Quando scoppiò la pandemia, Levi – trentottenne dirigente e modello presso un'agenzia fotografica – decise di ridurre al minimo i rischi per se e per i suoi dipendenti.
Indisse un'ultima riunione in cui assieme allo staff decise che avrebbero concluso solo i lavori in corso e poi avrebbero ridotto tutto al minimo, approfittando del fatto che alcuni dei modelli e modelle convivevano con i loro consueti fotografi e che i ragazzi degli uffici avrebbero potuto portarsi i portatili a casa.
Si salutarono augurandosi che tutto potesse finire in tempi brevi e raccomandandosi di seguire le raccomandazioni delle autorità e promettendosi di sentirsi via Skype regolarmente.
Quella stessa sera, il ristorante dove il diciottenne Eren lavorava era meno affollato del solito – proprio per le paure della gente – e tutto lo staff era riunito nella sala adibita al bar dopo che il pizzaiolo aveva strillato loro che in tv era partita un edizione straordinaria – ed a reti unificate – del notiziario.
Rimasero tutti in ascolto, loro ed i clienti in sala << chiedo a tutta la popolazione di rientrare presso le proprie abitazioni e di uscire il meno possibile, fino a fine emergenza >> annunciò a fine discorso il politico.
Il titolare chiuse le porte del ristorante e prese la parola << signori, voi che siete all'interno e avete già ordinato potete chiedere di avere i vostri piatti come asporto senza alcun sovrapprezzo. Chi sta già cenando invece finisca con tutta calma la portata, per le successive anche per voi è possibile l'asporto. Inoltre, per le sere a venire io e i miei ragazzi ci saremo, perciò portatevi a casa un menu e chiamateci, uno dei nostri camerieri vi porterà tutto. >> spiegò.
Levi era tra gli avventori che poterono usufruire dell'asporto e portò via con se un buon risotto e una copia del menù pensando che quell'opportunità era l'occasione per regalare una cena speciale alla sua governante, una di quelle sere.
Arrivato vicino a casa notò un via vai di ambulanze e un vicino lo fermò << Levi, giusto te ceravamo, hai il cellulare scarico, come sempre >> gli disse, poi si fece serio fissando l'amico << devi assolutamente andare per qualche tempo nell'altro tuo appartamento, purtroppo la tua governante è malata e dovrà rimanere isolata >> gli spiegò.
<< Capisco, ti chiamo tutti i giorni, fammi sapere >> disse, tornando in auto, per dirigersi al secondo alloggio, dove arrivò attorno a mezzanotte.
Mentre si sistemava scaldò il suo risotto e si mise a leggere il menu, valutando l'ipotesi di sfruttare giornalmente il servizio elargito dal ristoratore, per poi andare a farsi una doccia a riposare qualche ora.
La mattina dopo si alzò di buon mattino e si mise a lavorare, impostando tutto il lavoro delle settimane successive per se e per i colleghi.
Si fece pranzo, senza che se ne accorgesse non aveva preparato nulla da mangiare. Prese il menu del ristorante e telefonò, ordinando un secondo da loro.
La cosa procedette tutti i giorni, a pranzo e a cena, fino al punto di organizzare l'ordinazione doppia in un'unica telefonata.
Pian piano – quasi senza rendersene conto – le consegne erano sempre fatte da uno stesso cameriere.
Levi era ogni giorno più incuriosito da quel giovane e ormai, parecchi mesi dall'inizio di quella strana situazione, chiedeva sempre del ragazzo, di cui conosceva il nome dal ricamo sulla divisa: Eren.
Un giorno – quello del suo compleanno – Eren si fece coraggio << signore, so che chiedete sempre di me >> disse – intimidito – certo di non ricevere alcuna risposta.
<< Oh Eren, io sono interessato a conoscere te >>
Il ragazzo indietreggiò, credendo di aver frainteso le intenzioni dell'uomo che di tutta risposta si avvicinò sicuro << vedi, in questo periodo di quarantena tu sei stato l'unico con cui ho potuto interagire di persona e mi farebbe piacere avere un rapporto più diretto >>
Eren entrò, si sedettero sui divani, ed iniziarono a raccontarsi le rispettive vite, poi il cameriere si fece coraggio << vivete solo, ma.. lo siete? >> chiese titubante.
Levi si avvicinò << no Eren, o meglio non lo ero fino a pochi mesi fa, quando il mio compagno fu ucciso da sto schifo >> spiegò, per poi – inaspettatamente – baciarlo.
<< Levi... >> << Eren io mi sono innamorato di te, ed ecco vorrei che tu... >> << io? >> << trasferisciti qui >> gli disse.
Il trasloco avvenne pochi giorni dopo, alla ripresa della vita “normale”.
Un anno dopo, a pandemia ormai debellata, i due si sposarono, coronando così un amore nato giorno dopo giorno, consegna dopo consegna.