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Autore: Saigo il SenzaVolto    11/10/2020    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore' e de 'La Battaglia di Eldia'
Il Villaggio della Foglia ha una lunga serie di precedenti nella formazione di alcuni dei più pericolosi e famigerati Ninja Traditori che abbiano mai messo piede sulla Terra: Orochimaru, Kabuto, Obito, Itachi, Sasuke... era solo questione di tempo quindi prima che ne producessero un altro. Ma nessuno, specialmente Naruto, si era aspettato che il prossimo Nukenin sarebbe stato Boruto Uzumaki, il prodigio di Konoha. Questa è la conclusione della sua storia, e di tutto ciò che ha generato. Una nuova Guerra sembra aleggiare inevitabilmente all'orizzonte. La Quinta Guerra Mondiale.
Una Guerra per porre fine a tutte le Guerre.
Uno scontro tra Bene e Male. Tra Luce e Oscurità. Tra Shinobi e Guerrieri. Tra Famiglia e Famiglia.
Riuscirà Naruto a rimettere insieme la sua famiglia spezzata? Oppure la sua storia terminerà così, schiacciata sotto la morsa crudele ed implacabile del Destino?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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ATTACCO A SORPRESA




01 Giugno, 0022 AIT
Villaggio della Foglia, Terra del Fuoco
Campo di Addestramento n°14
10:15

Naruto tenne gli occhi chiusi, spingendo i suoi sensi all’esterno. Anche questa volta, com’era abituato da sempre grazie alla sua Modalità Eremitica, riuscì perfettamente a percepire ciò che lo circondava. Sentì la presenza degli uccelli. Sentì la presenza delle piante. Sentì persino la presenza degli insetti nell’erba. Ogni forma di vita attorno a lui, senziente o meno, non poté sfuggire alla sua abilità di percezione. Ed in mezzo a tutto quel mare di energia silente, i suoi sensi non poterono fare a meno di sentire una particolare segnatura di chakra che si stava profilando accanto a lui.

L’Eremita delle Sei Vie.

“Ancora,” intonò Hagoromo, picchiettandolo sulla spalla con il suo bastone nero.

Il biondo emise un brontolio di dispiacere, ma obbedì. Era la decima volta, quel giorno, che tentava di espandere la propria anima verso l’esterno. E come tutti i tentativi precedenti, stava fallendo miseramente. La sua frustrazione stava raggiungendo il limite. Forse era una causa persa. Forse era semplicemente incapace di usare il Ninshū, pensò. Ma col cavolo che si sarebbe arreso per una ragione del genere.

Anche con gli occhi chiusi, riuscì chiaramente a sentire l’anziano Otsutsuki che annuiva per la sua determinazione. Il loro obiettivo era troppo importante per mollare. Naruto sospirò, liberando la mente, e riprese a distribuire la sua energia verso l’esterno. Un respiro alla volta, uno dopo l’altro. Smettere di pensare, smettere di ragionare. Chiudere la mente, liberare la coscienza.

Li sentì, ancora una volta. Una farfalla stava svolazzando attorno a lui. Un cervo si abbeverava ad un corso d’acqua lì vicino. Gli steli d’erba si piegavano sotto al soffio della brezza. L’energia del mondo, l’energia della vita, stava pulsando come sempre attorno a lui. Nulla era cambiato rispetto a prima.

L’Eremita batté il bastone sul terreno, facendolo trasalire.

Naruto aprì gli occhi di scatto, sorpreso da quel gesto, e lo guardò di sbieco. Hagoromo stava sudando. I suoi occhi si accigliarono nervosamente. “Che succede?” domandò.

L’anziano essere non rispose, il suo volto pallido e gli occhi sgranati. Naruto esitò, incerto su cosa pensare, quando all’improvviso sentì i peli sul suo collo rizzarsi per il terrore.

Fu allora che notò che qualcosa non andava.

Di colpo, la foresta attorno a lui era diventata silenziosa. Troppo silenziosa. Sparite erano le farfalle, e anche i cervi, e gli insetti. Le piante erano silenziose, l’aria stagnante, e gli animali fuggiti per un qualche motivo. Un soffio di vento gelido lo squassò. I suoi occhi tornarono su Hagoromo. Stava tremando, adesso. Naruto seguì lo sguardo dell’anziano. Seguì il flusso della coscienza. Seguì il suo istinto allenato che lo spinse a girarsi e guardare verso un albero dietro di lui.

E lo vide.

“…no,” pensò con orrore. “Non può essere!”

L’intruso stava seduto lì, sopra il ramo di una quercia. Casualmente, quasi. Una gamba penzolava giù dal ramo, e l’altra lo reggeva in equilibrio con una casualità meschina e burbera. Le sue braccia erano incrociate sotto ad un mantello scuro, mentre il busto s’inclinava in avanti, dondolando come un fanciullo. Naruto vide la sua cappa ondeggiare al vento, nera come la notte e minacciosa come il buio della tempesta. Li fissava, dall’alto verso il basso, con un solo occhio gelido ed un sorriso predatorio che gli incurvava le labbra. Poi, in meno di un secondo, scese dall’albero, cadendo verso il terreno. Sembrava una creatura ultraterrena. Il suo mantello si gonfiò, e i suoi piedi toccarono il suolo senza il minimo accenno di rumore.

Vedendolo così da vicino, il Settimo Hokage rabbrividì, mentre il nuovo ospite prese ad avvicinarsi a loro con passo lento. “Bene, bene, bene,” disse loro Boruto Uzumaki. “Guarda chi si vede finalmente lontano dalla Torre dell’Hokage.”

Naruto e Hagoromo sembrarono riscuotersi alla vita di scatto. In meno di un secondo, i loro corpi si mossero per balzare lontano dall’intruso, posizionandosi uno accanto all’altro. Non fecero nemmeno in tempo a battere ciglio che vennero istantaneamente rivestiti dalle loro cappe energetiche, una dorata e fiammeggiante e l’altra bianca e fluttuante. Naruto sentì le sue emozioni cominciare a ribollire furiosamente: rabbia, sorpresa, stupore, e molto altro ancora; talmente forti da svuotargli la mente e fargli perdere la ragione. Il suo respiro stava diventando sempre più affannoso.

Suo figlio si trovava finalmente dinanzi a lui.

“Boruto Uzumaki,” disse allora l’Eremita. Afferrò il biondo accanto a lui per la spalla, trattenendolo dal fare mosse azzardate. “Perché sei qui?”

Naruto sentì un brivido freddo percorrergli la schiena mentre suo figlio sorrideva. Il suo corpo stava diventando sempre più insensibile. “Sono venuto solo per parlare, davvero,” rispose il Nukenin. Li fissò entrambi per un paio di secondi, prima di riprendere a parlare. “Anche se devo ammettere di essere sorpreso. Non mi aspettavo di trovarvi entrambi qui. Beh, meglio così. Questo mi farà risparmiare molto tempo.”

“C-Come hai fatto a venire qui?” sussurrò l’ex Hokage. La sua mente stava faticosamente lottando per ritrovare un minimo di lucidità. “La barriera avrebbe dovuto-”

“Per favore,” lo schernì il suo primogenito. “Come se non fossi in grado di aggirare le vostre inutili difese. Non la credevo così ingenuo, Settimo Hokage.”

Naruto sentì l’ansia azzannargli lo stomaco. Questo… Questo era impossibile. Cosa stava succedendo? Come diavolo aveva fatto suo figlio a raggiungerli così all’improvviso? A raggiungerli qui, nel Villaggio? Senza farsi scoprire, per di più. Cazzo, questa cosa era grave! Immensamente, orribilmente, indescrivibilmente grave! Konohamaru e Shikamaru avevano aumentato le misure di sicurezza dopo il massacro del clan Nara. Ma adesso, adesso non erano servite a nulla! Era una cosa inquietante! Come diavolo aveva fatto Boruto ad entrare nei confini della Foglia senza destare l’allarme? Era letteralmente impossibile!

“Cosa? Voi avete potuto raggiungermi mentre ero nascosto nella mia umile dimora e adesso pretendete che io non faccia lo stesso?” domandò sarcasticamente Boruto. Era come se gli avesse letto nel pensiero. Il Settimo Hokage snudò i denti in un ringhio mentre lo vedeva avanzare imperterrito, sorridendo con ironia.

Naruto sentì Kurama iniziare a ringhiare nella sua mente. Fece un minaccioso passo in avanti. Le sue braccia tremarono per lo sforzo di trattenersi dal saltargli addosso. Se suo figlio era qui, se era riuscito a raggiungerli senza farsi notare, allora tutto il Villaggio era in pericolo. Doveva fare qualcosa. Boruto era riuscito ad avvicinarsi senza farsi percepire nemmeno da lui e l’Eremita. Era… Era una cosa mostruosa. Non sapeva come fosse possibile, ma doveva darsi una mossa ed allertare gli altri. Sarebbe bastata una sola pulsione di chakra diretta a Shikama-

“Ah, ah, ah! Niente mosse azzardate,” li richiamò subito il Ninja traditore, schioccando la lingua. Fissò lui e l’Eremita al suo fianco con uno sguardo freddo e minaccioso, sollevando una mano ed incrociando le dita come per farle schioccare. “Ho piazzato una bomba a distanza nel distretto centrale del Villaggio. Se tenterete di fuggire o allertare qualcuno, la farò detonare all’istante.”

Hagoromo e Naruto esitarono, impallidendo di colpo. Boruto sorrise maniacalmente. “Questo è l’unico avvertimento che vi concedo,” dichiarò.

Passarono diversi secondi di silenzio teso e assoluto. Naruto iniziò a sudare freddo, sbiancando come un morto. Il suo corpo tremò violentemente per la rabbia, pronto a balzare all’attacco, ma l’Eremita lo tenne saldamente fermo con la sua presa irremovibile. Si scambiarono un’occhiata. Il Rinnegan dell’Otsutsuki era solenne e serio mentre fissava i suoi occhi sgranati, e gli stava silenziosamente ordinando di trattenersi. Naruto esitò di colpo quando finalmente riuscì a leggere le parole contenute nel suo sguardo.

Se uno di loro due avesse fatto qualche mossa azzardata, migliaia di vite sarebbero state perse all’istante.

Quella consapevolezza gli fece raggelare il sangue come se la sua temperatura corporea fosse calata drasticamente. Naruto trattenne la sua furia crescente, serrando i denti in un moto di impotente frustrazione. Guardò il volto ghignante di suo figlio con un ringhio ferale, alimentato dalla rabbia di Kurama. Quell’espressione che Boruto stava facendo… la odiava immensamente. Oh, quanto la odiava. Era feroce, inflessibile, malvagia. Un’espressione di vittoria talmente cupa e oscura da fargli agitare le viscere. Quell’espressione che faceva sempre quando sapeva di aver già vinto, quando sapeva di averli messi sotto scacco prima ancora di dover muovere un solo dito.

Era immensamente irritante.

L’ex Hokage vide Hagoromo iniziare a levitare sul terreno. “Che cosa vuoi?” domandò l’anziano Otsutsuki, cauto, fissando il giovane dinanzi a lui con uno sguardo solenne e calmo.

Boruto – con sommo stupore di entrambi – scrollò le spalle in un moto disinvolto, abbassando la mano con le dita pronte a schioccare. Il suo sorriso, tuttavia, si fece più sottile e malvagio di prima. “Ve l’ho detto, voglio solo parlare,” rispose, canticchiando allegramente. Allargò le braccia sotto il suo mantello scuro, cercando di apparire innocuo. “Non ho intenzione di iniziare un assalto contro di voi. Non ancora, perlomeno.”

Naruto assottigliò gli occhi con evidente sospetto dopo quella risposta. Non riuscì a percepire nessuna falsità in lui, nemmeno tramite le abilità empatiche di Kurama. E a giudicare dall’espressione sorpresa dell’Eremita, anche lui doveva aver raggiunto la sua stessa conclusione. Suo figlio stava dicendo la verità. Ma perché? Qual era il suo obiettivo, allora?

“…smettila di prenderci in giro!” esclamò ancora lui, cercando di riprendere il controllo della situazione. Raddrizzò leggermente la schiena, aumentando l’intensità della sua cappa fiammeggiante. L’erba attorno a lui iniziò a bruciare per il calore che stava emettendo. “Perché sei venuto qui, davvero? Per parlare?! Non dire assurdità! Di che cosa vorresti mai parlare arrivati a questo punto?”

Boruto lo ignorò bellamente, come se non avesse proprio aperto bocca. Fissò l’Eremita con un sopracciglio incurvato, studiandone il Rinnegan con uno sguardo privo di emozione. “Vedo che finalmente hai deciso di rivelare la tua identità, vecchio,” si limitò a dire tranquillamente, con un tono da conversazione. Fece un sorriso ironico con le labbra. “Devi davvero essere arrivato sull’orlo della disperazione per decidere di compiere una mossa simile. Stanco di recitare ancora la parte del monaco?”

Naruto sentì una vena pulsargli rabbiosamente sulla fronte. “OHI!”

“Non sei stato certo un avversario facile da prevedere, mio caro giovane,” ribatté Hagoromo, sorridendo a sua volta. La sua espressione non tradì nessuna emozione se non divertimento. “Viste le tue ultime azioni, ho pensato che rivelarmi a tuo padre fosse la soluzione migliore.”

Boruto annuì. “Beh, almeno mi farà risparmiare tempo,” ammise lentamente.

“EHI, SMETTETELA DI IGNORARMI!” urlò rabbiosamente Naruto, fissandoli entrambi con un uno sguardo misto tra l’irritazione e l’esasperazione. Come diavolo potevano conversare così tranquillamente tra di loro? Possibile che non si rendessero conto della situazione? La Volpe dentro di lui non poté fare a meno di ridacchiare con sarcasmo.

Boruto si voltò verso di lui, fissandolo con superficialità e disappunto. “Stia calmo,” sospirò, scuotendo la testa. “Mantenere la calma dovrebbe essere una regola primaria per qualsiasi Ninja. Onestamente, a volte non mi capacito proprio di come lei abbia fatto a diventare Hokage, Settimo.”

Naruto rimase a bocca aperta, ferito nell’orgoglio. Suo figlio, un criminale, lo stava rimproverando di essere impulsivo? Cazzo, questa non se l’era aspettata. Persino l’Eremita delle Sei Vie lo stava guardando con un sorriso pieno di compassione dopo quella scena, scuotendo la testa in un gesto affettuoso. “NON TI CI METTERE ANCHE TU!” gridò, fissandolo con imbarazzo. Se non fosse stato per la cappa fiammeggiante che lo rivestiva, sarebbe certamente diventato paonazzo per la vergogna.

Un guizzo elettrico inaspettato mise fine a quella farsa in meno di un millisecondo. Naruto e Hagoromo si riscossero di colpo, prima di trasalire fisicamente non appena videro Boruto emettere una minuscola scarica elettrica verso il terreno. L’erba ed il suolo ai suoi piedi vennero bruciati all’istante.

“Basta giochetti,” intonò gelidamente il Nukenin. Sollevò nuovamente la mano destra, unendo assieme il dito indice e il medio. “Se non volete che mezza Konoha salti in aria, state zitti ed ascoltatemi.”

Il Settimo fece per protestare, ma l’Eremita gli mise di nuovo una mano sulla spalla, facendolo trasalire. “Fermo, giovane Naruto,” ordinò.

L’ex Hokage lo fissò con sconvolgimento. “Cosa?” sussurrò, incredulo. “Sei impazzito? Vuoi davvero assecondare la sua richiesta?”

L’anziano essere tenne gli occhi sempre puntati sul nemico. “…non abbiamo scelta,” ribatté. “Se rifiutassimo, tuo figlio farebbe esplodere la bomba nel Villaggio. Non possiamo rischiare la morte di innumerevoli innocenti per così poco. Dobbiamo lasciarlo fare.”

Naruto serrò impotentemente i denti, combattuto. Anche se si era ritirato dalla carica, il suo precedente mandato da Hokage gli imponeva ancora adesso di assicurarsi della sicurezza del Villaggio. Ed una minuscola parte di lui, quella più emotiva, gli stava silenziosamente ordinando di ascoltare suo figlio per potergli parlare. Per poter tentare ancora una volta di fermarlo e mettere fine a questa Guerra. Questa… Questa era un’occasione unica. L’occasione perfetta per riuscire a fargli abbassare la guardia e catturarlo. Non poteva lasciarsela sfuggire.

Hagoromo e Naruto esitarono, sudando copiosamente mentre riflettevano in silenzio. La situazione in cui erano finiti era decisamente poco piacevole. Erano stati messi sotto scacco. Non potevano fare altro che assecondarlo, arrivati a questo punto. Con riluttanza, perciò, fecero entrambi un cenno col capo per spingerlo a continuare.

Boruto sorrise a quella visione. “Questa Guerra… non può continuare in questo modo,” iniziò allora a dire il giovane, la sua voce bassa e priva di emozione. Fissò suo padre e l’anziano essere con uno sguardo perforante. “Il mio Impero sta diventando sempre più forte ogni giorno che passa. Ma per quanto io mi sforzi, per quanto impegno stia mettendo nel consolidare e stabilizzare le fondamenta del nuovo governo, le cose non andranno comunque come dovrebbero. Il mio esercito è forte, ma lo è anche il vostro.”

Il Settimo sbiancò improvvisamente. Possibile che Boruto sapesse…

“Sì, ne sono a conoscenza,” lo incalzò ancora lui, leggendo le sue intenzioni come se gli fossero scritte in faccia. “So che state assemblando un esercito nella Capitale, Nanadaime. E la conclusione a cui sono giunto è esattamente uguale alla vostra. Se i nostri eserciti dovessero scontrarsi in battaglia, le perdite umane da entrambi i lati sarebbero numericamente disastrose.”

Naruto fece un passo in avanti, minaccioso, ringhiando. “E di chi credi che sia la colpa?” esclamò. “Tutto questo si sarebbe potuto evitare se tu non avessi-”

“Se io, cosa?” ribatté prontamente il guerriero, sfidandolo col suo occhio gelido. Naruto serrò i denti con rabbia. “Crede che abbia avuto scelta, Hokage? Non potevo lasciare che la Rivoluzione e la mia gente crollassero definitivamente. La nostra è l’unica speranza che rimane al mondo per riuscire finalmente a sovvertire il vostro sistema corrotto e antiquato. Un sistema che ci sta lentamente portando tutti alla morte. Per cui, era inevitabile. Io dovevo fare ciò che ho fatto. Il fatto stesso che la gente mi sostiene nonostante le mie azioni dimostra che ho ragione.”

Naruto fece per parlare, ma Hagormo lo batté sul tempo. “No, ragazzo mio, ti sbagli,” disse seriamente. Levitò leggermente sopra il terreno, tenendo sempre una mano salda sulla spalla di Naruto. “Sei tu che stai portando alla morte questo mondo. Te l’ho già detto: se non poniamo fine a questa guerra, una volta che gli Otsutsuki ci raggiungeranno non avremo speranza di sopravvivere. L’umanità si estinguerà per sempre, ed il tuo sogno di un mondo unito e privo di conflitti resterà solamente un sogno. Ne sei consapevole, vero?”

L’ex Hokage rimase completamente in silenzio mentre osservava il volto di suo figlio che si contraeva. Fece una smorfia mista tra l’irritazione e il divertito. “…non posso negarlo,” ammise lentamente. “Ma è proprio per questo che sono venuto qui, oggi. Per cercare un accordo.”

Sia Naruto che l’Eremita delle Sei Vie trasalirono dopo quelle parole. “Un… accordo?” ripeté il biondo.

Boruto annuì, il suo movimento veloce come quello di un uccello. “Un accordo,” confermò. “Ve l’ho già detto, in fondo. Le vostre Nazioni Alleate non possono vincere perché noi ci rifiutiamo di combattervi direttamente sul campo di battaglia, ed il mio l’Impero non può vincere a sua volta perché state recuperando i danni che vi abbiamo inflitto ed assemblando un esercito immenso. Per cui, se vogliamo evitare una strage, l’unica soluzione che ci rimane è scendere a compromessi.”

“E quale sarebbero questi compromessi?” domandò seriamente Naruto, la sua faccia una maschera di rabbia. Ancora adesso non sapeva se poter effettivamente credere o meno alle sue parole.

Suo figlio allargò le braccia, sorridendo feralmente verso di loro. “Uniamoci assieme!” rispose. “Se vogliamo riuscire a portare davvero la Pace nel mondo, allora l’unico modo per riuscirci è unire assieme le nostre forze! Possiamo mettere fine a questa guerra qui ed ora, se lo vogliamo! Tutto ciò che dobbiamo fare è allearci!”

Naruto e Hagoromo esitarono per diversi secondi, pallidi ed incerti su cosa pensare. Si scambiarono una lunga occhiata dopo quelle parole. Ciò che il Nukenin stava dicendo… era vero? O era soltanto una farsa? Non c’era modo di dirlo veramente. Ma qualunque fossero realmente le sue intenzioni, si sbagliava di grosso se credeva di poterli abbindolare con le mere parole.

“Stai dicendo,” dichiarò lentamente l’Eremita. “Che vuoi farci alleare con l’Impero?”

Come avevano dedotto, Boruto annuì di nuovo. “In un certo senso,” rispose con un sorriso strano. Fece due passi in avanti, portandosi ancora più vicino a loro. Naruto e Hagoromo riallungarono la distanza facendone altri due all’indietro. “La soluzione che vi sto proponendo è singolare, ma efficace: se accetterete di unirvi all’Impero e di giurare fedeltà alla mia causa, allora la Quinta Guerra Mondiale terminerà seduta stante. Ogni conflitto cesserà, e la nostra gente verrebbe unificata una volta per tutte. Sicuramente anche voi riuscite a vedere i vantaggi che questa scelta porterebbe alla salvaguardai del mondo, non trovate?”

Naruto non si lasciò fregare. “E che ne sarà dei Kage, e delle Nazioni che hai ingiustamente conquistato?” ribatté, solenne. “Che cosa succederà se decidessimo di allearci con te?”

“Ogni Kage verrà rimosso dalla sua posizione ed ogni Nazione verrà messa sotto al mio controllo, questo è ovvio,” rispose Boruto, come se fosse scontato. “So che non vi piacerà, ma non possiamo evitarlo. La vostra inutile burocrazia e l’arroganza dei Kage sono un ostacolo che deve necessariamente sparire se vogliamo unire davvero il mondo. Ma né voi, né nessun altro Shinobi verrà combattuto ed ucciso se accetterete questo compromesso finale. Ve lo assicuro.”

Il Settimo sentì la sua rabbia crescere come un inferno ineluttabile. Poteva chiaramente percepire l’intento negativo che si celava dietro le belle parole di suo figlio mentre parlava. Non si sarebbe lasciato abbindolare. “Stai mentendo,” ringhiò. I suoi occhi bestiali lo fissarono con una rabbia ed un disappunto a malapena contenuti. “Se credi di poterci ingannare con queste menzogne ti consiglio di lasciar perdere, Boruto. Ciò che vuoi realmente non è la pace del mondo, ma la sua conquista! Non ti permetterò di continuare a devastare la pace con le tue azioni!”

L’Eremita annuì. “Tuo padre dice il vero, ragazzo. Ormai il tuo giudizio è ottenebrato dall’odio. Non possiamo rischiare la salvaguardia del mondo per causa tua. Ma non è ancora troppo tardi per rimediare. Puoi ancora arrenderti e consegnarti alla giustizia, se lo vuoi. Non devi necessariamente percorrere questo sentiero, Boruto,” dichiarò.

L’occhio sinistro del giovane si assottigliò pericolosamente. Li fissò entrambi con uno sguardo pieno d’odio e gelida furia. “Non siete disposti a cedere, dunque?” domandò.

“Mai!” rispose prontamente Naruto. Si fece alto e solenne, la sua cappa fiammeggiante che ardeva con più forza ed energia di prima. “Figlio mio, per quanto detesti ammetterlo, tu sei diventato qualcosa che non può più essere ignorato. Se vuoi davvero mettere fine a questa guerra, allora consegnati a noi senza opporre resistenza. Non è ancora troppo tardi. Se lo farai, ti prometto che organizzeremo un accordo con l’Impero per mettere fine al conflitto ed assicurare la pace. Nessuno dei tuoi amici verrà giustiziato, e ci penserò io in persona ad assicurarmi della vostra sicurezza. Ma tu ed i Kara dovete pagare, che sia con l’esilio o con la prigionia. Questa storia deve finire, o il mondo non avrà alcuna speranza di resistere all’invasione degli Otsutsuki. Non abbiamo altra scelta.”

Hagoromo vide il volto di Boruto riempirsi di collera, ma non gli diede tempo di parlare. “Arrenditi, ragazzo,” disse con tono condiscendente. “Non hai speranza di vincere, a questo punto. Non ci alleeremo mai con te, ed io e tuo padre siamo troppo potenti. Non puoi vincere contro di noi. E anche se dovessimo cadere, Sarada ci sarà sempre per riuscire a fermarti. Perciò, se vuoi davvero farci raggiungere un accordo, se vuoi davvero salvare il pianeta, allora consegnati a noi, e tu e i tuoi amici avrete salva la vita.”

Naruto serrò i pugni con forza non appena vide il corpo di Boruto iniziare a tremare. Lo sguardo di suo figlio stava diventando sempre più ferale e animalesco, abbandonando ogni precedente traccia di umanità. L’Ex Hokage si preparò immediatamente a reagire, anche quando suo figlio abbassò la testa verso il suolo, coi suoi capelli che gli oscuravano il volto.

“Non è ancora troppo tardi,” udì parlare ancora l’Eremita alla sua destra. “Per favore. Non devi farlo per forza. Non devi necessariamente diventare un mostro come Vrangr.”

Passarono diversi secondi di silenzio. La radura e la foresta divennero silenziose e ferme come non mai.

Poi, ancora una volta, il Nukenin riprese a parlare.

“E qui, vecchio Eremita, è dove ti sbagli,” sussurrò il giovane. Aprì il Jougan di scatto, il suo volto una maschera d’odio e furia incontenibili. “Io sono un mostro. Un mostro che avete messo alle strette, e che per riuscire a sopravvivere dovrà ricorrere a misure drastiche!” ruggì ferocemente.

Quelle parole bastarono a frantumarlo completamente.

Naruto scattò in azione, liberandosi dalla presa di Hagoromo.

Il tempo delle parole era finito.

Si mosse in meno di un battito di ciglia, scattando verso il giovane con una rapidità inaudita. Lasciò perdere la bomba, lasciò perdere le minacce, lasciò perdere tutto. Suo figlio era lì, in quel momento, davanti a lui; ed era l’unica occasione che aveva per riuscire a fermarlo. Poteva farcela. Poteva bloccarlo prima che riuscisse a schioccare le dita. Nessuno poteva sperare di scappare da lui a quella distanza. Poteva catturarlo e mettere fine a questa Guerra. Poteva-

“Naruto! No!” udì gridare l’Eremita con sgomento.

L’ex Hokage non ebbe il tempo di rendersi conto dell’errore che aveva commesso.

Si voltò di scatto, sconvolto. In meno di un millisecondo, più veloce di quanto lo avesse mai visto muoversi prima di allora, suo figlio era completamente scomparso dal punto in cui si trovava prima, riapparendo alle spalle di Hagoromo. Quest’ultimo, ancora sorpreso dallo scatto d’ira dell’Hokage, non poté fare altro che sgranare gli occhi con sorpresa mentre Boruto gli afferrava ferocemente la braccia con le mani, tenendolo fermo. Poi aprì l’occhio destro a dismisura, snudando il Jougan con un moto più animalesco che umano.

E poi, ancora, appena l’Eremita si mosse per liberarsi, un vorticoso portale di chakra, simile ad un buco nero, guizzò improvvisamente alla vita sopra al suo volto, risucchiando Hagoromo al suo interno prima che potesse anche solo aprire le labbra per parlare. Naruto guardò, sconvolto e impotente, mentre il buco nero assorbiva l’anziano Otsutsuki con un sibilo minaccioso ed assordante, facendolo scomparire alla vista in meno di un battito di cuore. Poi, come se non fosse mai esistito, il buco nero si richiuse su sé stesso, svanendo completamente.

E nella foresta rimasero solo lui e suo figlio.

Naruto vide Boruto ghignare di trionfo. “Meno uno,” ansimò, sudando copiosamente. Il suo Jougan elettrico si posò allora su di lui. “Ora tocca a lei.”

Il Settimo Hokage ruggì rabbiosamente.

Non perse neanche un secondo. Le sue gambe balzarono immediatamente all’indietro, allontanandosi rapidamente da suo figlio. Ancora una volta, era stato troppo cieco ed emotivo per riuscire a leggere le vere intenzioni del Nukenin. Boruto non aveva mai avuto intenzione di parlare con loro per raggiungere un accordo. Il suo obiettivo era sempre stato riuscire a dividerli per catturarli. Li stava ripagando con la loro stessa moneta.

Non poteva permetterglielo. Non poteva lasciarsi cogliere impreparato una seconda volta. Non ancora, non di nuovo. Se il suo obiettivo era catturarlo, allora lui non lo avrebbe affrontato. Sarebbe scappato alla massima velocità, raggiungendo il Villaggio ed allertando tutti i suoi compagni del pericolo che stava-

‘Naruto!’ ruggì improvvisamente Kurama. ‘Voltati, moccioso!’

Il biondo sgranò gli occhi, ubbidendo, ma ormai era troppo tardi. Un secondo Boruto, un clone – o forse il vero Boruto che si era nascosto fino ad ora? Non c’era modo di dirlo – era misteriosamente apparso alle sue spalle, avvolto da una cappa elettrica e col volto contratto in un sorriso maniacale. Naruto trattenne il fiato e fece per attaccare, ma suo figlio era troppo vicino, e lo afferrò prima che potesse saltargli lontano o colpirlo.

Finì tra le sue braccia aperte ed in attesa come un allocco.

“Scappare? Davvero?” ridacchiò Boruto con disgusto. “Onestamente, lei è fin troppo prevedibile, Hokage!”

Naruto gridò, ancora sconvolto da ciò che era successo in meno di cinque secondi. Non sapeva come fosse possibile, ma suo figlio era letteralmente diventato immune alle sue abilità di percezione. Era riuscito a fregarlo, ancora una volta, muovendosi in accordo alle sue previsioni per poterlo catturare come in passato. Era stato un allocco!

L’ultima cosa che Naruto vide fu il Jougan di suo figlio che lo fissava con superiorità, prima che un secondo vortice oscuro gli comparisse dinanzi in meno di un millisecondo, risucchiandoli entrambi all’interno del suo centro. Poi, la sua vista venne oscurata ed i suoi occhi non videro più nulla.

Ed il mondo venne avvolto dal buio.
 


Tempo Sconosciuto
Luogo Sconosciuto

Hagoromo sussultò, atterrando pesantemente su un terreno sporco e maleodorante. Si rimise in piedi in un secondo, facendo leva sul suo unico braccio rimasto, e mosse la testa in tutte le direzioni per osservare ciò che lo circondava. E quando lo fece, la visione che lo accolse non gli piacque per niente.

Il mondo in cui si trovava non era decisamente la Terra. No, niente affatto. Era completamente diverso per poter anche solo essere paragonato alla Terra. Per pro, era più silenzioso, più calmo. Non si udiva nemmeno una forma di vita in mezzo a quel silenzio totale. Per contro, invece… era oscuro e marcescente, perennemente rivestito da una palude melmosa e puzzolente come una fogna. Per quanto lontano i suoi occhi riuscissero a vedere, c’erano solo alberi morti e spogli, pozzanghere di catrame bollente e immense pianure di melma nera per tutto l’orizzonte.

Non era decisamente una visione gradevole agli occhi di nessuno. L’anziano Otsutsuki si risollevò, rendendosi conto soltanto adesso di essersi completamente rivestito di melma maleodorante a causa della caduta. Le sue labbra emisero un sospiro rassegnato. Ancora una volta, Boruto aveva dimostrato di essere più veloce e astuto di quanto si fosse aspettato. Il suo Rinnegan non era nemmeno riuscito a percepire il suo movimento a causa della distrazione con Naruto, esattamente com’era successo in passato su Eldia. E a causa di questo, quel giovane ribelle era riuscito a fregarlo ancora una volta.

“Molto astuto, giovane Boruto. Molto astuto,” ridacchiò, rimproverandosi mentalmente.

Hagoromo si fissò la mano con amarezza. Avrebbe dovuto essere più cauto. Avrebbe dovuto aspettarsi una mossa del genere. Boruto non aveva mai avuto intenzione di trattare assieme a loro. Il suo unico intento era stato dividerli e confinarli in un’altra dimensione sin dall’inizio. Era per questo che aveva percepito tanta negatività in lui mentre parlava. Avrebbe dovuto aspettarselo.

Sospirò una seconda volta. Con tutta probabilità, anche il giovane Naruto aveva fatto la sua stessa fine, a quest’ora. Ma, a differenza sua, non sarebbe stato in grado di fuggire una volta intrappolato. Per cui, doveva trovarlo. Doveva agire in fretta e spostarsi da una dimensione all’altra fino a quando non l’avesse percepito, riconducendolo sulla Terra.

Sarebbe stato un processo lungo. Boruto era stato maledettamente furbo ad attuare questo piano. Sapeva che il flusso temporale non scorre nello stesso modo da un mondo all’altro – era stato lui stesso a rivelarglielo, in fondo – e dividere lui e Naruto in questo modo gli avrebbe fornito diverso tempo per agire indisturbato sulla Terra. Li aveva consapevolmente separati tra un mondo all’altro per fare in modo che potesse terminare ciò che aveva iniziato, senza che loro due potessero intralciarlo di nuovo. Una mossa maledettamente astuta, doveva ammetterlo.

Ma l’Eremita non si diede per vinto. L’unica cosa che gli restava da fare era rintracciare Naruto per riportarlo a casa. Non poteva fare altro, adesso. Questa dimensione in cui Boruto lo aveva mandato non era sicuramente in contatto diretto con le dimensioni vicine alla Terra. Boruto se n’era accertato quasi sicuramente. E in questo caso, non sarebbe stato possibile tornare lì con la stessa rapidità con cui era stato mandato qui. Era stato un viaggio di sola andata, senza ritorno. E poi, anche se avesse cercato di raggiungere direttamente la Terra, la Tecnica per spostarsi da un pianeta all’altro richiedeva molto chakra. Sarebbe comunque stato incapace di combattere Boruto se lo avesse raggiunto in quelle condizioni.

Per cui, sì… era stato fregato.

Hagoromo fissò quel mondo paludoso con sguardo solenne. Dal punto di vista dei terrestri, ci sarebbero voluti diversi giorni per ritornare sulla Terra. Settimane, anche, se voleva trovare Naruto. Non aveva tempo da perdere. Doveva darsi una mossa ed iniziare…

I suoi occhi pulsarono di colpo. L’anziano essere esitò, voltandosi immediatamente, puntando subito lo sguardo verso la direzione in cui aveva sentito quella pulsione di chakra. I suoi occhi si assottigliarono immediatamente. Non poteva essersela immaginata. Era certo di averla sentita. Scrutò l’orizzonte in lungo e in largo coi suoi sensi ed i suoi occhi, fino a quando non trovarono quello che stava cercando.

Eccola là.

Era a circa settanta chilometri di distanza, in mezzo alla melma e al fango. Una minuscola pulsione di chakra. Era sottile, debole, sfuocata. A malapena percepibile, come se fosse quasi ad un passo dallo spegnersi completamente. Un ultimo bagliore di vita prossimo alla morte. Eppure, era estremamente familiare. Hagoromo non sapeva come, non sapeva dove, ma era certo di aver già sentito quel particolare timbro di energia vitale. Era così… nostalgico. Così… familiare. Così simile al suo e a quello di Naruto, in effetti.

Ma questo era impossibile. Non aveva alcun senso. Non poteva essere. Non era in alcun modo contemplabile. Dopotutto, quel particolare tipo di chakra era appartenuto solo… non avrebbe avuto senso… non c’era spiegazione… era completamente irrazionale pensare che fosse…

…non poteva essere davvero… Indra…?

L’Eremita delle Sei Vie esitò per diversi secondi. Poi, i suoi occhi si sgranarono a dismisura.

La sua mente realizzò con orrore chi era colui che stava percependo.

“N-Non può essere!” esclamò, senza fiato. “Sasuke!”
 


Tempo Sconosciuto
Luogo Sconosciuto

Naruto atterrò con uno scroscio di tuono che gli fece sbattere una raffica d'aria sul volto, ottenebrandogli momentaneamente i sensi. Si riscosse dopo un paio di secondi, ansimando e rimettendosi furiosamente in piedi. La vista che lo accolse, non appena riaprì gli occhi, per poco non bastò a fargli esplodere il cuore dall’orrore.

Il luogo che lo circondava era letteralmente mozzafiato. Era buio, oscuro, silenzioso. Nessun suono si udiva nel mezzo di quel silenzio assoluto. Non c’era niente attorno a lui, se non migliaia e migliaia di strutture quadrangolari simili a cubi immensi che formavano delle colonne di diverse dimensioni e altezza che circondavano ogni cosa. Erano ovunque. Alla sua destra, alla sua sinistra, in basso, in alto, e persino sotto i suoi piedi. Queste colonne quadrangolari erano bianche, completamente diverse rispetto all’oscurità che regnava sovrana in quel luogo. L’aria, poi, era fredda e secca, e Naruto riusciva a vedere intense nuvolette di vapore uscire dalle sue labbra ad ogni respiro che faceva.

“D-Dove siamo? Che posto è questo?” esclamò, osservandosi attorno con circospezione.

Il suono di una risata sommessa lo fece trasalire. L’ex Hokage si voltò di scatto, assottigliando lo sguardo. Suo figlio era sempre davanti a lui, e lo stava guardando con uno sguardo vittorioso ed oscuro. Lo fissava con quel suo occhio strano, scrutandogli l’anima con quella pupilla fosforescente ed elettrica, mentre un sorriso crudele e ferale gli contornava i lineamenti.

“Le dò il benvenuto nella mia dimensione personale, Settimo Hokage,” disse, aprendo le braccia ed indicando lo spazio e l’oscurità che li circondavano. “Questo è il mio mondo: il Mondo Distorto!” dichiarò solennemente.

Naruto esitò. “…una dimensione personale,” dedusse, guardandosi attorno con stupore e circospezione. “Proprio come quella di Kakashi-sensei quando aveva lo Sharingan.” Fece del suo meglio per trattenere l’ansia che gli attanagliava le viscere. Francamente, era immensamente sorprendente vedere che suo figlio fosse riuscito a tenere nascosta un’arma del genere per tutto questo tempo. Nessuno aveva mai scoperto che fosse in grado di evocare una dimensione propria e personale. Era… un colpo di scena inaspettato.

Ancora una volta, suo figlio dimostrava di essere ben più imprevedibile di quanto si era aspettato.

Boruto annuì lentamente. “Esatto. Tuttavia, questa dimensione non è normale come potrebbe pensare. Non siamo più sulla Luna, dove l’avevo confinata in passato,” il Settimo si voltò di nuovo verso di lui dopo quelle parole. “Questo mondo è speciale. Chiunque entri al suo interno viene visto come una… minaccia, diciamo. Soltanto la mia presenza viene accettata da questo mondo.”

L’Uzumaki represse un brivido d’inquietudine all’udire ciò. “Che vuoi dire?” domandò, furente.

Il suo primogenito si limitò a sorridere. Poi però, prima che Naruto potesse aprire bocca per parlare di nuovo, i suoi sensi allenati gli urlarono di mettersi al riparo. Un attimo dopo, il suo corpo sentì qualcosa serrargli con una potenza smisurata le braccia e le gambe. Sgranando gli occhi, il Settimo Hokage lanciò un urlo di sorpresa e si guardò freneticamente attorno mentre degli strani tentacoli bianchi gli avvolgevano completamente gli arti, serrandogli il corpo con una stretta dolorosa e opprimente.

Il biondo impallidì, fissando quei tentacoli sinuosi e macabri con uno sguardo accigliato. “C-Che diavolo sono questi?” esclamò, inorridito.

Suo figlio ridacchiò crudelmente. “Gliel’ho detto: questo mondo vede tutti coloro che vi entrano come una minaccia,” spiegò solennemente, fissandolo con uno sguardo freddo e impassibile mentre lui si contorceva nei tentacoli. “Quei tentacoli assorbono il chakra di chiunque vi poggi piede a parte me. Non è possibile fermare questo processo. Essi continueranno ad apparire ed attaccarla per sempre. Non importa quanto a lungo lotterà, non importa quanto a lungo proverà a resistere, loro continueranno ad apparire ancora, e ancora, e ancora e ancora… fino a quando non le sarà rimasta nemmeno una sola goccia di chakra.”

Naruto rimase a bocca aperta, completamente travolto dall’orrore.

Boruto lo fissò coi suoi occhi eterocromi crudeli. “Questa è la maledizione del Mondo Distorto,” dichiarò. “E la mia più potente arma contro di lei!”

Il Settimo Hokage sentì la rabbia della Volpe inondargli la mente. Con un mero scatto delle braccia, tutti i tentacoli che lo avvolgevano vennero abbattuti dalla furia di Kurama, esplodendo in nebbiosi ammassi di carne e sangue. “Ci vuole ben altro per sconfiggermi, Boruto,” dichiarò solennemente. “Una trappola simile non basterà a fermarmi.”

Il biondo vide suo figlio inarcare un sopracciglio. “Lei crede?” esalò con divertimento. “Non mi stupisce. Lei è l’uomo più forte del mondo. E quel vecchio Otsutsuki di prima è in grado di viaggiare tra le dimensioni esattamente come me. Per cui, per quanto sia duro ammetterlo, non rimarrei troppo stupito se nemmeno questo piano riuscisse ad intrappolarla per sempre come speravo.”

“Lui dov’è? Dov’è l’Eremita?” domandò furiosamente Naruto.

Boruto scrollò le spalle con disprezzo. “Sinceramente? Non ne ho idea,” rispose, ridendo di gusto nel vedere la sua espressione stralunata dopo quell’affermazione. “Ho fatto in modo che quel portale lo conducesse nel mondo più lontano possibile da noi. In questo modo, ci metterà un bel po' di tempo prima di riuscire a trovarla, Hokage, ed io sarò libero di continuare a portare avanti la mia opera senza che voi due mi mettiate ancora i bastoni tra le ruote. Ingegnoso, non è vero?”

Naruto s’irrigidì di colpo all’udire ciò. Fissò il volto crudele di suo figlio con un misto d’incredulità e orrore. “N-No, non può essere! Che cosa vuoi dire? Che hai intenzione di fare?!” urlò, diventando sempre più frenetico di secondo in secondo.

“Il tempo non scorre alla stessa maniera in tutti i mondi, sa?” replicò allegramente il Nukenin. “Anche se l’Eremita riuscisse a trovare questo mondo grazie al suo Rinnegan, ci metterà comunque un bel po' prima di raggiungerlo. Secondo i miei calcoli… una settimana o due, circa. Forse anche di più, se sarò fortunato. Un bel po' di tempo per permettermi di agire indisturbato, non trova anche lei?”

Il biondo si bloccò, completamente a bocca aperta. Una settimana o due? Non poteva essere. Non poteva essere vero. Se suo figlio lo avesse lasciato lì, anche solo per un giorno, le cose sulla Terra sarebbero sicuramente precipitate in maniera indescrivibile! Avrebbe potuto compiere una strage, o abbattere il loro esercito, o persino distruggere il Villaggio della Foglia in una sola ora di tempo! Non doveva permetterlo! Non poteva restare rinchiuso qui! Doveva fermarlo! Doveva riuscire a fuggire e tornare a casa! Doveva trovare-

Un ennesimo tentacolo gli avvolse il braccio in quel momento. Naruto imprecò, liberandosi con una furibonda contrazione dell’arto. Subito dopo, con un comando mentale, la cappa di fiamme che lo avvolgeva aumentò d’intensità all’improvviso, e nove piccole sfere di chakra oscuro guizzarono alla vita dietro di lui. I tentacoli che lo avvolgevano avvizzirono ed esplosero mentre attivava la Modalità Eremitica delle Sei Vie in tutta la sua potenza. Davanti a lui, il biondo vide suo figlio attivare a sua volta la sua Scia di Fulmini per fuggire.

“Non farlo, Boruto!” urlò allora emotivamente. Doveva fermarlo. Doveva trovare un modo per convincerlo a ripensarci. Fece un passo in avanti, abbattendo un’ennesima ondata di tentacoli con una singola pulsione di chakra. “Ti prego, ti supplico, figlio mio! Fermiamo questa follia! Possiamo ancora rimediare! Possiamo mettere fine a questa guerra senza dover più spargere altro sangue!”

Quello lo fissò con i denti snudati in un ringhio velenoso. “Siete stati voi a rifiutare la mia offerta. Non ci saranno altre trattative!” sibilò.

“Se lo farai, il mondo ti odierà per sempre!” continuò a dire suo padre. “La gente avrà per sempre terrore di te! Ti prego, Boruto, non farlo! Non peggiorare ancora le cose! Per una volta nella tua vita, cerca di ascoltarmi! La Foglia ed il mondo non possono permettersi un’altra guerra! Perciò non farlo, figlio mio! Torna a casa da me! Torna dalla tua famiglia!”

Suo figlio esitò dopo quelle parole. Incredibilmente. Miracolosamente. Inaspettatamente. Si bloccò di colpo, irrigidendosi come una statua ed abbassando la testa. Naruto sgranò gli occhi, scioccato da quella reazione, ed osservò il giovane davanti a lui mentre il suo corpo tremolava ed i suoi occhi iniziavano a versare lacrime di rabbia e dolore. Ma suo figlio non sembrò curarsene, non sembrò nemmeno accorgersene.

Il Settimo Hokage fece per parlare.

“Lei è veramente patetico,” sputò invece Boruto, zittendolo all’istante. Naruto sentì il suo cuore contorcersi di dolore a quelle parole. “Un verme. Un parassita. Senza la Volpe sarebbe meno di niente! Il Kyuubi (Enneacoda) è l’unico motivo per cui è diventato Hokage! L’unico motivo per cui lei è amato nel Villaggio è per via della Volpe sigillata dentro al suo corpo!” urlò, cercando disperatamente di farlo soffrire.

Naruto esitò, sentendo il suo cuore gemere ad ogni singola parola che suo figlio gli lanciava. Divenne solo vagamente consapevole del fatto che aveva iniziato a piangere ad un certo punto.

“Se ci tiene così tanto alla Foglia,” continuò a gridare suo figlio. “Allora la distruggerò! Forse allora capirà di chi avrebbe dovuto veramente preoccuparsi in passato, bastardo!

Il Settimo trattenne pesantemente il fiato all’udire ciò, versando lacrime di dolore e disperazione. D-Distruggere la Foglia? Che cosa voleva dire? Non poteva essere vero! Non poteva intenderlo per davvero! Non poteva!

“Boruto! NO!” gridò emotivamente.

Ma fu tutto inutile. Boruto salì verso il cielo con salto, schizzando all’aria come un missile ed allontanandosi rapidamente da lui, più simile ad una forza della natura che ad un uomo. Naruto imprecò, spingendo all'istante in avanti una della Sfere dei Desideri ed usandola come piattaforma volante per dargli la caccia. Ricacciò indietro le sue lacrime, ignorando i sussurri di dolore, mentre si concentrava unicamente ad inseguire suo figlio. Non poteva dare voce al suo dolore. Non qui, non ora. Quello era esattamente il piano di Boruto. Doveva raggiungerlo e fermarlo a tutti i costi.

Naruto poté sentire l’aria gelata di questo mondo lambirgli la sua carne esposta mano a mano che saliva nel cielo. Tuttavia, continuò a dare la caccia senza fermarsi. Boruto continuava a volare imperterrito, tuonando nel cielo oscuro, dritto come una freccia e veloce come un fulmine. Ora che aveva la possibilità di vederlo coi suoi occhi, Naruto riusciva chiaramente a vedere perché suo figlio fosse tanto temuto dal mondo. Era veloce, estremamente veloce. Nessuno poteva tenergli testa con quella cappa elettrica che lo avvolgeva. Se non fosse stato per la sua Modalità Eremitica delle Sei Vie, persino lui avrebbe avuto difficoltà a seguirne i movimenti.

Boruto cambiò direzione all'improvviso, passando da una traiettoria verticale ad una orizzontale. Naruto strinse i denti, esortando la sua piattaforma ad inseguirlo più velocemente. Non avrebbe avuto alcuna possibilità di raggiungerlo se avesse volato da solo. Ma con il chakra delle Sfere... stava guadagnando terreno. Il paesaggio a cubi di quel mondo divenne una sfocatura sotto di lui, ed i suoi sensi aumentati dal chakra persero completamente ogni tipo di orientamento. Questo mondo, qualunque cosa fosse, era completamente uguale e immutabile ovunque i suoi occhi guardassero.

Improvvisamente, come prima, Boruto cambiò direzione. Tornò perfettamente verticale, guadagnando rapidamente quota. L’ex Hokage imprecò, le parole che gli furono strappate dal vento impetuoso, e seguì ancora il suo figlio ribelle. Boruto non aveva intenzione di fermarsi o rallentare. Se non altro, invece, andò ancora più veloce. Naruto si sforzò di eguagliarlo. 

Nonostante il momento terrificante, una risata inaspettata gli uscì fuori dalla gola. Questa scena era molto simile ai loro vecchi inseguimenti di un tempo, quando Boruto era piccolo e loro due giocavano insieme a nascondino. Quei tempi erano ormai perduti, ma la sua mente non poté fare a meno di ricordarli ancora con affetto. E quel pensiero bastò a rafforzare la sua determinazione.

Non avrebbe permesso a suo figlio di distruggere Konoha. Per nessuna ragione al mondo.

L’inseguimento proseguì per quella che parve un’eternità. Più in alto salivano, più l’aria diventava fredda. Naruto ammiccò con le palpebre, osservando le nuvole oscure di questo mondo che si avvicinavano rapidamente, e si preparò ad attraversarle con una rinnovata determinazione. Poi, non appena si immerse nella loro coltre nera, lo spettacolo che lo accolse gli tolse l’aria dai polmoni.

Era una vista mozzafiato. Una visione talmente bella che Naruto non ne aveva mai sperimentato una simile prima di allora. Il cielo era diventato di una tonalità blu scura, simile a quella dello spazio profondo; l'aria era gelida e sottile, e le nuvole catturavano la luce delle stelle prima che potesse toccare il suolo. Fu vedendo quella scena che Naruto realizzò perché quel mondo fosse sempre così buio. Senza un sole od una stella ad illuminarlo, la luce non riusciva a passare tutta quella coltre di nubi che avvolgevano il pianeta, gettandolo in una perenne desolazione di freddo e buio totali.

Ma non era tempo di soffermarsi a pensare. Naruto immise più energia nelle sue Sfere dei Desideri, aumentando la velocità della sua andatura. Boruto se ne accorse ed accelerò a sua volta, divenendo quasi un fulmine incorporeo che danzava tra le nuvole verso Est. Il Settimo poteva vedere la scia bluastra che era suo figlio mentre danzava furiosamente in mezzo alle nubi. Lo colpì, allora, quanto stessero andando veramente veloci sia lui che il suo primogenito. Tuttavia non poteva arrendersi, e per questo si esortò ad andare ancora più veloce. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso quando colse una vaga occhiata da parte di suo figlio e percepì il fastidio puro che irradiava il suo corpo.

Boruto accelerò il ritmo.

Se Naruto aveva pensato che stessero andando veloci prima, non era niente in confronto a quanto stessero tuonando attraverso i cieli adesso. Un tuono rimbombò in mezzo alle nubi, annunciando il loro passaggio, e Boruto fu avvolto in un velo di nebbia che si trascinò dietro di lui mentre si scagliava attraverso il cielo come nient'altro che un lampo di fulmine.

Naruto non si sarebbe permesso di perdere. Si spinse ancora più veloce, e poi ancora, e ancora, e ancora e ancora; sempre più veloce. Stranamente, ad un certo punto, il cielo sembrò perdere il suo colore blu scuro e la sua brillantezza. Ma comunque, Naruto stava guadagnando terreno su suo figlio. Se solo fosse riuscito ad andare un po' più veloce...

Boruto salì ancora, andando in verticale, e suo padre non esitò ad inseguirlo. Il cielo si fece ancora più scuro, passando dal blu al nero, e l'aria divenne fredda come il ghiaccio e secca come il deserto. Boruto stava ancora spingendo, stava andando ancora più veloce, e Naruto fece lo stesso. Il cielo sbiadì dal nero al grigio pallido, come se una fitta nebbia si fosse introdotta davanti a lui, oscurandogli la vista. L’ex Hokage scosse la testa, sostenendosi con un braccio alla piattaforma che aveva evocato dalle Sfere ed asciugandosi gli occhi con l'altro.

Ma la nebbia grigia che sbiadiva ogni colore rimase, e Boruto volò sempre più in alto. Le stelle divennero sempre più visibili, sempre più scintillanti in mezzo al cielo. Naruto si spinse più forte, ancora e ancora e ancora, sempre più veloce, iniziando di nuovo a guadagnare terreno su suo figlio.

‘-uto!’ ruggì una voce profonda e arrabbiata. Il biondo sbatté le palpebre, i bordi della sua visione che si restringevano pericolosamente. ‘Naru...o!’ ululò furiosamente Kurama.

"Cos-?" esalò l’Hokage, le sue parole rubate dal vento mentre le pronunciava.

‘Smettila con questa follia, moccioso! Il tuo corpo non può sopportare uno sforzo simile!" ruggì Kurama.

Il fulmine che era suo figlio schizzò in orizzontale, saettando ancora più veloce per i cieli. Stava scappando. Naruto non poteva permettere che accadesse. Più veloce! Doveva andare più veloce!

‘-aru-o!’

Naruto non si arrese. Esercitò il massimo del suo potere sulla Sfera che lo stava reggendo e la spinse il più velocemente possibile, fino a quando l’aria divenne rarefatta ed il suo corpo sembrò pesare mille volte più del normale. Il mondo apparve perduto per lui, la sua vista offuscata e grigia, e la sua mente non divenne altro che un pensiero concentrato esclusivamente su Boruto. Subito dopo, l'oscurità iniziò a insinuarsi nella sua visione. In lontananza, una furiosa voce bestiale stava ruggendo minacce a non finire, ma lui non riuscì a capirne le parole.

Suo figlio era vicino, così vicino. Non più di poche decine di metri. Se solo potesse avanzare un po' di più, se solo potesse fare in modo che una delle sue Sfere libere schizzasse in avanti-

Il mondo si oscurò di botto e Naruto cadde verso il basso.
 


Boruto sorrise mentre saettava in mezzo ai cieli del Mondo Distorto. Come un lampo, più veloce di un tuono, il suo corpo era letteralmente diventato Fulmine. Etereo, intoccabile, inflessibile. Niente e nessuno poteva raggiungerlo a questa velocità, nemmeno quell’inutile Hokage che lo inseguiva da decine di minuti. Era inarrivabile. Grazie al Potere del Risveglio, era diventato l’essere più veloce della Terra!

Niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo.

Il suo Jougan sentì immediatamente il cambiamento repentino. Boruto esitò mentre percepiva il chakra di suo padre tremolare, voltando la testa all’indietro verso il suo inseguitore. L’Hokage era completamente privo di sensi, e le lingue oro-arancio della sua cappa energetica si stavano consumando mentre il disco di chakra nero su cui volava si dissolveva nel nulla. Cadde, in mezzo al vento e al ghiaccio, precipitando verso il suolo alla massima velocità. I secondi passarono e l’Hokage non si mosse. “Andiamo, vecchio idiota,” ridacchiò Boruto, le sue parole che rimbombavano come un tuono nel cielo oscuro. “Quello è il trucco più vecchio del mondo! Pensa davvero che ci possa cascare?”

Suo padre continuò a cadere senza dare segni di coscienza. Il panico iniziò a farsi sentire dentro di lui. Se quell’uomo fosse morto prima che il Kyuubi potesse essere estratto dal suo corpo, ci sarebbero voluti decenni prima che il Demone si ricostituisse. Boruto sarebbe potuto essere già morto a quel punto, o peggio ancora, troppo vecchio e debole per riuscire a combattere e sconfiggere il Bijuu. E oltre a tutto questo… una piccola parte di lui non voleva che suo padre morisse. Non qui, non ora. Non prima di avere avuto la sua vendetta.

Boruto ululò, frustrato. “Maledetto vecchio bastardo! Come ha fatto un inetto come lei a generare qualcuno di grande come me!” gridò rabbiosamente al cielo.

Boruto dissolse gli effetti del Potere del Risveglio, restando avvolto solamente con la sua Scia Scattante di Fulmini. In un istante, l’aria sottile e gelida della termosfera gli tolse il fiato dai polmoni e lo raggelò fino alle ossa. Scattò in basso alla massima velocità, scendendo verso terra senza fermarsi mai. Dentro di lui, sapeva che se non si fosse dato una mossa nessun tipo di cure mediche lo avrebbero salvato. Creò un clone con una contrazione delle dita, lo afferrò per le gambe e lo scagliò verso suo padre con tutta la forza che riuscì a generare. Il suo clone raggiunse l’Hokage in un batter d’occhio, afferrandolo con le braccia e puntandogli una mano sopra il cuore. Poi, senza perdere più tempo, gli investì una piccola scarica elettrica nel corpo per riscuoterlo dal torpore.

Il Ninja traditore pregò che quella scarica potesse bastare a risvegliare suo padre prima che si sfracellasse al suolo. Con o senza la Volpe dalla sua parte, una caduta del genere avrebbe sicuramente ucciso qualsiasi essere umano. Senza contare poi i tentacoli…

Poi, qualcosa accadde. Boruto sibilò mentre percepì l’aria diventare improvvisamente bollente. Il suo clone esplose all’istante, carbonizzato fino all’osso, mentre una spessa pelliccia rossa ed ustionante iniziò a generarsi attorno al corpo privo di sensi di suo padre. La pelliccia aumentò, crescendo di dimensioni e divenendo sempre più spessa e aderente, e Boruto osservò con soggezione mentre la Volpe a Nove Code si faceva carne ancora una volta. Il Demone prese possesso del corpo dell’Hokage e scatenò un terribile ululato, seguito da un’esplosione di chakra che infiammò i cieli di colore rosso, giallo e arancio.

“Stupidi, incoscienti e testardi umani senza senno!” ruggì il Kyuubi con furia disumana, scatenando la propria rabbia in mezzo al cielo. “Metterò fine a questa farsa per entrambi!”

Boruto sorrise. “Non oggi, schifosa bestia,” pensò tra sé e sé. Non era ancora completamente sicuro di poter sconfiggere suo padre o la Volpe in uno scontro frontale. Non senza i suoi amici e la Spada Muramasa, almeno. Per cui, combattere adesso non era un’opzione. Ci avrebbe pensato il Demone a garantire la sopravvivenza di quell’allocco da adesso in poi.

Perciò, incanalando le ultime energie che gli restavano nel Jougan, Boruto proiettò un altro portale oscuro sotto di lui, cadendoci dentro e fuggendo lontano dalla sua dimensione personale.
 


01 Giugno, 0022 AIT
Occhio della Tempesta
11:50

Ovviamente, nella fretta del momento, la sua mente sbagliò i calcoli di arrivo.

Boruto grugnì mentre cadeva di peso sopra al tetto del castello dell’Occhio, sfondandolo completamente col suo corpo e schiantandosi nel bel mezzo della sala principale. Sentì le sue ossa e i suoi muscoli gemere, mentre il pavimento si incrinava per la forza dell’impatto. Il tonfo echeggiò nelle sue orecchie per quelle che parvero ore, prima di essere sostituito dal fragore delle tegole che cadevano e dal rumore di cristalli infranti. Poi, il silenzio benedetto tornò a regnare su ogni cosa.

La sua cappa di fulmini si dissolse come fumo, lasciandolo spoglio e vuoto più che mai. Boruto ansimò pesantemente. Rimase fermo e immobile, giacendo con le braccia e le gambe aperte sopra al pavimento. Dopo un paio di secondi di esitazione, un piccolo sorriso gli incurvò le labbra. Poi, il sorriso si allargò, fino a diventare un ghigno dentato e trionfante.

Poi, il giovane scoppiò a ridere.

Quando smise di ridere e riaprì gli occhi, Mikasa, Sora e tutti gli altri si erano radunati attorno a lui. La sua ragazza era inginocchiata sopra di lui, passandogli le mani rivestite di energia verde sopra al corpo per cercare di curarlo. Le sue risate ripresero a squassargli il petto, facendolo lacrimare.

Gray, Juvia e Toneri lo guardarono come se fosse impazzito. “Che cosa è successo?” domandò Urahara.

Boruto riprese fiato, trattenendo le risatine persistenti. “È… È fatta!” dichiarò, ancora incredulo.

I suoi amici si scambiarono un’occhiata. “Che cosa?” chiese Mikasa.

Il biondo rivolse loro un sorriso a trentadue denti. “Mi sono liberato dell’Eremita e dell’Hokage.”

Il distintivo sguardo di stupore e – il biondo se ne compiacque – trepidazione nel volto dei suoi cari fu immensamente gratificante da vedere. Boruto si rimise lentamente in piedi, aiutato dal sostegno di Mikasa.

“Possiamo dare inizio all’operazione ‘Kara’,” ordinò.
 





 
 

Note dell’autore!!!

Ve l’avevo detto che questo capitolo sarebbe stato diverso dal solito. È un po' un tributo alla Battaglia di Eldia, per me, poiché si svolge durante un unico e breve lasso di tempo, esattamente come accadeva quasi sempre nei capitoli di quella storia. Spero che sia stato di vostro gradimento. Se ci sono errori di grammatica o ortografia, vi prego di farmelo sapere.

Il Mondo Distorto è la dimensione personale di Boruto, accessibile grazie al Jougan, già mostrata ne ‘Il Pianto del Cuore’ al capitolo 61 e citata anche ne ‘La Battaglia di Eldia’.

Vorrei chiarire meglio, per chi avesse dei dubbi, quello che è successo a Naruto in questo capitolo: Naruto è stato vittima di un fenomeno fisico che esiste realmente e che ho studiato in passato. In sostanza, ha sperimentato la cosiddetta Perdita di Coscienza indotta dalla Forza G – anche detta G-LOC (G-force induced Loss Of Consciousness) in inglese. Essa può verificarsi quando un pilota si sottopone ad una manovra che prevede un'accelerazione troppo elevata per il suo fisico. Questo provoca l'assenza di ossigeno a causa della mancanza di un corretto flusso di sangue al cervello, provocando un black-out momentaneo (la cosiddetta "visione nera") che in volo può rivelarsi fatale.

Questo è il motivo per cui Naruto ha perso conoscenza durante il suo inseguimento con Boruto. Stava letteralmente andando così veloce che il suo sangue era diventato troppo pesante affinché il suo cuore potesse pomparne abbastanza al cervello e fornirgli ossigeno. Invece Boruto, che ovviamente è un maestro del Fulmine e del Vento e pesantemente addestrato ed abituato alle velocità eccessive, non ha avuto questo problema, anche grazie al Potere del Risveglio. Naruto sarà potente, certo, ma ha comunque bisogno di ossigeno per vivere. Per cui, il risultato è quello che avete letto.

Il prossimo capitolo sarà l’ultimo prologo prima dell’esplosioni finale. L’assalto al Villaggio della Foglia si avvicina.

Oh, e grazie a tutti coloro che mi hanno scritto in questi giorni per farmi sapere le loro opinioni riguardo alla domanda dello scorso capitolo. Non ho ancora finito di leggere tutti i messaggi, ma appena ci riesco vi farò sapere la mia decisione.

A presto!
   
 
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