noi non siamo persone normali. Siamo creature oscure e letali. Siamo dei vampiri."
Sono passati diversi anni dagli eventi di Breaking Dawn. I Cullen devono difendere il figlio di Renesmee e di Jacob Black dalle mire dei Volturi. La loro strada finirà per incrociarsi con quella di un giovane quanto affascinante cacciatore di vampiri.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Edward si sporse con prudenza fuori dai cespugli in cui si erano nascosti e vide che l’incendio ormai era stato domato. Di Jacob e Dillon ancora nessuna traccia.

“Dobbiamo tornare dentro a cercarli.” propose Bella angosciata.

“Non possiamo, il castello adesso sarà pieno di polizia e di vigili del fuoco. E non devono certo vederci così conciati.” disse Edward accennando i loro abiti pieni di strappi e alle ferite che i loro nemici gli avevano inflitto sul volto e sulle braccia. Non erano nulla di grave ma non si erano ancora rimarginate. “Samuel poi mi ha avvertito che sta per venire a prenderci.”

Il detective Frreman sopraggiunse poco dopo al volante della loro auto e accostò lungo il ciglio della strada. “Presto ragazzi, tutti a bordo. Sta albeggiando.” sollecitò l’uomo attraverso il finestrino. I quattro vampiri salirono in un lampo mentre la macchina ripartiva. “C’è il caos totale al castello. Hanno chiamato pure gli artificieri. “Ci pensiamo noi Signor Freeman, abbiamo tutto sotto controllo!” Per una volta sono stato contento di farmi mettere da parte. Dove sono tutti gli altri? Avete liberato Dillon e la ragazza?”

“Se ne sta occupando Jacob.” spiegò Edward seduto accanto a lui. “Ha detto di fidarci di lui.”

Samuel lo fissò perplesso. “Che significa?”

“Quando metà della guardia è stata evacuata secondo i piani, abbiamo sferrato l’attacco e siamo arrivati in tempo per salvare Dillon. Lui ha combattuto con noi inizialmente, ma alcuni vampiri sono scappati minacciando la ragazza. Dillon a quel punto è andato a salvarla mentre noi abbiamo continuato a lottare contro Aro e alcune guardie. Eravamo in vantaggio quando dai piani inferiori abbiamo sentito un ruggito spaventoso che ha fatto tremare le pareti. Perfino i Volturi hanno avuto paura e si sono allontanati da noi. Perfino Aro sembrava sconvolto. Sembrava un licantropo, ma più potente. A quel punto Jacob ci ha intimato di ritirarci e di allontanarci il più in fretta possibile e che sarebbe andato lui a prendere Dillon e la sua amica. Mi ha implorato di fidarmi e di portare via tutti e quattro per la nostra incolumità e che ci avrebbe raggiunto appena possibile nel punto convenuto, con i ragazzi.”

Samuel gettò uno sguardo stupito ad Edward tenendo stretto il volante. “E secondo te cosa era successo nei sotterranei? C’era davvero un altro licantropo?”

Edward esitò e fissò gli altri che annuirono in silenzio. “Credo che fosse Dillon.”

Samuel frenò in secco e le due coppie non andarono a sbattere soltanto grazie ai loro riflessi soprannaturali. “Cosa?!” gridò Samuel “Mi stai dicendo che Dillon è un licantropo anche lui?”

“In parte lo è. Per via di suo padre. E in parte è anche vampiro.” spiegò Edward.

“Ma Carlisle diceva che non si è mai trasformato per via di un equilibrio tra la natura di lupo e quella di vampiro.” intervenne Jasper. “Come se si controllassero a vicenda. Un equilibrio instabile ma pronto a esplodere.”

“Quindi detto in termini scientifici.” osservò Samuel sconvolto. “Il vampiro ha fatto incazzare il lupo di brutto...”

“Forse hanno fatto del male alla sua amica.”mormorò Bella pensierosa.

“In quel caso dobbiamo affrettarci.” disse Samuel ripartendo di corsa. “Speriamo che Jacob li abbia portati alla spiaggia.”

“Comincio ad essere preoccupato anche per lui...” ammise Edward domandandosi se avesse fatto bene a lasciare il genero da solo.

“Guardate laggiù!” gridò Alice “Devono essere loro.” Edward girò lo sguardo nella direzione indicata dalla sorella e vide due forme umane distese sulla spiaggia. Quelle che ad un occhio umano dovevano sembrare due puntini scuri indistinti si rivelarono alla sua vista vampira come la figura di un ragazzo biondo avvolto in un mantello nero e quella di una giovane donna dai capelli scuri vestita di rosso.

Samuel pigiò il piede sull’acceleratore e portò l’auto al massimo della velocità fino a raggiungere la striscia di terra dove si trovavano i due ragazzi. I quattro vampiri si precipitarono fuori dalla macchina incuranti dei raggi del sole che cominciarono a far risplendere la loro pelle. Samuel li seguì a ruota chinandosi su Dillon con ansia paterna. Edward lo stava già visitando, tastandogli il polso, le pulsazioni della gola come aveva imparato da Carlisle, mentre le ragazze si dedicavano a Laura. Dillon respirava regolarmente e non sembrava aver riportato ferite gravi. “Se la caverà, ma ha bisogno di cure. E´ stremato, poverino.”

“Edward” chiamò Bella. “C’è qualcosa che dovresti vedere.” Il vampiro si precipitò al fianco della moglie che gli stava mostrando l’inconfondibile segno di un morso sul collo di Laura. I segni vitali della ragazza erano molto tenui.

“Spero non sia troppo tardi.” mormorò Edward addolorato.
 

Al funerale non c’era molta gente. Dillon non ricordava come fosse arrivato lì, nel cimitero coperto di neve, con indosso un abito scuro e un cappotto nero, mentre stringeva tra le mani una rosa rossa. Stordito, con la vista sfocata, circondato da suoni ovattati, avanzò lentamente per poter posare il fiore sulla lapide grigia. Laura.

Dillon scoppiò a piangere, incapace di sopportare tutto quel dolore. Le voci dei Cullen, accorsi per consolarlo, risuonarono distanti.

Non c’era nulla che tu potessi fare.” disse Renesmee.

Non avrebbe vissuto a lungo, adesso non soffrirà più.”bisbigliò Carlisle.

Voleva salvarti la vita.” spiegò con dolcezza Bella. “Ti voleva bene.”

Dillon non trovò nessun conforto in quelle parole. Al contrario si sentì ancora peggio, pieno di sensi di colpa e cominciò a tremare singhiozzando.

Dillon!”stavolta distinse più chiaramente la voce di Edward. “Dillon!” Sentì perfino la sua mano sulla spalla che lo scuoteva. “Dillon, svegliati!”


 

Dillon aprì gli occhi e si ritrovò sdraiato nella camera che aveva occupato in Scozia. Era stato rivestito con una T-shirt grigia e un pantalone di tuta, la ferita all’addome era stata medicata e seduto accanto al suo letto c’era Edward che gli sorrideva sereno con gli occhi di un’ambra acceso. La luce del sole che filtrava dalle persiane socchiuse, gli disegnava dei frammenti di diamante sulla pelle.

Dillon rilassò il respiro: aveva avuto un incubo. Eppure non era ancora tranquillo.

“Come ti senti?” chiese il vampiro premurosamente. “Hai dormito per tre giorni...”

“Laura...” mormorò Dillon “Lei è...”

Edward capì “Lei è viva, Dillon. E´sopravvissuta.”

Dillon stava per piangere dal sollievo. Poi si rabbuiò. “L’ho morsa, Edward. Ho bevuto il suo sangue...”

“Sei stato tu, allora?” rispose l’altro. “Lo avevamo ipotizzato quando abbiamo visto la cicatrice sul suo collo. Sembrava diversa da quelle che lasciano i vampiri ma non preoccuparti: non l’hai uccisa e nemmeno...”

“Trasformata?” azzardò Dillon col fiato sospeso. Il vampiro sorrise e gli poso la mano su un braccio.

“No, Dillon. E´ ancora umana. A quanto pare, non sei velenoso.”

“Sta...bene?”domando incredulo sollevandosi sui gomiti.

“Sta riposando nella stanza qui vicino. Carlisle ed Esme si stanno prendendo cura di lei. Posso assicurarti che è in ottime mani.”

“Posso vederla?”chiese Dillon mettendosi a sedere. Quel movimento gli causò delle fitte di dolore alla testa.

“Tra poco, dovrebbe svegliarsi presto.”Edward guardò verso la porta. “Nel frattempo c’è qualcuno che vorrebbe vederti. Una persona che in questi tre giorni non ha fatto altro che vegliare su di te. Che ne dici di farla entrare?”

Dillon annuì poi lo trattenne. “Edward, Aro mi ha mostrato i miei ricordi...ho scoperto chi sono...”

“Lo abbiamo saputo anche noi. Carlisle in segreto ti aveva fatto un altro test. Abbiamo avuto il risultato poco prima di arrivare al castello.”

“E così sono...” cominciò Dillon ancora stupito. Edward si sedette accanto a lui.

“Mio nipote? Già, pare proprio di sì.” La voce calda e gentile del vampiro parve incrinarsi “Sei sempre disponibile a firmarmi le giustificazioni?”

Dillon sorrise ricordando la sua stessa battuta. “Beh, solo se farai sega a scuola per spassartela con me...” Risero entrambi e finirono per abbracciarsi. L’abbraccio di Edward era freddo ma in quell’abbraccio il ragazzo poteva sentire tutta l’emozione che il vampiro aveva faticato a trattenere. Dillon capì che da prima si era già affezionato ad Edward. Suo nonno?

Questi si staccò da lui sorridendo e indicò a Dillon la porta.

“Entra pure” disse Dillon alla persona in attesa. Aveva già capito di chi potesse trattarsi.

Renesmee entrò silenziosa, bella come un angelo nel suo maglioncino bianco, con i boccoli color rame sciolti sulle spalle ed i dolcissimi occhi scuri, pieni di lacrime. Lo guardò intensamente e sorrise asciugandosi gli occhi.

“Lo sapevo.” mormorò andando verso di lui. “Sentivo che eri tu.”

Dillon non riusciva ancora a credere che quella ragazza ventenne potesse essere sua madre, ma non poteva non provare pietà per lei: la avevano costretta a separarsi dal suo bambino, era una vittima quanto lui della malvagità dei Volturi.

“Mi dispiace.” le disse quando si fu seduta accanto a lui. “Mi dispiace tanto...” non sapeva cosa altro dire ma lo sguardo felice di lei lo mise a tacere.

“David...”pronunciò Renesmee prima di abbracciarlo e scoppiare a piangere nuovamente contro la sua spalla. Dillon ricambiò l’abbraccio, cercando di consolarla accarezzandole i capelli.

“Va tutto bene...” le mormorò commosso. “Va tutto bene...”

Quindi era quello il suo vero nome. David Black. Non suonava male. Nemmeno David Cullen Black. Si chiese se lo avrebbe mai usato. Forse era ancor troppo presto.

“Jacob!” si ricordò ad un tratto. “Cosa ne è stato di lui?” chiese sciogliendo delicatamente l’abbraccio di Renesmee. “Era sceso a cercarmi nelle segrete e ci ha guidato fuori, lo avevano accerchiato dei vampiri...”

“Erano tutti delle mezze cartucce.” rispose una voce entrando nella stanza. “Niente di cui preoccuparsi.” Il licantropo sembrava in perfetta forma ad eccezione di un braccio fasciato. Dillon per la gioia si alzò in piedi, con qualche fatica, e gli si buttò tra le braccia. A dispetto del braccio ferito, Jacob lo avvolse in una stretta poderosa.

Dillon ripensò al momento in cui erano entrambi sotto forma di lupi e si erano ricongiunti tra le mura della cella.

Era bastato un sguardo per riconoscersi.

Dillon gli si era avvicinato e tremando aveva cercato rifugio verso quel lupo più anziano, l’unica luce nell’oscurità.

Jacob...Ho paura”

Non avere paura, so cosa provi, anche io l’ho vissuto...non avere paura di quello che sei. David, sai chi sono?”

Si sei mio padre…”

Ho tanto atteso questo momento...ti riporterò a casa figlio mio.”

Il lupo lo aveva attirato a sé restituendogli nel suo abbraccio una parte di sé stesso...pronto a fargli da guida in quel momento folle in cui aveva perso se stesso.

 

“Jacob vi ha raggiunto sulla spiaggia subito dopo il nostro arrivo.” spiegò Edward “Era ferito ma non voleva sentire ragioni: dovevamo prima occuparci di te e della tua amica. Vi abbiamo caricato tutti in macchina e all’aeroporto abbiamo trovato un piccolo aereo privato che ci aspettava. Sono stati Samuel e Carlisle a organizzare tutto. Adesso vi lascio soli per qualche minuto. Andrò a tenere a bada uno stuolo di parenti ansiosi che muoiono dalla voglia di vederti, ragazzo.”

Dillon abbassò lo sguardo e sorrise. “Scenderò tra poco.”

Edward annuì e lasciò la stanza dopo aver rivolto loro uno sguardo commosso e felice, mentre Dillon si ritrovò seduto sul letto, accanto a quelli che a tutti gli effetti erano i suoi genitori. Potevano sembrare due suoi coetanei, ma nell’espressione dei loro occhi erano evidenti i segni che il tempo e il dolore avevano lasciato. Adesso sembravano così emozionati e felici a causa sua, che Dillon non poté non esserne toccato, per quanto quella situazione fosse.. strana.

“Ho portato una cosa per te.”cominciò Renesmee. Tirò fuori dalla tasca una foto e gliela mostrò. Raffigurava Jacob e Renesmee, con lei che stringeva tra le braccia un neonato avvolto in un copertina bianca.

Loro due erano rimasti identici, mentre il bambino… faceva un certo effetto pensarci. Eppure Renesmee lo stava guardando con la stessa tenerezza con cui nella foto guardava il suo piccolo, come se quei ventun anni non fossero passati. Dillon ricambiò lo sguardo con un sorriso malinconico, ma dai suoi occhi gli sfuggì una lacrima che in silenzio gli rigò la guancia. Renesmee e Jacob si strinsero intorno a lui, abbracciandolo stretto.

“Siamo di nuovo tutti e tre insieme.” mormorò Jacob come se non gli sembrasse vero. “Adesso andrà tutto bene...faremo un passo alla volta.”

Il ragazzo annuì riconoscente: gli ci sarebbe voluto tempo per assimilare tutto ciò.

“Che ne dite di raggiungere gli altri?”propose dopo diversi minuti.

 

Dillon preferì cambiarsi prima di scendere, e dopo essersi infilato un jeans nero e una comoda camicia di flanella a quadri beige e neri, raggiunse la famiglia che lo aspettava nell’ampio soggiorno. Ancora non riusciva a pensarla come la “sua” .

Non aveva ancora messo piede nel soggiorno che si ritrovò tra le braccia Bella, pazza di felicità. La vampira prestò attenzione a non fargli male e si scostò per poterlo guardare bene in viso e accarezzargli il viso commossa. “David!”

Dillon si limitò a sorriderle. Era sua nonna...Poi fu la volta di Rosalie.

“Mi dispiace tanto...”cominciò tremando per l’emozione. “Spero di non averti turbato con quella lettera...”

“L’avevi scritta tu.”comprese Dillon ricollegando i dettagli. “Non scusarti. Mi è stata di vero conforto. E ho visto il ricordo di te quando mi hai portato all’agenzia delle adozioni. Ti sei presa cura di me, e ti ringrazio.”

Quelle parole non fecero che commuovere ancora di più la vampira bionda che si mise a singhiozzare contro la sua spalla. Dillon sospirò e sorrise restituendole l’abbraccio. “Quando tocca a me? Spostatevi.” brontolò Emmett spingendo da parte Alice e Jasper. “Dov’è il mio nipotino!” Il vampiro erculeo prese Dillon tra le braccia e lo sollevò da terra. “Lo dicevo che era lui! Io lo tenevo sui palmi delle mie mani per quanto era piccino...e guardatelo adesso! Ti ho cambiato un migliaio di pannolini quand’eri piccolo, ne avrò distrutti un milione prima di imparare. Ma sono diventato bravissimo!”

Dillon ridacchiò nonostante la presa stringente di Emmett. “Mi dispiace ma non li porto più!”

Anche Emmett rise e lo rimise a terra. “Non ti azzardare più ad andare a combattere i vampiri malvagi senza di me! Mi avete tolto tutto il divertimento...”

Dillon si lasciò andare a una risata e gli diede una pacca sulle spalle. “Non si discute.” I Cullen guardarono Emmett rassegnati e divertiti, mentre Dillon andò verso Alice e Jasper e li attirò a sé insieme. “Grazie anche voi!” disse semplicemente.

Alice arricciò le labbra. “A dire il vero non sono stata di grande aiuto. La tua presenza mi ha impedito di avere delle visioni più chiare, ma in compenso...ho avuto la più bella delle sorprese. Non mi capita spesso di sorprendermi.” La piccola vampira pronunciò commossa quelle parole, guadagnandosi un altro abbraccio da Dillon e Jasper. Quest’ultimo preferì mantenere il silenzio, lasciando che la stanza fosse invasa dai suoi sentimenti di contentezza. Dillon se ne lasciò travolgere guardandosi intorno. I Cullen gli sorridevano, ognuno abbracciato al proprio partner e lui pensò che non si trattava soltanto del potere di Jasper. Si sentiva davvero contento. Stare con loro non gli sembrava più innaturale come i primi giorni. Ma avrebbe imparato ad essere uno di loro?

 

Carlisle fece il suo ingresso ad un andatura umana dirigendosi verso di Dillon. Il suo atteggiamento era calmo e pacato ma il suo viso era raggiante e lo guardava con occhi pieni di commozione. “David” mormorò tendendogli le braccia. “Bentornato.” Dillon si lasciò abbracciare realizzando che era dovevanon essere state proprio le sue mani ad aiutarlo a venire al mondo. Aveva vissuto in prima persona il mistero della sua nascita, esaminato ogni analisi e ogni dettaglio per provare la sua vera identità. Doveva molto a quel vampiro, non se ne sarebbe dimenticato facilmente.

“Come ti senti?” chiese premurosamente il dottor Cullen tastandogli il polso. “Sono passati tre giorni. Eri allo stremo delle forze quando sei arrivato e avevi la febbre alta. Credo per via della trasformazione.”

“Sto bene, grazie.” mormorò nervosamente Dillon. Ripensare a quello che era successo gli dava i brividi. “Ho ancora un po’ di debolezza e mal di testa ma sto bene.”

“Forse dovresti mangiare qualcosa.” propose Renesmee avvicinandosi.

“Prima vorrei sapere cosa è successo.” obiettò Dillon. Prendendo posto su un divano. “Come avete fatto a trovarmi?” Renesmee sorrise e gli posò la mano sul braccio facendogli condividere i ricordi degli ultimi giorni. Dillon vide la scoperta da parte dei Cullen della sua fuga, la visione di Alice in cui compariva Laura e il coinvolgimento di Samuel. L’aiuto del detective era stato prezioso e le sue ricerche unite all’immagine della Sala dei Cesari che Esme era riuscita ad identificare, avevano condotto i Cullen e Jacob a Bracciano.

“Ho cercato di liberare Laura da solo.” ammise Dillon. “Ma siamo stati catturati. Aro mi voleva nella guardia e ho proposto uno scambio: me al posto di lei. Ma non credo che avrebbero rispettato l’accordo. Quando siete arrivati voi, Caius ha tentato di ucciderla e ci ha portato nelle segrete. Non ho potuto fare niente per salvarla. Quel vampiro mi ha trafitto con uno dei miei pugnali per farmi morire dissanguato, e stava per uccidere Laura.”

“Ma è stato allora che ti sei trasformato?”chiese Jacob

“No” disse Dillon a fatica. “Prima è arrivato Louis e ha messo al tappetto tutti i vampiri. Poi mi ha fatto bere il sangue di Laura.” Dillon abbassò lo sguardo inorridito, tra il mormorio sorpreso dei presenti.

“Poi ho perso il controllo e sono come scomparso...Mi sono sentito esplodere in preda alla rabbia. Mi sono ritrovato in un altro corpo. Il corpo del lupo.”

“E hai fatto tutti a fettine.” concluse Jacob. “Compreso Caius.”

“Questa ultima parte ce l’ha raccontata Jacob.” disse Carlisle. “ Sembra che la mutazione si sia conclusa. E le mie ultime analisi lo confermano, David: adesso è comparso il 24 cromosoma. Si direbbe che tu abbia trovato la tua natura: un vampiro mutaforma” Dillon fu scosso da un brivido.

“E cosa sarebbe?”

“Qualcosa di unico e di potente.”lo rassicurò Carlisle. “Hai ereditato i poteri e le abilità di entrambe le nature, in contrasto tra loro ma sono tenute in equilibrio dalla tua natura umana. Penso che potrai imparare a controllarle senza difficoltà. Non hai motivo di preoccuparti.”

“Ho quasi ucciso la mia migliore amica!” protestò Dillon. “E sono diventato quell’essere feroce. Non so neanche come ho fatto, ma ho avuto un impulso omicida e ho fatto a pezzi tutto quello che incontravo.”

“Solo i vampiri che volevano ucciderti.” gli ricordò Jacob.”E non hai fatto del male né a me né a Laura. Anzi quando ti ho trovato la stavi proteggendo, eri preoccupato per lei.”

“Lo sono ancora.” ammise Dillon. E se Laura avesse avuto paura di lui da quel momento e non avesse mai più voluto rivederlo? Quel pensiero gli provocò una fitta di dolore, per quanto una simile reazione fosse comprensibile. Adesso aveva quasi paura di andare a trovarla in camera sua.
A distoglierlo da quei pensieri fu l’improvviso arrivo di Esme che gli andò incontro con le braccia aperte ed un sorriso raggiante. “David, che gioia!” esclamò con calore. Dillon fu sinceramente felice di rivedere anche lei e accettò volentieri anche il suo abbraccio. Gli abbracci erano diventati una rarità nella sua vita da quando aveva perso i genitori adottivi, invece quel giorno aveva perso il conto di quante volte era stato abbracciato in meno di un’ora. Il pensiero lo fece sorridere.

“E´così bello riaverti con noi, mio caro! Non ho mai perso le speranze, in tutti questi anni.” disse la vampira. “ Sei sano e salvo, e anche la tua amica sta bene. Si è appena svegliata e immagino che vorrai vederla.”

Dillon esitò e non aggiunse altro. Esme si rivolse al marito. “Credo che potresti toglierle la flebo, tesoro. Vuoi visitarla?”

Carlisle annuì e si avviò verso le scale. “Sì, devo fare un confronto con i risultati delle analisi. Se è sveglia potrò farla una visita completa.”

Dillon sussultò preoccupato. “Laura è molto malata. Deve prendere delle medicine speciali...dovrebbe tornare in ospedale.”

Carlisle lo guardò sorpreso e poi si scambiò uno sguardo con Edward. “Sì, mio figlio mi ha accennato qualcosa, ma stai tranquillo non hai nulla di cui preoccuparti, anzi credo che dovresti salire a trovarla. Te ne renderai conto da solo.”

Rendermi conto di cosa? Dillon cominciò a temere il peggio eppure lo sguardo di Carlisle era sereno, quasi gioioso e non presagiva nessuna cattiva notizia. Qualcosa doveva essere accaduto. Lo percepiva. Il dolore alla testa e l’ansia gli fecero rinunciare ad usare la telepatia, così con una strana tensione si decise a seguire Carlisle ed Esme al piano di sopra, verso la camera di Laura senza sapere cosa aspettarsi di preciso. Di qualunque cosa si trattasse l’avrebbe affrontata.


 

  
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